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#Luigi Cibrario
wordsmithic · 2 years
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Torino, Via Luigi Cibrario, Jugendstilhaus
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moeostar · 4 years
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Alcoholic Flaw | by Ella and The Blisters by Gabriella Romano | Singer | Songwriter | Uk Melody and Lyrics by Gabriella Romano Performed and Arranged by Ella and The Blisters Gabriella Romano (vocals) Hugh Byrne (guitar) Luigi Cibrario (drums) Sam Kidman (banjo/mandolin) Richard Moore (violin) Caitlin Roberts (accordion) Wayne Northern (bass) Brian Case (trombone) Sarah Woolfenden (trumpet)
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paoloxl · 4 years
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Qui caddero fucilati dai fascisti i martiri della Resistenza Piemontese. La loro morte salvò la vita e l’onore d’Italia. 1943-1945“.
Queste le parole riportate sulla lapide posta al centro del Sacrario del Martinetto, piccolo poligono di tiro nella IV Circoscrizione del Comune di Torino, scelto dai repubblichini dopo l’8 settembre 1943 come luogo d’esecuzione delle sentenze capitali.
Qui, nel giro di venti mesi, vennero fucilati sessantuno partigiani e resistenti piemontesi.
Lunedì, 31 marzo 1944, la Resistenza piemontese subisce un durissimo colpo: nella mattinata, sulla sagrestia del Duomo, vengono catturati quasi tutti i componenti del Comitato Regionale Militare Piemontese (Crmp): Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti.
Il Crmp era stato costituito clandestinamente a Torino nell’ottobre del 1943, come organo del Comitato di Liberazione Nazionale, con il compito di coordinare le azioni delle bande partigiane già esistenti.
Gli otto vengono condotti alle Carceri Nuove, e il 2 aprile, in gran fretta, viene dato il via al processo alla presenza dei massimi vertici fascisti. Già il giorno successivo, e nonostante le trattative intavolate dal Cln, viene pronunciata la sentenza: fucilazione.
All’alba di mercoledì 5 aprile gli otto condannati vengono condotti all’interno del poligono di tiro, ammanettati: ci sono decine di militi della Guardia Nazionale, che li legano alle sedie poste all’estremità del poligono, schiena rivolta al plotone di esecuzione. Passa ancora qualche minuto, il tempo per Padre Carlo Masera, che ne ricorderà il coraggio, di benedirli, quindi viene letta la sentenza, ed infine il plotone spara. Una sola voce, quella di Franco, Quinto, Giulio, Paolo, Errico, Eusebio, Massimo e Giuseppe grida “Viva l’Italia libera!”
Con queste parole, Eusebio Giambone si rivolge alla moglie,qualche ora prima di essere fucilato:
“fra poche ore io certamente non sarò più, ma sta pur certa che sarò calmo e tranquillo di fronte al plotone di esecuzione come lo sono attualmente, (…)come lo fui alla lettura della sentenza, perché sapevo già all’inizio di questo simulacro di processo che la conclusione sarebbe stata la condanna a morte. Sono così tranquilli coloro che ci hanno condannati? Certamente no! Essi credono con le nostre condanne di arrestare il corso della storia. Si sbagliano! Nulla arresterà il trionfo del nostro Ideale,essi pensano forse di arrestare la schiera di innumerevoli combattenti della Libertà con il terrore? Essi si sbagliano!“
 
La grande lapide dedicata “Ai nuovi martiri della libertà” è collocata nel recinto delle fucilazioni, unica parte sopravvissuta del grande poligono di tiro del Martinetto, destinato tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 a luogo di esecuzione dei condannati a morte dai tribunali speciali e militari istituiti dalla Repubblica sociale, e di fucilazioni per rappresaglia. Il luogo è oggi il sacrario cittadino della resistenza, sede di una commemorazione civica che ogni anno si svolge il 5 aprile, nell’anniversario della fucilazione di otto dei componenti del primo Comitato militare regionale. La lapide venne scoperta con una solenne cerimonia l’8 luglio 1945, con la partecipazione del cardinal Maurilio Fossati, del ministro Giuseppe Romita, del sindaco Giovanni Roveda e del presidente del Cln regionale piemontese Franco Antonicelli che ricordò la decisione del Clnrp, presa ancora nella clandestinità, di costituire il luogo in