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#lezione Finanza
giancarlonicoli · 1 month
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21 mar 2024 17:48
“IL POTERE? TUTTI CREDONO CHE SIA INCARNATO DA CHI COMPARE IN TV E SUI GIORNALI. SBAGLIATO. È INVISIBILE” – DAGO AFFIDA A “OGGI” LA SUA LEZIONE SU CHI COMANDA: “IL POTERE STA NEGLI APPARATI, IN QUELLO CHE VIENE DEFINITO “DEEP STATE”, LO STATO PROFONDO: I POLITICI PASSANO, LORO RESTANO – A ROMA DA SOLO NON CONTI NULLA, CONTI SOLO SE RIMANI UNITO AD ALTRI UGUALI A TE - NELLA CAPITALE SI CONTANO PIÙ DI 30 CIRCOLI: NAUTICI, GOLFISTICI, VENATORI, SCACCHISTICI, TENNISTICI, IPPICI. OH, SAREMO MICA DIVENTATI TUTTI CANOTTIERI? PER ESSERE AMMESSI SERVE L’AFFIDABILITÀ - I PARVENU ENTRANO NELLA STANZA DEI BOTTONI E CREDONO DI POTER FARE TUTTO QUELLO CHE VOGLIONO - NON AVETE IDEA DI CHE COSA MI HANNO FATTO IN 24 ANNI QUELLI CHE COMANDANO: INTIMIDAZIONI, QUERELE, LA GUARDIA DI FINANZA CHE VIENE A SIGILLARMI LA CASA, LA PUBBLICITÀ CHE SPARISCE…”
Stefano Lorenzetto per “OGGI”
Il Mercury, cinema a luci rosse, si trovava a 700 metri dalla basilica di San Pietro, in via Porta di Castello 44. «Proprietario dei muri era il Vaticano. Sul finire degli anni Ottanta, con l’arrivo delle videocassette, andò in crisi. Fu trasformato nel Muccassassina, il locale notturno più trasgressivo della Capitale: frocioni, drag queen, dark room, Cicciolina e la ventenne Vladimir Luxuria a fare da buttadentro», racconta Roberto D’Agostino. Lei che ne sa del patrimonio immobiliare ecclesiastico? «Ma scusi, se poi i preti lì ci hanno messo l’ufficio stampa del Giubileo! E oggi ospita il centro conferenze della Lumsa, la Libera Università Maria Santissima Assunta».
Mai fare domande di cui si conosce già la risposta: il fondatore di Dagospia sa tutto. La Città Eterna per lui non ha segreti, se non altro perché la osserva dal terrazzo di un doppio attico affacciato a 360 gradi su quella che ha sempre chiamato «Roma godona» e ora è diventata Roma Santa e Dannata, titolo (con rispettose iniziali maiuscole) del suo docufilm girato insieme a Marco Giusti, disponibile su RaiPlay. Tant’è che è stato chiamato a parlarne all’Istituto italiano di cultura a Londra, su invito del direttore Francesco Bongarrà, in occasione della mostra Legion life in the Roman army al British Museum, aperta fino al 23 giugno.
Più dannata che santa, si direbbe dal docufilm.
«Mi ha sempre stupito che il buon Dio si sia inventato una città santa mettendoci accanto il diavolo. Una Gerusalemme, il Vaticano, che ha intorno una Babele, Roma. Già nel 1834 per il poeta Giuseppe Gioachino Belli, impiegato pontificio, era “caput mundi” ma anche “la chiavica der monno”».
Capitale e fognatura del globo.
«Non che Milano sia la capitale morale. È che qui non ci siamo mai fatti intortare da filosofie, dogmi, ideologie. Il cattolicesimo è l’unica religione inclusiva: accoglie tutti e tutti assolve. Sa che Bene e Male sono due facce della stessa medaglia e quella medaglia siamo noi. Nessuno può scagliare il primo sampietrino. Negli anni Sessanta conobbi lo sceneggiatore Gore Vidal, snobissimo e antipaticissimo. Gli chiesi: com’è che voi gay venite tutti a Roma, non avete i festini a Hollywood? Mi rispose: “Perché qui si scopa”».
Molto esplicito.
«Al Palatino hanno rinvenuto un’epigrafe in greco che recita: “Ho imparato che a Roma la via diritta è un labirinto”. Nel quartiere San Lorenzo, dove abitavo, vidi Pier Paolo Pasolini nella trattoria Pommidoro che flirtava con un quindicenne: era Ninetto Davoli. Oggi chiamerebbero i carabinieri».
A Roma c’è il potere. Lei è un uomo di potere?
«Iooo? Da solo non conti nulla. Il simbolo di Roma antica è il fascio, un mazzo di verghe con la scure. L’insegna del comando. Abramo Lincoln ci appoggia sopra le mani nel monumento di Washington. Conti solo se rimani unito ad altri uguali a te».
Traduca il concetto.
«La Dc erano dieci partiti legati come un fascio e ha governato per 40 anni. Nella Capitale si contano più di 30 circoli: nautici, golfistici, venatori, scacchistici, tennistici, ippici. Oh, saremo mica diventati tutti canottieri? Per essere ammessi in quei club esclusivi devi esibire un’unica patente: l’affidabilità. Nel 1977, quando mi proposi a Rai 2 per Odeon, il rotocalco televisivo, fui portato al cospetto di un alto dirigente di viale Mazzini, il quale chiese al curatore Brando Giordani: “È affidabile?”. “Sì”, rispose il giornalista. “Bene, allora buon lavoro, arrivederci”, concluse quello. Nient’altro».
Accipicchia, un vero talent scout.
«Più che circoli ristretti, diciamo che sono logge. Devi conoscerne le regole e rispettarle».
E quali sarebbero le regole del potere?
«Mai associarlo al sesso, mai ai soldi, mai al tradimento. Invece i parvenu scesi dal Nord entrano nella stanza dei bottoni e, ubriachi di hybris, credono di poter fare tutto quello che vogliono. Bettino Craxi flirtò con Moana Pozzi. Silvio Berlusconi organizzò i festini a Palazzo Grazioli. Matteo Renzi arrivò a Palazzo Chigi e nominò capo dipartimento degli Affari giuridici e legislativi Antonella Manzione, che era stata comandante dei vigili urbani di Firenze con lui sindaco. Tutt’e tre spazzati via».
La prima volta in cui vide il potere da vicino?
«Fu quando Francesco Cossiga si rivolse a me perché veniva ritenuto un folle e quindi nessun organo di stampa gli pubblicava i comunicati, neppure l’Adnkronos del suo amico Pippo Marra. Una mattina sono nel suo studio di via Quirino Visconti. Da Washington chiamano Kossiga, l’amerikano con la kappa: gli Usa hanno bisogno di far decollare dall’Italia i loro cacciabombardieri per la guerra nel Kosovo.
L’ex presidente telefona al premier Romano Prodi, il quale da buon cristiano gli obietta che lui non uccide e nega il permesso. Allora Cossiga cerca Massimo D’Alema, che pur di prendere il posto di Prodi avrebbe sganciato una bomba atomica. “Vuoi diventare presidente del Consiglio?”, gli chiede. Conclusione: D’Alema è il primo comunista a diventare capo del governo italiano e gli americani possono far partire gli aerei dal Belpaese».
Come mai, nonostante le sue delazioni, la lasciano libero di campare? Il potere è tollerante?
«Scherza? Lei non ha idea di che cosa mi hanno fatto in 24 anni quelli che comandano: intimidazioni, querele, la Guardia di finanza che viene a sigillarmi la casa, la pubblicità che sparisce. Io non ho alle spalle John Elkann o Carlo De Benedetti».
Provi a identificarlo, questo maledetto potere.
