Tumgik
errabonda · 1 day
Text
Guide to Troubled Birds Samurai
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
229 notes · View notes
errabonda · 2 days
Text
Tumblr media Tumblr media
New pics of Luca and Alissa
55 notes · View notes
errabonda · 2 days
Text
#ragazzi barbie è caruccio e tutto quanto ma è sopravvalutato da morire#di fatto non è altro che un film-merchandise su cui c'hanno voluto appiccica na manfrina femminista#fatta di stereotipi e frasi fatte prese pari pari dal woke side of tumblr#c'è ancora domani#non è un capolavoro per carità e forse pure lui è sottovalutato PERÒ#non solo è imbastito su un momento chiave della storia delle donne italiane#ma tutta la storia è femminista#gioca con i tuoi pregiudizi ti fa credere che l'atto di ribellione di delia sia fuggire con il suo vecchio innamorato#e quindi affidare le sue speranze a un altro uomo e invece no#lei va a VOTARE#ad esercitare per la prima volta un diritto che il marito comunque avrebbe cercato di sottrarle#non solo; rivede nel fidanzato della figlia lo stesso corteggiamento sopra le righe del marito#e qui c'è tutto un discorso da aprire su come gli abusers raramente si presentano come tali dall'inizio#ma soprattutto cortellesi ci ricorda che il mondo in cui le donne non avevano diritti è appena dietro l'angolo#neanche 100 anni fa#si fa prestissimo a ritornare indietro#con buona pace del catcalling che perdonatemi ma è un first world problem
Sì, beh, se guardi solo a quello che viene palesemente mostrato Barbie è esattamente quello che dici tu mentre CAD è un film più "femminista".
Ma Barbie ha una chiave di lettura più profonda. Non guardare solo alla trama (o al rosa, visto che pare essere quello il suo problema più intollerabile). Un film è fatto di trama, sì, ma anche del suo messaggio. Guarda i personaggi, chi aiuta la protagonista, chi salva la situazione, alla fine chi vince davvero?
Alla fine di CAD puoi dire che Delia si sia salvata? Direi proprio di no, anzi, probabilmente quando torna a casa ne prende un sacco e 'na sporta. Sì, ok, il plot twist è carino, ma è femminista questo messaggio?! Il marito alla fine viene punito per il suo comportamento o persevererà come ha sempre fatto? Cos'è davvero cambiato per Delia alla fine del film?
Il solo fatto di parlare di un momento storico non rende necessariamente il film femminista anche perché ti faccio presente che al netto di quelli che tu chiami first wolrd problem non siamo tanto distanti da quel periodo storico. Gender pay gap, donne violentate e stupratori a piede libero, mogli serve e figlie trattate come proprietà... pensi davvero che le cose siano diverse oggi?
Perché C'è ancora domani non è un film femminista, a mio parere (mentre Barbie invece sì)
Ho temporeggiato per vedere C'è ancora domani perché tutte e tutti ne hanno parlato come di un film bellissimo e “femminista”. E quando sento gli uomini usare l'aggettivo femminista come una caratteristica positiva i miei sensi di femminista formicolano. E a ragione. Il film parla di una donna, Delia, sposata con un uomo, Ivano. Il film è la rappresentazione didascalica e anche pedissequa del maschilismo più becero, violento e, soprattutto, riconoscibile. Talmente riconoscibile che qualsiasi uomo può guardare a quel modello di maschilista e prenderne tranquillamente le distanze. Peccato che il modello rappresentato dal personaggio di Ivano sia solo l'1% del patriarcato, quello che abusa fisicamente, verbalmente, economicamente, sessualmente. Ma Ivano è solo la punta dell'iceberg e il film ignora totalmente tutti quei piccoli, apparentemente innocui, atteggiamenti che costituiscono la base sommersa su cui il marito violento trova la cultura che lo cresce e lo protegge. Ogni uomo che abbia visto C'è ancora domani può tranquillamente dire “io non sono come Ivano quindi non sono parte del patriarcato. Pertanto il problema non mi tocca”. Purtroppo la questione è che questo film non mette in scena tutte gli atteggiamenti con cui ogni uomo si può rendere parte del problema. Non si vede il catcalling, gli apprezzamenti invadenti e non richiesti, le battute sessiste, il paternalismo benevolo, le riviste, i film, i cartelli pubblicitari tappezzati di corpi femminili più o meno vestiti... tutto questo fa parte del patriarcato e ogni uomo (e anche qualche donna) lo porta avanti senza rendersi conto che anche questo è maschilismo, anche questo è patriarcato. Ma questo film non punta il dito contro questi atteggiamenti che appartengono ad ogni uomo (chi più chi meno), non fa quest'opera di denuncia. Il patriarcato è rappresentato come bianco o nero (letteralmente) perciò o sei come Ivano oppure sei una brava persona.
Dopo averlo visto ho capito perché tanti uomini hanno dichiarato questo film femminista. È il femminismo che piace a loro, quello che li rassicura, che gli dice che loro no, loro sono bravi ragazzi, non stanno facendo niente di male, non hanno bisogno di rivedere i loro comportamenti, le loro parole e i comportamenti e le parole degli altri uomini che frequentano.
