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#sentimenti non condivisi
lospalatoredinuvole · 2 years
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Non capiresti mai come mi sento.
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vuotipienidite · 8 months
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“sempre” è la promessa su cui voglio costruire la mia vita con te.
per una volta voglio iniziare con le parole con cui concluderei qualcosa che scrivo o che penso, voglio iniziare con qualcosa che ci racconta, che ci riporta a tutti quei giorni o minuti esatti e perfetti come diamanti in cui ci siamo detti “sempre così”. la tua fronte contro la mia, il mio cuore sopra il suo per combaciare ancora e ancora, “sempre cosi”.
ci siamo detti mille cose e taciuti altre mille volte conservando nei nostri silenzi condivisi anche i sentimenti più veri, quelli che ti fanno sentire l’alta marea dentro al cuore, quelli che un respiro è un tornado dentro al petto.
ci siamo presi ad ogni caduta, sempre pronti sotto il cratere a riempire lo spazio tra le tue dita con le mie, a farmi sole se non splendevi tu, tu che sei diventata mare e mi hai calmato quando ero in pensiero, io che ho toccato il cielo e te l’ho dedicato, tu che sei sempre stata lì ad un centimetro dal mio cuore o forse anche molto meno.
ci siamo amati come poesie, tu mi leggi ed io leggo te che sei la rima per tutti i miei sorrisi. quando ti guardo e sento tremare forte il cuore per un attimo mi perdo e divento come penna tra le tue dita che scrivono strofe d’amore sulla mia pelle, divento un libro. come quello che ti ho regalato, che hai annusato come un fiore, che ti ha rapito tra le sue righe mentre leggevi sul balcone.
ci siamo promessi senza pensieri bui, solo luce prima di addormentarci, solo luce fino “a dopo”.
ci siamo promessi a cuore aperto, solo noi, “sempre così”
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[Parte 3 di 3 perché ora Tumblr ha un limite caratteri e va nel panico se vede più di 4000+ parole]
Okay
So che a svariata gente Whatever it Takes non piace per nulla. A me non dispiace, anche se non vado mai ad ascoltarla. Devo dire, sono più impressionata dal diaframma d'acciaio della Rubin-Vega. La Beatriz qui tira fuori una vocina ina ina per qualche motivo non ben chiaro - L'ho ampiamente sentita in Encanto, e non suona affatto così. Posso pensare sia per farle una voce più "angelica", per tirare fuori il dere dallo tsundere, per bilanciare il vocione di Carmilla, ma mi fa strano. Mi piace molto più la voce decisa della Franceschetti.
D'altro canto, mi sembra che le voci della Astolfi e della Franceschetti si blendino meglio. O forse trovo che, nel fare il megacontrasto di voci, invece di completarsi, le voci della Rubin-Vega e della Beatriz non c'entrino niente l'una con l'altra…?
Il primo pensiero, quando l'ho sentita, non era legato tanto alla canzone in sé quanto al "Perché ci sono Vaggie e Carmilla che stanno facendo un duetto?". Mi sono detta "Perché sono sentimenti condivisi!". E poi, ohibò, era un foreshadowing del fatto che Carmilla avrebbe fatto dieci minuti di lezione di vita a Vaggie. Mi è piaciuto molto come abbiano sfruttato il tempo limitato della serie con accorgimenti di questo tipo!
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Come detto, non vado mai ad ascoltarla spontaneamente, se passa la lascio andare. Quanto a preferenze, viene una cosa strana per cui non credo la Rubin-Vega si possa battere, ma al tempo stesso preferisco la Franceschetti. Quindi, unica in questa classifica, la mia preferenza va ad un crossover!
La canzone che tutti si scordano
E niente, già così è un commento. In italiano fa sorridere che "scusa" abbia due s, per cui "sssssssorry" diventa "sssssssscusssssssa", e gli interventi omicidi di Vaggie e Angel, sulla stessa scia lenta e "buona" dello strumentale, mi fanno ridere, ma se è la canzone che tutti si scordano c'è un motivo.
Che poi sia vitale per la trama è un altro discorso.
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L'unica gif che ho trovato per questa canzone.
Dovevamo fare 2 canzoni ad episodio
Concludiamo con la famigerata Welcome to Heaven, la canzone che o la sia odia o si accetta che esista.
No, vabbè, in realtà non è affatto brutta ed è volutamente "sciocca", ma capisco che in una colonna sonora come quella di Hazbin Hotel si strabuzzino gli occhi a sentirla passare - Tra l'altro, incastrata tra More Than Anything e You Didn't Know. Hanno preso la parola "breather" un po' troppo alla lettera, mi sa-
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Mi dimentico sempre che sul finale canta anche Emily-
In questo caso, la versione italiana è quella che brilla di più perché hanno deciso di usare Polidori. Capisco perfettamente il ragionamento dietro "Ci serve la voce di un angelo!" e quindi vai a tirare fuori Polidori dalle ragnatele o dalle fabbriche di cioccolato, è il collegamento mentale più scontato, ma… Io non sono sicurissima che San Pietro avrà mai tutto questo screentime, né queste gran canzoni, quindi perché Polidori su un personaggio probabilmente marginale? *Le Sigh
Chissà, forse l'hanno fatto per darle un valore di ascolto. Povera Welcome to Heaven. Non la odio e neanche mi fa schifo, accetto che esista, e se passa in italiano almeno è vocalmente bellissima.
In conclusione
Nessuna canzone è brutta, ce ne sono solo due un po' più deboli e quelle belle bellissime, per me, sono ben otto su sedici. Datemi il CD inglese/italiano ora.
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titosfriends4life · 5 months
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DIETRO IL MITO DELLA COPPIA PERFETTA: LA REALTÀ PSICOLOGICA DELLE RELAZIONI
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Coppia Perfetta vs. Amore Maturo: Un Viaggio Psicologico nelle Relazioni Reali
Da bambini, ci hanno raccontato storie di principi azzurri e ci hanno insegnato che l'amore è la nostra ancora di salvezza. Tuttavia, la realtà delle relazioni è molto più complessa di una coppia perfetta. Dobbiamo comprendere che la perfezione non esiste quando si tratta di persone e sentimenti; ciò che conta davvero sono elementi come impegno, responsabilità e adattamento.
Psicologia dell'Attrazione: Diversità e Sfide
La psicologia dell'attrazione rivela un intricato intreccio di motivazioni, bisogni emotivi e dinamiche inconscie che guidano la scelta dei partner. Contrariamente alla credenza popolare, l'idea che le persone siano attratte da coloro che sono simili a loro non è sempre veritiera. Spesso, ciò che attrae sono le differenze, le sfide e la prospettiva di crescita personale ed emotiva.
1. La Forza delle Differenze: Innanzitutto, è importante capire che la diversità nelle relazioni è più che una semplice tolleranza delle peculiarità dell'altro. Le differenze possono creare una sinergia unica, offrendo opportunità di apprendimento reciproco e crescita individuale. La complementarietà delle caratteristiche e delle prospettive contribuisce alla ricchezza della relazione, portando nuovi punti di vista e modi di affrontare la vita.
Esempio Pratico: Immaginate una persona più orientata all'azione che si unisce a un partner più riflessivo. La dinamica tra l'energia proattiva e la riflessione può portare ad una combinazione potente di iniziative ponderate e decisioni ben ponderate.
2. La Sfida come Motivazione: Le sfide, quando affrontate insieme, possono diventare uno stimolo per la crescita individuale e di coppia. La psicologia dimostra che, in presenza di difficoltà condivise, le persone tendono ad avvicinarsi l'una all'altra per affrontare insieme le avversità. La prospettiva di superare ostacoli insieme può alimentare un senso di unità e solidarietà.
Esempio Pratico: Immaginate una coppia che affronta una sfida finanziaria. Lavorare insieme per superare le difficoltà finanziarie può rafforzare il loro legame e portare a una comprensione più profonda delle risorse e dei valori condivisi.
3. L'Attrazione dell'Inesplorato: L'essere umano è intrinsecamente curioso e desideroso di esplorare l'ignoto. Questa curiosità si riflette anche nelle relazioni, dove spesso siamo attratti da chi offre una prospettiva di vita diversa o ha esperienze uniche da condividere. L'attrazione per l'inesplorato può portare ad una connessione profonda e ad una continua scoperta reciproca.
Esempio Pratico: Supponiamo che un individuo proveniente da una piccola città si innamori di qualcuno con un background urbano. Questa diversità può portare a una condivisione di prospettive e ad una vivace scambio culturale.
