Tumgik
#vivere sano
franca-body74 · 1 year
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Amo talmente tanto il burro di arachidi che ho imparato a farlo in casa 🏠💗💗
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falcemartello · 5 months
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SUL FEMMINISMO E LA REDPILL
La divisione che sta venendo operata entro la società, quella tra uomini e donne, è estremamente pericolosa.
Finora eravamo abituati ad altri tipi di divisioni, “orizzontali”: per caste, razze, classi sociali, e ultimamente anche generazioni.
Quello tra uomo e donna è l’unico “verticale”, in grado di minare la nostra civiltà, per come la conosciamo ancora, proprio nei fondamenti.
La fiducia fra uomo e donna è essenziale per la formazione del nucleo cardine della nostra organizzazione sociale: la famiglia.
Senza fiducia fra uomo e donna non si può pensare a fare figli, a generare nuova vita che determina il ricambio necessario al mantenimento e allo sviluppo della civiltà.
Mentre la divisione sulla base della classe sociale teorizzata dall’ideologia comunista permette ancora questo, in quanto entro ogni classe sono ancora presenti tutti gli elementi necessari alla nascita e alla crescita di una collettività sana, quella fra uomo e donna rende impossibile la formazione e l’esistenza stesse di un gruppo coeso e sano di persone.
Si finge, attraverso una vaga propagandata fratellanza fra sole donne o soli uomini, che gli uni e gli altri possano contare e “fare gruppo” solo con i loro simili.
Ma le donne hanno bisogno degli uomini e gli uomini hanno bisogno delle donne, è scritto nella nostra biologia (se non siete credenti), oppure l’ha detto Dio (se lo siete).
Sottolineo questo concetto: non solo la civiltà —ha bisogno— di entrambi per prosperare, ma anche i singoli individui —hanno bisogno— degli individui a loro opposti per vivere.
Se non si comprende a fondo che è un bisogno e non una contingenza non si comprenderanno neanche tutti i fenomeni a cui stiamo assistendo negli ultimi anni (denatalità, indebolimento mentale dei ragazzi, redpill, “femminicidi”, ricerca spasmodica della realizzazione personale attraverso la carriera lavorativa, ecc…).
@Bismarck888
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focacciato · 7 months
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Abbiamo parlato di spazi, di come vivere in una casa così piccola non ci permette di fare le nostre cose in piena libertà, che sia cantare a squarciagola la nostra canzone preferita o fare qualsiasi altra cosa senza il pensiero di disturbare l'altro. La convivenza è sempre qualcosa che mette sul tavolo ogni cosa che dà fastidio dell'altro, perché ovvio che c'è qualcosa che mi dà fastidio di te e qualcosa che ti dà fastidio di me, siamo due persone diverse che vivono insieme. Mi rincuora sapere che abbiamo creato un rapporto così sano da poter parlare di tutto quello che non va senza pensare minimamente al litigio, semplice comunicazione, nessun muro, ma semplici conversazioni che hanno un fil comune: risolviamo - insieme.
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tiaspettoaltrove · 29 days
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Ho sognato un storia d’amore.