A differenza di Barbie. Barbie presenta il patriarcato in maniera apparentemente più chiara a didascalica, ma in realtà Barbie presenta il patriarcato nelle sue sfumature più subdole, più sottili e, quindi, meno facilmente riconoscibili. In tutto il film nessun Ken alza mai le mani su una Barbie, nessun Ken offende una Barbie, nessun Ken fa catcalling o molesta sessualmente una Barbie. Quello che fanno i Ken è togliere alle Barbie ogni loro ambizione, ogni loro sogno, la loro identità. Per farne degli oggetti da possedere ed esibire e di cui disporre a loro piacimento. Un'azione terribile, innegabilmente, e la cosa che ha scatenato le ire di (quasi) ogni uomo è che quest'azione terribile non è stata operata da un burino in canotta, ma da quello che potrebbe essere definito il classico bravo ragazzo. Ken è il prototipo di giovanotto di belle speranze che, in fondo, non ha fatto niente di male, no?! Ken è il personaggio in cui ogni uomo si identifica ma quando si vede rappresentato in tutto il male che fa a Barbie ecco che, anziché cogliere l'occasione per una riflessione e una sana autocritica, il maschio medio si butta per terra a piangere e urlare che “questo non è femminismo, il femminismo è quello che mi dice che io sono bravo e bello e buono”.
In conclusione C'è ancora domani è un film contro il patriarcato? Certo che sì, ma contro una percentuale minima del patriarcato. Quella frazione che è la più evidente e la più facilmente condannabile. C'è ancora domani è un film femminista? A mio parere no. Il film non è scomodo, non fa nascere una discussione, non critica la società. La protagonista non fa niente per contrastare questo status quo e l'unica cosa che fa alla fine del film non è merito suo. È un diritto per cui lei non ha lottato e lo ha esercitato in segreto, in silenzio, per non urtare la sensibilità del patriarcato. Mentre invece vorresti dirmi che Barbie è un film femminista?! Sì, perché racconta il patriarcato come un potere strisciante, che penalizza entrambi i generi (anche se in modo molto diverso), che viene esercitato da ogni singolo uomo, anche quelli “bravi”. Non a caso Barbie ha fatto arrabbiare molti maschi medi che ancora oggi ne parlano come di un film sciocco, innocuo. Ma come si spiega che un film così insignificante faccia ancora arrabbiare tanti maschi dopo tanto tempo?
5 notes · View notes
errabonda · 10 days
Text
Ogni volta che mi sento confusa, sopraffatta, incasinata, per dirla in maniera elegante, so che tornare al minimalismo è sempre la risposta.
Quando tutto è troppo, non perdo energia e tempo a trovare il bandolo della matassa per cercare di sbrogliarla. Le do fuoco. Elimino i problema alla radice. Perché darmi da fare per sistemare qualcosa che so già che non mi porterà da nessuna parte?!
Il minimalismo è la mia certezza e la mia forza originaria a cui fare sempre ritorno ogni volta che il caos della vita si fa insopportabile.
Il minimalismo è il mio faro.
0 notes
errabonda · 29 days
Text
La folla
Ero in strada con Pierrot, là dove la folla era più fitta. Tutti gli occhi erano puntati su di me.
«Di cosa ridono?» chiesi, ma lui spolverò il gesso dalla mia cappa nera con un sogghigno. «Non riesco a vedere; dev'essere qualcosa di curioso, forse un ladro onesto!»
Tutti gli occhi erano puntati su di me.
«Ti ha rubato la borsa!» risero.
«La mia borsa!», gridai, «Pierrot, aiuto! Un ladro!»
Risero: «Ti ha rubato la borsa!»
Poi Verità si fece avanti, tenendo uno specchio. «Se il ladro è onesto», gridò Verità, «Pierrot lo troverà con questo specchio!» Ma lui spolverò il gesso dalla mia cappa nera con un sogghigno.
«Vedi», disse, «Verità è un ladro onesto, ti riporta il tuo specchio.»
Tutti gli occhi erano puntati su di me.
«Arrestate Verità!» gridai, dimenticando di aver perso non uno specchio ma una borsa, nella strada con Pierrot, là dove la folla era più fitta.
0 notes
errabonda · 1 month
Text
Se mi lasci ti cancello
Oggi vorrei dire due parole su un film che ho visto solo di recente: Eternal sunshine of the spotless mind conosciuto in Italia col titolo da commediola romantica Se mi lasci ti cancello (sigh!)
Perché ne voglio parlare?! Perché tra tutti i filmetti che esaltano l'amore romantico come il massimo a cui una persona può aspirare questo è forse il più terribile che ho visto.
Scusate se farò spoiler, ma il film è uscito da almeno 10 anni perciò ritengo siamo in zona safe altrimenti chiudete il post adesso.
Trama: un tizio incontra una tizia e su un treno attaccano bottone. Solo alla fine scopriremo che questo è il loro secondo incontro e i due erano già stati insieme e si erano lasciati in maniera piuttosto definitiva. Ma si sa, quando l'amore è vero... ma è amore questa roba?
Durante il film i due "innamorati" non fanno che dare prova di quanto non siano in sintonia su nessun argomento, non fanno che litigare e rinfacciarsi ogni sorta di cattiveria e meschinità. E alla fine prima lei e poi lui scelgono di cancellare l'altro dalla propria memoria.
Eppure alla fine del film gli eventi ci lasciano intendere che loro due siano fatti davvero l'uno per l'altra. Non importa quante offese e cattiverie si siano vomitati addosso, non importa il fatto che non abbiano nemmeno gli stessi progetti per il futuro (lei vuole figli ma lui non li vuole da lei), non importa quanto, molto probabilmente, sarebbero meno infelici non dico da soli (non sia mai) ma con qualcun altro. Il film ci suggerisce che alla fine di tutte le loro vicissitudini i due torneranno a stare (in)felici insieme.
