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#sono estasiata non felice
monologhidiunamarea · 11 months
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Prepararsi per l'ultima serata io in bagno e tu in camera che mi aspetti. Queste ferie sono state....piene di sorprese. Piene di attese che vedono la luce, quando arriva quel che tanto aspettavj , tempo. Questo tempo che ci scivola dalle mani , questa vita che corre. Quest'anno mi ha fatto capire quanto il tempo che dai a qualcuno è tempo che levi a qualcos'altro. Il segreto sta nel prendere il tempo che ci rimane e viverlo senza sprecarlo, renderlo unico , renderlo talmente unico da non rivivere mai lo stesso tempo nemmeno con la stessa persona. E quando trovi quella persona che ti fa vivere attimi vividi e intensi sempre diversi nonostante possano essere uguali come semplicemente parlare be allora quando trovi quella persona... Vivi tutto il tempo che ti è concesso con quella. Quanto il tempo insieme sembra non bastare mai ,quando perdi fiato e battiti insieme a quella persona allora afferrala. E chissenefrega se può sembrare una pazzia , chissenefrega se sarà piena di ostacoli perché sai che ne vale la pena perché non troverai mai la stessa identica cosa in un'altra persona. Non troverai mai questo da un'altra parte . Sono passati due anni di più da quando ti ho (ri)conosciuto e da quel momento non abbiamo mai smesso di renderci unici.
E guardare la mano e vedere brillare quei due anelli...essere tua in una maniera totale e vulnerabile senza paura. Perché ora proprio adesso , proprio mentre infilo il vestito di stasera mi guardo e si , sono la tua meravigliosa Fidanzata.
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susieporta · 8 months
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COME FARSI CAPIRE DALL'ALTR@
- LA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA E NON MANIPOLATIVA
La comunicazione nonviolenta si basa tutta su un pilastro fondamentale:
riuscire ad esprimere i propri bisogni e i propri sentimenti per entrare in empatia con l’altro ed essere compresi, anziché addossare all’altro la responsabilità dei nostri sentimenti.
PER QUESTO, quando si impara a comunicare tramite la modalità nonviolenta,
anziché dire "mi fai sentire" si dice "mi sento";
anziché dire "mi hai detto o fatto questo" si dice "a me è arrivato questo, ho capito bene?";
anzichè dire "tu devi" si dice "io avrei bisogno di", eccetera, eccetera.
Ecco, imparare a fare questo in una cultura che ti ha insegnato ad essere punita o ripresa sempre fin dall’inizio quando hai osato, magari da piccola, esprimere i tuoi bisogni, è molto difficile, perché bisogna vincere delle resistenze e buttare giù un muro di cui spesso non siamo neanche più consapevoli.
Nel libro di Marshall B. Rosenberg “Le parole sono finestre [oppure muri] – Introduzione alla comunicazione nonviolenta”: https://amzn.to/3g9VZWS,
mi ha colpita in particolare una lista di aggettivi che possono aiutarci ad esprimere meglio, in maniera più comprensibile, analitica, sottile e dettagliata cosa sentiamo in quel momento.
Dunque qui trascriverò per tutti una lista preziosa per provare a farsi capire meglio da chi ci ascolta e, in primis, a capire meglio se stesse/i e come si reagisce di fronte a un certo stimolo! 😊
ALCUNI SENTIMENTI CHE PROVIAMO QUANDO I NOSTRI BISOGNI SONO SODDISFATTI
Mi sento….
Affascinata, A mio agio, Affettuosa, Agitata, Allegra, Amichevole, Ammaliata, Amorevole, Appagata, Appassionata, Assorta, Aperta, Attenta, Audace, Baldanzosa, Beata, Bendisposta, Brillante, Briosa, Calma, Calorosa, Coinvolta, Centrata, Commossa, Comoda, Concentrata, Contenta, Curiosa, Deliziata, Di buon umore, Desiderosa, Divertita, Eccitata, Effervescente, Elettrizzata, Emozionata, Entusiasta, Estasiata, Esuberante, Esaltante, Felice, Festosa, Fiduciosa, Fiera, Frizzante, Grata, Gioiosa, Gloriosa, Immersa, Impaziente, In armonia, Impressionata, In attesa, Interessata, In pace, Ispirata, Incantata, Incoraggiata, Incuriosita, Intenerita, Libera, Lieta, Meravigliata, Orgogliosa, Ottimista, Pacifica, Piena di ammirazione, Piena di energia, Placida, Quieta, Raggiante, Rallegrata, Rapita, Rasserenata, Riconoscente, Rilassata, Rinforzata, Rinfrescata, Risvegliata, Riposata, Sbalordita, Serena, Stupita, Sensibile, Senza fiato, Sfavillante, Soddisfatta, Sollevata, Sopraffatta (dalla gioia), Sorpresa, Spensierata, Speranzosa, Stregata, Stupita, Toccata, Tranquilla, Turbata, Vigile, Vivace.
ALCUNI SENTIMENTI CHE PROVIAMO QUANDO I NOSTRI BISOGNI NON SONO SODDISFATTI
Mi sento….
A disagio, Abbattuta, Addolorata, Adirata, Affaticata, Afflitta, Affranta, Agitata, Allarmata, Amareggiata, Angosciata, Annoiata, Ansiosa, Apatica, Arrabbiata, Assonnata, Atterrita, Avversa, Avvilita, Colpevole, Confusa, Contrariata, Costernata, Cupa, Delusa, Demoralizzata, Depressa, Di malumore, Diffidente, Disgustata, Disillusa, Disinteressata, Disperata, Dispiaciuta, Distaccata, Dolente, Dubbiosa, Esasperata, Esausta, Febbrile, Fiacca, Fredda, Fragile, Frustrata, Furibonda, Furiosa, Gelosa, Imbarazzata, Impacciata, Impaurita, Impaziente, Impensierita, Impotente, Inappagata, Inasprita, Incerta, Incontrollabile, Incurante, Indifesa, Indifferente, Infastidita, Infelice, Impietrita, In colpa, Indecisa, Infervorata, Inorridita, Inquieta, Insensibile, Insicura, Invidiosa, Irrequieta, Irritabile, Letargica, Malinconica, Mesta, Nervosa, Ostile, Pensierosa, Perplessa, Persa d’animo, Pessimista, Piena di paura, Piena di rancore, Piena di vergogna, Preoccupata, Raccapricciata, Rammaricata, Rattristata, Reticente, Riluttante, Risentita, Sbigottita, Scettica, Scioccata, Scocciata, Sconsolata, Scontenta, Sconvolta, Scoraggiata, Scossa, Seccata, Senza energia, Sfiduciata, Sfinita, Sgomenta, Snervata, Sola, Sopraffatta, Sorpresa, Sospettosa, Spaventata, Stanca, Stordita, Straziata, Stressata, Stufa, Suscettibile, Svogliata, Tesa, Tetra, Tiepida, Timorosa, Titubante, Triste, Turbata, Vergognosa, Vulnerabile
www.ilboscofemmina.com
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malinaishere · 1 year
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 Buonasera!
Finalmente ho deciso di aprire questo blog, dovevo andare a Milano a trovare il mio ex. Trovare è proprio il termine esatto in quanto non ha un telefono, ogni volta che vado su infatti spero di beccarlo nei posti in cui bazzica. 
La scorsa volta sono stata fortunata, appena arrivata infatti, dalla stazione centrale sono arrivata a piedi a porta Venezia. Era quasi sera, in quanto non porto le lenti a contatto non vedo molto bene, sento la sua voce che mi chiama.  Volgo il mio sguardo verso su, era lì incima alle scale.  Sorpreso e felice mi ha corso incontro baciandomi. Si, ero davvero estasiata in quel momento. In un'ora eravamo già brilli e siamo andati in un posto appartato. Era una specie di box auto, ha steso per terra una coperta. "Non vedo l'ora di dormire con te abbracciati" mi dice, anche io non aspettavo altro, più che fare l'amore.  Ci siamo baciaci, mi son tolta i leggins e le mutande, dopo averglielo preso in bocca e fatto godere come so fare io, mi son messa sopra di lui. Quanto amo questo ragazzo. Intanto con le sue mani mi prese per i fianchi e mi muoveva prima lentamente e poi più veloce e forte. Vedevo nei suoi occhi azzurri le pupille allargarsi, e qualche volta il sospiro di piacere quando stringevo il suo membro dentro.  Mi ha tolto di scatto, era venuto. "Ma cosa sei impazzito?" Era la prima volta dopo quasi un anno che dopo esser venuto si toglieva così. "Mi sono dimenticato" alludeva che alla fine volevamo un figlio, o comunque io lo volevo.
Ci siamo rivestiti velocemente, il torpore del sesso stava già svanendo con quel vento gelido. Abbiamo ripreso la strada per tornare in piazza, ma prima mi son fermata a comprare una bottiglia di vodka. Dopo mezz'ora ci siamo persi.
Mi devo ricordare di dirgli che quando ci perdiamo il ritrovo è sempre lo stesso. 
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morelin · 2 years
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Palazzina di caccia di Stupinigi
Oggi vi porto in uno dei siti UNESCO italiani, la Palazzina di caccia di Stupinigi, non molto distante dal capoluogo torinese.
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Il maestoso complesso fa parte delle Residenze Reali Sabaude, cioè dell’insieme degli edifici residenziali dei Savoia. Nello specifico questa struttura venne costruita a scopo venatorio nel 1729 su progetto di Filippo Juvarra ma diversi ampliamenti furono effettuati fino alla fine del XVIII secolo per trasformarla in un’elegante e sontuosa dimora dove soggiornarono anche Napoleone, Paolina Bonaparte e la Regina Margherita.
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Le stanze visitabili testimoniano ancora oggi lo sfarzo della vita di corte, ricca di feste, matrimoni e banchetti.
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In particolare sono rimasta estasiata dal grande e suggestivo salone centrale: balconate, affreschi, ori ed un meraviglioso lampadario.
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Una curiosità: vi sembrerà molto strano ma nell’Ottocento qui venne costruito un “Serraglio delle belve” destinato ad ospitare animali esotici, molti mai visti a Torino ed arrivò perfino Fritz, un elefante indiano donato a Carlo Felice di Savoia che divenne l’icona del palazzo.
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mccek · 3 years
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Io sono per le coccole prima, durante e soprattutto dopo, quando non ci può essere nulla di più bello della sua espressione felice, estasiata.
In quel momento le coccole sono la cosa più bella del mondo.
Altrettanto stupendo è addormentarsi, accarezzandosi e guardandosi negli occhi stremati, dopo il dolcissimo ma allo stesso tempo rovente amplesso, estasi dei sensi.
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mynameis-gloria · 3 years
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Oggi pomeriggio mi sono incontrata con M. Era passato già tanto tempo dall'ultima volta ed esserci rivisti mi ha fatto bene.
