Tumgik
#io mi ero illusa di poter dormire
givemeanorigami · 6 months
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Fuori c'è tempesta, il vento si unisce alla pioggia forte ed è tutto mescolato così bene che, da dentro casa, si sente solo un preoccupante sciabordio. Non credo dormirò, un po' come l'altra notte con le finestre che tremavano.
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vaffanculocomunque · 4 years
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Mamma, smettila di dirmi che la notte devo dormire, perché non è facile. Cosa pensi, che io non vorrei dormire come tutti voi? Pensi che io mi diverti a passare le notte in lacrime o a fissare il vuoto aspettando che tuo marito vadi a lavoro per poter dormire e sentirmi al sicuro? Pensi che a me questa situazione possa piacermi? Io non riesco lo vuoi capire? Vuoi capire che appena chiudo gli occhi e riesco ad addormentarmi, mi sogno tuo marito che ci picchia? Vuoi capire che io non riesco ad avvicinarmi a lui perché provo uno schifo enorme? Vuoi capire che porto ancora del rancore per te, perché quando passavo le ore in bagno a tagliarmi tu non te ne accorgevi mai? E ora?! Ora cazzo, che la situazione si ripete, tu, di nuovo non ti accorgi di nulla. Ma forse è meglio così.. Almeno mi risparmio di sentire le stronzate che mi hai detto quando tua figlia ti disse che mi tagliavo.. Sai, me le ricordo ancora quelle parole.. "Tuo padre è stressato, lui ci vuole bene" STRONZATE! Sai cosa penso madre? Penso che se lui avrebbe provato un minimo di bene non ti avrebbe picchiato, non ti insulterebbe ogni santissima sera, non avrebbe picchiato tua figlia perché non mangiava più e aveva bisogno di cure, non mi direbbe ogni santa volta che sono grassa.. e soprattutto non mi avrebbe chiamato zoccola per aver indossato dei cazzo di pantaloncini! Sai madre, penso che tu sia solo una povera donna che si crede di avere le palle ma che in realtà non ce l'ha, perché se le avresti avute lo avresti già lasciato e avresti salvato te e le tue figlie. Mamma, se tutto va bene questa è la volta buona che io riesca a terminare ciò che ho sempre voluto.. Se riuscirò a farlo ricorda che ero stanca di sentire le urla ogni sera, ero stanca di vederti piangere di nascosto, ero stanca di sentire che mio padre fosse una brava persona quando in realtà nessuno a parte noi della famiglia lo conoscesse per davvero. Ero stanca di dire di stare bene quando in realtà volevo solo urlare; ero stanca di nascondere attacchi di panico dietro delle risate finte. Devi sapere che per me è sempre stato come vivere in gabbia in questa casa.. Sappi però che una casa l'avevo trovata ma non sono riuscita a tenermela stretta, non ero abbastanza, ancora una volta sono stata una delusione. Per lui, per te madre, per quell'uomo che mi avrebbe voluto diversa, per mia sorella che cercava di capirmi in ogni modo ma che non ci riusciva mai, per tua sorella mamma, che ha provato a rendermi migliore, a tirarmi su ogni volta, per i miei migliori amici che ogni volta cercavano di farmi ragionare... E infine per me che avrei voluto fare tante cose, avrei voluto essere migliore, avrei voluto solo essere un'altra ragazza e invece nulla. Ho fallito ancora una volta. E sai perché ho fallito? Perché forse domani io ci sarò ancora. Mi chiedo solo quando meriterò delle risposte a tutte queste domande... Quando riuscirò a mettere fine al mio dolore? Quando riuscirò a far star zitta la mia mente? Quando potrò uccidere la mia seconda me, la mia seconda personalità, quella malata, quella che desidera la mia morte ad ogni costo. Quando sarò in grado di vivere senza paura? Quando potrò mettermi a letto senza che l'ansia mi uccidi? Quando potrò respirare? Quando riuscirò ad essere felice? Quando capirò di essere guarita? Ma soprattutto, perché devo subire tutto questo? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Cazzo! Ancora una volta ho dimostrato di essere una codarda! Sono solo una povera illusa che pensa di farla finita ogni volta ma che finisce sempre di fare il contrario, si accascia, raccoglie il suo dolore, le sue lacrime e si abbraccia... Una povera illusa che pensa che un giorno potrà vivere serenamente! Che stupida che sono eh?