Quanto può essere dannosa l'amatonormatività di questa società se ci propina come romantico lo stare con qualcuno con cui non abbiamo niente in comune?!? Anzi no, qualcosa su cui sembrano andare d'accordo c'è ed è il sesso. Le cose importanti, insomma.
So che il cinema e la letteratura e la musica campano di amore tra uomo e donna, ma almeno dateci storie in cui i due stanno insieme perché si fanno felici, non perché piuttosto che stare da soli meglio stare con qualcuno che odi.
Ma che schifo!
1 note · View note
errabonda · 2 months
Text
Tempo
Il tempo è ciò che mi spaventa di più. Perché è l'unica cosa su cui non c'è modo di avere controllo. Per questo non sopporto di perderlo, di sprecarlo. Il tempo passa e non torna indietro. Eppure non posso fare a meno di vedermelo scivolare tra le dita come sabbia senza riuscire a fare niente per fermarlo.
Vivo nella costante paura di stare sprecando il mio tempo, che la mia vita sia vuota e senza senso. Così continuo a vagare tra mille idee in attesa di trovare quella giusta, quella che darà uno scopo alla mia intera esistenza. Ma sapere che più il tempo passa e più le possibilità si riducono mi riempie di angoscia. Non riesco a prendere una decisione. E resto paralizzata.
E intanto gli anni passano... e la mia vita scivola via.
0 notes
errabonda · 2 months
Text
Parlando di minimalismo applicato farò alcuni esempi di cosa ho eliminato dalla mia vita senza che queste mi siano mancate assolutamente.
Cose che non compro più da quando sono minimalista:
acqua in bottiglia; non riuscirò mai a capacitarmi di come sia possibile che esistano persone che spendono soldi per avere una cosa che esce letteralmente dal rubinetto di casa tua. La plastica è il veleno di questo pianeta e c'è chi ne copra chili per trasportarla dal supermercato a casa. E sì, lo so che ci sono realtà in cui l'acqua di casa ci viene detto non è sicura, ma sinceriamocene consultando le strutture adeguate invece di dare retta a cosa dice ammiocuggino.
fast fashion; H&M, Zara, Benetton, Pull&Bear... tutte quelle marche che ti permettono di portarti a casa una maglietta a 5 euro per poi ritrovarti tutte le cuciture spostate, buchi o un colore diverso dopo il primo lavaggio. Meglio pochi capi, ma scelti con cura, adatti a me, alla mia figura, alla mia personalità, ai miei bisogni. Niente più acquisti sull'onda dell'entusiasmo per poi lasciarli abbandonati nell'armadio perché, in fondo, quella gonna è davvero troppo sgargiante e non mi sento di indossarla...
libri cartacei; le biblioteche sono la più meravigliosa invenzione che l'umanità potesse concepire. Compro ancora qualche libro in carta, ma si tratta di artbook o manuali che mi serve avere sottomano o libri che mi servono per il mio lavoro. Per il resto: romanzi, saggi, tutto quello che posso lo prendo in prestito. Non occupa spazio, non prende polvere e non richiede ulteriore dispendio di carta.
cd, dvd, vinili; ho scoperto valide alternative open al dover comprare fisicamente musica, film o serie. E ho eliminato scatole e scatoline di dischi.
gioielli; ho passato in rassegna la mia collezione di bigiotteria e l'ho decimata. Oggi non ne compro più. I gioielli in oro o argento che non mi piacevano li ho scambiati in gioielleria per acquistare regali.
cibo spazzatura; questa è una scelta che oltre che al pianeta e alle tasche fa bene anche alla salute.
souvenir; quando viaggio non compro più quelle stupidaggini per turisti che a niente servono se non per ingombrare ulteriormente casa tua. Come se avessi bisogno di un oggetto per ricordarmi di una vacanza, molto meglio le foto.
creme, cremine, lozioni, olii...; più cose ci mettiamo addosso peggio è. La pelle sa già ripararsi e proteggersi da sola, è geneticamente programmata per farlo. Quando hai una crema per il giorno che protegga la pelle del viso dallo smog della città (se vivi in città) e una lozione per struccarti (se ti trucchi) o semplicemente per pulire il viso la sera non ti serve altro. Tutto il resto è solo pubblicità.
0 notes
errabonda · 2 months
Text
What happens when we die?
Speaking for myself?… Myself. MYSELF. That’s the problem. That’s the whole problem with the whole thing. That word. “Self.” That’s not the word. That’s not right. That isn’t… “That,” isn’t. How did I forget that? When did I forget that?
The body stops, a cell at a time. But the brain keeps firing those neurons, little lightening bolts like fireworks inside, and I thought I’d despair or feel afraid, but I don’t feel any of that. None of it. Because I’m too busy. I’m too busy in this moment, remembering.
Of course. I remember that every atom in my body was forged in a star. This matter, this body is mostly just empty space, after all, and solid matter? It’s just energy, vibrating very slowly, and there is no me. There never was.
