Tumgik
#cucinino
kyda · 1 year
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papà e sorella hanno passato la mattina a liberare una cameretta per me a casa di papà e l'hanno pulita tutta tutta, hanno messo il letto fuori a prendere aria, hanno spruzzato prodotti anti-acaro ovunque e stasera vado a dormire lì 💓 intanto sono stanchissima, da quando mi sono svegliata e alzata non mi sono fermata un attimo, sono andata a correre e poi ho fatto il cambio di stagione cioè ho posato i vestiti estivi e messo a lavare quelli invernali visto che l'allergia alla polvere è una condanna per chi ce l'ha. di pomeriggio spedisco un libro che ho venduto grazie a vinted e niente, sicuramente mangeremo troppo a cena visto che tutta la famiglia è riunita ora che anche io posso passare del tempo con loro e non devo vivere il 100% delle mie giornate davanti al pc a preparare esami per un paio di giorni ancora. intanto aspetto che si cucinino le melanzane e sto letteralmente morendo di fame perché ho aspettato troppo come al solito per salire sopra a preparare il pranzo
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la-scigghiu · 1 year
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GNEMMARIEDDHRI CON LE PATATE
E qui ci troviamo di fronte ad un piatto tipico del Salento, involtini di trippa con le patate. Un piatto semplice dei contadini di un tempo. Questa è la versione più semplice che si cuciva in casa di mia mamma.
Ingredienti x 4 persone
1 kg Trippa
600 gr di patate
100 gr mortadella
200 gr pomodoro pelato
20 pomodorini
100 g Pecorino sardo (in un pezzo unico)
2 cipolle
Prezzemolo
olio extra vergine di oliva
1 costa sedano
1 carota
q.b. Pepe nero in grani
q.b. Sale
~°~
Procuratevi della trippa già pulita e preferibilmente in un unico pezzo. Tagliatela in rettangoli di misura giusta per essere avvolti a contenere del ripieno. In ogni rettangolo inserire mezza fetta di mortadella (fatevela tagliare molto sottile quando la comprate), della cipolla affettata sottilmente, un pezzo di pecorino, qualche fogliolina di prezzemolo ed un pó di pomodorino tritato. Chiudete gli involtini e fermateli o con dello spago da cucina o, in alternativa, con degli stecchini.
La tradizione vuole che si cucinino nella pentola di terracotta lentamente, ma potete usarne qualsiasi altra. Ponete tutti involtini nella pentola sopra di essi condite con una cipolla a pezzi, il restante prezzemolo, una costa di sedano, una carota tagliata a metà, pomodoro pelato, un giro di olio, sale e qualche grano di pepe. A questo punto copriteli di acqua e fate cuocere a fuoco lento per circa un'ora. Quando pungendoli con la forchetta vi sembreranno teneri aggiungete le patate tagliate a tocchetti grossi. Finite di cuocere controllando che non si asciughino troppo.
Servite caldo con del pane tostato e del buon vino rosso. 😋
La scigghiu 🦋
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fantasticazioni · 2 years
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È tutto verde.
Un racconto di David Foster Wallace tratto da La ragazza dai capelli strani, Minimum Fax Lei dice non mi importa se mi credi o no, è la verità, poi tu credi pure a quello che ti pare. Quindi è sicuro che mente. Quando è la verità si fa in quattro per cercare di farti credere a quello che dice. Perciò sento di non avere dubbi. Si rasserena e guarda dall’altra parte, lontano, ha l’aria furba con la sigaretta sotto la luce che entra dalla finestra bagnata, e io non so cosa mi sento di dire. Dico Mayfly [1] con te non so più cosa fare o cosa dire o a cosa credere. Ma ci sono delle cose che so per certe. So che io sto diventando vecchio e tu no. E che ti do tutto quello che ho da darti, con le mani e con il cuore. Tutto quello che ho dentro di me te l’ho dato a te. Tengo duro e lavoro sodo ogni giorno. Ho fatto di te l’unica ragione che ho per fare quello che faccio sempre. Ho cercato di costruire una casa per te, una casa di cui facessi parte, e che fosse una bella casa. Mi rassereno anch’io e getto il fiammifero nel lavandino insieme ad altri fiammiferi, piatti, una spugna e cose del genere. Dico Mayfly il mio cuore ha fatto il giro del mondo e ritorno per te ma ho quarantotto anni. È ora che la smetto di lasciarmi semplicemente trascinare dalle cose. Devo usare quel po’ di tempo che ancora mi resta per cercare di sistemare tutto e stare bene. Devo provare a stare come ho bisogno di stare. In me ci sono delle esigenze che tu non riesci neanche più a vedere, perché ci sono troppe esigenze tue di mezzo. Lei non dice nulla e io guardo la sua finestra e sento che lei sa che io so, e seduta sul mio divano fa un movimento. Ripiega le gambe sotto di sé, ha un paio di pantaloncini. Dico in fondo non mi importa di quello che ho visto o che credo di aver visto. Non è più quello il punto. So che sto io diventando vecchio e tu no. Ma ora mi sento come se ci fosse tutto me stesso che va verso di te mentre di te in cambio non mi viene più niente. Ha i capelli tirati su con un fermaglio e delle forcine e si tiene il mento con la mano, è mattina presto, sembra che stia sognando rivolta verso la luce pulita che entra dalla finestra bagnata sopra il mio divano. È tutto verde, dice. Guarda com’è tutto verde Mitch. Come fai a dire di provare certe cose quando fuori è tutto così verde. La finestra sopra il lavello del mio cucinino è stata ripulita dal violento acquazzone di stanotte e ora è una mattina di sole, è ancora presto, e fuori c’è un casino di verde. Gli alberi sono verdi e quel po’ d’erba che c’è oltre i dossi rallentatori è verde e allisciata. Ma non è tutto quanto verde. Le altre roulotte non sono verdi e il mio tavolino lì fuori con le pozzanghere allineate e le lattine di birra e le cicche che galleggiano nei portacenere non è verde, né il mio furgone, o la ghiaia della piazzola, o il triciclo che sta rovesciato su un fianco sotto un filo per il bucato senza bucato sopra accanto alla roulotte vicina, dove c’è uno che ha fatto dei bambini. È tutto verde sta dicendo lei. Lo sta sussurrando e il sussurro non è più rivolto a me lo so. Getto la sigaretta e volto bruscamente le spalle al mattino con il sapore di qualcosa di vero in bocca. Mi volto bruscamente verso di lei che sta sul divano in piena luce. Da dov’è seduta sta guardando fuori, e io guardo lei, e c’è qualcosa in me che non si riesce a chiudere, nel guardarla. Mayfly ha un corpo. E lei è la mia mattina. Dite il suo nome.
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bibooozeta · 2 years
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Sweet Cherry Pie. II
Pairing: eddiemunson x oc
Summary: Tutti e tre sapevano che i genitori del ragazzo, John e Debra Smith, avrebbero dato più di matto per le amicizie che il loro figlio perfetto intratteneva, piuttosto che per i veleni che consumava. Edward Munson era uno svitato, Danielle Goodman era la figlia di un ubriacone.
Disclaimer: tutti i personaggi e le vicende raccontate appartengono a Netflix.
Long fic, friends to stranger, stranger to lovers.
WARNING: uso di sostanze, violenza, possibile futuro contenuto esplicito, turpiloquio.
I primi capitoli sono antecedenti alle vicende della quarta stagione, ma in seguito si metteranno a pari.