-lunaticadallanascita
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alex23196 · 4 years
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Shitposting delle due di notte, ho sonno
Realizzo che il tempo passa e non posso farci granché. Che le cose a cui tengo cambiano e finiscono per assumere sfumature diverse, le vedo sotto una luce differente, e non c'è giorno in cui io mi svegli che sia uguale a chi ero ieri.
Mi piace così, mi piace come si muove il tutto. Mi piace lasciarmi trasportare dai secondi e poi dai mesi e senza rendermene conto essere lontana da chi ero, guardarmi indietro e pensare ma davvero? Ero io quella che pensava questo? Ho fatto davvero tutto questo? E chi ero prima di aver attraversato questa storia, prima di aver camminato in questa strada, prima di aver parlato con questa persona? Sono ancora molto di quello che ero perché lo sento, ma c'è così tanto di nuovo. A volte se mi guardo allo specchio e mi comparo alle mie vecchie foto non mi riconosco. A volte penso agli occhi che avevo quando guardavo qualcuno, occhi che ora non vedono più allo stesso modo. Prima credevano al tutto, mentre ora s'annega fra la nostalgia e l'insofferenza, ed anche un poco di meraviglia. Fa bene a volte saper fare un passo indietro, ma più che far bene viene spontaneo. Non decido davvero io come vedo qualcuno, e come cambia il mio sguardo. E se mi guardo indietro a volte sono confusa perché ero così convinta, e poi così disillusa. E questo mi rende parzialmente triste, perché il poter pensare in termini di lealtà e fiducia mi fa bene e mi piace, ma mi rende anche parzialmente felice perché il vedere con razionalità le cose mi rende più consapevole di me e più stabile.
E a volte ancora piango per la stanchezza, e la delusione. A volte e tante altre ancora sarò illusa in modalità molto simili, ma sempre meno, mentre approderó sempre più vicino al mio centro. Il centro da cui potrò essere oggettiva è capire a cosa dire si, a cosa dire no, cosa mi fa star bene, cosa vorrei nella mia vita, chi sono le persone che ho vicino, nei difetti e nei pregi, e chi sono io. Lo sento nelle tue parole che sei sempre uguale, mentre cambia la mia immagine di te dentro i miei occhi. E tu non puoi farci niente. Così come non posso io.
Crescere fa schifo perché spesso mi porta a rinunciare al divertimento in vista del buon senso. Ma tant'è. Torneranno i momenti in cui rideró a crepapelle abbracciando qualcuno, mentre penso di star abbracciando il mondo intero. Mentre rincorro un sorriso, una birra di notte, l'assoluta volontà di voler essere fino in fondo, di voler credere oltre la concretezza della mia stessa pelle alle parole di qualcuno, di fidarmi, di affidarmi. Torneranno i momenti in cui sarò inconsapevole ed ingenua, ma più forte stavolta, più forte, rideró più forte di prima. Torneranno i momenti in cui, andando a dormire, non riuscirei a dormire, perché vorrei essere dappertutto, e vorrei essere con te, e vorrei poter uscire in strada ed urlare, cantare, gridarlo al mondo che sono contenta. Che sono fortunata. Che potrei morire in quel momento e farlo ridendo. Che sono così felice da non aver bisogno d'altro. Sono così pronta ad essere felice.
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Roll the dice, puntata 3
Sopporto i seguenti sette chilometri per tornare a casa con rassegnazione, chiacchierando con Rob perché Felicita non è andata giù la storia che quel suo gesto non mi sia piaciuto. Arrivati a casa sono stanco e mi butto nel netto in attesa di ciò che mi è stato promesso per mesi. Avrei dovuto capire che quel tentativo di Felicita di fuggire dalla nonna morente in vacanza non avrebbe fatto nient'altro che ricordargliela, ma bruciavo di desiderio, non resistevo, e lei non capiva che nella solitudine della mia camera  quelle promesse d'amore erano state per me le parole di un angelo alle quali aggrapparsi per sopportare il dolore ed avere un minimo di forza di volontà durante gli esami.  Felicita non aveva fatto altro che dirmi almeno una volta al giorno che voleva fare l'amore con me, innescando una sorta di processo di odio e amore che provavo verso chi mi prometteva tutto, senza poter darmi di fatto niente, data la distanza, il che sfociava per me sempre in una serie di seghe che riuscivano a calmarmi e farmi procedere negli studi. Ma la figa era la sua, e io non potevo farci niente. Rimasti soli, non succede nulla di ciò che era stato promesso, ci sono solo tante coccole e una sega, nulla di più, a quel punto inizio a  pensare che Felicita non m' ama più. Questa e mille altre umiliazioni che ho dovuto sopportare avrebbero reso necessarie almeno un paio di battute per giustificare quel comportamento e invece niente, solo rabbia da parte sua. Io dovevo perdonare per forza. Ma dove sta scritto che un amante debba mandare giù tutta la merda del mondo all'infinito? Questo non è dato sapere.
