Tumgik
#proseguire nonostante tutto
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Ti sei svegliato solo quando hai visto che posso andare avanti.
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pensieristica · 2 days
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Se solo sapessi, quanto mi è costato questo spazio nel mondo. Se sapessi quante persone ho perso, pur di ritrovare me stessa, non giudicheresti i miei traguardi lenti ma vedresti la capacità di proseguire, nonostante tutto
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tma-traduzioni · 2 months
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MAGP008 - Girando a vuoto
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Il computer dell’O.I.A.R. si accende]
NORRIS
Valutazione dell’elaborato 13718BTutor: Joseph Peterson (#ARCSTAF-12) Studente: Terrance Stevens (ID# ARCSTU-39609) Risultato: Bocciato – consegnato in ritardo (28%)
Valutazione:Struttura e Organizzazione – 50% Conoscenze – 40% Comprensione – 30% Analisi – 10% Uso delle fonti – 10%
Giustificato nel caso di: Seri problemi medici, trauma, altro. Commenti del tutor: “Venga a vedermi."
ALLEGATO:
Titolo: La Liminalità Brutale di Forton - un caso di studio dei fattori di stress psicologico indotti dall'architettura come risultato di un'esposizione prolungata agli spazi liminali in modalità brutalista, come mostrato dalla Forton Service Station.
Introduzione:
Questo saggio presenterà un’analisi dettagliata del Forton Services come esempio chiave per lo studio dell'intersezione tra brutalismo e spazi liminali nel design, con un focus secondario sui fattori di stress psicologico che un tale luogo può causare.
Per prima cosa, combinerò i framework teoretici per il brutalismo e la liminalità. Prenderò poi in esame le stazioni di servizio come uno spazio liminale stressante a livello psicologico, prima di proseguire con un’analisi architettonica del Forton Services e la sua storia come luogo brutalista. Il tutto terminerà con un caso di studio degli effetti della mia prolungata esposizione agli spazi liminali con architettura brutalista, tramite il mio impiego al Forton Services.
Per cominciare, stabiliamo un fondamento teorico per questo articolo collegando lo stile architettonico del brutalismo alla teoria antropologica della liminalità. Lo farò fornendo interpretazioni compatibili di entrambi e proponendo il nuovo concetto di “liminalità brutale”.
Brutalismo - ha origine dal Francese ‘béton brut,’ cemento grezzo - è un movimento architettonico che si concentra sullo scopo funzionale. Questo spesso risulta in materiali grezzo a vista, forme nette, forme geometriche ripetitive, e strutture monolitiche. Questo spesso può portare le persone esposte a questo stile a sentirsi sopraffatte o oppresse (Zumthor, P. 2006).
Spazi ‘liminali’, derivato dal termine latino ‘limen,’ che vuol dire ‘soglia,’ sono spazi di transito solitamente occupati per periodi brevi. È stato dimostrato che hanno effetti considerevoli sulla psiche di coloro che sono esposti ad essi, e si è scoperto che l'esposizione a lungo termine suscita risposte ansiose (Augé, M. 1995), (Bachelard, G. 1994) e una sensazione ‘perturbante’( Trigg, D.2012).
La mia ipotesi è che il Forton Services, un luogo di intersezione di questi due elementi psicologicamente significativi, può essere considerato un luogo di quello che ho denominato liminalità brutale, ed è per questo che ha un marcato effetto su coloro che ne sono esposti nel lungo periodo, come dimostrato dalle mie esperienze. Nello specifico, crea un senso di assenza che nonostante la presenza, una sorta di “fame architettonica.”
Le stazioni di servizio come Forton sono state originariamente concepite come un luogo in sè per sè, piuttosto che solo una pausa in un viaggio. Comunque, con il diffondersi delle automobili personali e il conseguente sovrasviluppo dell’infrastruttura stradale del Regno Unito, questi luoghi si sono trasformati in spazi liminali.
Questo aumento nel numero di viaggiatori, ben oltre i parametri della progettazione originale, ha portato a un flusso fugace di persone che transitano nelle stazioni di servizio a tutte le ore, lasciandosi dietro solamente rifiuti.
Non solo, a questi spazi è associata la percezione distorta del tempo, aggravata dalla voluta assenza di orologi (per incoraggiare soste più lunghe) e orari di apertura di 24 ore su 24 con routine di apertura, chiusura, pulizia e rifornimento scaffali.
La mia teoria è che poiché questi spazi sono privi di presenza umana costante e una corrente percezione del tempo, si sono così separati dal  panorama psicologico condiviso dall’umanità, e ci sono dei rischi per la salute di natura unica per le persone che sono esposte per periodi prolungati a questo fenomeno. In breve, ritengo che la “fame architettonica” di uno spazio che prova risentimento nei confronti della propria natura di luogo di transito può essere pericolosa, e ho un’esperienza diretta di questo fenomeno semplicemente unica.
Ho accettato la posizione di inserviente per il turno di notte al Forton a seguito di un prolungato divorzio che mi è costato la maggior parte delle mie amicizie. L’episodio di stress che ne è seguito mi ha portato a lasciare il mio lavoro come vice amministratore dei servizi fiduciari. Così ho fatto domanda per un colloquio e ottenuto con successo un impiego a bassi livelli di stress come inserviente, nonostante le mie notevoli qualifiche. Allo stesso tempo mi sono iscritto al Programma di Architettura all’Università di Lancashire, come studente maturo di 51 anni.
Mi sono presto accorto che il Forton Services è un perfetto esempio di liminalità brutale, dato il suo status sia come popolare stazione di servizio sull’autostrada e come monumento di architettura brutalista. E ritengo che questo sia principalmente dovuto alla Pennine Tower,che raggiunge i 20 metri e che è stata messa in vendita nel 2012, nonostante fosse chiusa al pubblico. 
L’area è 17,7 acri, include una zona picnic all'aperto e delle strutture su entrambi i sensi dell’Autostrada M6, con posti a sedere per 700 persone, 101 bagni e 403 parcheggi.
In cima alla torre originariamente c’era un ristorante di classe con una terrazza sul tetto, entrambi avevano una vista senza pari sulla campagna rurale che la circonda su ogni lato.
Sfortunatamente, gli effetti della liminalità brutale hanno presto fatto effetto, con un rapporto del governo che definiva il luogo “un’area fieristica priva di anima,”  il ristorante divenne una lounge per camionisti prima che fosse chiuso al pubblico nel 1989. Sono passati decenni dall’ultima volta che qualcuno ha mangiato lì.
In seguito ci sono stati tentativi fallimentari di dare un nuovo scopo all’area, ma nel 2017, i due ascensori pentagonali al centro della torre sono stati sostituiti, rendendo i piani più alti abbandonati e inaccessibili. 
La torre svetta ancora sulla campagna circostante, l’unico accesso è tramite il Forton Services sottostante, esempio di liminalità brutale. Ma l’ingresso è sbarrato, e questo forse è per il meglio.
Nonostante non potessi entrare nella torre, anche io nel corso dei mesi in cui ho lavorato lì ho accusato un cambiamento psicologico.
Inizialmente era talmente lieve che non me ne sono accorto, e quando è successo, ho pensato che ci fosse una spiegazione razionale. In termini semplici, ogni notte c’erano sempre meno persone. All’inizio ho pensato che fosse un qualche cambiamento che non avevo notato dovuto al periodo, ma ogni giorno diventava sempre più marcato finché alla fine, una notte, non mi sono reso conto che non avevo visto una singola persona.
Questo era ovviamente impossibile, ma era confermato dal mio registro (vedere tavola 1). Mi sono arrovellato, cercando di ricordare se avevo visto o anche solo intravisto qualcuno, ma no, nessuno. Intrigato, sono uscito fuori per controllare il parcheggio. Non c’era nemmeno una singola auto. Ma c’era… qualcos’altro.  
Mentre i miei occhi si abituavano alla distesa ambrata, ho notato delle strisce di luce sospese nell’aria. C’era una foschia luminosa che attraversava tutto il parcheggio, un miscuglio di colori attenuati attraversati da rossi più vividi, bianchi e gialli, ma cosa ancora più curiosa, mi sono accorto che principalmente era sospesa sopra l’asfalto. Le aiuole e i marciapiedi ne erano quasi tutti privi. L'effetto era stranamente familiare, ma non riuscivo a collegarlo. Da allora non sono stato ancora capace di determinare se la causa di questo effetto è di natura psicologica, fisiologica o atmosferica, ma confermo che questo fenomeno era accompagnato da un’inquietante senso di mancanza. Di fame. 
Ho aguzzato nuovamente  lo sguardo, cercando di cogliere dei dettagli in quelle lunghe strisce ondulate e iridescenti. Nel caos potevo distinguere dei percorsi più densi che portavano dalle porte principali alle strutture. Mentre osservavo, un ricordo delle fotografie della mia ex-moglie mi è tornato in mente, la mia foto preferita, che mi aveva regalato per il nostro settimo anniversario: “Uno studio del traffico.”
