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#GabrieleLavia
supersergiofabi · 5 years
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doomonfilm · 4 years
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Thoughts : Inferno (1980)
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October is here, and thanks to a good friend and some credentials swapping, I finally have access to the newly emerged streaming giant that is Shudder, a streaming service with a deep devotion to fans of horror films.  With such a vast library to choose from, I found myself in the suggested collections section, and there it was, clear as day.... the Dario Argento Collection.  As a long-time Suspiria fan, diving into this collection was a no-brainer, and my first stop on this journey was the sequel to Suspiria, the color-infused brain-scrambler that is Inferno. 
New York-based poet Rose Elliot (Irene Miracle) finds herself fascinated with The Three Mothers, a recently acquired book by author and alchemist Varelli (Feodor Chaliapin, Jr.) about three ancient and evil sisters who rule the world from homes in Freiburg, Rome and New York that were built for them by Varelli.  After noticing several similarities between her surrounding location and the New York area described in the book, Rose writes a letter to her brother Mark (Leigh McCloskey), a music student living in Rome, before continuing her research, which leads her to a multi-level basement in her building and the subsequent fright of her life.  Meanwhile, Mark receives the letter, but after an attempt to read it in class is thwarted by a beautiful and mysterious student, Mark leaves the letter behind accidentally, and it is recovered by his classmate and friend Sara (Eleonora Giorgi).  Sara’s curiosity leads her to a library copy of The Three Mothers, but after getting lost and attacked in catacomb-like basement of the library, she leaves the book behind and flees home.  Scared and feeling pursued, Sara attempts to contact Mark, but before she can meet up with him, her and a stranger she asks to protect her are killed.  Mark discovers the bodies, and after reporting them, sees the same mysterious stranger from his class.  In hopes of getting to the bottom of these mysterious circumstances, Mark heads to New York to meet up with Rose, leading him deeper down the path of mystery and danger connected to The Three Mothers.
First and foremost, the obvious praise : this movie is stunning and gorgeous to look at.  All of the thematic and cinematic uses of color that were present in Suspiria are amplified in Inferno, to the point that the film resembles a colorized Fritz Lang production, or a precursor to early Tim Burton work.  The slight to vast swatches of color also play off of a reoccurring combination of special effects that happen when a spell is being cast or a witch is present, which further drives the emotional tones into the red.  The score can come off a bit dated at times, but then again, it’s hard to measure up to the nearly perfect score that The Goblin provided for this films predecessor.  
All that being said, if not for the recent Suspiria remake and their specific focus on the Three Mothers, I’d have been completely lost with Inferno’s storyline.  The original Suspiria plays almost directly like a modern-day fairytale, with a clear protagonist, clear set of antagonists, and well-defined auxiliary characters.  By contrast, Inferno is a lore-based film that requires you to have a deeper understanding of the original material presented, and most of this understanding is meant to be grasped during an immediate exposition dump at the beginning of the film.  From there, it’s basically jumping characters from location to location in order to provide colorful backdrops for suspense and terror-filled sequences the numerous characters must endure.  
Irene Miracle and Eleonora Giorgi both exhibit the expressive facial expressions that made the characters in Suspiria so engaging, and their genuine fright-filled reactions to the goings-on stick with the viewer.  Leigh McCloskey is an interesting protagonist with his reserved nature, appearing more shell-shocked at the crazy events that in a fearful state of panic.  Sacha Pioteff suffices in his role as the harbinger, providing enough knowledge of The Three Mothers to keep characters on a hook while simultaneously being cryptic enough to keep the viewer on a hook.  Daria Nicolodi, Feodor Chaliapin Jr, Veronica Lazar and Alida Valli all provide wonderful character textures to the New York dwelling that most of the second half of the movie takes place in.  
For my money’s worth, Inferno is certainly worth the experience, despite an extremely wild plot and sequence of events that unfold.  The almost characterized color, unique locations, matte paintings and special effects more than make up for the disconnectedness of the story, and more than build sufficient suspense.  Definitely one to throw on if you’re looking for some old school, horror-style exploitation.
