Tumgik
#Woody Allen ha ragione
illsadboy · 11 months
Text
Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
~Woody Allen~
17 notes · View notes
Text
IL MIO REGNO_ episodio 1.
La vita accanto a una donna non è facile. Non è come sgranocchiare l’angolo del tavolino in salotto mentre lei è in camera a provarsi i vestiti, o come affondare i denti nei cuscini del divano mentre cerca il cellulare, che squilla nascosto chissà dove...  È una vita difficile e disordinata che risponde ai ritmi lunatici e nevrotici di una quasi quarantenne, che a sua volta risponde ai ritmi della natura. L’ho capito dagli odori che lascia per casa più o meno ogni due settimane: quella cosa che voi chiamate ormoni e che a seconda dei casi provoca in lei crisi d’isteria, entusiasmo ingiustificato o pianto inconsolabile che nemmeno nei film di Woody Allen si sono mai viste! Insomma, mai una gioia, mai una crocchetta in più. La vita accanto a una donna è solo un problema, a maggior ragione se è single e senza figli: oltre a essere vittima della sua inesperienza, tu cane, in qualsiasi caso la metta, dovrai sopperire a qualche mancanza come un uomo da abbracciare o contro cui inveire senza ragione , o un figlio da coccolare e una figlia da agghindare. La vita accanto a una donna non è una passeggiata, insomma, somiglia a una corsa a ostacoli, specialmente se la donna in questione vive sola in città e in una casa senza giardino. Certo, lei ha un terrazzo, ma non mi venite a dire anche voi che quei quindici metri quadrati possano essere considerati il mio regno e che quella cuccia improvvisata, là dove un tempo c’erano detersivi e stracci per pulire, possa essere il mio letto. Il mio regno deve essere la casa: questo è chiaro quanto il nome della mia padrona. E raggiungere il divano è l’obiettivo che mi pongo ogni giorno nella mia vita da cane con Chiara.
Tumblr media
1 note · View note
stefandreus · 2 years
Text
...e l'avversione alla psicologia deriva anche da te Diane. Vabè che aveva ragione quel mio...conoscente, perchè non riesco a definire, o meglio non sono mai riuscito a definire come "amico" nessuno, e dato che ora ho chiuso o perso tutti i contatti non ha molto senso questa premessa.
Ma si, aveva ragione il Rosso. Non dovevo scriverti. Cosa ti ho scritto a fare? Dire che ripensare a quei monologhi interminabili scaturiti da non so cosa, forse il fatto che quel periodo non prendevo niente, e sono salito di emozioni più della gente, così che poi quando ricadi, ti fai più male.
E poi ho riversato tutto questo in forma di superiorità imbecille, "la psicanalisi giova all'industria dei divani" citando Woody Allen, in realtà stavo cercando di dirti che ti odiavo per averti conosciuta, che poi si può dire "conosciuta"? Eri solo un volto, ci saremmo parlati due volte nella realtà. Ah ma tu ci credevi tanto nel tuo "liceo psicopedagogico" e io quindi, siccome non rispondevi mai e mi chiedo come mai non mi avessi bloccato come stalker, mi rifacevo sui tuoi discorsi.
Altro che persona che può dare tanto, a ripensarci cringe è a dir poco.
Ora odio i social, Facebook in particolare. Sono inutili droghe e tentazioni ma sono qui. Parlo con me, non con te. E lo dico a mio fratello perchè la mia esperienza ancora resta. E la devo tenere, non reprimere, in un angolo della mia testa, sapendo che è lì. E questo, per chiudere, l'ho imparato da solo. "the toxic world of self-aid" c'era scritto sul tubo.
Vabbè. E 'stica
0 notes
chez-mimich · 2 years
Text
THE FRENCH DISPATCH
Se decidete di andare a vedere “The French Dispatch” è meglio che vi scordiate Maurizio Porro che come un disco rotto si ostina a non capire o a fingere di non capire che il cinema di Wes Anderson è “altro”. Qualcuno potrebbe anche affermare, a torto o a ragione, che non sia cinema e magari ha pure ragione, ma quello che è certo, è che non si può guardare questo film con il “Mereghetti” tra le mani (ma magari con il “Sadoul” sì), mentre si può guardarlo tranquillamente se si ama il “decor”, se si ama la “bande dessinée” (non per nulla è stato girato ad Angoulême capitale mondiale del fumetto), se si ama quel genere di cinema, che annovera tra le sue fila, gioielli come “Delicatessen”di Junette e Caro, “Il favoloso mondo di Amelie”, sempre di Junette ma anche film come “Ombre e Nebbie” di Woody Allen. È un cinema “pretestuoso” dove le storie, non sono importanti per ciò che raccontano, ma per come vengono raccontate. Come è noto “The French Dispatch” (che chiaramente allude a “The New Yorker”), è il supplemento del “The Evening Sun" di Liberty in Kansas, fondato dal giornalista Arthur Howitzer, il cui figlio Arthur Howitzer Jr., dopo aver radunato i migliori giornalisti sulla piazza di Ennui-sur-Blasé (una città che assomiglia molto alla Parigi di “Appuntamento a Belleville” o di “Mon oncle d’Amerique”), li incarica di seguire una serie di vicende ed in particolare l’epopea di un artista galeotto e della sua modella-carceriera, una storia d’amore in una contestazione studentesca (molto, molto simile al Maggio francese) e il rapimento del figlio di un commissario di polizia. Alla sua morte il direttore Arthur Howitzer Jr. disporrà che l’ultimo numero della rivista sia una antologia del meglio di quanto pubblicato dal giornale. Anche il film di Wes Anderson è un’antologia delle meraviglie, di tutte le trovate scenografiche, dei decori, della grafica, di un certo grafismo cinematografico, ma anche dei mirabolanti dialoghi, della inesauribile galleria di personaggi irreali, surreali e iper-reali. Grande film, straordinario catalogo di poesia visiva, caleidoscopio di situazioni, calembour dialogico, cast importante, musica poetica, Wes Anderson inarrivabile nel mostrare, nell’alludere e nell’ammiccare.
Tumblr media
9 notes · View notes
Text
PARADOSSO DI ONNIPOTENZA
Enunciato: essendo un Dio Onnipotente, può fare ogni cosa. ....
Paradosso: può un Dio creare qualcosa che non può spostare? ....
Sia che si risponda sì alla domanda, sia che si risponda no, si dimostrerebbe che un Dio non è Onnipotente, o perché non è in grado di creare un simile oggetto, o perché non è in grado di spostarlo -
Possibili confutazioni
Seguendo l'indicazione di Cartesio, Dio può creare qualcosa che non può spostare e, nonostante tutto, spostarla. In realtà si comprende bene, come anche è stato osservato in Letteratura, che questa non è veramente una risposta, dal momento che se si rinuncia alla Logica non ha neanche senso parlare di paradossi, consistenza o verità. –
Per la consistenza logica, non può esistere nello stesso universo un oggetto inamovibile ed una forza irresistibile. Ovvero nella stessa 'struttura logica' non possono essere vere contemporaneamente una certa affermazione (A) e la sua negazione (non A). –
Se si pensa all'onnipotenza come alla possibilità di fare tutto ciò che è voluto, visto che Dio può non volere compiere certi atti (es: Dio non può mentire, Dio non può compiere azioni contro la sua natura), un Dio che sceglie di non andare contro la logica è comunque onnipotente. -
Questo paradosso si deve anche al teorema di incompletezza di Gödel, secondo il quale 'nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza'. Infatti, ipotizzando che P sia l'insieme di tutti i poteri che Dio possiede, esiste almeno un potere X che non può essere né dimostrato né confutato all'interno di P. Cioè Dio può applicare ogni suo potere X su ogni altro suo potere, NON-X, mentre invece non può applicarlo su X stesso. Da qui il fatto che l'onnipotenza, cioè appunto la potenza su tutto (per cui anche su P), non può esistere. Questo vale anche per una concezione dell'onnipotenza non assoluta ma solo positiva e morale, cioè per una concezione per cui Dio è onnipotente solo a fin di bene, per sé e per gli altri. -
Citazioni
Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.