È stato in quel momento che ho capito perché mi sembrava tutto così familiare. Esposizione prolungata. Se fossi potuto entrare in quella fotografia, l’effetto sarebbe stato questo. Sarebbe stato bellissimo, se non fosse stato così destabilizzante.
Ripensandoci stavo chiaramente avendo un qualche tipo di grave episodio di allucinazioni causato dalla prolungata esposizione a quell'ambiente. Sapevo che probabilmente avrei dovuto semplicemente starmene seduto in silenzio ed aspettare che passasse, ma la nebbia luminosa era già entrata nell’edificio, e sentivo solo l’istinto di nascondermi, di trovare un posto, un posto qualsiasi, purché fossi lontano da quel miasma opprimente che sciabordava avanti e indietro nell’ingresso, minacciano di portarmi via con sé.
Sono tornato indietro, allontanandomi dall’ingresso principale, allontanandomi dalle aree più dense di quel caleidoscopio, nella speranza di trovare un posto meno saturo e schiacciante. 
Ed è stato allora che ho visto la donna.
Era alta, giovane, e magrissima, al punto da sembrare quasi denutrita, vestita come una steward con un gilet blu avvitato, abbottonato sopra una gonna grigia e seria. Stava sorridendo, tenendo la porta dell’ascensore aperta e invitandomi dentro. C’era una targhetta di ottone sul suo gilè, ma invece di un nome c’era scritto solo “Sei qui.” 
Ho esitato per un istante, poi prima che potessi valutare la sua stranezza, una marea di colore particolarmente alta ha invaso il corridoio avanzando verso di me. Sono andato nel panico e prima che mi rendessi conto di cosa stavo facendo ero saltato dentro l’ascensore e avevo schiacciato il bottone per chiudere le porte.
Le ho detto un “Grazie,”con la voce spezzata per il disuso. Lei a quanto pare non l’ha notato e ha continuato a sorridermi con calore quando ha allungato un braccio e ha pigiato il bottone per il penultimo piano etichettato “Ristorante.” Un bottone che sapevo essere disabilitato. L’ascensore ha iniziato a salire.
Ero in piedi, appoggiato contro le porte, e cercavo di riprendere fiato mentre lei ha iniziato a parlare:
“Buonasera!” ha esclamato. “È un piacere darti il benvenuto! Sei qui! Fermati un po’!” 
Ho borbottato qualche domanda indistinta, e il suo sorriso è rimasto largo come non mai, ma non ha detto niente. Poi le porte dell’ascensore si sono aperte con un ding e io sono caduto all'indietro sul pavimento.
“Fermati un po’!” ha ripetuto, prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, lasciandomi nella torre.
Molly, la persona che avevo sostituito, mi aveva fatto vedere che le scale della torre erano sbarrate, e sapevo che sù in cima non c’era niente se non dei mobili rotti e bagnati dall'umidità. O almeno, così sarebbe dovuto essere.
Di fronte a me, però, c’era un ristorante, immacolato e luminoso con un arredamento retrò, stile anni ‘60, e il dolce profumo della carne di maiale sul fuoco veniva verso di me dalla cucina centrale. Sedie e tavoli erano allineati lungo la parete perimetrale, su ogni lato c’erano delle gigantesche finestre che avrebbero mostrato una vista impressionante del paesaggio sottostante, se non fossero state oscurate. Questo non sembrava infastidire gli ospiti, comunque, che erano felicissimi di mangiare mentre chiacchieravano gli uni con gli altri.
C’è stato un attimo di sollievo in quel momento, perché per quanto fosse strana quella situazione, almeno c’erano delle persone. Non ero più intrappolato in quel bizzarro limbo albeggiante e solitario al piano di sotto.
La sensazione è svanita, comunque, quando ho sentito cosa stavano dicendo. O meglio, cosa non stavano dicendo. 
Guardandomi intorno, il ristorante era quasi al completo, con un solo tavolo libero, ma quando ho cercato di ascoltare una sola conversazione, questa era solamente… rumore. Un mormorio ovattato che all’orecchio sembrava un discorso ma non conteneva alcun significato. Le loro bocche si muovevano ma potevo solo sentire un gorgoglio privo di senso, solo l’imitazione della parola, niente di più.
In maniera simile, quando ho guardato gli ospiti stessi con più attenzione, ho notato degli elementi che si ripetevano in maniera strana tra di loro. Tre donne stavano indossando gli stessi tacchi rosso-sangue. Due uomini gli stessi cappotti blu. E peggio, c’erano addirittura dei tratti ripetuti su volti diversi: gli stessi occhi verdi su due donne, baffi identici su tre uomini. Queste erano imitazioni di persone così come il suono era un’imitazione della parola. Ed erano tutti così orribilmente magri.
Uno chef si è girato verso di me, lo stesso sorriso sul suo volto sotto una quarta versione di dei baffi cespugliosi, e la stessa identica targhetta “Sei qui” sul petto. Ha indicato da dietro il bancone l’unico tavolo disponibile:
“Buona sera!” Ha urlato. “Sei qui! Speriamo che ti fermi per un po’!”
Automaticamente mi sono avvicinato al tavolo, prima di fermarmi. Nello stesso istante è sembrato che tutti nella sala si sono inclinati leggermente in avanti per l’anticipazione.
Ed è stato in quel momento che mi sono accorto della brezza che soffiava dalle finestre oscurate, solo che non erano oscurate. Non erano nemmeno finestre. Erano buchi quadrati spalancati e oltre i quali c’era il nulla assoluto. Qualsiasi ospite poteva allungare un braccio, se voleva, e affondare la mano nel vuoto buio, inquietante e completamente privo di dettagli. Non c’era niente. Niente verso l’alto, niente verso il basso, niente di niente. Niente, se non la torre e il ristorante.
Ho sentito l'istinto di allontanarmi da quella terrificante assenza in tutto il corpo, e sono indietreggiato verso l’ascensore. È stato in quel momento che il delicato mormorio di non-parole si è fermato di colpo, per essere rimpiazzato dal più totale e assoluto silenzio.
Stavano sempre tutti sorridendo, ma i loro volti ripetuti si erano bloccati, gli sguardi puntati su di me.
Lo chef ha parlato di nuovo, e anche se il suo tono non era cambiato, era chiaro che questa non era più una richiesta:
“Fermati un po’!”
Gli ospiti hanno fatto eco alle sue parole, un coro graduale sparso nella sala, che si sovrapponeva e si intrecciava, che mi ha avvolto e mi ha trascinato verso il tavolo.
“Fermati un po’!”
La loro presa su di me si è fatta più stretta, una dozzina di mani mi spingeva e mi tirava come se fossero una cosa sola. Poi un uomo con gli stessi baffi si è chinato verso la mia gamba, ha aperto la bocca, e mi ha morso.
Il dolore mi ha attraversato il corpo, ma i miei tentativi di liberarmi erano invani e poi una donna mi ha affondato i denti nella spalla, e potevo sentire il sangue caldo che scorreva lungo la mia schiena, mentre allo stesso tempo lo chef mi ha strappato un dito, l’osso ha a malapena rallentato la sua mandibola ben definita.
Ho urlato, ma il suono è soffocato, scivolando fuori dalle finestre e nel nulla.
Con una scarica improvvisa di adrenalina, ho spinto e scalciato e combattuto per liberarmi da quella folla emaciata, i loro corpi magri e fragili facevano poca resistenza, nonostante il numero. Ma non avevo vie di fuga. L'ascensore era sparito come se non fosse mai esistito e oltre le finestre c’era, ovviamente, il nulla. “Sei qui,” ho pensato amareggiato.
E così quando mi sono ritrovato di fronte al prospetto di essere mangiato vivo, o di buttarmi da una di quelle finestre nel più completo oblio… non era di una scelta. Mi sono buttato.
[Pausa]
NORRIS
I paramedici hanno attribuito il mio dito mancante e le altre ferite alla caduta dalla torre, e salvo ulteriori prove del contrario (per le quali non ho intenzione di tornare a Forton), sono costretto ad accettare la loro diagnosi di ferita da caduta e trauma associato come il risultato di un episodio psicotico causato dallo stress.
Per concludere, non c’è dubbio che il periodo in cui ho lavorato al Forton Services ha avuto un impatto considerevole su di me. Questa esperienza è prova di un intenso disagio mentale che la liminalità brutale può infliggere a una persona esposta troppo a lungo a una tale “architettura affamata.”
Posso solo scusarmi per la mia non voluta e prolungata assenza. Spero che questo possa fornire un po’ di contesto, anche se sono dolorosamente consapevole che non è stata fatta alcuna denuncia di persona scomparsa alla polizia, poiché a quanto pare nessuno dei miei colleghi, tutor o colleghi studenti si è accorto della mia assenza.