L'indomani ci svegliamo in tarda mattinata, verso le undici e tre quarti, le sue tette mi fanno ombra, ha una quarta di seno, sta guardando svogliatamente la home di Facebook dallo smartphone, con la faccia morta. Dio quanta invidia, lei ha internet e lo da per scontato, io no. Resto nel letto a coccolarla tentando un approccio mentre lei mi scansa. Poi entra Lataika, e inizia a preparare il pranzo, io vado in terrazzo a fumarmi un sigaro. Le guardo preparare il pranzo, mentre nella pentola per dieci persone l'acqua fatica a bollire,  puliscono l'insalata tirando dietro di loro i resti di quella. Mettono in tavola dicendo "Ne abbiamo fatto in più per te, così non ti arrabbi". Era un pranzo triste, pieno di tensione, potevano evitare di rinfacciarmelo,  loro buttavano via decine di euro nei bar la sera, e io per poche decine di centesimi venivo accusato di mangiare troppo. Essere stronzi è facile, e sorridere agli stronzi è un passatempo che non mi toglierò mai. I piatti e la cucina devo pulirli io, o meglio avrei dovuto pulirli insieme all'altro ragazzo ma era un'umiliazione tropo grande da  dividere in due: ci sono resti ci caffè, insalata e polvere per terra, negli spazi angusti di quella cucina, tre metri per due, sbatto in continuazione con la scopa, metto su i Tool per calmarmi e far sembrare la cosa un po' più piacevole, ma resta una merda. La pentola per dieci persone devo lavarla in piedi sopra una sedia e poi scendo per finire a sciacquarla, il portafrutta-scolapasta mi consuma ettolitri d'acqua, è come dover sottostare alla loro stupidità in silenzio, loro c' hanno messo mezz'ora a cucinare il pranzo, io tre ore a pulirne le conseguenze. Lataika e Felicita restano tutto il pomeriggio a chiacchierare, vogliono guardare la televisione ma non funziona, io vado al mare, mi tuffo in acqua che dopo la mareggiata è diventata torbida piena di meda fuoriuscita dalle fogne e legna che la marea ha guadagnato chissà dove: sembra di nuotare in un immenso fiume pieno di merda, esco dall'acqua e mi stendo al sole sopra un tombino di cemento armato, di fianco all'acciottolato della strada e rimasto lì, mi addormento finché non vengo svegliato dall'odore di piscio che emana quella lastra di cemento sotto al sole, riprendo le scarpe e la maglietta e torno a casa, mi faccio una doccia, che Lataika commenta con un  "Almeno ti lavi!". Uscito dalla doccia gli altri stanno discutendo su cosa fare la sera, io penso che il giorno dopo avrei dovuto inviare un racconto per mail  e non avevo la Wi Fi. Decidiamo di fare un giro in centro, così mi sorbisco altri sette chilometri a piedi, Felicita non mi vuole parlare, è arrabbiata per il mio comportamento negativo in vacanza, parlo con Bob di non ricordo cosa. Dovevo aver bevuto molto quella sera a cena perché non ricordo niente, ricordo solo il freddo, lo sguardo cattivo di Felicita, Bob Lataika e Felicita che bevono al tavolo e che cercano di darmi dei consigli per il racconto che devo scrivere per un concorso, consigli che poi verranno bocciati dal banditore del concorso, ricordo il freddo, ricordo Felicita che mi fa una sega sotto le coperte, ricordo che voleva un po' di coccole ma ero stufo di lei e del suo modo di fare, per così appena venuto mi addormentai con lei al mio fianco infuriata.