(Voltaire)
Se ci fosse veramente qualche divinità o qualche essere infinitamente perfetto, che volesse essere amato e adorato dagli uomini, farebbe parte della sua stessa ragion d'essere, oltre che della giustizia e del dovere di tale presunto essere infinitamente perfetto, di manifestarsi, o almeno di farsi conoscere in qualche modo da quelli da cui vorrebbe essere amato, adorato e servito.
(Jean-Meslier)
Sciagurati coloro che, per non essere scellerati, hanno bisogno della religione.
(Ugo-Foscolo)
Non vi sia tra voi religione diversa da quella della saggezza e della moralità, da quella dell'onestà e della decenza, della franchezza e della generosità d'animo; non ci sia religione diversa da quella che consiste nell'abolire completamente la tirannide e il culto degli dèi e dei loro idoli.
(Jean-Meslier)
Dio è l'unico essere che, per regnare, non ha nemmeno bisogno di esistere.
(Charles-Baudelaire)
Dio è il dolore che nasce dalla paura della morte.
(Fëdor-Dostoevskij)
Di tutte le religioni, quella Cristiana e' senza dubbio quella che dovrebbe ispirare piu' tolleranza, sebbene fino ad ora i cristiani siano stati i piu' intolleranti tra gli uomini.
(Voltaire)
Se crediamo a delle assurdita', commetteremo delle atrocita'.
(Voltaire)
Dio è il più grande atto di superbia dell'uomo; e quando egli l'avrà espiato non ne troverà mai uno più grande!
(Elias Canetti)
Dio: una spiegazione che risparmia una spiegazione.
(Leonard L. Levinson)
Non credo in una vita ultraterrena. Comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio.
(Woody Allen)
11 notes · View notes
pangeanews · 4 years
Text
L’autobiografia di Woody Allen è brutta, indifendibile, nulla. Il modo in cui parla delle sue relazioni, poi, è imbarazzante. La rivolta di una fan pentita
Ragazzi, che delusione. Che batosta, sto a pezzi. Ho letto A proposito di niente, l’autobiografia di Woody Allen. Che miseria. La descrizione di un niente. Appunto. Da quando ho chiuso il libro, non faccio che chiedermi cosa dannato caz*o vi hanno di elevato trovato, i recensori, nell’auto-narrazione di tale star di uomo. Scialbo, noioso, lento. Vecchio, ma vecchio di indole, non all’anagrafe. E usare ognuno di questi aggettivi è per me, alleniana di ferro, una coltellata autoinflitta. Scopro subito le carte: seguo Woody Allen stile groupie da quando ero una ragazzina e lui già maturo signore maritato a Soon-Yi. Non ricordo il primo film che ho visto, ne ho visti tanti, tutti, alla rinfusa, combinando l’Allen degli esordi con quello miafarrowiano, e l’Allen dei flop degli anni ’10 del Duemila con quello degli Oscar degli anni ’70. E ho amato alla follia l’Allen scrittore, e di lui ho divorato libri, sceneggiature, e le tre biografie di Eric Lax. Ed è su queste ultime che punto a consiglio il più spassionato per chiunque voglia conoscerne il genio. Genio che c’è stato e c’è. Io mi rifiuto di credere che il vero Allen sia il borghese piccolo piccolo incensatosi in queste pagine.
*
Che mi sia sempre sbagliata, in tutti questi anni di amore incondizionato verso tale ingegno? Davvero Allen non ha cultura come non fa che ripetere in A proposito di niente? Davvero ha letto così poco, davvero la sua erudizione è frutto di mere citazioni, davvero è questa ‘robetta’ qui? Non posso crederlo, non voglio crederlo. Eppure, è scritto. Ripetuto più volte, con un compiacimento che a definire irritante è niente. Signori critici, scusate, ma dove le avete lette le pagine che da fine marzo non fate che osannare? Dove caz*o stanno, in quale edizione, di certo non la mia: se avete ragione voi alla copia in mio possesso mancano dei pezzi. Le pagine che vi stanno e che ho letto sono piene di ripetizioni, e sono leziose, peggio, sono modeste. Scritte da uno che sulla pagina scritta per tutta la vita vi è stato e mai vi si è rivelato nella mediocrità qui riportata. Grigiore, battute scontate, sinceramente a me ha fatto ridere solo quella sul Lupo della steppa a pagina 59. Su 398. E poi, ve lo dico, non è tanto la banale esposizione di una vita oggettivamente non banale ad avermi deluso. No. È l’indifendibile immaturità sentimentale di Woody Allen. Fuori luogo, colpevole, non accettabile in un uomo di 84 anni. Preciso che non mi riferisco alle pagine – queste sì, più che notevoli – dedicate da Allen alla sua sacrosanta difesa e versione dei fatti sull’affaire Mia Farrow/Soon-Yi/molestie alla figlia Dylan. Anzi. Sono queste pagine necessarie, dopo 30 anni in cui Allen ha scelto il silenzio a protezione delle due figlie cresciute con Soon-Yi. No. L’immaturità sentimentale di Mister Allen è indigeribile quando riferita alle sue storie con Diane Keaton, la prima moglie Harlene, la seconda Louise, l’attuale Soon-Yi. Passo a processarle una per una.
*
Abbassate quei ditini ammonitori, non ditemi che la vita privata altrui non è affar mio quando è liberamente svelata in un libro pubblicato dietro lauto compenso. Allora, Diane Keaton: Allen spreme due righe di elogi per un’attrice a me nei suoi ultimi film insopportabile, però grandiosa a inizio carriera e fino agli anni ’90 almeno. Ma: sfido chiunque a non ritenere offensiva e da galera la presa in giro che Allen fa della serissima bulimia che ha afflitto la signora Keaton. Lui la schernisce, elencando tutti i cibi che la ragazza davanti a lui ingurgitava per ogni volta vomitarli. Allen canzona una persona malata, malattia narrata per filo e per segno dalla Keaton nella sua autobiografia Oggi come allora. Diane Keaton e Woody Allen hanno convissuto anni, e lui ha la faccia tosta di scrivere di avere scoperto e appreso dei disturbi alimentari della sua ex compagna soltanto alla pubblicazione del di lei libro. E nel suo, di libro, ne ride! E la deride, e in più punti. Basta leggerli. Non ho finito: per anni hanno bollato Allen quale pervertito, malato sessuale perché ha sposato una 22enne mai stata sua figlia (Soon-Yi è figlia adottiva di Mia Farrow e del musicista André Previn), ma neanche figliastra in quanto Allen e Farrow non solo mai hanno vissuto insieme, ma Allen ha cresciuto esclusivamente i tre figli – uno biologico (forse) Ronan, due adottati, Moses e Dylan – avuti con Mia. Per anni lo hanno condannato in un processo mai svolto contro accuse di molestie su Dylan, accuse smontate in più indagini accurate e separate. All’opposto non hanno niente da dire sull’Allen che si è fidanzato e sc*pato una dopo l’altra tutte e tre le sorelle Keaton? Ciò vi pare normale o non un tantino… che so… pruriginoso, se non egocentrico? Per caso, oltre che in Beautiful, conoscete qualcuno che s’è portato a letto tutta una progenie? È scritto nel libro, e io non l’ho scorto, nemmeno a mo’ di battuta, in alcuna sua recensione.