Ciò nonostante, spero che questa possa comunque essere considerata una circostanza attenuante e che quanto ho scoperto meriti uno studio approfondito. Anche se in tal caso richiederei che altri ulteriori lavori vengano assegnati a un altro studente.
[L’audio assume il tono riecheggiante della CCTV della saletta del personale]
[Passi che entrano]
[Qualcosa viene inclinato, senza risultati]
[Qualcosa viene appoggiato con rabbia]
GWEN
Alice.
[Una pausa]
GWEN
Alice.
ALICE
(si toglie un’auricolare) Hm?
GWEN
L’hai fatto di nuovo.
ALICE
Hmmm.
GWEN
Non farmi ‘hmmm’. Eravamo d’accordo che se finisci l’acqua nel bollitore dopo lo devi riempire.
ALICE
(sempre distratta) Non è vuoto.
GWEN
Non c’è nemmeno un terzo di una tazza qui dentro.
ALICE
(a voce più alta, finalmente prende parte alla conversazione) Quindi non è vuoto, giusto, no?
GWEN
Già è grave che cerchi deliberatamente dei casi parlanti e li lasci in play solo per darmi fastidio -
ALICE
Secondo l’accusa.
GWEN
– ma lasciare il bollitore pieno è il minimo!
[Pausa]
[Gwen inizia a riempire il bollitore]
ALICE
Sembri stressata. Problemi nella piramide aziendale? Accusi già il peso del ruolo di Deputata Presidente della Sinergia Esecutiva?
GWEN
“Collegamenti Esterni.”
ALICE
E ovviamente, sappiamo entrambe cosa vuol dire. Giusto?
GWEN
Presumo che gestirò una manciata di subappalti.
ALICE
(Interessata suo malgrado) Subappalti per cosa?
GWEN
Riceverò una spiegazione più dettagliata “a breve.”
ALICE
Cielo! Quanta adrenalina! Spero che deciderai di spiegarlo anche a noi infimi soldati semplici quando Lena avrà finalmente capito qual’è il tuo lavoro. Presumendo che per allora qui sarà rimasto qualcuno di noi.
GWEN
E cosa vorresti dire con questo?
ALICE
Solo che ultimamente qui ci sono stati molti cambiamenti. Non mi esalta. Teddy, Sam, Celia - e hai sentito che Lena ha messo Colin in “congedo per la salute mentale”?
GWEN
(Sorpresa) Cosa?
ALICE
Oh sì, c’è stata una scenata. Ha dato di matto e ha spaccato il telefono di Sam.
GWEN
L’ho sempre detto che era disturbato.
ALICE
Tu dici molte cose, per la maggior parte cagate. Non so… ho la sensazione che qui c’è sotto qualcosa.
GWEN
L’unica cosa che “c’è sotto” è il gigantesco carico di casi che tu non stai facendo niente per recuperare. A tal proposito, dove sono Sam e Celia?
ALICE
Hanno finito i loro casi prima, quindi sono andati via insieme.
GWEN
Non possono andarsene così senza nemmeno timbrare l’uscita!
ALICE
Forse erano troppo impegnati a darci dentro con la voce sexy di Norris in sottofondo e non se ne sono accorti.
GWEN
(fermamente) Non essere disgustosa.
ALICE
Ricevuto, “capo.”
[La CCTV si spegne]
[Suono di un telefono]
[L’audio cambia e ha la qualità metallica del telefono]
[Siamo al chiuso, con dei passi che si avvicinano]
GERRY
(Allegro) Scusate per il disordine, non aspettavo visite.
CELIA
Una tazza vuota non è “disordine”.
GERRY
Oh, sei troppo gentile!
(adesso un po’ più lontano, ad alta voce) C’è del pane a lievitazione naturale, se vi va?
SAM
No grazie mille!
GERRY
(ad alta voce) Sicuri? C’è anche del lemon curd fatto in casa da abbinarci…
SAM
(ad alta voce) Davvero, siamo apposto!
GERRY
(ad alta voce) Tè? Caffè? Succo d’arancia?
CELIA
(ad alta voce) Sei davvero gentile, ma per noi niente, davvero grazie!
GERRY
Beh, se siete sicuri…
[Gerry si siede]
GERRY
Allora. Dove eravamo, mi sa che mi sono perso i vostri nomi!
SAM
Sam.
CELIA
Celia.
GERRY
Piacere conoscervi entrambi. Io sono Gerry!
SAM
(Sorridendo) Lo sappiamo.
GERRY
(ridendo) Oh già, certo! Avete chiesto se ero in casa, ah! Allora, che cosa posso fare per voi?
SAM
Già, beh -
CELIA
Abiti qui da solo?
GERRY
(ridendo) Con gli affitti di Londra? Impossibile! Non fraintendetemi, il padrone di casa è adorabile e tutto il resto, ma no. Devo sempre fare a metà con Gee Gee.
CELIA
Gee Gee?
[Passi che si avvicinano]
GERTRUDE
Sarei io.
GERRY
(Ad alta voce) Ci sono ospiti, Gee Gee!
GERTRUDE
Sì, questo posso vederlo, Gerry. 
(freddamente) A che cosa dobbiamo questa… gradevole visita di prima mattina?
SAM
Oh sì, scusi, lavoriamo di notte, quindi… 
GERTRUDE
Quindi?
[Una pausa]
[Sam si schiarisce la voce]
SAM
Beh… uh… ci stavamo chiedendo -
CELIA
Questo l’hai dipinto tu?
GERTRUDE
Prego?
GERRY
Oh sì! Lo chiamo “Epifania di Camden.” Ti piace?
CELIA
È bellissimo!
GERRY
Se vuoi puoi averlo.
CELIA
Oh no, non potrei…
GERRY
Va bene, onestamente, ne ho molti altri di là. Ci faresti un favore, ad essere sinceri.
[Celia si fa scappare una risata]
GERRY
Gee Gee dice sempre che portano via troppo spazio, no, Gee Gee?
GERTRUDE
Di preciso che cosa avete detto di volere da mio nipote?
CELIA
Uh… Sam?
SAM
Già. Certo. Mi stavo chiedendo se sapevi qualcosa dell’Istituto Magnus?
[Una pausa, nessuno si muove]
[Si schiarisce di nuovo la gola]
SAM
Ero in uno dei loro programmi per bambini precoci e - um - ho trovato un elenco con qualche altro bambino, e ho pensato che sarebbe potuto essere bello se potessimo ritrovarci e scambiare storie e tutto il resto…
GERTRUDE
Capisco. Beh, mi dispiace, ma non credo che Gerry possa aiutarvi -
GERRY
(Con noncuranza) Sì, me lo ricordo a malapena.
[Gertrude fa un leggero sospiro]
SAM
Oh, allora eri un candidato?
GERRY
Oh sì, ma ero piuttosto piccolo. Ricordo di aver riempito una serie di schede e questionari, poi qualche vecchio che mi faceva domande sul genere di libri che mi piaceva leggere, chi ammiravo, quel genere di cose. E poi sono andato via.
SAM
(deluso) Tutto qui?
GERRY
Sì, temo di sì. Oltre che a trovarmi seduto con altri bambini in una stanza che odorava di libri vecchi.
[Una pausa]
GERTRUDE
(alzandosi in piedi) Beh, se questo è tutto, noi davvero dovremmo iniziare la nostra giornata…
SAM
(abbattuto) Ma certo, noi andiamo allora. Ah, beh.
GERRY
Oh, non prenderla troppo sul personale. È una mattina così bella.
[Gerry sembra così felice]
SAM
(Sorridendo) Non ha torto.
GERTRUDE
(aprendo la porta) Non vi tratterremo oltre. È stato un piacere conoscervi.
GERRY
(Allegro) Non dimenticare L’Epifania di Camden.
CELIA
Nemmeno per sogno.
[Le passa il quadro]
GERRY
(sempre allegro) E tornate presto! È sempre un piacere chiacchierare con dei vecchi amici!
GERTRUDE
Non penso ne avranno motivo, Gerry.
(a Sam) Buona caccia, ma altrove.
SAM
Di nuovo grazie per il tuo tempo.
[Passi che se ne vanno]
CELIA
Ciao, Gerry!
GERRY
Ciao, Celia!
[La porta si chiude]
GERRY
(ovattato da dentro) Mi piacevano.
GERTRUDE
(ovattato) Ovviamente.
[Suoni di un telefono]
[L’audio continua ad avere un tono metallico quando Sam e Celia escono, passi sul marciapiede]
SAM
Beh è stato -
CELIA
Niente male!
SAM
(diverto dal suo entusiasmo) – un vicolo cieco.
CELIA
Già. Però c’è il quadro gratis!
SAM
(inizia a camminare) Come pensi di portarlo sulla Metro?
CELIA
Mi inventerò qualcosa.
SAM
…Grazie per essere venuta con me, Celia. So che lavoriamo insieme solo da poche settimane.
CELIA
Hey, è stata una mia idea, ricordi?
