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#Fondazione Molise cultura
ifattinews · 2 years
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Molise cultura: Sepino, Campobasso e Isernia, i luoghi attraversati dalle " vie dei canti " - Sonika Poietika 2022
COMUNICATO STAMPA Tosca, Giovanni Truppi, Ginevra Di Marco, Massimo Zamboni, Marco Parente, Andrea Cassese, Liana Marino e l’omaggio a Zanzotto. In Molise il grande ritorno della rassegna dedicata alle migliori espressioni della musica italiana. Sepino, Campobasso, Isernia i luoghi attraversati dalle vie dei canti La  REGIONE MOLISE e la FONDAZIONE MOLISE CULTURA sono lieti di presentare: SONIKA…
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giuseppelaporta · 15 years
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Personaggi, Creature e Simbolismi raffigurati nel Pulpito Romanico di Ferrazzano, Federico II e la maestria di Alfano Da Termoli.
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La Regione Molise, sin dal primo istante della sua nascita, così come nella precedente parte di secolo, ha dimostrato di possedere una lunga lista di misteri accumulatisi con il tempo, man mano che le migliori menti erudite del passato, ponevano questa circoscrizione giuridica sotto la loro ‘’lente d’ingrandimento’’, quando s’imbatterono in sempre più copiose scoperte o riscoperte nell’ambito dell’archeologia antica e medievale, constatando sempre più della enorme variegatura che presentava non soltanto la storia insediativa del Molise in sé, ma della enorme familiarità artistica e culturale che tale territorio aveva nei confronti delle vicine regioni attualmente contigue, come la Campania, Puglia ed Abruzzo.
Nella nostra opinione, per quanto di modesta rilevanza ma di dovuta formulazione, il concetto di ‘’isolamento’’ che postularono i tanti eruditi che qui misero piede ed occhi nel corso delle loro ricerche, era dettato dalla stessa decadenza dell’ultima età contemporanea che subirono molte regioni meridionali, tra cui proprio il Molise, che finì per sigillarsi in questa giurisdizione politica e sociale, che poco ha comunicato e poco comunica con le vicine regioni italiane, il che spiegherebbe grossomodo come mai ancora in questi anni ci sia bisogno di incentivare ed ampliare lo sguardo su molte questioni culturali del nostro territorio, per vari settori e anche per varie epoche specifiche, ma dove ormai, l’unica cultura tradizionale che la gente locale percepisce come sua unica entità, è proprio quella sub-cultura collegata all’ultimo ‘800 e ‘900, dove le grandi realtà del Regno e delle sue contee, provincie e feudi, erano ormai degradate a piccoli sobborghi diruti, modeste regioni e rovine infestate e spoliate delle loro vesti marmoree, utili più ai minuti abitanti della natura come loro dimora, che non ai ricchi signori del tempo, parodia degli antichi reali, cosa che dunque spinse la critica storica italiana a definire la nostra come un’area artistica di tipologia minore, riprendendo le parole della storiografa Luisa Mortari, argomento quello dell’entità di un’importanza historica di una produzione artistica, molto discusso nel vecchio secolo, in cui il fuoco di questa dinamica artistica viene spesso associato ai grandi centri contemporanei che sono sopravvissuti alla ghigliottina dei secoli e della labilità politica e demografica, facendo cadere tutto ciò che è considerato ‘’alla periferia’’ di tali fuochi nel grosso calderone delle modeste botteghe locali e prive d’inventiva, unico rifacimento di qualcosa di già visto e mai sperimentato, che per fortuna pare sia un concetto volto quasi al suo crepuscolo.
Di recente i nostri viaggi e sopralluoghi per la terra molisana, ci hanno condotto in una bellezza, che nella gioventù dei nostri avi, non potevamo di certo immaginare, o quantomeno comprendere.
Siamo giunti nel Comune di Ferrazzano, che con la sua mole, si arrocca e cinge a guisa della sua splendida chiesa matrice dedicata al culto della Vergine Maria Assunta in cielo, una basilica suggestiva, che nel suo sagrato è guardata da una croce viaria, come quasi ogni luogo di culto della Contea di Molise e della Capitanata, e del cui uso e ambito storico abbiamo già avuto modo di discutere in tante occasioni.
L’aspetto odierno configurato dal tempio non è di certo quello ch’ebbe in origine, vista la sua fondazione medievale tra XI e XII secolo, non escludendo la presenza di fasi più antiche come dimostrano alcuni elementi strutturali dell’edificio, con molti rifacimenti ed ampliamenti tra i secoli XIII, XIV e XV, certamente incentrati in molti accadimenti, dalle dotazioni alle ricostruzioni per causa accidentale dopo la distruzione causata da uno o più sismi, e anche eventi atmosferici inaspettati.
L’impianto attuale, tra i vari cuci-scuci e ristrutturazioni, viene certamente dall’opera del Mastro Ludovico da Pescopennataro (XVIII sec.), il quale ne eseguì una rivoluzione degli interni e parzialmente degli esterni, in pieno stile barocco, dandole la conformazione finale ad aula che vediamo ancora oggi, sin dalla sua riconsacrazione nell’anno 1730, ad un anno dal completamento del cantiere, che ancora doveva vedere finita l’alzata della torre campanaria, crollata nel 1658 a causa di un fulmine, ma che in verità cedette per annosi problemi strutturali.
Sebbene della vecchia basilica resti poco, tra i molti dettagli dei portali, lunette e colonnine, c’è un particolare del suo arredo liturgico davvero singolare, unico e molto enigmatico, che rimanda ad un passato di questa terra che nel tempo è andato a disgregarsi, ovviamente si sta parlando del pittoresco Pulpito romanico di Ferrazzano, posizionato al lato destro del presbiterio, che fa capolino negli occhi d’ogni passante che staziona per la larga navata, come un antico urlo di storia che affiora dalle pietre della chiesa matrice, volenteroso di poterla raccontare e preservare nonostante le impervie strade del tempo.
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Questo prezioso arredo si mostra oggi con un ricco carme micro-architettonico, che nella totalità strutturale è inscritto in una struttura detta ‘’a cassa’’, sorretto nei quattro vertici da colonne munite di plinto classico, del medesimo marmo bruno rossastro, a carattere misto, sia omogeneamente cilindriche, ottagonali e tortili come nel caso dello schema retrostante.
La struttura continua verticalmente su una doppia coppia di capitelli ‘’a crochets’’, decorati da figure zoomorfe ed antropomorfe centrali, costeggiate dai getti di acanto spinoso contorto in un ricciolo nelle punte, ma anche di altre tipologie fitomorfe più semplici e massicce, tipiche delle influenze di matrice gotica, il tutto terminante con i tre paramenti a cassa, sorretti da tre archetti, due dei quali trilobi e decorati da una cornice ‘’a palmetta casauriense’’.
Gli abachi dei capitelli sono alquanto semplici anche se dimostrano in più punti di non essere stati portati a compimento, e di aver subito molteplici danni al seguito di un urto, probabilmente registratisi nelle cause che fanno evidenziare in maniera palese un riassemblaggio del registro superiore, come si evince dalle interruzioni dei tralci floreali, delle firme non terminate o cancellate come si può leggere su di uno ‘’…HOC OPUS F…’’, e anche nel contrasto tra i due corpi sovrapposti, nel cui primo troviamo, come grande evidenziatrice di detta suddivisione cronologica, una cornice che cinge il piano, alternata a girali fruttificati e piccoli individui intrecciati al loro interno, originati dalle bocche di mascheroni sputa-racemi posti agli spigoli.
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La cosa più complessa di questa opera d’antica mano, è la immensa simbologia che essa porta su di se, che sembra balzare in maniera bivalente tra gli elementi del sacro e del profano, portandoci a molte riflessioni sulla ricerca di una o più chiavi di lettura possibili sul suo conto, visto soprattutto che nella storia dell’arte e dell’architettura nulla è dato dal caso, e non sempre ha la spiegazione più semplice, ma come in questo caso, ci ha condotti a dover approfondire numerose ricerche d’archivio e a chiedere un parere ai più disponibili.
Partendo proprio dai personaggi sopracitati, che troviamo nel primo capitello di destra, essi sono stati il particolare che più ci ha colpito di tutta la costruzione, soprattutto per la finezza dei dettagli e per le caratteristiche ‘’tipiche’’ con cui sono stati eseguiti sulle quattro facce, e che sembrerebbero avere un simbolismo univoco, o apparentemente unito da una filologia ricercata ed arcana per una mente contemporanea.
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La prima figura che accoglie il passante, è quella di un fiero Re, dalla grande corona tricuspidata, con una posa benedicente ‘’alla greca’’, recante nella mano sinistra un manoscritto, circondato poi, nella faccia sinistra da un dromedario dai dettagli impeccabili, a destra da un uomo che uccide una creatura alata dalla lunga coda, e nel suo retro da una fanciulla che si regge con la mano le lunghe vesti, e al contempo dona un fiore, una rosa canina forse, seguendo le principali infiorescenze del panorama simbologico del romanico centro-meridionale.