The electrons in my body mingle and dance with the electrons of the ground below me and the air I’m no longer breathing. And I remember – there is no point where any of that ends and “I” begin. I remember I am energy. Not memory. Not self. My name, my personality, my choices – all came after me. I was before them, and I will be after, and everything else is pictures, picked up along the way. Fleeting little dreamlets, printed on the tissue of my dying brain. And I, I am the lightening that jumps between. I am the energy firing the neurons, and… I am returning. Just by remembering, I am returning home. As like a drop of water falling back into the ocean… of which it’s always been a part.
All things. A part. All of us. A part. You, me, my little girl and my mother and my father and everyone who’s ever been, every plant, every animal, every atom, every star, every galaxy, all of it. More galaxies in the universe than grains of sand on the beach and that’s what we’re talking about when we say “god.”
“The One.” The cosmos. And it’s infinite dreams.
We are the cosmos dreaming of itself. It’s simply a dream that I think is my life, every time. But I’ll forget this. I always do. I always forget my dreams.
But now, in this split second, in the moment I remember, this instant I remember, I comprehend everything at once. There is no time. There is no death. Life is a dream. It’s a wish – made again, and again, and again, and again, and again, and again, and on into eternity. And I am all of it. I am everything; I am all.
“I am that I am.”
14 notes · View notes
errabonda · 3 months
Text
Minimalismo
Nel giorno di una delle più commerciali tra le festività "religiose" vi parlo di minimalismo. È un argomento che mi sta molto a cuore quindi non potevo non tentare di fare proselitismo anche qui 😅
Molto probabilmente ne avrete già sentito parlare in rete. Quasi sicuramente lo avrete trovato associato a foto di case vuote, asettiche, dai colori quasi esclusivamente della gamma del beige. Con giovani donne bianchissime, magrissime, “acqua e sapone” (tra virgolette perché lo stile acqua e sapone non esiste, mettetevela via, è solo un sapiente uso del make-up), con una crocchia di capelli biondo platino elegantemente disordinata...
Ebbene dimenticatevi di tutto questo. L'estetica minimalista può piacere (non nascondo che a me piace molto) ma non è questo il Minimalismo.
Minimalismo vuol dire prendere coscienza del potere che le cose, e l'immagine di noi che vogliamo dare tramite quelle cose, hanno su di noi. Vuol dire fermarsi, guardarsi intorno e capire quanto quello che possediamo possiede noi. Quanto della nostra vita, del nostro tempo, della nostra serenità abbiamo sacrificato per avere ciò che abbiamo oggi e se ne sia o meno valsa la pena.
Userò come esempio il guardaroba perché è il più semplice (e spesso l'unica cosa che accomuna ogni essere umano di quello che definiremmo il mondo occidentale). Ci troviamo spesso ad avere miriadi di capi che teniamo pur non usandoli per i più disparati motivi: perché è un regalo, perché è carino anche se non mi sta, perché l'ho pagato tanto... spesso perché non mi ricordavo neanche di averlo. Ma tutto ciò che non indossiamo è solo ingombro. Conosco persone che hanno armadi stracolmi di vestiti, al punto da non avere spazio per metterne di nuovi. E poi indossano sempre le solite cose. Due o tre maglie che alternano con due paia di pantaloni. E spesso sono anche cose di scarso valore, trasandate. Magari hanno nell'armadio cose graziose, che gli starebbero meglio, e che valgono di più, ma vanno sempre “sul sicuro” coi soliti capi. Io ero una di queste persone.
Il punto è che tutto ciò crea una condizione di frustrazione anche se inconscia perché sentiamo di avere il nostro spazio (e di conseguenza la nostra mente) ingombro di cose che sfuggono al nostro controllo.
È scientificamente dimostrato che uno spazio ingombro e disordinato è fonte di stress. L'armadio è un luogo fisico che apriamo ogni giorno (più o meno), vogliamo davvero che quello che vediamo sia caos, oggetti alla rinfusa, uno spazio ingombro?! Le nostre case (o stanze se viviamo con la nostra famiglia) sono lo specchio della nostra personalità. Che immagine vogliamo vedere ogni volta che apriamo l'armadio? Che immagine vogliamo che le nostre scelte ci rimandino?!
Oltre al benessere psico-fisico il minimalismo porta con se anche il benessere dovuto al risparmio di soldi. Ma anche al risparmio di materiali (spazzatura) che mettiamo in circolo nonché la fine (o la sensibile riduzione) dello sfruttamento della manodopera a basso costo dei paesi in via di sviluppo. A tal porposito vi consiglio di vedere, se non lo avete già fatto, The true cost. Lo trovate qua –> https://i.devol.it/watch?v=rwp0Bx0awoE
Quando è successo che l'essere umano ha sviluppato il “bisogno” di possedere 10 (quando è parsimoniosə) maglioni? 50 magliette? 10 paia di jeans?!? Il consumismo è ciò che ha creato quel mostro ingoia-pianeta che è la fast fashion. Non farò nomi di aziende ma sappiamo tuttə quali sono. E se non lo sapete vi faccio un po' di conti della serva. Una T-shirt non può costare 5,99 euro. Non è matematicamente possibile. A meno che non si tagli pesantemente sui materiali e sui costi di produzione. Tagliare i costi di produzione vuol dire che da qualche parte nel mondo (quasi sicuramente in Bangladesh) c'è un uomo, una donna o unə ragazzinə che lavora 10 ore al giorno per 2 o 3 dollari alla settimana in un edificio privo delle più basilari norme di sicurezza e benessere. Persone che muoiono giovanissime per tumori sviluppati a causa dei vapori degli agenti chimici usati per lavorare tessuti scadenti, pieni di micro-plastiche, che finiranno ad inquinare il pianeta. E no, non sono i “rischi del mestiere”. Perché l'alternativa sicura c'è. È solo che costa troppo per chi vuole vendere T-shirt a 5,99 euro guadagnandoci l'80%.