SAM
So che Alice vuole che lasci perdere questa cosa del Magnus, ma, beh, dovevo provarci.
Non che faccia alcuna differenza. Vicolo cieco dopo vicolo cieco.
CELIA
Beh… forse puoi aiutarmi con il mio mistero?
SAM
E che mistero sarebbe?
CELIA
Sto cercando di indagare… nelle cose strane dal punto di vista fisico: viaggi nel tempo, altre dimensioni, teletrasporto, tutte quelle belle cose. Freddy a quanto pare non fa ricerche, quindi potresti tenere gli occhi aperti e farmi sapere se succedono nei tuoi casi? 
SAM
Uh, sembra un po’ fantascientifico rispetto alle solite cose. Per cosa ti serve? (divertito) Non è che stai facendo ricerche per quel podcast a cui hai partecipato, no?
CELIA
(Sorpresa) Lo conosci?
SAM
Potrei averti googolata.
CELIA
Allora… sì. Sto facendo un favore a Georgie.
SAM
Okay.
[Una pausa]
CELIA
Allooora…. Abbiamo un accordo? Ci aiutiamo a vicenda con i nostri misteri?
SAM
Sì, va bene. Affare fatto.
CELIA
Fantastico.
Inoltre, come parte dell’accordo, devi portare questo dipinto sulla Metro.
SAM
Ehi aspetta -
[Il telefono si spegne]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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roxan-world · 5 months
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Nonostante tutto 😐 ..... un augurio a Voi e che il viaggio possa proseguire dolcemente.☺😊😚
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ambrenoir · 3 months
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♥️QUESTI SONO GLI ESEMPI DI CUI ABBIAMO BISOGNO♥️
Il suo nome è Alessandro Frigiola, 81 anni, uno dei più famosi cardiochirurghi al mondo, ma è la sua storia degna del libro "Cuore" e non solo e non tanto per il suo lavoro.
Il dottor Frigiola ha eseguito più di 16mila interventi, più altri 20mila come tutor dei suoi numerosi allievi. Nella sua carriera, si stima abbia "salvato" 18 mila bambini.
Ma non per questo, non solo per questo, ha appena ricevuto la più alta onorificenza al merito della Repubblica dal Capo dello Stato.
Perchè, nonostante sia stato un luminare eccelso, il dottore è stato, ed è, in prima fila nella denuncia della malasanità: "I bambini sono sacri, e non solo loro" ha detto, ma esistono ancora eccessive carenze nei nostri ospedali e le patologie cardiache hanno ancora una importante mortalità, necessitano di cure molto costose e di fondi dedicati alla ricerca per trovare nuove soluzioni".
Un uomo coraggioso, prima ancora che uno scienziato, e non è ancora tutto, perchè ha fatto ancora di più, fondando vent'anni fa l’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo, per dare una speranza di vita a migliaia di bambini di paesi poveri, destinati altrimenti a un’esistenza esposta al rischio di morte, e salvandone una marra in Siria, Kurdistan, Senegal, Camerun ed Egitto, solo per citarne alcuni.
Sapete cos'ha detto a Mattarella, ricevendo il premio? Ha detto così: "Questa onorificienza è un ulteriore stimolo a proseguire ancora con più tenacia sulla strada del bene. C’è ancora tanto da fare e per farlo c’è bisogno dell’aiuto di tutti”.
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seoul-italybts · 8 months
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[✎ ITA] GQ Korea : Speciale Novembre 2023, Intervista - JIMIN, Una Forma di Linguaggio Di Per Sé | 18.10.2023
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🗞 GQ Korea Novembre 2023 | THIS IS YOUR SONG
JIMIN, Una Forma di Linguaggio Di Per Sé
“Non puoi sapere fino a che punto puoi spingerti, finché non ci provi” __ JIMIN
__ di PARK NA NA, CHUN HEE RAN
Twitter | Orig. KOR | Trad ENG
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GQ: Com'è andata martedì scorso? Hai fatto un servizio fotografico con <GQ> in un giardino che sembrava uscito da una fiaba.
JIMIN: È stato un vero piacere lavorare in buonissima compagnia ed indossando abiti fantastici.
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GQ: Il giardino era umido ed un po' smorto, dopo la pioggia, ma i tuoi “colori” ci sono parsi più vividi. Se dovessi descrivere l'atmosfera di quel giorno con un colore, quale sceglieresti?
JIMIN: Se dovessi descriverla con un colore... mi viene in mente una tinta fiori di ciliegio.
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GQ: Vero. Ricordo chiaramente quel completo color fiori di ciliegio e come mettesse in risalto il tuo viso. Hai menzionato che il tuo modo di muoverti e camminare varia a seconda degli abiti che indossi. Mi pare dunque evidente che ciò che indossi abbia una grande influenza su di te. Come ti trovi nell'esprimere te stesso attraverso la moda, rispetto a quando lo fai con la musica ed il ballo sul palco?
JIMIN: Per esperienza, le foto vengono meglio quando sono più naturale. Quindi cerco di rilassarmi il più possibile, durante servizi fotografici e riprese.
GQ: Durante la diretta Weverse in cui presentavi <FACE>, hai detto: “Volevo fosse una sorta di dichiarazione, un modo per superare quel periodo di smarrimento e le emozioni provate.” Durante la <BTS FESTA 2021>, inoltre, hai detto che credi “in ciò che puoi creare”, mentre non credi che “il destino sia prestabilito”. L'impressione che ci siamo fattə è che proseguire seguendo i tuoi ritmi, le tue idee e con i tuoi soli sforzi sia molto importante per te.
JIMIN: Sono convinto che non ci sia nessuno che possa definire quali sono i propri limiti. Certo, abbiamo tuttə dei limiti, ma non possiamo sapere fino a che punto possiamo spingerci, finché non ci proviamo. Infatti capisco e conosco appieno tutto il coraggio e l'impegno che ci vogliono per credere in se stessə e tirare avanti. Ecco perché trovo che definire la propria strada ed imboccarla con le proprie forze ed energia sia un atto davvero notevole.
GQ: Ascoltando <FACE>, ho proprio provato un senso di empatia, grazie ai toni onesti e alle confessioni più intime. È stato come se le tue parole dessero forma ai miei sentimenti, come se “un chiarore filtrasse dalle ferite aperte, mostrandomi ogni cosa sotto una luce nuova.” (Estratto da “Even with a Very Faint Light” di Choi Eun-young)
JIMIN: Wow, grazie per queste bellissime parole.
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GQ: L'album è stato un modo per affrontare e superare le tue ferite interiori, quindi immagino l'obiettivo principale non fosse quello di dare conforto. Ciononostante, hai provato felicità e sollievo per la reazione delle/i fan?
JIMIN: Le parole gentili, i complimenti ed il supporto delle/i fan sono sempre fonte di gioia e conforto, per noi. Il dono più grande è poter vedere le/i nostrə fan. Questa cosa non è mai cambiata.
GQ: Nell'intervista che avete fatto a gennaio 2022 con <GQ>, RM, riguardo il potere catartico che ha la musica, ha detto: “Aprirsi agli altri e confidarsi può renderci più forti.” Ma ha anche ammesso che, nonostante crede sia importante essere onesti con le/i fan, prova sentimenti contrastanti a riguardo, un senso – sì – di leggerezza e liberazione, ma anche un po' di timore. Ora che è passato un po' di tempo dal rilascio del tuo primo album solista, cosa pensi ti abbia lasciato Face? Dopotutto, certe emozioni diventano più chiare solo col senno di poi.
JIMIN: L'album mi ha aiutato a capire più a fondo le complesse emozioni che stavo provando in quel periodo, e da cui non riuscivo a districarmi. Grazie a questa preziosa esperienza, non ho più paura né insicurezze nel farmi forza e rialzarmi, quando mi sento smarrito ed impotente.
GQ: Ora che, grazie al tuo lavoro solista, hai imparato ad affrontare ed analizzare le tue emozioni, pensi di essere meglio disposto a fronteggiare questi sentimenti, anche quelli più fugaci, invece di lasciarli semplicemente andare? Pensi di aver trovato il modo di catturare ed esprimere queste emozioni?
JIMIN: Quando mi rendo conto che qualcosa di prezioso e speciale sta crescendo in cuor mio, prendo il telefono e mi appunto tutto. Poi, quando mi capita di ripensare a quei momenti ed emozioni, può succedere io mi commuova. E ovviamente mi assicuro di appuntare anche questi nuovi sentimenti.
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GQ: Trovo davvero brillante l'idea del colmare i vuoti - eventualmente lasciati dalla musica - attraverso la coreografia. Credo il tuo non sia un semplice ballare, ma il tentativo concreto di concettualizzare quelle emozioni attraverso una riflessione ed un progetto coscienti.
JIMIN: Esatto. Quando pianifichiamo un progetto e decidiamo qual è la direzione generale che vogliamo seguire per quanto riguarda la coreografia, io partecipo attivamente alla conversazione, condividendo idee e concept cui ho già pensato in fase di stesura dei brani. Quella parte del processo mi piace molto.