Mi capita ultimamente sempre più spesso, perfino nel sognare, di sentirmi spettatore e non protagonista. Posizione negativa, si potrebbe pensare, in qualche modo limitante. A volte lo è, inevitabilmente, ma non sempre. Diciamo che vivo questa nuova normalità in modo sano, accettandola. Stanotte, invece di sognare la solita situazione compromettente, amorale, e non etica, ho fatto un sogno romantico, beato, profondo. Non ho schizzato copiosamente, bensì mi sono emozionato, e allietato. Assistevo al racconto di una storia d’amore, e la particolarità risiede nel fatto che vi assistevo in televisione (che io guardo pochissimo, quasi mai), e nello specifico in una trasmissione che odio (e che notoriamente non parla di storie d’amore, specialmente con tale inflessione e cadenza): “Striscia la notizia”. Orbene, esplicitare ciò che penso di quel programma tv in questo post non avrebbe senso, e mi porterebbe ad allungarmi oltremodo. Mi voglio invece focalizzare sul contenuto, non sul contesto. C’era un uomo che parlava della sua donna, e lo faceva con trasporto, con amore. Quasi come se fosse ipnotizzato, rapito. Più verosimilmente era semplicemente malato, malato dell’amore, quella malattia che pure in tanti vorremmo prendere. C’era un epilogo tragico, che però non vedevo, non vivevo (perché mi sono svegliato prima). Eppure c’era. Ricordo che pensavo che alla fine la sua donna sarebbe stata uccisa dalla mafia, avevo questa sensazione nitida nel mentre ascoltavo il racconto. Ma adesso, a posteriori, non mi importa. Perché vivevo solo la piacevolezza di quel trasporto, di quell’emozione raccontata così bene. C’erano in sottofondo le musiche dei Queen. Credo “Bohemian Rhapsody”, non ricordo con esattezza, ma le atmosfere erano quelle. In tutto ciò avrà influito sicuramente il fatto che da non molto ho riascoltato “A Night at the Opera”, disco pazzesco che consiglio a tutti (magari in vinile o in una registrazione da vinile e non su Spotify, se possibile). Ricordo un’immagine di lei che usciva da una specie di lago, dopo aver fatto il bagno. E si intravedeva molto parzialmente la mia grande passione, che è il fondoschiena femminile. Rammento lui, che parlava di lei come la risoluzione di tutti i suoi problemi. O quantomeno, del problema della sua assenza, dell’assenza di quell’anima gemella che sa riempire vuoti. Si appartenevano, si amavano, e probabilmente avrebbero meritato di vivere assieme tutta la loro intera vita. Ma era un sogno, già. Solo un sogno. Il sogno della storia di un altro, di un’altra. E di me che sto lì, davanti al televisore, ad ascoltare con attenzione quel racconto. Come in un film, uno di quelli in cui piango a dirotto lacerandomi da solo. Autoinfliggendomi la sofferenza dell’assenza da me scelta e rivendicata. Un masochismo romantico e passionale, scevro da quella componente sessuale che spesso tende a stridere, a fuorviare, a catalizzare l’intera attenzione su di sé. E che io stesso spesso uso, impropriamente, per creare dipendenza.
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a-dreamer95 · 2 months
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Io sono fatta per camminare, parlare e non per stare ferma, la qual cosa mi provoca la classica reazione di “spelluzzico da compensazione”. Con il tempo, ho imparato a controllare tutto ciò, ma non dovrei percepire di fare un sacrificio per vivere senza tentazioni. Vorrei essere in grado di resistere alle tentazioni senza sentire che sto rinunciando a qualcosa di importante o facendo "sacrifici"...
È mia grande premura far passare il messaggio che in questo tipo di percorso, il vero punto di arrivo non è il dimagrimento, ma il consolidamento di nuove abitudini, nuovi gusti e, ancora meglio, nuove necessità. Si riesce a non ritornare alle abitudini precedenti, perché la sensazione di benessere è tangibile ogni giorno e la sua mancanza è immediata quando alcune abitudini scorrette tentano di ritornare stabili. È il momento in cui uno stile di vita sano non è più un obbligo, è necessità: diventa necessario quel senso di equilibrio dentro e fuori di noi, con le persone e con le cose.
Uscire a fare una passeggiata all'aria aperta mi tranquillizza, mi apre la mente, mi fa vedere quello che perdo nella corsa delle mie giornate. Allora ho capito che mi dovevo davvero fermare: ero uscita dalle mie abitudini e ne dovevo trovare di nuove, perché il tempo è così prezioso!
Così mi sono anzitutto chiesta cosa altro mi mancasse. Dopo un po’ era chiaro: cucinare con calma e poter condividere le mie ricette, recuperare tutte le foto fatte anche in passato nella speranza di aiutare chi ha meno fantasia, leggere, studiare e fare un po’ di sport. 
