Tumgik
#sono un balena
cara-me-stessa · 2 years
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Piacere, sono
La più grassa tra le amiche,
La più grossa dell'aula,
Quella a cui la l o la xl va perfetta e non va larga,
Quella con le coscie larghe, la pancetta e le maniglie dell'amore,
Quella che si vergogna di sé,
Quella che se noti è perché è visivamente importante in termini di misure,
Quella a cui le amiche non possono prestare i vestiti perché se no non ci entrerei,
Quella che ha puntato sullo studio perché sulla bellezza non poteva fare un gran che,
Quella che vorrebbe essere diversa e dimagrire, ma che puntualmente inizia e poi molla tutto.
Piacere, sono questo, ma se riesci a guardare oltre forse trovi dell'altro...
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gunsfire · 8 months
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23.09.2023
ciao, popolo di di tumblr, volevo condividere con voi un pensiero che ultimamente mi balena per la testa e che vedo molti account pensarla in modo simile.
io ho iniziato ad avere account su tumblr per “gioco” e per fare la “figa” nel lontano 2012 quando avevo 13 anni, pensavo che avere un account qui e condividere frasi finte depresse mi rendesse “cool” e “in” per i tempi. ero alle medie e onestamente non so nemmeno cosa pensassi, ne cosa stavo passando perché ho cancellato quel periodo dalla mia testa per tanti motivi.
sta di fatto che sono su tumblr in un account o un altro da 11 anni, non ho mai pensato neanche lontanamente che un giorno sarei arrivata a fare questo discorso, ma mi tocca.
negli ultimi due anni (forse anche 3/4) questo sito, quello che il ritenevo un posto sicuro, quello che io usavo per esprimere me stessa e le mie emozioni, quello che usavo come diario per raccontare di come mi facevano sentire determinate esperienze vissute, o quello che usavo come pagina bianca di sfogo per tutti i brutti momenti che ho passato.
ecco, quel sito ormai non esiste più. ovvero, certo tumblr c’è ancora, ed io (come voi) siamo qui a scrivere, rebloggare e leggere come prima, ma il sito di per se è cambiato molto.
ora come ora quando entro mi ritrovo scene p0rno, oppure cose non richieste in quanto non sono nei miei interessi, scene di vi0lenza..insomma cose di questo tipo, che non dico che 10/11 anni fa non c’erano, anzi probabilmente già giravano sul sito ma non erano così evidenti, non erano così INVADENTI nella dashboard o negli account di tutti noi.
onestamente parlando, io ora ho 24 anni, forse sono un po’ grande per stare qui su tumblr ancora con la speranza e l’ingenuità di usare il sito solo come via di sfogo e di lettura di altre persone nella mia stessa situazione, però fatto sta che ho un’età che se mi voglio vedere dei video o film p0rno posso benissimo farlo altrove, senza problemi. non capisco perché debbano “sbatterlo” in faccia a tutti gli utenti di tumblr che cercano ancora una via di sfogo (come me) o che entrano per leggere e rebloggare.
a me, onestamente, dispiace molto per quello che è diventato. e mi dispiace che ora le persone che sono qui come sono qui io, per i motivi di anni fa, e per condividere ancora, magari, i nostri stati d’animo..si debbano trovare un sito completamente diverso.
capisco che la tecnologia cambia, si evolve e niente può rimanere uguale ma nonostante questo, mi dispiace.
mi auguro comunque che le persone che sono qui con il mio stesso scopo, o quelle che sono qui per condividere, leggere e rebloggare frasi, poesie, arte ecc.. non si abbattano (nemmeno io lo farò) e continueremo a usare tumblr per questo scopo.