GQ: Nonostante non sia stato incluso nella versione a stampa della nostra intervista di gennaio 2022, allora avevi confidato di pensare spesso al significato di concetti astratti quali le relazioni, la lealtà e l'amore. Credi di aver trovato risposte a queste idee? A cosa pensi, di questi tempi?
JIMIN: Sono concetti tuttora un po' complessi, per me, visto che sono ancora in fase di maturazione e non sono ancora del tutto un adulto. Quindi, sarà per quello, ma la mia concezione di queste cose cambia ogni giorno. A volte idee quali le relazioni, la lealtà e l'amore mi sembrano solo parole vuote, ma ci sono anche momenti in cui vi penso con grande affetto e mi ci ritrovo, anche se ancora non ne ho una comprensione completa e soddisfacente. Ma voglio continuare a provare e sperimentare uno spettro sempre più ampio di nuove emozioni.
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GQ: Credi, quindi, sia per quello che la tua danza sembra come catturare tutti i dualismi e la complessità delle emozioni? Perché penso sia proprio questo a rendere ogni ascolto della tua musica un'esperienza sempre nuova, qualcosa che lascia un impatto duraturo. Personalmente, di cosa hai bisogno per trasporre questi sentimenti in musica e poi in ballo?
JIMIN: La prima volta che ascolto una traccia, è importante sentirla come mia e riconoscermi. Poi cerco di tenere a mente quelle prime impressioni e di esprimerle al meglio quando sono sul palco.
GQ: I BTS sono riusciti a rendere nullo il concetto di “barriere linguistiche”. Dopo il primo piazzamento del gruppo nelle principali classifiche Billboard, mi ha molto commosso la tua dichiarazione a riguardo: “Il linguaggio dei BTS consiste nel raggiungere vari angoli del mondo. Invece che prefissarci obiettivi grandiosi, spero questa nostra lingua continuerà a raggiungere quante più persone possibile in tutto il globo.”
JIMIN: Prima di arrivare al livello cui siamo ora, il nostro gruppo ha dovuto affrontare diverse difficoltà, smarrire occasionalmente la direzione e risolvere conflitti, ma ci siamo sempre sostenuti a vicenda. Strada facendo, abbiamo provato gioia, dolore, tristezza, felicità e amore— e siamo sempre stati molto aperti ed onesti rispetto a questi sentimenti. Credo sia proprio questo che ha raggiunto i cuori della gente. In fin dei conti, quindi, non è tanto la lingua, quanto il cuore che può fare da ponte.
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GQ: Se tutte le lingue del mondo dovessero scomparire e rimanesse un'unica forma d'espressione, quale sceglieresti?
JIMIN: Sceglierei l'inchino, il gesto di abbassare il capo in segno di saluto e gratitudine. È un gesto semplice, ma può avere diversi significati: può essere un “ciao” pieno di calore, un “grazie” o un “arrivederci”, o semplicemente essere espressione di rispetto e garbo verso l'altra persona. Se dovesse sopravvivere solo un linguaggio o una forma di espressione, sceglierei questo, l'inchino, il gesto che incarna saluto, gratitudine e stima.
GQ: Tra le tante parole di conforto che hai ricevuto quest'anno, qual è stata la più preziosa? E quali vorresti offrire al pubblico?
JIMIN: Ci sono molti modi di provare gioia. Quest'anno, le espressioni di conforto che ho sentito più spesso – dalle/i fan, da persone a me vicine e colleghi – sono state “Non ti preoccupare, stai andando alla grande anche se non sei veloce quanto vorresti.” Queste parole hanno reso più felice il mio 2023. Quindi, invece di offrire parole di conforto, vorrei fare una domanda a coloro che stanno leggendo quest'intervista: “Quand'è che siete più felici? Cos'è che vi riempie di gioia?”. Perché, sì, abbiamo tutti storie ed percorsi differenti, ma spero veramente ognunə di voi possa provare almeno un momento di piena gioia e felicità completa ogni giorno delle vostre vite.
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GQ: Dici spesso cose tipo “Non cambieremo mai” o “Probabilmente, quando avremo 40 anni, saremo ancora così”. Sembra proprio tu sia fermamente convinto di questa cosa, come se il tempo non ti scalfisse e, anzi, tu viaggiassi su una retta parallela ad esso. Cosa speri non cambierà mai di te, sia in quanto membro dei BTS che come individuo?
JIMIN: Sono stati i BTS a gettare le basi per quelli che siamo oggi, per trovare noi stessi. Non credo ci sia bisogno di molte spiegazioni, no? Ed è qualcosa che dobbiamo tenere sempre a mente, anche con l'andare degli anni.
GQ: Una volta, alla domanda “Quand'è che ti senti più amato?” hai risposto dicendo, “Quando tutti i membri sono insieme”. La pensi ancora così?
JIMIN: Sì, la cosa è invariata. Sono convinto che un gruppo sia al meglio e riceva quanto più amore possibile quando i suoi membri formano un'ottima squadra e sono uniti.
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GQ: Citi sempre ‘Young Forever’ come la canzone più speciale e preziosa per te. Nel 2021, su Weverse, hai scritto che quando la ascolti, ripensi alle voci delle/i fan che la cantano insieme a voi. Di questi tempi, che immagini ti affiorano alla mente, quando ascolti ‘Young Forever’?
JIMIN: Ricordo ciò che ho visto dal palco. Sono scene e momenti estremamente preziosi. Sono ricordi felici che mi porterò sempre nel cuore.
GQ: Immagino che ogni volto, nel pubblico, brillasse di una luce calorosa, proprio come le ARMY Bomb.
JIMIN: Ha assolutamente ragione. Tutti noi membri non vediamo l'ora di tornare sul palco per immergerci nel caloroso chiarore di cui brillano le/i nostrə fan, e cantare di nuovo tuttə insieme.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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Il "nonostante tutto" è il tuo sorriso fra le lacrime...
La capacità di ascoltare gli altri anche quando vorresti solo restare in silenzio...
Il coraggio che trovi quando non sai in che direzione proseguire...
L'amore che doni quando vorresti solo riceverne...
La mano che porgi quando vorresti solo andare via di schiena...
La passione che alimenta i sogni che non ti fanno prender sonno...
La forza che trovi quando devi abbracciarti da sola...
Il nonostante tutto
è ciò che ti fa avanzare giorno dopo giorno...
Pensaci un pò quando continui a ripeterti di non essere abbastanza, perché di fatto non sei abbastanza... sei tutte queste cose.
Sei semplicemente speciale
Prendine consapevolezza
e ricordalo ogni qualvolta sarà più facile essere duri con se stessi.
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cit.
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rickthesizbeer · 1 year
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Mi hai distrutto
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Sono giorni e giorni che penso a quanto male tu mi abbia fatto e continui a recarmi. Negando un rapporto di nove anni e mezzo, fatto di aiuto, fratellanza, stima, amore, rispetto, tutto per proseguire ed essere una famiglia. Eri la mia casa, eravamo una famiglia, un rapporto unico che il 21esimo secolo ha avuto la fortuna di vedere, perchè non ne esistono di uguali. Eppure mi hai devastato, tu che sei sempre stata mia sorella, la mia migliore amica, hai ribaltato ogni cosa, facendoti convincere di una cosa che considero orrenda. Dimenticando tutto, dimenticando quanto di bello ci siamo dati e avremmo potuto darci ancora. Al mio compleanno dicesti '' Se non sei tu la casa, io non so più abitare, per sempre il mio fratellone''-.... Cosa vuoi che ti dica ? Da quella casa sei voluta uscirne, accusandomi di una cosa che mai avrei pensato. La psicologa dice che ho un accenno di depressione, era prevedibile dopo quanto costruito e disintegrato cosi da un momento all'altro. é dura, durissima, ma spero tu stia bene sorellina, chissà se quando sei in cameretta un pensiero ti sfiora. Ciao, ti ho voluto, ti voglio, e ti vorrò sempre bene, nonostante tutto .. Ti osservo da quella finestra, sperando che non ti manchi mai nulla. IL TUO FRATELLONE PER SEMPRE
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aurozmp · 1 year
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Quindi manderesti tutto all’aria per una persona che magari è totalmente diversa da te ? ⭐️
partiamo dal presupposto che quando la gente fa qual cazzo che vuole rovinandosi, nonostante più volte è stato ripetuto in modo pacato i loro sbagli, e continuano a fare ciò che pensano hanno loro rovinato a mandato all’aria l’amicizia. nel momento in cui uno prende una scelta deve mettere in conto le conseguenze che verranno dopo. non tutti sono pronti nel perdonare e chiudere un occhio più volte, facendo finta di niente e continuando ad andare avanti come niente fosse. prima o poi si scoppia e la rabbia prende il sopravvento, sono buona e cara finché la pazienza me lo permette, quando essa esaurisce ci sono due modi in cui potrei andare avanti:
1. si fa il loro stesso gioco prendendoli anche per il culo
2. si dice ciao ciao
è facile dire “in amicizia/amore bisogna perdonare”, ma quando dall’altra parte non c’è la stessa voglia di mettersi in gioco ed evitare per il proprio bene di fare scelte di merda non trovo nessun motivo logico per proseguire. detto questo, ognuno può prendere le decisioni che vuole sulla propria vita, ma quando queste non fanno stare bene entrambe le persone in un rapporto, che senso ha andare avanti? che senso ha sprecare il proprio tempo per ripetere cose che già sono state dette e ridette? io non lo trovo.