«Tutti credono che sia incarnato da chi compare in tv e sui giornali. Sbagliato. Il potere è invisibile. Sta sotto, negli apparati, in quello che viene definito “deep State”, lo Stato profondo: Consulta, Corte dei conti, Ragioneria generale, servizi segreti, funzionari dei ministeri. Si fanno chiamare “servitori dello Stato”, non sono né di destra né di sinistra. I politici passano, loro restano. Rimasero persino dopo la caduta di Benito Mussolini».
Ma lei li tiene tutti sotto tiro. Come ci riesce?
«Faccio e ricevo telefonate. Chi si rivolge a me sa che non tradirò mai la sua fiducia. E uso un algoritmo inglese, Kilkaya. Mi svela che cosa piace ai lettori. Costa meno di un dipendente, 1.500 euro al mese: vede in tempo reale su che cosa cliccano».
Si maligna che il suo potere le derivi da un solido legame con i servizi segreti.
«Assurdo. Una delle sorprese della mia vita fu incontrarli. M’aspettavo qualcosa alla John le Carré o alla Graham Greene, agenti 007 divenuti romanzieri, invece mi venne da ridere. Fu tutt’altra cosa quando conobbi il capo stazione della Cia».
Parla di Robert Gorelick, mandato in Italia dalla Central intelligence agency dal 2003 al 2008?
«Lasciamo perdere. I servizi francesi e inglesi sì che sono fantastici. E quelli vaticani? Superlativi».
Lei sarebbe disponibile a fare la spia per davvero, pur di proteggere il Paese in cui vive?
«Scherza? Mi offende. Il sito si chiama così solo perché ho fuso il nomignolo Dago con Spia, la rubrica che tenevo sull’Espresso. Mi sento un po’ Tacito, un po’ portineria elettronica. Tagliare i panni addosso agli altri è forse l’ultima trincea del libero pensiero, sostenevano Fruttero e Lucentini. Il gossip è una risorsa strategica della politica. Dalla Recherche di Marcel Proust a Monica Lewinsky, passando per il Watergate, è tutto un pettegolezzo».
Il cerimoniale della Repubblica suddivide le cariche in 7 categorie e 121 classi. Dopo il capo dello Stato, vengono cardinali, presidente del Senato, presidente della Camera, presidente del Consiglio dei ministri. Perché un porporato conta più del Parlamento e del governo?
«Non lo sapevo. Molti sottovalutano il potere di Santa Madre Chiesa. Lo scoprii nel 1999, quando mi preparavo a lanciare Dagospia e fui ricevuto in Vaticano da un tizio che costruiva i siti per tutte le diocesi del mondo. Le pare che una struttura così, salda da 2 mila anni, si faccia scalfire dalle chiacchiere dei giornali? Io sono fortunato, ho sempre avuto fede. Un prete pedofilo non mi turba. A Roma abbiamo avuto papa Borgia, si figuri».
Quanto conta Sergio Mattarella?
«Tantissimo. Il potere invisibile coltiva la virtù del silenzio. Infatti l’ho ribattezzato la Mummia sicula, anche se al Colle dispiace. Lei ha mai letto un’intervista con Enrico Cuccia? Se il capo di Mediobanca avesse parlato, sarebbe stata la sua fine».
Papa Francesco rilascia un’intervista al mese.
«Fa i dispetti a Paolo Ruffini e Andrea Tornielli, i capi della comunicazione vaticana. Ma è l’unico al mondo che ha avuto il coraggio di dire che l’Ucraina, senza aiuti, soccomberà nel giro di un mese, quindi non le resta che trattare con la Russia».
Sarà lo Spirito Santo o il potere a scegliere il prossimo pontefice?
«Io spero che venga eletto Matteo Maria Zuppi».
Nel 2010 riteneva che gli italiani più potenti fossero Gianni Agnelli e Maurizio Costanzo. Oggi?
«Siamo indebitati fino al collo. Il potere ce l’ha la nostra creditrice, l’Unione europea. E scopriamo che l’Avvocato è stato il più grande evasore fiscale di questo Paese, ecco che cosa resta del suo mito».
Come mai non prende sul serio Giorgia Meloni?
«Draghi di qua, Draghi di là... All’inizio le avevo dato fiducia: l’ho chiamata la Draghetta. Quelli sopra di lei speravano che diventasse una democristiana, che creasse un vero partito conservatore. Invece è stata colta dalla sindrome di Carlito’s way ,ha presente? Al Pacino esce dal carcere, vuol cambiare vita, ma il passato lo trapassa: arrivano le cambiali da pagare e resta incastrato.
Meloni s’è sentita dire dallo zoccolo duro del Msi: “Ahò, siamo stati per mezzo secolo nelle fogne, ora ci prendiamo ciò che è nostro”. E lei, che non si fida di nessuno, ha trovato nei vecchi sodali della sezione Colle Oppio la sua sicurezza. È diventata la Ducetta. Ha scambiato l’autorevolezza con l’autoritarismo».
«Pipparoli», «smanaccioni», «twittaroli»: maltratta gli internauti con nomignoli urticanti.
«Ma no, è che allungano la mano perché non riescono ad allungare altro. Che cos’è in fin dei conti l’erotismo? Un racconto per chi legge, vedi Le mille e una notte .Eil Decameron del Boccaccio».
Da 1 a 10, quanto potere ha Instagram?
«Dieci».
E TikTok?
«Non lo conosco, lo vedo poco. Tutti i social, da Facebook a X, appartengono alla tragedia dell’essere umano. Siamo d’accordo sul fatto che Aristotele e Platone erano un po’ più acculturati di Matteo Salvini? Ebbene, perché i Greci crearono la filosofia, il teatro, le arti, l’Olimpo, Zeus, Venere, cioè un mondo parallelo?
E noi perché abbiamo inventato il cinema e la tv? Perché quando ci guardiamo allo specchio non ci piace ciò che appare, vediamo l’insoddisfazione più totale. Internet appaga le attese e le pretese dell’uomo. Se lei deve scegliere una sua foto, selezionerà quella in cui ha l’aspetto più seducente. Siamo tutti influencer».
Vanità delle vanità. Gran brutta malattia.
«La disperazione che vedo in giro nasce dal fatto che non esistono più né idee né ideali né ideologie: abbiamo solo noi stessi. Il corpo è il display per mostrare agli altri non ciò che siamo, ma ciò che vorremmo essere. Sparita la realtà, siamo diventati una fiction. Con questa ferraglia che ho addosso io comunico al mondo che avrei voluto essere Keith Richards, il chitarrista dei Rolling Stones. Purtroppo non avevo lo stesso talento».
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aurumale · 2 months
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Finanza e finanza
Una nuova lezione di risparmio familiare/ economia domestica: NON PERDETE IL PORTAFOGLIO. Se non si perde il portafoglio: si risparmia il tempo per cercarlo si risparmia tempo e denaro nel non dover rifare i documenti si risparmia tempo e denaro nel non dover richiedere un nuovo bancomat si risparmia l’ansia di pensare a chi può averlo trovato e che uso può farne si risparmia l’imbarazzo di…
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'Guida in sicurezza' Aci per la Guardia di Finanza L'Aquila
Circa 600 allievi della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza dell’Aquila a lezione di “Guida in sicurezza” in collaborazione con l’Automobile Club L’Aquila e i formatori Aci Ready2Go, per la formazione e la sensibilizzazione sulle principali tematiche dell’educazione stradale e della sicurezza, con 2 ore di teoria e 2 di pratica, oggi e domani, 16 e 17 novembre.     “La…
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mike-rova · 8 months
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La Voglia di Diventare Maggiorenni: Un Passo Importante verso l'Indipendenza
Introduzione
Il desiderio di diventare maggiorenni è una fase cruciale nella vita di molti giovani. È un momento che segna la transizione dalla dipendenza all'indipendenza, dal mondo dell'infanzia a quello dell'età adulta. In questo articolo, esploreremo la voglia di diventare maggiorenni da una prospettiva emozionale e pratica, analizzando come questa transizione possa influenzare la vita dei giovani e come possono prepararsi per questo importante passo.