sacrario: «Il Martinetto». Le generazioni più antiche delle nostre avevano, in tutta Italia, un nome per i loro fremiti di sdegno e di carità: Belfiore. Le generazioni nostre hanno creduto a lungo che l’età dei martirii fosse conclusa per sempre nella nostra storia e nella storia civile del mondo. Invece, col dramma della libertà, si è riaperta la serie dei grandi olocausti e delle solenni testimonianze. E così abbiamo compreso che per la nostra esperienza di uomini tutto va riedificato: l’amore e il dolore, la colpa e il riscatto, l’infamia e la purezza, l’arco di trionfo e il Martinetto. […] Io leggo l’elenco, non ancora forse completo, dei 61 martiri, e vedo, l’uno dopo l’altro, tra il 16 gennaio 1944 e il 15 aprile 1945 succedersi un operaio e un impiegato, un artigiano e un ingegnere, un geometra e un bibliotecario, uno studente e un professore d’Università, un generale e un sottufficiale, un soldato e un partigiano. Ma partigiani tutti; tutti degni di quel nome che da noi va adoperato non come tessera di privilegi ma come titolo di onore, quel nome – e quella realtà – che per noi è la maggiore, la più straordinaria realtà di questa nostra veramente sacra e veramente civile guerra italiana». La lapide riporta i nomi di 59 fucilati, senza date, con incisa accanto l’indicazione della professione, come spesso nelle targhe dedicate ai singoli caduti. Sono invece 61 i nomi riportati nell’Elenco detenuti giustiziati al Martinetto, custodito tra le carte della presidenza del Cln, Giunta consultiva regionale. I nomi sono trascritti in ordine cronologico per data di morte e vi figura al primo posto Ruggero Vitrani, la cui esecuzione è erroneamente datata 16.1.1944, in luogo di 1945; è questo certamente l’elenco a cui Antonicelli fa riferimento nel suo discorso. Nel documento, oltre ai nomi incisi sulla lapide, si trovano anche quelli di Brunone Gambino, Carlo Jori, Aldo Camera, Giustino Bettazzi, e Maurizio Mosso, fucilati per rappresaglia all’attentato di via Sacchi 14; Domenico Binelli e Ferdinando Conti, due dei cinque fucilati per rappresaglia in seguito all’uccisione di Ather Capelli; Dario Musso e Carlo Brero, fucilati il 27 luglio 1944; Aldo Salvatori, fucilato il 22 settembre 1944; Luciano Politi, fucilato il 15 aprile 1945. Alessandro Teagno e Matteo De Bona sono registrati sotto il falso nome usato in missione, rispettivamente Luciano Lupi e Carlo Lari. Non sono compresi i nomi di Secondo Brignolo, Giovanni Bruno, Pedro Ferreira, Paolo Perego, Pietro Enrico, Dario Girardi, Giuseppe Padovan, Remo Pane, Paolo Tripodi. Un altro elenco pubblicato da don Giuseppe Marabotto (1953) Fucilati dalla R.s.i. provenienti dal carcere comprende 93 nomi disposti in ordine cronologico, con data e luogo di fucilazione e l’indicazione dei sacerdoti che fecero assistenza spirituale: per quanto riguarda i caduti del Martinetto, pur con imprecisioni, non si discosta dalla lapide.
Brignolo Secondo meccanico
Bruno Giovanni commerciante
Perotti Giuseppe Paolo generale
Giachino Errico (Erich) geometra
Montano Massimo studente
Biglieri Giulio bibliotecario
Balbis Franco capitano
Giambone Eusebio meccanico
Braccini Paolo professore universitario
Bevilacqua Quinto mosaicista
Perego Paolo meccanico
Enrico Pietro studente
Girardi Dario contadino
Padovan Giuseppe calderaio
Pane Remo meccanico
Tripodi Paolo operaio
Pizzorno Carlo studente universitario
Bocchiotti Giuseppe tipografo
Caramellino Walter impiegato
Armano Oreste studente
Massai Landi Francesco studente
Farinati Gianfranco studente
Valobra Ferruccio impiegato
Gippone Giuseppe maresciallo d’aviazione
Galvagni Aimone sergente maggiore
Mecca Ferroglio Giovanni elettricista
Giardini Mario bersagliere
Cormelli Luigi impiegato
Zucca Claudio verniciatore
Bergamaschi Pompeo muratore
Marconi Vasco tubista
Bianciotto Lorenzo meccanico
Testa Alessandro contadino
Berta Giuseppe meccanico
Attardi Alfredo studente
Amprino Armando meccanico
Dovis Candido manovale
Vitrani Ruggero meccanico
Cipolla Francesco pasticcere
Ferreira Pedro tenente
Duò Almerigo meccanico
Savergnini Luigi impiegato
Barbero Orazio impiegato
Mesi Ulisse impiegato
Moncalero Giovanni verniciatore
Del Col Dino fotografo
Cibrario Bruno disegnatore
Migliavacca Luigi apprendista tornitore
Zumaglino Battista carpentiere
