La fontana del Nettuno in piazza della Signoria a Firenze
La fontana del Nettuno in piazza della Signoria a Firenze
La fontana del Nettuno in piazza della Signoria a Firenze.
Una delle fontane più famose di Firenze posta nella piazza più famosa della città di Firenze.
Come molte fontane in Italia rappresenta il dio Nettuno.
Quello che mi ha affascinato e’ l’uso sapiente di diversi tipi di pietra e marmo utilizzati per la sua realizzazione.
Conosci Firenze? Ci sei già stato? Se hai domande oppure se vuoi farmi…
Il cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto, pronipote di Sisto V, era un uomo magnanimo e gioviale, un munifico committente tanto benvoluto che, alla sua morte, il pittore Giovanni Bricci (padre di Plautilla, futuro architetto) licenziò un libello molto apprezzato nel quale si tessevano le lodi di quello che, se non fosse mancato prematuramente – per una congestione – a poco più di cinquant’anni, avrebbe potuto diventare papa nel conclave del 1623, che vide poi invece eletto Maffeo Barberini.
Il cardinale Montalto, come tutti lo chiamavano, era figlio della nipote Sisto V e, ad appena quattordici anni, fu adottato dal prozio che lo creò così giovanissimo cardinale. La nonna di Alessandro, Camilla, era la sorella di Sisto V, colei per la quale fu coniato il modo di dire “Camilla, tutti la vònno, nessuno pija…”, nonché proprietaria del terreno che avrebbe poi ospitato la favolosa villa che, con lui, sarebbe divenuta la villa privata più estesa di Roma. Un posto che, a giudicare dalle incisioni e da alcune foto di fine Ottocento, doveva essere incantevole e che il cardinale, raffinato collezionista, arricchì con tante opere d’arte.
La peschiera Montalto era la più grande “piscina” di Roma e si trovava a due passi dalla casa paterna di Bernini (Via Liberiana), sua prima casa romana. A pianta ovale con diametri di mt 36,50x24,50 essa, secondo la descrizione di Giuseppe Bianchini a commento della tav. 194 del X Libro delle Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 1761: “Nasce dal clivo del colle Viminale […] a destra si alza, quasi custode della delizia, un Ercole colla mazza, e a sinistra un Fauno con una zampogna, come se volesse accrescere il delizioso mormorio delle acque. Gira attorno alla peschiera una balaustra con di marmo con dodici statue sopra, e fra una e l’altra tante tazze dalle quali si drizzano altrettanti zampilli di viva acqua verso il centro della peschiera. Nel sito più alto, ove spiccano più copiose le acque, si alza la statua di nettuno col suo tridente in atto di domare quell’elemento e ai lati in sito più basso le statue di Orfeo e di Mercurio…”. (In realtà le statue a decorazione erano sedici, tutte raffiguranti dèi pagani e imperatori dell’Antica Roma).
La peschiera, che fu ancora per l’Ottocento un acquario molto vario, aveva anche uno “scherzo”, uno di quei trucchi tanto apprezzati nel Seicento: uno scalino calpestabile che correva tutt’intorno alla vasca sotto il pelo dell’acqua così che, nel calpestarlo, bagnava le caviglie degli ospiti, e fu descritto come: “Uno scalino falso che inaqua un poco le gambe”.
La fontana-laghetto creata da Domenico e Giovanni Fontana ai tempi di Sisto V – le cui insegne ricorrevano sotto le statue della balaustra – fu “coronata” dal Nettunoberniniano per volontà del cardinale Alessandro, con un basamento che recava le proprie insegne: al momento della commissione, attorno al 1619, Bernini aveva appena 20 anni. Per Leone Strozzi, che aveva la propria villa vicina a quella di Monalto, suo padre Pietro aveva già licenziato alcune statue (e lo stesso Gian Lorenzo gli venderà, sebbene l’avesse scolpito per sé stesso, il San Lorenzo sulla graticola oggi coll. Contini Bonacossi presso Uffizi, Firenze) per le quali aveva in parte coinvolto anche il giovane figlio. Potrebbe esser stato dunque un “passaparola” tra ricchi mecenati a far sì che Montalto affidasse al giovane Lorenzo un gruppo da porre in piena vista nel suo fantastico giardino. Che il giovane avesse talento per i gruppi, il cardinale lo sapeva comunque avendo visto senz’altro il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (o Fuga da Troia) licenziato nel 1619 per il cardinale Scipione Borghese.