*
Sorvolo sul primo matrimonio di Allen, con la 18enne Harlene, ovvio che erano troppo giovani per far funzionare alcunché, e passo al suo secondo matrimonio con Louise Lasser: come si possa prendere alla leggera la personalità di una bipolare, segnata da una madre maniaco-depressiva suicida, una persona che usa e abusa di ogni tipo di droga pesante, è fuori dalla mia portata. Qualcuno me lo spieghi perché io qui non ce la posso fare. Allen descrive e si descrive in questo rapporto con una superficialità desolante. Si schermisce come davanti ai problemi della Keaton: io non conoscevo la bulimia, che potevo fare? Io non conoscevo il disturbo bipolare, che potevo fare? Ma una caz*o di minima responsabilità, Mister Allen, se la vuole prendere, sì o no? Chi di voi davanti alla persona che ama e che vede in difficoltà ha l’ignavia di girarsi dall’altra parte? Chi? E ora salto la telenovela con la Farrow, perché voglio urlare contro l’unione sentimentale la più insulsa, stupida, stagnante finora sentita: quella tra Allen e Soon-Yi. A parte le righe trite e ritrite “ci amiamo come il primo giorno… non ci annoiamo mai… lei è la migliore delle mogli…” ripetute fino alla nausea, Soon-Yi è in queste pagine descritta quale donna la più involuta della Storia contemporanea. Persino mia nonna, nata negli anni ’20 in un paesino ciociaro, era mille anni più avanti di lei. In un passo Soon-Yi vi è delineata “carina e intelligente”. Roba che se l’uomo che amo mi dicesse una frase simile, io lo ghigliottino. Carina e intelligente?!? Un marito ti deve s-t-i-m-a-r-e oltre ogni criterio possibile. E come stimi una donna che, testuale nel libro, non ha una professione, un interesse, tranne lo shopping? Soon-Yi non fa un caz*o da mane a sera (pagine 327-328): non si occupa della casa dacché il marito è ricco e ha la servitù, non si occupa delle figlie dacché le figlie sono all’università, così passa ogni giornata nell’ozio totale, e a leggere dalla prima all’ultima riga il New York Times. Ma lo sconcerto è che, avendo sposato una 22enne oggi 50enne tu, Woody Allen, sbrodoli su una donna dallo sviluppo sessuale nullo. E infatti, cari lettori, non si può barare: sono le nostre fantasie, e bisogni, e appetiti sessuali gli stessi che avevamo a 20 anni, a 30, e via sc*pando? Logico che il nostro personalissimo libro sessuale lo scriviamo vivendo. E come te lo vivi andando a letto con lo stesso uomo da 3 decenni, uomo che ti ha “aperto al mondo e guidato” (così nel libro) quando lui di anni ne aveva già 56 e aveva “fatto quattro salti tra le lenzuola” (dio mio, Mister Allen, che metafora povera e volgare nel riferirsi al sesso!) con chiunque la fama gli aveva fatto cadere tra le braccia?
Barbara Costa
L'articolo L’autobiografia di Woody Allen è brutta, indifendibile, nulla. Il modo in cui parla delle sue relazioni, poi, è imbarazzante. La rivolta di una fan pentita proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2EcuVay
1 note · View note
jeanpaulguilloche · 4 years
Text
PARADOSSO DI ONNIPOTENZA
Enunciato: essendo un Dio Onnipotente, può fare ogni cosa. ....
Paradosso: può un Dio creare qualcosa che non può spostare? ....
Sia che si risponda sì alla domanda, sia che si risponda no, si dimostrerebbe che un Dio non è Onnipotente, o perché non è in grado di creare un simile oggetto, o perché non è in grado di spostarlo -
Possibili confutazioni
Seguendo l'indicazione di Cartesio, Dio può creare qualcosa che non può spostare e, nonostante tutto, spostarla. In realtà si comprende bene, come anche è stato osservato in Letteratura, che questa non è veramente una risposta, dal momento che se si rinuncia alla Logica non ha neanche senso parlare di paradossi, consistenza o verità. –
Per la consistenza logica, non può esistere nello stesso universo un oggetto inamovibile ed una forza irresistibile. Ovvero nella stessa 'struttura logica' non possono essere vere contemporaneamente una certa affermazione (A) e la sua negazione (non A). –
Se si pensa all'onnipotenza come alla possibilità di fare tutto ciò che è voluto, visto che Dio può non volere compiere certi atti (es: Dio non può mentire, Dio non può compiere azioni contro la sua natura), un Dio che sceglie di non andare contro la logica è comunque onnipotente. -
Questo paradosso si deve anche al teorema di incompletezza di Gödel, secondo il quale 'nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza'. Infatti, ipotizzando che P sia l'insieme di tutti i poteri che Dio possiede, esiste almeno un potere X che non può essere né dimostrato né confutato all'interno di P. Cioè Dio può applicare ogni suo potere X su ogni altro suo potere, NON-X, mentre invece non può applicarlo su X stesso. Da qui il fatto che l'onnipotenza, cioè appunto la potenza su tutto (per cui anche su P), non può esistere. Questo vale anche per una concezione dell'onnipotenza non assoluta ma solo positiva e morale, cioè per una concezione per cui Dio è onnipotente solo a fin di bene, per sé e per gli altri. -
Citazioni
Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.
(Voltaire)
Se ci fosse veramente qualche divinità o qualche essere infinitamente perfetto, che volesse essere amato e adorato dagli uomini, farebbe parte della sua stessa ragion d'essere, oltre che della giustizia e del dovere di tale presunto essere infinitamente perfetto, di manifestarsi, o almeno di farsi conoscere in qualche modo da quelli da cui vorrebbe essere amato, adorato e servito.
(Jean-Meslier)
Sciagurati coloro che, per non essere scellerati, hanno bisogno della religione.
(Ugo-Foscolo)
Non vi sia tra voi religione diversa da quella della saggezza e della moralità, da quella dell'onestà e della decenza, della franchezza e della generosità d'animo; non ci sia religione diversa da quella che consiste nell'abolire completamente la tirannide e il culto degli dèi e dei loro idoli.
(Jean-Meslier)
Dio è l'unico essere che, per regnare, non ha nemmeno bisogno di esistere.
(Charles-Baudelaire)
Dio è il dolore che nasce dalla paura della morte.
(Fëdor-Dostoevskij)
Di tutte le religioni, quella Cristiana e' senza dubbio quella che dovrebbe ispirare piu' tolleranza, sebbene fino ad ora i cristiani siano stati i piu' intolleranti tra gli uomini.
(Voltaire)
Se crediamo a delle assurdita', commetteremo delle atrocita'.
(Voltaire)
Dio è il più grande atto di superbia dell'uomo; e quando egli l'avrà espiato non ne troverà mai uno più grande!
(Elias Canetti)
Dio: una spiegazione che risparmia una spiegazione.
(Leonard L. Levinson)
Non credo in una vita ultraterrena. Comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio.