Ecco il motivo per cui sto dedicando questa domenica a rileggere questo scritto dopo almeno sei anni : loro provano ad accettarmi a modo loro, o almeno a tollerarmi, ma io non la sento questa accettazione. Di notte la guardo dormire e  scrivo su un pezzo di carta "Ti chiudi muta, alla speme vuota e preghi che una carezza venga a svegliarti dal tuo immobile sonno. Non ricordo più il volto della delicatezza, ma trema la mia mano quando la cruna della matita sfiora, immergendosi nel foglio”. Il giorno dopo mi alzo presto, verso le sei del mattino, Felicità si sveglia e non vuole che vada, ma alla fine mi lascia fare. Faccio colazione con un bicchiere di Rum, e m'incammino con il computer in borsa verso un bar con la Wi Fi che avevo visto il giorno prima, dopo quasi nove chilometri lo raggiungo, completamente distrutto, entrando ordino un pezzo di pizza e aggiungo "Ti prego, la Wi Fi!" invio il racconto il più corretto possibile per non ricevere riscritture dell'ultimo momento da fare, notifiche e uso di internet non mi sarebbero state concesse, non da Felicita almeno che passava due ore al giorno a guardare la home di Facebook. Io le dicevo “Ma se tu carichi una foto se ti metto un pdf dentro il cellulare, e il pdf pesa meno di una foto, che problemi avresti a inviarlo? Lei rispondeva che il suo cellulare si sarebbe bloccato, ma se ogni giorno carichi file più pesanti come le immagini, come fa il cellulare a bloccarsi con un file più leggero? Misteri della fede. Torno a casa, loro preparano il pranzo ed io pulisco come il giorno prima, il pomeriggio decidiamo di andare al centro commerciale, Lataika finalmente prende la macchina. Mentre andiamo al centro commerciale chiedo a Felicita “Perché non porti gli occhiali?”, mi risponde “Per sembrare più bella”. Felicita credeva che potesse risolvere ogni nostro problema con le seghe, illusa, ci sono anche i pompini nella vita. Arrivati al centro commerciale Bob commenta una macchina da ventimila euro dicendo “Vorrei tanto fosse la mia macchina", mentre io penso che vorrei ventimila euro, ma devo essermi scoperto perché Bob mi guarda male. Implicita nel mio pensiero l’idea che io sappia spendere i soldi meglio di Bob. Dentro il centro commerciale io e Bob restiamo due ore dentro la libreria, imparo a memoria tutti i titoli dei libri presenti e compro un libro su Napoleone, vado a fumare e con Bob decidiamo di andare a fare la spesa, compriamo birre di qualità, gelato e altre cose. Le ragazze dopo aver visto la spesa vogliono pagarne solo la metà, "Il gelato non lo pago oppure si se stasera ci facciamo cena.... tu che dici Felicita?" Mi lasciano lì e tornano a fare le loro compere, mi butto sotto in bancone dell'ufficio assistenza e inizio a tentare di collegarmi col telefono alla Wi Fi del posto, senza riuscirci. Io a Giugno avevo risparmiato sull'unghia cinquanta euro, stando in una camera  che faceva ventotto gradi di notte e trentaquattro di notte, soffrivo d'insonnia e non avevo i soldi per curarmi, stavo sveglio ventisei ore al giorno, poi svenivo per quattro e ricominciavo da capo con vomiti, ansie e capogiri che mi facevano vivere dei momenti di vuoto terribile, avevo bucato una pipa a fumandola sei volte al giorno con due grammi di tabacco per volta. Felicita aveva vissuto in una situazione diversa ma non aveva dovuto fronteggiare questo, le avevo già dato trenta euro tra regalie di vario genere. Lei ritorna dallo shopping dopo aver speso tutti i soldi che aveva ricevuto in più per la vacanza con un costume da mare e un orrendo paio di scarpe. Non è per tirchieria, se dici d' amare una persona non ti metti sempre in condizione d'aver bisogno di soldi e risparmi, e se hai qualcosa non devi dividere tutto a metà, ma un ovetto Kinder o un libro ad un euro fanno capire che apprezzi il gesto, lei non ci pensava, diceva " Ho pensato di regalarti una maglietta l'altra mattina", io con il pensiero di una maglietta non ci curo l'insonnia. Quella sera usciamo a fare due passi dopocena e rincasiamo presto, poi ognuno in camera sua, ricordo che appena a letto chiedo a Felicita d'indossare il bikini, si rifiuta, e iniziamo a parlare della nonna che sta male. Cerco di dirle che è normale riconsiderare un parente prima della morte, lei due anni prima mi aveva confessato che non gliene fregava niente di lei, in quell' anno però l'aveva riconsiderata venendo a sapere tutto ciò che aveva fatto per Felicita, e non voleva che morisse adesso che i loro rapporti potevano cambiare. Una sera ero a casa sua, lei risponde al telefono ed era la nonna, lei le prometteva di andare al mare, di mangiarsi una pizza insieme, non gli piaceva farsi sentire debole, dopo un quarto d'ora chiuse la chiamata. La morte è inevitabile, purtroppo l'idiozia pure, non si può pensare di riuscire di realizzare la morte di una persona cara anche se si sa che morirà, questo è un dolore, è una mancanza con la quale bisogna imparare a convivere,  tra l'irrazionale e l'umano. Nessuno era capace di dirle una cosa del genere, e lei se ne sbatteva di ciò che dicevo io. Lei piange a dirotto e io la sto per cingere a me quando entra Lataika, che la vuole consolare, la strappa da me e lei si butta tra le sue braccia, la fa calmare ed inizia a giocarci a carte.
