Tumgik
#festa del doppio nove
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Festa del doppio Nove.
Buonasera ragazz*,
come vi ho anticipato nel Friday ChitChat di Venerdì scorso, oggi è la festa del doppio nove!
Per chi non avesse visto le storie (le trovate in evidenza), vi faccio un breve riassunto di che si tratta.
In cinese questa festa si chiama 重阳 (Chóngyáng) perché lo “Yang” (che simboleggia la positività maschile in opposizione allo Yin femminile) è rappresentato dal numero 9 e “Chong” sta per “doppio”.
La leggenda di questa festa narra di un demone che, durante la Dinastia Han Orientale, si impossessò del fiume Nu provocando grandi malattie per il popolo vicino. Per questo motivo, il padre di Hengjing morì. Il figlio, tremendamente addolorato, decise di voler vendicare il padre defunto sconfiggendo il demone. Come? Si fece aiutare da un immortale che gli insegnò come usare la spada per sconfiggere il male.
Così, l’ottavo giorno del nono mese del calendario lunare, alla viglia della grande battaglia, Hengjing tornò al suo villaggio con una borsa di corniolo e vino di crisantemo. Il giorno seguente, il nono giorno del nono mese del calendario lunare (altro motivo per cui questa festa si chiama “festa del doppio nove”), Hengjing diede agli abitanti del villaggio una foglia di corniolo e un bicchiere di vino di crisantemo e li portò su una montagna vicina. Qui il demonio venne immobilizzato dall’odore del corniolo e del crisantemo e così Hengjing fu in grado di sconfiggerlo con la sua spada.
Da questa leggenda derivano le tradizioni della festa: scalare (o fare passeggiate, a seconda di quanto siete atletici) montagne, bere vino di crisantemo e indossare sacchetti fatti di corniolo perché si ritiene allontanino il maligno.
Al giorno d’oggi, questa festa è anche diventata il Giorno degli Anziani perché 九(jiǔ), che significa “nove”, e 久 (jiǔ), che significa “duraturo/lungo tempo”, sono omofoni.
E voi conoscevate questa festa? L’avete mai festeggiata?
Stay tuned per altre incredibili storie!
再见
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#questionedicaratteri #qdc #cina #china #cinese #chinese #language #languages #cultura #culture #characterdesign
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pangeanews · 5 years
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“Le mie opere? Le ho dimenticate…”. Melville ne fa 200. Elogio di un poeta baleniere che si trasformò in un personaggio di Kafka
Cabbala. Melville nasce il primo agosto di 200 anni fa. Muore nel 1891. Avvicino le date. 1819-1891. Le ultime due cifre si alternano con levità di danza. Herman è nome longobardo, che significa guerriero – da noi suona ‘Ermanno’. Sommariamente, allo studioso Havelock Ellis, Melville racconta l’origine dei suoi avi: “il mio bisnonno paterno era nativo della Scozia. Sul lato materno, nello stesso grado di parentela, il mio primogenitore era nativo dell’Olanda, e da quelle parti le mogli erano tutte della stessa discendenza. Quanto ad altro sangue nelle mie vene non sono informato, salvo per il fatto che la moglie del mio nonno paterno era di ceppo irlandese protestante”. A Melville sopravvivono le figlie Elizabeth e Frances; il primogenito Malcolm muore nel 1867, a 17 anni; Stanwix nel 1886, a 35. Le generalità sulla sua genia le squaderna sulla soglia: la lettera è datata 10 agosto 1890, morirà un anno dopo.
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Ribaltiamo Melville, nel gioco del bicentenario. Melville fu, per lo più, poeta. Non solo metaforicamente – di fatto, Moby Dick, è scritto sotto i sussurri di Shakespeare e le visioni di Isaia – ma concretamente. Melville è romanziere dal 1846 (Typee) a The Confidence-Man (1857). Dieci anni di fatica sonora, che producono nove romanzi e una raccolta di racconti. Un capolavoro. Troppe incomprensioni. Tolto Billy Budd, che esce postumo, per il resto della vita Melville è poeta. Baleniere di versi. Il 15 agosto del 1885 Robert Buchanan scrive, sul londinese The Academy: “Nessuno sembra sapere nulla del solo grande scrittore di immaginazione che possa stare alla pari di Whitman su quel continente”. Aveva setacciato New York alla ricerca di HM. Sparito. Melville gioca a celare le sue tracce: come la scia di un veliero perfora l’oceano, poi le acque si rilassano, cancellando tutte le ferite.