(Woody Allen)
1 note · View note
giancarlonicoli · 3 years
Link
11 gen 2021 15:57
DAGONOTA - ARCURI CI HA COSTRETTO A SMENTIRE SUL TAMBURO (E A SCUSARCI) LA NOTIZIA CHE SUO PADRE, L’EX PREFETTO ALDO, IN QUANTO “ARCHIVIATO”, RISULTAVA ANCORA NELL’ELENCO DEGLI AFFILIATI ALLA P2. “ARCHIVIATO” NEL SENSO CHE POTEVA PROSEGUIRE L'ATTIVITÀ PROFESSIONALE NELLA PA, IN ATTESA DEL GIUDIZIO DELLA MAGISTRATURA. IL CHE NON RAPPRESENTAVA UN ATTO GOVERNATIVO CHE “CASSAVA” AUTOMATICAMENTE I LORO NOMI DALLE LISTE DELLA P2 - E PRESSO MONTECITORIO, NELL’ELENCO ORIGINALE DEGLI ISCRITTI ALLA LOGGIA P2, IL NOME DI ALDO ARCURI APPARE AL QUARTO POSTO NELLA SECONDA PAGINA. TANT’È, SENZA METTERE IN DISCUSSIONE L’ONORABILITÀ DEL PADRE DEL SUPER COMMISSARIO ARCURI
-
DAGONOTA
“Non arriverei mai a sacrificarmi per le mie opinioni: potrei avere torto”. Ecco la battuta di Woody Allen, stavolta rovesciata (“potrei avere ragione”), che ben fotografa la querelle tra questo disgraziato sito e il super commissario Domenico Arcuri che ci ha costretto a smentire sul tamburo (e a scusarci) la notizia che suo padre, l’ex prefetto Aldo, in quanto “archiviato”, risultava ancora nell’elenco degli affiliati alla P2 di Licio Gelli. Lista sequestrata dai magistrati il 17 marzo del 1981 a “Villa Wanda”.
E a puntellare le sue ragioni, l’uomo dei vaccini nel governo Conte aveva calato un solo asso: un articolo del “Corriere della Sera” del primo ottobre 1981 in cui si dava, appunto, per “archiviata” la posizione di una ventina di alti burocrati che aveva aderito alla loggia segreta del Gran Maestro aretino.
Lista resa pubblica dal presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, il 26 maggio dello stesso anno. Atto seguito dalle sue dimissioni con l’arrivo a palazzo Chigi del primo premier laico, il repubblicano Giovanni Spadolini.
Ma nella prova regina (la famosa pistola fumante) fornita da Domenico Arcuri (articolo del Corriere) l’archiviazione (o “assoluzione”) dei piduisti negli organici di Stato è figlia soltanto di un primo (e frettoloso) esame analitico sugli appartenenti alla P2 svolto dal sottosegretario alla presidenza, Francesco Compagna.
“Archiviati” o “assolti” dai vari organi di controllo disciplinate interni (alcuni piduisti ricorsero pure al Tar) a cui erano sottoposti, nel senso che potevano proseguire la loro attività professionale nella pubblica amministrazione e in attesa del giudizio della magistratura.
Il che non rappresentava un atto governativo che “cassava” automaticamente i loro nomi dalle liste della P2. A cui seguì una commissione di tre saggi composta da Aldo Sandulli, Vezio Crisafulli e Lionello Levi Sandri anch’essa impegnata a verificare se i piduisti avessero tradito il giuramento di fedeltà allo Stato per il venerabile Gelli.
Ma una volta superata l’ostilità dei partiti di governo a mettere una pietra sopra allo scandalo e mentre la maggioranza degli iscritti puntavano a sostenere la completa inattendibilità e falsità delle liste gelliane, toccherà alla Commissione parlamentare sulla P2 presieduta da Tina Anselmi (dicembre 2021-luglio 1984) di verificarne invece l’autenticità e pericolosità della loggia di Gelli e dei suoi adepti.
E nell’ampia documentazione prodotta dalla commissione, oggi consultabile presso la biblioteca di Montecitorio, nell’elenco originale degli iscritti alla Loggia P2 il nome di Aldo Arcuri appare al quarto posto nella seconda pagina. Tant’è, senza mettere in discussione l’onorabilità del padre del super commissario Domenico Arcuri.
0 notes
Text
I film di Maggio
Ho visto due film in questo mese di cui vale la pena spendere qualche parola.
“Quanto segue è ispirato a una storia vera. La storia vera è ispirata a una storia falsa. La storia falsa non è molto ispirata” Il primo è FAVOLACCE, dei registi D’Innocenzo, sarebbe dovuto uscire al cinema e invece, considerando la situazione è uscito a noleggio sulle piattaforme.  É un film  che avrei visto in sala ma che ho visto su Tim Vision. 
Tumblr media
E sarei andata a vederlo perché adoro Elio Germano e credo sia uno tra i migliori attori italiani e infatti ha dimostrato di essere eccellente anche in questo ruolo di depresso/tamarro/violento, padre. Spero vinca il David il prossimo anno.
Tumblr media
 Per quanto riguarda il film e la trama io personalmente non me lo aspettavo cosi... crudo. Ma ha scoperchiato situazioni reali che si vivono anche nelle periferie medio/borghesi.
Tumblr media
 Regia e fotografia eccellenti, alle volte avevo l'impressione di vivere in questo quartiere e come un vicino di casa sbirciare attraverso le tende la vita di questi sfortunati, soprattutto i bambini!
Tumblr media
 Mi è piaciuto? Nei dettagli si nel totale non lo so! Forse si.É un film che va visto e che merita premi! Dicono che sia il nuovo modo di cinema italiano un pó Garrone (che personalmente adoro) un pó Sorrentino! Lo rivedrò!
Tumblr media Tumblr media
Un altro film che ho visto questi giorni e mi è piaciuto molto è LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE di Woody Allen del 2017  con una Kate Winslet straordinaria è un film suggestivo.
“Coney Island. Anni '50. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui.”
Il dramma dei protagonisti si svolge nel luna park di Coney Island tra assurdo e finzione. 
Tumblr media
Ginny, interpretata dalla Wislet è  la vera meraviglia del film e  ricorda le protagoniste di William Tennessee con tutti i  drammi che ne seguono. 
Tumblr media
Allen ci regala un film/ poesia come non accadeva da tempo, con minuzie e monologhi brillanti.
Tumblr media
“Quando si tratta d'amore finiamo per essere i nostri peggiori nemici!”
Tumblr media
“Voglio essere sincera con te Nicky, sono sposata. Sono una donna sposata... Mi sembra strano parlartene, non me lo hai chiesto. Mi sono messa in una brutta situazione. Hai ragione ho... pensato di farla finita. Ho pensato di annegare. Naturalmente con un figlio non si può... e poi tu ti saresti tuffato rovinandomi il finale. Mi sento in trappola, mi sento in trappola”.
Tumblr media
1 note · View note
cirifletto · 4 years
Text
12 Fatti Che Ti Incuriosiranno Su Citizen Kane
Tumblr media
Citizen Kane di Orson Welles è considerato forse il miglior film di sempre. Ma, forse, qualcuno ancora non ne conosce alcuni aspetti. Citizen Kane, Quarto Potere nella versione italiana, è un film di Orson Welles del 1941, considerato da numerose classifiche, il miglior film di sempre. Ma, forse, qualcuno ancora non ne conosce alcuni aspetti. Citizen Kane è un mix di anarchia tecnica ed originalità visionaria, che rendono il film d'esordio di Orson Welles, una perla della storia del cinema. Ho cominciato dalla cima e mi sono fatto strada verso il fondo.Orson Welles >>
Tumblr media
Tutti i film di Orson Welles    Definirlo 'il più grande film di tutti i tempi' sembra essere diventato un clichè. Pericolosamente, direi. Perchè dietro questo alone di grandezza, si corre il rischio di non coglierne il preziosissimo valore tecnico e contenutistico. Citizen Kane è rimasta, ancora oggi, una delle espressioni più chiare della libertà creativa e dell'innovazione artistica mai introdotta nel cinema. La star, che lo anima, Orson Welles, con il suo genio sregolato, ha stabilito nuovi standard per la cinematografia, per gli effetti trucco e per la narrazione sul grande schermo. E, per questo, il suo lavoro è destinato a rimanere eterno.
