Fare a gara a chi si stanca prima di andare avanti con il mutismo selettivo e fare finta di nulla fino a quando, inevitabilmente, accadrà di nuovo è assolutamente il modo migliore di affrontare un problema e non sembra affatto una tipica situazione di cui parlare anni dopo in terapia quindi va tutto benissimo.
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Tu hai il diritto di andartene da qualsiasi situazione in cui non ti trovi.
Hai il diritto di abbandonare qualsiasi storia in cui tu non ti piaci.
Hai il diritto di andartene da quella città che spegne la tua luce; hai il diritto di fare le valigie e di iniziare daccapo in un altro posto.
Hai il diritto di piantare il lavoro che odi, anche quando tutto il mondo dovesse consigliarti di non farlo. Hai il diritto di cercare ciò che ti stimoli di alzarsi dal letto al mattino, fino alla fine della vita.
Hai il diritto di lasciare colui che ami, se ti tratta male. Hai il diritto di mettere te stessa al primo posto, se non cambia mai nulla.
Hai il diritto di rompere con i cattivi amici. Hai il diritto di circondarti dall'amore, dalla gente che ti ama e ti sostiene. Hai il diritto di prendere quell'energia di cui hai bisogno nella vita.
Hai il diritto di perdonarti per gli errori piccoli e grandi, hai il diritto di essere buona con te, di guardarti allo specchio e di piacerti.
Hai il diritto di liberarti dalle tue stesse attese.
A volte pensiamo che abbandonare qualcosa significa arrendersi, calare le braccia. A volte andarsene è la cosa migliore che potresti fare per te.
Questo ti permette di cambiare il vettore della vita, di iniziare daccapo, di scoprire il mondo e te stessa.
A volte abbandonare significa non restare imprigionati in un posto sbagliato e con le persone sbagliate.
Andarsene: aprire le porte ai cambiamenti, alla crescita, alla liberazione.
Hai sempre la possibilità di andartene, finché non troverai il tuo posto e ciò che ti rende felice.
Hai persino il diritto di abbandonare te stessa del passato, e di crearti daccapo.
Love killer
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Da sbarbo (13-18) ho avuto un sacco di ragazze. Mi piacevano tutte, adoravo flirtare, farle ridere, sentire il loro meraviglioso odore e baciarle, le baciavo tutte. Poi ho iniziato a fare i conti con il cuore e quelle che avevo le trattavo come regine, adoravo ridere con loro, perdevo la testa per il loro profumo e le baciavo sempre tantissimo.
Anche oggi non è cambiato, adoro le donne, ho i miei gusti per carità, ma il loro modo di fare, la loro inesauribile forza, il loro meraviglioso profumo e i loro bellissimi sorrisi mi fanno sempre girare la testa, in ogni senso. Però (c'è sempre un però cari miei) ultimamente non le voglio più vicine a me, non le voglio baciare e non voglio (e non cerco) un contatto con loro.
Chissà in quale sfintere del cervello (e del cuore, se me ne è rimasto uno) sono rimasto incastrato?
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Una delle mie solite avventure
Salve ragazzi, spero di ritrovarvi bene e che stia tutto andando bene.
Io, d'altro canto faccio molta fatica a tenere l'umore alto, o perlomeno vado a fasi, proprio come la mia diagnosi prescrive.
Mi sento un po' statico, come se la mia vita fosse ferma in un loop, ho come sfogo la palestra e la psicoterapia, ma nonostante ciò, mi sento inferiore a tutti quelli che mi circondano.
Spero che questo periodo passi il prima possibile perché voglio anch'io spiccare il volo...
E riuscire a dire alla fine della mia carriera: "Ce l'ho fatta anch'io!"
Confido nella volontà dei miei lettori di trovare questi post non ridondanti e spero che portino loro gioia, anche se è difficile provarle con queste parole.
Vi lascio dicendovi che in sostanza, sto facendo una bella vita, col supporto dei miei genitori, i miei amici, e tutti gli altri che incrocio durante il percorso.
Ad maiora semper!
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E lo so che rompo les ballons ma tipo tra tre giorni vado a doppiare una serie netflix, se qualcuno di voi è nel mondo del teatro o del doppiaggio potete mettermi come referenza dirò solo cose belle su di voi
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«Inverno 2011. Forse 2012. Stavo facendo un lavoro importante e iniziai a sentire che avevo paura di tutto. Di fare le scale, di prendere l’ascensore. Poi l’aereo e il treno — racconta l'attrice. Infine, quando anche il bagno è diventato un luogo inquietante, mi sono detta: il raggio della vita si sta stringendo troppo. Le paure stavano dominando la mia vita. E quando succede così è l’inizio del baratro. Stavo girando La Squadra e dissi stop. Poi una mattina è crollato tutto. Una mattina qualunque. Mia figlia Jolanda si sveglia, deve andare all'asilo. Il sole entra nella cameretta, l’armadio è colorato, bellissimo. Mi chiede: mamma mi aiuti a vestirmi? Io realizzo che è la cosa più difficile da fare. Vado nell'altra stanza, mi metto a piangere per un’ora. Quella mattina ho capito che dovevo ricominciare da capo».
Una grandissima Ambra, che si racconta con grande autenticità e che è stata in grado, proseguirà, di risalire la china grazie al volontariato. Una donna coraggiosa, che mette a nudo le sue fragilità, come solo chi ha imparato a rinascere dalle proprie ceneri sa e può fare.
tizianacerra.com
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