Certo abbiamo avuto non poche difficoltà per postulare determinate ottiche in corrispondenza di una ‘’traduzione’’ d’un così articolato rompicapo, che nel passato magari avrebbe dato minor filo da torcere ai fedeli che ivi esercitavano la loro fede.
Tanto per gettare le prime basi, ci siamo concentrati sulla figura del barbuto Re, che troneggia nella parte riferibile come soggetto di questo significato nascosto, e quasi immediatamente si era interposta anche da parte del clero locale, la possibilità, pressoché tradizionale, di vedervi la leggendaria figura del Re Bove, una storia folkloristica che si sviluppò nell’alto Molise in tempi remoti, che vede come protagonista un Re, che pur di sposarsi con una sua congiunta di cui era invaghito, scenderà a patti con Lucifero.
La leggenda prevede che questo Re avrebbe dovuto costruire molteplici chiese in un tempo esiguo, e che nella sua ricca enumerazione faccia capolino proprio la basilica matrice di Ferrazzano, com’anco pensano generalmente gli eruditi locali, seppure come già abbiamo avuto modo di esporre, l’antica favola sia più recente di quanto non ci si aspetti, visto che in realtà risiede nelle ricerche del canonico ferrazzanese Francesco De Sanctis (XVII secolo) che nel suo ‘’Notizie Istoriche della Terra di Ferrazzano (1699)’’ in epoca Ferentino del Sannio, descrive il pulpito in questo modo;
‘’il Pergamo fa qualche buona figura con pietre lavorate composte con non dispregevole disegno, situato sopra quattro colonnette, che sebbene siano di pietre del paese, con tuttociò rilevano colori diversi, e rimantengono lo lustrore, i capitelli sono con vari, ed intrecciati lavori rilevati, e contornati, ed in uno di esse vi è la figurina d’un Re anche con la corona in testa seduto in trono, dicono essere del Re fondatore della Chiesa, la quale all’uso di que’ tempi non era in perfetta simetria, e consiste nella nave di mezzo di proporzionata lunghezza, e larghezza, gli archi che divideano la nave di mezzo dall’altre due in cui eran le cappelle, eran diseguali, ed incorrispondenti, la soffitta con travatura scoperta…’’.
Il De Sanctis proseguiva nei confronti di detto re come di seguito;
‘’Quindi per dare qualche notizia della fondazione della nostra Chiesa Arcipretale, è necessario che mi avvalga della Tradizione del Volgo favolosa in quanto al nome del Fondatore; essendoché da vecchi Cittadini, così di Ferrazzano, come di altre convicine terre è precorsa sempre voce, che un certo Re Bove avesse edificato sette Chiese nella nostra Provincia, e che una riguardasse l’altra, e tutte dedicate alla gran Madre di Dio; la prima sarebbe quella nel feudo di Monteverde della giurisdizione della Terra di Mirabello, la seconda la nostra di Ferrazzano, la terza la Collegiata di S. Lonardo in Campobasso, la quarta Santa Maria di Cercemaggiore, la quinta Santa Maria della strada della terra di Amadrice, la sesta il Duomo della Catedrale di Volturara, e della settima non hò notizia; e tutte sono di una medesima costruttura, cioè le mura esteriori con pietere lavorate a scalpello: nella cima, ed in altri luoghi rilevano alcune teste di Bue, da cui è nata la mentovata tradizione, che il Re Bove ne sia stato il fondatore ingiontole per penitenza spirituale dal Papa per la dispenza ottenuta di potersi sposare una congiunta in moglie‘’, egli diede molta più importanza alla leggenda, imbattendosi poi nell’arca funeraria trecentesca del conte Berardo D’Aquino, nella badìa di Santa Maria Della Strada, da cui avrebbe mal interpretato l’inizio d’attribuzione dell’opera ‘’HOC’’ con ‘’BOE’’ o boa, collegandoci di conseguenza una enorme ricerca incentrata sulla figura di questo misterioso Re Bove, nel cui operato avrebbe marchiato le chiese da egli costruite con il suo essere di bestia, e la cui persona avrebbe collegamenti ancestrali con la nascita della stessa Bovianum, o come alcuni hanno ipotizzato, sarebbe da rintracciarsi nella figura di Guglielmo il Buono, anche se negli scritti il De Sanctis riuscì a dare luogo ad una complessa ricerca su base di signorìe del tempo, estrapolando come identità del famigerato Re Bove, quella del Re Ferdinando D’Aragona ‘’Re Delle Spagne’’, che qui vi edificò o meglio ‘’ri-edificò’’ numerosissime chiese matrici e cattedrali, compresa buona parte della cattedrale di Termoli in virtù dei danni cagionati dal terremoto di Santa Barbara nel dicembre del 1456, espandendo così il numero reale delle suddette chiese nominate nella leggenda, discostandosi definitivamente dalle strutture d’età arcaica, fermo restando che tutte queste teorie sono comunque decadute a prescindere, proprio per via dell’ origine della loro formulazione, incentivata da un errore di traduzione o lettura dei caratteri epigrafici della tomba di Matrice, seppure sembra esser certa la nascita attorno alla figura di Ferrante I.
Escludendo il folklore locale, ci si potrebbe muovere in altre direzioni, in una che le vede come frutto di una simbologia sacra, come largamente venne presentato negli studi storiografici dei luoghi di culto, oppure, seguendo una più moderna ed elaborata riflessione, seguire una linea filologica di carattere profano, com’anche è stato riscontrato in molteplici opere dello stesso ambito a cui appartiene il pulpito di Ferrazzano.
Seguendo la prima, nell’ambito sacro non c’è figura regnante più comune e significativa per antonomasia del Re Salomone, che si ricollegherebbe grossomodo con la fanciulla presente nel lessico, se ci basiamo sulle scritture del Primo Libro dei Re, nell’Antico Testamento, in cui la Regina Saba, andò al cospetto del Re Salomone per testare il suo intelletto mediante enigmi e trabocchetti, seguita nel suo cammino verso Gerusalemme, dalle sue genti e servitù, in groppa a moltitudini di cammelli e grandi ricchezze da porgere in dono al Sovrano della futura Terrasanta.
La figura della Regina equivarrebbe a quella della chiesa stessa, e come si evince nell’Historia Trium Regum di Johannes De Hildesheim, ella sarebbe collegata alle figure dei Re Magi, come loro antenata, e il cui tesoro donato al sovrano, in parte arriverà dopo vari scambi, al cospetto del figlio di Dio.
In correlazione con le tre figure analizzate, vi sarebbe poi l’individuo che, con un’accetta, uccide fermamente una creatura dalla lunga coda che si avvinghia alle sue gambe, ricoperta di squame che paiono mescolarsi a corte piume, specialmente nelle ali ritratte, e che dal volto sauresco sembrerebbe mostrarci l’uccisione di un drago, o meglio, di una figura che nel vasto simbolismo religioso è accomunata a quella del drago e della viverna, una creatura che specialmente in questi anni, i più giovani ed amanti del fantasy hanno portato alla loro attenzione, anche se con una forma ben diversa dalla sua originale sembianza mitologica, e sto ovviamente parlando del Basilisco, creatura che nella cultura occidentale europea mantiene delle similarità con altri ibridi fantastici tipo il Bisso Galeto in Nord Italia e la Coccatrice, che a differenza del colossale serpente albergante la Camera Dei Segreti, si trattava più propriamente di un essere abominevole, di più modeste dimensioni, dal corpo altresì ibrido, metà rettile e metà gallo, spesso raffigurato in bassorilievi come si nota nei girali della Cattedrale di Bitonto, in varie basiliche di matrice visigotica della giurisdizione di Burgos, nel battistero di parma e nel paramento papale della basilica di San Francesco d’Assisi, seguiti ovviamente da innumerevoli bestiari e incisioni in cui allo stesso modo la fiera è mostrata con un volto draconico o da volatile, e da un non preciso numero di zampe posteriori, alternate da lunghe code talvolta terminanti con una seconda bocca grottesca, ed ali strappate a mò di pipistrello o di entità demoniaca.
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Elemento fondamentale di ogni studio basato sui bestiari, è ovviamente il trattato Physiologus, dove fanno capolino numerosissime fiere ed animali esotici e non, specie botaniche ed eventuali esseri mistici del folklore medievale.
Ed è proprio in questo, come ovviamente nei più celebri bestiari, che ricorre anche il simbolismo sacro nascosto dietro le bestie prese in dettaglio, dove il significato più comune è quello della contrapposizione tra il bene e il male, la forza della sfera sacra contro quella blasfema, più propriamente descritta dalla Vittoria dell’uomo contro le tentazioni del peccato, che riscontriamo copiosamente soprattutto nei programmi iconografici di detto ambito romanico, con un esempio vivido nelle sculture leonine della cattedrale di Termoli (Leone destro che agguanta un serpente), di quella di Bitetto e così via anche nella basilica di San Pietro a Pistoia, ove la creatura incarnate il male è trasposta proprio dal basilisco.