A Gian Lorenzo Bernini Montalto avrebbe commissionato tre opere in tutto: il Nettuno, il busto ritratto oggi ad Amburgo (1622) e il David oggi alla Galleria Borghese (1621-3).
Alcune incisioni mostrano come il gruppo del Nettuno e Tritone fosse posto a coronamento della peschiera che si ergeva all’estremità della proprietà, smembrata a fine ‘800 per far posto alla stazione Termini, nella parte più rialzata (l’unico edificio rimasto della villa, cmq modificato, è l’attuale Palazzo Massimo alle Terme): da lì si aveva una vista sopraelevata dell’abside di Santa Maria Maggiore, dov’era sepolto il prozio del cardinale, Sisto V, e dove Montalto stesso sarebbe stato prematuramente sepolto (sebbene il suo cuore si trovi in Sant’Andrea della Valle, i cui lavori di realizzazione aveva profusamente finanziato).
Il Nettuno ha una resa aspra, quasi ruvida, coerente con la destinazione all’aperto e l’esposizione alle intemperie: troneggia sulla vasca a gambe divaricate su una conchiglia, barba e baffi arruffati, quasi imbrinati di salsedine, e punta il tridente in basso con piglio deciso in un avvitamento turbinoso come il mare in tempesta che gli spazza il viso mentre il panneggio gli lambisce i fianchi come fosse al centro di un ciclonico mulinello.
Tra le gambe del dio spunta un tritone che con la sx si aggrappa al suo polpaccio sx, mentre con la dx tiene una buccina della quale pare ancora di udire il richiamo. Sotto al gruppo, l’acqua fluiva nel bacino sottostante formando una cascata su tre gradini.
Si è a lungo supposto che la fonte iconografica fosse da individuare in Virgilio, EneideI, 132 e segg., ma è più probabile che la fonte sia da ricercarsi in Ovidio, MetamorfosiI, 330-48:
“Cessò l’ira del mare, il dio delle acque depose l’asta tricuspide, chiamò il ceruleo tritone che sovrastava il pelago profondo con le spalle coperte di natie conchiglie e gli comandò di dar fiato alla conca fragorosa, per fare ormai, con quel segnale, rientrare i flutti e le correnti. Quegli prese la cava buccina tortuosa che va dal principio allargandosi in ampia spirale, la buccina che, quando in alto mare si empie d’aria, introna del suo suono i lidi che si stendono dall’oriente all’occaso. E anche allora, appena ebbe toccato la bocca del dio dalla barba stillante, e gonfia annunziò l’ordine della ritirata, fu udita da tutte l’acque della terra e del mare, e tutte le onde che l’udirono raffrenò e respinse. Il mare ebbe ancora le sue rive, i letti contennero i fiumi rigonfi, si abbassarono le correnti, si videro i colli riapparire fuori, sorse la terra, si ingrandirono le cose col decrescere delle acque e, dopo lunghi giorni, le selve mostrarono le loro cime, spogliate, e avevano ancora su le fronde il limo lasciato dai flutti. Il mondo era rinato.”
Rispetto al testo ovidiano, che Gian Lorenzo avrebbe letto a fondo di lì a breve anche per Apollo e Dafne, il suo Nettuno non ha ancora posato il tridente e sembra ancora piuttosto contrariato: Bernini lo rappresenta nell’acme dell’azione. Il tritone invece è stato reso abbastanza calzante al testo, e in esso vediamo un concetto che tornerà in tutte le sue fontane successive: l’acqua che emerge alla luce da un essere umano, mitologico o animale.