Martino Enrico contadino
Viale Lorenzo ingegnere
Gindro Alfonso meccanico
Meneghini Nello nichelatore
Canepa Giovanni motorista
Fattorelli Rubens meccanico
Teagno Alessandro tenente
De Bona Matteo perito agrario
Simonetti Donato impiegato
Cursot Giuseppe muratore
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/11/24/ostuni-due-suoi-figli-immeritatamente-dimenticati-pietro-vincenti-francesco-trinchera-22/
Ostuni e due suoi figli immeritatamente dimenticati: Pietro Vincenti e Francesco Trinchera (2/2)
di Armando Polito Se di Pietro Vincenti, del quale mi sono occupato nella precedente puntata, c’era da aspettarsi, com’è stato, l’assenza di qualche incisione che riproducesse le sue sembianze, per Francesco Trinchera senior (1810-1874), invece, posteriore di più di due secoli, sorprende che l’unico suo ritratto restatoci sia probabilmente quello eseguito del fotografo  Giacinto Arena, che di seguito riproduco da un estratto a firma di Pier Francesco Palumbo, in rete all’indirizzo http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Studi%20Salentini/1979/fascicoli/Francesco%20Trinchera%201810%201874.pdf, dove il lettore troverà una messe d’informazioni
Purtroppo la foto non è corredata di nessun dato (e nemmeno l’estratto ne contiene), anche se mostra il nome dell’autore, il fotografo Giacomo Arena (1818-1906), che fu attivo a Napoli dal 1860 circa in poi. Inoltre, da questa data e fino al 1870, il suo nome appare unito con quello dei fratelli D’Alessandri. Molto probabilmente, considerando anche l’apparente età del soggetto ritratto,  la foto dovrebbe essere successiva al 1870. A partire da tale data l’Arena indicò sul rovescio delle sue foto l’anno di esecuzione, ma, per quel che s’è detto, nessun controllo è possibile senza l’originale.
Io mi limiterò a riportare qui i frontespizi delle opere reperibili in rete (il che è più che sufficiente a dare un’idea dello spessore del personaggio) ed alcuni contributi minori contenenti dettagli interessanti che via via presenterò, non senza dare ragione del senior che accompagna il nome del nostro (1810-1874=, che non è presente non solo sulla scheda di Wikipedia dedicata ad Ostuni ma in tutta l’enciclopedia della rete, che, invece registra suo nipote, Francesco Trinchera junior appunto (1841-1923), giornalista e politico. Nella parte finale di questo post il riferimento ad una sua opera sarà il pretesto (tuttavia, come si vedrà, imprenscindibile) per una riflessione di natura campanilistica, meno frivola di quanto l’espressione appena usata potrebbe lasciar credere e per segnalare una delle tante storie italiane in cui è difficile dire quanto abbiano inciso l’incuria, l’impruedenza, l’incompetenza e, probabilmente, anche il malaffare …
Il Menicone  del conte Giulio Perticari colla vita dello stesso scritta per Francesco Trinchera, De Marco, Napoli, 1836
    1837 Scene del cholera di Napoli, De Marco, Napoli, 1837
La pubblicazione contiene, insieme con quelli di altri autori, tre contributi del Trinchera: La pentita (pp. 7-18), L’usuraio e la croce di onore (pp. 67-76) e Torno alla nave (pp. 133-141).  
Elogio funebre per D. Pietro Consigli, arcivecovo di Brindisi ed amministratore della chiesa di Ostuni, De Marco, Napoli, 1840
Salvatore Aula, Compendio delle antichità romane (traduzione dal latino, aggiunte e note di Francesco Trinchera), Batelli, Napoli, 1850
    Corso di economia politica (2 volumi), Tipografia degli artisti A. Pons. & C., Torino, 1854
  Della genesi filosofica e storica del diritto internazionale e suoi fondamenti, Stamperia della Regia Università, Napoli, 1963
  Codice aragonese, v. I Cataneo, Napoli, 1866; v. II, p. I Cataneo, Napoli, 1868; v.II, p. II, Cataneo, Napoli, 1870; v. III, Cavaliere, Napoli, 1874
Della vita e delle opere del conte Luigi Cibrario, Stanperia della Regia Università, Napoli, 1870
  Degli archivi napolitani, Stamperia del Fibreno, Napoli, 1872
  Schema di una storia dell’econonmia politica, (Estratto dal Vol. IX degli Atti dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche), Stamperia della Regia Università, Napoli, 1873
Studi e bibliografie giuridiche, Tipografia Editrice Salentina, Lecce, 1874 (seconda edizione)
  Passo ora ai contributi secondari ma contenenti dettagli di particolare interesse documentario.