Il concetto poi, è spesso trasposto da una figura umana che incarna il potere della chiesa, la quale trafigge a morte il rettile maligno tenendo una postura vittoriosa e di resistenza, che facilmente è riscontrabile nel panorama culturale italiano, in cui è molto vasto il numero d’entità sacre che uccidono il maligno, monaci missionari, arcangeli ed anche cavalieri, come nel caso di San Mauro, Teodoro d’Amasea e del più celebre San Giorgio Martire, il cui culto è molto sentito nella nostra regione dopo quella principale per l’indiscusso Arcangelo Michele, che a sua volta incarna questo lessico ardito nella forma più primitiva e chiara, dove la creatura maligna è mostrata nelle sue reali sembianze umane.
Qui subentra un dettaglio interessante, in quanto nelle terre umbre è possibile trovare una delle poche sculture davvero simili al rilievo del pulpito di Ferrazzano, se non un suo sosia esatto, che si specchia quasi nella sequenza posta alla base del rosone della basilica intitolata a San Felice di Narco (Santa Anatolia di Narco), dove si scorge il padre, San Mauro appunto, immortalato nell’atto dell’uccidere un drago ‘’pestilenziale’’ nel luogo in cui, secondo l’agiografia, esso edificherà il ricco complesso monastico, dove in precedenza si aveva un luogo immondo ed infecondo, denso di maleodoranti acquitrini ed abitato dal rettile malefico.
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Un simbolismo che si divide sia nell’assonanza con la santificazione del luogo privo d’un dio, sia nelle grandi similarità lessicali che si trovano nella produzione artistica umbra e marchigiana, ove l’uccisione del rettile viene accompagnata alla celebrazione della bonifica di un territorio ‘’malarico’’ ed occupato da acque infeste.
Allo stesso modo si può leggere una piccola e singolare scultura mozza, che si poggia su una delle foglie del terzo capitello di sinistra, in cui sono riconoscibili le gambe d’un uomo nudo che è avvinghiato dal corpo di un altro rettile per adesso anonimo, ma che sembrerebbe essere simile ad una salamandra, che nei bestiari la si può trovare spesso legata al concetto della resistenza alle fiamme, in cui essa dimora, sia con quello della resurrezione dopo la morte, e quindi evidenziandosi come uno dei pochi rettili con accezione anche positiva nel linguaggio sacro.
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Questo è un caso molto curioso, che dà una certa importanza alla lettura del pulpito, quasi isolando la faccia del capitello dal collegamento filologico di tutta l’opera, e portandoci quindi ad optare in una sorta di seconda lettura del paramento ecclesiastico, quasi come identificandosi in una chiave d’ambito profano anziché sacro, e ce lo fanno capire molteplici dettagli, ad iniziare dalla composizione del tutto, come trasposizione di una scena da ricca corte, come nelle pitture di Palazzo Finco di Bassano del Grappa e via via discorrendo, portandoci su una conclusione che ci sembra molto possibile analizzando vari punti, in primo caso la simbologia esecutoria dei personaggi nel contesto politico duecentesco e delle maestranze che lo hanno modellato.
Un dettaglio fondamentale potrebbe essere quello del Re in posa trionfante, che come si era spiegato in precedenza, manterrebbe le caratteristiche di una figura benedicente, elemento comune dei personaggi sacri che nella loro iconografia si mostrano al fedele tendendo sul petto la mano chiusa, con sollevate le tre dita.
Ebbene la mano di quest’uomo potrebbe celare un simbolismo ricercato di matrice classica, tipico delle produzioni sperimentali dell’età federiciana, in special modo se legate strettamente alla figura di Federico II di Svevia, dove egli è ritratto in una sorta di ambito ideologico e tipicizzato, che va dai molteplici esempi, per altro simili, delle effigi sveve della zecca e delle molte miniature come nel manoscritto ‘’De Arte Venandi Cum Avibus’’, e tante altre com’anco nella cerchia degli imperatori del Sacro Romano Impero, dove lui figura alla fine del sarcofago di Carlo Magno nella cattedrale di Aquisgrana.
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Lo Stupor Mundi in tali occasioni si mostra non solo con la caratteristica tipica del ‘’Cesar Semper Augusti’’ per quanto riguarda il suo volto limpido e giovanile, ma anche con un vero e proprio sigillo identitario che lo mostra assimilabile alla figura del Re di Gerusalemme, in cui Federico si riconosceva in quanto tale, troneggiante e con la mano in posa regale ed al contempo giudicatrice della sorte altrui, una tradizione figurativa originaria della Roma Imperiale e che secondo numerosi storiografi del secolo, sarebbe da ricondursi a progenitrice della stessa mossa austera del Cristo Pantocrator ancor più che benedicente, come dio reincarnato che soppesa la nostra persona e la sua stessa esistenza, e la scruta con lo sguardo severo.
Questo dettaglio potrebbe indurci quindi a pensare di trovarci proprio al cospetto dell’Imperatore svevo, e ad aiutarci per una più vasta chiave di lettura c’è proprio una produzione letteraria contemporanea dello stesso, un trattato dell’astrologia medievale, commissionato da Federico II al noto astrologo siciliano che identifichiamo con lo pseudonimo di Georgius Zothorus Zaparus Fendulus, che traducendo le opere dell’astrologo arabo Abu Ma’shar, diede alle ‘’stampe’’, il Liber Astrologiae, in cui sono appunto presenti vari elementi zodiacali, costellazioni e così via, alternati da personaggi a loro volta reali ed anche ispirati agli stessi.
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Nel manoscritto di Fendulus troviamo proprio una scena che collegherebbe in qualche modo le figure di Federico II, del dromedario e della fanciulla con l fiore, siccome è presente come vi mostriamo, una scena che ci mostra l’imperatore sul suo trono e con la posa sopra descritta, seguito nella lettura da una fanciulla in groppa ad un dromedario, il tutto cinto dalle parole che seguono;
‘’Iuxta indos camelum sedens pilosa pannis induta cum Kartan e veste pilei, inter manus ei castella redimiculata continens’’
Tradotto; ‘’vicino a lui siede un cammello vestito di manto peloso, con un kartan e un copricapo, che nelle mani tiene le castella riscattate’’.
A questo insieme si aggiunge certamente la componente delle committenze e delle maestranze attorno cui ruota questo arredo liturgico del ricco vestimento, e pertanto si può andare ad analizzare una piccola raccolta d’informazioni archivistiche trapelate per giunta dai regesti Gallucci, della diocesi bojanense di cui faceva parte questo tempio, e potrebbe rientrare nel primo documento che è un Instrumento redatto da Guglielmo de Bojano nell’anno 1241, in cui fa capolino l’inventario commissionato dall’Imperatore a Giovanni Capuano Da Napoli, come espone come segue; ‘’dello thesoro e de tutte le cose pretiose delle chiese delle diocesi di Venafro, Isernia, Boiano, Guardia Alfiera e Trivento, ossia dell’oro, argento, pietre pretiose e paramenti di qualsivoglia sorta e forma si fossero’’, ulteriori riferimenti diretti alla cittadella di Ferrazzano, si hanno nell’anno 1212 dove si legge d’un privilegio dell’Imperatore in favore del camerario Villio de Ferrazzano.
Non essendoci dunque dei legami strettissimi con Federico II ma esclusivamente circostanziali, la lettura federiciana e di devozione verso quest’ultimo, la si deve ricercare nel magister che ha operato in questa basilica, e che probabilmente veniva da altri luoghi in cui magari egli si è formato ed ovviamente ha dato alla luce una ricca produzione artistica.
Qui si riprende anche il concetto della cultura artistica sviluppatasi in queste aree geografiche centro-meridionali a ridosso dell’età delle crociate e della ricca comunicazione tra maestranze incentivata soprattutto e perfezionata sotto l’impero del puer apuliae, dove ebbero il loro inizio molti esponenti appartenuti alle vaste cerchie di prediletti tramandatori di questo stile sperimentale, sviluppatosi a qaunto pare proprio nel territorio intermedio tra il meridione e settentrione.
La vivida plasticità e ricerca ardita della fattura classica e iperrealistica, ci dimostra d’essere pienamente una componente artistica della tipica produzione federiciana della metà del XIII secolo, all’incirca tra gli anni che vanno dal 1220 e il 1240, un ventennio pregno di evoluzioni d’uno stile romanico che si considererebbe di ambito pugliese, espansosi e fiorito in altre località come la campania e gli abbruzzi, nonché la basilicata e talvolta se pur in maniera alterata, giungendo tardivamente nelle coste opposte dell’Adriatico, come a Ragusa e Zara, ed anche più a nord della penisola come nelle Marche, al seguito di cooperazioni d’ambito commerciale intrattenute dai centri costieri del territorio apulo, in cui si annoverava la città fortificata di Termoli, sede di molteplici maestranze federiciane, di ricche committenze basso-campane e di commende crociate che usufruirono della cittadella come sbarco ed imbarco per la Terra Santa.