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harshugs · 2 months
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piccolo weight loss journey update
(di cui non frega niente a nessuno ma a volte la scrittura serve soltanto a me stessa)
a maggio sarà esattamente un anno, un anno da quando dal nulla iniziai a perdere del peso, senza visite mediche, senza una vera e propria dieta, senza che io mi sforzassi a fare nulla, era semplicemente capitato
a maggio sarà un anno da quando quei x5kg diventarono pian piano x2kg, poi x0kg…
a maggio sarà un anno da quando, vedendo quelle poche cifre scendere, decisi che forse il mio corpo mi stava dicendo che era il momento di fare qualcosa e cambiare quella situazione
situazione oppressante, di malessere, inconsapevolezza, incoscienza, ignoranza e finto menefreghismo nei confronti della mia figura
manca ancora un mese
e soprattutto manca ancora 1kg per entrare ufficialmente nei -20kg
mancano ancora 2kg ad una mia probabile soddisfazione, ancora 2kg e toccherò una cifra che non tocco da almeno 8 anni, se non di più
8 anni di via libera, 8 anni di lievitazione senza sosta e senza fine, e soprattutto senza la consapevolezza di ciò che mi stava accadendo, senza sapere che in quel periodo ero ancora in tempo per prendere in mano la situazione ed evitare quegli 8 anni infernali
non sono sicura che con la perdita di questi ultimi 2kg sarò soddisfatta, molto probabilmente non sarà così, anzi, 2kg non cambiano molto la mia figura attuale, è questo il motivo che non mi fa essere sicura al 100% di poter provare quel senso di soddisfazione
quello che vedo ancora non mi piace, o meglio, mi piace di più rispetto a prima, e questo lo notano anche tutte le persone che mi stanno intorno, ma non vedo ancora ciò che vorrei vedere nello specchio quando mi guardo
però una cosa la so, ed è un po’ dura da accettare ma è così: l’unica cosa che mi aiuterà a vedere ciò che voglio è lo sport, il che mi terrorizza alquanto, perché qualsiasi cosa riguardi lo sport per me è parte di tanti piccoli traumi che ho vissuto per tutta la mia vita.
a gennaio sono andata a chiedere informazioni nel luogo dove vorrei allenarmi, ed è da gennaio che aspetto di perdere gli ultimi chili che mi avrebbero motivata a fare questo passo
è da gennaio che ogni chilo che passava guardavo il calendario degli orari dicendo tra me e me: “ancora qualche chilo e dovrò iniziare davvero”
sono due settimane che continuo a guardare quel calendario pensando: “adesso è veramente arrivato il momento di cominciare”
io mi ci vedo a giugno: finalmente potrò mettere un costume carino, finalmente potrò mettermi i pantaloncini corti che ho chiuso nell’armadio anni fa nella speranza che un giorno sarei riuscita a chiuderli in vita (bonus: cosa che già riesco a fare), finalmente potrò smettere di bidonare le mie amiche ogni volta che vogliono andare al mare con me, perché sarò al pari loro. Finalmente potrò mangiare quel dannato gelato insieme a loro mentre indosso un bikini decente e non da vecchia sulla spiaggia senza sentirmi la balena di turno.
ma questo sarà possibile solo con l’inizio dell’allenamento, ed è difficile conciliare quell’idea con la realtà che devo affrontare.
che poi effettivamente se ci penso l’allenamento non serve tanto a perdere altro peso, perché ormai quello è fatto, sono già quasi arrivata al mio traguardo, manca pochissimo.
l’allenamento serve soltanto a tonificare, perdere quel filo di pancetta che ho ed eliminare gli ultimi liquidi rimasti nel mio corpo, a rimodellare braccia, fianchi, glutei, niente di più, ed è un effetto che si ottiene in mediamente poco tempo, lo so che se iniziassi adesso allora a giugno sarei apposto, però sono terrorizzata, e questa sensazione mi blocca dal cominciare.
spero di rileggere questo post un giorno durante quest’estate e pensare: “beh alla fine ho cominciato e ora eccomi qua, sulla spiaggia con le amiche, con indosso questo bel bikini giovanile e colorato mentre mi mangio un buon gelato artigianale in pace”.