M è l'amico storico (since 2005), l'amico per eccellenza potrei dire. Non ci sentiamo sempre, anzi succede spesso il contrario, succede che passino mesi magari da una volta all'altra ma è come se sappiamo di poter sempre contare l'uno sull'altro. Senza nemmeno doverlo chiedere o affermare. E quando ci vediamo ci aggiorniamo su tutte le cose che non ci siamo detti per mesi, parliamo della nostra vita, dalle sciocchezze che ci capitano a quelle più importanti e meno leggere. E ci va benissimo così. Ci siamo visti verso le cinque di pomeriggio, dopo lavoro e abbiamo optato per una merenda sostanziosa e poi mentre parlavamo M se n'è uscito con un' idea grandiosa! L'anno scorso lui e la sua famiglia hanno ultimato i lavori della casa che avevano acquistato, chiamarla casa è riduttivo, io non mi trovavo in Italia e così dato che non avevo ancora avuto l'onore e il piacere di vederla ha proposto di cogliere l'occasione proprio oggi. Offerta che non ho potuto rifiutare, pensando anche a quando sarà mai la nostra prossima uscita! Cosi quando la ragazza del bar alle diciotto puntualmente ci ha avvisati che avrebbero chiuso il locale siamo usciti di corsa in direzione della famosa casa tanto attesa.
Dico solo che non avrei potuto far scelta migliore e che un po mi spiace averla vista solo ora (l'invito è recidivo). La famosa casa è una villa d'epoca ristrutturata e restaurata, adibita anche a pernottamento e soggiorno, circondata da vigne e terreni con appunto cantine vinicole in mezzo ad alberi, con tanto di fiume e si forse l'atmosfera della sera l'ha resa anche un po' tetra, ma sono rimasta senza fiato dalla grandezza e la bellezza di quel posto. Mi sembrava di essere stata trasportata in un altra epoca o in un altro posto, lontano e anche un po da "film". Era quasi scenografico
La cancellata mi ha ricordato molto il film "casper", mi viene da sorridere per il paragone, ripeto sarà stata l'atmosfera serale e il rumore in sottofondo del fiume che scorreva mentre dagli alberi si intravedeva questa magnificenza ma io ero già con gli occhi a cuore e la voglia di perdermici dentro subito. Proprio per il fatto che fosse sera ho visto solo gli interni della villa e il tour di vigne, vigneti, giardino e qualsiasi altra cosa fosse poco intravedibile nell'oscurità lo faremo la prossima volta!
Prima che io scriva pagine e pagine su questa villapazzesca dirò solo che sono rimasta estasiata per i dipinti, i dettagli in ogni stanza, dagli affreschi ai soffitti, dai lampadari ai termosifoni in ghisa con decori per la maestosa libreria in legno scuro ma soprattutto il suo contenuto, i saloni adibiti per i vari pasti, le millemila stanze, la cantina e i suoi corridoi (anche se un po titubante perché si sa che ispirano poca fiducia), la scalinata principale, le tende e i drappi, le porte altissime e le stanze fredde, i terrazzi in ogni bagno, gli oggetti, i colori, l'orologio a pendolo, l'atmosfera e l'impressione di essere fermi in un tempo diverso....potrei dilungarmi ed elencare tantissimi altri elementi e il mio tono e la mia ammirazione/adorazione/eccitazione non svanirebbero.
M mi ha permesso di fare alcune foto e gliene sono grata, gli ho già detto che dovremo tornarci quando sarà giorno! Assolutamenteeee
Gia mi immagino i raggi dalle vetrate e i saloni illuminati e mamma mia che location idealeeee per farci un sacco di coseeee. Ora mi fermo!
Tutto questo per dire che la giornata si è trasformata in un ricordo bellissimo, che mi sento fortunata per aver avuto questa opportunità, che M non sa quanto mi abbia resa felice oggi, che la nostra amicizia è tanto bella e sincera e che mi congratulo persino con me stessa per aver detto si senza pensarci due volte!
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ilmerlomaschio · 4 years
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PAROLA D’ORDINE
Parola d’ordine:impazzire.
Era ciò che voleva. Conosceva bene i suoi gusti quindi ha uscito dall’armadio tutto ciò che le era necessario per fargli capire che quella sera il suo corpo sarebbe stato piatto unico della sua cena.Corpetto con reggicalze,autoreggenti e perizoma,il tutto tassativamente nero con sfaccettature rosse come piace a lui. Decise di indossare il vestitino comprato alla fiera della moda a Milano,scollatura evidente e leggermente a campana ,con spalline sottili. E le scarpe? Potevano non mancare le sue preferite�� tacco 12 cm? No!
Le aveva promesso di andare in quel famoso locale a Cefalù,il suo preferito,tra gli scogli,con vista sul mare.
Era il giorno del suo compleanno e non c’era migliore occasione per sfruttare il momento.
Alle 19 in punto messaggino su WhatsApp.
“Scendi ,sono giù”
Sorrise.
Prese tutto ma stava dimenticando una cosa importante:indossare il plug.
Era tardissimo ,lo prese dal cassetto e ,per accorciare i tempi,decise di lubrificarlo non con il gel ma con qualcosa di più naturale.Quindi lo immerse nel suo sesso già umido.
Abbassò le mutandine ,si chinò un po’ e con una leggera pressione il plug fu dentro.
Quella sensazione fredda le provocò un brivido ma non  sarebbe mai stato più piacevole di ciò che avrebbe provato dopo cena.
Salì in auto ,il suo sorriso meraviglioso confermava quanto fosse felice di vederla o forse il solo pensiero di averla tra le braccia da lì a poco lo rendeva semplicemente immenso nel suo piacere,il piacere di una mente perversa.
Si avviarono in paese ,autostrada quasi deserta ,la luna illuminava impavida il mare,lei che non smetteva di raccontare le varie telefonate di auguri ricevuti durante la giornata.
Lui era totalmente distratto,ma sorrideva.
D’un tratto le  posò la mano sulla gamba ,scorrendola verso l’alto, affondando due dita dentro la vagina .
Riportò le dita umide in bocca e chiuse per un attimo gli occhi.
Quell’odore inebriante invase i suoi sensi.
“Solleva e girati,devo vedere una cosa”.
Ordinò con voce severa.
Senza dire una parola eseguì l’ordine e lui allargò le natiche.
“Brava la mia bambina”.
Durante la cena poche parole,ma lui non smetteva di fissarla ed era  quasi imbarazzante rimanere ferma divorata dalla sua voglia di possederla anche subito,facendo spazio tra i tavoli,sotto gli occhi di tutti.
Ma lei rimase composta ,ogni tanto mordeva il labbro, ogni tanto giocava con la lingua,proprio mentre la sua mano scivolava giù per sfiorare la sua erezione .
Senza nemmeno mangiare il dolce,pagò il conto e andarono via,dirigendosi in quella meravigliosa villa che lui aveva affittato per una notte.
La vista da quel terrazzo era meravigliosa.
Si poteva ammirare tutta la Conca d’Oro e le luci in lontananza delle Isole Eolie.
Ma più da vicino lui ammirava lei,che splendeva di luce propria ,estasiata nel guardare tutto quello splendore.
Si mise dietro lei e le baciò  il collo socchiudendo gli occhi.
Le prese la mano portandola in villa dove li attendevano due calici di champagne e dei costumi nuovi fiammanti per fare un tuffo in piscina.
Lei non smetteva di sorridere.
Si spogliò in un istante e si tuffò in acqua.
“Tu pensi che possa indossare un costume per fare il bagno?” Disse lei.
Cominciò a nuotare come una sirena mentre lui la continuava a guardare .
Era veramente splendida.
A quel punto non gli rimase altro che spogliarsi senza  l’imbarazzo della tua verga marmorea.
Lui non poteva fare a meno di toccarla ,baciarla,stringerla.
Era pazzo di lei,era sempre stato pazzo di lei.
Eppure di donne ne aveva avute,ma sapeva che lei aveva qualcosa che non avrebbe potuto mai trovare nelle altre.
Cominciarono a giocare,cominciarono a stuzzicarsi,i suoi capezzoli sempre più duri e lui che continuava a pizzicare.
Piccoli gemiti sussurrati all’orecchio, accesero la sua perversione e la sollevò poggiandola a bordo piscina ,le allargò le gambe per iniziarla a leccare ma non gli venne difficile dal momento che la sua disponibilità era palese .
Era vogliosa, aperta ,eccitata ,una puttana pronta a tutto.
Quei colpetti di lingua erano per lei come vibrazioni .
Non avrebbe potuto mai spiegare a parole cosa provava perché ormai era persa nel piacere,la sua mente immersa nella lussuria di quel momento.
Il suo corpo gli donava voglie malizia e dolcezza ,avrebbe voluto fare di lei cose mai fatte,provava sensazioni mai vissute.Lei era la perfezione.
La lingua prendeva campo ovunque,la cominciò a penetrarla raccogliendo i suoi piaceri,non lasciò neanche un goccio.
La girò e tolse quel plug ormai imbrattato di umori,approfittando della posizione e entrò senza chiedere permesso,dolcemente cominciò a baciarle la schiena mentre si faceva spazio tra le sue natiche.
Non era una donna facile da governare ma lei ,da brava bambina,gli permetteva tutto.
Ormai il membro era completamente dentro e lei godeva emettendo gemiti che sfondavano il cervello.
Lei si tolse sorridendo – “Pensi che io possa stare ferma e subire?”
Il suo corpo da dea si sollevò e prese la cravatta ,lo bendò chiedendogli solamente di stare fermo ,l’unica cosa che doveva fare era subire.
Cominciò a leccargli il collo nonostante avesse sapore di cloro,non piacevole al gusto,ma sicuramente piacevole al contatto col la sua verga bagnata.Non poteva osservare i suoi occhi,ma ogni sua espressione era visibile nonostante fosse bendato.Leccava tutto,succhiava persino le palle lisce,senza nemmeno un pelo.Il suo corpo ben curato e scultoreo era davanti a lei che lo coccolava tra baci e carezze,leccare la punta scappellata era il suo cavallo di battaglia.A dire il vero era la masturbazione con la bocca il suo punto forte.Lui si dimenava ma non poteva sfuggire,sollevava la testa ma non poteva guardarla,sollevava il bacino per indicarle di metterlo tutto in bocca.C’era saliva ovunque,era un pompino salivoso ,come piaceva a lui,come voleva lei.Il suo corpo era tela sul quale dipingere la sua opera ,unica e irripetibile,tracce di saliva ovunque,marchiare il terreno lasciando i suoi umori strisciandosi su lui.Nessuno doveva toccare ciò che ormai era suo.
Non potè più aspettare ,tolse la cravatta dagli occhi e la divorò in un istante .
La sua verga la travolse, portando una gambe verso il suo fianco così era aperta,era libera di accoglierlo.I suoi polsi bloccati ,sottomessa al suo unico signore,padrone del suo corpo e della sua mente,che piano piano conquistò pure il suo cuore.