Suo zio era uscito per il lavoro da un paio d’ore. Avevano ordinato una pizza, i cartoni ancora appoggiati sulla penisola del cucinino, avevano mangiato facendo della breve e inutile conversazione. Eddie era ancora arrampicato sulla poltrona del salotto mezzo sdraiato, con una gamba a penzoloni dal bracciolo e un quaderno in mano. Stava abbozzando il design delle magliette per il club: un ragazzino a scuola aveva un progetto per il corso di moda per cui doveva produrre le divise di uno dei club scolastici. Eddie sapeva che era altamente improbabile che tra le varie proposte prendesse in considerazione la sua, ma valeva la pena provarci. 
“Non esci?” Suo zio stava prendendo le chiavi, indossava già la tuta di lavoro. 
“Nah, stasera no.” Abbassò gli occhi sul foglio mentre parlava. 
“Prendo il van allora. Comincia a fare fresco per farsela a piedi.”
“Ok.” Annuì senza guardarlo. 
“A domani.” 
“mmh, mmh.” 
Wayne uscì chiudendosi la porta della roulotte alle spalle. Avrebbe dovuto studiare in realtà. Era talmente indietro che non era neanche più divertente provarci sinceramente. Ryan e Dani si sarebbero diplomati quest’anno, sarebbero partiti per il college, New York. Di questo passo le sue opzioni raschiavano il fondo. Il suo curriculum scolastico era un disastro, una lista di F, un paio di D in matematica e educazione fisica, che non l’avrebbero salvato di certo. Sì, era quasi sicuro che avrebbe varcato la soglia della Hawkins High anche l’anno prossimo, questa volta da solo, per la prima volta. Sbuffò pizzicandosi naso all’altezza degli occhi. Aveva cercato di leggere i capitoli di biologia che la O’Donnells aveva assegnato, ma l’unica cosa che aveva capito era che le sue speranze di passare il compito senza l’aiuto di Dani erano rasenti allo zero. Chissà se sarebbe venuta martedì mattina. L’aveva avvisato nel pomeriggio che domani sarebbe rimasta a casa a badare suo fratello. Il fegato di suo padre era praticamente da buttare, era ancora ricoverato. Sua madre lavorava molto ultimamente, e l’unica in grado di controllare che il mocciosello delle medie non desse fuoco alla casa era lei. Si era offerto di farle compagnia, ma le aveva detto di non preoccuparsi. Non preoccuparmi. Già, è un po’ tardi per quello. Stava passando un momento di merda, Ryan era troppo impegnato a preparare la domanda per l’università per accorgersene, a quanto pare. Dani saltava la scuola spesso, non che fosse una studentessa modello prima, ma di solito erano i due ragazzi a trascinarla lontano dai corridoi ad ogni data occasione. I voti degli ultimi mesi erano stati quasi al livello dei suoi, e questo era un chiaro segno che qualcosa non andava. Eppure, Ryan continuava a far finta di niente. Eddie sbuffò passandosi una mano tra i capelli prima di ammirare lo sketch sul suo quaderno. Nah, senza speranza. Il telefono al muro squillò, e il ragazzo si alzò dalla poltrona, lanciandovi lo scempio che aveva disegnato. Prese la cornetta rispondendo apaticamente.
“Munson…?”
“Eddie, ehi, sono Ryan.” Sembrava spaventato, o meglio preoccupato. Era successo qualcosa, e una brutta sensazione prese a crescere nello stomaco del ragazzo.
“Hey amico, tutto bene?”
“No, Munson, va di merda in effetti.” Immagino Ryan passarsi la mano sul viso dall’altra parte della cornetta. “Senti, Dani è da te? Penso… Penso di averne combinata una delle mie, amico, io…” Lasciò andare un respiro tremolante. “Penso di essermela giocata.”
Eddie si appoggiò al muro accanto al telefono con la spalla, la sensazione nel suo stomaco sempre più presente. Cosa aveva combinato? L’aveva ferita? Non l’avrebbe mai perdonato se le avesse fatto del male.
“No, non è qui.” Rispose alla domanda che riteneva più importante. “L’ho sentita nel pomeriggio, doveva venire a cena dai tuoi. Non è da te?”
“Lo era, ma… Abbiamo litigato…” Voleva bene a Ryan come se fosse suo fratello, ma Dani era… Dani. E da qualche parte, nella sua testolina bacata, si accese qualcosa che puzzava tremendamente di speranza alle spese della felicità dei suoi migliori amici. “Tu lo sapevi che vuole lasciare la scuola?”
“Cosa?!” Eddie sgranò gli occhi.
“Esatto! Vuole buttare via la sua vita e iniziare a lavorare qui, a Hawkins, prima delle Vacanze di Primavera! Mi ha detto che non ha intenzione di diplomarsi quest’anno, e che appena trova lavoro rinuncerà al diploma. E’ la cosa più merdosamente egoista che io abbia mai sentito provenire da Dani.”
“Hey, dalle tregua, amico.” Eddie prese le difese della ragazza, come sempre. “Suo padre è ricoverato da due settimane, i medici hanno detto che si è letteralmente bevuto il cervello. Sua madre lavora su tre turni. Credo che tu possa capire quanto deve essere difficile per lei.” 
“Io non capisco come può farmi questo, amico.” Cosa? “Dovevamo partire assieme per il college, pensavo mi sarebbe stata accanto, sai? E’ davvero una stronza.” 
“Ma hai sentito quello che ti ho detto?” Eddie strinse la mascella. Se ce l’avesse avuto davanti probabilmente gli avrebbe spaccato la faccia contro un muro. “Suo padre sta morendo. Chi cazzo se ne frega della tua stupida carriera da attore.”
“Hey, vaffanculo Munson. Scusami se voglio andarmene da questo schifo di posto il prima possibile, mi sembrava di farle un favore a portarla via da qui.”
“Sì, benvenuto nel club.” Rispose con acidità. Eddie si interruppe per un secondo, iniziando a sentire l’assordante assolo di chitarra di Master of Puppets avvicinarsi alla roulotte per poi spegnersi bruscamente assieme al rumore di un motore. “Senti amico, non fare lo stronzo okay? Cerca di starle vicino e di tirare fuori la testa dal culo, altrimenti finirai per farle male sul serio.”
“Io fare male a lei? E’ lei che…” 
“Devo andare.” Riattaccò senza stare ad ascoltare le fesserie dell’amico, per poi aprire la porta prima che Dani potesse bussare. Il cuore gli si strinse nel vedere la ragazza. Gli occhi erano rossi e gonfi, il viso arrossato probabilmente dal pianto. Era distrutta.
“Hey…” fece un passo indietro invitandola ad entrare nella roulotte. La ragazza mise piede nel salottino, dove il caos regnava sovrano, come sempre. Ma a Dani non importava, e anzi, lo trovava confortevole. La roulotte dei Munson era come casa sua, lo era sempre stata. Wayne era stato amico di suo padre, un tempo. Erano compagni di scuola, al liceo di Hawkins, e colleghi alla fabbrica, prima che tagliassero metà del personale, costringendo l’altra metà a turni massacranti. Era un uomo burbero, di poche parole, ma voleva bene al nipote, e lo dimostrava a fatti. Si guardò attorno, e si rese conto che era la prima volta che entrava qui dentro da sola, senza Ryan. Siamo solo io e Eddie. Siamo soli.
Eddie chiuse la porta dietro di lei, improvvisamente cosciente del casino infernale che c’era in giro.
“Uuh… Fammi solo…” iniziò a raccogliere l’immondizia dai ripiani della cucina, raccogliere i vestiti buttati sul divano e sulla poltrona. Tentò di sdrammatizzare “… Scusa, questo posto è una discarica. La cameriera è in vacanza.”
“Non importa,” La sua voce sembrò scottarlo. Era bassa, rauca, come se avesse strillato tanto da rovinarsi la gola. “non sono un ispettore sanitario, Munson.” 