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madoyaka · 4 years
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Maschera di cartapesta di Elena Bianchini per lo spettacolo teatrale “I giganti della montagna” di Luigi Pirandello diretto da Gabriele Lavia. • Papier-mâché mask by Elena Bianchini for the theatrical production of Luigi Pirandello’s “The Mountain Giants” directed by Gabriele Lavia. • がブリエーレ・ラヴィア監督のルイジ・ピランデルロ劇作家「山の巨人たち」のためのエレナ・ビアンキーニ作張り子で作った仮面。 ••• #italia #firenze #teatrodellapergola #teatrodellatoscana #igigantidellamontagna #luigipirandello #gabrielelavia #elenabianchini #teatro #maschera #maschere #cartapesta #italy #florence #theater #theatre #mask #masks #papiermache #イタリア #フィレンツェ #演劇 #劇場 #ルイジピランデルロ #仮面 #マスク #張り子 #cerchio #circle #円 (Teatro della Pergola) https://www.instagram.com/p/B86qxEHFdCG/?igshid=pqevehb4bv66
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anniemilly182 · 6 years
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Il sogno di uomo ridicolo
Gabriele Lavia è regista e interprete de “Il sogno di un uomo ridicolo”, resa teatrale dell’omonimo racconto di Dostoevskij, edito nel 1877. Rispetto al racconto sono pochi e ben studiati i cambiamenti, ma tali da rendere un testo non nato per questo scopo, un monologo teatrale capace di adempiere al più nobile compito di quest’arte: la catarsi.
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La scena sul palcoscenico si apre con luci che proiettano l’illusione di un’illuminazione filtrata da nebbia e pioggia. Dopo una schiarita graduale, appare ai nostri occhi un uomo quasi scavato dalla magrezza e con indosso una camicia di forza. Cammina su una sabbia grigia che ricopre l’intero palcoscenico, in maniera ossessiva ripete percorsi concentrici che riproducono il paranoico rincorrersi dei suoi vaneggiamenti. Fedor, è questo il nome del personaggio di Dostoevskij, rimugina ad alta voce sulla sua condizione: da uomo ridicolo è stato “promosso” a pazzo. Il suo essere ridicolo era dovuto alla radicata ed irriducibile indifferenza che provava verso tutto ciò che lo circondava e ovviamente verso se stesso. Per lui l’indifferenza informava ogni molecola della sua contemporaneità: anche i suoi amici erano inevitabilmente coinvolti in quella condizione, ma non ne erano consapevoli o fingevano di non esserlo; quando Fedor li scuote per smascherare la vanità delle loro discussioni, questi ridono e anche Fedor irride se stesso. L’uomo ridicolo non ha scampo, d’altronde è troppo cosciente della sua indifferenza per fingere il bisogno di difendersi, di rivendicare il suo punto di vista…che senso ha farlo, se è tutto così indifferente?
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Quest’uomo che adesso si trova in un manicomio, come suggerisce la sua veste, ci spiega che un preciso evento, consumato in una notte, ha segnato la sua vita e da quel momento la vanità del tutto è stata prosciugata e con essa l’indifferenza. Quindi, abbandonate le paranoiche ridondanze dell’inizio, il suo monologo si fa racconto e riporta indietro a quella sera nella quale aveva deciso che se la vita gli era tanto indifferente, allora poteva porle fine. Lungo il cammino verso casa, dove lo aspettava l’agognata pistola che con la sua “bocca” fumante gli avrebbe dato la redenzione da se stesso, si imbatte in una bambina: la piccola creatura si getta ai suoi piedi supplicandolo di aiutarla perché sua madre sta morendo. Davanti a una scena così straziante Fedor non demorde: con rabbia respinge quella “tentazione”, fatta di carne e lacrime, un cuore palpitante che minaccia l’indifferenza che lo pervade. Sedutosi alla scrivania tira fuori dal cassetto la pistola: quando è a un passo dal climax di quelle lotte interiori, si manifesta il primo dei vari paradossi che caratterizzano la sua storia. Fedor si addormenta ed inizia a sognare. Mentre le vicende oniriche di ognuno di noi si interrompono con la nostra morte, fortunatamente solo sognata, quella di Fedor ha inizio con uno sparo dritto al suo cuore. Dopo aver assistito coscientemente ai funerali del suo corpo e alla sepoltura, mentre si trova negli spazi angusti di una tomba sopraggiunge un essere che potremmo banalmente chiamare “angelo”. Questa creatura fantastica lo accompagna in un viaggio ultraterreno .Quello dell’uomo che viaggia non più in orizzontale, ma in verticale ,per rimirare la Terra da una prospettiva lontana ,è un topos conosciuto in letteratura: citando uno dei più celebri, se Astolfo finisce sulla Luna scoprendo che la pazzia è la marca dell’umanità e nota quanto insignificante è il suo pianeta visto da là su, Fedor invece incontra una seconda Terra e su essa un’altra umanità, dapprincipio deluso per non essersi liberato di loro con la sua morte, poi quello che vive lo indurrà a entrare in contraddizione con se stesso . Ecco il paradosso che riemerge, quando l’esperienza di una umanità vergine, non ancora corrotta dalla scienza e dalla bulimia di pensiero, gli fa affermare che lui ama la Terra, la sua Terra; ama l’umanità, la sua umanità, quella che si era ridotta a un’ontologica indifferenza dopo secoli di falsi progressi e di ideologie. Perché adesso afferma, senza tentennamenti, di amarla? Perché amare è soffrire. Allora, nonostante si sia ritrovato a vivere in quell’Eden, tra uomini che parlano una sola lingua e non conoscono sopraffazioni, che cercano la felicità e non le regole per ottenerla, che non temono la morte perché non esiste interruzione del rapporto di continuità tra uomo e natura, ma solo ulteriori amplificazioni, Fedor rimane pur sempre un uomo moderno e quindi è condannato a ripercorrere i passi dei suoi antenati: corrompe quel Mondo, gli basta insinuare un dubbio tra i membri di quell’utopica civiltà e il resto degli eventi seguirà spontaneamente la sua crescita. Questo improvvisato Demiurgo sembra suggerire che per chi abita il nostro pianeta non c’è speranza di ritorno alla purezza del paradiso terrestre, essa può essere solo un ricordo lontano, un principio dal quale abbiamo mosso i primi passi: l’uomo in quante tale è programmato per un movimento che chiama evoluzione, vale a dire una necessità di conoscenza e quindi di sofferenza che corrompe, allontana e isola. Fedor infatti è solo su quella sabbia attraversata da profondi solchi, è solo perché ama l’uomo in modo ridicolo, nonostante sia odiosa e repellente l’indifferenza della quale è divenuto capace. A questo punto si risveglia, ma apparentemente, perché il suo è un sogno nel sogno: i mondi paralleli che ci figura hanno una ciclicità conturbante, la sua parola è capace di creare una complessità “esheriana” che non si risolve ma anzi insinua ulteriori dubbi nello spettatore che non comprende se il sogno sia mai iniziato o mai finito.
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Lavia non fa terminare il monologo di Fedor come nel racconto originale, vale a dire l’uomo non si sveglia carico di speranza e pronto a riscoprire la propria umanità, iniziando col ritrovare la bambina per aiutarla. Nella sua trasposizione teatrale l’esito è più pessimista, ha reso Fedor un pazzo costretto da una camicia di forza che ,stando alle parole del regista, è metafora dell’uomo moderno: la nostra pazzia consiste nell’autoimporci un artificio che ci impedisca liberi slanci verso i nostri simili, prediligere la contorta strada del male e della sofferenza piuttosto che la semplicità di un monito bistrattato ma mai realizzato “ ama il prossimo come ami te stesso”.
Sinceri ringraziamenti ad ATRES FACTORY ,sempre in prima linea quando c’è da individuare o creare una narrazione diversa del mondo che ci circonda. 
https://www.facebook.com/atresfactory/ 
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emanuelecarioti · 3 years
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#Amarcord #Tempio di #Ercole #Vesta, #Roma; restauro del 1996 + Il giuoco delle parti di #Pirandello al #TeatroEliseo @TeatroEliseo con #GabrieleLavia #19ottobre 1996  https://youtu.be/5T9E-MIWME0 #EmanueleCarioti @emanuelecarioti
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solotv · 4 years
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In partenza 🚛 per #sarsina #forlicesena un DVD horror di un classico di Dario Argento 🎥 Inferno Vendo libri 📕, dvd 📀, #videogiochi 🎮, #fumetti 🗨️, boardgames ♟️, #bluray, carte 🃏di magicthegathering , #pokemon , yugioh , cd💿musicali, #vinili 45 giri ⏺️, musicassette . Se cerchi qualcosa chiedi pure! #dvdcollector #dvdcollection #dvds #dvdoriginal #horrorfilms #thrillermovie #scififilm #darioargentomovies #darioargento #appuntamentiletali #horrorfilm #horrorcinema #inferno #eleonoragiorgi #suspiria #laterzamadre #trilogiadelletremadri #veronicalazar #keithemerson #gabrielelavia #darianicolodi #alidavalli #leopoldomastelloni — view on Instagram https://ift.tt/380GjiY
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