L’episodio ovidiano, che narra del mito di Pirra e Deucalione, trova corrispettivo nel racconto biblico del diluvio universale; la clemenza di Nettuno che, di concerto col fratello Giove, permette alla coppia di sopravvivere e rigenerare il genere umano, corrisponde al passo di Genesi: 8,1: “Or Iddio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca, e Dio fece passare un vento sulla terra, e le acque si calmarono.”
La pietasdivina che dopo il caos ristabilisce la quiete era allusione alla munificenza del cardinale Montalto, mentre il senso del contrasto tra l’agitazione di Nettuno e lo specchio piatto dell’acqua nella peschiera era chiaro: Nettuno aveva appena placato una tempesta per permettere che gli ospiti di Montalto potessero ammirare con calma i pesci che la popolavano e, in generale, il suo elemento.
Chi poteva aver suggerito un collegamento pagano-cristiano così sottile? Se è vero che il cardinale faceva segretamente parte dell’Accademia degli Intronati con lo pseudonimo di Profundus, è stato suggerito anche tuttavia il nome dell’allora cardinale Maffeo Barberini, da sempre appassionato di poesia, ma il quesito rimane senza risposta.
Nettunolasciò Roma parecchio tempo prima della demolizione di villa Montalto ormai Negroni: nel 1784 il ricco commerciante Giuseppe Staderini comprò la villa dai Negroni (che l’avevano acquistata a loro volta nel 1696) e iniziò una vendita sistematica di tutto ciò che essa conteneva, alberi compresi.
Tuttavia, da una lettera scritta da Raphael Mengs da Madrid nel 1767 al cav. D’Azara, deduciamo che forse i Negroni avevano già tentato di piazzare il gruppo berniniano: “Desidererei sapere quanto costerebbe il gruppo del nettuno del Bernini”. Non se ne fece evidentemente nulla se nel 1777 il viaggiatore De la Roque, in visita alla villa, affermò che Nettuno si trovava in una rimessa annessa alla peschiera, dunque già “smontato” in vista di un trasloco ma ancora a Roma. Dopo un periodo in custodia presso Villa Borghese, infine, nel 1786, il gruppo fu acquistato da sir Joshua Reynolds e venduto, dopo la sua morte, a Lord Yarborough nella cui famiglia è rimasto fino al 1950.
L’idea del Nettuno sarà ripresa da Bernini per il mai realizzato progetto della Fontana di Trevi al quale aveva dato principio sotto Urbano VIII Barberini poi abbandonato per mancanza di fondi, stornati sulla guerra di Castro: la prima idea prevedeva un complicato gioco architettonico e scultoreo dove sarebbe apparsa la Virgo della leggenda (colei che aveva permesso ad Agrippa e ai suoi soldati di trovare la fonte dell’Acqua Virgo che serve la fontana) mentre la seconda, se la prima non fosse piaciuta al papa, contemplava appunto la figura del dio marino.
Sotto Innocenzo X Pamphili Bernini rispolverò l’idea di una fontana sormontata da un Nettuno per la “terza” fontana di piazza Navona, dopo la Fontana dei Quattro Fiumi e il Moro: anch’essa rimase però irrealizzata per la sopraggiunta morte di papa Pamphili e quella che anche oggi non a caso ritrae il dio del mare (opera di Antonio della Bitta) mostra come l’idea di Bernini per essa fosse nota e tenuta in considerazione. Infine, l’idea del Nettuno fu ripresa da Salvi nella figura di Oceano che oggi vediamo proprio in trionfo nella fontana di Trevi.
Nella vita di tutti i giorni il segreto è non smettere mai di stupirsi. Un invito rivolto a tutti e che prende forma nel secondo episodio della stagione 4 di AD MAIORA - Storie di resilienza il viaggio che prosegue alla scoperta di bellissimi luoghi artistici e monumentali.