Nel v.2, n. 4, a. II, 1837, pp. 33-35, del Poliorama pittoresco il Trinchera pubblicò Egnazia ed Ostuni (frammento di un viaggio), corredato in testa della vista panoramica di Ostuni che di seguito riproduco.
Nel v. III, N. 8 (1838-1839, pp. 84-86 dello stesso periodico comparve delnostroun altro bozzetto di viaggio dedicatoa Brindisi con l’immagine che segue.
E nel n. 42 del 24 maggio 1845 dello stesso periodico venne ospitato il necrologio con cui annunciava la morte del fratello Giuseppe; se si vuole una testimonianza privata (qualcuno di rebbe una condivisione facebookiana ante litteram) ma pur sempre un  indiretto riconoscimento della considerazione in cui il nostro era giustamente tenuto.
Ad onor del vero va detto che Ostuni ha onorato degnamente il suo illustre figlio intitolandogli non solo una via ma anche la biblioteca comunale.
  Siamo così giunti alla nota finale campanilistica e all’ipotetico malaffare, anche se voglio augurarmi che non sia stata la curiosità suscitata da questa parola ad indurre il lettore a sorbirsi quanto finora esposto.
A tale scopo ho lasciato per ultima una delle più importanti pubblicazioni del Trinchera, cioè il Syllabus Graecarum membranarum, Cataneo, Napoli, 1865.
  Essa raccoglie la trascrizione di antiche pergamene greche e latine (per quelle greche vi è a fronte la traduzione in latino) custodite negli archivi  della Biblioteca reale di Napoli, dei cenobi di Cassino e di Cava, nonché in quello della curia vescovile di Nardò. E qui, col campanilismo,. cominciano  le dolenti note perché proprio le pergamene greche neretine (diciotto secondo una copia, esistente in archivio, del verbale di prelevamento dalla biblioteca del seminario nel 1864, risultano irreperibili). Due di esse furono trascritte, parziale fortuna nella sfortuna, nel Syllabus e sono particolarmente importanti per quanto riguarda il toponimo Nardò e la sua forma tronca contro la piana del Neretum ovidiano (Metamorfosi, XV, 50) e la proparossitona Νήρητον  (leggi Nèreton) di Tolomeo (Geographia, III, 1, 76).
Ecco il dettaglio (tratto da p. 513) della sottoscrizione della prima pergamena, che è del 1134:
(Scritto dalla mano di me chierico Rabdo  e del notaio   … della città di Nardò …. dodicesima indizione  anno 66421)
Da notare l’assenza di accento in νερετου (letture teoriche possibili: nèretu, nerètu e neretù). Il fenomeno è comune  anche a νοταριου, genitivo, evidente prestito dal nominativo latino notarius, che avrebbe dovuto dare νοταρίου(leggi notarìu)  e ad ἰνδικτιωνος, anche questo genitivo, evidente prestito dal nominativo latino indictio (genitivo indictionis) che avrebbe dovuto dare ἰνδικτιῶνος (leggi indictiònos). Non è ipotizzabile che l’estensore del documento avesse l’abitudine di omettere l’accento (circonflesso nel caso di ἰνδικτιωνος e acuto in quello di νερετου) quando esso coinvolge la penultima sillaba, in quanto esso è presente  in casi consimili nel resto della scrittura; meglio nel resto della trascrizione della scrittura e questo amplifica in misura esponenziale il rammarico per la sua perdita, considerando che la moderna epigrafia e filologia in genere di oggi sono sicuramenrte più  raffinate di quelle ottocentesche e che un controllo sull’originale probabilmente avrebbe diradato più di un dubbio.
Non pone problemi, invece, il dettaglio (tratto da p. 531) della seconda pergamena che è del 1227.
(Il giudice Leone da Nardò richiesto per il presente contratto sottoscrisse tra i testimoni)
Qui compare νερετοῦ  (leggi neretù), sempre genitivo, che suppone un nominativo νερετός (leggi neretòs) o νερετόν (leggi neretòn), da cui sarebbe derivato Nardò, forma, dunque, greca bizantina che avrebbe avuto la prevalenza  sulla latina.