Le tracce di questa architettura, che potremmo considerare un Gotico Nascente, si rintracciano nella fusione di elementi classici dell’architettura romanica tradizionale del XII secolo, impregnata di maestria orientale, araba e bizantina, unita al carme stilistico dei paramenti di derivazione profana, riconvertiti in ambito sacro, con l’unione della verticalità e solidità compatta delle maestranze francesi, probabilmente di ritorno dalla Terra Santa, e che a loro volta influenzarono ed appresero nuovi ed avanguardistici metodi esecutivi, che traducevano al meglio una unione con le maestranze di origine araba, che a loro volta operarono nelle nostre terre, in gran parte nelle colonie saracene del Regno di Sicilia, ma anche nelle suddette rimpatriate al seguito di una crociata.
È chiaro alla nostra mente quanto non possano essere trascurabili le influenze di matrice islamica nella produzione artistica locale, che avrebbe generato un vero e proprio centro nella terra di Capitanata, dei cui principali cantieri, riferibili come fuochi di questo movimento, si riscontrano quelli del complesso di San Clemente a Casauria, il cantiere federiciano della Cattedrale di Santa Maria della Purificazione a Termoli, quello iniziale della basilica di San Giovanni in Venere a Fossacesia, e per quasi terminare grossolanamente, nel cantiere della Cattedrale di Foggia, da cui sarebbe propriamente partito il tutto essendo una perfetta riassunzione delle leggiadre movenze che si possono ammirare nelle rispettive chiese, comprese le micro-architetture degli arredi liturgici come nei ciborii e nei pulpiti, oltre che nei portali e nelle bifore.
Tra i maggiori esponenti del secolo in questo floreale canto artistico, non si possono non citare il grande Bartolomeo da Foggia, che operò in vari cantieri della città imperiale, tra cui proprio la cattedrale ed il palazzo di Federico II, purtroppo scomparso ma di cui ci resta la preziosa testimonianza del portale, con archivolto fitomorfo ed una splendida armonia ad arco moresco, da cui poi si scaturirono ulteriori tratti della collegiata di Foggia che la avvicinano molto ai concetti delle basiliche di Termoli e Fossacesia, e che tramandano una splendida fusione con la bicromia e simbologia orientale e la schematizzazione pisana delle facciate, scandite da variopinte colorazioni di breccia e marmi, tutti elementi che nel territorio molisano si possono trovare, in compendio con i racemi, le figure umane e i mascheroni, agli schemi della Fontana Fraterna d’Isernia, della Chiesa di San Niccolò Papa a Guglionesi e nella chiesa di Santa Maria delle Monache, sempre ad Isernia.
Dalla scuola di Foggia del Magister Bartholomeus, ebbero la loro formazione personaggi importanti come Alfano Da Termoli, a cui sono attribuiti elementi della cattedrale termolese (1235), di Lagopesole, nella Cattedrale di San Sabino a Bari tra il 1228 e il 1233 (ciborio) e nella cattedrale di Foggia soprattutto nella cripta.
Qui troviamo immediatamente l’opera orientale del magister Isamel, originario della Palestina, che sarebbe giunto in Italia a ridosso della quinta crociata nel 1221 circa, in cui avrebbe partecipato anche lo stesso Alfano, e da cui avrebbe appreso molte particolarità dell’ingegneria militare Ospitaliera e dei vari concetti stilistici orientali, soprattutto nella fattura dei modelli e nel tipo di significato attribuibile.
All’opera del Magister Ismaele non si legherebbero solamente i diversi paramenti ed arredi del Castello di Bari e Lagopesole, ma anche della Cattedrale di Termoli, specialmente nell’esecuzione delle arcate moresche a ferro di cavallo, simili ad una produzione artistica duecentesca che si può ammirare nella spianata della moschea di Al-aqsa, in varie strutture interne ed esterne come nel Burhan ad-din minbar, dove si ricollega prepotentemente all’ausilio delle colonnine trilobate, espediente che come gli archetti trilobi, è tipico dell’architettura federiciana, come un vero e proprio marchio, in egual modo degli altri espedienti sopraelencati, che si nota pienamente nelle esecuzioni della cattedrale di Termoli, nella porta maggiore, e anche nei cantieri del Castello Maniace di Siracusa e del vicino Castel Del Monte ad Andria e nel pulpito di Nicola Pisano, al duomo di Pisa, per non tralasciare la produzione lucerina che si riassume in quasi tutte le precedenti seppur nella maggior parte dei casi in elementi erratici o residuali, come anche nell’insediamento ecclesiastico di Santa Maria di Canneto a Roccavivara.
Da ciò deriverebbero anche i mastri Nicola di Bartolomeo da Foggia, figlio del proto-magister Bartolomeo, Anseramo da Trani e Pietro Facitolo di Bari, ai quali, come si evince nella relazione post-restauro del 1910, redatta dalla Sopraintendenza dei Monumenti della Puglia e del Molise, rinvenuta nell’Archivio di Stato Centrale, sarebbe stata attribuita l’esecuzione o anche la scuola d’appartenenza dello stesso pulpito di Ferrazzano, che non si escluderebbe aggiungere altri nomi o migliorarne la stesura vista la molto vetusta postulazione.
Proprio secondo questa analisi esaustiva, dei più minimi dettagli visivi e comparati nell’ambito culturale in cui è stata ritagliata la neonata regione Molise, si può essere d’accordo con l’ipotesi del Professor Francesco Aceto, che attribuisce alla mano dello stesso Alfano da Termoli, una parte di questo decoro liturgico, probabilmente avvalso di un suo vicino co-magister in grado di definire al meglio i dettagli romanici orientali ed al contempo quelli proto-gotici che oggi rimiriamo in un così vivo pulpito.
Questo potrebbe facilmente ricollegarsi non soltanto alla familiarità con il mondo arabo in cui egli avrebbe operato sotto veste di crociato giovannita, ma anche dalla forte vicinanza alla figura di Federico II, che lo reputava uno dei suoi Architetti Palatini più celebri dopo il Da Lentini, e si potrebbe ricollegare proprio alla metrica allusiva dei lessici profani imperiali, come egli avrebbe verosimilmente svolto nella realizzazione dello schema superiore nella facciata della Cattedrale di Termoli, ove affiora una delle probabili più antiche rappresentazioni dello svevo su un monumento religioso, seguito da una linea probabilmente dinastica che stiamo cercando di decifrare e di cui prossimamente parleremo in maniera più precisa.
Stando a queste conclusioni, la lettura del capitello nel suo insieme, come nel caso del basilisco della seduta papale di San Francesco D’Assisi, potrebbe alludere ad un momento della vita dello stupor mundi, ricollegandosi al lessico della chiesa impersonata dal leone, che richiamerebbe a Papa Alessandro III che doma suo nonno, Federico Barbarossa, simboleggiato dal basilisco ritorto verso il gallo, che nel pulpito di Ferrazzano potrebbe invece simboleggiare la prima scomunica dell’Imperatore cagionata da Gregorio IX nel 1239, simboleggiata dalla chiesa che uccide il potere ghibellino come esegue l’uomo isolato nella faccia destra del capitello che decolla la fiera immonda con una roncola, che potrebbe anche legarsi ad una diversa ragione, dove la scena viene letta in un’ottica totalmente laica, riprendendo l’iconografia umbra di San Mauro come opera bonificatrice, riferita all’operato dello stesso Imperatore nel territorio in cui vige il potere della chiesa, il tutto seguito dal resto del lessico alludente alla visione mecenatica dell’imperatore, e della vasta opera ch’egli lasciava ai posteri, come fosse una eterna rimembranza in grado di scalfire la più dura delle damnatio memoriae, simboleggiata dalla risurrezione eterna della salamandra, figlia del fuoco, al pari dell’araba fenice.
Si ringrazia Valeria La Porta per la collaborazione fotografica ed anche la direzione dell’archivio di stato di Roma per averci permesso di ottenere i documenti voluti.
Bibliografie di riferimento:
Un inedito affresco di soggetto cortese a Bassano del Grappa: Federico II, Immagini e Potere, Maria Elisa Avagnina, 1995.
Die Süditalienische Bauplastik Im Königreich Jerusalem Von König Wilhelm II, Bis Kaiser Friedrich II, Helmut Buschhausen, 1978.
Storia dell’arte nell’Italia Meridionale, dai longobardi agli svevi, Francesco Abbate, 1997.
Scultura pugliese di epoca sveva, in Federico II e l’arte del duecento italiano, Pina Belli D’Elia, 1980.