Io penso spesso a quello che resterà di me dopo che avrò lasciato questo pianeta. Mi riferisco sia alle cose più stupide (tipo mi preoccupo di cosa troveranno lə miə eredi nella mia cronologia di internet :D ) ma anche all'impatto che avrò, pur nel mio piccolo, nell'ambiente. E quando parlo di ambiente mi riferisco sia alla natura, sia alle vite di coloro che verranno dopo di me. Che non sono per forza i miei figli (che non ho), ma chiunque dovrà ripulire dopo che me ne sarò andata. Siamo su questo pianeta per pochi anni e io voglio lasciare il minimo di immondizia possibile. Tanto niente di quello che possiedo verrà con me nella bara.
Mi rendo conto che forse ne è uscito un discorso un po' nichilistico, dopotutto alcunə aspirano giustamente a lasciare aə propriə eredi una casa, dei possedimenti materiali che rendano loro la vita più semplice. Ma vogliamo che lə nostrə eredi trovino una casa, un piccolo scrigno di tesori, magari gioielli e investimenti, o un armadio pieno di stracci che dovranno preoccuparsi di smaltire?!
0 notes
errabonda · 3 months
Text
Sailor Moon
Non so quanti potranno capire cos'ha significato e significa tutt'ora Sailor Moon per me.
Sin da piccola una cosa che non mi è mai andata giù è il fatto che in tutte le fiabe i personaggi femminili si dividevano in due categorie: quelle che potevano utilizzare la magia (che avevano il potere) e quelle che trovavano l'amore (che avevano il lieto fine). Come se non fosse possibile per l'eroina avere sia la magia che l'amore. Inutile dire che quasi sempre il personaggio femminile con la magia era spesso anche la cattiva. Più raramente era una simpatica vecchina ma che usava il suo potere per aiutare la principessa di turno, mai per se stessa. Perché se una donna è dotata di un grande potere lo deve mettere a servizio del prossimo, non esiste che possa usarlo per se stessa, per la proprio felicità. Anche oggi, quando una donna arriva ad avere una certa influenza sulla vita degli altri ci si aspetta che lei la usi per proporre un modello sano, positivo. Non le è mai permesso usare la sua visibilità per il solo scopo di divertirsi e conquistare i suoi obbiettivi personali. Se una donna arriva a essere famosa o potente deve sempre pagare il pegno di dimostrare che se lo è meritato. Qualche esempio?! In Biancaneve c'è la dolce ma inerme e inerte principessa e la potente e crudele matrigna ovviamente destinata a una triste fine. Ne La bella addormentata nel bosco abbiamo un'altra principessa che è quasi sempre passiva degli eventi, ma qui abbiamo due esempi di donna magica: la strega che usa la magia per vendetta e la fata madrina che invece la usa per proteggere. In Peter Pan c'è la benvoluta, perché servizievole Wendy, e c'è la magica, ma invidiosa, Tinkerbell.
Per una bambina affascinata dalla magia ma che voleva anche poter sognare il principe azzurro trovavo molto ingiusto che le fiabe proponessero solo queste due opzioni per il personaggio femminile.
Sailor Moon ha rivoluzionato tutto questo. Un personaggio femminile che ha sia il potere magico che l'amore era finalmente possibile. Non solo: era anche un personaggio che combatteva, che sconfiggeva i suoi nemici. E non era mascolina, rude, truce come spesso ci viene presentata una donna che vuole fare “cose da maschi”. Era allegra e le piacevano le “cose da femmine”, ma anche imperfetta e pasticciona. Qualunque ragazzina avrebbe potuto identificarsi in lei. Sailor Moon è stata una capostipite, un'apripista. È la donna che non ha dovuto scegliere tra amore e potere. Li aveva entrambi e li gestiva benissimo senza cadere nel tropo dei personaggi femminili che, quando si trovano a gestire troppo potere, finiscono per impazzire e diventare un villain a loro volta (Scarlet Witch, Daenerys, Azula...). Perché non esiste che una donna sia in grado di gestire il potere senza impazzire, giusto?! Sappiamo che la fragile mente delle donne non è adatta a gestire troppe responsabilità...
Aiutata in questo, importantissimo, da una squadra di alleate, amiche, sorelle che l'hanno sempre supportata e sostenuta. Senza mai invidie né gelosie. Ma Sailor Moon aveva anche un'altra grande risorsa: un compagno che non si è mai sentito minacciato dalla sua forza e dal fatto che fosse lei la protagonista. Mamoru (o Mylord) non ha mai cercato di impedirle di fare ciò che lei ha deciso (quante volte il maschio di turno impedisce al personaggio femminile di agire secondo la sua volontà perché “se fai questo ti farai ammazzare”?!?). E soprattutto quando lei ha avuto bisogno del suo aiuto lui c'è sempre stato senza mai sentirsi inutile o messo da parte. Anche quando l'aiuto richiesto era quello di stare a casa a occuparsi della loro figlia.
Sailor Moon è stata una serie che all'epoca ha spaventato moltə, c'era chi temeva che proporre questo modello di personaggio femminile facesse diventare i bambini gay. Nessunə ha mai pensato che questa serie poteva far diventare i bambini degli alleati nella lotta contro il patriarcato.