La Voglia di Indipendenza
Uno dei motivi principali per cui i giovani desiderano diventare maggiorenni è il desiderio di indipendenza. L'adolescenza è spesso caratterizzata da un senso di restrizione, con genitori e tutori che prendono decisioni importanti per i giovani. Diventare maggiorenni significa acquisire il diritto di prendere decisioni autonome riguardo alla propria vita, come l'istruzione, la carriera e il luogo in cui vivere.
La Responsabilità Legale
La maggiore età porta con sé una serie di responsabilità legali. I giovani diventano legalmente responsabili delle proprie azioni e devono rispettare le leggi del paese. Questo può essere sia un motivo di eccitazione che di ansia, poiché comporta la necessità di prendere decisioni ponderate e rispettare le norme sociali.
Il Controllo delle Finanze
Un altro aspetto importante di diventare maggiorenni è il controllo delle proprie finanze. La maggiore età permette ai giovani di aprire conti bancari, ottenere carte di credito e iniziare a gestire i loro soldi. Questa responsabilità finanziaria può essere una lezione preziosa, ma può anche portare a errori se non gestita con attenzione.
L'Accesso all'Educazione e alla Carriera
Con la maggiore età, i giovani hanno l'opportunità di prendere decisioni importanti riguardo all'istruzione e alla carriera. Possono iscriversi all'università o a programmi di formazione professionale, cercando di raggiungere i propri obiettivi. Questa è una fase critica per pianificare il futuro e perseguire le proprie passioni.
Prepararsi per la Maggiore Età
Per affrontare con successo la transizione verso la maggiore età, i giovani dovrebbero prendere alcune misure concrete:
Educazione Finanziaria: Imparare a gestire il denaro in modo responsabile è essenziale. I giovani possono iniziare ad imparare le basi della finanza personale, come il risparmio, il bilancio e gli investimenti.
Pianificazione del Futuro: Definire obiettivi a breve e lungo termine è fondamentale. I giovani dovrebbero riflettere su cosa vogliono raggiungere nella vita e quali passi sono necessari per realizzare questi obiettivi.
Conoscenza Legale: È importante avere una comprensione delle leggi e dei diritti che vengono con la maggiore età. Questo include la conoscenza dei contratti, dei diritti di voto e delle leggi sulla responsabilità penale.
Sostegno Sociale: La transizione verso la maggiore età può essere complessa, quindi avere una rete di sostegno di amici, familiari e mentori è fondamentale. Queste persone possono offrire consigli e supporto durante questo periodo di cambiamento.
Conclusione
La voglia di diventare maggiorenni è un sentimento comune tra i giovani, che simboleggia il desiderio di indipendenza e responsabilità. Questa transizione offre opportunità emozionanti, ma richiede anche una preparazione adeguata. Prendere il controllo delle finanze, pianificare il futuro e acquisire conoscenze legali sono passi essenziali per affrontare con successo la maggiore età. Con il giusto sostegno e preparazione, i giovani possono affrontare questa fase della vita con fiducia e determinazione. Pronti ad abbracciare tutte le sfide e le opportunità che la maggiore età ha da offrire?
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corallorosso · 2 years
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Ucraina, mi schiero ma senza moralismi: la storia non è divisa tra ‘bene’ e ‘male’ Giudicare i fatti della storia con le categorie della morale (bene/male, giusto/sbagliato), sarebbe come pretendere di valutare i programmi e i personaggi televisivi in base al criterio della qualità. Nel caso della storia, infatti, a contare sono gli interessi e gli scopi dei singoli, oltre naturalmente ai rapporti di forza tra chi è titolare dei suddetti interessi. Allo stesso modo, nel caso della programmazione televisiva, non è più da un bel pezzo la qualità a decidere le sorti di una trasmissione, ma la sua capacità di fare audience. Se Cicerone ci ha spiegato che la storia è “maestra di vita”, soltanto Hegel è stato capace di svelarci il contenuto della lezione di tale maestra: e cioè che l’uomo non ha mai imparato niente dalle lezioni della storia. Per esempio non ha mai imparato che a scrivere la storia sono i più forti, i vincitori. Gli stessi che, oltre ad aver vinto, intendono anche dimostrare perché è stato giusto che abbiano vinto loro e che il “bene” abbia trionfato sul “male”. Del resto, non è un caso che si sia dovuta aspettare la seconda metà del Novecento (e l’ottimo libro di David Stannard, L’olocausto americano), per scoprire che i cattivi non erano i Pellerossa, malgrado tagliassero teste e stuprassero le donne bianche. O che gli italiani non sono mai stati “brava gente”, diversi dagli altri colonizzatori che hanno sfruttato, stuprato donne o usato armi chimiche contro etnie inermi (stavolta mi riferisco al bel libro di Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?). Ma vogliamo parlare di Hitler, grande estimatore degli Usa (il primo “stato razziale” della storia, a cui il Führer si è ispirato per molteplici motivi)? O degli stessi Stati Uniti, i primi a internare in campi di concentramento persone di origine orientale, per di più marchiandole con la famigerata stella gialla (che poi Hitler avrebbe riutilizzato per bollare gli ebrei)? Oppure, ancora, vogliamo ricordare che se l’Unione Sovietica svelò al mondo le brutalità del comunismo realizzato, il Cile di Pinochet ci raccontò le tragedie immani a cui va incontro una politica che si sottomette alla finanza (ma in questo secondo caso la cosa fu messa a tacere per decenni)? Coloro che pensano di poter comprendere i fatti della storia e della politica attraverso le categorie di “bene” e “male” sono i capi degli stati aggressori in cerca di legittimazione; i politici in cerca di voti; gli opinionisti in cerca di like e, infine, gli ingenui che manifestano in vario modo per la “pace”. Questi ultimi in cerca non si sa bene di cosa, visto che non c’è nulla di più irrealistico della pace nel mondo degli uomini, lo stesso in cui si è combattuto un grande conflitto ogni dieci anni lungo tutto il corso della storia. Perfino Gandhi – eroe per eccellenza dei pacifisti – incoraggiava inglesi e francesi a colonizzare neri e africani, sostenendo che dovevano lasciare in pace gli indiani poiché questi appartenevano alla “razza ariana” (lo stesso Gandhi che fece il reclutatore di soldati indiani per l’Inghilterra durante la I guerra mondiale). Se a tutto questo aggiungiamo che a risultare vittime delle narrazioni moralistiche sono i più deboli, possiamo farci un quadro più chiaro della guerra fra Russia e Ucraina. Un popolo, quello ucraino, che già ai tempi di Hitler e Stalin vedeva il più alto tasso di mortalità al mondo, poiché sia Berlino che Mosca lo consideravano un bacino irrinunciabile di ricchezze naturali. Lo stesso popolo che oggi è vittima di due narrazioni ideologiche: quella di Putin, certo, che accampa una storicamente fallace identificazione fra Ucraina e Russia; ma anche quella della Nato, a cui il controllo dell’Ucraina fa comodo poiché le consente di portare le sue basi e cannoni fino al confine con la Russia. Aggiungiamo pure che per entrambe – cioè la Russia di Putin e la Nato – l’Ucraina è terra di ricchezze, gasdotti e sbocco sul mare nell’Europa centro-orientale, e possiamo avere un quadro completo. A bilancio di tutto questo, non dico che non ci si debba schierare. Sarebbe sciocco e pericoloso. Dico soltanto che l’unico motivo realistico per cui schierarsi contro Putin non riguarda il suo essere equiparabile a Hitler o a un dittatore folle (stupidaggini per folle instupidite), bensì il nostro scegliere di vivere in un mondo privilegiato e democratico come il nostro (se lo segnino, no-vax e complottisti vari). Non so chi mi legge, ma per quanto mi concerne preferisco vivere sotto l’egida degli Usa piuttosto che della Russia, anche se la prima perseguita Julian Assange perché ha svelato (fra le altre cose) le brutalità commesse nelle guerre dal Pentagono. Quindi sì, so con chi schierarmi, ma per favore senza moralismi, estremismi o pagliacciate di piazza. Con una preghiera laica per le vittime e con un’unica speranza: che questa folle e costante inclinazione dell’uomo a farsi la guerra stavolta non ci faccia piombare in un conflitto nucleare. Perché in questo caso perderemmo tutti, scoprendo che le nostre morali da quattro soldi sono stracci inutilizzabili per ripulire la parete della storia. Paolo Ercolani, Filosofo, Università di Urbino "Carlo Bo"
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abr · 3 years
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Segnalo un’impressione: che Mario Draghi, padrone finora incontrastato della scena politica ed economica per manifesta inferiorità tecnica (di tutti i politicanti assortiti, ndr), non padroneggi altrettanto quello che si muove al pianterreno della società, e che esige una competenza peculiare, speculare a quella di chi maneggia la finanza – la competenza di chi non la maneggia, appunto. Prima di questa ultima turbinosa fase, Draghi si era guadagnato l’ostilità sorda dei capipopolo provvisoriamente retrocessi al mugugno e l’ostilità petulante dei nostalgici dello statista Conte: poteva alzare le spalle. Ma la mobilitazione anti green pass ora completata dagli idranti triestini ne ha fatto il bersaglio (...), e il dirigismo che lo contrassegna va mutandosi di fatto, o almeno in un sentimento diffuso, in autoritarismo. La ricreazione è finita... Ma quello che va avvenendo oggi, ammesso che sia l’annuncio di una fine, non viene dopo una ricreazione, ma dopo un biennio durissimo, mortificante ed esasperante per tantissime famiglie. Mortificazione ed esasperazione si cercano varchi, come quello improvvisato sul molo triestino. E sono del tutto estranee alla testimonianza del voto. L’astensionismo elettorale è oggi molto meno una pigrizia o un rigetto qualunquista, e molto più una minacciosa rivendicazione di inimicizia.