Per qualche motivo prendo il fatto che le mie parole vengano ignorate in quel momento come un’offesa personale, ma ancora non só se possa essere considerata un’offesa. Forse il fatto di togliermi dal centro dell’attenzione mi da qualche problema, fatto stá che Felicita mi ama e allo stesso tempo si sente meglio giocando a carte con Latakia e non pensandoci troppo.
Chiedo a Lataika cosa sia successo per vedere se c' ha capito qualcosa , mi risponde "È tutto apposto". Ci corichiamo di nuovo, io non riesco ad addormentarmi senza una sega, la chiedo a Felicita che è così gentile da farmela, ci coccolammo un po ' , penso di vuotare il sacco, lei non vuole sentire ragioni, dice che vuole Lataika, che le manca il padre. Mi sembra  ovvio a questo punto che questo genere di bestie viva in funzione di un gruppo con strette regole. Io non c'entravo niente con quella gente. L'indomani io e Felicita litighiamo, urliamo come forsennati, inizio a farmi le valigie, Felicita mi dice "Tu non sai cosa vuol dire essere poveri!". Mia madre da piccolo  mi picchiava  per lo stress da lavoro, mio padre pur essendo dottore si arrangiava facendo l'imbianchino, credo di essere stato il primo a vivere una situazione disagiata, se non  agli estremi economici, sicuramente psicologicamente.
Solo che io come i miei ci siamo dotati delle armi per uscirne, abbiamo fatto sacrifici e ce l’abbiamo fatta. Quindi si, so cosa vuol dire essere povero, ma faccio di tutto per non restarci. A due anni avevo già lividi su gambe  e braccia che facevano pensare che mia madre mi usasse come una palla anti stress, altri eventi invece li ricordo. Ma non porto rancore, voglio davvero bene alla mia famiglia anche se non riesco a viverci assieme.  Io le dico che era un ipocrita a fregarsene della nonna solo perché per il suo diciottesimo compleanno le aveva dato dei soldi, lei mi da uno schiaffo e mi sputa in faccia, vorrei rispondere con lo stesso trattamento, ma non lo faccio. Poi entrarono Bob e Lataika in camera, dico solo " L' ho lasciata", Lataika mi chiede sulla porta di casa cinque euro per gli ortaggi della nonna - Ma perché tua nonna paga un ticket per entrare nel suo orto? -. penso che sono gli ultimi soldi mal spesi della mia vita, prendo la mia valigia e me ne vado. Vago per cinque ore alla ricerca della stazione, ma finalmente ero solo, lungo i campi che portano dalla spiaggia alla città mi sento forte, penso che altri uomini avrebbero accettato di vivere una vita fatta di sigari, bugie,  pipe e pippe. Non mi rendevo conto di quanto quella donna mi avesse rammollito. Arrivo alla stazione facendo il giro della città a piedi, sono sudato, ordino una birra al bar e il biglietto del ritorno da un distributore per biglietti ferroviari che accetta solo monete, il treno sarebbe arrivato  due ore dopo, raccatto il tabacco nella tabacchiera, foglie di salvia e mozziconi di toscanelli, il sapore è forte, acre, a metà pipa butto via tutto e vado a vomitare. Pioveva ed ero felice, avevo sprecato due anni della mia vita con una persona inutile, ma la cosa non si sarebbe ripetuta. Alla stazione d'arrivo riesco a prendere un bus in sosta che  deve  andare in revisione, mi da un passaggio fino a casa, poi da lì di nuovo per i campi a piedi, e di nuovo a casa. Racconto che  Felicita è voluta tornare a casa, che mi ha portato Lataika a casa. Lei che nel frattempo aveva riportato Felicita a casa, diceva che mi ero comportato da stronzo. Lo so, trovare persone che non siano servi completi della fica a questo mondo non è facile, purtroppo per lei ne aveva trovato uno. Quel pomeriggio esco con un mio amico, andiamo a prenderci un aperitivo e gli racconto tutto, lui mi aggiorna sulle nuove nozioni che aveva appreso, su come investire. Ero felice, ero tornato nel mio  mondo di spostati, mi parlava a terra, di fianco ad un museo chiuso, fumando un sigaro alla menta, sembrava un fachiro indiano sopra l'acciottolato, con la faccia segnata ancora dall'acne e dagli eritemi. Poi venne il vuoto, avevo lasciato la mia ragazza e non avevo più i miei scritti.