Eddie sorrise mascherando la preoccupazione. “Siediti,” la invitò, prima di prendere una bottiglietta d’acqua dal frigorifero. Ci penso un attimo, osservano il secondo armadietto a destra sopra il lavandino. Sì, sì. Decisamente. Tirò fuori la biscottiera di alluminio dallo sportello per poi aprirla e tirare fuori una canna già fatta su. “Per la gola,” le disse porgendogli la bottiglietta, tenendo l’altra mano nascosta dietro la schiena, fino a quando non ebbe bevuto il primo sorso d’acqua. “E per il resto.” Accese l’estremità con uno zippo raccolto dal tavolinetto da caffè, per poi passarla alla ragazza e sedersi di fianco a lei. Il divano era un due posti molto stretto e leggermente sfondato. Non che volesse dire molto se non che i due erano molto vicini, gambe e braccia praticamente appoggiate l’une alle altre. Rimasero così per un po’, in silenzio, a fumare.  
“Allora, Goodman?” Eddie fu il primo a cercare il suo sguardo, ma non lo trovò. “Dai Dani, parlami. Che succede?”
“Lascio la scuola.” Disse, senza guardarlo, inspirando il fumo e trattenendolo nei polmoni fino a sentire dolore. La sua testa cominciava ad essere più leggera, le sillabe difficili da articolare. “Non mi diplomo quest’anno” Passò la canna ad Eddie che la prese tra l’indice ed il medio.
“Mmh, mmh” Eddie le rispose senza guardarla, concentrandosi sulla canna tra le sue mani “Per i tuoi?”. 
Dani annuì. “Mamma non ce la fa da sola. Gareth è un ragazzino sveglio, si merita di meglio che un futuro di merda in questo schifo di posto.” Scosse la testa guardandosi le scarpe. “Il primario dell’ospedale dice che non crede che papà uscirà dalla terapia intensiva. Il fegato è praticamente andato, e cominciano ad esserci anche segni di degenerazione a livello neurologico.” Inspirò il fumo, il dolore sordo dei suoi polmoni la distraeva dalla crepa della sua voce. “Ieri pomeriggio non, lui…” Eddie sentì il cuore spezzarglisi in petto. Posò una mano sulla spalla. Sono qui, piccola. “Lui non si ricorda di me, Eddie.” Le lacrime le rigarono gli occhi. “Uh-… Non riesce più a parlare. Non riesce più a chiudere la bocca sai, quindi, mmh- “. Fece un altro tiro, prima di continuare “… Quindi io e mamma gli dobbiamo pulire la bava dalla faccia quando andiamo a trovarlo.” La voce le si spezzò alla fine, e fece giusto in tempo a togliersi gli occhiali e buttarli sul tavolino prima di prendersi la faccia tra le mani e scoppiare in un pianto disperato, singhiozzante, che Eddie non riusciva a sopportare. Il ragazzo sembrò scattare, spegnendo il mozzicone nel posacenere e scivolando in ginocchio sulla moquette posizionandosi davanti alla ragazza, per poi avvolgerla tra le braccia. Dani nascose il viso nel suo collo, aggrappandosi a lui come se fosse l’unica cosa che potesse impedirle di sprofondare. 
Eddie la strinse forte. Avrebbe voluto farla sparire dentro il suo petto, prendere tutto il male che stava provando e tenerlo lontano da lei. Avrebbe voluto poterla aiutare, avrebbe voluto curare suo padre con un tiro di dado, e riportare tutto a un anno prima. Avrebbe voluto averla invitata a uscire prima di Ryan. “E’ tutto okay.” La voce gli tremava. “Cazzo, Dani, mi dispiace.”. Le prese il viso fra le mani, cercando i suoi occhi. “Hey? Guardami, Dani-“ La ragazza alzò lo sguardo su quello di Eddie, arrossato dalle lacrime dall’erba. “’Fanculo il liceo. ‘Fanculo il college, ‘fanculo New York e ‘fanculo il diploma. Fai quello che devi fare per sopravvivere, per la tua famiglia. Senza rimpianti, senza rimorsi, okay?” Dani guardò i suoi occhi scuri puntarsi nei suoi, in attesa di una risposta. Annuì lentamente.
“M-ma Ryan… Lui…”
“’Fanculo Ryan. Ryan è uno stronzo, si sta comportando come un moccioso di merda.”
“Come lo sai?” La ragazza tirò su con il naso
“Ha chiamato per chiedermi se eri qui, prima che arrivassi.” Eddie si morde il labbro inferiore. “Pensavo fosse una cazzata ma quando è sceso nei dettagli,” il ragazzo scosse la testa. “Dio, cosa cazzo gli è preso?”
“Non lo so. Non posso fargliene una colpa però. E’ la sua vita… N-non… Come faccio a impedirgli di partire? Come potrei essere così stronza?”
“No, no…” Eddie sentì la rabbia salirgli in gola. “No lo stronzo è lui. E’ lui che se ne va.” Si alzò dirigendosi verso la cucina, premette play sul mangiacassette che tenevano nel salotto, e la voce di Klaus Meine riempì la roulotte. Tornò poco dopo con 6 birre e una bottiglia di Jack Daniel’s in una mano, mentre con l’altra passò una scatola di fazzoletti alla ragazza.
“Cosa dovrebbe fare, rinunciare a tutto perché io non posso andare con lui?!” La ragazza parlò prima di soffiarsi il naso.
“Sì.” Dani lo guardò, stupita dalla velocità della risposta. “Sì, Cristo Santo, un qualsiasi pezzo di merda ci sarebbe arrivato. La tua ragazza sta passando un momento di merda con M maiuscola. Il college può aspettare un anno.” 
"No, non può aspettare. Un altro anno qui è un altro anno sprecato in mezzo al nulla." Un altro anno sprecato assieme a me, Dani pensò, abbassando lo sguardo.
"Hey," Eddie si era seduto sulla poltrona, buttando a terra il quadernetto che vi aveva lasciato, "piantala. So a cosa pensi."
Dani sbuffò una risata sarcastica "Tu non sai proprio niente Munson,"
"Se lui crede che il tempo con te sia sprecato allora perché insistere perché tu vada con lui?" Dani alzò le spalle "non ha senso no? Ryan tiene a te, siete disgustosamente fatti l'uno per l'altra."
"Eppure sta per partire per il college senza di me." Sorrise, mascherando il dolore. 
"Si, probabilmente è impazzito e ha bisogno che suo migliore amico gli spieghi un paio di cose riguardo al modo in cui ti sta trattando." Bevve un sorso di birra prima di parlare di nuovo. "Non ci sa fare con le donne, è proprio un coglione"
"Tu invece sai tutto no?" Dani sorrise di nuovo, questa volta l'erba stava facendo effetto, lasciando trapelare sempre meno dolore tra un commento e l'altro "Sciupafemmine..."
“Se, come no.” Trattenne una risata sarcastica “Come se qualcuno volesse uscire con Eddie Lo Svitato.” 
“Io uscirei con te.” Eddie si strozzò con la birra che stava bevendo, sputandola davanti a sé, cercando di fermarla inutilmente con la mano davanti alla bocca e Dani rise di gusto. 
“Cazzo! Non ridere, scema, non puoi dire cazzate del genere da strafatta.”
“Strafatta?! Io strafatta?” Si alzò, cercando di rimanere in piedi su un piede solo, fallendo miserabilmente “Visto? Sono – whoa.- … Sono perfettamente in equilibrio e sana come un pesce.” Il pavimento sembrava muoversi sotto di lei “Stupido Eddie Munson con la sua stupida moquette oscillante.”