I loro corpi ormai erano fusi,si gettarono in acqua giocando, toccandosi, godevano e i loro gemiti erano sempre più forti.Due delle sue dita entrarono nella vagina e  si muovevano a ritmi più veloci  fino a farla gridare.Ansimavano,godevano,due corpi che emergevano dall’acqua .
Insieme erano la perfezione.
Erano assetati l’uno dell’altro,lui aveva bevuto da lei,lei era pronta ad assaporare il suo miele.La mise sul lettino,cominciò a muovere la sua mano in maniera veloce ,fino ad esplodere sui suoi enormi seni.
Non contenta ne prese un po’ e lo mise sul clitoride.
Pochi minuti dopo l’ennesimo orgasmo.
Continuarono così fino all’alba.
Giochi erotici e coccole regnarono sui loro corpi e nelle loro anime.
Parola d’ordine:impazzire.
E così fu.
Kyoko
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merrowloghain · 4 years
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16.07.76
La nonna invece li invita tutti cordialmente ad accomodarsi in salotto dicendo loro qualcosa su Cadel, che sta bene, ma che impiegherà un po’ a scendere e che non dorme bene. Al nome di Merr si illumina stringendole la mano e ringraziandola più volte per quella penna miracolosa che le permette di leggere così facilmente le lettere del nipote. Le chiede infine se i guanti le siano piaciuti o se avrebbe preferito qualcos’altro prima di salutare anche tutti gli altri uno ad uno. Sorride al fatto che tutti salutino Poldo e rassicura Becks prima di lanciare un urlo dalle scale “CADEEEEEEEL” e come se niente fosse concludere in tono serafico che porterà loro una merenda.
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C: Prima una botta, poi un’altra più trascinata; due per ogni gradino. E alla fine sulla soglia del salotto, con aria stupita e incredula vedrebbero Cadel. Le occhiaie sono ai tempi di gloria, i capelli arruffati, ha addosso una maglietta con le sagome di due cavalieri medievali che si stanno fronteggiando e un paio di pantaloncini. La parte più sconvolgente però è sicuramente che, accanto alla gamba sinistra, bianca e striminzita e senza scarpe, c’è la gamba destra stretta nel gesso babbano fin sopra il ginocchio. Le mani ovviamente stringono le stampelle, grigie, che lo aiutano ad avanzare verso il salotto con movimento ondulatorio «Che cosa… ci fate …» gli occhi nocciola finiscono la carrellata dei presenti su Merr «qui?» ciao vvb.
M: Prima di sentire dei tonfi minacciosissimi (?) provenire dalle scale. Resta a fissarle con aspettativa, e finalmente quando sulla soglia compare Wallace con l`aria di morte e quel gesso vistosissimo, la Loghain lancerebbe il regalo sul divano morbido per poi mezzo corricchiare incontro al Grifondoro, nel tentativo di abbrancarlo li dov`è, in un abbraccio fatto di slancio, pepe nero e cannella, ed un sorriso grosso come un Erumpent «Cadel!» esclama lei tutta felice «Siamo venuti a trovarti per il tuo compleanno! Tanti auguri, Wallace! Abbiamo portato degli Gnomi in gabbia da catturare, per l`occasione!» ciancia lei, nella speranza di stringerlo, impattando contro di lui ma sostenendolo se dovesse sbilanciarsi troppo a causa del gesso.
Lo vede bene solo ora con tutto quel trabiccolo tra aste a sostenerlo e quella gamba mummificata dentro un carapace duro «Ma che...schiopodo...» mormora piano, mentre Wallace si muove nel salotto, parlando in maniera così pacata e sicura, tant`è che lei resterebbe perplessa in centro stanza con le braccia lungo i fianchi, la testa inclinata verso sinistra, lo sguardo dubbioso e le labbra increspate in una sorta di smorfietta confusa. Continua a rimirare il Grifondoro, con le sopracciglia che si crucciano «Ma perchè non ti sei fatto aiutare dalla magia?» lei proprio non capisce quella scelta «E si può disegnare su questo "cesso"?» forse voleva dire gesso, ma lei pare avere le stesse difficoltà di Wallace a capire i nomi di cose che non conosce. Uno sguardo dal basso verso l`alto e poi un nocchino su quel bianco candido, in un unico bussare «Ti fa male?» lei e la delicatezza: due rette parallele.
R: «Nessun disturbo, davvero!» rassicura Wallace, prima di concentrarsi su Miss delicatezza 2076. «Merrow, fai piano, potresti fargli male!» dice allarmata all`amica, prima di scuotere la testa sconsolata nel vederla battere sul gesso. Si alza nuovamente dalla sedia, per avvicinarsi a Cadel e porgergli il sacchetto contenente un pacchetto rosso rettangolare, con una grande coccarda dorata. Un biglietto vergato nella grafia elegante e piccola della Corvonero accompagna il regalo. Su di esso c`è scritto: "Merrow mi ha detto che le racconti spesso delle storie. Questo potrà farlo al posto tuo quando non ne avrai voglia. Buon compleanno! Rebecca" «Ti ho portato un pensierino. Spero sia di tuo gusto!» Se il ragazzo prendesse il sacchetto, si fermerebbe lì davanti solo per il tempo di vedere la sua reazione e tornerebbe poi a sedere composta.
L: Porge quindi anche lui il suo regalo con un energico «tanti auguri!». Aprendo il pacchetto potra’ trovare al suo interno una maglietta con dei piccoli gnomi animati che cercando di nascondersi dallo sguardo dei presenti. Qualora non dovessero riuscirvi uno di loro si finge panchina con altri due gnomi seduti sopra, mentre un altro si finge un cartello con mappa con altri due gnomi che puntano il dito sopra come ad indicare un percorso. In tutto questo lancerebbero occhiate nervose verso l’esterno come a voler verificare se il loro travestimento stia reggendo. Se Cadel fosse troppo spaventato/infastidito dagli gnomi tossicchierebbe prendendo la maglietta «ehm l’idea è che cosi’ potresti iniziare a prendere confidenza con loro. Normalmente…» ed eccolo srotolare la maglia verso di lui scatenando il panico tra gli gnomi che corrono nel di dietro, incontrando pero’ Lance che li costringe a fermarsi nella loro posa mimetica «… sono nascosti ma puoi andarli a cercare se ti senti in vena» ed eccolo rigirare la maglia causando nuovo scompiglio con gli gnomi che corrono ora da tutti le parti strattonandosi tra loro nel panico più totale.
C: «Grazie davvero, siete stati troppo gentili» e la felicità si mescola ancora a una sorta di incredulità «Non serviva che veniste fino a qui…» anche se non sa bene di dove siano…. Will di Londra, Merr Irlanda e Rebecca e Lance? In realtà non ricorda nemmeno chiaramente il come di Lance, ma andiamo oltre. Legge il biglietto spostando gli occhi nocciola sulla Terzina, incuriosito, e poi spacchetta anche quella coccarda dorata. Apre per ultimo il regalo di Lance e quando vede la maglietta scoppia a ridere «Ma è bellissima!» e comincerebbe a scuoterla cercando di far scappare gli gnomi o fissandoli all’improvviso per farli fermare in posizione panchina. «Grazie!» e dato che non si può alzare gli porge la mano. Gli gnomi vanno bene solo in rappresentazione grafica animata.
W: Comunque, a proposito di regali di compleanno, dalla busta terribilmente larga emergono quattro pacchetti, ciascuno accuratamente incartato in una carta da regalo rossa con dei piccoli leoni dorati a decorarla. Ed una busta. Il biglietto in essa contenuto recita, nella grafia stretta e maniacalmente ordinata di William "Nella speranza che tu possa passare un bellissimo compleanno, i miei migliori auguri. William" Il contenuto dei quattro pacchi è presto detto: il più largo e sottile è un album da disegno di formato molto grande, dalla carta spessa e pregiata, ideale per i disegni in grande stile, ed in grado di tollerare anche pittura ad olio ed acquerelli. Il secondo, un blocco da disegno più spesso in un più semplice formato A4. Il terzo, è un set da disegno: ci sono due matite da disegno di cinque tipi diversi, dalla B2 alla H2, e quattro sottili pastelli di carboncino. Completa il set una gomma pane. «Merrow mi ha accennato che sei piuttosto bravo nel disegno» la pacata quanto timida spiegazione di William. Quanto all`ultimo pacco, di dimensioni più standard, si tratta di una selezione Deluxe di fuochi forsennati Weasley. «Quelli dovrai aspettare di essere a scuola o in un centro magico per accenderli, ma spero ti piaceranno lo stesso» altra spiegazione disagiata.
M:In realtà gli occhi sono tutti per Cadel, che continua a scrutare dal basso verso l`alto con un crescente sospetto. Non ci pensa nemmeno ad alzarsi quando Cadel le indica il divano, concentrandosi piuttosto a muovere la sinistra in aria come se scacciasse una mosca «Andrà bene per forza, o ti rompo l`altra gamba e così ti portano al San Mungo per forza.» la logica Loghain colpisce ancora. Sta li, accoccolata ai piedi di Wallace con Lance che ispeziona il "cesso", ahem, "gesso" tanto quanto ha fatto lei, che viene distratta dal dire sui pennarelli di Cadel «Uh!» e scappa in uno scatto verso la madia, acchiappando tutta la tazza e riportandola in direzione di Cadel, tornando ad inginocchiarsi li «Fammi spazio» gli intima senza troppa grazia, praticamente infilandosi tra le sue gambe con la schiena che cerca di mettersi a spingere via il polpaccio sinistro, mentre si posiziona a fronteggiare il gesso lateralmente. Acchiappa un pennarello arancione e gli leva il tappo con un piccolo *pop* accompagnato da un mordere di labbro inferiore «Bene.» eppure il tono non lascia presagire niente di buono : "Tanto tempo fa, nella contea di Wallace, viveva un giovane, sempre triste perchè non riusciva a vivere la vita tranquilla che facevano i ragazzi come lui nel villaggio. Gli amici parlavano di grano che matura, del raccolto di mele e della pesca più o meno abbondante, mentre lui sognava solo di poter affrontare anche solo un nemico, per poter dimostrare a loro, ma soprattutto a se stesso, di non esser nato per fare il contadino". Wallace scarta il proprio regalo, con quei boccini che schizzano qui e lì con velocità, fuggendo ai suoi gesti, per rivelare quello che è un grosso libro rilegato a mano in pelle di Drago, marrone, dagli angoli rinforzati da lamelle in ottone, e chiuso con un gancetto in ottone a sua volta. Pergamena con fili dorati, è ciò che compone le pagine, simile alla carta da lettere che solitamene invia lei stessa «Spero ti piaccia...» si ferma a mezz`aria con il pennarello, guardandolo da sotto in su leggermente imbarazzata «E` per scriverci le tue storie, così non le dimentichi e poi magari posso rileggerle anche io. Così non ti scordi del fratello della giornalista morta, quello che faceva il prete.» e se qualcuno, oltre a lei ed a Cadel, fosse riuscito a capirci qualcosa, sarebbe un dannatissimo genio. Chiude il pennarello arancione, afferrandone un blu ed aprendolo, pronta a continuare le sue scritte sul gesso, dopo aver guardato estasiata i regali altrui «Questa maglietta è un bombàrda, Lance!» esclamerebbe, sbirciando poi il regalo di Rebecca e quello di William. Il fatto che siano tutti così azzeccati, non hanno assolutamente niente a che vedere con lei. Nonnò.