0 notes
errabonda · 3 months
Text
Beh, sostenere che C'è ancora domani sia femminista solo in forza del fatto che racconta una storia comune a molte donne è opinabile. Vero che parla di una donna picchiata e abusata dal marito ed è una storia reale e fin troppo diffusa, ma non basta questo a renderlo un film che parla di femminismo.
Certo ci sono delle componenti che lo rendono un film che parla di patriarcato, ma non c'è mai una vera lotta della protagonista contro il sistema. C'è un'amica che la aiuta mantenendo il segreto, ma questa non sa neanche cosa va a fare. L'amica pensa che Delia voglia scappare e alla fine anche questa le dice "Massì, in fondo dove vorresti andare?" come a dire che non c'è speranza per lei. La prigione Delia ce l'ha dentro ma non fa niente per cercare di liberarsene. Che è la realtà che vivono molte donne lo so, ma allora di cosa parla questo film? Di una donna che viene malmenata dal marito (inferenza, comunque, che facciamo noi ma nel film non viene mai realmente mostrata la violenza che lei subisce) che va a votare di nascosto. E quindi?! Che critica è? Che messaggio ci dà? Cosa dice della società patriarcale e misogina? Che alla fine è così e non ci possiamo fare niente perché è così e basta?!?
Boh, io non ho capito che senso avesse. Non che mi aspettassi una lezioncina di femminismo (come ho detto, e lo confermo, a troppi maschi etero-cia di mezza età è piaciuto perciò non mi aspettavo una reale critica alla nostro società) ma almeno un riscatto, speravo quasi che chiedesse al soldato americano di ammazzarle il marito... 😅
L'unica cosa che Delia fa è farsi creare le condizioni perché il fidanzato della figlia si levi di torno, ma anche qua che cosa ci dice il film? Che fai prima a far saltare in aria un negozio che insegnare a tua figlia a evitare certi individui. O a insegnare ai tuoi figli maschi a non essere come il padre. (Tra parentesi, ancora la responsabilità della violenza ricade sulla donna che deve imparare a evitarla e non sui maschi che non vengono educati a non essere violenti)
Io non voglio che tutto si riduca a un confronto tra Barbie e CAD, ma in Barbie c'è una riflessione, una presa di coscienza sia delle Barbie che dei Ken. C'è un messaggio, un'evoluzione di tutti i personaggi, qualcosa cambia alla fine del film... In C'è ancora domani cos'è cambiato alla fine? Sì, ok, le donne votano, ma non è stato merito di Delia e anzi, a voler ben guardare, non si parla nemmeno della lotta e del percorso che è stato fatto per ottenere quel diritto. È solo una cosa che c'è perché sì. Quasi come ci fosse sempre stata. Se non fosse stato per le scritte alla fine del film non si sarebbe mai capito che quella era la prima volta che le donne votavano in Italia...
Con questo non voglio dire che sia un brutto film ma, ripeto, per me non è femminista.
Perché C'è ancora domani non è un film femminista, a mio parere (mentre Barbie invece sì)
Ho temporeggiato per vedere C'è ancora domani perché tutte e tutti ne hanno parlato come di un film bellissimo e “femminista”. E quando sento gli uomini usare l'aggettivo femminista come una caratteristica positiva i miei sensi di femminista formicolano. E a ragione. Il film parla di una donna, Delia, sposata con un uomo, Ivano. Il film è la rappresentazione didascalica e anche pedissequa del maschilismo più becero, violento e, soprattutto, riconoscibile. Talmente riconoscibile che qualsiasi uomo può guardare a quel modello di maschilista e prenderne tranquillamente le distanze. Peccato che il modello rappresentato dal personaggio di Ivano sia solo l'1% del patriarcato, quello che abusa fisicamente, verbalmente, economicamente, sessualmente. Ma Ivano è solo la punta dell'iceberg e il film ignora totalmente tutti quei piccoli, apparentemente innocui, atteggiamenti che costituiscono la base sommersa su cui il marito violento trova la cultura che lo cresce e lo protegge. Ogni uomo che abbia visto C'è ancora domani può tranquillamente dire “io non sono come Ivano quindi non sono parte del patriarcato. Pertanto il problema non mi tocca”. Purtroppo la questione è che questo film non mette in scena tutte gli atteggiamenti con cui ogni uomo si può rendere parte del problema. Non si vede il catcalling, gli apprezzamenti invadenti e non richiesti, le battute sessiste, il paternalismo benevolo, le riviste, i film, i cartelli pubblicitari tappezzati di corpi femminili più o meno vestiti... tutto questo fa parte del patriarcato e ogni uomo (e anche qualche donna) lo porta avanti senza rendersi conto che anche questo è maschilismo, anche questo è patriarcato. Ma questo film non punta il dito contro questi atteggiamenti che appartengono ad ogni uomo (chi più chi meno), non fa quest'opera di denuncia. Il patriarcato è rappresentato come bianco o nero (letteralmente) perciò o sei come Ivano oppure sei una brava persona.
Dopo averlo visto ho capito perché tanti uomini hanno dichiarato questo film femminista. È il femminismo che piace a loro, quello che li rassicura, che gli dice che loro no, loro sono bravi ragazzi, non stanno facendo niente di male, non hanno bisogno di rivedere i loro comportamenti, le loro parole e i comportamenti e le parole degli altri uomini che frequentano.