Eddie voleva sorridere, a non era abbastanza ubriaco per passare sopra a quello che la ragazza gli aveva detto. È completamente fuori, Munson, non alzare l’asticella delle tue patetiche speranze.
“Non c’è niente che non va con la mia moquette,” Anche lui stava iniziando ad inciampare tra le sillabe, l’alcool e l’erba stavano facendo effetto. Si alzò avvicinandosi a lei, prendendola per i fianchi appena prima che inciampasse perdendo l’equilibro. Dani rise, ma non si allontanò, lasciò le mani attorno alle spalle del ragazzo, appoggiando la testa sopra il suo petto, i battiti del suo cuore impassibilmente veloci. Eddie si sentì come immobilizzato dal tocco della ragazza e senza un vero motivo di concentrò sulla canzone in sottofondo.
Babe, it wasn't easy to leave you alone It's getting harder each time that I go If I had the choice, I would stay
E vaffanculo anche agli Scorpions, l’ennesima canzone che non avrebbe più ascoltato in vita sua. Non si era accorto di come avevano iniziato ad ondeggiare, completamente fuori dal ritmo della musica, ma comunque. Eddie soffocò l’impulso di tirarsi un pizzicotto. Cosa stavano facendo? Cazzo, lei era la ragazza di Ryan, era la ragazza del suo migliore amico da tempi delle elementari! Era la sua migliore amica. Il ragazzo chiuse gli occhi, spostando le mani dai suoi fianchi alle sue spalle, stringendola più a sé. 
Chi voleva prendere in giro? Era dal secondo anno del liceo che Dani non era più solo una amica. Abbassò il viso sulla testa della ragazza, inspirando profondamente e lasciando che il profumo fruttato della sua tinta lo investisse completamente. Sempre lo stesso profumo di ciliegia e caramello che lo mandava fuori di testa come un maledetto quattordicenne. Si lasciò scappare un verso quasi impercettibile, che salì direttamente dal cuore alla gola.
“Eds.”  Gesù Cristo, il suo nome con quella voce, il modo in cui aveva fatto rotolare le lettere dalle sue labbra… Smettila, Munson. Devi fermarti prima di fare qualcosa di cui pentirtene domani.
“Mmh?” 
“Sei un coglione.” Il ragazzo alzò le sopracciglia senza capire. “Sei uno stupido!”.
“Grazie, bel ringraziamento.” Ridacchiò. 
“Sono seria,” Alzò lo sguardo ancora umido verso il suo. Potrei affogarci seriamente questa sera, “Perché non me lo hai chiesto tu, di uscire, quella sera al lago?” Ad Eddie gelò il sangue. “Se me l’avessi chiesto tu, se ti fossi accorto di come ti guardavo, sarebbe stato tutto più semplice”. Abbassò lo sguardo, appoggiando la fronte sul petto dell’amico. “Tu non mi avresti abbandonato, vero Eds?” Abbassò la voce, quasi parlando tra sé e sé, lasciando che l’alcool e l’erba che aveva consumato annullassero qualsiasi inibizione. “Il mio Eddie non mi avrebbe mai abbandonata ora.” 
Aveva lanciato un macigno. Eddie aveva smesso di respirare, aveva chiuso gli occhi serrando le palpebre e l’aveva stretta di più al suo petto. Perché sono uno stronzo, perché non ne faccio una giusta, perché lui è arrivato prima. Deglutì, ingoiando il nodo che gli attorcigliava la gola. Non sapeva come risponderle, senza ferirla, senza combinare un casino e perderla per sempre. Respirò cercando di calmarsi.
“Per nessun motivo al mondo. Dani.” Sussurrò. “L’ho visto, come mi guardavi, e mi sono dovuto girare dalla parte opposta quando Ryan mi ha detto che gli piacevi.” Dani alzò lo guardò incontrando gli occhi ancora chiusi del ragazzo. “Mi sono dovuto girare dall’altra parte per tre cazzo di anni, Streghetta, non hai idea di come-“.
Fu un attimo: Dani si alzò sulle punte quel tanto che bastò per incontrare le labbra del ragazzo in un bacio. Eddie rispose istantaneamente, come se non stesse aspettando altro. Il nodo che aveva in gola sembrò sciogliersi e dividersi in centinaia di piccole esplosioni sotto la sua pelle. Non doveva, non poteva. Spostò le mani sulle spalle di Dani, allontanandosi lentamente da lei. 
Entrambi avevano il fiato corto, nessuno dei due sembrava voler parlare, non ne avevano bisogno. Eddie spostò una mano sul viso della ragazza, sfiorandole appena la guancia con la punta delle dita prima di chiuderla serrando il pugno, stringere i denti e portare la mano al suo volto, strofinandosi gli occhi. “Cazzo.”.
“Scusami.” 
“Merda, Dani.” Si voltò dandole le spalle, si passò una mano tra i capelli, chiudendola tra i ricci spettinati. “Cristo, che cazzo casino!!” Alzò la voce tirando un calcio alla sedia da campeggio accanto alla cucina. 
"È colpa mia -'
"Senti, io no-" Eddie si voltò verso di lei, e Dani percepì il panico nel suo sguardo, oltre che nella sua voce. Unì le mani davanti a sé "Siamo marci, ok? Quella è la seconda botta in meno di due ore." Indico il secondo mozzicone nel posacenere, "E -uh-… e abbiamo fatto fuori quante, tre birre a testa? Ti dico cosa faremo" si avvicinò alla ragazza "ti fai una bella doccia, ti schiarisci le idee e di metti a dormire di là," indicò la porta della sua camera. "Domani mattina sarà tutto passato, ok?” 
“Tutto passato?” La sua voce era quasi un sussurro, e si chiese se Eddie l’avesse sentita nonostante il suo continuo vociferare tra sé e sé, interrotto solo dall’occasionale imprecazione. Se non l’avesse conosciuto da una vita, probabilmente l’avrebbe spaventata, ma Dani sapeva che era il suo modo di processare quanto era successo. 
Che cosa era successo? 
Tre anni passati a guardare indietro a quella sera a Lover’s Lake, ecco cosa era successo. A come gli occhi del ragazzo le erano parsi improvvisamente più scuri, più grandi, più vivi, illuminati dalla luce calda del falò tra di loro. Non sapeva come o perché, ma si era ritrovata a guardare le mani del suo amico per tutta la sera, rapide occhiate per non farsi scoprire, vergognandosi di come il modo in cui le sue dita che si chiudevano attorno al collo della bottiglia di birra la stavano facendo sentire, del salto che il suo stomaco aveva fatto guardandolo alzare il volume dello stereo portatile posato sul cofano del van di suo zio, salire con agilità sul tetto assieme a Ryan, e iniziare a riprodurre perfettamente l’assolo di Paranoid, suonandolo su strumenti immaginari. Eddie aveva finito a goccia la sua birra e aveva lanciato la bottiglia verso la boscaglia. Si era piegato leggermente all’indietro, gridando verso il cielo in un urlo quasi primordiale. I suoi occhi avevano incontrato quelli della ragazza per un secondo, e per un attimo Dani vi aveva visto qualcosa, qualcosa che assomigliava a quello che stava provando lei. 
L’ho visto, come mi guardavi, e mi sono dovuto girare dalla parte opposta.
E così, quando prima dell’alba era scesa dal van del ragazzo all’incrocio prima di casa sua, Ryan l’aveva seguita. Ti accompagno, provo a smaltirla facendo due passi, le aveva detto. Come se cambiasse qualcosa, con tutto quello che avevano bevuto, fumato, provato in riva al lago, quella calda notte di luglio. 