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c3ss4 · 5 months
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ero in camera, camminavo avanti e indietro di tentando di mettere un po’ in ordine, e poi così, d’ un tratto mi balena in testa un ricordo che credevo dimenticato. avevo all’ incirca 10 anni, si, andavo per gli 11 credo. era l’ estate tra la fine delle elementari e l’ inizio della prima media. eravamo in gruppo, non ricordo né le facce né i nomi. forse qualcuno del mio quartiere. una certa giulia mi pare e sicuramente doveva esserci alice perché quell’ estate ricordo vagamente fossi entrata in confidenza con lei e sua sorella, ed era molto amica della giulia. poi c’erano i fratelli di giulia e qualcun’ altro ancora. ricordo che andavamo a prendere il latte appena munto dai contadini. imboccavamo una piccola stradina di ghiaia, andando verso santa marta. proprio quel giorno, mentre tornavamo a casa, qualcuno aveva trovato una scatola piena di gattini. i dettagli non li ricordo molto. eravamo tutti in cerchio e ricordo bene ci fosse anche pietro. corro da lui e gli racconto tutto, ma dice di non averne proprio memoria. eccetto per un singolo dettaglio: ricorda la giulia con in mano gli stessi gattini. un frammento, un’immagine priva di significato. eppure forse era la prova che eravamo insieme, quello stesso giorno d’estate. vedete, ogni volta che sono insieme pietro succede sempre la stessa cosa: casualmente mi torna alla mente un dettaglio, qualcosa al quale non avevo prestato attenzione per più di boh, 10 o 15 anni. e poi mi torna in mente tutto. da quanto tempo non gioco alla guerra? da quanto non vado a sdraiarmi sulle balle di fieno? da quanto non succhio più lo zucchero dai fiori di campo? e poi il frammento di uno sguardo, uno solo, per una frazione di secondo. in piedi, mentre giocavamo nel boschetto dietro la scuola. era stato solo un attimo, eppure me n’ero accorta all’istante e ciò era bastato per farlo arrossire. al tempo non ci avevo dato peso, ma adesso guardo il tutto con una consapevolezza diversa. di me e pietro restano solo istanti, pochi piccoli gesti, e quasi nessuna parola. lui era troppo timido per dirmi qualcosa. forse era ancora più in soggezione dal fatto che fossi più grande di lui. tra di noi sono di più le cose non dette. e ciò me lo fa amare ancora di più.
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thebutterfly0 · 6 months
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Nella mia testa ci sono sempre una marea di pensieri, non riesco a venirne a capo. Va leggermente meglio dei giorni scorsi ma comunque non va benissimo. Mi è tornata un pochino la voglia di essere un pò più curata, andare al lavoro sicuramente aiuta. Cerco di avere sempre i capelli in ordine e di vestirmi senza indossare scafandri enormi per nascondere il mio corpo anche se ingrassato perché mangio molti dolci, non riesco a farne a meno. Fortunatamente mi muovo parecchio durante il giorno e quindi qualcosa smaltisco, altrimenti veramente sarei una balena. Il mio dilemma più grande è vederlo o non vederlo nel famoso weekend di dicembre, da un lato vorrei farlo perché sento il bisogno di fare una pazzia ma dall'altro non è giusto. È questo che mi sta martellando nella testa da giorni ormai. Sempre se succede e se nel frattempo non cade una meteorite.
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io-rimango · 6 months
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La balena piangeva da far pena
cantava ad un gabbiano
l’amore è strano
e passa in un baleno.
“Lo incontrai
lo avevo cercato
per mille miglia
di oceano gelato
l’ho guardato
poche occhiate
e sono state ondate
(voi non sapete
cosa può capitare
se due balene si lasciano andare).
Ma poi sparì
forse arpionato
ucciso inscatolato
o forse è lui
che se ne è andato
si era stancato”
La balena piangeva da far pena
cantava ad un gabbiano
l’amore è strano
e passa in un baleno.
E quando forte il naso soffiava
tutte le volte una nave affondava.
Un cuore grande
pieno d’amore
quando si spezza
fa più rumore.
(Stefano Benni)
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fatalquiiete · 3 days
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Tutto vero, per carità, ma sta parlando proprio dei miei genitori, che si sono fatti un culo come lo sbadiglio di una balena lavorando come negri e risparmiando anche gli spiccioli. Saranno certamente vissuti in un periodo economicamente favorevole, ma niente arriva se non ti dai da fare, e purtroppo oggi che quel momento è passato, anche se ti dai da fare, arriva poco o nulla.
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rideretremando · 2 months
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"Ieri sera sono andato a sentire Bifo (gli ho anche stretto la mano, cosa che ancora stamattina, a ripensarci, mi riempie di soddisfazione).
Adesso però mi sto ridicendo in testa tutte le cose che mi sono venute in mente ascoltandolo (come sempre mi succede, perché sono un polemico di merda e sviluppo pensieri solo in maniera parassitaria, quando qualcuno dice qualcosa a me viene in mente qualcosa di opposto o di diverso o di derivativo). Una la scrivo, perché c’entra col mio lavoro di insegnante e con le cose che vedo tutti i giorni.
L’incontro era pieno di vecchi (vecchi forse è troppo sprezzante come parola, diciamo anziani, o vegliardi, o senescenti, anche perché era un ottimo uditorio, composto da persone di buone letture, dal pensiero attivo) nonostante quella di Bifo fosse fondamentalmente un’invettiva contro il pensiero senile, il potere senile, la mentalità del novecento (paradosso denunciato da lui medesimo durante l’incontro: un uomo di 75anni che inveisce contro altri uomini di 75 anni, un europeista che inveisce contro l’europa, un militane che invita alla diserzione, un sostenitore di una lista politica che si augura che la sua lista politica non entri in parlamento ecc, il pensiero paradossale è una delle cose tante cose belle del pensiero di Bifo e ieri è stata una goduria).