C: Non si è accorto della Divina Commedia che sta prendendo forma sul suo gesso «Ehi ma…» si piega, ma vede solo lettere quindi si raddrizza sperando non siano oscenità. In ogni caso è troppo tardi. Scarta anche il regalo di Merrow e questa volta lo apre con ancora più attenzione sfogliando le pagine bianche prima di farsi sfuggire un «E’ troppo bello per le mie storie…» che lo fa tornare il ragazzino insicuro di sempre. Poi torna la nonna e offre la merenda a tutti e i ragazzi potranno rimanere a loro piacimento quanto desiderano prima che Cadel li saluti dalla porta su una zampa come le gru e Poldo si compiaccia di come finalmente non ci sia più odore di gatto in giro.
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orfanella · 4 years
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Pensieri del giorno prima...🤍 #thedaybeforemybirthday🤍🌸🌺
Ci sono cicatrici che odi e cicatrici che ami...questa è una di quest’ultime...la amo...perché da quei nemmeno 3 cm è passato un pezzo di me, importante...che si è portato via tante cose.
Oggi è il giorno prima...prima dei 42, prima di una data che negli ultimi 9 anni non riuscivo più a festeggiare, perché non avevo un solo motivo per festeggiare.
Ed invece il tempo passa e si guarisce.
Ho sempre adorato il giorno del mio compleanno...da bambina erano grandi feste, con i miei, con gli amichetti...da ragazza anche...ricordo ancora la festa dei miei 18 anni...con Ste col morbillo che ha fatto l’untore 🤣😂🤣 (Ste ho ancora le foto della tua faccia!🙈) e poi gli anni successivi...è sempre stata una gioia e mai una tristezza...fino a circa 9 anni fa...quando inevitabilmente mi sono spenta perché non trovavo più un motivo per festeggiare dopo le dure prove che stavo passando!
Non è stato perdere la mia bimba al 5 mese di gravidanza e nemmeno dover chiudere un matrimonio...la botta, il vero colpo di grazia è stato quel 11.11.2009 e quella diagnosi: MESOTELIOMA...Quella diagnosi è stata la percezione di vivere nelle sabbie mobili, di non avere più delle fondamenta, di non avere più un paracadute...un porto sicuro...e poi il secondo colpo...quando ancora ero per terra...l’adenocarcinoma bilaterale metastatico al 4’ stadio di papà.
In 3 anni...la mia vita, le mie certezze, il mio futuro bello delineato e definito è stato spazzato via .. insieme alle certezze del mio passato...in 10 mesi...le due persone in assoluto più importanti della mia vita...se ne sono andate...🖤
Non avevo più casa, non avevo più famiglia, non trovavo più un motivo per cantare a squarciagola in auto con la musica a palla, divertirmi, guardare estasiata le luci di Natale, ridere e sparare cazzate con gli amici o ammazzarmi di sport...e respirare ad occhi chiusi ed assaporare i miei anni migliori.
Mi sono chiusa nel mio dolore, ancorata ad una persona che non era in grado di tirare fuori il meglio di me...anzi...ed ho iniziato ad inabissarmi...giù giù sempre più giù...sott’acqua...tutto buio, tutto triste, tutto che andava avanti per inerzia...solo una cosa mi teneva viva...manteneva accesso un piccolo fuoco...il mio lavoro...ma solo perché mi teneva la mente impegnata, impedendomi di pensare...
Non è stato un percorso facile, ma è stato necessario...quel viaggio dentro di me fino in fondo, quel senso di colpa continuo per non essere riuscita a salvarli...ad evitare quello che oggi so essere stato inevitabile...e poi quell’ustione...le indagini....e la solitudine.
È possibile essere sola in due?....caspita se è possibile...quando tu parli e l’altro non ti ascolta...quando tu cerchi di capire ed all’altro non interessa nulla di capire...quando stai bene con le tue amiche ed i tuoi amici e per l’altro non va bene.
Cos’è successo poi, cos’è scattato poi?
Non lo so....so solo che un giorno sono riemersa...ho tirato la testa fuori dall’acqua e mi sono detta...”Lara...che cosa stai facendo?” e li...non è mica stata semplice...mesi e mesi di tormenti, di lacrime, di discussioni con le amiche che cercavano di farmi vedere una realtà che non volevo vedere e discussioni con un lui che cercava di tenermi ancorata sul fondo!
È esattamente 1 mese prima dei miei 41 anni che ho naturalmente fatto il primo passo verso la mia rinascita...ripartendo da me...prendendomi cura di me..del resto negli ultimi anni avevo fatto l’esatto contrario...come per punirmi di quello che non ero stata in grado di fare...salvare i due pezzi più importanti della mia vita.🖤
Per questo adoro questa cicatrice...da quei pochi centimetri non è passato solo un pezzo di organo sano...ma sono passati anche anni di sofferenza...è uscito tutto il dolore, tutta la tristezza e la negatività accumulate e mi sono ripresa la Lara di sempre. Ho fatto spazio all’IO!
Non è scontato rimanere in piedi nonostante tutto o cadere e rialzarsi da sola...ci sono persone che entrano in crisi per molto meno...e poi ci sono persone che ci mettono del tempo...ma imparano, si reinventano e riscoprono le stesse sensazioni e le stesse emozioni “del prima”.
Questa cicatrice rappresenta tanta forza, tanta determinazione ed anche un pizzico di coraggio...perché ho rischiato comunque la vita...ma rappresenta anche una nuova consapevolezza....quella di non essere più sola, fragile ed insicura.
Sono IO ed IO mi basto.
Questa cicatrice rappresenta la consapevolezza di non avere più aspettative, di non vivere più nel ricordo del passato, ne’ tantomeno di vivere immaginando un futuro...per quanto tu possa farti 3000 castelli in aria la vita ti sorprenderà.
Quindi vivo oggi, il presente...la quotidianità...senza più progetti, senza più piani e senza più aspettative, circondata solo da “belle persone belle”, dagli amici di sempre e da quelli nuovi, dai colleghi straordinari, dal mio Twins, da mia sorella e da tutto ciò che OGGI rappresenta il mio mondo!
Questo sarà un compleanno speciale...🌟un punto di svolta, mi lascio indietro 10 anni non semplici, ma che mi hanno permesso di costruire la donna di oggi:
✅ determinata più di prima
✅ solare più di prima
✅ felice più di prima
✅ appagata più di prima
✅ realizzata più di prima
✅ sicura più di prima
✅ e consapevole più di prima.
Ma soprattutto una donna in pace con se stessa e grata alla vita 💙
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Mi piacerebbe averti di fronte a me. Mi piacerebbe poter notare i cambiamenti che ti hanno fatta crescere. Mi piacerebbe vedere come sono cambiati i tuoi occhi,come e' cambiato il modo di truccarti. Mi piacerebbe vedere quanto siano cresciuti i tuoi capelli,mi piacerebbe vederti arricciare le labbra e mi piacerebbe vederti avvicinare con naturalezza la sigaretta alla bocca. Mi piacerebbe vederti ubriaca,vederti ballare a non finire e cantare a squarciagola. Mi piacerebbe vederti piangere,singhiozzare,ridere per una battuta buffa o semplicemente cosi' perche' sei felice. Mi piacerebbe vederti studiare,con gli occhiali da professoressa sexy,con uno chignon bello alto fatto da te e con qualche ciocca di capelli che percorre le tue guance. Mi piacerebbe vedere la tua faccia estasiata ogni volta che viaggi e che vedi luoghi diversi. Mi piacerebbe vederti mangiare un gelato al cioccolato in piena estate e vederti sbrodolare sul vestitino bianco nuovo che avevi comprato il giorno prima. Mi piacerebbe vedere la tua faccia addormentata alle 7 del mattino,vederti sorseggiare il tuo latte,pensando ai tuoi progetti e cosa studierai per tutta la giornata. Mi piacerebbe sentire il tuo cuore,l'amore che ti scorre dentro, pensando a qualcuno di cui ti importa davvero. Mi piacerebbe vedere attraverso i tuoi occhi,tutte le sensazioni,poter percepire il tuo dolore e le tue gioie, perche' e' come se fossero anche le mie.
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vernicegialla · 5 years
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Heilà,prima cercando tra le cose ho trovato la sacca che mi regalasti e mi sei venuto in mente,come stai?
È così strano che dopo tanto tempo e tanto impegno passato a dimenticarti sia bastato un secondo per ritornarmi in mente.
È così strano tutto quello che sono diventata dopo che ti ho conosciuto.
È così strano pensarti senza alcuna rabbia.
Avrei così bisogno di vedere quel sorriso spontaneo in questo momento,di sentire le tue carezze,di guardarti negli occhi,occhi che non erano capaci di recitare.
Sai qualche tempo fa dovevo andare alla nostra spiaggia,ma è come se qualcuno non volesse,è stato meglio così,ricordarmela con me distesa mentre ascoltavo le tue canzoni suonate con la chitarra.
Le nostre risate,l’eccitazione del proibito,il tramonto che abbiamo vissuto e tu mi dicesti che era quello più bello che avessi visto.
Mi sento così sola,mi ci sarei sentita ugualmente a tornare in quel posto dove la sabbia che calpestavo non sarebbe stata la stessa di quella che percorrevo con te,l’acqua sarebbe stata gelida,ghiacciata.
È stato meglio così...
Ricordo che ti dissi ‘magari ci ritornerai’ e tu mi dicesti ‘non sarà la stessa cosa’ e risposi ‘sarà meglio o forse peggio,ma di sicuro non sarà la stessa cosa’
Beh...io non voglio che vada meglio o peggio,voglio sentirmi esattamente come mi ci sentivo con te.
Colma,piena,felice,estasiata.
Hei ciao,come stai?
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thecatcherinthemind · 5 years
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Una bella fiaba
C'era una cliente che veniva spesso in negozio da me. La prima volta che la vidi rimasi affascinata dalla sua eleganza, dal suo modo di camminare tra gli scaffali; una principessa che passeggiava in un prato fiorito e che guardava la mensola delle décolleté come fossero tanti usignoli pronti a fischiettare insieme a lei. Parlava a voce molto bassa, con accento sudamericano: i capelli del colore del grano che si schiarivano verso le punte, gli occhi nocciola e la pelle olivastra. Si avvicinò ad un paio di sandali color champagne, con espressione perplessa.