Tumblr media
Se, quando lo guardiamo, tante cose che vediamo ci sembrano un cliché, è perché Welles ci è arrivato per primo... è perchè questo film ha segnato il precedente, in tanti aspetti del cinema. Quindi, per celebrare il film più grande di tutti i tempi, ecco 12 fatti su Citizen Kane.
1 - ORSON WELLES HA OTTENUTO UN CONTROLLO CREATIVO SENZA PRECEDENTI
Quando arrivò a Hollywood, Orson Welles era considerato uno dei grandi giovani geni del suo tempo. Il suo lavoro teatrale gli valse la copertina della rivista TIME all'età di 23 anni. E la trasmissione radiofonica del 1938 'La guerra dei mondi' - probabilmente il primo "mockumentary" mai fatto - causò un tale panico nazionale, da proiettarlo nell'immaginario collettivo. Perciò, non fu una sorpresa quando Hollywood iniziò a cercare i suoi talenti. Fu, invece, sorprendente quanta libertà gli venisse concessa per lavorare.
2 - IL FILM FU UN FALLIMENTO COMMERCIALE
Fu la prima incursione di Orson Welles nel cinema degli incassi al botteghino, e si rivelò un fallimento commerciale. Da questo punto di vista, il film non fu un successo, e questo si deve anche al boicottaggio della stampa del tempo. Questo continuò ad essere un modello che Welles avrebbe seguito per il resto della carriera. Nessuno dei suoi film avrebbe mai realizzato un profitto.
3 - WELLES SI ISPIRO' GUARDANDO IL CLASSICO WESTERN STAGECOACH.
Simon Callow scrive, nella sua biografia di Orson Welles, che il regista, prima di creare Citizen Kane, avrebbe visto Stagecoach 40 volte. Stagecoach, film diretto da John Ford e interpretato da John Wayne, parla di un gruppo di persone, mentre il loro viaggio in diligenza è minacciato dagli attacchi degli Apache, guidati dal famoso guerriero Geronimo. Welles ha, più volte detto: "Dopo cena ogni sera per circa un mese, analizzavo Stagecoach, spesso con un tecnico o un capo dipartimento diverso dallo studio, e facevo domande:" Come è stato fatto?""Perché è stato fatto?". Era come andare a scuola". Da qui si capisce il continuo suo nominare John Ford come principale sua influenza cinematografica.
4 - UNO DEGLI UOMINI PIU' POTENTI D'AMERICA CERCO' DI DISTRUGGERE IL FILM
La perdita finanziaria, legata al film, non è stata sorprendente considerando l'enorme pressione esercitata da uno dei più ricchi e influenti proprietari di giornali americani. William Randolph Hearst fu portato a credere che il film fosse basato su di lui. Così si rifiutò di pubblicare pubblicità per Citizen Kane e le sue pubblicazioni attaccarono personalmente Welles, accusandolo di essere un simpatizzante comunista non patriottico. Anche se le analogie tra Charles Foster Kane, protagonista del film, e William Randolph Hearst, magnate dell'editoria, sono lampanti, Orson Welles ha sempre negato questo parallelismo. In effetti dichiarò: "È il ritratto di un fantomatico magnate dei giornali, e non ho mai detto o sottinteso a nessuno che sia altro". Però, scrivendo molti anni dopo, Welles ammise che c'erano delle somiglianze tra i due, ma confermò che il Citizen Kane non era un ritratto di Hearst.
Tumblr media
5 - L'AUTORE DELLO SCRIPT È ANCORA CONTROVERSO
Welles ha collaborato con Herman Mankiewicz alla sceneggiatura di Citizen Kane. Ma il contributo di Mankiewicz non è mai stato riconosciuto.
6 - WELLES HA SPINTO ALL'ESTREMO SIA CAST CHE TROUPE
"Welles era sempre pronto a continuare a girare fino a quando non otteneva la scena giusta", secondo Paul Stewart, che interpretava il maggiordomo di Kane. Stewart ha, più volte, dichiarato: "Un giorno ha girato più di tremila metri di pellicola e si è alzato solo alla centesima ripresa". Poi dei metri girati, Welles non ne usò nessuno. Il giorno dopo, ottenne la scena giusta in due riprese. Altro esempio sono le 24 ore in cui Welles lavorò ininterrottamente alla scena in cui il miglior amico di Kane, si addormenta sulla sua macchina da scrivere.
Tumblr media Tumblr media
          7 - IL SIGNIFICATO DI 'ROSEBUD' NON E' ANCORA CHIARO
Rosebud, Rosabella in italiano, è l'ultima parola pronunciata da Charles Foster Kane morente. Intorno a questa parola si sviluppa l'intera trama del film e, ancora oggi, ci sono varie teorie sul suo effettivo significato. Gore Vidal affermò che Rosebud era il soprannome che Hearst aveva dato al clitoride della sua amante, l'attrice Marion Davies. Ma Welles ha sempre sostenuto che era semplicemente un nome, a lungo dimenticato dalla mente cosciente del protagonista, che rimandava ad un momento decisivo della sua vita. Welles dichiarò:"Rosebud è il nome commerciale di una piccola slitta economica, su cui Kane stava giocando il giorno in cui fu portato via dalla sua casa e da sua madre. Nel suo subconscio rappresentava la semplicità, il conforto, soprattutto la mancanza di responsabilità nella sua casa, e inoltre rappresentava l'amore di sua madre, che Kane non ha mai perso". https://youtu.be/8Ck0QUeE6EI
8 - STEVEN SPIELBERG HA FATTO PROPRIA "ROSEBUD"
Questa famosissima slitta è tra i più iconici oggetti di scena della storia del cinema. E, per questo, è stato omaggiato e parodiato in tutti i modi. Nel 1982, una delle slitte "Rosebud" del film è stata messa all'asta da Sotheby's a New York. L'acquirente fu il regista Steven Spielberg. Sebbene alcune delle slitte "Rosebud" siano state bruciate, durante la produzione di Citizen Kane, come parte della scena finale, non è ancora chiaro se la copia di Spielberg sia l'unica rimasta.
9 - LE ABITUDINI ALIMENTARI DI ORSON WELLES ERANO PARTICOLARI
Welles aveva abitudini alimentari particolari ed estreme. Durante la produzione di Citizen Kane, la sua abitudine di consumare più di 30 tazze di caffè ogni giorno lo portò a soffrire per avvelenamento da caffeina. Allora passò al tè, ma ne beveva così tanto che la sua pelle cambiava colore. Inoltre, a volte, Welles semplicemente non mangiava per lunghi periodi. Poi si sedeva a un pasto e si mangiava "tre grandi bistecche e tutto il resto".
10 - WELLES SI FERI' DUE VOLTE DURANTE LE RIPRESE DEL FILM
L'impegno che Welles profuse nella sua interpretazione di Charles Foster Kane fu gigantesco. Welles riversò un'enorme energia nel ruolo, a volte a rischio del proprio benessere. Durante la scena in cui Kane irrompe nella stanza di Susan, distruggendo mobili e strappando le cose dalle pareti, Welles si tagliò gravemente la mano sinistra. Poi, durante la scena in cui Kane affronta il boss Jim Gettys su una scala, Welles cadde e si ferì la caviglia così tanto, che fu costretto a riprogrammare alcune scene e a dirigere il film da una sedia a rotelle per diversi giorni.