A differenza di Barbie. Barbie presenta il patriarcato in maniera apparentemente più chiara a didascalica, ma in realtà Barbie presenta il patriarcato nelle sue sfumature più subdole, più sottili e, quindi, meno facilmente riconoscibili. In tutto il film nessun Ken alza mai le mani su una Barbie, nessun Ken offende una Barbie, nessun Ken fa catcalling o molesta sessualmente una Barbie. Quello che fanno i Ken è togliere alle Barbie ogni loro ambizione, ogni loro sogno, la loro identità. Per farne degli oggetti da possedere ed esibire e di cui disporre a loro piacimento. Un'azione terribile, innegabilmente, e la cosa che ha scatenato le ire di (quasi) ogni uomo è che quest'azione terribile non è stata operata da un burino in canotta, ma da quello che potrebbe essere definito il classico bravo ragazzo. Ken è il prototipo di giovanotto di belle speranze che, in fondo, non ha fatto niente di male, no?! Ken è il personaggio in cui ogni uomo si identifica ma quando si vede rappresentato in tutto il male che fa a Barbie ecco che, anziché cogliere l'occasione per una riflessione e una sana autocritica, il maschio medio si butta per terra a piangere e urlare che “questo non è femminismo, il femminismo è quello che mi dice che io sono bravo e bello e buono”.
In conclusione C'è ancora domani è un film contro il patriarcato? Certo che sì, ma contro una percentuale minima del patriarcato. Quella frazione che è la più evidente e la più facilmente condannabile. C'è ancora domani è un film femminista? A mio parere no. Il film non è scomodo, non fa nascere una discussione, non critica la società. La protagonista non fa niente per contrastare questo status quo e l'unica cosa che fa alla fine del film non è merito suo. È un diritto per cui lei non ha lottato e lo ha esercitato in segreto, in silenzio, per non urtare la sensibilità del patriarcato. Mentre invece vorresti dirmi che Barbie è un film femminista?! Sì, perché racconta il patriarcato come un potere strisciante, che penalizza entrambi i generi (anche se in modo molto diverso), che viene esercitato da ogni singolo uomo, anche quelli “bravi”. Non a caso Barbie ha fatto arrabbiare molti maschi medi che ancora oggi ne parlano come di un film sciocco, innocuo. Ma come si spiega che un film così insignificante faccia ancora arrabbiare tanti maschi dopo tanto tempo?
5 notes · View notes
errabonda · 3 months
Text
Di Barbie, nominations e "i problemi quelli veri"
Qualche giorno da sono state annunciate le candidature agli oscar. E per il film Barbie non è stata nominata né la regista Greta Gerwig né la protagonista nonché produttrice e anima del film Margot Robbie. MA! Viene nominato Ryan Goslin per il ruolo di Ken.
Robbie ha fatto un'interpretazione da oscar? Onestamente no, non lo penso* pur tenendo presente che il ruolo (quello di una bambola di plastica e dichiaratamente stereotipata) non le dava grande spazio di manovra.
Goslin ha fatto un'interpretazione da oscar? Ma neanche per sbaglio. È stato mediocre, a malapena passabile*
Gerwig ha diretto un film a livello da oscar? Non saprei, non me ne intendo così tanto di regia da dare un giudizio.
Il film merita l'oscar? Non lo so, ma è un film che, a modo suo, ha fatto la storia del cinema. Un film fatto da donne, per le donne, che parla di problemi che riguardano solo le donne e che ha fatto incassi stellari è una cosa che non si è mai vista prima. Ridicolizzato, considerato frivolo, un filmetto... eppure ogni volta che se ne parla da qualche parte c'è un maschio cis-het che si straccia le vesti e si batte il petto strillando tutta la sua indignazione. No, non è un film innocuo: ha toccato dei nervi scoperti e io posso solo sperare che sia solo il primo di tanti a venire.
Ma tornando alla polemica: per me (come per altrə) la scelta di escludere proprio le due donne di punta dalle nomination è stata una scelta politica. Né più né meno delle 12 nomination a Maestro (inguardabile*). Ma è ampiamente risaputo che gli oscar sono politicizzati. Quanti attori** scarsotti* sono stati nominati e premiati per motivi politici?!
Anyway, questa è stata la polemica del giorno.
Oggi ci sono le risposte e sono di questo tenore. “Ci dobbiamo davvero preoccupare di chi è stato nominato e chi no quando nel mondo ci sono le guerre, la fame, le malattie, le cimici, la pizza con l'ananas...?!” E a me girano abbondantemente le gonadi perché questa cosa del “ci sono problemi più importanti” è l'ennesima prova dell'egoismo dell'essere umano. Certo che se la confrontiamo con la fame nel mondo la questione delle nomination agli oscar scompare, ma se la mettiamo sempre su questo tono allora non dovremmo parlare mai più di nient'altro che non sia la crisi climatica perché è il problema più grave del pianeta* Ma non dovremmo parlare neanche del diritto all'aborto perché il genocidio dellə palestinesi è più grave*, non dovremmo più parlare dell'accesso alla sanità pubblica perché la salvaguardia delle foreste è più importante*...