"Escusi segnorina, ci sono anche col trenta y cinque?" mi chiese sorridendo, mischiando idiomi come fossero ingredienti di una pozione fiabesca. "Se cerca un trentacinque le faccio direttamente vedere i modelli disponibili, di quelle purtroppo ho solo il 36". Sorrise, mi ringraziò e mi seguì sui divanetti in fondo al negozio; la feci accomodare e sparii nel magazzino, come un piccolo folletto di un metro e mezzo, sbucai poco dopo con un paio di sandali beige. Li indossò e si ammirò allo specchio, con un sorriso stampato sul volto. È difficile che una donna trovi delle scarpe adeguate quando porta una misura così piccola, quante clienti ho visto uscire deluse, quante hanno lasciato il cuore su un paio di scarpe troppo grandi. Era talmente felice che me ne chiese altre. Continuai a portare a quella moderna Cenerentola olivastra calzature che si adattassero ai suoi gusti e al suo piccolo piedino da fata: ballerine, sandali, persino scarpe da ginnastica. Lei le provò tutte come se fossero state di cristallo, appoggiandole dolcemente sul pavimento prima di inserire il piede, a differenza di gente che ne forzava l'ingresso allentando inevitabilmente la pelle o la stoffa. Rimase estasiata e decise di acquistare tutto ciò che le avevo portato: "così le mette anche mia figlia" disse, avvicinandosi alla cassa. Io continuai il mio lavoro da ligio folletto, portando dieci scatole di scarpe al registratore e continuando a sorridere.
A fine transazione lei uscì saltellando e la mia responsabile mi fece un'espressione di apprezzamento, perché ero appena diventata la migliore venditrice dopo solo due settimane di lavoro. Si sa come funziona in quel dannato mondo, dove gli ingressi sono controllati da un chip, le vendite sono monitorate, i licenziamenti all'ordine del giorno: i clienti sono polli da spennare, specie quando sono così ingenui, bisogna ipnotizzarli e farli sentire a casa, per colpire il loro portafoglio. Quel giorno però ero riuscita a concludere una vendita rimanendo ipnotizzata io, inebriata dal suo profumo, incantata dalla sua voce principesca, una cosa al limite dell'incredibile. Chissà come ho fatto.
Sì ma il lieto fine dove sta?
Finale semi-lieto: la principessa tornò in negozio e chiese nuovamente di me, facendomi concludere un'altra fruttuosa vendita.
Finale lieto: non faccio più quel lavoro devastante.
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josephinelynncooper · 4 years
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Joey esce di casa con qualche minuto di ritardo, nulla di particolarmente strano, dato che la puntualità non è mai stata il suo forte. 
Ian, al contrario, è sempre stato un ragazzo piuttosto preciso. Per questo nel momento in cui - dopo appena un paio di minuti di attesa - avvista l’auto del ragazzo, la Cooper procede a passo svelto con l’intento di raggiungerla e si prepara per una bella ramanzina, naturalmente senza capo né piede. 
 «Sei in ritardo.»
«Ciao anche a te.»
 Esclama il ragazzo col sorriso sulle labbra, mentre aspetta che la Cooper prenda posto accanto a lui.
 «Dico sul serio! Aspetto da più di dieci minuti!»
 Ian si lascia sfuggire una risatina, per poi scuotere la testa.
 «Bugiarda. Sono arrivato un quarto d’ora fa, e di te nemmeno l’ombra.»
«Ma che―Non è vero!»
«Ho immaginato che ne avresti avuto ancora per molto, quindi ho pensato di passare prima in un posto...»
 Aggiunge rimanendo piuttosto vago, mentre mette in moto e circumnaviga la piazza.
 «Okay.»
 Si limita a commentare Joey, per nulla in vena di chiacchiere.
 «Allora? Cominci tu o aspetti con ansia il mio interrogatorio?»
Josephine, che osserva fuori dalla finestra completamente assorta dai suoi pensieri, quasi sobbalza in seguito a quella domanda.
 «Di che parli?»
«Ma come di che parlo? Dell’appuntamento con il nerd! Perché dici che è andato male?»
«Non so, io… Non mi va di parlarne.»
«Cosa? Ma che dici? Che cosa ci siamo visti a fare allora?»
«Già, hai ragione, forse potevamo anche evitare.»
Commenta Josephine inacidita, senza nemmeno riuscire a spiegarsi il perché.
 «Hey, cos'è questa cattiveria gratuita?»
 Domanda Ian distogliendo per qualche secondo lo sguardo dalla strada, per poi tornare vigile nel momento in cui il semaforo segnala il verde. Josephine non risponde, ma nel momento in cui si rende conto che Ian sta tirando dritto, si appresta a fargli notare l’errore.
 «Il Mondo Dei Pancake di Al è dall'altra parte...»
«Lo so.»
 Si limita a rispondere Ian, trattando la ragazza con la stessa freddezza riservatagli da quest’ultima soltanto qualche secondo prima.
 «Senti, io ho accettato di vederci soltanto perché mi hai promesso una torta, non credere di―»
«Rilassati tigre, guarda nel sedile posteriore!»
 Josephine fa come gli dice e sorride alla vista del classico sacchetto da asporto di Al. Ecco dove è andato poco prima di passarla a prendere.
 «Come sei efficiente! Quindi dove stiamo andando?»
«Mercoledì ti ho dato buca, quindi ho pensato di farmi perdonare... »
 Confessa nel momento in cui si ritrovano davanti alla Jolly Gym. Josephine strabuzza gli occhi, lasciandosi sfuggire una risata nervosa.
 «Come no... Te lo scordi! Non ho intenzione di bruciare calorie in modo da potermi permettere la torta al cioccolato, io me la merito anche ora! E tra l’altro, non ho nemmeno portato il cambio!» 
 Esclama Joey, facendo notare al ragazzo i jeans attillati che ha indosso.
 «Niente del genere, promesso! Ho soltanto pensato che saremmo potuti stare un po’ più tranquilli…»
«Ah… E al tuo capo sta bene che siamo qui?»
«Presumo di sì.»
«Presumi?»
«Finché non danneggiamo qualche macchinario non vedo quale sia il problema.»      
 Continua Ian, che dopo aver effettuato un semplice parcheggio a spina di pesce, apre con cautela la portiera e invita la Cooper a fare lo stesso.
 [...]
 «Irrompere in una palestra deserta durante il giorno di chiusura... Mi sento una fuorilegge!» 
«Addirittura? Ma se lo fai ogni settimana, da almeno cinque mesi!»
« È diverso... Il mercoledì sera ci alleniamo. Oggi ci abbuffiamo di dolci stravaccati su dei materassini!»
«Già, è tipo l’antitesi della palestra.»
«Esatto!»
Esclama eccitata la Cooper, per poi perdersi completamente nei meandri dell’edificio e raggiungere una sala che non aveva mai visto prima d’ora. 
     «Oh mio Dio! Non mi avevi mai detto che avevate una piscina!»
 Esclama la Cooper guardandosi attorno estasiata, mentre il ragazzo è intento ad improvvisare un telo da picnic con un paio di asciugamani sovrapposti.
 «Non me lo hai mai chiesto. E sai, lo sapresti da sé se solo ti fossi decisa a fare un abbonamento come le persone normali e venissi ad allenarti più di una volta a settimana!»
«Sì, ma poi non avrei un istruttore tutto per me! Sai, sarebbe molto dura doverti condividere con altre persone...»
 Aggiunge con un pizzico di malinconia. Ian inizia a sospettare che la scelta delle parole di Josephine non sia stata del tutto casuale, ma quel pensiero viene interrotto dalla voce squillante della ragazza.
 «Per non parlare dei miei soldi! Non sborserò un solo centesimo per sudare e soffrire, c’è già l’estetista per questo!»
Ian scoppia a ridere in seguito alla battuta di Joey, per poi tornare tornare serio non appena la ragazza prende posto accanto a lui. 
 «Allora...Il tempo scorre, non ho tutta la sera a disposizione!»
«Spara, cosa vuoi sapere?»
 Domanda Josephine senza preoccuparsi di aver parlato a bocca piena, mentre assapora il primo boccone di quella torta deliziosa.
 «Non lo so… Cosa avete fatto, cosa vi siete detti, perché dici che non va?»
«Sì, allora...»
 Esordisce Joey per poi fare una piccola pausa nel momento in cui si rende conto di essersi sporcata il dorso della mano con della panna montata. Senza preoccuparsi di seguire il galateo e comportarsi da vera  “signorina”, la Cooper avvicina la mano alle labbra, facendo sparire la macchia in men che non si dica. 
 «Come nuova!»
 Esclama noncurante del giudizio di Ian, che d’altro canto non potrebbe trovarla più adorabile di così. Sono cose come questa che l’avevano colpito mesi prima, quando si sono conosciuti nella caffetteria della scuola.
 «Ti ascolto...»
«Matthew è meraviglioso. È intelligente, è simpatico, abbiamo gli stessi interessi… Ed è molto, molto carino.»
«È gay?»
«Che cosa? No!»
«Eppure c’è un “ma”, non è così? Deve esserci un “ma”, altrimenti non mi spiego il senso dei tuoi messaggi...»
«Nessun “ma”, è perfetto.»
«Niente ex fidanzate psicopatiche? Rapporto morboso con la madre? Problemi a gestire la rabbia?»
«Niente di niente.»
«E cosa allora? Abbiamo frainteso i suoi segnali?»
«No, assolutamente no. Ci siamo baciati, come avevi previsto...»
«Cosa? È grandioso, non è grandioso?»
«Beh… Lo è stato. Fino a quando non l’ho spinto via dicendo che penso ancora al mio ex.»
 Ammette a testa bassa, affogando i suoi dispiaceri nella sua fetta di torta al cioccolato. Ian, di fronte alle parole dell’amica, alza gli occhi al cielo esasperato. Non gli è mai andato a genio quel ragazzo e proprio non riesce a capire perché Josephine stia ancora perdendo tempo dietro a lui.
 «Che cavolo Jo, è passato un sacco di tempo...»
«Tre mesi.»
«Tre mesi! Meriti di essere di nuovo felice dopo tre mesi, Joey...»
«Lo so, ma―»
«E poi, scusa se te lo faccio notare, ma sei stata tu a scaricarlo. Sbaglio?»
 Il punto di Ian è piuttosto chiaro, eppure Josephine non riesce a fare a meno di pensare al ragazzo che ha spezzato il suo cuore ben due volte, all'uomo che -dopo essere piombato di nuovo nella sua vita dopo tutto questo tempo- ha pensato bene di lasciare la città non appena le cose hanno incominciato a farsi complicate.
 «Sai, non so nemmeno se ha lasciato il paese oppure no.»
 Esordisce Jo in seguito ad una scrollata di spalle. Ian la guarda confusa, decidendo però di lasciare le sue domande alla fine e di lasciarla prima finire di parlare.