Comunque torniamo al fatto che Bifo si rivolgeva alla gioventù, e in effetti l’incontro era stato organizzato da giovani di venti-trent’anni, e alcuni erano in sala ad ascoltare (credo più che altro l’entourage dell’organizzazione, diciamo che su 100 persone ce ne saranno state una trentina sotto i 40, e siccome quelli di questa età non facevano altro che muoversi per la stanza con telecamere, macchine fotografiche, telefoni, treppiedi ecc, ne ho dedotto che molti avessero a che fare con l’organizzazione) e ad annuire o sorridere sornioni a ogni imbeccata dell’oratore.
Gli interventi post-orazione, invece, come c’era da aspettarsi, sono stati monopolizzati da 60-70enni che replicavano al nichilismo di Bifo obiettando con le solite argomentazioni degli attivisti, di chi ha fatto la contestazione, ha vissuto gli anni 70, la speranza, la rivoluzione/il riformismo ecc ecc (nobilissime idee, dico “solite” tanto per spicciarci).
A un certo punto si alza finalmente un ragazzo e sembra la pubblicità delle Vigorsol quando finalmente arriva il fresco e l’aria si muove e suona la sveglia oppure si apre una finestra e una balena si schianta sulla scrivania, e insomma il ragazzo riconduce tutti al centro della riflessione di Bifo, o se non altro alla parte della sua riflessione che era stata negletta dall’uditorio e dagli interventi spontanei: “Siamo di fronte a una generazione [quella dei ventenni] che ha imparato più parole da una macchina che dalla propria madre”. Da questo postulato, a cascata, una serie di corollari: sono “socialmente anaffettivi”, “incapaci di solidarietà” (un po’ come i gatti: imparano a fare le fusa solo se non li togli troppo presto dalla cucciolata), “sono depressi di una depressione non patologica, ma anzi sana, essendo questa il sintomo della consapevolezza: se non fossero depressi sarebbero deficienti”.
Ora, vabbe’, il ragazzo che è intervenuto parlava con vigore e con chiarezza (per me è stato illuminante e allo stesso tempo avvilente accorgermi che anche per parlare serve il vigore della gioventù, anche per dire con la voce le cose in modo semplice ed efficace ci vuole l’energia di un corpo giovane, e che la mente tiene dietro al corpo e viceversa) e anche a me è venuto da applaudirlo fortissimo: finalmente uno che ci riporta al nocciolo della questione.
Bifo, visibilmente soddisfatto dell’intervento, che rimproverava la scarsa presenza dei giovani in sala e motivava il fatto che questi non prendessero parola proprio per conformità con quanto esposto dall’oratore stesso (i ragazzi hanno compreso che disertare è l’unica via, e si astengono, rinunciano consapevolmente, anche a esprimersi, specie in un consesso senile con il quale non condividono più nessun orizzonte), ha rafforzato questo pensiero e si è congedato.
Io invece mi rigiravo in testa il pensiero che per quanto energicamente espresse e teoreticamente ben motivate, avevo ascoltato idee che adesso mi lasciavano un sacco di perplessità che adesso mi dovevo risolvere da solo (lo so che lo scopo di ogni buona orazione è questo, però OGNI TANTO potreste anche prevedere che esistiamo NOI PIGRI).
Voglio leggere il libro di Bifo, perché di sicuro mi chiarirà questi dubbi, il primo dei quali riguarda proprio la proposizione -assioma: “Una generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla propria madre”.
Quando l’avevo sentita dire a Bifo, mi aveva confuso: ero convinto che parlasse della MIA generazione.
Io ho 50 anni, ho imparato più parole da una macchina (la tv) che da mia madre.
Se la mia generazione avesse imparato più parole dalla famiglia che dalla tv probabilmente avrebbe parlato prevalentemente il dialetto siciliano.