Tutti e tre sapevano che i genitori del ragazzo, John e Debra Smith, avrebbero dato più di matto se avessero scoperto le amicizie che il loro figlio perfetto intratteneva, piuttosto che per i veleni che consumava. Edward Munson era uno svitato, Danielle Goodman era la figlia di un ubriacone. 
Il primo era un caso disperato: i genitori erano due poco di buono, avevano abbandonato il figlio di sette anni sul groppone del fratello del padre e se l’erano data a gambe una decina di anni fa. Wayne Munson aveva fatto del suo meglio con il piccolo, abitava in una roulotte nel camping di Forrest Hills ma aveva trovato il modo di prendersi cura del ragazzino. Il giovane era però completamente all sbando: cresciuto nell’ambiente sbagliato, ascoltava la musica del Diavolo, ne fumava l’erba del prato, e si vestiva come un clown per attirare l’attenzione.
I Goodman erano sempre stati una famiglia per bene, non avevano molti soldi, ma abitavano nella periferia di Hawkins, in una casa piccola ma ben tenuta, con un bel giardino e due bei bambini. Carl Goodman aveva da poco perso il lavoro alla fabbrica in periferia, e di questi tempi si vedeva poco in giro, quasi e sempre solo al bar di Benny, con una birra in mano e uno sguardo assente. Sua moglie Josie aveva cominciato a lavorare da Big Buy come cassiera, ed era risaputo quanto fosse maldestra. Inciampava spesso e sbatteva le braccia contro spigoli e finestre, indossava occhiali da sole anche se sole non ce n’era, e non parlava molto. Avevano due figli, un ragazzino paffutello e una figlia, la maggiore, che aveva un carattere ed un aspetto decisamente eccentrico, e frequentava la gente sbagliato.
No, il loro Ryan non avrebbe mai sprecato la sua vita così. Era nel team di nuoto, uno dei migliori amici del figlio maggiore degli Harrington. Un ragazzo dall’aspetto ben curato, con i capelli tagliati corti e gli occhi verdi, un così bel ragazzo, che sembrava un divo del cinema. 
Eppure quella sera, mentre i genitori di Ryan erano nella casa in Michigan con la sua sorellina più piccola, il loro figlio perfetto, rimasto a Hawkins per gli allenamenti di nuoto, aveva baciato la figlia maggiore dei Goodman sulle labbra, e le aveva chiesto un appuntamento.
Nessuno dei due aveva visto il modo in cui Eddie li aveva guardati scendere dal van, di come era ripartito sgommando sull’asfalto, stringendo talmente le mani sul volante da far diventar bianche le nocche, osservando i suoi migliori amici diventare qualcosa in più che amici, fissandoli nello specchietto fino allo svincolo per uscire dalla città. 
Tutto passato. Eddie stava cercando degli asciugamani nell’armadio del corridoio, si muoveva velocemente, non riusciva a stare fermo. Era nervoso, le stava parlando senza guardarla ma Dani non sentiva quello che le stava dicendo. Tutto passato. Suo padre in quel letto di ospedale, sua madre che piange di notte in cucina, suo fratello che le parla sempre meno. Tutto passato. Ryan che se ne va a New York, Eddie che la allontana spingendole le spalle. Tutto passato. Chrissy Cunningham che ride quando le sue nuove amiche la chiudono negli spogliatoi della palestra, dimenticandosi della loro amicizia. Tutto passato. La scuola di fotografia a cui non andrà mai, il futuro fuori da Hawkins che sbiadisce sempre di più, fino a dissolversi nella nebbia.
Tutto passato. 
Eddie non la sentì uscire, ma sentì la porta della roulotte sbattere.
“Dani -cazzo!" inciampò nella sedia che aveva calciato prima. “Dani aspetta!”
Il pick up si allontanò dalla roulotte, verso la città.
“GESÙ SANTO, CRISTO!” Eddie cercò le chiavi del van, imprecando di nuovo quando ripensò a quel coglione di suo zio, che aveva preso la macchina per andare al suo cazzo di lavoro, perché cominciava a fare freddo, porca puttana! 
"Porca troia!" Infilò le Reebok bianche uscendo dalla roulotte, perdendo l'equilibrio e inciampando nei lacci lungo il vialetto. "Cazzo, pezzo di-!" Non riusciva quasi a stare in piedi per quanto era fatto, e lei stava guidando. Iniziò a correre, fino a quando la macchina non sparì dalla sua vista.
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“Andiamo, andiamo…” Stava praticamente saltando accanto al telefono, stringendo le mani attorno alla cornetta. “Andiamo, cazzo! Rispondi!” Sbatté la mano aperta sul muro accanto al telefono un paio di volte, tremando e praticamente quasi in lacrime. Ok, forse l’erba l’aveva reso più paranoico del dovuto, ma Danielle aveva bevuto, fumato, ed era uscita come un fulmine da casa, si era messa alla guida chiaramente alterata e lui non era riuscito a fermarla. Oddio, e se si fosse schiantata. Strinse gli occhi cercando di allontanare quel pensiero, ma era inutile. Continuava a vedere vecchio pick up azzurro, piegato contro un tronco. Chiuse la mano a pugno e colpì la parete, rompendola. “VAFFANCULO!”
“…Goodman?” una voce roca e nasale rispose dall’altra parte e Eddie trattenne il fiato. Non la riconobbe subito, ma con il signor Goodman in ospedale l’unica altra voce maschile poteva essere solo la sua.
“Gareth?!”  gli tremò la voce, “Uh-sono… Sono Eddie. Munson.” 
Rispose dopo qualche secondo, scocciato. “E’ l’una di notte.”
“Sì, sì lo so uh- Tua sorella?” Si morse l’interno della guancia. “Tua sorella è rientrata?”
“Un’ora fa. Era incazzata come un ratto, ha sbattuto la porta così forte che mi ha svegliato.”
Ad Eddie sembrò di respirare per la prima volta da quando la ragazza era uscita da casa sua. Le ginocchia cedettero, e si sedette a terra, abbassando la cornetta. “Ah- Cristo Santo.”
“…Pronto?” Prese un paio di respiri profondi, “…Hey, amico, ci sei?”
“Sì!” Rispose. “Oh- Sì, sì, solo, uh- Volevo sapere se era arrivata a casa. Grazie.”
“Uhm, ok.” Aspettò un secondo prima di continuare. “… Quindi… Uh- Vuoi che te la chiami?”
“No!” Scattò. “No, n-non serve. Scusa ancora. Buona notte.” 
“…Ok.” Il ragazzino riattaccò il telefono. Eddie rimase seduto a terra, respirando profondamente. L’adrenalina stava lentamente scendendo. Sta bene. Sta bene, è arrivata a casa e sta bene. Ripensò a quello che era successo, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa al muro dietro di sé. Staremo bene. Si sistemerà tutto. E’ stato solo un errore, uno stupido minuscolo errore. Si alzò, per andare verso la sua stanza e collassò sul letto. Domani mattina ci sveglieremo e tutto sarà come prima. Prima di addormentarsi il fantasma di un profumo dolciastro gli passò sotto il naso.
Ciliegie e caramello.
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sempregianni · 2 months
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E se nasceva intelligente capiva che nascondere il fatto che raccoglie da tutti non ha molto senso,
se blocchi la mia camera da letto ti vedo nella mia camera da letto, imbecille,
se chiudi il mio cucinino nella gabbia dei pappagallini quando vado nel cucinino vedo i pappagallini, ritardato,
e come lo vedo io lo vedono tutti in paese,
l'unico idiota convinto di riuscire a nascondere questa cosa dando la colpa agli altri è lui.