 «Gli ho detto che se non abbiamo funzionato la prima volta c’è un motivo, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto aiutarlo con il suo libro come gli avevo promesso e che, insomma, potevamo provare a restare amici… Qualche settimana mi sono ritrovata davanti a casa sua e ho pensato di, che ne so, di passare a salutarlo e... Indovina? Ho scoperto che non vive più lì da almeno due mesi. Ti rendi conto? Due mesi! Che diavolo è tornato a fare in questo buco di città allora? Poteva evitare di tornare, se il suo intento era quello di incasinarmi la testa e poi sparire di nuovo!»
 Domanda Jo più a sé stessa che ad Ian, dando libero sfogo a quel fiume di pensieri che ormai la tormenta da mesi.
 «Seriamente? Che codardo.»
Ian si trattiene dal fare ulteriori commenti poco carini portando alla bocca un enorme pezzo di torta al pistacchio. Jo sembra già nervosa di suo, l’ultima cosa di cui ha bisogno è sentire l’amico infierire su tutta quella situazione già particolarmente difficile. 
«È da stupide, lo so, ma una parte di me sperava che mi avrebbe fatto capire che mi sbagliavo, che mi avrebbe dimostrato che è lui l’unico giusto per me e che io sono l’unica giusta per lui!»
 È un pensiero estremamente sdolcinato per un tipo cinico e realista come Ian, eppure sembra seguire il ragionamento contorto di Joey.
 «Certo che voi ragazze siete incredibili. Volevi che lui lottasse per te, perché diavolo non glielo hai detto chiaramente?»
«Perché... Perché doveva capirlo da solo!»
 Esclama sull'orlo di una crisi di pianto, ricomponendosi poco dopo grazie all'ausilio di un paio di respiri profondi.
 «Sì,  insomma...Doveva saperlo e basta.»
 Conclude poco dopo, incapace di sostenere ulteriormente lo sguardo di Ian. I suoi occhi vengono invece catturati invece dall'acqua della piscina, incredibilmente azzurra e perfettamente limpida. 
Ian segue lo sguardo della ragazza e si ritrova a fissare il punto più profondo della vasca così, senza aggiungere altro. Almeno fino a quando una piccola vocina non si fa strada nella sua testa.
 «È per questo che sei stata strana per tutta la settimana? Voglio dire… Il tuo è più un “odio generalizzato nei confronti del sesso maschile” oppure ho fatto io qualcosa di sbagliato?»
 Josephine scrolla le spalle come per dire “non è niente di importante”. «Andiamo, Jo, è per l’allenamento di mercoledì?»
«Negli ultimi tre mesi ci saremmo visti si e no cinque volte.»
 Puntualizza non appena Ian introduce l’argomento, facendo capire al ragazzo di aver centrato il punto.
 «Hey, non pensavo fosse così importante per te mantenere una certa costanza. Anzi, a dire il vero pensavo di farti un favore. Tu odi allenarti! Voglio dire,  ormai abbiamo imparato le tecniche di difesa principali. Ti serve ancora parecchia pratica ma credo tu possa―»
«Non me ne frega niente dei nostri allenamenti! È solo che, da quando c’è Tessie, i nostri incontri settimanali sembrano essere drasticamente scesi di posizione nella tua lista delle priorità. Voglio dire… Non te ne faccio una colpa, è solo che―»
 Ian non riesce a fare a meno di sorridere, in un certo senso sollevato dalla piega che sembra aver preso quella conversazione.
 «Allora è di questo che si tratta, giusto? Sei gelosa?»
 Josephine strabuzza gli occhi in seguito a quella domanda, per poi iniziare a scuotere ripetutamente la testa.
 «Gelosa? Ti piacerebbe! No, dico solo che preferirei ricoprire un ruolo più importante all'interno della tua “agenda mentale”. Voglio dire, che ne so, cerca di sottolinearmi, usa un’evidenziatore, mettiti un promemoria sul telefonino, ma evita di darmi buca ogni mercoledì sera, per favore.»
 Risponde Josephine cercando di spiegare le sue ragioni, mentre Ian si sforza di nascondere quel sorrisetto beffardo che ormai sembra non voler lasciare la sua faccia.
 «Sei gelosa...»
 Si limita a ripetere alzando gli occhi al cielo, beccandosi una lieve gomitata da parte della Cooper.
«Non sono gelosa!»
Si appresta a precisare, alzando involontariamente il tono di voce.
   «Dico solo che sei la cosa più simile ad un migliore amico in questo momento della mia vita, e ho piacere a vederti indipendentemente dalle nostre stupide lezioni di autodifesa!»
 Ammette infine, nonostante pronunciare quelle parole a voce alta le sia costato tantissimo. Non ha mai avuto troppi problemi nell'esternare le sue emozioni, ma il timore che ogni sua singola parola possa venir fraintesa e distorta a suo piacimento è ciò che le ha impedito di confessargli prima il motivo per il quale era così tanto infastidita.
 «Hey, le mie lezioni non sono affatto stupide! Rimangiatelo subito!»
«La pratica magari, per quanto riguarda la teoria...Ho imparato di più da Google e da Vampire Diaries!»
«Per l’ultima volta, non devi fidarti di quelle stupide serie TV!»
«Le mie serie TV non sono stupide! Tu lo sei!»
 Esclama colpendolo un’altra volta.
 «La smetti di colpirmi?»
 Esclama Ian alzandosi in piedi di scatto, seguito dalla stessa Josephine, che lo guarda con aria di sfida per poi colpirlo di nuovo.
 «No!»
«Come dici?»
«No.»
Esclama più forte, continuando a stuzzicarlo con piccoli colpetti sul petto.
«Bene...»
«Che cos― Non ci provare! Ti prego, lasciami andare, ti prego, non so nuot―»
 Ian sogghigna sotto i baffi, per poi afferrarla come un sacco di patate e gettarla a peso morto nella piscina. Dopo un primo momento di grasse risate, il viso di Ian diventa più cupo. Sarebbe dovuta riemergere da un pezzo e questo non è mai un buon segno. 
 «Hey Jo, tutto bene?»
 Domanda il ragazzo sporgendosi verso la vasca, in modo da scrutarne meglio il suo interno. È in quel momento che Joey riemerge dall'acqua e fulmina l’amico con lo sguardo. 
 «Tu...Razza di idiota, ti ho detto che non so nuotare!»
 Esclama particolarmente nervosa, sguazzando qua e là in maniera un po’ impacciata fino ad avvicinarsi con fatica al bordo della vasca.
 «Merda! Pensavo scherzassi, vieni qui...»
 Esclama allungandosi con il braccio, porgendo alla Cooper la sua mano destra. È allora che la vendetta di Josephine prende piede. Si dà lo slancio con entrambe le gambe contro il bordo della piscina e attira il ragazzo a sé, che colto alla sprovvista finisce per perdere l’equilibrio e cadere come un salame in acqua con lei.
 «Effettivamente sì, stavo scherzando....»
 Esclama Josephine con un sorriso smagliante sulle labbra non appena il ragazzo torna a galla per prendere fiato. 
 «Tu… Sei tremenda!»
 Ribatte senza parole, decidendo di reagire a suon di schizzi d’acqua. I due continuano a farsi i dispetti per qualche minuto, fino a quando non si ritrovano completamente aggrovigliati l’uno all'altro, bagnati fradici e pericolosamente vicini, troppo vicini. Joey è la prima a sentire una sensazione di disagio nel momento in cui un brivido le percorre l’intera colonna vertebrale, e non è così sicura che si tratti di un brivido di freddo. 
Si ritrova impacciatamente a fissare le sue labbra per alcuni istanti, ignara del fatto che il ragazzo abbia fatto la stessa identica cosa soltanto qualche secondo prima. Presa dal panico si libera immediatamente dalla presa di Ian, facendo una breve nuotata a stile libero fino al bordo della piscina, dove l’acqua è leggermente più bassa. Con una spinta riesce a sedersi sul bordo della vasca, continuando a tenere i piedi a mollo. Muore dal freddo, ma non ha intenzione di darlo a vedere.
Ian vorrebbe domandare alla ragazza il perché di quel gesto, ma dopo alcuni ripensamenti decide di tenere quella domanda per sé. Teme di non essere l’unico ad aver provato una sensazione piuttosto bizzarra e si rende conto che il parlarne ad alta voce non farebbe altro che complicare le cose. Decide invece di raggiungerla a bordo della piscina, mantenendo comunque una certa “distanza di sicurezza”. Si concede un paio di secondi per riprendere fiato prima di riprendere il discorso lasciato in sospeso poco prima.
 «Pensavo che la tua migliore amica fosse la poliziotta, Amerlee...»
 Josephine si volta verso il ragazzo e gli sorride, per poi rispondergli prontamente.
 «Aimee è come una sorella. Voglio dire, non è mai stata adottata ufficialmente dai Johnson, però...»
«Giusto, chiaro… E che mi dici del tuo coinquilino?»
 Josephine scuote la testa e si lascia sfuggire una risata, facendo sorridere anche Ian.
 «Ryan? Lo adoro, dico sul serio. Ma non parliamo mai di cose serie… Sai, penso sia innamorato perso di Aimee, e credo anche che lei lo ricambi, eppure nessuno dei due mi ha mai detto nulla a riguardo.»
«Sul serio? E pensi che funzionerebbero?»
«Oh, no. Sarebbero un completo disastro! Ma in senso bello. È complicato saper prendere una ragazza come Amerlee, ma Ryan penso che se la saprebbe cavare egregiamente!»  
 Aggiunge scrollando le spalle. Sa bene quanto Amerlee fatichi a fidarsi delle persone ed è più che sicura che il suo cuore, nelle mani di un ragazzo come Ryan, non avrebbe niente di cui preoccuparsi. 
Ian rimane per qualche secondo in silenzio, pensando a qualcosa da aggiungere prima di cambiare argomento, ma poi scuote la testa lo dice e basta.
 «È strano, ma credo sia lo stesso per me.»
 Esordisce senza specificare a cosa si stia riferendo. Ma Joey... Joey ha capito perfettamente.
 «Voglio dire, ho parecchi amici maschi, c’è Liam, Jay… Ma sai, tra maschi è diverso. Siamo dei cazzoni... Non appena un discorso diventa vagamente serio,  sono il primo a proporre una birretta al pub sotto casa e poi...Chi ci pensa più? Ma hey, parlare dei propri sentimenti è sottovalutato!»
 Ammette più a sè stesso che a Joey, rendendosi conto di quanto tutte quelle chiacchierate con la ragazza gli abbiano fatto bene.
Josephine non riesce a fare a meno di sorridere in seguito a quella piccola confessione. Allunga una mano fino a raggiungere la spalla di Ian per poi dargli una lieve pacca di incoraggiamento. 
 «Quando vuoi...»