In sintesi, la psicologia dell'attrazione nella coppia non è una formula rigida, ma un affascinante gioco di dinamiche che sfidano le nostre aspettative. Abbracciare la diversità e affrontare le sfide può portare a relazioni più forti, più profonde e più appaganti."
Il Mito della Coppia Perfetta: Realtà delle Relazioni Mature
Il concetto della coppia perfetta è un mito romantico radicato nella cultura popolare, alimentato da secoli di racconti fiabeschi e rappresentazioni idealizzate dell'amore. Tuttavia, la realtà delle relazioni mature svela una complessità che va oltre l'immagine romantica di una perfezione senza sfide. Vediamo come la psicologia delle relazioni contribuisce a smontare questo mito e a delineare la bellezza delle connessioni autentiche.
1. Superare l'Illusione della Perfezione: Nel corso della vita, siamo bombardati da storie di amori perfetti e di finali felici. Questo può creare aspettative irrealistiche sulle relazioni, poiché la vita reale è caratterizzata da alti e bassi, sfide e crescita. Superare l'illusione della perfezione è fondamentale per abbracciare la realtà di una connessione autentica.
Esempio Pratico: Immaginate una coppia che, dopo l'entusiasmo iniziale, si trova ad affrontare disaccordi e difficoltà quotidiane. Superare l'illusione della perfezione permette loro di lavorare insieme per costruire una relazione robusta.
2. La Maturità Emotiva nella Relazione: Le relazioni mature richiedono una maturità emotiva che va oltre il romanticismo iniziale. Comprendere e gestire le emozioni, sia positive che negative, è cruciale. La consapevolezza di sé e degli altri, unita alla capacità di comunicare in modo aperto e rispettoso, contribuisce alla crescita individuale e di coppia.
Esempio Pratico: Immaginate una coppia che sviluppa la capacità di esprimere i propri sentimenti in modo chiaro e rispettoso durante un disaccordo. Questa maturità emotiva favorisce una comprensione più profonda reciproca.
3. Il Ruolo dell'Impegno e della Responsabilità: A differenza del mito della coppia perfetta, le relazioni mature sono fondate sull'impegno e sulla responsabilità. Questi elementi sono il collante che tiene unita la coppia durante le sfide e le fasi più difficili. L'impegno a lavorare attraverso le difficoltà contribuisce alla longevità e alla stabilità della relazione.
Esempio Pratico: Supponiamo che una coppia incontri un periodo di crisi finanziaria. L'impegno reciproco li spinge a cercare soluzioni insieme anziché sgretolarsi sotto la pressione finanziaria.
4. Abbracciare la Realtà delle Differenze: Contrariamente al mito della coppia perfetta, le relazioni mature abbracciano le differenze invece di cercare la perfezione simmetrica. Le diversità possono arricchire la connessione, fornendo nuove prospettive e spunti per la crescita personale e di coppia.
Esempio Pratico: Immaginate una coppia in cui i partner hanno interessi e passioni diversi. Invece di vederlo come un ostacolo, si abbracciano le differenze, imparando uno dall'altro e mantenendo un senso di individualità.
In conclusione, il mito della coppia perfetta si dissolve nella realtà complessa e affascinante delle relazioni mature. Accettare la realtà, impegnarsi e crescere insieme crea una connessione autentica che supera di gran lunga il richiamo della perfezione.
Ingredienti Chiave per una Relazione Matura: Un'Analisi Psicologica
Accettazione: La perfezione è un'illusione; accettare l'altro con difetti e limiti è fondamentale per costruire una relazione solida.
Rispetto e Stima: La base di una relazione matura. Rispettare e stimare il partner crea un terreno fertile per la crescita condivisa.
Comunicazione Empatica: Una gestione efficace dei conflitti attraverso l'ascolto attivo rafforza il legame emotivo.
Complicità: Condividere emozioni, appoggiarsi reciprocamente e affrontare insieme le sfide consolida il legame.
Condivisione: Sperimentare attività insieme permette di conoscersi meglio e stimola la crescita individuale e di coppia.
Creatività, Vita ed Energia: Una coppia ha bisogno di creatività, vitalità ed energia per essere matura e felice.
Conclusione: Felicità, Non Perfezione
La ricerca della perfezione nella coppia è un miraggio. Invece, investire nell'amore maturo, accettando la complessità delle relazioni, porta a una felicità reale. Abbracciate la vostra unicità e crescete insieme, scoprendo il vero potenziale della vostra relazione.
"Scopri insieme a noi il potere della vera connessione e della felicità di coppia. Abbraccia la diversità, impara a comunicare con empatia e sperimenta una relazione autentica. Siamo qui per guidarti nel tuo viaggio verso una coppia più forte e felice. Clicca ora per iniziare il tuo percorso di crescita insieme al tuo partner❗️"
Tito Bisson
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daredevil696 · 8 months
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Questa volta voglio parlarvi di T. Beh credetemi non è facile da gestire,un uragano che cammina mi ha scombussolato la vita ma andiamo per gradi....
Posso dirvi che all'inizio non è stato facile. Eppure dal primo momento mi ha catturato spesso mi chiedo se mi sia solo aggrappato a un idea o se la persona che vedo in lei sia reale. Posso dirvi che ho fatto come sempre un casino enorme ma in questo sappiamo tutti che sono campione mondiale. Ebbene sì l'ho persa ho fatto scappare anche a lei. Ma forse anche se mi è difficile non rimpiango nulla. Avrei voglia di dirle una miriade di cose. Avrei voglia di dirle che forse non era poi così un disastro come le ho sempre detto ma che ero solo arrabbiato nel parlarle così,vorrei dirle che ogni giorno rivivo tutti i momenti condivisi con lei e che mi ha fatto sentire costantemente le farfalle allo stomaco miste a dei coltelli alla schiena,vorrei dirle che per me non è mai stato semplice fidarmi eppure con lei l'ho fatto a pieno e quando se n'è andata si è portata via tanto di me,vorrei chiederle se lei ci pensa mai a noi,vorrei sapere che posto ho per lei nel suo cuore, vorrei sapere se ogni tanto le manco perché a me spesso,vorrei dirle che ormai non ho più tanta voglia di ridere,ma più di tutto vorrei dirle che non so perché ad un certo punto abbiamo smesso di capirci e abbiamo fatto si che tutte le cazzate ci logorassero che ogni volta che mi ostinavo a litigare un verità ero semplicemente impaurito costantemente dal fatto che se ne andasse ero devastato dalla sensazione di non essere realmente ciò che voleva mi sono sentito inadeguato più volte e invece di aprirmi come sempre preferivo mettere la faccia da duro. Vorrei poterle dire che io non la perdo di vista perché non farò come tutti quelli bravi a parole. E poi le vorrei raccontare i ricordi che mi passano per la mente per rivivere forse insieme quelle sensazioni,come quando le diedi la lettera,la prima giornata a Napoli,quella volta che per fare l'amore abbiamo fatto le 7 del mattino in auto e lei mi guardo con lacrime di gioia mentre io andavo in ansia perché non capivo cosa stesse accadendo,la sera del concerto,la nostra vacanza a Paestum e quella in puglia,quella volta che fumavi la dinner lady mentre camminavamo per Castellammare,la seconda volta al parco virgiliano, quando la mattina l'ho accompagnato a fare il filler e il pomeriggio lei mi hai accompagnato a fare l'esame per l'articolo 6,la sera a meta,la prima volta che mi raccontò di lei,cantare le canzoni in auto, condividere la musica che ci piaceva,lei che veniva a dormire da me con la sola voglia dello stare insieme,la prima volta che abbiamo dormito insieme,il suo primo ti amo,le mie follie nel dirle se ti porto a Napoli sulle 13 discese ti chiederò di sposarmi e alla fine spoiler le ho chiesto di essere la mia ragazza,quella volta che abbiamo finto di dovercene andare da casa di mattia solo per l'esigenza di stare da soli,la tua laurea, il darle una mano per la laurea con le correzioni,l'ansia che provava per gli esami,quella volta in cui sei venuta con me a lavoro,la sera che andammo a vedere il murales di Rocco Hunt.....beh potrei continuare veramente per molto ancora ma concludo con la sera a Vietri una sera che mi ha fatto ritornare bambino per molti versi e si è conclusa con l'inizio della fine dopo quel giorno ha iniziato a dirmi che i suoi sentimenti erano cambiati e che non provava più le stesse cose da quel momento giorno dopo giorno ho cercato di far si che il nostro mondo non crollasse ma alla fine purtroppo ho sortito l'opposto e alla fine l'ho persa perdendo con lei una parte significativa di me ma ciò che non perderò sono sicuramente i ricordi.