Adriano Sofri, all’interno di una analisi SBAGLIATA nelle conclusioni in quanto assolutoria, da Foglio appunto (che quindi vi risparmio), fa emergere con onestà intellettuale IL TEMA DEL TECNOCRATE AUTORITARIO, perché “lui sa” e gli altri sono deboli, ipnotizzati dal flusso di denaro in arrivo a me gli occhi. Scenario Ordine e Disciplina alla Singapore più che Cina, per adesso, almeno nelle intenzioni. 
Ma dietro di lui si sfregano soddisfatti le mani i predatori barbari buroEuropidi.  via https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2021/10/18/news/lo-sgombero-di-trieste-e-stato-sbagliato-una-lezione-per-draghi-3186329/
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3 ^ Lezione di Finanza Aziendale 📑🖊
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toscanoirriverente · 3 years
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Gli errori della UE sui vaccini
Vedo che su tutti i giornali si sta parlando degli errori della EU sui vaccini, che ci sono stati (ma non ricordo governi a gridare “e' un errore!”) e anziche' ricordare che gli stati membri SONO parte di questi errori (“e' colpa della famiglia” indica sicuramente delle negligenze dei propri membri) perche' sarebbe banale, vorrei riportare le cose su binari di realta' e vedere quali siano stati gli errori VERI della EU in questa gestione.
Prima svelo il mio bias: leggendo qualsiasi libro di storia si nota che le talassocrazie tentano sempre il blocco continentale contro il continente europeo. In particolare gli inglesi. E se esaminiamo cosa sia successo coi vaccini, vediamo chiaramente l'impronta. Hanno agito in modo da realizzare (con altri metodi) un vero e proprio blocco continentale sulle forniture dei vaccini. Poiche' questo ha ucciso decine o centinaia di migliaia di persone, USA e UK andrebbero considerati come “nemici dichiarati”, e non come alleati, tantomeno come amici.
Detto questo, siccome la stampa italiana sembra essere incapace di usare google e i social come un blogger qualsiasi, vorrei puntualizzare la situazione dei vaccini in studio. Come vedete i vaccini in studio sono 246 , o 235, a seconda si usi WHO per contarli.
Adesso vorrei rispondere a quelli (specialmente , ma non solo, a tre pomposi & sopravvalutati  che si riuniscono su Youtube a spompinarsi a vicenda dicendosi quanto sono bravi) che stanno facendo reprimende alla EU riguardanti i suoi errori. E se quei tre (a volte quattro) pomposi & sopravvalutati sono “il meglio”, immaginatevi pure gli altri.
Punto primo: la gara al rialzo sui prezzi.
A sentire i geniacci, la UE se la sarebbe cercata perche' pagando poco il vaccino si sarebbe prestata ad una gara al rialzo, che ha perso. Quindi la loro ricetta (non voglio sapere se abbiano comprato azioni delle aziende che producono vaccini, sia chiaro) sarebbe stata che la EU doveva entrare in una gara al rialzo sul prezzo dei vaccini. Perche' chiunque capisca di finanza quanto il mio gatto sa benissimo che in una situazione di scarsita' usare il prezzo come strumento produce una gara al rialzo sui prezzi. La prima domanda e': col budget limitato della UE , e con avversari come gli USA, era davvero realistico vincere una gara al rialzo? Davvero volevate giocare a “bagsful of money” contro Washington?  Ripeto: se i geniacci che dicono questo sono “il meglio”, vi lascio immaginare gli altri.
Punto secondo: gli ordini e le consegne.
La UE non ha MAI ordinato i vaccini, non li stocca e non gestisce gli ordini. La UE ha prenotato delle quantita', ha fissato il prezzo,  ha definito i processi per consentire ai singoli stati di acquistare i vaccini. Questo perche'  la UE NON HA organi esecutivi di tipo sanitario, ne' infrastrutture, capaci di fare altro. La UE sinora NON HA MAI avuto competenze in materia di sanita', tranne EMA. Di conseguenza si e' limitata ad emettere preordini, a definire i processi perche' gli stati potessero utilizzarli per fare ordini ad un prezzo vantaggioso. Tentativi di comprare piu' vaccini, peraltro mai cominciati e solo discussi, sono stati immediatamente stigmatizzati (da Salvini&Co) quando a farlo sembrava essere la Germania. Ma , attenzione, i veri contratti sono stipulati dai singoli paesi secondo processi fissi. La logistica e' a carico dei paesi. Sinora le aziende hanno annunciato riduzioni e tagli alle consegne, ma bisogna essere onesti e ammettere che i depositi NON sono vuoti. Circa il 30% delle dosi e' ancora inutilizzata. Se anche i singoli paesi fossero stati INONDATI di vaccini, avrebbero semplicemente riempito magazzini e celle frigorifere. Anni e anni di depauperamento dei sistemi sanitari, da parte dei mercatisti, (e qui vorrei vedere cosa hanno da dire i cialtroni liberisti che si riuniscono continuamente su Youtube a spompinarsi tra loro) hanno ottenuto questo. A proposito, chi e' che si e' sempre opposto all' idea che la UE avesse poteri esecutivi e infrastrutture sanitarie? Uhm... gli stati nazionali.
Punto terzo: adesso la UE deve fare qualcosa.
Purtroppo, gli stessi stati che vogliono che la UE “faccia qualcosa” hanno sempre lottato contro l'idea di dotare la UE di poteri giudiziari, oltre che di capacita' sanitarie. I tribunali europei, come la Corte di Giustizia, richiedono che le controparti abbiano aderito. Cosa significa? Che AstraZeneca essendo inglese non ne e' soggetta, e Pfizer nemmeno. Ora le stesse nazioni che dicono “la UE deve punire chi non fornisce i vaccini” sono quelle che sembrano di non sapere che la UE non ha, ad oggi, un tribunale con validita' territoriale che possa prendere un'azienda e processarla in sede civile. Devono farlo gli stati. La UE ad oggi non ha nemmeno una struttura che possa recapitare una citazione per danni, e non ha un codice di procedura civile proprio. Questo non avviene per caso: gli stati membri si sono sempre opposti a  questa idea, perche' una giustizia europea avrebbe potuto fare la bua a politici e lobbies locali. In che modo si chiede alla UE di “fare qualcosa” dopo essersi opposti per anni a qualsiasi tentativo di dare alla UE poteri giudiziari e' la misura di quanto siano pomposi e sopravvalutati tutti i politici (e politicanti youtubbari) che chiedono “di fare qualcosa”.
ma EMA e' troppo lentaaaahhh.