_______
1 Dalla creazione del mondo, avvenuta, secondo la tradizione bizantina, nel 5509 a. C.
Per la prima parte: http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/11/20/ostuni-due-suoi-figli-immeritatamente-dimenticati-pietro-vincenti-francesco-trinchera-12/
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federicafaccin · 3 years
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Some other photos of the exhibition at the refined frames shop Menabò ( @menabocornici ) in Via Luigi Cibrario, Turin (TO, IT), plus a little real life sketch I made when I visited the shop for the first time! 🐦 Even if the exhibition has closed, prints and frames are still purchasable! 🏵️  For prices informations, you may contact me by e-mail:  [email protected]
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redazionecultura · 6 years
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Portici di Carta. La XII edizione è dedicata a Pippi Calzelunghe
Portici di Carta. La XII edizione è dedicata a Pippi Calzelunghe
Sabato 6 e domenica 7 ottobre tornerà Portici di Carta, la  libreria  più lunga del  mondo sotto i portici del centro di Torino con i tradizionali due chilometri di bancarelle in via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice.
Portici di Carta è un progetto della Città di Torino e della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, realizzato da Fondazione per la Cultura Torino, con il…
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mariosantani · 6 years
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LIVE PAINTING AND PIANO 28/5 Torino Pittura improvvisata e spontanea di Adriana Cernei ispirata da musica originale dal vivo “Bagno di Song” su pianoforte 432hz di Mario Santani (http://mariosantani.it/CD). Ingresso libero, ore 18,30. A seguire, dalle 19,30, aperitivo Bliny con caviale rosso e nero, 15€, gradita prenotazione aperitivo al num. 011 0712118. (Sovietniko - Via Luigi Cibrario, 9 Torino)
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iputstylefirst · 7 years
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cittaditorino · 7 years
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Domenica per la sostenibilità
Il 17 settembre si terrà la "Domenica per la sostenibilità" con blocco del traffico motorizzato privato dalle 10 alle 18 nell'area della Ztl Centrale. In questa giornata speciale, con le auto ferme per otto ore, sarà possibile attraversare il centro a piedi con la manifestazione "Torino Camminabile"; sulla tranvia Sassi-Superga verrà istituito il servizio di trasporto bici gratuito. Inoltre nei giorni del 16 e 17 settembre, nell'ambito del Progetto Living Street, finanziato nell'ambito del programma LIFE 2015 della Commissione Europea, la Città, in collaborazione con la Cooperativa S&T, realizzerà attività di animazione e condivisione di spazio pubblico nel Borgo Campidoglio, con la chiusura al traffico veicolare dalle ore 10 alle ore 19 il sabato e dalle ore 10 alle ore 18 la domenica delle seguenti due aree: 1) area delimitata da corso Svizzera, via Nicola Fabrizi, corso Tassoni, via Balme, confini esclusi; 2) area delimitata da corso Svizzera, via Balme, via Netro, via Luigi Cibrario, Piazza Perotti, confini esclusi. Disponibile l'ordinanza 73 (PDF). Altre iniziative e maggiori informazioni sulla settimana europea della mobilità sono disponibile su TorinoClick
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federicafaccin · 3 years
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Some of my works had been exposed at the window of the frames shop Menabò ( @menabocornici ) in Via Luigi Cibrario, Turin (TO, IT). The owner of the shop, Francesca, after an accurate analysis, had selected some of her frames to enrich the prints (I love the vintage touch ✨). She is going to take care of them for a while! 🌷 I suggest you to take a look at Francesca's work and, if interested on buying the prints, contact me by e-mail: [email protected] . . . . . . 2020, digital prints, various sizes.
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cittaditorino · 7 years
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Domenica per la sostenibilità
Il 17 settembre si terrà la "Domenica per la sostenibilità" con blocco del traffico motorizzato privato dalle 10 alle 18 nell'area della Ztl Centrale. In questa giornata speciale, con le auto ferme per otto ore, sarà possibile attraversare il centro a piedi con la manifestazione "Torino Camminabile"; sulla tranvia Sassi-Superga verrà istituito il servizio di trasporto bici gratuito. Inoltre nei giorni del 16 e 17 settembre, nell'ambito del Progetto Living Street, finanziato nell'ambito del programma LIFE 2015 della Commissione Europea, la Città, in collaborazione con la Cooperativa S&T, realizzerà attività di animazione e condivisione di spazio pubblico nel Borgo Campidoglio, con la chiusura al traffico veicolare dalle ore 10 alle ore 19 il sabato e dalle ore 10 alle ore 18 la domenica delle seguenti due aree: 1) area delimitata da corso Svizzera, via Nicola Fabrizi, corso Tassoni, via Balme, confini esclusi; 2) area delimitata da corso Svizzera, via Balme, via Netro, via Luigi Cibrario, Piazza Perotti, confini esclusi. Altre iniziative e maggiori informazioni sulla settimana europea della mobilità sono disponibile su TorinoClick
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