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In Italia l’Herman Melville poeta ha trovato un traduttore congeniale in Roberto Mussapi. L’antologia Poesie di guerra e di mare, in giro dal 1984, ritorna ‘aggiornata’ per Mondadori a festa del bicentenario. Mussapi recupera l’antica intuizione di Buchanan: “L’opera in versi di Melville infatti contiene e mantiene la tensione epica del suo romanzo-poema… Poesia cosmologica, dunque, e in ciò Melville è affine al suo coetaneo Walt Whitman… Whitman sprigiona energia e gioia della vita e dell’universo, quanto Melville ha atteggiamento più shakespeariano, scrutatore profondo dell’uomo e del suo mistero. Ma Whitman è sapienziale, non puramente gioioso, e Melville è, come lui, cosmologico”.
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Ci piacque il difficile. Il Melville poeta passa in Italia con l’esoterico, dilagante, devastante poema Clarel, debitamente scorciato e aggiogato da mostruosa intro da Elémire Zolla (nel 1965 stampa Einaudi, dal 1993 Adelphi; l’edizione integrale è per la cura di Ruggero Bianchi, Einaudi, 1999), che ne lustra la cristalleria gnostica. Pubblico nel 1876, per merito di Putnam & Company, New York, il poema sul “Pellegrinaggio in Terra Santa” lascia senza voce i critici. “Buoni versi emergono in una travolgente marea di mediocrità… Non c’è alcun motivo per cui l’autore non avrebbe potuto fermarsi a 21mila versi rispetto ad arrivare fino a 221mila… Impossibile non criticare un’opera che non ha senso né senso della misura, non si sa di cosa parli e narra, comunque, cose che non hanno alcun valore per il lettore comune”, scrive Richard Henry Stoddard sul New York World.
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Come poeta, in ogni caso, Melville aveva esordito nel 1866, con Battle-Pieces and Aspects of the War, pubblicato da Harper & Brothers. L’ultima stanza di una di quelle poesie, La battaglia per il Mississippi, ha stupori biblici, statura marmorea. Ecco come la traduce Mussapi:
Pregano, e dopo la vittoria la preghiera è adatta a uomini che piangono il loro morti trucidati. I vivi taglieranno gli ormeggi e salperanno ma l’ancora scura della morte custodisce segreti abissi. Pure la gloria devia il suo strale di raggi lontano attraverso l’abisso indisturbato. Ci devono essere altre più nobili parole per coloro che in questo, nobilmente, hanno dato la vita.
Da subito, Melville non fu compreso. Il New York Nation, è il 6 settembre del 1866, è spietato: “La natura non ha fatto di Melville un poeta. Le sue pagine contengono poco più di qualche rozzo minerale di poesia. Qua e là brillano grani d’oro in una massa di quarzo. Non possiamo che sorprenderci che un uomo dall’esperienza letteraria come Melville abbia potuto scambiare alcune di queste composizioni per poesia”. Melville ha appena compiuto 47 anni. Questo inabissarsi nell’incomprensione, questo ostinarsi al contrario, mi affascinano. Melville precipita, poetando.
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“L’opera di Melville possiede le virtù negative dell’originalità, nel senso che non ti ricorda alcuna delle poesie che hai letto, nessuna vita che ti è nota…”. Febbraio 1867, Boston Atlantic Monthly.
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Il testamento di Melville è nel segno della poesia. John Marr and Other Sailors è pubblico il 7 settembre del 1888, in venticinque copie pubblicate in proprio; Timoleon è stampato qualche mese prima della morte di HM, nel maggio del 1891. Ancora venticinque copie, pagate di tasca propria. A chi le avrà regalate? Volutamente, Melville si relega nell’anonimato, si regala una nuova giovinezza, l’eredità del perenne inedito.
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Contestualmente alla prima raccolta di versi, Battle-Pieces, nel 1866, Melville “presta giuramento come ispettore di dogana al porto di New York” (così la Cronologia al doppio volume delle Opere di Melville, per la cura di Massimo Bacigalupo e la stampa, nel 1991, negli Oscar Mondadori). Nel 1882 nasce la nipote Eleanor Thomas, la figlia di Frances. L’anno dopo gli fa visita il figlio di Hawthorne, Julian. “Mi accolse amichevolmente, con modi pacati e rattenuti; sembrava nervoso e ogni due o tre minuti si alzava per aprire e poi per richiudere la finestra che dava sul cortile. Sulle prime era poco disposto a parlare, ma alla fine disse varie cose interessanti, delle quali la più notevole fu che era convinto che Hawthorne avesse nascosto qualche grande segreto, che rivelato avrebbe spiegato tutti i misteri della sua storia… Era caratteristico ch’egli pensasse così: vi erano molti segreti inconfessati nella vita sua propria”. Un uomo che vive per celare il proprio segreto – non la rivelazione ma la tenebra è melvilliana, Moby Dick è l’angelologia di uno Pseudo-Dionigi, la Balena è l’Arcangelo.