Questa manfrina avrebbe senso se non fosse che le istituzioni nazionali erano ancora piu' lente. E avrebbe senso se non fosse che EMA ha appena traslocato da Londra ad Amsterdam, e ha dovuto rinnovare tantissimi funzionari e ricostruire procedure, perche' gli inglesi hanno fatto la brexit e se ne sono andati. Ma anche se non fosse , non e' che le agenzie nazionali brillino, eh. Sul serio preferivate questi? E possiamo ammirarle al lavoro anche sotto supervisione: in Germania il vaccino AstraZeneca ha un limite di 65 anni, che in Italia viene contestato, e in Francia ha altri limiti, eccetera. Quanto alla velocita', vi ricordo che AIFA ha impiegato PIU' di 20 anni a disciplinare RU486, che era in uso in Francia , appunto, da un ventennio quando arrivo' in Italia. Questo ovviamente per ragioni politiche, quindi immagino come sia avere un partito di antivax no-tutto come M5S al governo,  e AIFA a fare le autorizzazioni. E ripeto, senza eseguire TUTTE le verifiche, state solo eseguendo esperimenti sulla popolazione.
ma gli stati europei devono diventare autonomi nella produzione.
Si tratta di aziende, giusto? Non dovete fare altro che cacciare la lira e farlo. A meno che non intendiate coinvolgere l'istituto farmaceutico militare che in teoria e' l'organo cui chiedere vaccini. Sinora ha reperito mascherine, e non e' stato nemmeno cosi' brillante. Ma il problema e' che la UE non ha MAI vietato a nessuno stato di diventare autonomo. A proposito,  a che punto e' la sperimentazione dei vaccini italiani made in Italy? E le infrastrutture per produrli? A dire il vero non lo sappiamo perche' sono tanti ma non si trovano dati. Posso darvi uno schema riassuntivo sulla Germania perche' i dati sono pubblici: qui. La UE non ha mai vietato ai paesi di essere autonomi, anzi. Sembra che i paesi membri non stiano brillando, ma non avendo dati sull' Italia, magari mi sbaglio. I geniacci di Youtube (che postano sul corriere) mi correggeranno.
E queste sono le contestazioni che vengono dai piu' furbi. Immaginate pure cosa dicono gli altri.
Detto questo: tutto bene dunque? No, per niente. Ci sono stati diversi errori.
non si aiutano i mediocri. Mai.
Chiunque abbia passato anni a fare il primo della classe , alle superiori, sa bene cosa intendo. I mediocri non ringraziano mai. Se gli va bene dicono che era tuo dovere farlo, se sbagli nel compito che passi e' colpa tua. La UE avrebbe dovuto dire “non abbiamo, e non abbiamo mai avuto, competenze sanitarie di tipo esecutivo. Quindi, ordinate pure i vaccini da voi. Chi paga di piu' ne avra' di piu' e prima, secondo le leggi del sacro mercato”. (indovinate quali paesi potevano pagare cifre piu' alte?) .Se avessero voluto pensare al futuro, avrebbero dovuto dire “non abbiamo competenze da potere esecutivo in materia di sanita'. Adesso venite qui e firmate un trattato con cui istituiamo la sanita' europea, e POI cacciate la lira per finanziarla.  A quel punto , ci muoviamo”. Peraltro, anche l'authority farmaceutica , causa brexit, si e' appena mossa in Olanda e non e' ancora completamente operativa. Quindi, in pratica la UE si e' offerta, ad una pila di mediocri idioti (voglio ricordare che l' Italia e' entrata in una pandemia col maggior partito di governo che e' contro i vaccini, il cui leader “elevato”  ha definito Rita Levi Montalcini “una vecchia puttana”), di fare da capro espiatorio. Un errore tattico, probabilmente dettato dalla buona fede, che si poteva evitare. Non si aiutano i mediocri. Mai.
non si proteggono i mediocri. Mai.
Allo stesso modo, chi a scuola ha mai cercato di difendere qualcuno dal bullismo senza gli fosse stato chiesto, ha imparato la lezione: il difeso passera' dalla parte dei bulli e menera' anche te. Avrete imparato, chiaramente, a lasciar riempire i deboli di sputi e mazzate, come meritano. Allo stesso modo, la EU non ha oggi un codice civile proprio, un codice di procedura, e i tribunali europei contano sul fatto che l'imputato si offra volontario a farsi processare. Questo perche', come dicevo, gli stati non hanno MAI voluto una vera giustizia civile europea. In queste condizioni, l'ultima cosa da fare era di stipulare contratti con privati. Se non hai un vero diritto privato e un tribunale competente , devi lasciar perdere e lasciare che i paesi si arrangino. Oppure dite “ehi, io vorrei tanto fare contratti privati con aziende farmaceutiche, ma non ho un diritto civile e non ho i tribunali. Adesso venite a Bruxelles e firmate un bel trattato dove mi date il potere giudiziario, e incaricate il parlaento europeo di stilare un diritto privato, un codice civile e un codice di procedura civile. E cacciate i soldi per i tribunali europei”. Ma nelle condizioni in cui versa, cioe' la completa privazione di poteri giudiziari, la EU non doveva nemmeno provare a negoziare un contratto con privati. Puo' fare trattati con nazioni (ha i poteri per farlo) ma non contratti fra privati. Doveva lasciare che gli stati si arrangiassero.
perseverare nel difendere una pila di mediocri carogne.
E' chiaro che tutti i politici disastrosi (ripeto: i magazzini nazionali di vaccino non sono vuoti, per cui il fatto che ci sia un blocco continentale angloamericano e' grave ma non una scusa oltre un certo limite) cercheranno di appioppare la colpa delle loro organizzazioni disastrose alla UE. Per liberarsi da queste situazioni, chi si era offerto (senza esserne obbligato) di chiudere una toppa ha un solo modo di uscirne. Quando succede a me sui progetti, la prima cosa che dico agli sputazzatori e' “bene. In effetti non era mio compito ma mi sono preso sulle spalle questa cosa perche' nessuno voleva farlo, o perlomeno lo stava facendo. Visto che ora la situazione e' cambiata, lascio a voi professionisti il testimone. Your time to shine!”) E' una mossa sempre vincente, perche' se i geniacci falliscono potete percularli a iosa , se invece riescono avete messo una toppa quando serviva e poi delegato al momento giusto. Quello che dovrebbe fare la EU e' di dire “liberi tutti: visto che non ho competenze esecutive di tipo sanitario o giudiziario e ho solo provato a mettere una pezza, adesso i paesi possono fare di testa loro. Gare al rialzo sui prezzi, citare per danni le aziende inadempienti coi loro tribunali, e tutte le cose meravigliose che volete fare. Vai Mario, sei tutti noi!” L'errore della EU, cioe', e' di perseverare nella buona fede. E' fattibile anche se sono stati firmati accordi, dicendo “we will not enforce them”.