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flavio-milani00 · 1 year
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Le relazioni che si basano unicamente sull'aspetto fisico, non durano mai molto. Prima o poi ci si stufa, non ci si ama per quello che si è come persone, i corpi cambiano e manca quel qualcosa in più che le fa proseguire nonostante tutto.
L'attrazione fisica ha la sua importanza, ci mancherebbe. Nessuno lo nega. Tuttavia una relazione sarà lunga e duratura solo quando ci sarà anche e soprattutto l'attrazione mentale/interiore, che assume un ruolo maggiormente importante rispetto a quella esteriore.
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fullyouthdream · 4 days
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ho digiunato nonostante stasera fossi ad un 30esimo con cibo ovunque, la tentazione era fortissima ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era "poi domani non vedrò più un 49 sulla bilancia".
quindi ho resistito, dicendomi che questa non sarà l'ultima occasione per mangiare un tancio di pizza, o un casatiello, o dei bocconcini di bufala o un tagliere di salumi e formaggi.
potrò sicuramente mangiarli di nuovo, un giorno.
anche se la paura mi fotte, e non voglio buttare di nuovo i miei progressi all'aria.
è stato anche un po' soddisfacente vedere tutti con le mani sulla propria pancia gonfia, a lamentarsi di quanto stiano ingrassando, mentre io ero lì con lo stomaco che brontolava e un autocontrollo eccezionale.
ero l'unica lì in mezzo che stesse facendo attivamente qualcosa per non ingrassare, ovvero non mangiare.
ero l'unica ad avere il controllo.
ed ero l'unica a non poter usare la mia pancia come poggia mani, perché pian piano sta diventando sempre più piatta, e la zona superiore è addirittura un po' rientrata tra le costole.
senza dover trattenere il respiro o tirarmi la piancia in dentro, capite?!
capite quanto possa essere soddisfacente vedere gli altri sudare per il "caldo" mentre tu tremi di freddo?
capite che quel grasso che mi scaldava adesso sta andando via, ed è fantastico?
è tutto ciò che desidero al momento.
non ho controllo sulla mia vita, sono completamente allo sbaraglio, non ho obbiettivi e non so che futuro voglio, ma so che su questo posso avere controllo.
so che in quel futuro sarò felice col mio corpo, sarò a mio agio in bikini davanti ai miei amici, sarò a mio agio indossando pantaloncini striminziti e top cortissimi, sarò a mio agio stando seduta e piegata in avanti perché le mie cosce non si espanderanno nel farlo e la mia pancia non avrà grasso da cui ripiegare rotoli che mi lasciano segni.
in quel futuro mi ci vedo magra, felice, in pace col mio corpo e con la mia mente perché, dio, me lo merito.
merito un corpo che mi faccia sentire bene.
quindi devo avere controllo, proprio come ne ho avuto soprattutto stasera.
purtroppo per raggiungere quel risultato e farlo abbastanza in fretta, questo è l'unico modo.
è vero, mi fa del male psicologicamente perché so che non è normale sentirsi spaventati dal cibo, dal numero sulla bilancia, dal riflesso nello specchio che cambia ogni volta che lo guardo; so che mi lascerà lo stomaco sottosopra e mi sballerà i valori, che sicuramente saranno più bassi nonostante le vitamine che assumo, e so che potrei svenire o farmi male in altri modi simili.
però mi rende felice, sarò felice quando sarò come dico io.
e questo mi basta.
la felicità è sempre difficile da raggiungere, si deve sempre lottare un po' prima di poter dire di essere felice.
e io lo sto facendo, sto lottando, mi sto controllando, e ci sto anche riuscendo benissimo.
non voglio mai più superare i 49 kg.
non voglio mai più vedere il mio peso iniziare con un "5...".
e se anche a 45 kg non avrò il corpo che immaginavo avrei avuto, allora dovrò proseguire, magari fino ai 43, o anche ai 40, se non ai 38.
mi fermerò quando sarò soddisfatta del mio riflesso.
però, fino ad all'ora, andrò per piccoli step.
stamattina pesavo 49,9 kg.
domani mi aspetto almeno cento grammi mancanti.
anche solo cento grammi mi bastano.
ho perso 2,6 kg in 10 giorni, penso che sia normale rallentare a partire da adesso, non mi meraviglierei, anche se ammetto che mi deluderebbe un po' vedere progressi troppo piccoli se non nessun progresso affatto (che puó succedere se si blocca il metabolismo).
immaginate se continuassi a perdere 2,6 kg ogni 10 giorni... arriverei a 45,2 kg tra esattamente 20 giorni.
impossibile, lo so, eppure l'idea è eccitante, mi motiva e mi sprona a fare anche meglio.
oggi sono andata alla prima lezione di pilates, carino e stancante ma nulla che si possa paragonare all'MMA, boxe, nuoto o altri sport simili dove ti sforzi almeno dieci volte di più.
sono convinta di aver bruciato poco, forse 200 kcal massimo.
ma a noi non interessa, tanto non ho mangiato quindi qualcosa in questi giorni lo perdo per forza.
andrà bene.
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realnews20 · 12 days
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Interivstato da Radio Serie A con RDS, Marco Di Vaio ha parlato dopo la storica qualificazione del Bologna alla prossima Champions League. Il dirigente rossoblù si è soffermato sulle prossime strategie che attuerà la società, a partire dal futuro di Thiago Motta: "Ci prepariamo alla prossima estate sapendo che il mercato sarà lungo,ma con l'idea di confermare più giocatori possibili con la volontà di portare avanti questo gruppo che ha delle basi solide e forti. Il primo passaggio sarà quello con il mister che ha portato alla ribalta questo gruppo straordinario. Vogliamo continuare a dare continuità con il lavoro straordinario che sta facendo tutto lo staff per poter proseguire a fare bene e a sognare". Di Vaio: "Bogliamo confrontarci con le realtà europee" Di Vaio ha poi proseguito: "Noi siamo sempre andati in campo con la mentalità e la testa per continuare a fare bene nonostante si parlasse di noi più in merito alle partenze di giocatori e mister piuttosto che ai risultati del campo. Siamo una società solida economicamente e con un enorme patrimonio umano con progetti e obiettivi ben chiari in testa. Abbiamo la volontà di confermarci nel campionato italiano e di confrontarci con le realtà europee avendo il supporto dei nostri migliori giocatori. Sappiamo che il mercato è particolare e ci sono sempre tante novità". Di Vaio e il lavoro di Thiago Motta "Dopo il primo periodo le cose non sono state semplici ma vedevamo il Thiago allenatore e il Thiago uomo come lavorava e come cercava di costruire l'identità di squadra e ci piaceva molto. Abbiamo capito che gli serviva un po' più di tempo per capire come prendere i ragazzi e per stravolgere qualcosa. La sosta per il mondiale è stata molto utile, è stato come essere in ritiro e questo ha favorito la conoscenza reciproca tra allenatore e giocatori e una crescita costante nella costruzione della squadra. Con lui sono cresciuti i ragazzi e il prodotto che ne è uscito è stato interessante e giovane. La qualificazione in Champions League è inaspettata ma meritata. Sono arrivato a Bologna che la squadra era in Serie B, pensare a oggi di essere in Champions è qualcosa di pazzesco. Spero di incontrare tutte le grandi: dal Barcellona al Real Madrid per poter vedere dal vivo quel livello". © RIPRODUZIONE RISERVATA [ad_2] Sorgente
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maryebbastasstuff · 17 days
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Il mio cervello ti pensa continuamente. Non sono brava in queste cose ma lo sai che con lo scritto forse me la cavo un po’ meglio. Lo so che non c’è bisogno di parlare con te perché tu mi capisci anche senza parlare, anche senza guardarmi, anche senza sentirmi. Avevo capito subito che tu fossi qualcosa di raro che capita pochissime volte nella vita ed io mi sento davvero molto fortunata. Non so cosa sei stato in passato , e per quanto io possa tenervi a te per me il passato è passato. Io valuto la persona che sei e che sto conoscendo. E ti posso assicurare che tutto quello che sto vivendo con te non mi sembra reale, mi lascia senza parole. Dalla prima volta che ti ho visto ho contato i giorni e le ore prima di vederti di nuovo. La cosa bella è che quando sto con te il tempo non mi basta mai, vorrei che fosse infinito. Mi fai stare bene. Sei un ragazzo dolce, romantico, premuroso e attento in tutto ciò che fa. Spero che nonostante quel poco tempo che siamo stati insieme il tutto possa proseguire anche stando distanti questi mesi. Lo so che potevo anche evitare di scriver queste parole , ma fidati che volevo sapessi cosa frulla nel mio cervello. Sei quello che stavo cercando. Spesso mi dici che sono bella e perfetta. Ma io ogni volta che tu me lo dici invece penso questo di te, penso “ma da dove è uscito sto qua? Veramente vuole stare con me? Ma è uno scherzo?”