Il maestro dei capitelli, un ignoto scultore meridionale nella cattedrale di Tarù, Pina Belli D’Elia, 1992.
Bollettino d’arte: Magistri e cantieri nel Regnum Siciliae: l’Abruzzo e la cerchia federiciana, Francesco Aceto, 1990.
La scultura di età normanna tra Inghilterra e Terrasanta, questioni storiografiche, Francesco Aceto, 2001.
Fossanova e Castel del Monte, in Federico II e l’arte del duecento italiano, Antonio Cadei, 1980.
San Felice di Narco ieri e oggi, Bruno Bruni, 2001.
L’art dans l’Italie méridionale, de la fin de l’Empire Romain à la conquete de Charles D’Anjou, Emile Bertaux, 1904.
Il Molise medievale e moderno, storia di uno spazio regionale, Giovanni Brancaccio, 2005.
Il Fisiologo di Smirne, Massimo Bernabò, 1998.
Due Cattedrali del Molise, Termoli e Larino, Maria Stella Calò Mariani, 1979.
Aspetti della scultura sveva in Puglia e Lucania, Maria Stella Calò Mariani, 1973.
L’arte nel duecento in Puglia, Maria Stella Calò Mariani, 1984.
Archeologia, storia e storia dell’arte medievale in Capitanata, Maria Stella Calò Mariani, 1992.
Foggia medievale, Maria Stella Calò Mariani, 1996.
Capitanata medievale, Maria Stella Calò Mariani, 1998.
Nota sulla scultura del XIV sec. nel Molise, in Almanacco del Molise, Corrado Carano, 1978.
I regesti Gallucci, documenti per la storia di Bojano e del suo territorio dal 1000 al 1600, Gianfranco De Benedittis, 1990.
Scultura Medievale in Abruzzo, l’età normanno-sveva, Francesco Gandolfo, 2004.
La scultura romanica nel Molise, Bernardino Incollingo, 1991.
Santa Maria di Ponte, studio su una pieve medievale in Valnerina, Francesco Gangemi, 2006.
Die Kathedrale S. Maria Icona Vetere in Foggia, Fritz Jacobs, 1968.
Storia di un colore, il nero, Michael Pastoureau, 2008.
Profilo di storia dell’arte dal Medioevo ai giorni nostri, in Molise, Valentino Pace, 1980.
Le sculture lignee medievali nel Molise, Luisa Mortari, 1982.
Appunti per una storia dell’arte, Luisa Mortari, 1984.
Il Molise dalle origini ai giorni nostri, Giovan Battista Masciotta, 1952.
Bollettino d’arte: Architettura medievale nel Molise, Guglielmo Matthiae, 1937.
Die Kanzeln der Abruzzen im 12. Un 13. Jahrhundert, Otto Lehmann-Brockhaus, 1944.
Storia pittorica dell’Italia dal Risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo, Luigi Lanzi, 1974.
Arte medioevale nel Molise, Ada Trombetta, 1971.
Arte nel Molise attraverso il Medioevo, Ada Trombetta, 1984.
Storia dell’arte italiana, il Medioevo, Pietro Toesca, 1927.
Bollettino d’arte: L’anastilosi del Ciborio di Alfano nella cattedrale di Bari, Francesco Schettini, 1953.
Notizie istoriche della terra di Ferrazzano, Francesco De Sanctis, 1699.
Specchio del Mondo, i bestiari fantastici delle cattedrali, la cattedrale di Bitonto, Felice Moretti, con prefazione di Franco Cardini, 1995.
Iconographie de l’art chrétien, Louis Réau, 1959.
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lamilanomagazine · 5 months
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"Natale in città 2023" il cartellone di eventi realizzato dal Comune di Campobasso
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"Natale in città 2023"il cartellone di eventi realizzato dal Comune di Campobasso Ultimi giorni del 2023 e inizio 2024 ancora ricchi di appuntamenti per i campobassani, programmati nell'ambito di "Natale in Città 2023", il cartellone di eventi realizzato dal Comune di Campobasso Venerdì 29 (ore 18) torna in scena "Cosa ne SAI del Natale?", a cura di ASSeL, presso la Casetta di Babbo Natale allestita in Piazza Vittorio Emanuele II con l'iniziativa "Balla con noi in piazza" e "truccabimbi" a cura della ludoteca Animatti; altri appuntamenti, stella location, con "Cosa ne SAI del Natale" sabato 30 (ore 18), questa volta con "Pensieri e propositi per sull'anno che verrà in tutte le lingue del mondo" e domenica 31 (ore 10) con la realizzazione di biscotti pan di zenzero e tipicità culinarie etniche a cura dei beneficiari. E sempre sabato 30 (ore 17.30), in Piazza Vittorio Emanuele II "Caroselli di Luce – Ginnastica ritmica coreografica" a cusa di ASD FisioPro Gym. Il programma dell'ultimo giorno dell'anno prevede, inoltre, lo spettacolo "Maituincampo", il tradizionale appuntamento con le "maitunate campobassane" a cura di Nicola Mastropaolo nella consueta cornice di Piazzetta Palombo a partire dalle ore 18; alle ore 23, appuntamento in Piazza Vittorio Emanuele II per attendere l'arrivo del nuovo anno con "Capodanno in musica". Nel 2024 si riparte il 2 gennaio (17.30), presso la sede dell'Associazione Quartiere Campobasso Nord, in via Gramsci, con il teatro dei burattini: "Il Gioco dell'Oca" in versione natalizia, a cura del Burattino Malandrino. Lo stesso spettacolo verrà riproposto mercoledì 3 gennaio (17.30), questa volta presso la sede dell'Associazione Il Nostro Quartiere San Giovanni in via Emilia. Altro appuntamento in programma per mercoledì 3 (ore 17) è invece dedicato alla lettura con "BiblioLetture NpL – incontri di lettura per famiglie con bambini tra 0 e 6 anni" a cura di Nati per Leggere Molise, che si terrà presso la sala "Zarrilli" della Bibliomediateca Comunale. Ben tre invece le iniziative in cartellone per giovedì 4 gennaio: alle ore 17, presso il Centro Sociale "Nicola Scarano" in via Gramsci, di scena "La Befana vien..." una serata dedicata ai bambini a cura dell'Associazione di Quartiere Campobasso Nord; alle ore 17.30, in Piazza Vittorio Emanuele II, "Caroselli di Luce – Ginnastica ritmica coreografica" a cura di ASD FisioPro Gym, mentre alle ore 18 altro appuntamento con "Cosa ne SAI del Natale?", sempre in Piazza Vittorio Emanuele II, con "Finalmente" – Gran teatro dei burattini di Angelo Miraglia, a cura di ASSel. Fino al 30 dicembre, inoltre dalle 10 alle 20, sarà possibile visitare la personale dell'artista Gino Berardi "Dall'impressionismo all'astratto-informale", a cura di Debora Marchitto, presso la Fondazione Molise Cultura, mentre fino al 7 gennaio (10.30-12.30 e 16.30-19) presso il Museo dei Misteri si potranno ammirare i presepi di Giovanni Teberino esposti nella mostra "800...da Francesco ai giorni nostri", a cura dell'Associazione Misteri e Tradizioni e fino al 6 gennaio (10-13 e 16.30-20), al Circolo Sannitico è presente la Mostra di presepi durata dai Presepisti Molisani. Sempre aperta, infine, fino al 6 gennaio la pista di pattinaggio installata in Piazza Vittorio Emanuele II.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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agrpress-blog · 6 months