La troupe di AD MAIORA in questa puntata diventa testimone di luoghi dal fascino straordinario, capaci di resistere al tempo e di essere tramandati alle future generazioni proprio grazie al lavoro dell’Associazione “Succede solo a Bologna”.
https://www.youtube.com/watch?v=mZY9KQiaO5M
Una realtà nata nel 2011 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la cultura e il patrimonio artistico e monumentale di Bologna e provincia.Tra le guide dell’Associazione troviamo Giulia Dalmonte, giornalista e appassionata di cultura, tra gli attori di questa nuova storia di resilienza firmata da AD Communications.
Nella puntata in particolare due sono i luoghi celebrati nella loro MERAVIGLIA: il Teatro Mazzacorati e la Conserva di Valverde conosciuta anche come Bagni di Mario. Un tesoro quest’ultimo che si sviluppa nel sotterraneo storicamente prezioso in quanto portava l’acqua potabile alle fontane del centro cittadino, tra tutte il simbolo iconico della Fontana del Nettuno.
La storia narrata nell’episodio 2 contribuisce al raggiungimento del goal “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, obiettivo sostenibile 11 di Agenda 2030.
Ci sono luoghi e spazi ricchi di vita che meritano di essere raccontati e diffusi.
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Bologna, gioiello incastonato nel cuore dell'Emilia-Romagna, irradia calore e convivialità con il suo sorriso inconfondibile, avvolgendo affettuosamente ogni anima che, per destino o scelta, transiti per le sue strade o decida di abitarvi stabilmente.
Oggi, mercoledì 17 gennaio 2024, nonostante il freddo pungente tipico del periodo invernale, la città si manifesta in tutta la sua eterna bellezza, facendo balzare i cuori nel calore sotto i suoi famosi portici, capolavori architettonici che invitano a passeggiate serene, al riparo dal capriccio delle stagioni.
Ecco Bologna, vibrante nodo della cultura italiana, la cui storia è tessuta nel tessuto stesso dell'urbanistica e nell'architettura.
Piazza Maggiore, un vasto salotto a cielo aperto, si erge come cuore pulsante della città, una piazza che da secoli è teatro di incontri e celebrazioni.
I portici, che quasi abbracciano i visitatori nel loro sincero benvenuto, offrono rifugio e conforto, incorniciando con eleganza esercizi commerciali, caffè e ristoranti dove l'ospitalità bolognese si esprime al meglio.
Non lontano, si ergono testimonianze di un passato glorioso, come il maestoso Palazzo d'Accursio, che narra di politica e potere, la Fontana del Nettuno che danza con le sue acque, e la Basilica di San Petronio con la sua facciata incompiuta che tuttavia impone rispetto e meraviglia, simbolo di una città sempre in movimento, mai doma al tempo e alle sue imperfezioni.
Ma è guardando in alto che si trova uno degli spettacoli più suggestivi di Bologna.
Le torri degli Asinelli e della Garisenda, due giganti medievali, si innalzano sfidando il cielo, quasi un simbolo metaforico del carattere della città: forte, impavido e un po' incline all'avventura.
Le loro sagome pendenti stuzzicano la curiosità e instillano il senso del mistero e della storia che solo Bologna sa regalare.
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Bologna 17 gennaio 2024
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo
Città metropolitana di Bologna Regione Emilia-Romagna Italia&friends Emilia Romagna
Genova: la Fontana del Nettuno del Palazzo del Principe
Al centro del giardino all’italiana del Palazzo del Principe, a Genova, troneggia la Fontana del Nettuno che fu commissionata da Giovanni Andrea Doria a Taddeo Carlone e realizzata da lui e suo figlio Battista fra il 1599 e il 1601.
La fontana è sovrastata dal dio del mare che guida un cocchio a forma di conchiglia, trainato da tre cavalli marini.