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"#Moment 25.11.19 with Kimberly e Madeleine Jacob aveva promesso di portare ciò che gli era avanzato delle decorazioni che aveva fatto con le pigne. L'attività manuale, soprattutto manipolando oggetti trovati in natura, era sempre stato un toccasana per lo spirito dello sciamano. Era anche attraverso questi piccoli gesti che reiterava la sua connessione con la Madre e il proprio io interiore. Se poi poteva aiutare un'amica a sentire meno il peso delle feste, a trovare un po' di gioia ben venga. Aveva anche chiesto a Kim di portare la pergamena. La affidava a lei, sicuro com'era che non avrebbe subito conseguenze. Lui non avrebbe potuto. Per lui quella carta era come avvelenata. Madeleine Jackson * Quelle poche ore al giorno che passavo in libreria mi facevano bene. Certo, anche Nadine,la mia commessa, mi stava trattando come se fossi di cristallo ma mi stavo abituando a questa cosa. Alla fine potevo uscire e questo mi bastava, anche se le,mie condizioni ormai si vedevano. Quei giorno ero lì anche per pensare a come addobbare il negozio. All’appartamento avrei pensato poi. Mentre ero davanti alla vetrina che pensavo sentii la porta e mi ritrovai davanti Jake accompagnato da una splendida ragazza * Jake! Che bello vederti! E tu devi essere Kim,molto piacere! Prego,entrate pure, che mi raccontate? Kimberly Cooper * Aiutare qualcuno, si, soprattutto se è in difficoltà E visto che lei ha vissuto tanti momenti difficili , quando Jack le ha proposto di andare da Madeleine lei non si tira indietro. Ha con sé la pergamena dello scandalo, Jack non ne tollera nemmeno la vista e lei la porta in realtà come un fardello. Quando la vede sorride dolce* Si sono Kim Piacere mio * La saluta cordialmente* Jacob: "Come ti avevo promesso, ti ho portato le decorazioni. Niente che tu non approveresti. In realtà sono delle pigne che mi sono divertito a renderle natalizie, con pacchettini o facce buffe. So che non sei molto... incline alla festa ma un po' di luce serve anche a te. Soprattutto ora. Posso chiederti come stai o magari pensi che sono l'ennesimo che ti tratta da statuina?" e le fa l'occhiolino con un sorriso. "Ho anche altro da mostrarti ma... solo se mi dici che stai bene." aggiunse in maniera frettolosa. Madeleine * Prendo il pacchetto che mi porge e sorrido ed entrambi.* No, sto benissimo, sono incinta non malata. È qualcosa che la gente non riesce a tenersi in mente! Venite con me al bancone, ci appoggiamo lì! * tirai fuori le pigne e sorrisi. Forse quest’anno avrei avuto delle belle decorazioni al negozio. Ma poi mi feci attenta alle loro ultime parole* Ditemi tutto. Ci sono novità....in quel senso? * sapevo che avrebbero capito il mio riferimento * Kimberly  No aspetta aspetta...sei incinta? Ohhh che bello!!! Non me lo aveva detto jack * La abbraccia piano ma felice* E comunque il Natale è qualcosa che serve, soprattutto ora Io amo il Natale!! * Sorride felice mentre si incupisce appena a quella frase. Le sarebbe tanto piaciuto cancellare quella parte* Jacob fa un lungo sospiro e cerca di placare l'ira che gli stava montando. "Sarà relegato nel Tel'aran'rhiod ma sto bastardo sa come farsi sentire in questo piano astrale. Mi ha mandato una pergamena. Con una scritta. E credimi sto cercando in ogni modo di mantenermi freddo e lucido su questa questione. Se te lo stai chiedendo, ce l'ho qui. O meglio, ce l'ha Alice." le rivolse uno sguardo triste e, con le labbra, le mimò un 'scusami'. "Continua a parlare del regalo e di Eleri. Come se potessi farci qualcosa in proposito." Madeleine *Abbraccio felice la ragazza, sento che è una persona positiva è sono davvero felice del fatto che Jake l’abbia portata a farmela conoscere. Ho bisogno di circondarmi di persone belle come loro. Le parole di Jake però mi riportano coi piedi per terra * Si allora...una pergamena dicevi. Fammela vedere, Kim, vediamo un po’ se ci capiamo qualcosa. L’avete già tradotta? O avete avuto sensazioni strane quando l’avete vista? * bisognava capire anche quello che la pergamena aveva suscitato in loro* "Non c'è bisogno di tradurla. E' scritta nel nostro linguaggio. Come mi sono sentito? Ero in negozio, ho represso un urlo e mi sono lanciato in un inseguimento con invocazione al Grande Spirito che mi facesse trovare chi l'aveva recapitato. Inutilmente. Immagino che non dovevo trovarlo il messaggero ma solo leggere e muovermi come un burattino. Agli ordini di quel dannato Charles Haller." Kimberly  Oh sembrava un pazzo in realtà *, Tira fuori la pergamena e gliela porge* Mi sono spaventata un casino, sembrava come impazzito. Era fuori di sé .. non so come aiutarlo * Ammette e sospira* Jacob rispose molto velocemente, la sua voce era quasi simile a quella di un ringhio. "No. Non ho intenzione di mettere a repentaglio nuovamente la tua vita. Soprattutto ora che sei incinta. Il tuo compagno potrebbe uccidermi se sapesse che tu ti sei proposta per una cosa così pericolosa. E non potrei dargli torto, onestamente parlando. In più qui c'è anche Kim. Dovresti proteggere anche lei, visto che è inesperta, per non dire altro. Sarebbe un errore da tutti i punti di vista. Se vuole dirmi qualcosa, mi trova nel Tel'aran'rhiod. Quello è un luogo in cui possiamo incontrarci, un luogo in cui ho davvero voce in capitolo. E' il mio ambiente, sono un Camminatore dei Sogni dopotutto. Non sono il suo fottuto burattino." https://giphy.com/gifs/nerdistdotcom-no-nope-26BGPCpmEuxh4aJtS Kimberly * poggia una mano sulla spalla di Jack, lo vede agitato, ansia a gogo e quasi trema come un animale selvatico. Cerca di carezzarlo per calmarlo e annuisce alle sue parole* Si, è pericoloso per te e il bimbo... O almeno so che è una cosa super pericolosa quindi... * Mormora* Jack però cerca di rilassarti, per favore Madeleine * Capivo le ragioni di entrambi, però volevo essere utile in qualche modo. Così mi presi qualche arrivo per riflettere.* Sentite...come sapete sono una medium, dunque qualcosa mi riesce di vedere anche senza sedute o regressioni ipnotiche che possono essere pericolose. Un’alternativa ci sarebbe. Potremmo utilizzare il pendolino e una mappa della città. Magari il pendolino può darci una traccia, non so del luogo, oppure se c’è qualcosa di concreto dove guardare. Che ne dite? Jacob la fissò incuriosito. "Questo limiterebbe i danni per tutti quanti, in effetti. Ma se dovessi sentire che qualcosa non va, stacca immediatamente per favore. Io non ho una mappa della città però con me... ok, sono uno stupido. Siamo in una libreria e sicuramente tu ne avrai una. Kim ha ragione, devo calmarmi o non riesco neanche a pensare lucidamente." Kimberly  Ecco questa è una bella idea! Dai mi sembra meno pericoloso E... Sembra tanto un episodio di strege * Ride per un attimo e annuisce stringendo la mano di Jack* Respira, calmati , vedrai che andrà tutto bene Made mi sembra sicura che non ci saranno pericoli * Sorride dolce per tranquillizzarlo* Madeleine Sì, quel telefilm mi sa che aveva tra gli sceneggiatori qualcuno che ne sapeva perché alcuni incantesimi sono veri! * faccio loro cenno di spostarsi nella parte del bancone quasi in fondo vicino alla porta del magazzino. Prendo la pergamena e la porto con me, lasciandola sul bancone in un angolo.* Torno subito. * Vado a prendere un pendolino e una mappa di New York poi torno e la stendo lì * Ora vediamo cosa dice il pendolino, tenete conto che ci vuole un po’ di tempo e magari non riusciamo subito al primo colpo. Vediamo. * Inizio a mettere il pendolino sulla mappa ma non succede nulla. Di improvviso si sposta sulla pergamena, puntando quella pagina. Guardo i miei amici interrogativamente.* Ma che può significare, questo? Jacob fissò il mòdo in cui il pendolino si muoveva e gli venne un'idea strana. "Rylan, non so dove ti trovi ma spero che ti arrivi il mio odio ovunque tu sia. Forse ho capito cosa sta cercando di dirci il pendolo." Prese la pergamena e la mise sopra la mappa di New York. Il pendolo puntò diritto sulla Public Library a Brooklyn. "E' una delle biblioteche più antiche della città. L'altra è nel Queens. Sono persino antecedenti al consolidamento di New York di fine ottocento. Se quel bastardo voleva mandarmi qualcosa, quello era il posto più giusto dove conservarlo. Dubito che ci sia una sezione esoterica." Vide che le due donne lo stavano guardando in maniera strana. "Cosa ho detto di sbagliato? Mi piace leggere la storia delle città, soprattutto se è quella dove vivo." disse tagliando corto. "D'accordo abbiamo un punto di ricerca da cui partire. Certo sarebbe più comodo se sapessi con precisione cosa devo cercare ma immagino che una volta in biblioteca lo capirò. Spero. Giuro che se è qualcosa di nocivo, gli faccio un falò purificatore." concluse rabbioso. Kimberly * Guarda la ragazza quando propone il pendolino e li per li non capisce, ma quando vede muoverlo rimane stupita e apre la bocca estasiata, per quanto strana sia la situazione, la trova di una figaggine assurda. Quasi si ridesta dallo stato di trance quando Jack prende la cartina di NY e comincia a parlare delle biblioteche* Si..ehm...non ci ho capito nulla di ciò che hai detto * Ammette grattandosi la testa ma annuisce* Qualsiasi cosa ti serva io sono qui. Dimmi che posso fare per te? Madeleine * Prendo il pendolino e lo arrotolo nella mano destra, lasciando che il calore del mio palmo lo scaldi. Mi ha sempre rassicurato e anche quella volta non fa eccezione.* Hai capito Rylan...beh Jake direi che ci sono ottimi punti di partenza. Certo sì forse non ci sarà una sezione esoterica ma sicuramente ci sarà una sezione libri antichi? Prime edizioni? Secondo me potreste partire da lì, cosa dite? * Era certa che Kim gli avrebbe dato tutto l’aiuto di cui lo aveva bisogno * Ovviamente io sono sempre qui per qualsiasi cosa. Se avete bisogno mi fate una telefonata e io arrivo!