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I suoi romanzi non vengono più ristampati, spesso si danno per esauriti. Un pittore in vagabondaggio per New York, Peter Toft, gli fa visita. “Sembrava fare poco conto delle sue opere, e scoraggiò i miei tentativi di discuterne. ‘Le conoscete meglio di me’, diceva. ‘Io le ho dimenticate’”. Lo sketch potrebbe figurare tra le parabole dei padri del deserto, per intensità. Si scrive, morso per morso, per dimenticarsi – per andare altrove, che altri si curino delle carcasse. Di certo, non si scrive per ‘farsi un nome’ – per enumerarne il tradimento, semmai. Melville è il prototipo di un personaggio di Kafka. (d.b.)
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Fonti solitarie
Lo so: la gioventù favolosa fugge e svanisce: ma tu non guardare il mondo con occhi mondani, non adeguarti al ritmo delle stagioni. Anticipa e precludi la sorpresa, sta’ dove staranno i Posteri, sta’ dove son stati e sono gli Antichi, e immerse le tue mani in fonti solitarie, bevi l’essenza del sapere immutabile: saggio una volta, sarai saggio per sempre.
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Buddha
“Infatti che cos’è la vostra vita? Nient’altro che un vapore, brevemente appare per poi dissolversi e svanire”
Nell’estasi nuova verso il meno, aspirante al nulla! Singhiozzi di mondi, dolore di stirpi… Questo, i muti sofferenti… Nirvana! Assorbi tutti noi nei tuoi cieli, annientaci in te!
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Ciottoli
III Nei cavi delle alture liquide dove corrono le creste azzurre non risuona eco di lusinga perché i mari non hanno eco, niente che renda lo strazio dell’uomo la speranza del cuore, il sogno della mente.
IV Sull’oceano dove riparano le flotte schierate per la battaglia l’uomo, che sofferente infligge, salpa sulla sofferenza.
V Implacabile io, il vecchio implacabile mare: implacabile più che mai quando più sorrido sereno lieto, non appagato, da migliaia di naufragi in me.
VII Risanato dalla mia ferita lodo il mare inumano. Sì, benedetti i Quattro Angeli che in lui si incontrano, perché io sono risanato anche dal loro respiro spietato distillato nelle gocce guaritrici che chiamano rugiada di mare.
Herman Melville
*Le poesie sono tratte da: Herman Melville, “Poesie di guerra e di mare”, trad. it. di Roberto Mussapi, Mondadori, 2019
**In copertina: “Moby Dick” secondo l’immaginazione pittorica di Rockwell Kent
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sportpeople · 6 years
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24-02-2018: Ternana-Bari 1-2 Serie B
Con le elezioni politiche anche io mi adeguo al clima di par condicio e dato che sabato scorso sono stato a Perugia – Palermo, oggi vedrò l’altra parte dell’Umbria, come amano chiamarla loro, quella rossoverde in un interessante Ternana – Bari.
Scherzi a parte, è da qualche gara che non vengo a Terni, dove la squadra sta passando un pessimo momento: attualmente si trova all’ultimo posto in classifica, a sei punti dalla zona play out, frutto di un solo punto conquistato nelle ultime sei partite e con un doppio cambio in panchina che non è servito praticamente a nulla, nonostante la proprietà sia corsa ai ripari mettendo sotto contratto l’esperto Luigi De Canio che fa il suo esordio proprio nella partita odierna.
Di tutt’altro umore gli ospiti, che si presentano a Terni con due vittorie di fila e con un quarto posto in classifica (seppur a pari punti con il Cittadella) da difendere e magari migliorare.
Il malumore per l’ultimo posto si palesa in molte meno presenze sugli spalti rispetto alle precedenti partite, gli spettatori saranno di poco superiori alle 3.500 unità con inevitabili vuoti. Quasi 500 i tifosi baresi presenti nel settore ospiti che tengono a mano sia lo striscione dei SEGUACI che le “pezze” degli altri gruppi per tutta la durata dell’incontro.