Tutte le nuove abitudini introdotte hanno risvegliato e allietato la mia mente, la voglia di fare e soprattutto la gioia di fare. L’attività fisica, in primo luogo, ha sostituito i due chewingum, che già al quinto giorno non sono più stati necessari, e mi ha confermato che qualcosa nel mio percorso mancava, qualcosa che chiude il cerchio. Ho quindi capito che la ricerca del benessere non si era mai fermata, non si era mai arresa, ma si era alimentata di nuove consapevolezze e si era fortificata. Nel “tempo libero” non avevo cercato il frigorifero ma attività che mi facessero bene al corpo e alla mente. 
Ho avuto conferma che il benessere cerca il benessere e si può esprimere nella misura dettata dalle possibilità che abbiamo, o che decidiamo di darci, nei diversi momenti della vita. Io voglio pensare che questo sia l’inizio di una delle fasi di un percorso di benessere strutturato e solido. Mi porterò nell’anima il bagaglio di questi giorni e riorganizzerò i tasselli delle mie priorità.
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limoniacolazione · 8 months
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Dice che se un lombrico lo tagli in due poi hai due lombrichi nuovi fiammanti. Dice, cioè, che la parte di culo del verme originario, che ha perso la testa, ne genera un'altra e che così la parte di testa che è stata separata dal culo ne riproduce uno nuovo. Due vermi, dice, nuovi di zecca.
Ma la testa che nasce da solo culo, non sarà una testa di merda?
Mi sono chiesta: se mi tagliassero per il largo pure a me e avessi la capacità di rigenerarmi in due entità diverse, cosa succederebbe a tutto l'immateriale ammasso di pensieri? Si dividerebbe una volta per tutte il bene dal male, il marcio dal sano? Potrei ricominciare a vivere serenamente nella me che ha conservato il buono e rottamare la me in cui si è concentrata la parte avariata? O il germe malato resterebbe in entrambe le mie nuove persone, rendendole due miserabili e infinitamente afflitte creature? E se la prima opzione fosse quella corretta e ripetessi l'operazione di taglio all'infinito - dissezionando ancora e ancora ogni nuova versione della me migliorata - otterrei forse una me ripiena di bene assoluto?
Alla fine, dice, che è tutto un mito. Che un verme a metà, spesse volte, non ricresce in due vermi diversi, ma muore. Dice che per tutti è così, tranne la planaria, che nasce sempre due volte.
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riflussi · 6 months
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Forse dovrei smetterla sul serio di darmi la colpa per ogni cosa e non riuscire a vivere dei sani boundaries come qualcosa di sano (appunto).
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lonleyasthemoon · 7 months
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Ho intrapreso un nuovo percorso come tirocinante in una comunità, dove i bambini lavorano su se stessi, cercano di condividere la loro quotidianità con gli altri; vedo gli occhi brillare appena ricevono una bella notizia, quando finalmente possono svagarsi andando a pallavolo, calcetto, in bici… la loro spensieratezza li allontana dalla sofferenza che vivono perennemente, costantemente, quotidianamente, inconsciamente.
Vorrei potermi prendere cura di ognuno di loro, cancellare i loro traumi e dedicare la mia vita pur di vederli vivere in modo sano.
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diceriadelluntore · 2 months
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It's evolution baby
Il progresso vive per mangiare, e a volte dimostra addirittura di poter morire per mangiare. Sopporta ogni pena al fine di essere felice. Volge il pathos verso le premesse. L’estrema affermazione del progresso ha decretato ormai da tempo che la domanda si regoli sull’offerta, che si mangi perché sia un altro a diventare sazio, e che il venditore ambulante interrompa persino i nostri pensieri offrendoci cose di cui non abbiamo alcun bisogno. Il progresso, sotto i cui piedi l’erba si mette a lutto e il bosco diventa carta da cui crescono fogli di giornale, ha subordinato la vita ai viveri, trasformando noi stessi nelle viti di ricambio dei nostri utensili. Il dente dell’epoca è cavo; poiché quando era sano giunse la mano che vive di otturazioni. Là dove si è spesa ogni forza per togliere ogni asperità alla vita, non rimane nulla che ancora necessiti di essere protetto. In quei luoghi l’individualità può vivere, ma non può più nascere. Potrà forse, coi suoi desideri nevrotici, far comparsa come ospite in zone dove, nel comfort e nella prosperità, circolano avanti e indietro automi privi di volto e di saluto.