Sono anche abbastanza certo che eravamo esposti alla tv (e nella primissima infanzia alle favole ascoltate dai mangianastri, e intorno agli otto anni ai videogiochi, e alle vhs, e poi ai dvd, ecc) per tempi molto simili, se non più lunghi, di quelli cui i ventenni di oggi sono stati esposti al cellulare. Allora come oggi, le famiglie progressiste più avvertite si affannavano a disciplinare il consumo di televisione e videoregistratore e consolle di videogiochi (e poi computer) esattamente come è accaduto alle famiglie degli attuali ventenni con l’uso dei telefoni, dei tablet ecc.
Allora come oggi, il segno distintivo del progressismo di sinistra erano affermazioni come: mio figlio non ha la tv, o guarda la tv al massimo per un’ora al giorno e sotto la mia supervisione, stessa frase che ho sentito e sento dire ai genitori dei miei studenti riguardo ai cellulari, i tablet ecc.
Quindi sì, non dubito affatto che questa generazione di venti-trentenni abbia imparato più parole da una macchina che dalla madre, però dubito seriamente che sia la prima a cui sia accaduto, e dubito anche che sia quella a cui è accaduto in misura maggiore (molti della mia generazione e delle generazioni limitrofe alla mia sono stati letteralmente ALLEVATI dalla televisione).
Certo, può darsi che io stia cogliendo solo la lettera di quanto hanno sostenuto Bifo e il 20enne che ha parlato ieri sera, però appunto, se in questa affermazione c’è uno spirito che va oltre la lettera, lo scoprirò grazie al libro. Questa idea di novità assoluta (la prima generazione che ha imparato più parole da una macchina che dalla madre) ieri ha fatto ha fatto raggiungere al il ragazzo che ha fatto l’intervento una punta di lirismo. Non so se la ricordo bene, ma era una cosa tipo: io non posso nemmeno più guardare il sole come lo guardava mio padre. Qualcosa di simile, insomma, che credo sottintendesse cose come: il mio sguardo è inficiato dalla macchina anche quando mi trovo di fronte a un panorama naturale commovente, struggente, ecc, lo vedo e penso a fotografarlo o a riguardarlo in video ecc.
Ok, verissimo, ma pure questo, boh: è una novità? La mia generazione ha commentato miliardi di panorami e fenomeni naturali con la frase: sembra un film, o sembra Tomb Rider, o sembra finto, intendendole come dei grandissimi complimenti o comunque prendendole per quello che esattamente erano: la prima analogia che ci veniva in mente.
Nemmeno io ho potuto guardare il sole come lo guardava mio padre, e mio padre non l’ha guardato come lo guardava mio nonno.
Aggiungo anche che pure io sono stato depresso, e pure mio padre e pure mio nonno probabilmente lo sono stati, e che nella depressione mondiale e simultanea dei ventenni di oggi forse una novità c’è davvero: la facilità di diagnosi e di ricorso a cure o sostegno mai sperimentata prima nella storia dell’umanità.
Dopo Mark Fisher, l’ipotesi di essere depressi a causa del realismo capitalista si è diffusa tantissimo, però forse è plausibile solo in parte: come in ogni epoca, il capitalismo è di sicuro una delle concause della depressione, la macroeconomia c’entra sempre (e quindi un po’ non c’entra neanche nulla, almeno per chi poi deve curare il disagio, visto che bisogna curare l’individuo, ed è difficilotto guarire il pianeta dal capitalismo spinto).
Quindi non so, vedo ragazzi ogni giorno, e a me non sembrano depressi e nemmeno disperati (vorrei tanto che lo fossero, nel bel senso che ha dato ieri alla parola Bifo) e non mi pare nemmeno che i loro problemi possano derivare dall’avere imparato più parole da una macchina che dalla madre (in un certo numero di casi, I me contro te parlano meglio delle madri, conosco famiglie intere che per esprimersi usano un unico fonema: OHU!, il cui senso e significato dipendono unicamente da intonazione e volume ).
Forse invece vedremo presto una cosa davvero nuova (o almeno “più nuova”) in classe. Provo a dire quale.
Io e i ragazzi che finora ho avuto in classe abbiamo imparato parole da una macchina vecchio tipo. Io e loro abbiamo imparato parole da una macchina dentro la quale c’erano degli esseri umani che parlavano.
I prossimi impareranno parole da una macchina dentro la quale ci sarà UN’ALTRA MACCHINA CHE PARLA.
Se vogliamo guardare ancora più avanti, dentro questa macchina con dentro una macchina che parla, per un certo periodo di tempo ci sarà una macchina che parla attingendo parole dal repertorio umano, ma poi, a un certo punto, ci sarà una macchina che attingerà parole dal repertorio delle macchine.