Tumblr media
11 - WELLES ERA SOLITO DISTRARRE I DIRIGENTI DI STUDIO CON TRUCCHI MAGICI
Sebbene gli fosse stata concessa un'incredibile libertà creativa per realizzare il film, Welles doveva ancora rispondere ai dirigenti dello studio, che volevano che il film producesse un profitto. E lo preoccupava che non approvassero la natura spesso innovativa della sua produzione. Perciò, durante le visite della dirigenza metteva in atto il suo talento naturale per la spettacolarità per distrarli. La troupe era istruita su non fare assolutamente niente in quelle occasioni, così Welles eseguiva trucchi con le carte per i dirigenti finché questi non se ne andavano.
12 - NEL FILM SI VEDONO GLI PTERODATTILI
Sebbene avesse una grande libertà creativa nel film, Welles aveva anche un budget. E, per questa ragione, furono adottate alcune scorciatoie creative, per ridurre i costi di Citizen Kane. Una scena tra Kane e Susan, per esempio, che, originariamente, doveva essere ambientata in un salotto prestigioso, fu, invece, dirottata in un piccolo corridoio. Oppure in un'altra, la produzione diventò ancora più creativa: per la scena in cui Kane e il suo entourage visitano la spiaggia, i grandi uccelli che volano sullo sfondo sono in realtà un frame di pterodattili, precedentemente creato per King Kong (1933) o Son of Kong (1933). LEGGI ANCHE... Il Cinema Di Woody Allen In 10 Scene Indimenticabili Affascinante vero? Qualcuno di voi l'ha visto? Quali sono state le vostre impressioni? Scrivetemele nei commenti qui sotto. Ciao da Tommaso! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Condividi il nostro articolo sui tuoi social >> Read the full article
0 notes
annatar437 · 4 years
Photo
Tumblr media
🚨 Se vuoi capire come migliorarti, continua a leggere... 👇🏻⁣ ⁣ ⁣ 🌈 Quanto ti spaventa l'ignoto?⁣ ⁣ 🌈 Chiunque teme ciò che non conosce! la morte è l'estremo limite dell'uomo, ciò che da sempre spaventa perché ignoto, perché ci dà il senso e la dimensione della nostra insignificanza, ma anche solo non sapere cosa mangiare la sera ci causa ansia e stress ogni giorno. Ma perché?⁣ La nostra mente deve trovare sempre una ragione per tutto quanto, tutto ciò che le è ignoto le è nemico.⁣ ⁣ Sembrerebbe un difetto ma non lo è, ad esempio se pensate a cosa mangiare la sera è perché la mente teme che possiate non organizzarvi e morire di fame. Sembra assurdo ma quando vivevamo sugli alberi sicuramente questo fattore avrà giovato alla sopravvivenza della specie.⁣ Il problema è che, nel mondo di oggi che ogni giorno che passa diventa più complesso e incomprensibile, è davvero dura riuscire a ordinare tutto quanto e questo fa aumentare la nostra ansia nei confronti di ciò che non possiamo gestire su base razionale.⁣ ⁣ Come possiamo difenderci dalla nostra mente? Beh, è impossibile perché funziona così, quello che però possiamo fare è sapere che è normale e quando siamo sopraffatti dall’ansia, cercare subito di ricordarci che dobbiamo imparare accettare ciò che non possiamo cambiare, che abbiamo dei limiti e che anche se non sapremo cosa mangeremo stasera non è un problema, perché ciò che è certo è che di fame non moriremo.⁣ ⁣ ⁣ ⁣ 🌈 "Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà". Woody Allen⁣ ⁣ 🌈 "Non ho paura della morte. Sono stato morto per miliardi e miliardi di anni prima di nascere, e ciò non mi ha causato il benché minimo disturbo." Mark Twain⁣ ⁣ 🌈 Il tempo continua a scorrere? Sfortunatamente sì.⁣ ⁣ ⁣ Ti è piaciuto il post?⁣ ⁣ ⁣ 🔥🔥🔥 Unisciti a @lavversario 🔥🔥🔥⁣ 🔥🔥🔥 Unisciti a @lavversario 🔥🔥🔥⁣ 🔥🔥🔥 Unisciti a @lavversario 🔥🔥🔥⁣ ⁣ Tagga 👥 | Commenta 🗣️ | Condividi 🔄⁣ ⁣ .⁣ ⁣ #verita #statodanimo #ignoto #chepaura #paura #iononhopaura #senzapaura #frasedelgiorno #frasi #nientepaura #nonaverepaura #dapaura #maipaura #paure #oscurità #rabbia #sofferenza #morte #tristezza⁣ ⁣ (presso Bologna, Italy) https://www.instagram.com/p/B8R5DUeiML6/?igshid=1r3dqkknp6htz
0 notes
nuvoleverticali · 4 years
Text
1/11 New York, Falluja Non è il primo amore che conta, è l’ultimo. Sul primo si è già scritto tutto, a cominciare dalla sciocchezza secondo cui non si scorderebbe mai. Viviamo sempre più a lungo, ci consegniamo a malattie senili che comportano la perdita della memoria, quel che ci ha segnati a sedici o a vent’anni non ci segna per tutta la vita: spesso si riduce a un nome sulla punta della lingua, una vecchia foto scolorita che ritrae un volto vagamente familiare. A essere indimenticabile, invece, è l’ultimo amore, perché è lì, ancora. Viviamo sempre più a lungo, questo è il punto. L’idea di un amore giovanile che duri per sempre appartiene ad altre generazioni: un’utopia facilitata dagli eventi storici. La durata di una vita media era un tempo assai breve: due si sposavano, lui andava in guerra e spesso non tornava, altrettanto spesso lei ne sposava in seconde nozze un parente, che a sua volta andava in guerra e non tornava, oppure tornava e non la trovava più, vittima della peste, del tifo, di altre malattie che abbiamo debellato. Viviamo sempre più a lungo e dobbiamo prepararci a quel che Woody Allen scongiurava in uno spot pubblicitario: “Fino a centoventi anni? E quanti divorzi dovremo affrontare?”. Lo scrittore americano Norman Mailer, che di anni ne visse “soltanto” ottantaquattro, si sposò sei volte. A chi gli chiedeva che problemi avesse con il matrimonio rispondeva: “Nessuno. Anzi, è tutto bellissimo. Vivi per qualche tempo a Parigi, città fantastica. Poi ti trasferisci a New York, altrettanto straordinaria. Poi scopri Londra e il viaggio continua”. Sempre felicemente, per lui: par di capire che escludesse la possibilità di capitare a Falluja. Ma Falluja, prima o poi, aspetta tutti, e da lì bisogna solo uscire vivi, senza portarsi via nient’altro che la pelle e un cuore riparabile. Il rischio Falluja è più forte all’inizio della vita, ma molto più grave alla fine. Per due motivi. Il primo è che non hai più tempo per rimediare e muori a Falluja, anziché a Città del Capo o a Venezia. Il secondo è che dimostri a te stesso di aver vissuto invano, senza imparare. Si possono fare errori da principianti, ma quelli da veterani sono imperdonabili. Quando negli anni novanta mi trasferii a New York, un amico mi avvertì: “Inevitabilmente, la prima casa che sceglierai sarà sbagliata. Non conosci la città, non sai di che cosa avrai necessità o desiderio, dove vorrai rientrare la sera e da dove uscire la mattina. La tua vera casa sarà la seconda”. Era un ottimista. Per arrivare a sentirmi dove volevo essere, ho impiegato molto più di un trasloco. Vale per ogni città del mondo, e per ogni situazione. La prima convivenza, o matrimonio, è