Quest'ultima parte e' ancora fattibile, per cui giudico grave che non sia la risposta della Commissione. Dopotutto, ripeto, la EU non ha particolari competenze in materia medica (tranne EMA, che non e'un organo esecutivo, cioe' non FA cose, la UE non gestisce neppure un ospedale o un magazzino ) , e non ha un potere vero di tipo giudiziario con un proprio codice civile. Potrebbe uscire dalle peste dicendo “i signori capi di stato vengano qui a Bruxelles, sciolgano gli accordi precedenti, e si liberino dalle regole che hanno firmato. Se ne riparlera' quando la UE avra' una sanita' indipendente con dei poteri organizzativi“
Questo eccesso di , se vogliamo , ingenuita' o buona fede, mista a buona volonta', e' stata l'errore della EU. Ovviamente, i piccoli uomini con troppo potere che siedono ai vertici dei paesi europei hanno fatto quello che fanno sempre i mediocri: incolpare altri e iniziare con qualche show.
Un esempio e' i B-dolf austriaco, che si e' messo a fare il suo numero ed e' andato a brillare altrove. Di oggi e' la puntualizzazione europea:
come vedete, potete brillare quanto volete. Non e' la UE a frenarvi o limitarvi. fonte
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La finanziaria Zhongrong non paga gli interessi: la Cina verso un "momento Lehman Brothers"?
La finanza internazionale non sembra avere imparato granché la lezione della crisi del 2008: un nuovo “momento Lehman Brothers” potrebbe essere alle porte e vedere come protagonista la società cinese Zhongrong International Trust, secondo un allarme lanciato oggi dal Wall Street Journal e che va a sommarsi a quelli nei confronti dei colossi cinesi del settore immobiliare Country Garden Holdings…
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tempi-moderni · 4 years
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Piccola lezione di economia.
Da qualche giorno circola una catena di Sant'Antonio che paventa la chiusura delle piccole e medie imprese causa paura della pandemia in corso.
In realtà, l'economia globale non si basa su quattro vecchi bavosi che ordinano un caffè in tre (il quarto si è aggiunto solo per non togliere il due di coppe) o per una sparuta comitiva di amici che mangiano merda in un all you can eat in estrema periferia.
L'economia affonda le sue radici sulla "finanza creativa" a base di derivati e titoli tossici, mutui che strangolano le famiglie e regalano soldi agli imprenditori, sugli intrallazzi dei fondi europei destinati ai soliti ricchi, sull'azzeramento dello stato sociale e sulla mera scommessa speculativa sugli alti e bassi in borsa (bull & bear)
Qualcuno potrebbe obiettare che non ci si può fermare per colpa di un virus ma l'unico modo per arginare questa grave minaccia è il contenimento, non il tracciamento. I virus sono organismi il cui unico scopo è propagarsi moltiplicando loro stessi a discapito dell'ospite, umano o animale che sia; in determinate condizioni, fino alla morte dell'individuo.
Quindi, governi e Confindustrie varie, devono tenere conto che presto non avranno né clienti, né dipendenti perché positivi e in quarantena.
I soldi per pagare stipendi e sovvenzioni fino alla produzione in massa di un vaccino efficace, ci sono e come!
Basta smettere di mantenere Segre e Cicciolina, citate per estremo.
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stranomavero · 4 years
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Siccome sono due giorni che faccio lezione di finanza e mi sta esplodendo il cervello stasera ho deciso di mettermi dopo cena a fare dei brownies. La me stessa di domani mattina mi ringrazierà.
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pangeanews · 4 years
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Il vero 007 è lui! Storia di Peter Fleming, il fratello dell’inventore di James Bond, uno scrittore di genio
Countdown nel mondo inglese per l’uscita di 007 No Time to Die. Uscirà a fine anno. BBC infioretta raccontando che Billie Eilish (sì, la tenerella di Everything I wanted) ha lanciato la canzone che sarà la sigla dell’ultimo 007. Il testo tradotto qui e là dice: Avrei dovuto sapere che me ne sarei andata. Sono caduta davanti a una bugia. Sei morte o paradiso? Ora non mi vedrai piangere. È che non c’è tempo di morire.
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Complimenti, clap clap. Siamo riusciti a far passare Bond dalla parte degli emo: Il sangue che versi è il sangue che mi devi. Sono stato stupida ad amarti? Non avevo pensato alle conseguenze? Per BBC si tratta di romantic betrayal. Tradimento romantico. Sarà. A me pare il solito modo di sguinzagliare il marketing dietro alla società pop dei giovani per portare più gente in sala. Gli inglesi sanno farlo con garbo e senza scrupoli.
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Eppure. Nel 2006, quando Craig esordiva con Casino Royale, la voce della canzone in sigla era Chris Cornell (You know my name): Se prendi una vita devi sapere cosa darai, sono occasioni che vanno e vengono, ecco. Quando scoppia la tempesta sarai con me, dalla parte di quelli senza pietà che ho tradito. Ho visto angeli cadere da altezze accecanti, e tu non sei nulla di così divino. Sei solo qui accanto. Armati perché nessuno ti salverà. Le occasioni ti tradiranno. E io ti rimpiazzerò… Il sangue più freddo scorre nelle mie vene. Sai il mio nome. Prova a nascondere la tua mano. Dimentica come si sentono le emozioni. Ben altro rispetto a Billie Eilish…
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Anche nel 2008, con Quantum of Solace, la voce femminile di Alicia Keys (Another way to die) spaccava così all’inizio: Un’altra chiamata dalla regina, il dito scorre liscio sul grilletto. Un’altra chiamata da una lingua d’oro che ti avvelena la fantasia. Un altro conto da un killer ti ha fatto passare dal thriller alla tragedia… Sentire la musica in luoghi fuori contesto aiuta. Credo si chiami straniamento: che ne so, provate a sentire le canzoni di Bond in un’altra prospettiva.
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Comunque, qui da noi c’è sempre un po’ il rischio che essere fan di 007 sia roba da ispettore della guardia di finanza, un tocco da sfigati. Nel Regno Unito invece è il solito movimento di massa. Se guardi 007 capisci le loro tendenze, o almeno ne catturi un’istantanea. Lo spiega benissimo il solito Anthony Burgess in un articolo di Life del febbraio 1987. Titolo – Giubileo di Bond. A venticinque anni dal Dottor No, che era il cattivone del primo film uscito nel 1962.
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Col consueto intuito da sciacallo onnivoro, Burgess annota che il personaggio dell’agente 007 “apparve sulla scena al momento giusto, quando CIA umiliava MI5… Bond invece era patriottico, duro, coraggioso e non veniva da un’ascesi da doccia fredda. Ricordava al lettore britannico le qualità che sembravano andate perdute. Fleming sognò uno spionaggio più ingegnoso, osò di più rispetto alla realtà e diede infine al suo uomo la licenza di uccidere”.
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Peter Fleming nel Mato Grosso, 1932
Non si fa mancare il sale: “l’eterosessualità di Bond è vigorosa e viaggia in un’altra classifica. Il suo sangue scozzese gli garantisce un integro patriottismo”. E neanche il pepe: “I professori di francese non sapranno dirci a cosa si deve il nome Bond. Non sembra un richiamo al bondage per quanto bond suggerisca che il nostro uomo sia legato a qualcosa – onore, patria, una qualche virtù astratta. Fleming scelse questo nome perché era abbastanza blando e per niente aggressivo”.
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In realtà Burgess sa come stanno le cose, gioca a carte col lettore. Ecco da dove viene il nome in codice, l’unico che vale: “Il nome 007 si deve al carro postale notturno di una piccola ma celebre storia di Kipling, e a sua volta Kipling lo aveva preso dal codice che l’astrologo John Dee usava per i suoi dispacci spionistici alla regina Elisabetta quando era infiltrato alla corte spagnola. Mentre osa il tutto per tutto al servizio di Sua Maestà la regina, James Bond evoca nell’era di Elisabetta II il glamour e il pericolo del regno di Elisabetta I”. Se volete leggere qualcosa su John Dee, c’è L’angelo della finestra d’Occidente, di Gustav Meyrink. Stampa nientepopodimeno che Adelphi.