Ma possiamo finirla con questo buttare in caciara tutte quelle questioni che non ci riguardano e/o che non capiamo?! Se non capisci perché si faccia tanto rumore su quella tal questione: stai zittə, leggi cosa dice/scrive chi ne sa e abbi l'umiltà di cercare di capire. Quel tal problema non ti riguarda? Ignoralo e parla di altro. Parla dei problemi di cui ti stai occupando tu, per esempio. Perché poi tuttə quellə che si indignano che ci sono cose più importanti di cui occuparsi sono proprio quellə che, nel 99,9% dei casi, non stanno facendo proprio niente per occuparsi nemmeno dei problemi più semplici.
*a mio parere
**uso apertamente il maschile non sovraesteso perché non mi risultano attrici che siano state premiate a prescindere della loro bravura.
0 notes
errabonda · 4 months
Text
Perché C'è ancora domani non è un film femminista, a mio parere (mentre Barbie invece sì)
Ho temporeggiato per vedere C'è ancora domani perché tutte e tutti ne hanno parlato come di un film bellissimo e “femminista”. E quando sento gli uomini usare l'aggettivo femminista come una caratteristica positiva i miei sensi di femminista formicolano. E a ragione. Il film parla di una donna, Delia, sposata con un uomo, Ivano. Il film è la rappresentazione didascalica e anche pedissequa del maschilismo più becero, violento e, soprattutto, riconoscibile. Talmente riconoscibile che qualsiasi uomo può guardare a quel modello di maschilista e prenderne tranquillamente le distanze. Peccato che il modello rappresentato dal personaggio di Ivano sia solo l'1% del patriarcato, quello che abusa fisicamente, verbalmente, economicamente, sessualmente. Ma Ivano è solo la punta dell'iceberg e il film ignora totalmente tutti quei piccoli, apparentemente innocui, atteggiamenti che costituiscono la base sommersa su cui il marito violento trova la cultura che lo cresce e lo protegge. Ogni uomo che abbia visto C'è ancora domani può tranquillamente dire “io non sono come Ivano quindi non sono parte del patriarcato. Pertanto il problema non mi tocca”. Purtroppo la questione è che questo film non mette in scena tutte gli atteggiamenti con cui ogni uomo si può rendere parte del problema. Non si vede il catcalling, gli apprezzamenti invadenti e non richiesti, le battute sessiste, il paternalismo benevolo, le riviste, i film, i cartelli pubblicitari tappezzati di corpi femminili più o meno vestiti... tutto questo fa parte del patriarcato e ogni uomo (e anche qualche donna) lo porta avanti senza rendersi conto che anche questo è maschilismo, anche questo è patriarcato. Ma questo film non punta il dito contro questi atteggiamenti che appartengono ad ogni uomo (chi più chi meno), non fa quest'opera di denuncia. Il patriarcato è rappresentato come bianco o nero (letteralmente) perciò o sei come Ivano oppure sei una brava persona.
Dopo averlo visto ho capito perché tanti uomini hanno dichiarato questo film femminista. È il femminismo che piace a loro, quello che li rassicura, che gli dice che loro no, loro sono bravi ragazzi, non stanno facendo niente di male, non hanno bisogno di rivedere i loro comportamenti, le loro parole e i comportamenti e le parole degli altri uomini che frequentano.
A differenza di Barbie. Barbie presenta il patriarcato in maniera apparentemente più chiara a didascalica, ma in realtà Barbie presenta il patriarcato nelle sue sfumature più subdole, più sottili e, quindi, meno facilmente riconoscibili. In tutto il film nessun Ken alza mai le mani su una Barbie, nessun Ken offende una Barbie, nessun Ken fa catcalling o molesta sessualmente una Barbie. Quello che fanno i Ken è togliere alle Barbie ogni loro ambizione, ogni loro sogno, la loro identità. Per farne degli oggetti da possedere ed esibire e di cui disporre a loro piacimento. Un'azione terribile, innegabilmente, e la cosa che ha scatenato le ire di (quasi) ogni uomo è che quest'azione terribile non è stata operata da un burino in canotta, ma da quello che potrebbe essere definito il classico bravo ragazzo. Ken è il prototipo di giovanotto di belle speranze che, in fondo, non ha fatto niente di male, no?! Ken è il personaggio in cui ogni uomo si identifica ma quando si vede rappresentato in tutto il male che fa a Barbie ecco che, anziché cogliere l'occasione per una riflessione e una sana autocritica, il maschio medio si butta per terra a piangere e urlare che “questo non è femminismo, il femminismo è quello che mi dice che io sono bravo e bello e buono”.
In conclusione C'è ancora domani è un film contro il patriarcato? Certo che sì, ma contro una percentuale minima del patriarcato. Quella frazione che è la più evidente e la più facilmente condannabile. C'è ancora domani è un film femminista? A mio parere no. Il film non è scomodo, non fa nascere una discussione, non critica la società. La protagonista non fa niente per contrastare questo status quo e l'unica cosa che fa alla fine del film non è merito suo. È un diritto per cui lei non ha lottato e lo ha esercitato in segreto, in silenzio, per non urtare la sensibilità del patriarcato. Mentre invece vorresti dirmi che Barbie è un film femminista?! Sì, perché racconta il patriarcato come un potere strisciante, che penalizza entrambi i generi (anche se in modo molto diverso), che viene esercitato da ogni singolo uomo, anche quelli “bravi”. Non a caso Barbie ha fatto arrabbiare molti maschi medi che ancora oggi ne parlano come di un film sciocco, innocuo. Ma come si spiega che un film così insignificante faccia ancora arrabbiare tanti maschi dopo tanto tempo?
5 notes · View notes