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lamilanomagazine · 2 months
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Sanità: spettro autistico, la Regione Toscana garantisce la terapia ABA
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Sanità: spettro autistico, la Regione Toscana garantisce la terapia ABA. L'assessore alla Sanità Simone Bezzini ha risposto all'interrogazione sulla concreta uniformità di applicazione, su tutto il territorio regionale, e alla garanzia di erogazione della terapia ABA e dei relativi contenuti economici spiegando che: "La Toscana storicamente è particolarmente attenta sulla questione dell'autismo e delle famiglie che si trovano a dover gestire le difficoltà legate a questo disturbo". L'assessore ha aggiunto che, "nonostante l'assenza di indirizzi chiari a livello nazionale in materia, in Toscana, negli anni a partire dal 2001, sono state rimborsate alcune tipologie di servizi assistenziali non previsti dal sistema sanitario nazionale, tra cui l'intervento basato sul metodo ABA". L'ABA è un metodo che si è dimostrato efficace per ridurre i comportamenti disfunzionali e migliorare comunicazione e apprendimento di chi soffre di disturbi dello spettro autistico. "La Regione - ha proseguito Bezzini - ha garantito, con le sue delibere, la continuità assistenziale. Di fronte alle criticità segnalate che ci sono state in alcuni contesti territoriali circoscritti, viste anche sul piano generale le perplessità emerse e i pronunciamenti del Consiglio di Stato in merito, in attesa delle linee guida nazionali che non sono state ancora emanate, la Regione Toscana mette in campo un percorso condiviso, con il coinvolgimento dei dirigenti regionali di competenza, delle direzioni aziendali, dei professionisti dei dipartimenti della salute mentale di ciascuna Asl e dei rappresentati delle associazioni dei familiari delle persone autistiche. Aspettiamo intanto i risultati attesi di un gruppo di esperti, a livello ministeriale, che dovrà definire a livello nazionale se l'intervento comportamentale personalizzato basato sui principi ABA sia il più appropriato nella fascia d'età fino ai sette anni". "In virtù di questa situazione, legata all'armonizzazione su tutto il territorio nazionale delle modalità di erogazione della terapia ABA non solo di natura clinica, ma anche organizzativo ed economico finanziaria, ho ritenuto necessario di portare la questione all'attenzione della Conferenza delle Regioni, chiedendo di valutare l'opportunità che la commissione salute si attivasse presso il ministero, in particolare con il sottosegretario Marcello Gemmato, affinché ci sia un coinvolgimento delle Regioni nel gruppo di lavoro e un tempestivo aggiornamento del percorso avviato. La Conferenza ha condiviso di inviare una lettera, spedita al ministero della Salute, richiedendo all'unanimità di valutare l'opportunità che il suddetto gruppo di lavoro venga integrato nelle tematiche da trattare e anche con rappresentati della Conferenza delle Regioni. In attesa della risposta dal tavolo ministeriale ci siano impegnati a garantire la continuità delle cure alle persone che soffrono di disturbo dello spettro autistico". Nella replica il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Francesco Torselli ha espresso soddisfazione assoluta per la risposta dell'assessore Bezzini: "Abbiamo capito che fino alla conclusione del tavolo tecnico la Regione garantirà la terapia ABA a coloro i quali è statat prescritta. Aspettiamo con fiducia i risultati del tavolo a livello ministeriale, per capire se le cure previste dal percorso ABA potranno essere somministrate ai bambini fino ai sette anni. E condivido anche la richiesta di coinvolgere al tavolo più soggetti possibile, comprese le Regioni. In attesa del pronunciamento del ministero entro il 31 maggio, siamo soddisfatti anche dalla posizione della Regione, che intenderà proseguire su questa strada una volta che arriveranno i risultati".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ahrisen · 4 months
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14.03.24
Ero in una sorta di Accademia, ma dell’occulto? C’erano esseri non umani, e magici. Demoni, eldritch, streghe, e così via. Io non dovrei essere lì (Ho la sensazione che è così, non ne conosco il motivo). Una donna, o qualcosa dall’aspetto di una donna, mi sfida a duello. Dalla reazione dei presenti deve essere una cosa insolita, sfidare un nuovo arrivato. O un umano. Non so, fatto sta che non voglio combattere. La donna però dice che devo “Dimostrarle di appartenere a quel posto”. Non mi sento nemmeno di dimostrare niente a nessuno. Tuttavia, aggiunge “Che se non lo dimostro, verrò rimandata indietro.”. L’idea di tornare “indietro” inteso come alla “Noiosa mondanità di questo mondo” mi disgusta. Quindi accetto. Combattiamo:
Siamo in una sorta di Arena sotterranea. La donna controlla qualcosa simile a un campo di forza, ma appare di più come un vortice di energia del vuoto che schiaccia tutto quello che entra al suo interno. Ha un barlume nero e violaceo e c’è un occhio occulto che lo catalizza dall’iride gialla è innaturale. Io cerco di concentrarmi sull’osservazione e schivata degli attacchi. Ho come la sensazione che mi stia davvero mettendo alla prova, anche se non ne capisco il motivo. Quel che so è che se mi prende è la fine, non c’e modo di uscirne da quella roba. E non c’è modo nemmeno di vincere per sfiancamento, anzi: Se continua così, penso, sarò io a stancarmi e a non riuscire più a proseguire il combattimento.
Dunque racchiudo le energie per imitare, in modo molto banale in verità, la sua magia. Nello specifico sfrutto la gravità per accelerare il mio corpo, e gli spazi stretti delle colonne sotterranee per “rimbalzare” e darmi spinta nell’attacco. Riesco a creare una sorta di raffica iniziale, dato che i due moti (la mia magia accelerativa e la spinta delle colonne) mi permette di non restare bloccata nel campo gravitazionale.
Tutto questo è stancante, si, ma raccolgo le forza per un colpo a sorpresa sfruttando non una delle colonne rocciose bensì il soffitto per scaraventarmi su di lei, e allontanarmi con un ultimo disperato sforzo.
Mi metto a riparo dietro una delle colonne. Vedo che si tocca il volto. Nonostante tutto il mio impegno, ha solo un graffio. Eppure sembra sorpresa. Soddisfatta, persino. Io invece sono a pezzi, confusa, e sconfortata. Come vinco uno scontro del genere? Letteralmente, le ho fatto solo un graffio. E a stento. Non posso, semplicemente.
Penso, e ripenso, in cerca di un modo. E non ne trovo assolutamente nessuno. Nel frattempo lei si avvicina, camminando. Pacata. Tranquillissima. Mi innervosisce ancora di più questo atteggiamento. È come se persino lei sapesse che non posso vincere. Ma allora, perché sfidarmi? Non era una dimostrazione, ma un massacro così! Non capisco, non capisco, dannazione non capisco…
Alzo lo sguardo che è ormai a pochi passi da me. Ferma, a fissarmi. Non mi guarda male. Si, non percepisco nemmeno aggressività da parte sua. In verità mi guarda e basta, come se aspettasse.
<< Io… Non voglio tornare… Non posso. >> Mormoro. << Ma nemmeno posso batterti. Io… Non ci riesco. A capirti. A batterti. Giuro che ci ho provato, io… >>
Cerco di trattenermi. Non mi va di sembrare ancor più paretica di così. È chiaro che qualsiasi cosa sia questa donna, è a tutt’altro livello. Non mi resta che arrendermi. E così, lo dico ad alta voce.
Lo scenario cambia.
Sono in uno studio. Sembra antico, ci sono mobili in legno scuro, teche, e librerie. Molto bello. Io sono seduta davanti a una scrivania. Dall’altro lato c’è quella stessa donna. In mano ha dai fogli. Me li passa.
<< Che cos’è?>> Le chiedo.
<< Un contratto.>> Risponde.
Ah. Dannazione, odio la burocrazia. E perché mi ritrovo qui a farla?
<<Non capisco.>> Scuoto il capo. <<Cos’è questo… “Sequenza di validazione”… cosa stiamo validando?>>
<< Sono dei numeri. Scegline quattro, e scrivili su entrambi i fogli. Servono a dimostrare la loro sincronicità. >>
<<Uh… Sincronicità? Nel senso che sono stati firmati allo stesso momento?>>
Non c’è un luogo e una data per questo? Scrivo i numeri.