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Burgess aveva lavorato alla sceneggiatura di La spia che mi amava, l’unico libro di Fleming scritto dal punto di vista femminile. Quindi sa cosa sta dicendo quando scrive che “nei libri di 007 il sesso è tenerezza, nei film è mero titillare… I libri sono deboli per psicologia umana, un poco impacciati nel dialogo, assurdi per trama e non hanno humour ma sono ben scritti e francamente affidabili per la loro informazione di background. L’agenzia di controspionaggio sovietica Smersh esiste, Spectre no”.
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Traduco il finale del pezzo di Burgess, la chiave affilata del discorso che stavo cercando di fare all’inizio: “Vorrei porre l’accento su questo: le stravaganze di Bond rappresentano un genere speciale di intrattenimento dove la fantasia del produttore di film ha il permesso di varcare il limite e tutto è racchiuso in una macchina perfetta, in una lezione di morale. Sono film a tutto tondo allo stesso modo di quelli Disney ma, diversamente da questi, sono sofisticati e non possono esser presi senza accettare al contempo il mondo delle alte sfere con la sua genuina malevolenza e quel che si dice ‘stato dell’arte tecnologica’. Le ragazze sono sexy e Bond parte con loro con lo sguardo lascivo da giocatore di football americano. Ma non ci sono orgasmi: sono riservati alle fughe da pericoli impossibili. C’è anche qualcosa che chiamerei urbanità, buone maniere e ironia (Prenda con sé Mr Bond e lo metta in condizioni di farsi del male). C’è il senso di una civiltà ben oliata, i nemici restano fuori, in un mondo a parte maniaco e malvagio. È probabile che in futuro gli storici troveranno nei film di Bond i sogni dei suoi contemporanei, uomini e probabilmente anche donne. L’intrattenimento a volte può servire uno scopo più profondo di quel che i suoi sostenitori sono in grado di dirci”.
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A questo punto, domanda sensata. Chi era il creatore di Bond, Ian Fleming? Era un fratello minore, tanto per cominciare. Il più grande era Peter, classe 1907, che a 29 anni affronta un viaggio in Tibet e Cina per conto dei Servizi esteri insieme a una fotografa svizzera. Da capogiro. Insomma Peter è il sostegno del fratellino, anche se poi Ian farà gavetta in guerra nel controspionaggio e si inventerà un agente fighissimo, da romanzo, per darsi un tono.
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Ian ha solo un anno in meno del fratellone. Per Burgess “era uno scozzese godereccio toccato da un puritanesimo ancestrale, beveva martini vodka agitato non mescolato, fumava sempre le sigarette più pesanti sul mercato e, prima del suo ultimo matrimonio, faceva l’amore in modo freddo e promiscuo”. Sarà… comunque campa fino al 1964. Il fratellone, più sano e robusto, se ne va nel 1971 e fa scrivere al giornalista del NY Times “ebbe una carriera poco convenzionale nella Seconda guerra servendo nella Guardia Granatieri dopo il ritiro dalla Norvegia nel 1940, organizzando una linea di resistenza a Hitler in Inghilterra con armi ed esplosivi nel caso i tedeschi fossero sbarcati. Lo stesso in Grecia dopo l’occupazione tedesca. Poi andò in Asia per far sgomberare le truppe dalla Birmania in India e trasmise ai giapponesi dei piani di guerra. Chiaramente, erano falsificati. Sulla sua resistenza a Hitler scrisse il romanzo Invasione 1940”. In effetti anche gli altri titoli sono fantastici: Sconfitta a Pechino, Baionette fino a Ihasa, Il destino dell’ammiraglio Kolchak.
*
A breve potremo gustare qualcosa di questo scrittore. Nutrimenti aveva già dato la sua Avventura brasiliana e tra poco sarà rieditata. È la storia autoironica di Peter che va nella foresta amazzonica a 26 anni in cerca di un esploratore scomparso e torna a mani vuote. Fine dei tempi eroici dell’imperialismo: anche se erano entrambi, Peter e il suo compagno di viaggio, il bischero Percy Fawcett, figli di college e di Impero.
*
Per i fratelli Fleming, invece, qualche brivido dickensiano & massonico, ma poco di più. Quindi anche lo sguardo è a suo modo limitato, specie negli scritti-reportage di Peter sulla Rivolta del Boxer, di cui parlano ampiamente, con sapidi racconti, anche le memorie dei diplomatici italiani in loco. Il tutto passando per il Tibet. Forse c’era nei Fleming qualche interesse verso le tradizioni esoteriche che titillavano la poca cervice tedesca: vedere per credere l’introduzione di Peter a I sette anni in Tibet di Heinrich Harrer.
*
Comunque sia, va detto che la pappa verbale inglese non si presta a raccontare la geopolitica. L’inglese funziona bene però come lingua avventurosa e Peter resta scrittore migliore del fratellino Ian. Ecco ad esempio come incomincia il testo che lesse dopo il viaggio in Asia a 27 anni, nel 1936 (ora su The Geographical Journal, vol. 88 agosto 1936): “In questi giorni immagino sia piuttosto inconsueto che le forze militari adottino una procedura che le porti a impegnare il loro potere di guerra in un territorio che appartenga a un altro potere senza che un governo dica nulla all’altro prima dell’evento. Eppure i russi sono molto abili a gestirla così, principalmente soffiando tutt’intorno storie falsissime e lasciandole depositare nelle varie province, senza consentire ad altre versioni dei fatti di entrare nelle province manipolate”. Non male, dai…
Andrea Bianchi
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marcoleopa · 6 years
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Condivido ogni vocale, parola e frase, del Procuratore Scarpinato, sempre valide a distanza di 26 anni.
L'ennesima vergogna, conclusa nel 2012 con l’assoluzione in seno al CSM che, dopo aver sollevato il polverone mediatico, fece marcia indietro, poichè,  “non c’era alcun presupposto per un’azione.”
In breve in prima, seconda, terza fila etc…siedono e continuano a sedersi uomini e donne che puzzano di compromesso morale, ancora oggi.
“Caro Paolo,
oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà.
E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e abarattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.
Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato, come Giustizia, come Legge acquistassero finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese.
Un paese nel quale per troppi secoli la legge è stata solo la voce del padrone, la voce di un potere forte con i deboli e debole con i forti. Un paese nel quale lo Stato non era considerato credibile e rispettabile perché agli occhi dei cittadini si manifestava solo con i volti impresentabili di deputati, senatori, ministri, presidenti del consiglio, prefetti, e tanti altri che con la mafia avevano scelto di convivere o, peggio, grazie alla mafia avevano costruito carriere e fortune.
Sapevi bene Paolo che questo era il problema dei problemi e non ti stancavi di ripeterlo ai ragazzi nelle scuole e nei dibattiti, come quando il 26 gennaio 1989 agli studenti diBassano del Grappa ripetesti: “Lo Stato non si presenta con la faccia pulita… Che cosa si è fatto per dare allo Stato… Una immagine credibile?… La vera soluzione sta nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni”.
E a un ragazzo che ti chiedeva se ti sentivi protetto dallo Stato e se avessi fiducia nello Stato, rispondesti: “No, io non mi sento protetto dallo Stato perché quando la lotta alla mafia viene delegata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine, non si incide sulle cause di questo fenomeno criminale”. E proprio perché eri consapevole che il vero problema era restituire credibilità allo Stato, hai dedicato tutta la vita a questa missione.
Nelle cerimonie pubbliche ti ricordano soprattutto come un grande magistrato, come l’artefice insieme a Giovanni Falcone del maxiprocesso che distrusse il mito della invincibilità della mafia e riabilitò la potenza dello Stato. Ma tu e Giovanni siete stati molto di più che dei magistrati esemplari. Siete stati soprattutto straordinari creatori di senso.
Avete compiuto la missione storica di restituire lo Stato alla gente, perché grazie a voi e a uomini come voi per la prima volta nella storia di questo paese lo Stato si presentava finalmente agli occhi dei cittadini con volti credibili nei quali era possibile identificarsi ed acquistava senso dire “ Lo Stato siamo noi”. Ci avete insegnato che per costruire insieme quel grande Noi che è lo Stato democratico di diritto, occorre che ciascuno ritrovi e coltivi la capacità di innamorarsi del destino degli altri. Nelle pubbliche cerimonie ti ricordano come esempio del senso del dovere.