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sentimentisospesi · 4 years
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Sono stati mesi duri, lo ammetto, nei quali ho fatto una collezione di errori forse madornali che mi hanno portato a perdere persone e cose a cui tenevo molto.
Ora che dormire è diventato un'utopia meglio buttare giù due righe per sfogo.
In questi mesi ho capito tanto di me e di come sia cambiato senza motivo e sia arrivato ad essere una persona nociva, ora però basta.
Sono sempre stata una persona, come direbbe tiziano ferro, impara lento sbaglia veloce ma che comunque ha sempre imparato dagli errori per non ripeterli più. ma ora rianalizzandomi ho capito dove sbagliavo e vorrei poter rimediare a tutto ma chissà quanto tempo ci vorrà...
In questi mesi tra insonnia e inappetenza ho capito che il mio legame con te è indissolubile sento a distanza le tue emozioni ti guardo e so già per certo come stai, eppure nonostante ti conoscessi cosi bene..ti ho allontanata fino a quando non mi hai allontanato tu definitivamente, un po' come quando ti sussurrano all'orecchio e tu spingi di botto quella persona. Perché lo odi.
Ero in caduta libera mi sono aggrappato alla prima persona che mi desse attenzioni e ho sbagliato, mi dispiace... davvero mi dispiace, ma putroppo in essa cercavo cose che non avrei potuto trovare e ho fatto star male l'ennesima persona. Mi pento di averla "illusa" credendo che potesse colmare un vuoto enorme dentro me, un po' come i bambini quando giocano con le forme a incastro e devono trovare la forma giusta per ogni buco in modo da incastrarli ma deve essere precisa per combaciare e incastrarsi bene e lei era completamente diversa, il mio incastro l'ho perso. Mi pento un po' di tutto di averla cercata di aver provato a essere felice di aver tentato di provare qualcosa, le ho spezzato il cuore forse? Beh io non ce l'ho più un cuore ormai.
Una cosa è certa però, non sono più lo stesso. Ho imparato a controllare la mia rabbia, a condividere i miei sentimenti/emozioni a non essere guerrafondaio, soprattutto in famiglia, insomma, sto cercando di essere migliore, ma davvero lo sto facendo per me?!
Chiudo dando un consiglio o meglio una considerazione personale, se amate davvero non potrete mai smettere nemmeno se quella persona è uscita dalla vostra vita, andrete avanti, forse ma sempre con una porticina aperta guarderete se per caso stesse tornando da voi, non vi resta che idolatrare quella persona, facendo nel vostro cuore una sorta di angolo commemorativo con il quale dovrete conviverci .