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telodogratis · 11 months
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“Un invito all’Europa: non rimanere indietro nello spazio!” – L’astronauta danese lancia l’avvertimento
Read More L’entusiasmo e la curiosità per l’esplorazione spaziale sono sentimenti condivisi in tutto il mondo. Tuttavia, l’opinione di Andreas Mogensen, che si appresta a compiere il suo secondo viaggio nello spazio a bordo della navetta SpaceX di Elon Musk, è chiara ed è un invito preciso verso l’Europa: non possiamo permetterci di essere lasciati indietro. L’aspirazione “Un invito all’Europa:…
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Oroscopo di Chirya: dall'8 al 14 Maggio 2023
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Oroscopo di Chirya: Cari, eccoci alle previsioni per la settimana dall’ 8 al 14 Maggio, centro troviamo le questioni di cuore e  le relazioni, per capirci, il mondo di Venere che nel segno del Cancro  è tenera, sensibile, piena di amore assoluto, ed agisce su intuito. I segni d’ acqua e di terra, sono fortemente protetti, il Sole in Toro, garantisce passionalità a tutti i segni di terra, per i segni di fuoco la terza decade è sostenuta fino al 16 del mese della protezione di Giove. Molto nervosi i Cancerini che, per colpa di Marte nel segno, rispondono a tutte le sollecitazioni esterne. Tante giornate intense per tutti quando Martedì 9 una congiunzione Sole Urano in Toro, cambierà molti progetti o le famose ‘carte in tavola’, non opponiamoci, è inutile. Mercoledì 10 la Luna si congiunge a Plutone in Aquario, le insofferenze a lungo trattenute esploderanno sia a livello sociale che personale. In ultimo Sabato 13 un trigono Venere con Saturno porterà a qualcosa di positivo per le donne, un passo avanti per la loro visibilità sociale e sicurezza. Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno ARIETECari Ariete, i pianeti nel segno del  Cancro a voi quadrato,  parlano di tensioni e responsabilità, potremmo pensare anche a  un periodo di difficoltà economica. Opportuno ponderare ogni decisione, e sforzatevi di essere sinceri per quanto riguarda l'amore. Per i single è il momento di rimettere in moto la macchina relazionale e scoprire chi si sta interessando a voi, Marte vi rende ribelli e un po' infantile a fare la parte di chi vuole essere accontentato ad ogni costo, magari un tantino di responsabilità in più vi aiuterà a passare velocemente questo periodo. TOROCari Toro, il vostro compleanno è davvero generoso con voi, siete ben messi sul lavoro, Marte e Venere sono in aspetto positivo e i sentimenti sono fonte di gioia e soddisfazioni. Per chi cerca casa, da vendere o comprare è ottima la giornata di Venerdì 12, che potrebbe essere risolutiva per molte questioni immobiliari. Martedì 9 le coppie prenderanno una decisione per il futuro, una convivenza, un figlio, il matrimonio, passi importanti insomma, per chi cerca l’anima gemella abbiamo incontri passionali nei giorni dal 13 al 14 maggio. GEMELLICari Gemelli, parola d’ordine della settimana sono le pubbliche relazioni, non vi mancheranno occasioni e iniziative di cui molte andranno in porto. In amore è un buon periodo per progetti condivisi, siate elastici, con novità imprevedibili che possono portare sorprese inaspettatamente, ma molto valide. Venerdì 12 Plutone e la Luna favorevoli vi rende desiderosi di sentimenti più profondi e di esperienze più costruttive. La settimana iniziata con una Luna nervosa, si distende con un bel fine settimana. CANCROCari Cancro, un Cielo estremamente armonico vi sostiene, Marte vi regala la spinta per superare le difficoltà, Venere vi dona la determinazione e non vi fa rinunciare ai vostri obiettivi. Anche sul lavoro molti di voi otterranno una promozione o una proposta interessante, potreste risolvere vecchie questioni legate alla casa, a un trasloco. Domenica 14 affrontate, se dovete, dei chiarimenti, affidatevi alla coscienza e con grande forza d’animo che vi sostiene e che avete dentro di voi, risolvete vecchie e annose questioni, è il momento giusto. LEONECari Leone, al riparo dagli sguardi indiscreti godetevi i vostri affetti più intimi, attenzione solo a Mercurio retrogrado che potrebbe creare qualche noioso problema finanziario anche se di poco conto. In amore le recenti amicizie possono divenire una storia vera e continuativa, o passare a vecchie esperienze. Giovedì 12 e Venerdì 13 sono giornate molto proficue, regalatevi una bella vacanza in famiglia nel fine settimana, tra poco Giove diventerà ostile e non sarà più il tempo degli svaghi. VERGINECari Vergine, Mercurio vi favorisce con accordi e contratti, che vi regaleranno una nuova vita, Mercoledì 10 è ottimo per gli incontri di lavoro. Un periodo difficile sta per finire, e molte soluzioni vi saranno offerte da Marte, che in sestile vi dona spigliatezza e voglia di fare. Nella coppia consolidata si sta cercando di risolvere una questione e finalmente potreste chiarirvi con la persona amata. Aspettatevi qualche novità su una situazione che da tempo vi impensierisce e che ora potete permettervi di affrontare in modo diretto e coraggio. BILANCIACari Bilancia, la vostra ostinazione vi premierà durante questa settimana con i primi risultati e tante soddisfazioni. le vostre iniziative in campo lavorativo saranno prese in considerazione.  Positivo anche l’amore con nuovi progetti di coppia, buone notizie tra venerdì 12 e sabato 13 quando avrete prova di una vera e grande amicizia, sfoderate il vostro miglior sorriso sulle piccole noie quotidiane, sarà la miglior risposta per le vostre giornate. Non spendete per il gusto del bello o della moda, il momento non è adatto alle spese pazze. SCORPIONECari Scorpione, Venere e Marte positivi in Cancro, vi donano quella tenerezza che tenete nascosta, ma che ora desiderate mostrare. La Luna, questa settimana, vi aiuta a prendere decisioni importanti per il futuro, seguite il vostro istinto e non sbaglierete.  Mercoledì 10 è una giornata importante per i sentimenti, le relazioni, gli affetti, parlate sinceramente alle persone a cui sapete di poter contare, intessere relazioni durature è molto importante in questo periodo, inoltre esse vi accompagneranno per lungo tempo. SAGITTARIOCari Sagittario, la compravendita di una casa, una convivenza, cambiare lavoro, ecco le cose di cui discutere questa settimana e su cui prendere decisioni. Mercurio, Venere, Giove sono tutti favorevoli e dovete fare scelte di fondo, non più procrastinabili.  Sul lavoro è il momento di dare sfogo alle vostre passioni, molto bolle in pentola e nella vostra mente, non fatevi prendere dalla paura, prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno, ma sappiate che ora è il momento di agire. CAPRICORNOCari Capricorno, questa settimana sarete cauti, prudenti, ma indecisi, Mercurio positivo sblocca situazioni difficili nel lavoro e sull’amore.  Rafforzate un atteggiamento serio per le nuove situazioni che dovete affrontare con grande serenità, cercando di capire bene la direzione da prendere. Siate leggeri e più positivi verso un passato che vi ha visto superficiali e poco inclini alle responsabilità non preoccupatevi, il senso di colpa svanirà presto, intanto rimandate le decisioni importanti se non siete sicuri. ACQUARIOCari Acquario, affrontate tutto ad un passo alla volta, i nati dell'Acquario escono dalle incertezze delle ultime settimane, con piacevoli sorprese e tanti progetti per il futuro. Venerdì 12 le situazioni incerte si dissolveranno. Positivo anche l'amore, che si rianima, per chi ha iniziato una nuova storia, nuove frequentazioni vi doneranno spensieratezza e passione. Questa settimana sarà utile non agitarsi di fronte a decisioni da prendere e questioni da affrontare, fate conto sulla vostra razionalità, che è un bene non comune, senza farvi travolgere dalle emozioni. PESCICari Pesci, la settimana vi vede brillanti e creativi, con tanto buon umore, entusiasmo, e potrete volare verso i propri sogni. La Luna vi darà la capacità di raggiungere i vostri obiettivi, con cambiamenti totali, azzardate. Le coppie stabili pensano al matrimonio o la nascita di un bimbo o una casa, provate, se ve la sentite. Mercoledì 10 e Giovedì 11, i sentimenti e i colpi di fortuna sono in primo piano, in tutti i campi che potete fate passi importanti che credete più adeguati. Read the full article
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lacabinaarmadio · 1 year
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1,941 mt
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Ci siamo resi conto di essere in un tempo preso in prestito, che il tempo è sempre, preso in prestito e che la banca che ce l'ha concesso viene a riscuotere la rata proprio quando siamo meno preparati a pagare e, anzi, ce ne servirebbe dell'altro.
