Io non lo so affrontare un genitore fragile, un genitore che da grande e grosso diventa piccolo piccolo. Si fa minuscolo che sta in una mano. Che diventa qualcosa di prezioso, di cui devi prenderti cura. Io non ero pronta a diventare il genitore non lo volevo tutto il dolore, la rabbia e l’impotenza. Io non riesco a guardarti non riesco a crederci, mi fanno male gli occhi per tutto quello che ho pianto, mi bruciano le guance per tutte le lacrime che le hanno attraversate.
Comunque dai. Diciamo le cose così come stanno veramente.
Non è il Natale la rottura di palle.
Ma il contorno.
Perché se foste liberi di fare quello che vi pare - niente parenti, pranzi e cenoni interminabili, la corsa ai regali - e starvene sul divano a guardare vecchi film.
Ad ascoltare musica con un bicchiere di rosso o un buon whisky.
Magari con la persona giusta - quella persona, quella che non rompe il cazzo ma vi fa sentire al centro dell'universo - tutta sta rottura de cojoni su quanto non ve piace il Natale ce la risparmiereste!
O no?
Barbara
- Buona fine a tutti e miglior principio. Sperando che l'anno nuovo vi porti tutto ciò che desiderate. O perlomeno che non infierisca...
La condizione ideale per un tedesco è quando violi non intenzionalmente un protocollo, anche se quella violazione non ha comportato danno di alcun tipo, materiale e non.
Lì è il momento in cui calano il maglio del farti sentire una merda, perché è l'unico istante in cui il nazismo-da-razza-superiore che alberga dentro di loro può trovare sfogo. Non esiste contesto, non esiste valutazione, non esiste misura: il libro sacro delle regole dice che hai sbagliato e quindi devi mori'.
Fortuna nostra che i forni li hanno spenti, perché è un attimo.
È successo di nuovo. Stamattina mi sono di nuovo sentita male nel treno: tra lo svenimento e l'istinto di voler vomitare. Ho cercato di dire a me stessa che mi stavo impressionando e che non era vero, quindi non sono scesa. Ma quando si sono richiuse le porte ho sentito la disperazione che saliva. Non appena si sono riaperte sono corsa fuori a sedermi perché non ce la facevo più.
Ieri sera mi è venuto il ciclo, quindi oggi non ero proprio in forma, ma figuriamoci se mi è passato per il cervello di stare a casa (con le ferie già ormai prenotate per il viaggio). Ed è la seconda volta che mi succede in concomitanza col primo giorno di ciclo. L'altra volta era vero, avevo anche i brividi di freddo (e quindi chiaramente la febbre), ma stavolta no e quindi volevo assolutamente arrivarci in ufficio. Tornare a casa mi avrebbe allungato il viaggio, dato che ero quasi arrivata e, in più, non mi serviva nient'altro se non una sedia e un ambiente spazioso e arieggiato. Cosa che i treni giapponesi di prima mattina non hanno manco per il cazzo.
Sono stata circa 10 minuti seduta piegata in due tra il mal di pancia e la nausea. Poi mi sono decisa a rientrare nel treno successivo. Entro e dopo pochi minuti qualcuno aveva premuto il bottone di emergenza quindi siamo rimasti fermi nel nulla in attesa dei controlli. Panico. Mi stavo sentendo male ancora.
Raggiungiamo la fermata e riesco fuori e mi siedo. Sto malissimo e rimango piegata con la faccia dolorante. Voglio e devo andare in ufficio, perché una volta arrivata sarà tutta in discesa: dovrò solo stare seduta. Scrivo al mio leader spiegando la situazione: i treni sono troppo pieni e mi sento male quindi farò ritardo. Mi risponde di fare attenzione e di arrivare sana e salva.
Questa volta mi prendo una buona mezz'ora per riprendermi. A un tratto mi addormento persino (ieri notte dopo la pizza non riuscivo a prendere sonno e mi rigiravo continuamente). Finalmente mi sembra di star meglio. Riprovo a prendere sto benedetto treno. Mancano poche fermate, ce la posso fare.
Arrivo finalmente in ufficio con 30min di ritardo. Buona giornata.
comunque scusate ma a me ha anche rotto abbastanza il cazzo sta storia dei tre gusti di gelato per la giornata della donna. "in francia mettono il diritto all'aborto in costituzione e noi invece tre gusti di gelato per la giornata della donna, wow femminismo" e giustamente ce la prendiamo non con il governo ma con una gelateria a caso di genova che ha avuto la malsana idea di fare qualcosa per la giornata della donna, scusate devo prendermi una pausa per quanto siete intelligenti e per quanto è profondo il vostro commento politico sociale. andrò a prendere a ceffoni il titolare del ristorante sotto casa che offriva il dolce alle donne per l'8 marzo così potrò raggiungere le vette del vostro attivismo politico e considerarmi finalmente femminista