<< Nel senso che sono stati firmati nella stessa dimensione. >> Replica, tendendo la mano per riavere i fogli. Glieli passo. Lei conferma, e procede con altri documenti.
<< La stessa dimensione… Okay, si, credo di capire. >> Non sono sicura di farlo, ma per assurdo se le date si assicurano che non sbagliamo giorno magari può essere vero che quei numeri si assicurino che non sbagliamo dimensione. Chissà, forse potrebbero esistere tanti universi quante sono le combinazioni di quattro numeri che potrei mettere su un foglio?
Lei mi passa altri fogli. Leggo.
<< Questi non sono moduli per rimandami indietro…>> Realizzo.
<< No. >> Conferma lei. << Fra i pochi che riescono ora raggiungere la biblioteca al confine, nessuno torna indietro. Specialmente un mortale. >>
Biblioteca? Di che genere? Confine? Di cosa? Dove? Ma sopratutto… << Che fine fanno allora? >>
<< Vengono divorati. >>
Ah. AH. Oh cazzo. Sbianco peggio dei fogli che tengo in mano. Ma tutto quel che riesco a dire è un flebile << Oh. >>
<< Oh? >> Fa eco la donna.
Non ho molto da dire, penso: Sono nella merda, no? Eppure qualcosa non torna.
<< Non capisco allora che senso ha avuto combattere… >> Lo dico con un sussurro, perché davvero mi sento scoraggiata.
<< Non c’è modo migliore di conoscere un animo se non sfidandolo. È nel momento in cui ci si ritrova ad affrontare le difficoltà che la vera indole si rivela. >>
Mi sembrano parole sagge. Ma sul momento, non mi bastano. Onesto, si può sapere che sta succedendo?
<< Sarà. Forse. Io… Non lo so, senti. Che senso ha conoscerete un animo se alla fine vuoi mangiartelo? >>
Lei resta in silenzio. Di tanto in tanto parti del suo corpo cambiano aspetto. Sembrano contorcersi, sotto forme mostruose o… Difficili da comprendere. Forse luce. Non so definirlo, ma di base mi aiuta a ricordare che per quanto io mi riferisca a lei come donna di fatto non lo è del tutto. Quel posto è assurdo,
<< Divorarti non mi interessa. Non in quel senso. >>
Dice, ma la sua voce viene dalle mie spalle. Mi volto ed eccola lì. In piedi dietro di me.
<< Lo stesso non posso dire per i parassiti di questo piano. La sfida era solo un pretesto. >>
<< Un… pretesto per cosa?>>
<< Per prenderti in possesso. >>
Eeeeh?
La mia faccia sul momento deve aver lasciato trasparire il livello di confusione, perché poi ha proseguito spiegando qualcosa che cercherò di riassumere al meglio delle mie capacità senza sembrare uscita da un manicomio.
In pratica, la donna dice che su diversi piani ci sono diverse entità, ma di base tutte reagiscono a precisi elementi e nello specifico fra questi il più raro è la “Corporeità”. Detta in termini terra terra: Se qualcosa ha un corpo, a quel che è spirito fa gola. Quelli come me (umani) dotati di entrambi in una dimensione praticamente piena di corporeità, fanno molta gola. Letteralmente. Entità del genere ci vedono come nuggets di pollo in svendita al mc Donald, santo dio. Le entità più deboli fanno da parassita: Si legano di modo che possano sperimentare con un tramite la corporeità, e hanno diversi livelli di manifestazione. Si nutrono di particolari energie, che vengono emanate in particolari stati di coscienza. Le entità più forti generalmente si limitano o a divorare per intero la parte spirituale, lasciando così un guscio fisico vuoto. Alcuni si divertono a occuparlo, persino.
Al termine di questa spiegazione in verità mi sorge spontanea la domanda: Con chi sto parlando, allora? E cosa vuole da me?
<< A prescindere… Da tutto questo. >> Le dico. << Mi dispiace ma davvero non posso. Non ho intenzione di diventare proprietà proprio di nessuno, io. >>
<< Non hai una scelta. È l’universo che funziona in un modo, e tu non puoi fare a meno che funzionare di conseguenza. >>
<< L’universo può rispettosamente andare a… Senti, okay. Ascolta. Tutto questo perché, ho perso quel duello? La sfida? È questo, che vuoi dire?>>
<< Avanzare una sfida è avanzare un diritto. Venendo qui, senza protezione, senza patrono: Assurdo. Non mi restava che rendere ancor più assurda l’idea di avanzare pretese su qualcosa di mio. >>
<< Non mi piace. >>
<< Cosa. >>
<< “Cosa” >> Faccio eco io in tono irritato.
<< Cosa vuoi che ti dica? Grazie? Grazie per avermi fatto un culo così prima che potessero farmelo gli altri? Non lo so! Io… >>
Scuoto il capo cercando le parole per esprimermi senza piangere.
<< Io… Da dove vengo io, ho vissuto un intera vita come prigioniera. Non voglio più, mai più, sentirmi… Così. No. >>
Le prendo una mano. Lei non oppone resistenza. conduco la mano sul mio petto. Proseguo.
<< Quel che sta succedendo, nel complesso non lo capisco ancora. Tu… Nemmeno te capisco ancora. Prima combatti come se volessi uccidermi, poi mi parli come se volessi salvarmi. Mi dispiace davvero. Non mi fido di te. Eppure…>>
Oh cavolo, no. Non piangere. Tieni duro, penso.
<< Eppure se davvero hai almeno un briciolo di pietà e benevolenza nei miei confronti, allora ti prego: Uccidimi ora, adesso, subito. Piuttosto. Ti prego… Mangiami, se vuoi. Tutto. Ma non le catene. Mai più. Mai più… >>
E niente. Piantino wins.
La donna sembra cambiare atteggiamento. Non so bene come leggere l’emozione ma credo sia impanicata.
<< Va tutto bene. Permettimi di ribadire e rassicurarti circa la mia mancanza di interesse nel farti male. Guardami. Guardami per favore. >>
Non voglio, e non lo faccio. Ho vergogna a guardare qualcuno quando piango.
La donna mi porge dei fogli. Sono gli stessi di prima, ma qualcosa è cambiato. Le condizioni del contratto. Non riesco a leggerle.
<< Le lettere… Cambiano… In continuo…>>
Oh cavolo. Aspetta. Ma è un sogno? Certo. Che stupida. Eppure… Sembra così reale, che dire.
<< La fluttuazione emotiva ti sta riallineando al tuo piano. Non ci resta molto tempo, quindi guardami. >>
Esito. Ma la guardo. È… non so cos’è, ma non è umano.
<< Finchè non stabilirai un contratto, avrai un debito. Non oseranno cacciare qualcosa che ha un conto in sospeso con me. Questo ti darà tempo. Ma non sarà molto: Bada. >>
<< Non sei reale… >>
<< Verrai a cercarmi, eventualmente. Io ti aspetterò. A quel punto non ci sarà modo di temporeggiare. Capirai che non tutti i legami sono catene, e che io posso servire te tanto quanto tu puoi servire me. Ricordalo.>>
(mi sveglio)
(Wow la febbre fa delirare)
(Doppia dose di Tachipirina e si vola)
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limoniacolazione · 4 months
Note
Cosa ne pensi della polemica che è scoppiata durante la serata cover con Geolier? A me è piaciuta molto l'esibizione di Angelina, a prescindere dalla fama del brano, che ai tempi trascorse 26 settimane nella classifica singoli italiana e in radio esordì direttamente in top 10. Del resto il valore dell'artista non è determinato dal successo e/o dalla fama e c'è tutta una filosofia concernente la perdita, secondo me bisogna educare alla perdita/sconfitta, a prescindere dal contesto.
Personalmente trovo stucchevole il campanilismo ad ogni costo, da quelli che devono per forza votare il compaesano a quelli che fanno della loro provenienza geografica un tratto unico di personalità. Lo so, non me lo venite a dire che la cultura napoletana, il sangue partenopeo, la lingua a sé stante, la ritualità dialettale, so tutto. La canzone di Geolier è veramente molto brutta. L'esperienza "Viva Napoli" della serata cover non ha aggiunto o tolto niente a quello che si era già visto in precedenza. Per quanto riguarda Angelina Mango, sono contenta che chi la consiglia abbia scelto di proseguire con la selezione de "La rondine" e di metterla in valore con gli archi e non con comparsate di ospiti senza senso. Cantare una canzone del padre, pigiare il dito nell'emozione del già vissuto, del dolore del lutto, della validazione che il talento scorre in famiglia era occasione imperdibile e Angelina ha fatto bene a coglierla.
Detto questo, io non avrei favorito la vittoria né dell'uno, né dell'altra e, nonostante i fischi me li sarei risparmiati, sono d'accordo con la mancanza di applausi, e, in generale, col dissenso.
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