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Michael Yamashita è un fotografo nippo-americano, storico contributor del «National Geographic», che ho incontrato per un’intervista alla Fondazione Molise Cultura di Campobasso all’inaugurazione della sua mostra I luoghi di Marco Polo (Spazi espositivi Palazzo Gil, Campobasso - da giovedì 2 novembre a domenica 10 dicembre 2023). La mostra, curata da Biba Giacchetti e Melissa Camilli, è parte integrante della terza edizione di Molichrom, il festival della fotografia nomade, diretto da Eolo Perfido. M. Yamashita ama definirsi un fotogiornalista. Gianni Berengo Gardin non ama che si definisca artista un fotografo. Cosa rappresenta per Lei il fotogiornalismo? Sono d’accordo con Berengo Gardin. Mi definisco un fotogiornalista poiché racconto con la luce delle cose reali. Più che un artista, il fotografo è un narratore di storie, un testimone della realtà. Com’è nato il progetto del libro, e poi della mostra, su Marco Polo? Si tratta di un progetto a lunghissimo termine, se così si può dire. Com’è naturale, progetti simili sono avventure incredibili che diventano realtà solo grazie al sostegno di un magazine storico come il «National Geographic». Ho fotografato in tutti i continenti, ma l’Oriente resta la mia principale area di interesse. Così ho deciso di mettermi sulle tracce del grande Marco Polo, una mia passione personale, ripercorrendo il suo viaggio da Venezia attraverso la Via della Seta fino all’Indonesia e all’India. L’intento principale è stato quello di realizzare immagini diverse di luoghi anche molto conosciuti, come ad esempio Piazza San Marco o la Grande Muraglia. Cosa rende preziose queste fotografie? Probabilmente, alcuni tra i luoghi raccontati in queste fotografie oggi non sono più visitabili. Si tratta dunque quasi di documenti storici, di istanti magici che non torneranno più poiché nessun turista o fotografo potrà più raggiungere tali siti. Storia di una foto. Com’è stata scattata la fotografia del Buddha? Questa fotografia è speciale poiché la sua stessa realizzazione è una vera e propria storia. Ho scattato la foto in Cina, nelle grotte di Mogao, e non volevo assolutamente utilizzare una luce flash. Così ho chiesto ad una persona di aiutarmi posizionando uno specchio all’ingresso della caverna per raccogliere la luce del sole e inviarla ad una seconda e addirittura ad una terza persona, che sempre tramite degli specchi illuminavano il viso della statua. Anche Lei è un fotografo, e quindi sa quanto è importante la giusta luce, che in questo caso, riflessa da uno specchio, non cambia ed è molto naturale. Ha dei suggerimenti particolari per i suoi allievi? Sono i suggerimenti di un fotogiornalista. Quindi, farsi testimoni di fatti veri e reali. Soprattutto, evitare mentre si scatta di guardare in continuazione il monitor della fotocamera. Con l’analogico questo non accadeva e non c’era il rischio di perdere dei momenti irripetibili. Un rapido confronto fra analogico e digitale Ho utilizzato la pellicola quando mi trovavo in posti privi di energia elettrica. Sarebbe stato impossibile utilizzare ricariche e computer. Ma, sono convinto che il digitale abbia una qualità superlativa. Ciò che sempre fa la differenza è la capacità di trovare la luce giusta e di proporre in maniera personale immagini di luoghi anche molto noti e già fotografati tantissimo. Una vera sfida, a me è successo con Venezia. Intervista a cura di Laura Venezia
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Teatro, a Pietrabbondante parte la rassegna 'a mille metri'
Fondazione Molise Cultura e la Regione Molise, in collaborazione con il ministero della Cultura e il Comune di Pietrabbondante (Isernia), annunciano la 47/a stagione teatrale del “teatro a mille metri” d’altezza, con tre spettacoli che puntano a valorizzare un luogo definito dall’archeologo Amedeo Maiuri “il più felice connubio tra struttura italica e archeologia greca”.     Teatro a Mille Metri…
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visionairemagazine · 2 years
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Poietika: La Parola è Donna
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REGIONE MOLISE e FONDAZIONE MOLISE CULTURA presentano: POIETIKA Art festival VII EDIZIONE dal 28 settembre al 2 ottobre 2022 Campobasso Dal 28 settembre al 2 ottobre 2022 a Campobasso ritorna Poietika Art Festival, un evento di caratura internazionale per ospiti e temi trattati. La traccia portante della VII Edizione è 'La Parola è Donna', dedicata all'esplorazione della figura femminile in tutte le sue sfaccettature. Scrittrici, un Premio Nobel, giornaliste, storiche, economiste, attiviste, artiste: saranno imperdibili e speciali gli appuntamenti in programma. Uno spazio speciale sarà dato al fumetto, con laboratori dedicati ai più giovani. Le ospiti in dialogo sono:
Joumana Haddad, autrice libanese, giornalista e attivista per i diritti umani. È stata selezionata tra le 100 donne arabe più influenti al mondo per quattro anni consecutivi.
Tawakkol Karman, attivista per i diritti umani, giornalista e politica. Conosciuta come la "madre della rivoluzione", "la donna di ferro" e "la signora della primavera araba" Karman a soli 32 anni è stata la prima donna araba e la seconda musulmana a vincere il Premio Nobel per la Pace nel 2011.
Linda Scott, economista, ha fondato la Global Business Coalition for Women's Economic Empowerment, una coalizione di undici grandi multinazionali che collaborano per l'emancipazione economica delle donne. Attualmente è consulente di genere della Banca Mondiale e ha scritto un documento sull'impatto della disuguaglianza di genere sulla povertà per l'USAID.
Sakena Jacoobi, attivista afghana e direttrice esecutiva dell'Afghan Institute of Learning (AIL), ONG guidata dalle donne che ha fondato nel 1995. È nota per il suo lavoro in difesa dei diritti dei bambini, delle donne e per l'istruzione.
Laura Scarpa, insignita nel 2022 del Romics d’Oro alla XXVIII edizione di Romics, fumettista, illustratrice, editrice, docente, saggista e storica del fumetto, ha debuttato nel 1978 su Linus con “Il Drago” e in seguito per le Edizioni Ottaviano. Elisa Casseri, scrittrice, drammaturga e autrice.
Marisa Salabelle, autrice.
Lorenza Foschini, giornalista, autrice, e conduttrice di programmi televisivi di successo.
Marinette Pendola, storica nata a Tunisi da genitori di lontana origine siciliana. Studiosa della storia, degli usi e costumi della comunità italiana in Tunisia, membro del gruppo di ricerca “Progetto della memoria” promosso dall’ Ambasciata Italiana a Tunisi.
Cècile Bidault, giovane autrice francese, proviene da esperienze di illustrazione e animazione.
Marta Besantini, artista che vive da 12 anni in Francia, dove lavora come freelance, passando da ceramica, illustrazione, corsi e workshop. POIETIKA Poietika nasce nel 2015 come luogo di incontri, di conversazioni e dialoghi, tra il locale e il globale, tra il Molise e il mondo. Tra gli ospiti straordinari delle passate edizioni (Steve McCurry, Adonis, Umberto Galimberti, Pupi Avati, Tahar Ben Jelloun, Antonio Moresco, Pino Bertelli, Ibrahim Nasrallah, Vito Mancuso, Vandana Shiva, Valerio Magrelli, Letizia Battaglia, Mariangela Gualtieri, Salvatore Natoli, Patrizia Valduga, e tanti altri... La VII Edizione è dedicata alla memoria dell'attrice Paola Cerimele, prematuramente scomparsa
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carmineaceto · 5 years
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"Il segno e il colore" di Amedeo Trivisonno in mostra alla Fondazione Molise Cultura
“Il segno e il colore” di Amedeo Trivisonno in mostra alla Fondazione Molise Cultura
“Il segno e il colore” in Fondazione Molise Cultura a Campobasso, mostra inaugurata il  15 novembre, ha messo sotto gli occhi di tutti il patrimonio delle opere di Amedeo Trivisonno conservate presso il Fondo Regione Molise.