più facile sbagliarla che azzeccarla: non per responsabilità altrui, ma propria. Non conosciamo a fondo, o non vogliamo riconoscere, le nostre necessità e i nostri desideri, non sappiamo da chi vogliamo tornare la sera o chi ci dispiacerà lasciare al mattino, perché non conosciamo o riconosciamo ancora noi stessi. Recitiamo, proiettiamo l’immagine della parte che ci siamo assegnati. Andiamo a tentoni, ispirati da un’intuizione che soltanto più avanti diventerà affidabile, quando saremo abbastanza navigati e naufragati da individuare la scelta giusta in un batter d’occhio. Anche se non sempre avremo il coraggio di farla. Prima di allora, ricordiamoci due cose. Anzitutto, che le possibilità a disposizione non sono poi così tante. È un po’ come nel tifo sportivo: sostieni la squadra della tua città o di una città dove ti sei trasferito, oppure una che vince quando scopri quella passione. Non è un innamoramento che sboccia tra milioni, e neppure migliaia, di possibilità. Così è per il primo amore: lo incontri nel quartiere, a scuola, sul posto di lavoro, nella tua città, in un’altra dove andate entrambi in vacanza, o su un mezzo di trasporto. Comunque una magia, ma che si realizza in un perimetro ristretto. La seconda occasione tenderà, anche se non necessariamente, ad allargare quel perimetro. L’ultima avverrà all’interno della massima estensione della tua vita. Questo non significa che avrà analoga possibilità di successo. In Valchiusella, Piemonte, la comunità Damanhur celebra una forma di matrimonio che, anziché morte non separi gli sposi, dura per due anni, rinnovabili, come un contratto d’affitto. La durata media risulta simile a quella dei matrimoni tradizionali interrotti da divorzi. Una semplice dimostrazione della seconda cosa da ricordare: a contare più di tutto non è l’impegno che si prende, ma quello che ci si mette. Che sia la prima casa, la seconda o l’ultima. È però in questa che non puoi sbagliare il posizionamento del letto e, ancor meno, il materasso. Ora, può darsi abbia ragione lo scrittore inglese Julian Barnes quando fa dire alla protagonista del suo romanzo L’unica storia (e se uno scrittore fa dire qualcosa a un protagonista di un suo romanzo spesso lo pensa): “Ognuno di noi ha la sua storia d’amore. Tutti quanti. Magari è stata un fiasco, magari si è consumata poco per volta, magari non è nemmeno riuscita a partire, o magari è successa solo nella nostra testa, il che non la rende meno reale. Anzi, a volte è proprio il contrario. [...] L’unica e sola storia”. Può darsi, ma non ne sono convinto. Cercherò di dimostrare che non è così, che di “uniche storie” ne abbiamo due. A volte è la stessa a dividersi in due parti. Oppure è la stessa a prendere una diversa, irriconoscibile forma. Altre volte ce n’è una all’inizio e un’altra al termine dei tre possibili percorsi che portano all’ultimo amore: il cerchio, la linea retta e quella spezzata. E non è sempre vero che conta il viaggio, non il traguardo. Innamorarsi e disamorarsi, sposarsi e divorziare, fare figli e stare soli, gioire e soffrire per arrivare a Falluja non sarebbe una gran riuscita. Significherebbe che da qualche parte lungo il percorso ci si è persi e non si è più capito cosa fare. Quel che si è smarrito non è la possibilità dell’altro, ma la concezione di sé. Ritrovarla, finché c’è tempo, è l’unica salvezza. Ripercorrerò le tre strade che ho visto seguire, poi ognuno trovi la propria. E lo farò nel solo modo che conosco: non esponendo teorie, ma raccontando storie che le dimostrano. In questo sono totalmente d’accordo con Julian Barnes: “L’amore non può essere racchiuso in una definizione, può esserlo forse soltanto in una storia”. Iniziando con la più paradossale: il percorso del cerchio. Beati gli ultimi, se sono i primi.
0 notes
italianaradio · 4 years
Text
Vedova Nera: per Scarlett Johansson il film affronterà “traumi e dolori”
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/vedova-nera-per-scarlett-johansson-il-film-affrontera-traumi-e-dolori/
Vedova Nera: per Scarlett Johansson il film affronterà “traumi e dolori”
Vedova Nera: per Scarlett Johansson il film affronterà “traumi e dolori”
Vedova Nera: per Scarlett Johansson il film affronterà “traumi e dolori”
Intervistata da Vanity Fair, che le dedica la cover del prossimo numero, Scarlett Johansson ha parlato della sua carriera, dell’esperienza sul set di Woody Allen, del nuovo film che la vede protagonista (e che forse le farà guadagnare una nomination agli Oscar), Marriage Story, e ovviamente del cinecomic dove ha potuto indossare per l’ultima volta i panni di Vedova Nera, standalone che uscirà nelle sale a marzo 2020.
“Non volevo che fosse una storia di origine“, ha affermato l’attrice, “Non volevo che fosse una storia di spionaggio o che sembrasse superficiale. Volevo farlo solo se si adattava esattamente a quello che era il personaggio. Avevo passato così tanto tempo a grattare sotto la superficie di Natasha, e pensavo che se non avessimo raggiunto qualcosa di profondo, non c’era motivo di farlo“.
“Ho svolto il mio lavoro in Avengers: Endgame, e in realtà mi sono sentita soddisfatta“, ha spiegato la Johansson motivando la scelta di tornare dopo la morte del personaggio. “Sarei stata felice di lasciarla così. Quindi doveva esserci una ragione per mungere ancora questa mucca.“
“Il film parla di molte cose difficili. Tratterà di molti traumi e dolori, e spero che riesca ad affrontare temi come l’insicurezza, la vergogna, la delusione e il rimpianto insieme a tante cose diverse, perché questa storia non è solo ciò che sembra. La profondità è ciò che guida tutto quanto“.
Vedova Nera: confermato il ritorno di una vecchia conoscenza del MCU
Leggi anche: le nuove foto dal set confermano l’arrivo di Taskmaster
Leggi anche: nuove foto da Budapest e il logo ufficiale del film
Leggi anche: Kevin Feige spiega in che modo il film influenzerà il futuro del MCU
Leggi anche: rivelati possibili dettagli sulla trama del film
Si sono da poco concluse le riprese di Vedova Nera, lo standalone che vedrà protagonista l’eroina in una timeline “inedita” per il MCU, ovvero la pausa che intercorre tra la fine di Civil War e l’inizio di Infinity War. In questa parentesi Natasha Romanoff si troverà in Europa e dovrà affrontare uno dei nemici più temibili dei fumetti Marvel, Taskmaster, già mostrato in diversi concept art.
La regia è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci saranno anche David Harbour, Florence Pugh, e Rachel Weisz.
Al momento non ci sono ulteriori aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima segretezza intorno al progetto.