Ci sono amori che nascono per affinità, per circostanze favorevoli, per comunanza di ambienti e amicizie, per pura attrazione fisica, per compatibilità estetica, per ideali condivisi, per colpo di fulmine. Il nostro è nato per sfida. Perché niente intorno a noi suggeriva che fosse possibile. Diversi di natura, simili di ego. Ma abbiamo scelto di fottercene.
Ci esaltava fottercene, anzi.
Continuo a chiedermi se la sfida non fosse troppo elevata, visto come rotolano veloci i sentimenti, da questa rupe.
Tornare indietro è falso.
Andare avanti è falso.
Far finta di niente è falso.
Cercare di rimediare a tutte queste falsità è a sua volta falso.
Eppure se il dolore c'è, lo farei sfogare, e se la fiamma è accesa, non la spegnerei. Chiudersi in noi stessi può essere una cosa terribile quando ci tiene svegli di notte, e vedere che gli altri ci dimenticano prima di quanto vorremmo non è tanto meglio.
Rinunciamo a tanto di noi per guarire più in fretta del dovuto, che finiamo in bancarotta alla nostra banca del tempo a trent'anni, e ogni volta che ricominciamo con una persona nuova abbiamo meno da offrire.
Ma non provare niente per non rischiare di provare qualcosa sarebbe uno spreco.
Il tempo ci rende sentimentali. Forse, in fin dei conti, è colpa del tempo se soffriamo.
E ogni giorno mi torni in mente. Per la precisione, mi tornano in mente alcune delle nostre stravaganti conversazioni e mi accorgo che avrei tanta voglia di continuarle.
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enkeynetwork · 1 year
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piusolbiate · 2 years
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Saluti del Dirigente Scolastico alle Comunità di Solbiate Olona e Gorla Maggiore
Carissimi tutti,
dopo tre anni di lavoro a Solbiate Olona e Gorla Maggiore, sono qui a comunicarVi il mio trasferimento in Puglia a partire dal prossimo primo settembre. Un cambiamento che realizza il tanto desiderato “ritorno a casa”, ma non privo di malinconia per la conclusione della collaborazione con quanti, nel tempo, hanno sempre più assunto il ruolo di amici, e con i quali si sono condivisi momenti belli ma anche delusioni e momenti dolorosi. Sono stati tre anni difficili ma comunque importanti, durante i quali ho cercato di costruire relazioni con le amministrazioni comunali e con le famiglie per il bene esclusivo degli alunni e delle loro famiglie; durante il lungo periodo di emergenza sanitaria con docenti, personale di segreteria e collaboratori scolastici abbiamo lavorato senza sosta per assicurare agli alunni il diritto all’istruzione e alla vita nella comunità scolastica. A conclusione di un periodo lungo e importante sento di dover ringraziare quanti si sono spesi, collaborando a vario titolo con il sottoscritto, per rendere la Scuola sempre più vicina ai suoi alunni e alle famiglie, funzionale alle esigenze che la nostra Repubblica prescrive per i cittadini di oggi e di domani. Innanzitutto, sentimenti di gratitudine vanno alle due Amministrazioni Comunali di Solbiate Olona e Gorla Maggiore, rappresentate rispettivamente dai Sindaci e cari Amici, dott. Roberto Saporiti e ing. Pietro Zappamiglio, con i quali si è lavorato in modo da garantire, attraverso i significativi finanziamenti comunali, l’attivazione di progetti tanto di inclusione quanto di ampliamento dell’offerta formativa. Agli assessori Annamaria Panariello, Annalisa Macchi e Antonella Scolfaro con le quali tali progetti sono stati di anno in anno definiti e realizzati. All’Assessore Fiorella Cometti, attenta osservatrice di tematiche ambientali, con la quale sono state programmate attività educative dedicate tanto ai piccoli della scuola primaria quanto agli alunni della scuola secondaria di primo grado. Agli Uffici Tecnici dei due Comuni di Solbiate Olona e di Gorla Maggiore, diretti rispettivamente dall’arch. Luca Antonini e dalla geom. Manuela Crivellaro, per il costante supporto che ha consentito, in questi tre anni, di rendere i plessi dell’Istituto sempre più “green” e tecnologicamente avanzati.Un ringraziamento particolare alla dott.ssa Antonietta Mottola, per la premurosa presenza nella vita di alunni e famiglie in condizione di difficoltà. Alle due Amministrazioni per quanto fatto insieme, e sarebbe impossibile dimenticarlo, nei momenti più drammatici della pandemia, quando la priorità era sopravvivere, aiutare chi ne aveva più bisogno, dare ai bambini e alle loro famiglie un segnale di presenza. Significativi i risultati ottenuti nonostante le avverse vicende legate all’emergenza sanitaria: la scuola dell’Infanzia Ponti ha incrementato il numero di iscrizioni, ottenendo una sezione in più, la sesta; la scuola primaria ha aggiornato il suo curricolo verticale e le modalità di valutazione allineandosi alla normativa vigente; è stata garantita la disponibilità di uno sportello d’ascolto e di supporto psicologico; sono stati utilizzati finanziamenti europei da una parte per consentire la partecipazione di tutti gli alunni alle lezioni a distanza (progetto FESR “Smart Class”, che ha previsto la distribuzione di tablet alle famiglie in difficoltà) e dall’altra per migliorare l’infrastruttura tecnologica della scuola (progetti FESR “Reti Cablate” e “Digital Board”). Ultima, in ordine temporale, la candidatura della scuola dell’infanzia Ponti ad un finanziamento europeo per la creazione di nuovi e innovativi ambienti di apprendimento.  Con i Carabinieri delle stazioni di Fagnano Olona e Gorla Minore, dirette rispettivamente dai marescialli Francesco Martino e Antonino Giuliano, sono stati organizzate attività di formazione rivolte alle famiglie in tema di legalità e di consapevole utilizzo di strumenti di comunicazione mobile, in momenti in cui i cellulari erano l’unico modo di vivere la comunità. Una scuola non può funzionare senza un ufficio di segreteria efficiente e prodigo alle necessità e alle richieste del suo dirigente e dell’utenza: ringrazio la mia DSGA, dott.ssa Daena Lambiase, che con abilità e passione ha guidato il lavoro del personale amministrativo e dei collaboratori scolastici. Agli assistenti amministrativi che si sono avvicendati in questi anni e che hanno sempre ascoltato le mie richieste, risposto alle mie domande, guidato le mie scelte con la loro esperienza; un grazie di cuore a Maddalena Scaccia, Monica Pasquali, Pierangela “Piera” Testa, Marta Trunfio, Felice Maione, Raffaele D’Ascoli, Arianna Pisano e Giusy Inzirillo.Ad una grande professionista e cara amica, prof.ssa Cristina Bevilacqua, mia prima collaboratrice, per aver messo sempre al primo posto la Scuola e i suoi alunni con la sua competenza e voglia di fare; a Cristina auguro un futuro di meritatissime soddisfazioni professionali delle quali la scuola non potrà che beneficiare.Ai referenti di plesso e alle funzioni strumentali, proff. Alessandra Sganga, Katia Macchi, Federica Rossi, Anna Maria Marinoni, Serena Preziosi, Solange Possetto, Elena Morandi, Federica Scandroglio, Donatella Bienati e Simona Pozzi; mi si consenta di ringraziare, in particolare, le inss. Katia e Federica per l’entusiasmo con il quale sempre hanno collaborato con il sottoscritto. All’ins. Roberta Tornesello, che si è spesa nel fondamentale settore della sicurezza, raccordandosi con l’RSPP di Istituto e gli Uffici Tecnici e curando con competenza l’organizzazione della formazione del personale scolastico.Ai membri del Consiglio di Istituto appena costituitosi, un grazie di cuore per aver deciso di collaborare accettando di entrare a far parte di uno degli organi collegiali più importanti, momento di integrazione delle diverse componenti scolastiche, punto di snodo con le famiglie del territorio.Ai docenti, ai collaboratori scolastici e a tutti coloro che non riesco a citare in questa comunicazione; la scuola cresce e trae la sua linfa vitale dall’impegno, dall’entusiasmo e dal lavoro di tutti. A Voi tutte, famiglie di Solbiate Olona e di Gorla Maggiore, per avermi accolto e per avermi dato fiducia nell’affidarmi il bene più grande che si possa desiderare, i propri figli. Lascio a chi prenderà il mio posto alla guida dell’Istituto Moro di Solbiate Olona una scuola che nel tempo è cresciuta, che ha reagito alle avversità, che ha saputo raccogliere e vincere tante sfide. Al nuovo Dirigente Scolastico faccio gli auguri più cari per un lavoro proficuo e sereno.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Ing. Roberto Diana
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Ritorna il concetto che noi siamo finiti e non possiamo avere tutto per definzione.