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Un allestimento che invita alla contemplazione ma che coinvolge il visitatore attraverso le forme maestose del maestro campobassano, anche digitalizzate e rese fruibili su…
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PoietikaArtFestival
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«Non c’è nessun luogo che non ne contenga un altro, così come non c’è nessun confine che non offra un varco. Da questa suggestione prende vita la sesta edizione di Poietika che si terrà a Campobasso dal 13 al 17 ottobre negli spazi della Fondazione Molise Cultura. Cinque giorni durante i quali la parola “Confine” sarà declinata nelle sue varie e molteplici sfaccettature.  Dalla voce della letteratura al suono che la scandisce, dalla ricerca scientifica all’architettura, dai nuovi linguaggi digitali al disegno, dal giornalismo d’inchiesta alla poesia. Con una giornata - venerdì 15 ottobre - dedicata a Dante in occasione dei settecento anni dalla sua morte». Sono le parole di Valentino Campo, direttore artistico di Poietika, evocative, puntuali e perfette per introdurre il tema della VI Edizione della rassegna. Una VI Edizione tenacemente voluta dalla Fondazione Molise Cultura: «Dopo un anno complesso e, per tanti aspetti, doloroso, torna Poietika e torna con una riflessione sul tema del confine e dello sconfinamento - afferma Antonella Presutti, presidente della Fondazione Molise Cultura - riflessione che non può prescindere da quanto è accaduto, dalle limitazioni relazionali e spaziali che abbiamo affrontato, declinando, tuttavia, il concetto di confine in modo più ampio e articolato. L'attenzione all'attualità più cogente, pensiamo all'Afghanistan, e ad aspetti trasversali e metastorici ha da sempre caratterizzato Poietika. Questa volta il bisogno di "sconfinare", appunto, è diventato ancora più urgente». Poietika nasce nel 2015 come luogo di incontri, di conversazioni e dialoghi, tra il locale e il globale, tra il Molise e il mondo. Dopo cinque edizioni e ospiti straordinari (Steve McCurry, Adonis, Umberto Galimberti, Pupi Avati, Tahar Ben Jelloun, Antonio Moresco, Pino Bertelli, Ibrahim Nasrallah, Vito Mancuso, Vandana Shiva, Valerio Magrelli, Mariangela Gualtieri, Salvatore Natoli, Patrizia Valduga, Letizia Battaglia, Cristiano Godano e tanti altri). Valentino Campo continua: «Poietika ancora una volta tenta di aprire uno spiraglio sul mondo, e lo fa con il rigore etico e con lo sguardo terso che la contraddistinguono. Per questo ha scisso il termine “Confine” e ne ha macerato le sillabe per ricavarne il distillato primigenio e autentico. Non linea di delimitazione che marca un al di qua e un di là, ma margine di contatto e di condivisione con il limitrofo, l’affine, con il nostro simile. Gli argini cedono e l’uomo torna ad un “fine comune”, si affranca dagli steccati. Dà corpo e virtù alla differenza». Poietika apre le sue porte mercoledì 13 ottobre con David Quammen, autore e giornalista in dialogo con Fabrizia Abbate (Unimol). Quammen è un Contributing Writer per il National Geographic. La pandemia lo ha portato alla ribalta mondiale in quanto aveva preconizzato, in un suo saggio del 2012, una nuova zoonosi pandemica con focolaio in Cina. In serata con concerto dei Lovesick duo: Paolo Roberto Pianezza e Francesca Alinovi ci porteranno nell’America degli anni ’40-‘50. Giovedì 14 ottobre poesia in dialogo con il pubblico a cura dello scrittore Michele Paladino. Nel pomeriggio in anteprima italiana, la giornalista e scrittrice americana Jessica Bruder sarà ospite di Poietika e in dialogo con Valentino Campo, per raccontare la sua inchiesta, realizzata vivendo per mesi in un camper, documentando gli americani itineranti costretti da bassi salari e alti affitti ad abbandonare le abitazioni tradizionali per mettersi in viaggio a tempo pieno alla ricerca di lavoro. Un progetto durato tre anni e più di 15.000 miglia di guida, da costa a costa e dal Messico al confine con il Canada. Venerdì 15 ottobre 2021 giornata dedicata interamente a Dante Alighieri in occasione dei 700 anni dalla sua morte: con "Esercizi per voce e violoncello sulla Divina Commedia" di Chiara Guidi e Francesco Guerri, il workshop "Macchine Umane" a cura di Azzurra De Gregorio e il “rap didattico” del celebre Murubutu con un live & talk. Sabato 16 ottobre 2021 saremo in in compagnia dell'architetto, autore, disegnatore e insegnante Matteo Pericoli in dialogo con Michele Porsia:con lui saranno aperte connessioni su esistenza e architettura, abitazione e radicamento. In serata l'attesissimo concerto di Teresa Salgueiro. Rimandato lo scorso anno a causa della pandemia, la celebre artista portoghese presenterà per la sua unica data italiana il suo nuovo spettacolo. Domenica 17 ottobre Poietika chiude con un incontro sull'Afghanistan dedicato alla memoria di Gino Strada. Saranno presenti lo scrittore Alì Ehsani e l'ex ministro afgano Syed Ahmad Shah Sadaat, con loro in collegamento con la scrittrice canadese Deborah Ellis.Per tutti i giorni di Poietika ci sarà, inoltre, il laboratorio permanente della illustratrice e disegnatrice Alessandra Jevo, in arte Jevo. Read the full article
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passione-vera · 3 years
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Eugenio Finardi presenta Sonika Poietika
Eugenio Finardi presenta Sonika Poietika
Questo sabato 28 agosto, Eugenio Finardi presenta in anteprima il suo nuovo progetto presso il teatro Savoia di Campobasso. L’evento si terrà durante la rassegna Sonika Poietika promossa da Regione Molise e Fondazione Molise Cultura. L’artista eseguirà ‘Euphonia’ insieme a Raffaele Casarano (sassofoni) e Mirko Signorile (piano). Si tratta della prima esecuzione live di Eugenio Finardi. Sonika…
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gaiaitaliacom · 4 years
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Fondazione Molise Cultura e Regione Molise online con "Poietica" 2020
Fondazione Molise Cultura e Regione Molise online con “Poietica” 2020
di Redazione #Molise twitter@perugianewsgaia #Cultura
  Terza settimana per Next StArt, il nuovo appuntamento online per la rassegna Poietika, creatura di Fondazione Molise Cultura e Regione Molise che per questo anno difficile dovuto al Covid-19 utilizza il social per una serie di dirette Facebook, Instagram e YouTube. Dopo il successo dell’edizione 2019 (tra i partecipanti Vandana Shiva, Wim…
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tmnotizie · 5 years
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BOLOGNA – Profumato di bosco, selvaggio, afrodisiaco, legato all’esoterismo, si cerca di notte e secondo la leggenda è nato da un incontro d’amore: un fulmine divino penetrato nelle viscere della Madre Terra. Attraverso l’olfatto, il tartufo da sempre seduce e scatena emozioni, come simbolo dell’eros e protagonista non solo della cucina ma dell’arte, della letteratura, della scienza.
Per svelare la storia e i misteri del fungo sotterraneo più amato, sabato 12 e domenica 13 ottobre torna a FICO Eataly World “L’Italia del tartufo”, rassegna organizzata con l’Associazione Nazionale Città del Tartufo. Per due giorni, nel parco del cibo più grande del mondo a Bologna si darà il via alla stagione nazionale della raccolta del tartufo bianco (tuber magnatum pico), con un ricco programma di appuntamenti su questo sontuoso ingrediente della tavola autunnale.
La seconda edizione della manifestazione porterà a FICO Eataly World i prodotti e le tradizioni di oltre 20 Comuni e località aderenti all’Associazione, dal Nord al Sud del Paese, che metteranno in mostra e venderanno i tartufi più pregiati: dall’Emilia-Romagna Bondeno, Calestano, Camugnano, Castel Di Casio, Valsamoggia, l’Unione Distretto Ceramico Valli Dolo e Dragone (Modena Ovest); dalle Marche, Acqualagna; dal Piemonte, Alba; dalla Campania Bagnoli Irpino, Ceppaloni e il Parco Del Matese;  dalla Sicilia, Castelbuono; dall’Umbria Citta’ Di Castello, Gubbio e Pietralunga; dalla Toscana Montaione, Montalcino e San Miniato; dal Molise, la Regione Molise e San Pietro Avellana. Alle 10,30 di sabato 12 ottobre i sindaci e i rappresentanti delle città del tartufo inaugureranno la kermesse.
Per conoscere e apprezzare al meglio le caratteristiche e la biodiversità dei tartufi italiani sarà possibile partecipare alle degustazioni guidate, mentre domenica nel Teatro Arena di FICO si svolgerà l’incontro gratuito sull’antico legame del tartufo con esoterismo, eros, credenze e letteratura con Giordano Berti, esperto ed autore del libro “Eros & Tartufi. Storia di un afrodisiaco. Scienza, letteratura, arte e ricette segrete”.
Venerdì 11 ottobre, dalle 17 alle 19, presso l’aula di Fondazione FICO si terrà anche l’incontro con le Associazioni del Tartufai dell’Emilia Romagna per fare il punto sulla Candidatura UNESCO “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia. Conoscenze e pratiche tradizionali” e la diffusione dei principi della Convenzione 2003 sulla salvaguardia del patrimonio culturale.
Al centro della candidatura c’è l’insieme dei saperi accumulati nei secoli dai tartufai: dalla conoscenza dell’ambiente vocato, alle tecniche di individuazione (cerca) e all’estrazione del tartufo (cavatura) rispetto alle 9 varietà botaniche del Tartufo italiano. Un patrimonio di conoscenze sino ad oggi mantenute segrete e trasmesse di generazione in generazione in ciascuna famiglia.
L’ingresso a FICO Eataly World ed alla manifestazione è gratuito; maggiori informazioni sul programma e prenotazioni su www.eatalyworld.it
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infosannio · 5 years
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Sepino (CB): Giardini di Mirò e Paolo Benvegnù ad Altilia!
Sepino (CB): Giardini di Mirò e Paolo Benvegnù ad Altilia!
Sabato 27 luglio al Teatro Romano di Altilia si apre la rassegna con il concerto della storica band emiliana e il reading musicale di Paolo Benvegnù e Nicholas Ciuferri. Mercoledì 31 luglio Iacampo a Roccavivara  
Sonika Poietika: Giardini di Mirò e I Racconti delle Nebbie a Sepino!
REGIONE MOLISE
e
FONDAZIONE MOLISE CULTURA
Ideazione Tèkne
con Camera di Commercio del Molise
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lamilanomagazine · 5 months
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Continuano gli appuntamenti previsti nell’ambito di “Natale in Città 2023”, il cartellone di eventi programmati dal Comune di Campobasso nel periodo delle festività natalizie.