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Notte prima degli esami
Ho tipo l'ansia ma che non é ansia é una sottospecie di emozione ed é tutto così strano e non mi lascia dormire questa cosa perché non riesco a stare rilassata e mi pare di essere felice, ma non ne sono mica tanto sicura e ogni tanto penso qualcosa di drammatico che succederà dopo gli esami e mi viene tipo da piangere. Penso che non andranno come volevo, che resterò delusa, anche illusa e che forse prenderò ancora meno di quello che dovrei e non riesco a convincermi che é solo un voto. Ancora peggio credo che non sarò in grado di fare una figura decente e che dunque non ci sarà neanche una soddisfazione personale. Poi penso che saranno delusi i miei genitori e che i miei amici si aspetteranno di piú da me, come me lo aspetto io. Addirittura credo che il mio ragazzo mi lascerà e non so indicare il perché, lo penso perché mesi fa ha mostrato dei dubbi e ora credo che prima o poi questi dubbi prenderanno forma e che finirà la mia relazione dopo tre anni d'amore. Ho paura che succeda dopo gli esami, perché si sa chi lascerebbe la propria fidanzata prima? E non ho motivo di crederlo perché stiamo bene da tanto tempo, sabato abbiamo passato una giornata stupenda al mare e lo ha detto anche lui. Però niente io continuo a credere che tutto deve andare per il peggio e trovo in ogni situazione un sintomo di tutto questo, ogni azione potrebbe essere un segnale, un presagio quasi. Scruto la realtà osservando i momenti che mi porteranno al fallimento e più cerco aspetti positivi più mi convinto che la fine é solo una. Poi respiro e penso che sia una cosa normale e che é solo un tema e che non succederà una beata minchia dopo. Magari dopo rideró di tutto questo, dirò come ogni maturando al fine del liceo che era una cazzata, che si copia tutto ecc. Ma per ora sono cosí e l'unico modo per liberarmi da tutto questo é aspettare che il tempo passi, solo aspettare e solo dio sa quanto é difficile non fare nulla quando l'unica cosa che si vuole é poter andare avanti il prima possibile, muovendo ogni cosa. Ho come i muscoli in tensione, mal di testa, la gola secca, i brividi. Eppure ero cosi calma fino a poco fa, ho detto a tutti che ero tranquilla perché dovevo fare quello che amavo , ossia scrivere e mi bastava essere concentrata. Lo penso ancora, ma questa emozione nuova che mi sta portando alla disperazione e mi rende euforica mi esplode dentro. Vorrei dormire eppure non ci riesco, vorrei quasi tornare a studiare per fare qualcosa che mi tiene occupata, invece la notte mi costringe a pensare e confrontarmi con me stessa. Speriamo che le sensazioni negative spariscano e che sia una buona maturità. Speriamo di essere invasati dalle muse
Con gli scudi o sopra gli scudi.
Iltempiodeimelograni
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affogando-nel-vuoto · 7 years
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Hanno provato a farmi mangiare. Ci sono riusciti, per un po'. Il mio corpo sembra più sano, non tremo più, non sono più pallida, non dormo più tutto il pomeriggio, riesco a studiare, sembro quasi una persona normale. Hanno provato a farmi mangiare. E per un po' mi ero illusa di poter quasi essere una persona normale. Ma non è questa la verità. Non lo è per niente. La fottuta verità è che non me ne frega un cazzo di non tremare più, al freddo ci si abitua. Non me ne frega un cazzo di essere pallida, posso sempre mettermi il fondotinta. Non me ne frega un cazzo se dormo sempre, mi piace dormire. Non me ne frega un cazzo di studiare, odio la mia scuola e se fosse stato per me le avrei scelte tutte tranne quella. Mi hanno obbligata a prendere peso. Ho preso peso. 48 schifosissimi chili di lardo che mi ricoprono il corpo da testa a piedi. Tornerò a 46 chili, e da lì calerò sempre di più. Fino a scomparire, perché quando sarò sul punto di scomparire, forse allora, paradossalmente, le persone si accorgeranno di me. E finalmente vedranno quanto sto male. E finalmente mia madre non dirà più che sono solo capricci. Non potrà dirlo, sarà troppo impegnata a piangere mentre io sarò chiusa dentro una tomba, pace eterna. Non sarò mai una cazzo di persona normale. Lei è nella mia testa e urla. E mi dice cosa fare, mi dice quanto faccio schifo. E io la ascolto. È la mia migliore amica, come potrei non farlo? Cazzo, sono enorme. Morirò di fame se questo significa essere finalmente quella che voglio essere. La vera me è intrappolata sotto un ammasso di lardo, e morirò se questo servirà a farla finalmente uscire. Acqua. Frutta. Verdura. Tè verde. Devo farlo. Posso farlo. Amo farlo. Il cibo è per le persone deboli. Io sono forte. E sarò magra. Arriverò ai tanto ambiti 40 chili, fosse l'ultima cosa che faccio.
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