Ti sottovalutano, Paolo, perché la tua lezione umana è stata molto più grande. Ci hai insegnato che il senso del dovere è poca cosa se si riduce a distaccato adempimento burocratico dei propri compiti e a obbedienza gerarchica ai superiori. Ci hai detto chiaramente che se tu restavi al tuo posto dopo la strage di Capaci sapendo di essere condannato a morte, non era per un astratto e militaresco senso del dovere, ma per amore, per umanissimo amore.
Lo hai ripetuto la sera del 23 giugno 1992 mentre commemoravi Giovanni, Francesca,Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Parlando di Giovanni dicesti: “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”.
Questo dicesti la sera del 23 giugno 1992, Paolo, parlando di Giovanni, ma ora sappiamo che in quel momento stavi parlando anche di te stesso e ci stavi comunicando che anche la tua scelta di non fuggire, di accettare la tremenda situazione nella quale eri precipitato, era una scelta d’amore perché ti sentivi chiamato a rispondere della speranza che tutti noi riponevamo in te dopo la morte di Giovanni.
Ti caricammo e ti caricasti di un peso troppo grande: quello di reggere da solo sulle tue spalle la credibilità di uno Stato che dopo la strage di Capaci sembrava cadere in pezzi, di uno Stato in ginocchio ed incapace di reagire.
Sentisti che quella era divenuta la tua ultima missione e te lo sentisti ripetere il 4 luglio 1992, quando pochi giorni prima di morire, i tuoi sostituti della Procura di Marsala ti scrissero: “La morte di Giovanni e di Francesca è stata per tutti noi un po’ come la morte dello Stato in questa Sicilia. Le polemiche, i dissidi, le contraddizioni che c’erano prima di questo tragico evento e che, immancabilmente, si sono ripetute anche dopo, ci fanno pensare troppo spesso che non ce la faremo, che lo Stato in Sicilia è contro lo Stato e che non puoi fidarti di nessuno. Qui il tuo compito personale, ma sai bene che non abbiamo molti altri interlocutori: sii la nostra fiducia nello Stato”.
Missione doppiamente compiuta, Paolo. Se riuscito con la tua vita a restituire nuova vita a parole come Stato e Giustizia, prima morte perché private di senso. E sei riuscito con la tua morte a farci capire che una vita senza la forza dell’amore è una vita senza senso; che in una società del disamore nella quale dove ciò che conta è solo la forza del denaro ed il potere fine a se stesso, non ha senso parlare di Stato e di Giustizia e di legalità.
E dunque per tanti di noi è stato un privilegio conoscerti personalmente e apprendere da te questa straordinaria lezione che ancora oggi nutre la nostra vita e ci ha dato la forza necessaria per ricominciare quando dopo la strage di via D’Amelio sembrava – come disse Antonino Caponnetto tra le lacrime – che tutto fosse ormai finito.
Ed invece Paolo, non era affatto finita e non è finita. Come quando nel corso di una furiosa battaglia viene colpito a morte chi porta in alto il vessillo della patria, così noi per essere degni di indossare la tua stessa toga, abbiamo raccolto il vessillo che tu avevi sino ad allora portato in alto, perché non finisse nella polvere e sotto le macerie.
Sotto le macerie dove invece erano disposti a seppellirlo quanti mentre il tuo sangue non si era ancora asciugato, trattavano segretamente la resa dello Stato al potere mafioso alle nostre spalle e a nostra insaputa.
Abbiamo portato avanti la vostra costruzione di senso e la vostra forza è divenuta la nostra forza sorretta dal sostegno di migliaia di cittadini che in quei giorni tremendi riempirono le piazze, le vie, circondarono il palazzo di giustizia facendoci sentire che non eravamo soli.
E così Paolo, ci siamo spinti laddove voi eravate stati fermati e dove sareste certamente arrivati se non avessero prima smobilitato il pool antimafia, poi costretto Giovanni ad andar via da Palermo ed infine non vi avessero lasciato morire.
Abbiamo portato sul banco degli imputati e abbiamo processato gli intoccabili: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei Servizi segreti e della Polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi di vertice dell’economia e della finanza e molti altri.
Uno stuolo di sepolcri imbiancati, un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole, che affollano i migliori salotti, che nelle chiese si battono il petto dopo avere partecipato a summit mafiosi. Un esercito di piccoli e grandi Don Rodrigo senza la cui protezione i Riina, i Provenzano sarebbero stati nessuno e mai avrebbero osato sfidare lo Stato, uccidere i suoi rappresentanti e questo paese si sarebbe liberato dalla mafia da tanto tempo.
Ma, caro Paolo, tutto questo nelle pubbliche cerimonie viene rimosso come se si trattasse di uno spinoso affare di famiglia di cui è sconveniente parlare in pubblico. Così ai ragazzi che non erano ancora nati nel 1992 quando voi morivate, viene raccontata la favola che la mafia è solo quella delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.
Si racconta che la mafia è costituita solo da una piccola minoranza di criminali, da personaggi come Riina e Provenzano. Si racconta che personaggi simili, ex villici che non sanno neppure esprimersi in un italiano corretto, da soli hanno tenuto sotto scacco per un secolo e mezzo la nostra terra e che essi da soli osarono sfidare lo Stato nel 1992 e nel 1993 ideando e attuando la strategia stragista di quegli anni. Ora sappiamo che questa non è tutta la verità.
E sappiamo che fosti proprio tu il primo a capire che dietro i carnefici delle stragi, dietro i tuoi assassini si celavano forze oscure e potenti. E per questo motivo ti sentisti tradito, e per questo motivo ti si gelò il cuore e ti sembrò che lo Stato, quello Stato che nel 1985 ti aveva salvato dalla morte portandoti nel carcere dell’Asinara, questa volta non era in grado di proteggerti, o, peggio, forse non voleva proteggerti.
Per questo dicesti a tua moglie Agnese: “Mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno”. Quelle forze hanno continuato ad agire Paolo anche dopo la tua morte per cancellare le tracce della loro presenza. E per tenerci nascosta la verità, è stato fatto di tutto e di più.
Pochi minuti dopo l’esplosione in Via D’Amelio mentre tutti erano colti dal panico e il fumo oscurava la vista, hanno fatto sparire la tua agenda rossa perché sapevano che leggendo quelle pagine avremmo capito quel che tu avevi capito.
Hanno fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nel covo di Salvatore Riina dopo la sua cattura. Hanno preferito che finissero nella mani dei mafiosi piuttosto che in quelle dei magistrati. Hanno ingannato i magistrati che indagavano sulla strage con falsi collaboratori ai quali hanno fatto dire menzogne. Ma nonostante siano ancora forti e potenti, cominciano ad avere paura.
Le loro notti si fanno sempre più insonni e angosciose, perché hanno capito che non ci fermeremo, perché sanno che è solo questione di tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la verità. Sanno che uno di questi giorni alla porta delle loro lussuosi palazzi busserà lo Stato, il vero Stato quello al quale tu e Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra morte.
E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi alla verità e alla giustizia che si erano illusi di calpestare e saranno chiamati a rendere conto della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione.
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livornopress · 2 years
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32 finanzieri a "lezione" di BLSD da SVS
32 finanzieri a “lezione” di BLSD da SVS
Livorno 7 aprile 2022 Presso la Caserma “Russo”, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Gaetano Cutarelli e il Presidente della Società Volontaria di Soccorso e Pubblica Assistenza (SVS), Dott.ssa Marida Bolognesi, hanno sottoscritto un accordo di collaborazione. Nello specifico, presso la sede di Livorno, il personale specializzato della SVS terrà corsi di formazione…
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