Karl Kraus, In Questa Grande Epoca, 1914 (edizione italiana a cura di Irene Fantappiè, Marsilio, 2018)
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machecaspiterina · 8 months
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e poi perché io vorrei comunicare in modo sano e maturo con una persona che sono tre settimane che dice che non può vivere perché deve studiare e poi in realtà questa cosa conta solo se deve vedersi con me ma io esattamente cosa sto aspettando a darmi una svegliata
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gcorvetti · 6 months
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Monotonia.
Sgradevole ripetizione o insistenza di un motivo invariabile. Tedio provocato da una piatta uniformità. Definizioni dall'Oxford language dictionary. Oggi si chiude il mese di Ottobre, tutti amminchiati con halloween e da domani si parte con la trafila del natale, nessuna novità, tutto come da programma degli ultimi 20 anni o forse più, tutto regolare come le lancette dell'orologio che instancabilmente girano sempre allo stesso modo, ma non vi annoiate? Non vi viene il vago presentimento che sia tutto maledettamente ripetitivo? La stabilità che volete è una prigione in cui vi rinchiudete da soli, Huxley docet, credendo che sia la vita reale. Spesso il tubo mi propina video di tizi che parlano del fatto che viviamo in una simulazione, che non guardo figuriamoci, ma non è una cosa stile Matrix dove il nostro corpo è rinchiuso in un baccello e noi crediamo di vivere una realtà virtuale così vera che solo gli eletti possono comprendere che è tutto finto, no non lo è, è la realtà di una vita dentro un recinto mentale dove i passi per raggiungere una felicità ci portano nel loop di una vita scandita da eventi ciclici che di anno in anno sono sempre gli stessi, non vi rendete conto? Il tizio che ho postato l'altro giorno, il disegnatore, è incazzato e posso capirlo perché nell'arte oramai è la stessa cosa, un circolo in cui se fai i tuoi pezzi come dice il sistema forse puoi arrivare ad un 'successo', mentre se pensi con la tua testa e fai quello che ti senti o che la tua visione ti fa fare non arrivi da nessuna parte, internet è una trappola per questo con i suoi standard e le sue faccine sorridenti da perbenisti finti come gli scheletri di plastica di questo periodo. Certo a fare di tutta l'erba una canna ci si sballa di brutto ma poi non resta più niente, parafrasando il detto. Sarà che sono vintage e quindi cresciuto in maniera diversa, ma vedo i miei sogni svanire per via della diversità che sparisce, quella diversità che era alla base della nascita di una miriadi di artisti che davano vita a opere, di qualsiasi arte, diversificate.