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rosewood71 · 4 months
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Non potevo non dedicargli un post nella Pagina in cui ogni giorno si ricordano aneddoti sui Paninari e gli anni 80 😊 lui è DAVID SOUL (Aveva 80 anni) 🚓 uno dei poliziotti più simpatici e dinamici delle serie Televisive americane 🇺🇸 con cui sono cresciuto da bambino tra la fine degli anni 70 e i primissimi anni 80, conosciuto come l'Agente HUTCH 😉 anche se in quegli anni regnavano come protagoniste prepotentemente le auto sul piccolo schermo con cui questi eroi televisivi entravano in azione, in questo caso la Ford Gran Torino del 1976 rossa con una freccia bianca sulle fiancate 😍
Ricordo ancora il tavolo rotondo in legno di noce del cucinino dove mangiavamo in famiglia, mi ero appena trasferito da Torino città nel verde Canavese, era il 1979 e la serie STARSKY & HUTCH arrivò anche in Italia 🇮🇹 veniva trasmessa alle ore 20:40 su Rai 2 una volta alla settimana il Giovedì 📺 ma ricordo che la guardavamo a tavola, quindi o mi ricordo male o cenavamo tardi e stranamente rimanevamo seduti a tavola per guardala 🙄 a mio padre piaceva molto e rideva quando Starsky si pizzicava con Hutch 😂 mentre io stavo male quando li vedevo fare colazione con pancetta e uova alle 8 del mattino 🥹 😆😂
Sarai sempre tra i miei eroi preferiti HUTCH 💪😘
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ladyaaannabeth · 5 months
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nina prova
L'aroma del caffè riempiva le pareti dello stretto cucinino dell'appartamento mentre lei restava in piedi a fissare la caffettiera iniziare a brontolare. Spense il fuoco e l'afferrò dal manico rovinato, probabilmente più che dall'usura, da tutte le volte ch'era caduta. Nonostante i continui reminder sul comprare un adattatore, Nina si ostinava a metterla in equilibrio sul fornello evidentemente troppo grande. Un gesto ordinario ed abitudinario che ormai era entrato a far parte del suo rito mattutino per svegliarsi a dovere. Nonostante quello fosse l'ultimo step prima di uscire di casa. Tirò fuori dalla credenza quella che chiamava 'la sua tazzina ridicola', regalatale da un'amica un paio d'anni prima solo perché su di essa era presente una parola che l'italiana era solita ripetere di continuo. Un regalo così semplice che, tuttavia, nonostante le varie prese in giro per il poco senso della frase riportata, la custodiva con grande affetto. La riempì con un sorso di latte d'avena e con parte del caffè preparato, per poi buttare tutto giù come si trattasse di uno shot di vodka. Lanciò la tazzina vuota nel lavandino, consapevole del fatto che al suo ritorno l'avrebbe ritrovata nello stesso posto, anche se diverse ore dopo.
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cucinamoderna · 6 months
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Guida alla Miglior Soluzione di Riscaldamento in Cucina
Le cucine sono sempre più considerate il cuore pulsante della casa moderna. Sono un luogo in cui molti di noi si siedono a pranzare, dove cuciniamo, chiacchieriamo a tavola e intratteniamo la nostra famiglia e i nostri amici. Ma, nonostante siano il fulcro centrale della nostra vita familiare, riscaldare le nostre cucine può spesso rivelarsi problematico e decisamente difficile.
Con molto spazio sulla parete occupato da mobili, mensole, piani di lavoro e una varietà di elettrodomestici diversi, trovare la soluzione di riscaldamento perfetta per la tua cucina e scegliere dove metterla può essere un compito arduo. In questa guida, esamineremo alcune delle migliori idee e scopriremo quali sono le migliori opzioni di riscaldamento per la tua cucina e darti i consigli necessari per fare la scelta corretta del riscaldamento della cucina.
I Radiatori per la Cucina
Si è scontato e magari ti aspettavi questa risposta, ma il modo più comune per fornire calore e comfort in qualsiasi stanza della tua casa è con un radiatore. C'è sempre il riscaldamento a pavimento e ne parleremo, ma prima vogliamo dare un'occhiata alle tante opzioni di radiatori da cucina che si possono trovare per la tua casa.
I radiatori moderni sono disponibili in tutti i tipi di forme, dimensioni e una varietà di colori e materiali che ti aiuteranno a inserirli in spazi angusti e difficili che si trovano spesso nelle cucine, dove ogni minimo spazio è prezioso. Se sei fortunato ad avere un po' più di spazio nella tua cucina, potresti optare per un radiatore di design.
Le installazioni di radiatori contemporanei hanno molto di più rispetto ai vecchi radiatori a convettori standard. In questo esempio, si è utilizzato un radiatore verticale di design Aruba a doppio pannello per valorizzare l'aspetto della stanza e fornire ampio riscaldamento ai suoi spazi da pranzo e cucina. Come puoi vedere, il bianco lucido del radiatore verticale fa la sua bella figura nella zona pranzo, contribuendo a creare un look elegante e invitante. Inoltre, poiché si tratta di un radiatore a doppio pannello, emetterà molto calore per garantire che l'intero spazio sia caldo ed accogliente.
Il Radiatore Giusto per il Cucinino
Un radiatore di design verticale non è solo una soluzione di riscaldamento intelligente per una grande cucina/sala da pranzo ma funzionerà altrettanto bene in una cucina più piccola, il cosiddetto cucinino. Offrendo una potenza di calore sufficiente per mantenere la cucina bella e accogliente quando non si sta preparando un ottimo pasto, in questo esempio è stato rimosso il vecchio termoconvettore sostituendolo con un elegante radiatore verticale Sloane per creare un effetto di design duraturo che migliora davvero l'aspetto del resto della cucina.
Tutta l'estetica della cucina ruota intorno al grigio e all'antracite del nuovo radiatore. Se guardi da vicino, il pavimento, gli accessori e persino il cestino del pane hanno lo stesso tema e funziona come per magia insieme alla finitura bianca delle sue unità. Inoltre, poiché il radiatore è arretrato, aiuta ad ottimizzare l'area del pavimento, conferendo alla stanza un'atmosfera più ariosa e spaziosa, perfetta per una cucina come questa.
Dove Posizionare un Termosifone nella Cucina?
Accanto allo stile, alla forma e al colore del tuo radiatore, decidere dove dovrebbe essere posizionato nella tua stanza è una considerazione seria da fare, e una cosa che devi fare bene per assicurarti di creare un calore uniforme e coerente. Come abbiamo discusso in articoli precedenti, un luogo ottimale in cui posizionare i radiatori è sotto le finestre; qui si creano correnti di convezione che aiutano a distribuire il calore del radiatore all'interno e in tutta la stanza.
Ci sono buone probabilità che se hai una finestra nella tua cucina, il tuo piano di lavoro sia proprio sotto, quindi un termosifone probabilmente non funzionerà comunque qui, soprattutto se ci sono anche armadi o elettrodomestici sotto. Ma se hai uno spazio libero sotto una finestra nella tua cucina, l'installazione di un radiatore qui può essere una grande opportunità per creare una zona pranzo o un bar per la colazione, come è stato ottenuto in questa cucina in stile Tudor.