Fonte: Vanity Fair
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Vedova Nera: per Scarlett Johansson il film affronterà “traumi e dolori”
Intervistata da Vanity Fair, che le dedica la cover del prossimo numero, Scarlett Johansson ha parlato della sua carriera, dell’esperienza sul set di Woody Allen, del nuovo film che la vede protagonista (e che forse le farà guadagnare una nomination agli Oscar), Marriage Story, e ovviamente del cinecomic dove ha potuto indossare per l’ultima volta […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Cecilia Strazza
0 notes
Link
Amazon ha depositato in un tribunale di New York gli atti in cui risponde alla causa legale fattagli dal regista Woody Allen per non aver distribuito il suo ultimo film, A Rainy Day in New York, e per aver recisso senza valida ragione il…
Read more →
0 notes
ramveggie · 5 years
Text
Perché Amazon non ha distribuito l’ultimo film di Woody Allen
Perché Amazon non ha distribuito l’ultimo film di Woody Allen
Amazon ha depositato in un tribunale di New York gli atti in cui risponde alla causa legale fattagli dal regista Woody Allen per non aver distribuito il suo ultimo film, A Rainy Day in New York, e per aver recisso senza valida ragione il contratto per 4 suoi film: Allen chiede un risarcimento di più di 68 milioni di dollari (quasi 60 milioni di euro). Amazon ha confermato che la ragione sono le…
View On WordPress
0 notes
pangeanews · 4 years
Text
“È sempre giusto ribellarsi”: compie 100 anni la donna che per brio e personalità è nata nel 3000. Sia lode al genio di Franca Valeri!
“Lei ce va mai a Ostia? No, perché mica se deve anna’ in quelle capanne, quelle catapecchie, dove ce vanno quelli che se fanno i fatti loro… io vado proprio al centro, dove ce so’ certi stabilimenti, tutti de cementite, ’na cosa favolosa! A parte che so’ bellissimi, poi non c’è un contatto con la sabbia, con le cose sporche… e allora lì pare brutto entra’ senza radio, capito? Se passa pe’ miserabili!”. Questo è uno dei momenti che rendono regina Franca Valeri, un estratto del suo Parigi o cara, celeberrimo film scritto e interpretato da questa geniale signora, che il 31 luglio compie 100 anni, e che imbarazzo fare gli auguri a una leggenda vivente, una donna che doveva nascere nel 3000, da quant’è avanti di testa, brio e personalità. E se c’è un momento in cui la signora Valeri si sente una dea, lo dice lei stessa, “una dea tra vendicatrice e giocosa”, è ogni volta che le recitano le battute di Parigi o cara, esatte, precise in tempi e virgole, perché per noi ammiratori questo suo film è un must che abbiamo imparato a memoria, come una preghiera, un mantra da ripeterci nei momenti tristi della vita: basta mormorarsele dentro, tra sé e sé, e ti si riaccende il cuore.
*
La signora Franca Valeri io ho avuto il privilegio di incontrarla, una volta, qualche anno fa: su al Gianicolo, e se tu non sei di Roma devi sapere che arrivarci a piedi è una scarpinata seria, che io quella domenica ho fatto, e quando sono arrivata anelavo solo due cose: un respiratore e una flebo! Ero morta, ed ecco che mi appare la signora Valeri, che se di anni non ne aveva 100 ne aveva più di 90, e sai che è successo? Era un incontro col pubblico, chiunque tra noi poteva farle una domanda, e invece siamo stati tutti zitti, in venerazione di una tale signora dello spettacolo, ma che dico? Della cultura tutta. L’intelligenza, quando ti si spalanca davanti, ha una potenza che ti impietrisce. Ti giuro, ha parlato solo lei, per 3 ore intere, non si è fermata mai, mattatrice come nessuna, ci ha raccontato così tanto di sé, di sé bambina (“Io sono secondogenita, mia madre voleva un altro maschio da chiamare Cesare, da abbinare a mio fratello maggiore di nome Giulio. Fantasia in famiglia ineccepibile. Io nasco, s’accorgono che non son maschio, si decide: Francesca. Nome antico. Alla fine han messo Franca, più moderno!”); di sé giovane donna che vuole fare l’attrice, ma è bocciata all’esame di ammissione all’Accademia di Silvio d’Amico; di suo padre che considera disonore massimo vedere il cognome Norsa su un cartellone teatrale, e la Valeri che ‘ruba’ Valeri a Paul Valéry (“me lo suggerì una amica poco prima di un provino: dì che ti chiami Valeri, poi lo cambi!”). Di sé e Vittorio Caprioli (“Io e Vittorio siamo stati insieme 11 anni: 10 anni di convivenza, 1 di matrimonio!”), di sé compagna di un uomo più giovane (“Quando si ama qualcuno è più affascinante possederlo coi gesti della tua vita che con quelli del sesso, ché con quelli son capaci tutti, tutte in questo caso. Che una stesse nel suo letto mezz’ora prima di incontrarlo certo non mi faceva piacere, ma se gli avesse lavato i capelli l’avrei uccisa”).
*
Mi ha regalato una lezione di vita impagabile (“è sempre giusto ribellarsi: Hitler, Mussolini, a 18 anni d’accordo, ma l’Isis a 95 è troppo!”), che non cancello: mi serve a vivere. Perché è come dice Delia, la protagonista di Parigi o cara, “’sta generazione, è ’na generazione che non se regge!”, e qui se la prende coi più giovani, molli e vacui. Non sono come lei, non hanno la sua stessa forza e fame di vita, le stesse della signora Valeri che questo personaggio se l’è costruito su misura. Un personaggio, un film che non invecchierà mai, ti sfido a vederlo o a rivederlo e a darmi torto, anche se va detta questa verità: per quanto puoi amare Franca Valeri, se non sei di Roma, di questo film ridi la metà, ed è come se il tuo cuore ti battesse di meno, la tua testa ne rispondesse ma non all’unisono. Lo dico da romana, in questo film vi “è proprio Roma, nun è caso de sbajasse!��. Lo dico a mai bastante grazie a una milanese come Franca Valeri, che Roma l’ha capita appieno (“Sa che m’è preso n’altro vizio? Quando che so’ libera, che c’ho n’amico fidato, ’na cosa così, se n’annamo a magna’ all’EUR! Che poi certi palazzi, come che fossero… che je posso di’? Rudero però tirato ar fine! Insomma, non è moderno vero lì, lì è antico, però è quell’antico moderno che è la bellezza de Roma!”). Per Franca Valeri, far ridere è stata la sua vita, anche se “a me fa ridere solo Woody Allen, oltre me stessa”, e ripete che “le risate migliori, le ho sempre fatte con un libro in mano”. Un foglio scritto è più sincero di un confessionale, e “sono momenti in cui veramente ami la vita, quando quello che hai scritto ti fa ridere”.
*
Scrive Franca Valeri: “Alla mia età, ti svegli perché hai finito di dormire, non perché la sera prima hai incontrato l’uomo della tua vita!”, e lei ha sempre messo davanti ai suoi amori il teatro, perché “non c’è uomo che valga la scena”. Lei ha sempre vantato tra le sue doti la logica ebraica, e infatti: “Che noi si vada in Paradiso è un concetto, è piaciuta l’idea ad esempio a Dante, che ci ha scritto su delle cose sublimi”. Può essere una modesta ragione di vita, ma comunque bisogna decidere che aspetto avere, e la signora Valeri ha presto su di sé abolito i pantaloni, benché una volta, da ragazza, “siccome lì ci andavo sempre con una mia zia, che sarebbe come dire con la figlia del padrone, c’hai presente una alta, magra, anche troppo, anche se io non sono una che la gente la misura con il metro, né di fuori né di dentro, ecco, così… i pantaloni li ho presi bianchi, e pace!”.
Barbara Costa
*I virgolettati sono tratti da ricordi personali di Barbara Costa e da:
Franca Valeri, Bugiarda no, reticente, Einaudi, 2010.
Franca Valeri, La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia), Einaudi, 2016.
*Gli estratti citati da “Parigi o cara” li vedi e li senti qui
  L'articolo “È sempre giusto ribellarsi”: compie 100 anni la donna che per brio e personalità è nata nel 3000. Sia lode al genio di Franca Valeri! proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/30CLAv3
1 note · View note