Adesso i giovani, diciamo dai millenials in poi quindi i 30enni anno più anno meno, che sono quelli che dovrebbero avere più forza fisica e mentale, sono tutti indirizzati verso una cosa sola, guadagnare e per farlo si inseriscono in uno dei binari prefabbricati di questa monotonia, li vedi tutti sorridenti e ben vestiti, anche quelli che si definiscono alternativi al mainstream sono comunque fighetti mollicci, in realtà recitano una parte quella dei bravi ragazzi/e che pur di guadagnare, che siano soldi o visualizzazioni in un social, si adeguano a questo status moderno, poi magari nei fuori onda o nel loro intimo sono dei pezzi di merda che insultano i loro followers o che trattano male la madre o la partner, ma sono sicuro che non sono come si mostrano in pubblico, certo qualcuno che è riuscito a cancellare il suo core mentale ed è diventato così perbenista da risultare sempre e comunque finto ci sarà. Dico questo perché spesso nella vita reale mi è capitato di prendere merda da personcine a modo, tutti simpatici e con le frasi giuste al momento giusto, una confezione niente male, ma vuota all'interno. Nella musica poi non ne parliamo, non è stato mai un ambiente sano, vorrei vedere tra alcolizzati, tossici e psicopatici (si spesso i musicisti sono così) non si ha mai la certezza di cosa possano fare le persone, almeno una volta era così e ci stava perché l'imprevedibilità era all'ordine del giorno e poteva capitare di tutto in qualsiasi momento. Gli artisti si sono venduti al sistema e non lo combattono più, anzi non hanno più il coraggio di combatterlo perché non gli conviene, sono tutti ristretti nei loro loculi di stile, di tecnica, di foglietti di carta, di apparire 'normali' (irritazione istantanea ogni volta che mi esce sta parola), l'appiattimento di tutta l'arte. Si ovvio ci sono quelli che hanno qualcosa in più, quelli bravi, quelli che creano qualcosa di artistico, che non deve essere per forza critico della società, ma in questo mondo nuovo mancano gli artisti che si ribellano, quelli che fanno quadrato creando un movimento e che vanno contro qualcosa, se lo fai sei fuori dal circolo e rischi anche di morire di fame o di non riuscire a sbarcare il lunario perché vieni esiliato dalla società, ti cancellano. Mi ricorda molto i video degli Outsider che vidi tempo fa, persone che nonostante la loro condizione, spesso mentale, non creavano arte per diventare famosi o ricchi, ma solo per terapia o per proprio piacere, molti di loro sono morti e i parenti scoprendo una quantità di materiale valido lo hanno venduto ai musei o a qualche gallerista che li ha pagati poco e ci ha guadagnato tanto perché ha in mano la chiave che apre determinate casseforti, un pò come i produttori del mainstream che se sei bravo e fai quello che ti dicono, guardate i maneskin, diventi famoso non so ricco, forse a lungo andare, ma quello è un mistero un pò per tutti fino a quando qualcuno non tirerà fuori i numeri, quanto guadagna va, non sapremo mai se i ragazzetti famosi sono anche ricchi. Tutto questo uccide l'arte non solo di adesso ma quella del futuro perché chi ha 13 anni ora e vede la situazione vuole fare anche lui così perché è in quel modo che si guadagnano i soldi. Nella mia vita, aimè, ho sempre pensato che fare un buon lavoro e sfornare qualcosa di valido artisticamente fosse più soddisfacente che prostituirsi, "Tanto se il lavoro è valido in qualche modo rientra qualcosa, no?", forse, resta la soddisfazione personale di restare integro e fedele a me stesso, alla mia arte e al portafoglio vuoto.
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Sono il tipo di persona che incoraggia gli altri a lasciarsi andare senza riserve, a seguire il cuore, ad innamorarsi, a iniziare una storia d'amore da favola mettendo da parte tutte le possibili paure, perché è la sensazione più bella che esista e meritano tutti di essere felici ma poi non crede di poter essere amata e sa che per lei non c'è e non ci sarà mai nessuna possibilità di vivere un amore sano, meraviglioso e che le faccia bene.
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colonna-durruti · 1 year
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“Dalla donna che sono
mi succede a volte di osservare
nelle altre le donne che potevo essere;
donne garbate
esempio di virtù
laboriose brave mogli,
come mia madre avrebbe voluto.
Non so perché
tutta la vita ho trascorso a ribellarmi
a loro.
Odio le loro minacce sul mio corpo
la colpa che le loro vite impeccabili,
per strano maleficio
mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti notturni sotto il cuscino
di nascosto dal marito,
contro la loro vergogna della nudità sotto la biancheria intima
stirata e inamidata.