Nettuno è posizionato con le spalle al mare ed…
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca
Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan
La volante passa, stasera tira un'ariaccia
Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta
Ma tanto tutto passa, forse dovrei cambiare aria
Prendere il primo volo Alitalia
Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara
Al distributore senza scheda sanitaria
Io che c'ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis
Vorrei rubare i desideri a Fontana di Trevi
Abbiamo stesso sangue, no, non serve che mi spieghi
Te dimmi dove sei mi faccio tutta Roma a piedi
Il tuo ricordo sfuma una notte senza luna
Lei si morde un'unghia e fuma
E questa birra è tutta schiuma
Sorrido a mio fratello, siamo su di giri
Fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
Sveglia all'alba pel mercato delle sette
Ho tamponato una Mini ferma al verde
Il ragazzino in auto mi fa "gne gne gne gne"
Il nasone scorre sempre non la smette
Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino
Vorrei trasformare questa pioggia in vino
A Nettuno i miei ricordi Polaroid
Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid
Scotch sulla fotocamera del Mac
Non ce la faccio più, uh va bene coffee break
Ho passato mesi a balla' la techno
Il mio amico veneto mi chiama vecchio
La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci
A terra panni sporchi che non stendo (no no no no no)
Un'altra multa di sale che prendo (oh oh oh)
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
Családi látogatás – 3 nap alatt mit lehet megnézni?
Péntek volt a múzeumos nap. Előre foglaltunk Passepartourt jegyeket, amellyel az Uffizit, a Boboli kertet, a Pitti Palotát, az Archeológiai múzeumot és mégy egy múzeumot (amit kihagytunk) lehet megnézni. 5 napig érvényes, és annyi a kötelező, hogy az Uffiziben kell kezdeni a múzeumlátogatást, és erre időpontot is kell foglalni. Úgyhogy találkoztunk reggel 8 órakor, és elbuszoztunk odáig. Közben megmutattam a Biblioteca Nazionale Centralét, és mivel jó időben, a tömeg előtt érkeztünk, az utcák is nyugodtak voltak. Szuper reggel volt, friss, nyári hűvös levegővel és csak úgy szívtuk magunkba a firenzei atmoszférát a szűk utcákban sétálva. Rácsodálkoztunk az érdekes épületekre, és találtunk egy vízköpőt. Kb. 40 perccel korábban ott is voltunk a központban, így körbe tudtunk nézni. A Palazzo Vecchio nagy sikert aratott, a nővérem párja már messziről fotózkodott vele. A Piazza della Signoria-n meglepően kevés ember volt, jó tanulság, hogy 9 óra előtt kell a városba menni, ha tömeg nélkül szeretnénk fotózkodni. Ezen a téren van a Palazzo Vecchio, innen nyílik az Uffizi, itt van a Dávid szobor másolata, és sok más híres szobor a Loggia dei Lanzi alatt (galéria féleség). Például itt van Perszeusz Medúza fejével. A Fontana di Nettuno is itt található, ami az én kedvencem: lehet csak azért imádom a szökőkutakat mert kaposvári vagyok. Minden megvan egy helyen. Még a Furla üzlet is itt van. :D Ami újdonság volt számomra, hogy be tudtunk menni a Palazzo Vecchioba. Erről is azt gondoltam, hogy fizetős, mint a dóm, de csak bizonyos részeibe kell jegyet venni. Nagy meglepetés volt mindegyik, mert magamtól nem biztos, hogy bementem volna bármelyikbe.