Però voglio fare un paragone con la vita. È come se fosse un'estrazione. Casualmente a noi capitano cose, viviamo esperienze, riceviamo e accumuliamo. Il punto sta nel come noi accogliamo il tutto: secondo me dovremmo essere aperti a tutti, capirlo e cercare di farlo nostro, negativo o positivo che sia. Dobbiamo apprezzare ciò che peschiamo, perché dal momento che lo abbiamo pescato è nostro.
In ambito amoroso pure è simile come cosa, e in ambito affettivo. Ognuno di noi incontra delle persone che automaticamente entrano nella nostra vita. Sono tutte in potenza di di essere persone che ci accompagnano, ma non tutte lo diventano, appunto perché non possiamo avere tutto e questo sarebbe il tutto. Per cui quelle persone per noi assumeranno importanza, ed in bade alle esperienze, al tempo ai sentimenti condivisi quelle persone diventano sempre più importanti. Anche chi odiamo per noi ha importanza, altrimenti non proveremmo neanche sentimento. Per cui traslando la cosa potremmo anche essere in potenza di innamorarci di milioni di persone, ma poi una sola, standoci insieme, inizia ad essere veramente speciale. L'amore è una cosa che nasce col tempo e non con i sentimenti. L'importanza diventa semore maggiore perché si condive sempre più di noi stessi, e se si sta bene con quella persona, si impara a capirsi, si impara ad ascoltare ed agire, quell'importanza non può far altro che aumentare sempre più.
"Esistono miliardi di stelle nell'universo, ma solo il sole è per noi indispensabile"
Solo il sole si è degnato di esistere al nsotro fianco e crescerci, se non fosse per lui noi non saremmo qui. Non per UY Scuti o per Betelgeuse, solo per il Sole. Quindi tutto nrlla vita umana prende significato con il tempo.
C'è da dire ora però che il tempo è relativo, c'è chi lo percepisce più velocemente e chi meno, ognuno ha il suo tempo in questo ambito
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superfuji · 2 years
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I paradossi delle politiche migratorie occidentali
MANLIO GRAZIANO
Nel momento in cui studieranno il crepuscolo della nostra società, gli storici del futuro cercheranno di capire le ragioni per cui gli attuali nostri contemporanei ne avessero deliberatamente accelerato la fine. Tutte le società nascono, si sviluppano e tramontano, e le cause della loro scomparsa sono sempre molteplici, si diranno; la società che esisteva agli inizi del Ventunesimo secolo sarebbe comunque tramontata prima o poi.
L’oggetto dei loro studi non verterà su questa ovvietà, quanto piuttosto sul comportamento incomprensibile e autolesionista degli umani di allora; e il particolare che attrarrà la loro stupefatta curiosità sarà la coesistenza di una profonda crisi demografica e di un debito pubblico gigantesco da una parte e, dall’altra, del rifiuto di accogliere gli immigrati. Gli immigrati avrebbero potuto alleviare sia la crisi demografica che il peso del debito, si diranno i nostri posteri, che saranno assai più razionali di noi. E le perplessità dilagheranno.
IRRAZIONALITÀ FISIOLOGICA
Il difetto dei nostri discendenti, se così si può dire, sarà proprio quello di essere troppo razionali. Se per caso dovesse capitar loro di ritrovare queste pagine in qualche polveroso archivio dell’epoca in cui ancora si usava la carta, potremmo disilluderli fin da oggi: la nostra società non è razionale, né nella sua natura né, tantomeno, nei suoi risultati. Tant’è vero che uno dei suoi primi studiosi e suo massimo apologeta, per immaginarne una finalità positiva, ebbe ricorso alla metafora di una «mano invisibile» che, alla fine, sistema tutto, come la provvidenza del Pangloss di Voltaire. È vero che la «mano invisibile» ha portato l’umanità a livelli di benessere mai conosciuti prima, ma, al tempo stesso, ha portato l’umanità a due guerre mondiali catastrofiche, al massacro sistematico di intere popolazioni, e a un’abissale sperequazione tra chi gode di tutti i benefici del benessere e chi non ne gode alcuno.
Uno degli aspetti più paradossali di questa irrazionalità fisiologica – su cui si appunteranno gli storici del futuro – è che a contestare questa società saranno stati innanzitutto coloro che ne godono tutti i vantaggi; non perché, spinti dalla sete di giustizia, volessero spartire il loro benessere con i più diseredati, ma proprio per la ragione opposta: per impedire ai diseredati di ambire (e ancor meno di raggiungere) i loro livelli di benessere.
Non è sempre stato così: nella nostra società, modi di pensare e di vedere le cose, valori e filosofie, giudizi e pregiudizi variano a seconda delle circostanze. Schematizzando, si potrebbe dire che l’umanità è più generosa e altruista quando le sue condizioni di esistenza migliorano, e diventa più meschina e individualista quando peggiorano, o quando si immagina che possano peggiorare. Sembrerebbe lapalissiano, ma non lo è per tutti: ogni epoca tende a trincerarsi dietro al paravento dei “valori” come se fossero eterni e condivisi da tutti, e di questa favola si impregna tutta la società. Ma quali sarebbero, allora, gli eterni “valori” dei tedeschi? Quelli del popolo più letterato e colto del mondo, con il maggior numero di filosofi e di musicisti pro capite, o quelli del popolo che stermina sei milioni di ebrei? Eppure, è proprio il popolo più letterato e colto del mondo, con il maggior numero di filosofi e di musicisti, che ha sterminato sei milioni di ebrei; quel che era cambiato, non era il popolo, non la “natura umana”, ma le circostanze in cui quel popolo viveva.
Da alcuni anni, forse da alcuni decenni, siamo entrati in una nuova èra di meschinità e di egoismo, sentimenti in cui eccellono proprio i più privilegiati, coloro che hanno goduto di tutti i vantaggi del benessere e temono di vederselo sfilare dalle mani. Beninteso, anche in questa èra, non tutti sono meschini ed egoisti perché, a dispetto della favola dominante, non tutti condividono gli stessi “valori”; anzi, la culture war scaturisce proprio sulla convinzione che i propri “valori” siano quelli veri ed eterni, e che quelli degli altri siano in realtà – come si dice con un povero neologismo – “disvalori”, cioè un insieme di modelli etici e comportamentali che minano i “veri valori”, e quindi l’intero impianto della società che su di essi si fonda.
Le perplessità degli storici del futuro cominceranno a emergere di fronte al comportamento irrazionale di una massa crescente di meschini ed egoisti, che nei primi decenni del Ventunesimo secolo incarnava lo spirito del tempo. Si appunteranno sul paradosso che la loro paura di perdere il proprio benessere sarebbe stata alleviata se, invece di respingerli, avessero accolto nei loro paesi gli immigrati. Gli storici del futuro non perderanno tempo in vane condanne morali dell’egoismo che, come si diceva, è un prodotto delle circostanze storiche; ma si diranno che proprio quell’egoismo avrebbe dovuto portare le masse di quell’inizio del Ventunesimo secolo ad agire in modo totalmente opposto: accogliere immigrati e rifugiati, infatti, avrebbe permesso loro di soddisfare il loro interesse primario e immediato, cioè conservare i propri privilegi e le proprie ricchezze.
LAVORATORI ESSENZIALI
Sfogliando gli archivi relativi alla pandemia di coronavirus scoppiata alla fine dell’anno 2019, quegli storici scopriranno che gli immigrati costituivano all’epoca una quota importante dei famosi “lavoratori essenziali” venuti improvvisamente alla luce durante il lockdown: medici, infermieri, addetti alla grande distribuzione, operai, tecnici del gas e della rete elettrica, netturbini, corrieri, fattorini, braccianti, colf e badanti, etc.
I dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) relativi al 2016 indicheranno che, nel paese della Brexit, il 33 per cento dei dottori e il 22 per cento degli infermieri erano «foreign-born», la più alta incidenza al mondo dopo la Svizzera (rispettivamente, 47,1 per cento e 31,6 per cento) e il Canada (38,5 e 24,4), e prima degli Stati Uniti (30,2 e 16,4). E altri dati dell’americano Center for migration studies riveleranno che, nell’anno 2018, il 69 per cento degli immigrati legali negli Stati Uniti di più di 16 anni (e il 74 per cento dei clandestini) lavorava in infrastrutture «essenziali», cioè il 18,3 per cento del totale del personale impiegato in quei settori (sebbene con un peso molto diverso a seconda degli stati: il 35,9 per cento in California, per esempio, il 31 per cento nello Stato di New York, il 30,6 per cento nel New Jersey, o il 28,2 per cento in Florida).
Tra le attività essenziali durante il lockdown, erano nati all’estero il 26 per cento degli addetti ai settori industriali alimentare, medico e igienico-sanitario, il 34 per cento degli addetti ai trasporti, e il 38 per cento degli impiegati delle case di riposo (che, ovviamente, il virus aveva colpito in proporzione maggiore: a San Francisco, per esempio, gli ispanici rappresentavano all’epoca il 15 per cento della popolazione ma il 50 per cento dei contagi).
In Europa (Ue-27), nel 2018, il 13 per cento dei lavoratori essenziali erano nati all’estero, anche in questo caso con grandi differenze tra i singoli stati: il 53 per cento in Lussemburgo, il 29 per cento a Cipro, il 26 per cento in Irlanda, intorno al 20 per cento in paesi come Italia, Belgio, Germania, Svezia e Austria; in Italia, uno dei paesi con più anziani al mondo, ma anche uno dei paesi in cui i partiti ostili agli immigrati vincevano le elezioni, più di tre badanti su quattro (il 77,3 per cento) erano nati all’estero.
Incuriositi da questi dati, gli storici del futuro scopriranno che gli immigrati erano indispensabili alla sopravvivenza economica dei paesi più ricchi e privilegiati anche prima della pandemia. La crisi demografica stava riducendo la forza-lavoro disponibile, e solo l’immigrazione aveva permesso loro di sopravvivere: tra il 2016 e il 2020, il saldo naturale (nascite meno decessi) in Europa aveva visto una diminuzione di 460mila persone, ma il saldo migratorio (immigrati meno emigrati) aveva determinato un aumento della popolazione di 1.214.000 persone. Quei numeri, però, erano insufficienti: nell’anno 2022, in Europa, mancavano 1.200.000 lavoratori, e le tendenze non lasciavano presagire nulla di buono, visto che, secondo certi studi, entro il 2050 ne sarebbero mancati quasi quattro milioni in Francia e sette milioni in Germania. Gli storici del futuro potranno verificare se queste previsioni erano esatte.
Come si poteva leggere sul Financial Times del 10 ottobre 2019, l’80 per cento delle imprese giapponesi lamentava una carenza di manodopera, come pure il 50 per cento delle imprese tedesche, il 45 per cento di quelle americane, tra il 20 e il 30 per cento di quelle francesi e spagnole, e circa il 20 per cento di quelle britanniche. Una parte della riduzione del Pil di questi paesi negli ultimi decenni era dovuta precisamente alla manodopera insufficiente: a inizio secolo, l’Ocse aveva previsto per il periodo 2000-2025 un declino medio annuo del Pil dello 0,4 per cento nell’Unione europea e dello 0,7 per cento in Giappone imputabili proprio alla crisi demografica.
Già nel 2011, la Commissaria europea agli affari sociali, Cecilia Malmström, aveva rivelato: «Quando incontro i ministri responsabili delle politiche del lavoro, quasi tutti parlano della necessità di far venire lavoratori immigrati – ed è vero, abbiamo bisogno di centinaia di migliaia, di milioni di immigrati a lungo termine. Ma quando i ministri tornano davanti al loro pubblico nazionale, di questo messaggio non vi è più traccia».
Alla lettura delle parole di Malmström, gli storici del futuro saranno forse ancora più disorientati: perché, sapendo che gli immigrati erano indispensabili, e a milioni, i ministri responsabili non solo non fecero nulla per farli arrivare, ma anzi fecero di tutto per impedire loro di arrivare? Nel futuro, forse, si sarà persa traccia dello stato di decadenza dei sistemi politici i cui responsabili, diciamo così, anteponevano sistematicamente il loro personale successo elettorale al benessere del loro paese: invece di smarcarsi dall’egoismo dei loro elettori, vi si adeguavano plasticamente, perché sapevano che se avessero voluto affrontare i problemi del loro paese non sarebbero più stati eletti, e che se avessero voluto essere eletti, avrebbero dovuto evitare con cura di affrontare i problemi del loro paese.
CONFLITTO GENERAZIONALE
Ma i paradossi della situazione demografica di inizio Ventunesimo secolo non erano finiti. Anzi. Una volta appurato che il declino delle nascite comportava una progressiva riduzione della manodopera disponibile, e quindi un declino della produzione e dei consumi, e quindi, inevitabilmente, una crisi, gli storici del futuro verranno a contatto con un’altra incongruenza: la «mano invisibile» aveva reso possibile uno spettacolare aumento della speranza di vita, passata, nel mondo, da 31 anni all’inizio del Novecento a 65 anni nel 2000, per arrivare a 73 nel 2022; ma la stessa «mano invisibile» aveva finito per trasformare quello straordinario successo in un problema sociale, in ragione della combinazione tra bassa natalità e, appunto, allungamento della vita: il “tasso di dipendenza”, cioè il restringimento del rapporto tra popolazione pensionata e popolazione in età lavorativa.
Quel restringimento, avvertiva – nel 1990! – il direttore dell’Istituto francese di studi demografici, Jean-Claude Chesnais, può portare alla rottura del compromesso generazionale: i lavoratori attivi, sempre meno numerosi, saranno chiamati a produrre sempre più per i pensionati, e «nulla permette di sperare che i primi accetteranno di vedere la loro parte diminuire in favore dei secondi».
Nel 1960, nei paesi dell’Ocse, per ogni persona di 65 anni o più, ve ne erano 5,7 in età compresa tra 20 e 64 anni; nel 1990, quel rapporto era sceso a 4,2 e, nel 2019, a 2,8; la previsione dell’Onu era che sarebbe sceso a 1,65 entro il 2050. Perdipiù, mentre il rapporto tra adulti in età lavorativa e pensionati tendeva a ridursi, l’aumento della speranza di vita portava con sé un aumento della spesa sanitaria destinata agli anziani.
La combinazione di questi due fattori alimentava un fenomeno socialmente inedito, chiamato negli Stati Uniti, dove era nato, “ageism”, cioè l’ostilità nei confronti delle persone anziane, viste come predatrici delle risorse pubbliche (e, soprattutto, private).
Nel settembre 2009, in un servizio perfidamente intitolato The case for killing granny, la rivista Newsweek faceva notare come l’aumento della spesa destinata agli anziani «coincidesse» con l’apertura del dibattito sul diritto all’eutanasia. Una coincidenza tanto più significativa se si considera che quella generazione di anziani non solo era la più longeva di qualsiasi altra nella storia, ma anche la più ricca: le successioni e le eredità erano ormai diventate operazioni finanziarie di considerevoli dimensioni (e quindi di considerevole appetibilità).
Alla comparsa del Covid-19, l’“ageism” ebbe un soprassalto: siccome gli anziani erano più esposti al contagio, furono additati come “responsabili” di un lockdown imposto a tutta la società. Gli storici del futuro troveranno persino traccia di quello che, nell’antiquata tecnologia del Ventunesimo secolo, si chiamava hashtag: #BoomerRemover, un allegro incitamento alla pandemia affinché “rimuovesse” massicciamente i boomers, cioè i figli del “baby boom”, nati nei vent’anni successivi alla Seconda guerra mondiale; e troveranno anche, come prova finale della decadenza della società dell’epoca, la foto di una partecipante alle manifestazioni armate contro il lockdown negli Stati Uniti con in mano un cartello assai più esplicito: «Sacrificate i deboli. Riaprite il Tennessee».