Da qualche anno a questa parte, come risaputo, i tifosi ternani si sono divisi, chi rimanendo in curva Est e chi (la maggior parte vedendo i numeri sulle foto) spostandosi in Nord, tanto da formare due entità ben distinte. Per cui, quando entrano le squadre in campo, la Curva Nord effettuerà una semplice sbandierata con qualche bandiera ed un paio di stendardi, mentre la coreografia della Est sarà più elaborata, con l’esposizione di un mini bandierone con il simbolo delle Fere, l’accensione di fumogeni rosso-verde e lo sventolio di diverse bandiere a rendere più colorata una curva abbastanza vuota, esponendo inoltre uno striscione per una nuova nascita.
Settore ospiti molto colorato grazie allo sventolio dei tre bandieroni, delle bandiere e degli stendardi che saranno sempre in movimento durante tutto l’arco della partita.
Nel primo tempo è la Est ad attirare la mia attenzione con l’esposizione di uno striscione dopo pochi minuti dal calcio d’inizio: “LA VOSTRA REPRESSIONE… NON FERMERA’ LA NOSTRA PASSIONE”, molto probabilmente dovuto agli incontri ravvicinati avvenuti in autostrada tra ultras ternani e viola.
La partita per entrambe le curve si mette subito in salita, visto che il Bari dopo appena tre minuti passa in vantaggio, ma questo non sembra scoraggiare più di tanto la curva Nord, che si prodiga in un tifo molto continuo con numerosi battimani, ma a voler cercare il pelo nell’uovo, non molto colorata.
Il tifo della Est invece non sembra molto in palla, abbastanza frammentato, con pause e cori che si alternano tra loro e con una bassa intensità corale che il più delle volte viene sostituita dal battito del tamburo. Mentre sarà molto colorata per via dello sventolio delle diverse bandiere che indubbiamente regalano una bella visibilità. All’undicesimo minuto vengono ripagati dal gol di Defendi, che sigla la prima rete in questo campionato, senza esultare per rispetto per i cinque anni passati a Bari, ma che non impedirà  al “Liberati” di mostrare tutta la propria gioia. Dopo ciò la Nord continuerà a tifare molto insistentemente ed anche la Est cercherà di migliorarsi progressivamente, ma sempre con qualche pausa di troppo e con pochi battimani effettuati.
Nel secondo tempo la Nord parte sempre molto convinta, effettuando i soliti e numerosi battimani; la Est invece cerca di invertire la rotta migliorando la mediocre prima frazione con una sciarpata. Il colore inoltre sarà sempre garantito dalle numerose bandiere in movimento.
Dopo il gol ospite del definitivo 1-2 la Est cala e mette in risalto le proprie pause, spezzate solo da qualche sporadico coro, seppur le bandiere continueranno a sventolare. La Nord invece cerca di tifare nonostante lo svantaggio, anche se non la prova sul campo non soddisfa e lo sottolineeranno cantando un paio di cori tutti girati spalle al campo. Nei minuti finali, anche loro soffriranno qualche pausa in più rispetto a quanto avvenuto durante la gara.
Passando agli ospiti, sicuramente la loro prova è stata più che positiva: cori continui e senza soste, così come le sbandierate, inoltre decisi e potenti i battimani. Bella l’esultanza al primo gol, dopo appena tre minuti, ma sicuramente di effetto maggiore quella al secondo gol, nella seconda frazione, al minuto sessantatrè grazie alla rete di Marrone che regala la terza vittoria consecutiva.
Di certo entrambe le tifoserie non si sono risparmiate nei cori contro, con i ternani che hanno bersagliato anche i salernitani in quanto gemellati dei biancorossi.
Al triplice fischio finale festa grande nel settore ospiti, con i giocatori ad applaudire sotto il settore per questi tre punti che proiettano il Bari al terzo posto in classifica, gli stessi punti del Palermo, ad appena sei dall’Empoli capolista.
Per i giocatori della Ternana, giunti alla settima sconfitta consecutiva, piovono solo tanti fischi e l’eloquente coro della Nord “giocatori pezzi di merda” fa desistere gli stessi dall’andare a salutare i propri sostenitori. D’altronde come dargli torto, la Ternana è sempre più in fondo alla classifica, staccata di ben quattro punti dal penultimo posto dell’Ascoli e addirittura di nove dalla salvezza diretta.
Marco Gasparri
Ternana-Bari: agli antipodi fra gioia e disperazione 24-02-2018: Ternana-Bari 1-2 Serie B Con le elezioni politiche anche io mi adeguo al clima di par condicio e dato che sabato scorso sono stato a Perugia – Palermo, oggi vedrò l’altra parte dell’Umbria, come amano chiamarla loro, quella rossoverde in un interessante Ternana – Bari.
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