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Continuano gli appuntamenti previsti nell’ambito di “Natale in Città 2023”, il cartellone di eventi programmati dal Comune di Campobasso nel periodo delle festività natalizie. Tante le iniziative previste nella settimana dal 15 al 21 dicembre: nelle giornate di venerdì, sabato e domenica si ripropone l’appuntamento con i mercatini di “Natale al Borgo”, che si snoderanno lungo Via Cannavina, Largo San Leonardo e Via Ziccardi, curati dall’Associazione “Molise Creativo” in collaborazione con l’Associazione “M. Ziccardi” e i commercianti del centro storico. Sempre il borgo antico farà da location, domenica 17, all’esibizione itinerante con musiche natalizie “Quanne nascette Ninne” a cura di Molise Radici, mentre Piazzetta Palombo ospiterà altri due appuntamenti di Palombo Food in Festival, venerdì 15 e domenica 17, a cura di APEM e delle botteghe della piazzetta. Diversi anche gli appuntamenti con “Cosa ne SAI del Natale?”, presso la casetta di Babbo Natale allestita in Piazza Vittorio Emanuele II dove i bambini potranno misurarsi con le varie attività previste dalla ASSeL, curatrice dell’iniziative. Spazio anche alla lettura, con la presentazione del volume “Campobasso in Comune” (sabato 16), le iniziative online “Silent Book Club” e “The Book Club” (lunedì 18), con “Il dono del libro”. Cerimonia di benvenuto nella Comunità ai bambini nati nel 2023 e gli incontri di lettura per le famiglie con bambini tra 0 e 6 anni, entrambi programmati per mercoledì 20. Prevista invece per sabato 16, presso il Museo dei Misteri, l’apertura della mostra “800..da Francesco ai giorni nostri – I presepi di Giovanni Teberino”, a cura dell’Associazione Misteri e Tradizioni, che resterà aperta fino al 7 gennaio 2024; altra mostra di presepi, questa volta a cura dei Presepisti Molisani, sarà allestita negli spazi del Circolo Sannitico a partire da mercoledì 20 e fino al 6 gennaio 2024. Non mancheranno, infine, iniziative di carattere musicale, con il concerto dell’arpista Valerio Lisci al Teatro Savoia (sabato 16), a cura dell’Associazione Amici della Musica e il concerto “A Very Christmas”, a cura dell’Orchestra Sinfonica del Molise (mercoledì 20 presso il Responsible Research Hospital) e artistico con la personale di Gino Berardi “Dall’impressionismo all’astratto-informale” presso la Fondazione Molise Cultura da sabato 20 e fino al 30 dicembre e “La tradizione nell’arte della ceramica” a cura dell’I.C. Colozza di Campobasso (sabato 20 al Circolo Sannitico). Due gli appuntamenti con “Caroselli di luce – Ginnastica ritmica coreografica” a cura di A.S.D. FisioPro Gym (sabato 16 in Largo San Leonardo e giovedì 21 in Villa Musenga), mentre domenica 17 sarà la volta di “Facciamo Goal – Verso la meta con l’Agenda 2023”, un laboratorio di educazione alla sostenibilità ambientale curata da Progetto 136, Associazione Risguardi e Aladino. Infine, mercoledì 20, la proiezione del film “A passo d’uomo” a cura della locale sezione del Club Alpino Italiano presso l’Auditorium Giovannitti – Palazzo della Gil. Il programma completo è visionabile al seguente link  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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italianaradio · 5 years
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Alice nella città con Moviement: arriva Seminare Domande
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/alice-nella-citta-con-moviement-arriva-seminare-domande/
Alice nella città con Moviement: arriva Seminare Domande
Alice nella città con Moviement: arriva Seminare Domande
Alice nella città con Moviement: arriva Seminare Domande
Grazie al percorso di formazione SEMINARE DOMANDE promosso da Alice nella Città assieme all’IC Micheli, gli studenti diventano protagonisti della campagna per promuovere il cinema d’estate.
I ragazzi  hanno sposato la campagna MOVIEMENT con grande entusiasmo realizzando dei video assieme ai registi e agli attori che hanno incontrato in questi mesi.
Seminare Domande è un progetto virale capace di unire tutta la filiera, dal regista allo spettatore di domani.
Un percorso iniziato a gennaio che ha visto alternarsi grandi protagonisti del mondo del cinema e dell’audiovisivo che sono andati in tutta Italia per incontrare i ragazzi e trasmettere loro l’amore per il cinema: Riccardo Milani  in Abruzzo, Ciro D’Emilio a Napoli, Edoardo Winspeare e Pippo Mezzapesa in Puglia,  Karole Di Tommaso a Termoli,  Andrea Bosca a Lamezia Terme, Casey Kauffman a Fano Mario Sesti a Rieti – solo per citare alcuni degli appuntamenti che sono ancora in corso in tutte le regioni.
Un vero e proprio movimento, un’onda lunga che terminerà il prossimo 5 giugno a roma presso il Cinema Barberini  dove  oltre 600 ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori riceveranno gli attestati di partecipazione e avranno modo di discutere di cinema con Fabia Bettini, Gianluca Giannelli e Piera Detassis  (che come Presidente  del David di Donatello ha coordinato gli incontri speciali) insieme a Donatella Finocchiaro, Lorenzo Richelmy , Valentina Cervi e Massimiliano Bruno.
Nel corso della mattinata saranno anche proiettati gli spot realizzati dagli studenti per la campagna di Moviement oltre al video racconto dell’iniziativa
All’evento saranno presenti oltre ai capofila della campagna Moviement anche registi che hanno film di prossima uscita nelle sale a giugno.
Un appuntamento speciale sarà poi quello del 12 giugno a Matera, capitale europea della cultura, con la proiezione del film DILILI in PARIS dopo la quale gli verrà trasmessa, tramite collegamento con il portale di Scelte di Classe, la masterclass del regista del film Michel Ocelot realizzata durante l’ultima edizione di Alice.
Ma quest’anno il cinema non va in vacanza, Alice nella Città infatti oltre ad aver sposato la campagna  MOVIEMENT ha allo studio assieme alle Associazioni di categoria (Anica, Anec , Anem) e al Mibac  delle agevolazioni per premiare gli studenti che hanno seguito tutto il percorso formativo dando loro la possibilità di godere il cinema anche d’estate con programmi divisi per target di età che tengano conto sia delle grandi animazioni che del cinema europeo di qualità.
I NUMERI DI SEMINARE DOMANDE 2019 
In questa edizione Seminare Domande ha coinvolto 11 regioni del Centro Sud :
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria circa 9000 soggetti coinvolti tra istituzioni e scuole nelle diverse regioni tra esperti, tutor , docenti  e studenti.
Il progetto ha previsto l’utilizzo della piattaforma web Scelte di classe come strumento didattico di visione e di approfondimento in classe a cui sono stati abbinati gli incontri a scuola e in sala che sono stati registrati ed inseriti sulla piattaforma per essere resi disponibili in streaming a tutte le scuole coinvolte.
Baricentro del progetto è la sala cinematografica tradizionale che si inserisce come elemento premiante del percorso formativo, mettendo al centro l’esperienza condivisa e di connessione sociale, necessaria per non disperdere lo sviluppo di una corretta pedagogia visiva.
I numeri definitivi del progetto, con le visioni effettuate, gli incontri ed i risultati ottenuti, divisi per regione e target di età  saranno resi noti in ottobre assieme a tutti i patner che hanno partecipato al progetto Miur, Mibac, Universita’ degli Studi Roma Tre, Accademia del cinema italiano Premi David di Donatello, Fondazione Cinema per Roma, Roma Lazio Film Commission, Sardegna Film Commission, Marche Film Commission, Fapav, My Movies, Women in Film.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Alice nella città con Moviement: arriva Seminare Domande
Grazie al percorso di formazione SEMINARE DOMANDE promosso da Alice nella Città assieme all’IC Micheli, gli studenti diventano protagonisti della campagna per promuovere il cinema d’estate. I ragazzi  hanno sposato la campagna MOVIEMENT con grande entusiasmo realizzando dei video assieme ai registi e agli attori che hanno incontrato in questi mesi. Seminare Domande è un progetto virale […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Chiara Guida
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nanirossi · 5 years
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[:it]Ecco un po’ di foto pubblicate dalla Fondazione Molise Cultura dello spettacolo fatto fine settimana scorsa a Campobasso. Ancora grazie mille a tutto il pubblico che è venuto a giocare con noi in teatro…..
[fonte Fondazione Molise Cultura]
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 [:en]Here are some photos published by the Fondazione Molise Cultura dello spettacolo last weekend in Campobasso. Thanks again to all the public who came to play with us in the theater …..
[fonte Fondazione Molise Cultura]
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[:it]Sogni in Scatola a Campobasso…ecco un po di foto![:en]Sogni in Scatola in Campobasso…some photo![:] [:it]Ecco un po' di foto pubblicate dalla Fondazione Molise Cultura dello spettacolo fatto fine settimana scorsa a Campobasso.
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blogcity · 5 years
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