All'improvviso Jacob chiude gli occhi. "Mi serve carta e penna. Presto! Prima che mi sfugga quello che sto vedendo ora." Kim tirò fuori dalla borsa un block notes e una penna e glieli porse. Non appena lo sciamano prese in mano la penna sembrò quasi che la sua mano si movesse di volontà propria. Con gli occhi chiusi scrisse delle cifre che non sembravano aver molto senso. La mano si fermò e Jake aprì gli occhi bruscamente. Osservò quelle cifre senza comprendere molto. "Immagino che una volta in biblioteca avrò la soluzione di questo enigma." la sua voce era calma ma il suo animo ribolliva di pura furia. Voleva chiudere quella questione con la sua vita passata il più presto possibile ma Rylan non sembrava intenzionato a cedere il passo. Anzi. Ero un bastardo dedito al comando? Probabilmente si, pensò. "Grazie per l'aiuto Maddie, a buon rendere. E ti farò sapere i nuovi sviluppi. Però a questo punto voglio lasciarti fuori dalla questione. Non voglio rischi per te... e per me. Non voglio certo diventare l'ennesima anima sul groppone del tuo uomo. Ho troppe cose da fare per questo. Scherzi a parte, vediamo dove Rylan mi porterà. Sperando che sia finita, anche se ne dubito." E così dicendo fece per alzarsi e uscire dal negozio assieme a Kim. [ end role ]
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blog-melacque-role · 5 years
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[[ 𝔸𝕦𝕝𝕒 𝕕𝕚 ℙ𝕠𝕫𝕚𝕠𝕟𝕚 ]] ᴍᴀʀᴄʜ 1977 ʟᴜᴍᴀᴄᴏʀɴᴏ & Jacqueɭine
ʀᴏʟᴇᴘʟᴀʏᴍᴇᴍᴇ: ❝ ᴘᴇʀᴄʜÉ ᴄɪ ʜᴀɪ ᴀʙʙᴀɴᴅᴏɴᴀᴛᴇ? ❞
                     Lumacorno «Suvvia, suvvia Miss Bulstrode, non sia così drammatica!» Si avvicina con una certa premura al tavolo dove la giovane ragazza e altre due compagne stanno preparando una semplice mistura, un ripasso sulla Pozione Corroborante che la giovane studentessa ha già dimostrato di saper preparare da tempo. Butta un'occhiata scettica al calderone, nonostante tutti i bei pensieri del mondo, valutando cosa c'è che non va. Ormai l'ha vista preparare in così tante salse da capire a primo colpo d'occhio dove giace l'errore! «Troppo sangue di salamandra, temo. Niente di irreparabile.» Estrae la bacchetta e ripulisce il calderone, aiutando le ragazze a rimettersi al passo così che non rimangano indietro rispetto ai compagni. Come già sottolineato, questo è solo un ripasso in previsione dei G.U.F.O. Forse è proprio questo il problema che affligge la studentessa bionda. Lui le ha messo gli occhi addosso da diverso tempo, pensando che potrebbe inserirla nel suo club privato, ma deve ancora dimostrargli qualcosa. «Non si preoccupi per gli esami, signorina Bulstrode. Sono convinto che sarà brillante come sempre. Mi aspetto di vederla di nuovo in questa aula in prossimo anno.» Per farlo, la ragazza dovrà raggiungere una O, ma Lumacorno non dubita sul fatto che possa riuscirci. Ha visto tanti studenti lavorare sulle pozioni nella sua vita e lui comprende chi è portato e chi no da come impugna il mestolo il primo giorno!
                     Jacqueline L’insegnante, con i suoi modi pacati, riesce a tranquillizzarla. Jacqueline è felice sia subentrato lui, al docente dello scorso anno. ‹‹ Non facciamo mettere più nulla a Spencer ›› bisbiglia, all’orecchio della sua amica Sharon. È piuttosto sicura sia stata lei a compromettere la mistura. Ed è un dramma! Lumacorno ha intuito il giusto: a crucciare la giovane sono i G.U.F.O. e come può pensare di superarli se non verifica di essere in grado di prepararla? E, soprattutto, come può accertarsene se una delle sue compagne di lavoro continua a sabotare - involontariamente - la pozione? ‹‹ Lo spero professore ›› si passa una mano sulla fronte, preoccupata; scacciando all’indietro una ciocca di capelli. Sharon ha riso alle sue parole di prima, ma non deve averla presa sul serio perché, con uno scatto fugace, Jacqueline si ritrova a superare la compagna con il braccio e ad afferrare il sacchetto ripieno degli artigli di grifone - prima che la Tassorosso del misfatto possa lanciarne una manciata nel calderone. ‹‹ Tra un attimo, questi ›› le spiega in uno sbuffo, esternando tutto il suo nervosismo nel poggiarli sul tavolo; difronte a sé, ora. Più tranquilla torna a rivolgersi all’uomo. Il pensiero che possa aver fatto una brutta impressione non la sfiora neppure, quando, con viso angelico, posa lo sguardo su di lui. ‹‹ Fuoco basso adesso, giusto? ›› incerta, si porta il dito indice alla bocca, mordicchiandone la punta dell’unghia.
                     Lumacorno Lumacorno osserva con attenzione le tre ragazze al lavoro, ma senza giudizio. Ah, che bella la gioventù! Non esistono posizioni così tanto forti - legalmente parlando - da restituire a Horace la forza d'animo di un adolescente. Certo, il corpo può venir mutato in molti modi, molti dei quali utilizzando artefici assai compromettenti, ma la mente una volta che ha assorbito l'esperienza di una vita intera non può venire modificata. Tranne in buoni casi di obliviazione, ma questo è un altro discorso. «Esatto, signorina Bulstrode. Non bisogna mai avere fretta in queste cose. Fuoco basso e perseveranza. Mi raccomando gli artigli di Grifone. Vanno polverizzati col mortaio. Posso?» Fa passare davanti alle giovani la larga manica del mantello, che rischia di prendere fuoco quando la avvicina un po' troppo al fuoco che arde pacifico sotto al calderone. Ritira le braccia per arrotolare la stoffa e poi chiede alla studentessa gli artigli. «Un piccolo trucchetto che ho imparato con gli anni è quello di comprimere e non 'pestare', se mi spiego bene. Non alzate mai il polso, usate lo strumento direttamente a contatto con il contenitore, facendo compiere delle piccole ma decise rotazioni del polso. Così facendo non comprometterete la consistenza della polvere e ci metterete molto meno tempo ed energia.»
                     Jacqueline ‹‹ Oh? Certo certo ›› frettolosa, indietreggia; timorosa d’essere d’intralcio. È con aria sognante che osserva i suoi movimenti esperti; avida d’apprendere e ripetere quell’insegnamento che, lì per lì, ha un'aria così confidenziale. Non fa parte del Lumaclub, e probabilmente non ne farà mai parte, tuttavia, ugualmente, non potrebbe essere più felice del trattamento che sta ricevendo - assieme alle sue compagne. Quando richiesto, porge gli artigli di grifone con tutto il sacchetto; di modo che sia lui a prenderne il quantitativo adeguato. Un lieve rossore, immediatamente, va a colorare le sue gote perché - ancora, per via della fretta - rischia di far prendere la tangente al contenuto. Divaga 𝑎𝑏𝑖𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 borbottando qualcosa; riesce a diventare una totale imbranata in presenza di adulti che desidera compiacere. ‹‹ Uuuh! ›› È estasiata da quel trucchetto. Lei in effetti era solita pestare. Si ripromette di procedere con il nuovo metodo, d’ora in avanti. Specie perché più semplice. Le braccia le dolevano sempre dopo pozioni. Oltre a trarne sollievo, dall'ultima spiegazione rimane anche incuriosita. Riflette un attimo prima di porre la domanda che l'attanaglia; indecisa se sia il caso chiedere o meno. ‹‹ Compromettere? Pestando qual è il pericolo? Che venga troppo fine?  ››
                     Lumacorno A Lumacorno è sempre piaciuto molto il modo in cui gli studenti davvero interessati alla sua materia iniziano ad applicarsi a dovere, quando gli viene insegnato anche il più piccolo dei trucchetti. Non tutti sono portati per questa materia, no. Servono persone intanto pazienti, che saranno rispettare i tempi di cottura e di addensamento. Poi la precisione è un fattore non trascurabile. Anche un milligrammo di troppo o un ingrediente trattato non adeguatamente trattato può essere fatale per la realizzazione dell'impresa. ...O del pozionista amatoriale, alle volte. Naturalmente questo non è il caso. La soluzione corroborante è assolutamente innocua e di fattura relativamente semplice. Entro la fine del settimo anno tutti coloro che decideranno di proseguire gli studi con lui saranno capaci di prepararla senza quasi pensare. «Compromettere? Assolutamente no, signorina Bulstrode. Semplicemente si parla di una pessima agglomerazione.» Finisce di triturare gli artigli e sistema un foglio di carta sotto al contenitore. Versa la polvere e poi, piegando il foglio, la aggiunge molto lentamente alla pozione. «Vedi? Come scende? Sembra sabbia del deserto. Se fosse stata testata, si sarebbe agglomerata e non avresti potuto controllare che la polvere fosse così sciolta. Ricorda: Tutto ciò che è compatto fa grumi!»
                     Jacqueline Pessima agglomerazione. Jacqueline prende appunti mentalmente. Non è certa di aver capito appieno il significato, dunque controllerà sui libri più tardi e riciclerà l’espressione per farsi vedere istruita; con Susan magari, che quella crede sempre di essere la migliore in pozioni.
Convinta di aver continuato a seguire il professore, si sorprende a trasalire quando l’uomo le si rivolge. “ Vedi? “ In un nano secondo il cervello le va in cortocircuito. Pensieri carichi di preoccupazione si sovrappongono l’uno all’altro. “ Vedo, vedo cosa? Che ha fatto? ”
Come detto però è una frazione di secondo e, come colpiti da un aresto momentum, i pensieri rimangono sospesi, quieti, non appena apprende che deve volgere le sue attenzioni al composto sabbioso ottenuto. Non ha perso nulla dopotutto, si tranquillizza. Ha avuto solo qualche minuto di smarrimento.
‹‹ Mhh-mhh ›› annuisce pimpante. Agglomerazione, ancora quella parola, farebbe meglio a scriversela veramente. E infatti, innocuamente, scribacchia la parola a matita, sulla pagina con su scritto il procedimento della pozione corroborante. Visto che c’è, appunta anche “comprimere”.
‹‹ Grazie mille professore, ci ha salvate ›› finalmente soddisfatta, chiude il libro con dentro la matita e lo poggia sul tavolo. Un sorrisone le illumina il volto. Neppure Spencer ora riuscirebbe a danneggiare nulla.
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thehoneyboat · 5 years
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Gli auguri che sto ricevendo sono già tantissimi e non riesco a starvi dietro! Quindi vi voglio ringraziare come meglio so fare..con questa dolce ippopotama estasiata e felice del traguardo che ha raggiunto! Gli anni avanzano, ma io sono felice.. sono felice di essere qui, di aver conosciuto tante belle persone, di aver fatto molte esperienze e aver raggiunto tanti traguardi.. questi 28 anni saranno gli anni della mia svolta, della mia rivincita, del raggiungimento dei sogni! Me lo prometto! Grazie, grazie di cuore a tutti voi che riempite ogni mio giorno! 💗🥳 #birthday #mybirthday #thanks https://www.instagram.com/p/BtspgV-IFXh/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=33ycan0axnfl
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