Irány az Uffizi. Kiváltottam a jegyeket, és mentünk is a biztonsági ellenőrzésre. Kiderült, hogy a kólásüvegre ugranak, érdekes módon nem lehet bevinni coca colát, úgyhogy ki kellett venni megmutatni, hogy csak víz van benne. Üvegből készült üveget sem lehet sajnos, de nem dobták ki, vissza tudtam menni érte. Sokkal szigorúbb a security ott, mint a többi múzeumban. Elfelejtettem, hogy kb. 4 emeletet kell mászni, hogy a galériába érjen az ember, és picit kifulladtunk mire felértünk. Igyekeztünk végig nézni mindent. Anyu nagyon szórakoztatóvá tette a látogatást, mert a csúnyán ábrázolt kisjézusokat diagnosztizálta nekem: valahogy nem fordult meg a fejemben, hogy azért van sok gyermek nagyon csúnyán festve, mert rengetegen betegek voltak. Pontosabban az nem fordult meg a fejembe, hogy pont a kisjézusokat is ezért festik mindig furcsára. Mindenesetre vicces volt hallgatni, ahogy egy termen belül minden gyermek baját meg tudta mondani. A múzeum egyik sarkában gyönyörű kilátás van a Ponte Vecchiora, a teraszi kávézóból pedig a dómot lehet csodálni (már ha van hely). Nagyjából 2-3 óra alatt néztük meg a múzeumot.
Ezután menünk a Ponte Vecchiohoz. Nasiztunk, fotózkodtunk, megcsodáltuk az ékszereket, én vettem facsart narancslevet, és sétáltunk a Pitti Palota felé. Itt sikerült pár szuvenírt is vásárolni a Piazza Pittin. Kicsit leültünk az árnyékban pihenni, inni, beszélgetni, és mentünk is a Boboli Kertbe. Tűzött a nap, kellett a naptej bőven. Sétáltunk és meg-megálltunk egyet pihenni. Ezt a kertet látni kell, és rá kell szánni az időt és az energiát, hogy felfedezze ez ember. Már háromszor voltam ott, és így is van olyan része, amit nem láttam. Utána megebédeltünk, és fagyiztunk a La Sorbetteriaban. Az a típusú család vagyunk, aki szereti a nyugalmat, és ebéd mellett az emberek és gyerekek zaja kezdett kikészíteni minket. De a fagyi kompenzált. És az affogato is: választott fagyi leöntve espressoval, és tejszínhabbal, fagyis pohárban.
Következett a Pitti Palota. Ugyanaz a security, már kivettük a kólásüveget, hogy ne szóljanak. Az Uffizi után már nem sokat fogtunk fel abból, amit láttunk, de természetesen gyönyörű volt bent minden. Először a kortárs művészek kiállítását néztük meg, majd az állandót. Fáradtak voltunk, de minden percet megért.
Az egyetlen bökkenője a napnak az volt, hogy sztrájkoltak a buszsofőrök, és hazafelé nem tudtunk azzal menni sajnos. 20 percet vártunk a megállóban, míg egy néni odaszólt, hogy SCIOPERO! De minden rosszban van valami jó: hogy ne kelljen másfél órát bandukolni haza, kitaláltam, hogy vonatozzunk. Ennek köszönhetően a Santa Maria Novellát is láthattuk, de már nagyon ki voltunk purcanva. 5 perc alatt elvonatoztunk a Campo di Martéra, onnan pedig már nem kellett sokat sétálni haza. Anyuék vacsoráztak a Café Dogaliban, de nem hiányozhatott az Aperol és a Mohito sem.
Trento: Terminata oggi la pulizia della fontana del Nettuno dopo il raid ambientalista.
Trento: Terminata oggi la pulizia della fontana del Nettuno dopo il raid ambientalista.
È stata conclusa stamane con un intervento da parte degli operai di Dolomiti ambiente la pulizia approfondita della fontana del Nettuno che era stata imbrattata di colore rosso lo scorso 1° maggio.
Rivendicata da un volantino firmato “Fratellanza animalista” l’azione non ha fortunatamente lasciato nessun danno permanente al monumento che oggi è stato pulito e sottoposto a un’ulteriore manutenzione che ne ha ripristinato la funzionalità.
Per rivedere l’acqua zampillare però è necessario attendere un paio di giorni perché l’acqua deve essere trattata prima di essere rimessa in circolo....
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