Soluzioni per il Riscaldamento Intelligente in Cucina
Rimanendo sempre focalizzati sulla fotografia precedente, immagina per un secondo come sarebbe questo spazio senza un bancone da bar o sgabelli presenti lì. Per quanto sia bello quel radiatore in stile d'epoca, con gli sgabelli e il bancone del bar si crea un look più confortevole di quello che ci sarebbe senza di esso – ed è un'aggiunta gradita e pratica per una cucina di famiglia. Portali via e c'è un bel po' di spazio vuoto che potrebbe facilmente prestarsi a far sembrare lo spazio più freddo di quanto non sia in realtà – nonostante la presenza del delizioso radiatore. Inoltre, oltre a creare uno spazio semplice per gustare la colazione o un posto in cui i bambini fanno i compiti mentre si cucina, offre anche quel piccolo spazio in più sul bancone di cui anche le cucine più grandi saranno grate. Ovviamente, quando scegli un nuovo radiatore per la tua cucina, vuoi che abbia l'aspetto giusto e svolga il compito di tenerti al caldo, quindi assicurarti che sia nel posto "giusto" è un must. Ci sono, tuttavia, alcuni posti in cui evitare di mettere un radiatore, anche se ritieni che sia l'unico posto dove deve essere installato. Ad esempio, posizionare un radiatore accanto a un frigorifero o un congelatore è un grosso errore, poiché il frigorifero elimina il calore residuo attraverso il condensatore sul retro dell'elettrodomestico. Se metti un termosifone e un frigorifero nelle immediate vicinanze, puoi aspettarti che il frigorifero funzioni di più, utilizzi più energia e costi di più per mantenerlo fresco. Rifletti con logica: un radiatore dovrebbe essere caldo e un frigorifero dovrebbe essere freddo, quindi assicurati di tenerli separati per ottenere i migliori risultati per entrambi.
Installare un Riscaldamento a Pavimento in Cucina
Dimentica il corridoio o il soggiorno, di tutte le diverse stanze della tua casa, il design degli interni della tua cucina è forse il più importante da ottenere. Naturalmente, gli arredi e le finiture sono importanti e sono ciò che conferisce alla tua cucina un carattere che puoi chiamare tuo. Ma indipendentemente dal tipo di mobili e cucina che si sceglie, un sistema di riscaldamento efficiente è un must per qualsiasi spazio cucina.
Se stai ristrutturando completamente lo spazio della tua cucina, ovvero rimuovendolo fino all'osso e alla muratura, è una grande opportunità prendere in considerazione il riscaldamento a pavimento. Per quanto amiamo i radiatori, dobbiamo ammettere che uno dei modi migliori per aggiungere calore e comfort a qualsiasi cucina è con il riscaldamento a pavimento. E se stai partendo da zero, non dovresti trascurare quanto possa essere conveniente una soluzione del genere nell'aiutarti a risparmiare spazio e ottenere il massimo da ciò che hai. Qualunque cosa tu faccia, prima di procedere all'installazione di nuovi radiatori o riscaldamento a pavimento, devi controllare la perdita di calore del tuo spazio e assicurarti che qualsiasi pavimento che utilizzi e il sistema di riscaldamento a pavimento che intendi installare possano raggiungere la temperatura richiesta.
Alcune Alternative per il Riscaldamento della Cucina
Anche se amiamo i radiatori e abbiamo un debole per il riscaldamento a pavimento, sarebbe molto poco professionale da parte nostra non offrire un piccolo consiglio sulle opzioni di riscaldamento alternative per la tua cucina. Quindi ecco un elenco di alternative che potresti scegliere per riscaldare la tua cucina se non hai voglia di installare nuovi radiatori o un riscaldamento a pavimento.
Il Caminetto o una Stufa a Legna
Oltre a fornirti una buona fonte di riscaldamento aggiuntivo per la cucina e il soggiorno, una stufa a legna può essere un punto focale incredibilmente attraente per la tua cucina. Tuttavia, dovrai certamente tenere conto dei regolamenti e dei requisiti edilizi, se intendi installare un bruciatore a legna, poiché molti regolamenti edilizi proibiscono l'installazione di un apparecchio a combustibile solido in una stanza. C'è anche una buona ragione per questo, in quanto aumenti il ​​rischio di avvelenamento da monossido di carbonio se non arieggi correttamente la stanza, quindi assicurati di controllare le prese d'aria della casa. E’ molto probabile che questa soluzione ti possa aiutare se vivi in una casa autonoma, magari in campagna o montagna.
Riscaldamento a Battiscopa
Semplici da installare e di facile manutenzione, il radiante a battiscopa posto sotto l'armadio essenzialmente emette aria calda da una griglia situata nella parte inferiore delle unità della cucina, ai piedi. Questo è un ottimo posto per qualsiasi tipo di riscaldamento in quanto significa che concentrano la loro produzione di calore nel punto più basso della stanza, permettendogli di galleggiare e riscaldare l'ambiente. Relativamente poco costosi da acquistare, questi sono piccoli grandi salvaspazio che non consumano lo spazio disponibile sul pavimento o sulla parete della tua cucina. È fantastico, se hai una cucina piccola, ma non sarà mai una soluzione chic come può essere un radiatore di design da cucina di lusso!
Le Regole Principali per il Riscaldamento della Cucina
Per fare un ottimo lavoro di riprogettazione e riscaldamento della tua cucina assicurati di annotare ciò che desideri dal tuo spazio cucina. Come lo usi? Cosa hai bisogno di inserirci? Cosa ti piace e cosa non ti piace di quello che hai attualmente? Assicurati di evidenziare tutte le caratteristiche speciali che desideri da una nuova cucina e di capire come vuoi riscaldarla prima di iniziare. La scelta di stili, design, finiture e soluzioni per il riscaldamento della tua cucina sono molte e varie, quindi assicurati di avere un'idea di cosa vuoi ottenere prima di andare e iniziare a spendere i tuoi soldi.
Speriamo che questa guida ti abbia fornito utili suggerimenti per scegliere la soluzione di riscaldamento ideale per la tua cucina. Ricorda che la tua cucina è un luogo speciale e importante nella tua casa, quindi prenditi il tempo per fare la scelta giusta per te e la tua famiglia.
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preghiamo · 7 months
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In Ucria (Me) vendo casa indipendentesu + livelli,completamente arredata,115 mq,cucina abitabile,4 vani,bagno e portone nuovi,3 balconi,terrazzo con cucinino,abitabile.20000 euro n.t.Consegna immediata.in omaggio rudere su + livelli di 110 mq da ristrutturare composto da 2 camere con balcone.