MISERIA DEL MONDO
Ma i paradossi non sono finiti. Ce n’è almeno ancora uno, e non dei meno curiosi. Uno dei pretesti più frequentemente avanzati dalle popolazioni spaventate dei paesi più ricchi per tenere lontani dalle loro frontiere gli immigrati era l’assenza di risorse per accoglierli: un ministro francese dell’epoca, che perdipiù si definiva “socialista”, aveva fornito una giustificazione sintetica e facilmente palatabile: «Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo!».
Non sarà possibile, agli storici del futuro, trovare dati attendibili su quanto venisse speso, dai diversi paesi europei o dall’Unione europea in quanto tale, per impedire a immigrati – e persino a profughi di guerra e di calamità, che pure avevano formalmente diritto all’asilo – di varcare i loro confini. In una ricerca di tre studiosi internazionali pubblicata nel 2019 su The Correspondent, gli autori dichiaravano di arrendersi di fronte alla complessità dei capitoli di spesa poco chiari o inaccessibili: «L’Europa spende miliardi per fermare la migrazione. Beato chi riesce a capire dove vadano a finire i soldi».
Alcune spese erano note: 755 milioni di euro all’anno erano destinati all’unico esercito europeo comune esistente, quello creato per combattere gli immigrati – Frontex; sei miliardi erano andati alla Turchia alla fine del 2020 per tenersi in casa profughi e immigrati altrimenti diretti in Europa, che si aggiungevano a svariate centinaia di milioni corrisposti negli anni precedenti allo stesso titolo; 5,2 miliardi distribuiti a governi e milizie private della riva sud del Mediterraneo (tra cui la Mauritania, dove vi sarebbero stati ancora 600mila schiavi) allo scopo di arrestare i flussi di immigrati. Indifferenti al fatto che, per raggiungere quel risultato, decine di migliaia di persone fossero costantemente sequestrate, rinchiuse in campi di detenzione in condizioni disumane, vendute in schiavitù, torturate, stuprate e, a volte, uccise. E indifferenti al fatto che la loro politica di preclusione avesse provocato la scomparsa di 24.303 persone nel Mediterraneo tra il 2014 e il 6 luglio 2022.
Sull’impossibilità di accogliere tutta la miseria del mondo, poi, gli storici del futuro avrebbero notato un’ulteriore incongruenza: nel novembre 2021 alcune migliaia di rifugiati africani, mediorientali e afghani erano stati bloccati per settimane alla frontiera tra Bielorussia e Polonia, privi di tutto e con temperature intorno ai –10°, perché, si diceva, mancavano le risorse per accoglierli; venti di loro, tra cui un bambino di un anno e un ragazzo di 14, erano morti di ipotermia e fame; ma dal febbraio al giugno 2022, quasi cinque milioni e mezzo di profughi ucraini erano stati accolti in Europa e, per loro, le risorse erano state trovate. Rifugiati di guerra gli uni e gli altri, la sola cosa che li distingueva era il colore della loro pelle.
Gli storici del futuro, dopo essersi applicati con curiosità da entomologhi allo studio del fenomeno Donald Trump, concluderanno che, tra il presidente americano (che aveva dichiarato di non volere più immigrati provenienti da «shithole countries») e i dirigenti europei, la sola differenza stava nel linguaggio.
COMPLICI DEL COLLASSO
Ma gli storici del futuro noteranno anche che, per alcuni specialisti, i soldi spesi per respingere gli immigrati avrebbero dovuto essere invece impiegati per accoglierli e integrarli nei paesi di destinazione: non solo si sarebbero risparmiate 24.303 vite umane solo nel Mediterraneo, ma si sarebbe cominciato a risolvere, almeno parzialmente, il problema di carenza di manodopera e di deficit fiscale.
In un numero dell’agosto 2015 dell’Economist, in un articolo intitolato Let them in and let them earn, potranno leggere quanto segue: «Molti studi dimostrano che gli immigrati in tutto il mondo hanno maggiori probabilità di avviare attività economiche rispetto ai nativi e meno probabilità di commettere reati gravi, e che pagano più tasse. Portano con sé competenze complementari, idee e connessioni. Trasferendosi in Europa , dove ci sono certezza del diritto e imprese efficienti, possono diventare molte volte più produttivi e i loro salari aumentare di conseguenza».
Taluni sostenevano addirittura l’apertura totale delle frontiere ai movimenti migratori, asserendo che tale misura avrebbe potuto non solo migliorare la vita di milioni di persone ma addirittura raddoppiare il Pil mondiale. Era, per esempio, la tesi dell’economista Michael Clemens, secondo cui, spostandosi verso le aree più sviluppate, milioni di persone avrebbero guadagnato di più, prodotto di più, consumato di più, pagato più tasse e fatto più figli. «Quando vedo le politiche di limitazione dell’immigrazione», concludeva Clemens, «mi sembra che si buttino migliaia di miliardi di dollari sul marciapiede».
Un’ultima assurdità, che completa e compendia tutte le precedenti, è che persone giovani, pronte ad affrontare ostacoli di ogni sorta, a sfidare le avversità naturali, le persecuzioni, la prigionia, violenze e umiliazioni, fino a rischiare la propria vita e quella dei propri cari, non potevano che avere doti di intraprendenza, di coraggio, di risolutezza e di ingegno che avrebbero potuto dare un colpo di frusta alle senescenti, pigre e sterili economie dei paesi di più vecchia industrializzazione. E, invece, le popolazioni senescenti, pigre e sterili economie dei paesi di più vecchia industrializzazione, forse spaventate proprio dalla caparbietà degli immigrati, preferirono trasformare la loro vita in un inferno mostrando loro ostilità e disprezzo: fino a provocare in loro un’ostilità e un disprezzo uguali e contrari. E rifletteranno, gli storici del futuro, che crearsi nemici senza ragione è sempre stato un errore capitale, che ha sempre accelerato la disgregazione e, infine, il collasso delle civiltà.
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cuor-trasparente · 2 years
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13/06
Ho voglia di scrivere, mi manca farlo. Mi lamento spesso di non esserne più in grado, di aver perso la mano e di non esser più capace a dar voce ai miei pensieri, ma da oggi ho voglia di riprendere. Cosa ha scaturito in me la voglia di riprendere a scrivere? Per caso, scrollavo i media condivisi su telegram tra me e marco , il mio migliore amico. Sono tornata indietro all’agosto dell’anno scorso, a quando gli mandavo gli screen delle mie discussioni infinite con Francesco, e in particolar modo ho letto e riletto i miei messaggi, pieni di dolore e di rabbia. Ad oggi, sorrido. Avrò modo di raccontare delle mie vicende, di chi è Francesco, di chi c’è stato prima e di chi c’è stato dopo… Per ora c’è una parola che tuttavia risuona nella mia testa: oblio. Oblio oblio e oblio, mi fa tremendamente paura. Perchè? Perchè a distanza di un anno non ricordo più quello che ho vissuto, i sentimenti che ho provato, l’amore, l’odio e le lacrime. Di Francesco ricordo le notti passate a piangere, della litigata in mezzo alla piazza di Praga, ricordo della morsa al cuore l’ultima notte passata con lui e infine, vagamente, ricordo di esserne stata innamorata. Un po’ per autopreservazione, un po’ per rabbia, la mia prima reazione a quando qualcosa va male in una relazione è cancellare tutto. Una volta chiuso il mio rapporto con Francesco la mia reazione immediata è stata quello di eliminare le foto più preziose di me e lui a letto, di eliminare la chat con annessi i messaggi preferiti, eliminare ogni singolo ricordo… come a voler fregare il mio cervello nell’eliminare le prove di un sentimento che c’è stato e che doveva essere dimenticato. E così è stato. Spoiler: è stato così anche per relazioni successive.
Questo mi ferisce un po’, io non voglio dimenticare. E forse, la scrittura è l’unico mezzo che mi permette di fissare i miei sentimenti, fissare i miei ricordi, le mie sensazioni e congelarle per un tempo indefinito. Non importa se saranno di passaggio, non importa se avranno poco impatto sulla mia vita o se non saranno significativi gli episodi che racconterò, voglio prenderli, tenerli, conservali e un domani rileggerli.
Lo prendo come gesto di amore nei confronti di me stessa, uno spazio in cui coccolarmi, volermi bene e lasciarmi andare.
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sciscianonotizie · 2 years
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Libri, nella Zona franca di Alessandro Rosato il viaggio di una generazione alla ricerca di sé
Il libro dello scrittore e regista varesino, pubblicato da Maddali e Bruni di Firenze, è già nella classifica Amazon delle cento novità più interessanti in Narrativa contemporanea a due settimane dall’uscita.  