Queste donne, tuttavia,
mi guardano dal fondo dei loro specchi;
alzano un dito accusatore
e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo
e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
essere la “ brava bambina”, la “donna per bene”
la gioconda irreprensibile,
prendere dieci in condotta
dal partito, dallo Stato, dagli amici,
dalla famiglia, dai figli e da tutti gli altri esseri
che popolano abbondantemente questo mondo.
In questa contraddizione inevitabile
tra quel che doveva essere e quel che è,
ho combattuto numerose battaglie mortali,
battaglie inutili, loro contro di me
– loro contro di me che sono me stessa –
Con la “psiche dolorante”, scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali
lacero le donne che vivono in me
che, fin dall’infanzia, mi guardano torvo
perché non rientro nello stampo perfetto
dei loro sogni
perché oso essere quella folle, inattendibile,
tenera e vulnerabile,
che si innamora come una triste puttana
di cause giuste, di uomini belli e di parole
giocose
perché, da adulta, ho osato vivere l’infanzia
proibita e ho fatto l’amore sulle scrivanie nelle ore
d’ufficio
e ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere
del corpo sano e sinuoso di cui i geni di tutti
i miei avi mi hanno dotata.
Non incolpo nessuno. Anzi li ringrazio dei doni.
Non mi pento di niente, come disse Edith Pia£.
Ma nei pozzi oscuri in cui sprofondo;
al mattino, appena apro gli occhi
sento le lacrime che premono,
nonostante la felicità
che ho finalmente conquistato
rompendo cappe e strati di roccia terziaria
e quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me, sedute nel
vestibolo
che mi guardano con occhi dolenti
che brandiscono condanne contro la mia felicità.!
Assurde brave bambine
mi circondano e danzano musiche infantili
contro di me;
contro questa donna
fatta
piena
la donna dal seno sodo
e i fianchi larghi
che, per mia madre e contro di lei,
mi piace essere.” Gioconda Belli ( Nicaragua )
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belladecasa · 1 year
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Oggi tornata in palestra dopo più di una settimana di reclusione pre-esame e mi sono resa conto di quanto io sia brava a mentire a me stessa o a negare la realtà perché a settembre davvero mi ero convinta che mi piacesse e sarei diventata una di quelle fitness girls dipendenti dall'allenamento pronte a vincere il nobel dopo aver sollevato pesi, che amano la vita, fanno festa di laurea con palloncini a forma del proprio voto ecc. E invece indovinate un po'? Mi fa cagare, pena, repulsione, disgusto davvero non capisco come si faccia ad apprezzare di vivere in un corpo che per essere mantenuto sano e socialmente attraente deve stare lì a soffrire e sudare combattendo contro un lurido peso che gli grava addosso e tutto ciò in una sala puzzolente di testosterone e deodorante intesa uomo sex emanato da uomini semialfabetizzati con le fattezze fisiognomiche di un'incudine che se il poro Dante fosse vivo aggiungerebbe un girone per la cui legge del contrappasso sarebbero costretti ad allenare le gambe per l'eternità e che emettono gemiti e sbuffi gutturali mentre sollevano manubri equivalenti alla totalità del mio peso alla prossima persona che mi dirà che si sente bene o ama tutto questo dirò solo sei falsa Simona cazzo oppure semplicemente hai gusti di merda nel vivere, io penso tipo che cose belle siano boh dormire bere i succhi alla pera andare a cinema e voi?? Sollevare pesi ma per favore mi fate rivalutare i feticisti
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kingsteezycometh · 3 months
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"A Tavola Col Nutrizionista": Il Miglior Libro per Dimagrire con un Approccio Rivoluzionario
In un mondo pieno di diete restrittive e consigli contrastanti sulla perdita di peso, "A Tavola Col Nutrizionista - Il Libro sulla Dieta per Non Essere Mai a Dieta" emerge come il "miglior libro per dimagrire". Disponibile su A Tavola con il Nutrizionista, questo libro non è solo una guida per perdere peso, ma una vera e propria filosofia alimentare che invita a riscoprire il piacere di mangiare sano senza rinunciare al gusto.