Tel 095697296
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kritere · 11 months
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Improvvisa esplosione lo investe in pieno: Piero muore in casa, la moglie ferita e ricoverata
DIRETTA TV 5 Giugno 2023 All’origine dell’esplosione ci sarebbe una fuga di gas da una bombola di Gpl posta in un cucinino di uno scantinato dell’abitazione a Teramo. La vittima è il 63enne Piero Marino. 15 CONDIVISIONI Immagine di archivio Tragedia nelle scorse ore a Teramo dove un uomo è morto e la moglie è rimasta ferita a seguito di una esplosione che ha coinvolto la loro abitazione…
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Le Cannella KR offerte 2023
Le Cannella KR offerte 2023 Un thread ⬇️
La Medusa 5 Mary b locale Appartamento essenziale composto da: camera da letto matrimoniale, camera da letto con 2/3 letti singoli o letto matrimoniale,1 bagno, cucinino ,sgabuzzino con veranda con tavolo per la cena/pranzo affittato dal 5/8 al 29/8 info. polpo Mary 2 Trilocale composto da ben 3 camere da letto di  cui 2 matrimoniali e una con 2 sigoli o matrimoniale due bagni completi e…
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kyda · 2 years
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mi dico che è un brutto vizio il fatto che mangio la frutta prima dei pasti principali, perché rimando la preparazione fino all'ultimo minuto e poi quando sono in cucina ho troppa fame mentre aspetto che le cose si cucinino, ma in fondo mi piace ed è una cosa che mi rende me e la mela rossa e fresca che ho appena mangiato prima della pasta con il pesto era immensamente buona
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lamilanomagazine · 1 year
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Milano, 33 extracomunitari stipati tra un bilocale ed un seminterrato: denunciati dai Carabinieri due bangladesi
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Milano, 33 extracomunitari stipati tra un bilocale ed un seminterrato: denunciati dai Carabinieri due bangladesi. Nella mattina del 3 marzo, ad esito degli accertamenti effettuati su un appartamento, in una traversa di via Padova a Milano, zona Loreto, i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno proceduto al controllo all’interno dell’abitazione: un bilocale al quinto piano di uno stabile condominiale. I Carabinieri hanno, così, scoperto che vi dimoravano 24 persone: tutti uomini, bangladesi, infra-quarantenni, tra cui anche un minore (15 anni) non accompagnato, di cui 20 clandestini, stipati in circa 50 metri quadri tra uno stanzone e un cucinino, con mobilio di fortuna, letti a castello e materassi per terra, in condizioni igienico-sanitarie assolutamente precarie. La perquisizione è stata, dunque, estesa anche ad un minimarket, nei pressi della Stazione Centrale, gestito da uno dei due uomini che avevano, di fatto, disponibilità della casa, seppure in assenza di un titolo formale. Nel magazzino seminterrato del negozio sono stati trovati altri 8 bangladesi, clandestini, anche questi infra-quarantenni: tutti stipati, gli uni accanto agli altri, nei sacchi a pelo, in circa 10 metri quadri del magazzino, la cui porta era chiusa dall’esterno con un catenaccio. I giovani migranti erano pronti a partire: momentaneamente stipati in condizioni disumane in attesa di essere trasportati lungo le rotte di terraferma dei trafficanti nell’Europa Continentale. Sono in corso le indagini dei Carabinieri e della Procura di Milano per ricostruire tragitti e modalità della tratta di clandestini eventualmente riconducibile a strutture criminali organizzate.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lhosgabello · 1 year
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“Sit back, relax and enjoy your flight” Mettersi comodi per fare un viaggio indietro nel tempo, fino agli anni ‘70, Cappuccetto Rosso lo sapeva bene… che nel bosco si fanno incontri inaspettati! Tre sedie VERDE bosco, da dove sono spuntate? Un cucinino le ha custodite per tutti questi anni. Voi siete pronti a fare la stessa cosa? Gli oggetti segnano il tempo, lo riempiono e ci fanno dei servigi. Utilità e Bellezza. Sono impilabili e perciò adatte ai piccoli spazi milanesi. Una sedia ha una mancanza di formica sulla seduta. Questo è il “problema” maggiore. Segni del tempo presenti. Spedizione da concordare. Dimensioni: 40x40cm h seduta 43cm h 80cm Prezzo: 47euro #sedia #formica #vintagechair #seduta #verde #verdebosco #green #anni70 #70s #chair #cucina #kitchen #vintagekitchen #sediaformica #homedecor #vintagefurniture #modernariato #homedesign #livingroom #midcenturyfurniture #lhosgabello (presso L'ho Sgabello) https://www.instagram.com/p/CoJ6lW0sRw0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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mimosaosa-blog · 2 years
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Una foto. Molti ricordi.
Questa foto l'ho scattata il 13 giugno 2009 a Teheran.
L'autista che mi portava in giro con l'interprete era rimasto bloccato in una stradina perché erano cominciate le rivolte di strada per l'esito delle elezioni presidenziali del giorno prima.
Sentivo le grida, ero uscita dall'auto nonostante il parere contrario dei miei accompagnatori iraniani e vedevo in lontananza ragazzi e ragazze invadere la strada con pietre e molotov. L'operatore, un giovane iraniano terrorizzato si rifiutò di scendere con me. Allora corsi verso gli scontri con il cellulare e scattai al volo alcune foto e alcuni filmati infilandomi tra i rivoltosi.
Ricordo bene le rivolte, le grida dalle strade e dai tetti, per segnalare ai fuggitivi rincorsi dalle milizie di entrare nei portoni. Ricordo la repressione feroce dei basiji, i posti di blocco notturni, i poliziotti in borghese a cavallo delle moto da trial che facevano irruzione nel traffico caotico e perennemente bloccato della capitale iraniana e picchiavano selvaggiamente tutti gli occupanti di un'auto a caso. Seminare il terrore sempre e comunque, nessuno doveva pensarsi al riparo.
Ricordo l'irruzione nel mio albergo per catturarmi il 14 giugno dopo che ero riuscita a trovare (colpi di fortuna accadono) e a intervistare uno dei candidati favoriti che si opponevano all'orrendo presidente Ahmadinejad, resosi latitante perché inseguito subito da mandato d'arresto. Sì l'avevo scovato, ma per un puro colpo di culo: ero andata a casa dell'ex sindaco di Teheran, sempre schierato contro le frange estreme, dai pasdaran agli ayatollah più rigorosi, e mentre eravamo in una stanza, chiuse in attesa di sapere se ci avrebbe parlato, la mia interprete (bravissima), sente la voce di un uomo, esce con la scusa di andare al bagno, sbircia da una porta e torna dicendomi : "Sono sicura che è lui, che si nasconde qui. Proviamo a chiedere un'intervista!".
Insomma per questa intervista fecero irruzione nell'albergo dove stavo per arrestare me, l'operatore e il fonico (che era il padre dell'operatore) ma mi nascosi in camera (loro li chiusi nel mobile sotto il lavello del cucinino che c'è sempre nelle camere iraniane) per ore infinite e stando stesa in sospensione sulle braccia controllavo attraverso il filo di luce sotto la porta se i picchiatori erano ancora lì ad aspettarmi al varco. Ne vedevo le suole degli stivaloni. Fortunatamente il giornalista francese che era nella stanza di fronte alla mia aveva detto loro che non c'ero. Sapeva di mentire, sapeva anche come ci si comporta in certi frangenti. In quei giorni, quando faceva buio e nelle ore notturne un gruppo di basiji si posizionava esattamente sul punto della strada sul quale si affacciava la finestra della mia camera e io da dietro la tenda al buio vedevo tutte le violenze, le angherie e gli arresti che facevano a chi passava di lì e sapendolo, il collega francese ogni tanto mi chiedeva di venire a vedere anche lui.
Davanti alla mia porta avevano lasciato un paio di uomini di guardia ma io fui più tenace di loro a trattenere il fiato, a non fare un solo rumore, a sfidarli a chi durava di più.
Ricordo il montatore da cui andammo per montare il servizio per le 20 di quel 13 gennaio, credo che fosse casa sua, era un appartamento in una stradina asfaltata male, in parte sterrata ma dentro la città. Mi raccontò che aveva appena vinto da straniero il concorso per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, il suo sogno fin da bambino, che sarebbe dovuto partire per l'Italia, ma che non poteva lasciare l'Iran perché non gli rilasciavano il passaporto. Ed era costretto a rinunciare al suo sogno. Era un esperto di Fellini, era un esperto di tutto il cinema italiano. Non era un ragazzino, era un giovane uomo che avrebbe voluto costruire la sua strada nella vita.
Tutti i giornalisti italiani e stranieri abbandonarono Teheran, io rimasi ancora due giorni fino a 24 ore prima dello scadere del visto ma le autorità non mi permettevano di inviare i servizi in Italia, né certamente di fare dirette.
Perché 24 ore prima dello scadere del visto? Perché il volo Alitalia Teheran-Roma partiva la mattina alle 4, il visto scadeva a mezzanotte: dovevo evitare che in quelle 4 ore la polizia potesse avere la scusa di un visto scaduto per potermi arrestare in aeroporto.
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riccardobanfi · 4 years
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