In un mondo fatto di schemi e definizioni, in cui la vita scorre come una check-list di cose da fare, la “zona franca” – una frazione di secondo che non appartiene a nessuno, simile all’istante sospeso in cui si taglia un incrocio quando il semaforo è rosso per tutti – diventa metafora di un viaggio introspettivo in fondo ai limbi, agli inferni e ai paradisi perduti del cuore.
Zona franca è il sorprendente romanzo di esordio di Alessandro Rosato, pubblicato dalla casa editrice Maddali e Bruni di Firenze. L’autore, originario di Varese, giovanissimo e talentuoso, dopo la laurea a Pavia, il periodo di studi al Trinity College di Dublino e i master a Barcellona, ha lavorato come brand strategist per marchi prestigiosi. Nel 2020 ha lasciato il lavoro nel campo della pubblicità per dedicarsi alla scrittura e alla regia cinematografica.
L’azione del romanzo si svolge nell’arco di ventiquattro ore, in un giorno di primavera del 2000. L’io narrante e protagonista, Gabriele, ventiseienne milanese, è sul volo Milano-Lisbona. Nella capitale portoghese vuole ricominciare da zero e dimenticare Barcellona, dove ha lavorato per qualche anno ma che poi ha lasciato, soffocato dal ricordo dolce-amaro di un amore finito e dal rimpianto di uno mai nato. Si alternano, intrecciandosi, due piani narrativi. L’uno coevo al viaggio tra le nubi, incentrato sulle sue riflessioni e stati d’animo. L’altro, differenziato anche per l’uso del corsivo, che ripercorre i ricordi dei momenti più o meno felici trascorsi a Barcellona. Il secondo piano narrativo contiene le premesse e gli antefatti del primo. Sono memorie di luoghi, rituali, routine, relazioni effimere in una città piena di sogni, multietnica e multiculturale. Sullo sfondo la movida barcellonese, tavoli condivisi con sconosciuti, la crew (la cerchia di amici più stretti), le feste di addio per chi torna nel proprio paese dopo gli studi o lo stage, l’ebbrezza dell’alcol, lo spleen della domenica, le assolate terrazze, le vie brulicanti di turisti, la ricerca della quiete e della tranquillità sotto le navate ombrose di una chiesa.
E poi le persone che hanno condiviso un breve, ma intenso, tratto di vita con lui: la sua ex ragazza austriaca Ari; Mario, l’amico italiano con la “paura del rimpianto”; Sophie, la bella francese dalla decappottabile di seconda mano. Con lei Gabriele instaura un rapporto speciale, fatto di parole non dette, di complicità, di attimi sospesi nell’eccitante brivido del pericolo. Rivelatrice la sua abitudine di “tagliare” i semafori rossi: «Penso a quell’istante subito dopo aver tagliato il rosso, in cui ci sentivamo in un tempo sospeso; una specie di limbo in cui il rosso era acceso da entrambe le parti: una frazione di secondo che non apparteneva a nessuna carreggiata. In quegli attimi, la macchina apparteneva a tutto e a niente. Anche noi, lì sopra: eravamo in una zona franca. E ci sentivamo così noi. Così selvaggiamente noi stessi».
I piani narrativi procedono paralleli, finché i ricordi del passato lasciano il posto agli eventi e ai personaggi del presente. Come Giacomo, un anziano signore dalle molteplici passioni, e Lara, una misteriosa ragazza dalle mani delicate. Uno scalo imprevisto a Barcellona cambierà i progetti di Gabriele e lo costringerà a riaprire un capitolo della sua vita che credeva già chiuso.
Lo stile semplice e scorrevole, variato da moduli colloquiali propri del gergo giovanile e da un’efficace trascrizione filmica delle scene, riesce a esprimere in maniera autentica le sfumature dei sentimenti e dei pensieri più reconditi.
Zona franca è un romanzo di formazione, in cui l’autore si interroga sulla ricerca della propria identità, sulle scelte dettate dall’abitudine o dalle pressioni sociali, sulle esitazioni che hanno cambiato la storia, sulle passioni accantonate, sulla potenza che non si è tradotta in atto. Ma anche sulle seconde possibilità che la vita ci offre e sulla voglia di vivere fuori dagli schemi. È anche lo specchio di una generazione, la cosiddetta “generazione Erasmus”: giovani inquieti, dalla vita frenetica, sentimentalmente instabili, che non hanno ancora trovato il loro posto nel mondo, e di cui Alessandro Rosato si candida a diventare una delle voci più interessanti.
source https://www.ilmonito.it/libri-nella-zona-franca-di-alessandro-rosato-il-viaggio-di-una-generazione-alla-ricerca-di-se/
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abr · 3 years
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L’estetica del KITSCH (*) si fonda sulla fede del Paradiso in Terra: il mondo dev’essere assolutamente giusto e l’uomo assolutamente buono. Dato che sul piano pratico “la vita è ‘na mmerda”, la via d’uscita è rifugiarsi nei sentimenti “buoni” e condivisi, a discapito della realtà quando questa risulti ingiusta, “disgustosa”: tipo l’impossibilità che un gay rimanga incinto (vedi foto).  
E’ il famoso esempio “LA MERDA NON ESISTE” di Kundera: la merda è il segno tangibile del nostro destino terreno legato alle leggi biologiche ma essendo culturalmente riprovevole (ci si apparta per cagare), va negata, rimossa. 
Il motore del Paradiso in Terra è quindi il sentimento, il cosiddetto cuore. Per ottenere l’adesione collettiva di tanti cuori e stimolare la fratellanza, concetto cardine del Paradiso Kitsch, si ha bisogno di simboli dozzinali, “alla moda” che abbiano a che fare con l’immaginario comune: tipo giovani che corrono sorridenti capelli al vento o bambini che giocano su un prato verde. Il Kitsch nulla c’entra con l’erba verde e la corsa o i giovani (o all’opposto con la merda da negare): è la commozione condivisa, il sentimentale e acritico di vissuti sdoganati dalla memoria collettiva. Il Kitsch sociale è fondato sui sentimenti e sugli archetipi dell’inconscio collettivo. Un’edulcorazione capace di portare brivido e, nello stesso, tempo, rassicurazione nel grigiore di una vita dove si è costretti ad ammettere giornalmente la defecazione.
Il KITSCH impone che non esista «individualismo, dubbio e ironia» ma solamente convinta serietà nell’accettazione della Verità Assoluta del Bene e del Bello nel senso più petaloso del termine. Il Kitsch è, quindi, certezze dogmatiche, immobilismo. Non esistono opinioni o confronto ma solo “giusto” e “bello” da imitare, “sbagliato” da rimuovere. E’ il concetto di IMPERATIVO CATEGORICO Kantiano per come potrebbero implementarlo dei bambini di sei anni: "agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, vuoi che divenga una legge universale". 
BENVENUTI NELL’ERA DEL KITSCH. 
(*):  Il KITSCH, termine nato intorno al 1860, definiva la caratteristica estetica di opere contraffatte, eccessivamente adornate e dozzinali (Kitschen letteralmente significa «costruire mobili nuovi con pezzi vecchi»). In arte, può essere definito come un’imitazione sentimentale, esagerata, artefatta e superficiale fino al GROTTESCO.
ispirato da  https://www.kabulmagazine.com/kitsch-dei-superstimoli-sociali-la-metafisica-della-merda/
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tvttb · 3 years
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emme entra per gradi nella mia vita, passo dopo passo, c'è ancora tanto da lavorare e tanto da conoscere di entrambi e questa cosa a me mette molta ansia; quando conosci qualcuno su tumblr già metà del lavoro è fatto, la gente sa cosa ti piace in linea di massima, legge i tuoi pensieri, cerca di aiutarti, condivide il tuo dolore e la tua gioia, si sente capito e ti capisce; quando conosco qualcuno delle mie zone su qualsiasi altro social per me è così difficile, mi sento strana, ho dei gusti che non vengono condivisi, non mi sento capita, ho difficoltà ad approcciare, comunicare i miei sentimenti, raccontare la mia inutile vita, instauro un rapporto freddo e distaccato e risulto antipatica, che poi dal vivo sono vulnerabile, inerme, mi sento minacciata dall'idea di risultare un'idiota, parlo tanto, racconto troppo anche cose stupide per evitare i silenzi imbarazzanti e risultare awkward; emme a me sta piacendo, ma ho paura di rovinare tutto per colpa mia e della mia ansia che sempre mi accompagna e non mi abbandona mai
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