L'autore, un esperto nutrizionista, si distacca dalle tradizionali diete restrittive e propone un approccio equilibrato e sostenibile al cibo. Il libro insegna come ascoltare il proprio corpo, comprendere i propri bisogni nutrizionali e fare scelte alimentari consapevoli. Con un focus sulla qualità degli alimenti piuttosto che sulla quantità, il libro guida i lettori attraverso un percorso di trasformazione che non solo aiuta a perdere peso, ma promuove anche un benessere duraturo.
Uno degli aspetti più apprezzati del libro è la sua capacità di semplificare la scienza della nutrizione, rendendola accessibile a tutti. Attraverso spiegazioni chiare e consigli pratici, il libro fornisce le conoscenze necessarie per costruire un piano alimentare personalizzato che si adatta allo stile di vita di ogni individuo. Ciò permette ai lettori di fare scelte alimentari intelligenti senza sentirsi sopraffatti o limitati.
Inoltre, "A Tavola Col Nutrizionista" è arricchito da ricette deliziose e facili da preparare che dimostrano come una cucina sana possa essere semplice e gustosa. Dalle colazioni energizzanti ai pasti principali nutrienti e snack salutari, ogni ricetta è progettata per essere gustosa e nutriente, sottolineando che mangiare per perdere peso non significa rinunciare al piacere del cibo.
Visita A Tavola con il Nutrizionista per scoprire di più su questo libro innovativo. Che tu sia un novizio del mondo della nutrizione o un appassionato di cibo sano, troverai in questo libro una fonte di ispirazione e guida per migliorare il tuo approccio al cibo e alla salute.
In conclusione, "A Tavola Col Nutrizionista - Il Libro sulla Dieta per Non Essere Mai a Dieta" è molto più di un semplice miglior libro per dimagrire; è una guida per vivere una vita più sana, felice e appagante. È il "miglior libro per dimagrire" per chi cerca un approccio equilibrato e sostenibile alla nutrizione, uno che celebra il cibo come fonte di gioia e nutrimento.
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swingtoscano · 1 year
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Dalla donna che sono, mi succede, a volte, di osservare, nelle altre, la donna che potevo essere; donne garbate, laboriose, buone mogli, esempio di virtù, come mia madre avrebbe voluto. Non so perchè tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro. Odio le loro minacce sul mio corpo la colpa che le loro vite impeccabili, per strano maleficio mi ispirano; mi ribello contro le loro buone azioni, contro i pianti di nascosto del marito, del pudore della sua nudità sotto la stirata e inamidata biancheria intima. Queste donne, tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro specchi; alzano un dito accusatore e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo e vorrei guadagnarmi il consenso universale, essere "la brava bambina", essere la "donna decente", la Gioconda irreprensibile, prendere dieci in condotta dal partito, dallo Stato, dagli amici, dalla famiglia, dai figli e da tutti gli esseri che popolano abbondantemente questo mondo. In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e quel che è, ho combattuto numerose battaglie mortali, battaglie a morsi, loro contro di me - loro contro di me che sono me stessa - con la psiche dolorante, scarmigliata, trasgredendo progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me che, fin dall'infanzia, mi guardano torvo perchè non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni, perchè oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile che si innamora come una triste puttana di cause giuste, di uomini belli e di parole giocose Perchè, adulta, ho osato vivere l'infanzia proibita e ho fatto l'amore sulle scrivanie nelle ore d'ufficio, ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere del corpo sano e sinuoso di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata. Non incolpo nessuno. Anzi li ringrazio dei doni. Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf: ma nei pozzi scuri in cui sprofondo al mattino, appena apro gli occhi, sento le lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente conquistato, rompendo cappe e strati di roccia terziaria e quaternaria, vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità. Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili contro di me; contro questa donna fatta, piena, la donna dal seno sodo e i fianchi larghi, che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere.
Gioconda Belli
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