Personalmente, credo che nemmeno a questo punto potremo dichiarare finita l’umanità, e che nemmeno a questo punto un ventenne potrà lagnarsi del fatto che ha diritto a essere depresso, anzi fa bene, perché se non lo fosse significherebbe che è deficiente. Anche se perfino sulla lagna sospendo il giudizio.
Il ragazzo di ieri sera si è lagnato bene, e per me se ti lagni bene, se ti lagni come Leopardi o come Nietzsche ti puoi lagnare quanto ti pare, anzi: lagnati per favore, che mi fai godere molto con le tue lagne. Se invece ti lagni come Giorgia Soleri, ecco, secondo me è più piacevole per tutti se non ti lagni."
Mario Filloley
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alle00 · 10 months
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Quando noi ci concentriamo su un oggetto materiale, ovunque esso si trovi, il solo atto di prestare ad esso la nostra attenzione può farci sprofondare involontariamente nella sua storia. I principianti devono imparare a sfiorare soltanto la superficie della materia se vogliono che essa resti all'esatto livello del momento. Cose trasparenti, attraverso le quali balena il passato! Gli oggetti fabbricati dall'uomo, oppure quelli naturali, in se stessi inerti ma molto usati dalla vita noncurante (state pensando, e giustamente, a una pietra su un pendio, attraversata da innumerevoli animaletti frettolosi nel corso di innumerevoli stagioni), sono quelli di cui è particolarmente difficile mantenere a fuoco la sola superficie: i principianti la infrangono, vi sprofondano canterellando felici, e ben presto cominciano a dilettarsi con trasporto infantile della storia di questa pietra o di quella brughiera. Mi spiego. Una sottile impiallacciatura di realtà immediata ricopre la materia, naturale o artificiale, e chiunque voglia restare nel presente, col presente, sul presente, è pregato di non rompere la tensione superficiale.
Vladimir Nabokov, Cose trasparenti
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aurozmp · 3 months
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Ti seguo da molto tempo e ho sempre cercato di capire il tuo dolore da lontano,non riesco a capire da cosa sia derivato, perché appunto come hai detto tu, hai tutto,sei una bella ragazza e anche intelligente,non ti mancano secondo me di certo le amicizie però alle volte è quasi straziante per me leggere il tuo dolore, sarà che sono empatico e sento ancora di più il tuo dolore in quel che scrivi
tumblr lo uso come sfogo, scrivo tutto ciò che penso a si, alle volte sono cose molto strazianti e angoscianti ma è quello che provo e sento ogni giorno. è come se nulla mi potesse appagare, mi potesse dare un senso di tranquillità. posso sembrare la persona più felice del mondo, con un bel sorriso stampato in faccia ad ogni minuto della giornata ma poi, quando sono a casa la sera, mi rendo conto che in realtà è tutta finzione. io vorrei davvero capire cosa mi rende insoddisfatta di me stessa ma appena mi porgo questa domanda la risposta che mi balena in mente è “tutto”. “voglio vivere davvero così?” me lo chiedo spesso ma ancora non sono riuscita a capire cosa voglio
per quanto riguarda le amicizie beh, non è così. le amiche che ho avuto mi hanno voltato le spalle in un modo o nell’altro, hanno approfittato di me in qualsiasi modo e momento per poi lasciarmi sola. ho avuto amicizie per convenienza in questo periodo che poi ho abbandonato perché mi facevano sentire la solitudine ancor di più, era triste guardarli e vedere che io ero lì tra loro ma che non centravo assolutamente niente
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thegodhand7 · 4 months
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La cosa più brutta è che sono così abituato a non essere visto sessualmente attraente che nel mio cervello è diventata la regola. Sono ben conscio del fatto che ogni persona ha i suoi gusti, ma quando mi approccio, o vedo, o matcho con una ragazza che trovo bella il primo pensiero che mi balena è 'ma che ci provi a fare, non ti vede così'. Non è successo molte volte, ma quando sono stato rifiutato con la frase 'sei una bella persona e un bravo amico', questa mi è rimasta dentro. Ad ogni donna che incontro questa frase mi risuona dentro e so di sbagliare ma ho creduto per così tanto tempo di essere buono solo come amico che alla fine mi ci sono convinto davvero. Non riesco più a vedermi come un potenziale partner romantico o sessuale. Non riesco ad immaginarmi scopare. Non riesco più ad immaginarmi fidanzato. Ho smesso di provare quel tipo di emozioni, quando vedo una ragazza e penso che potrei starci sotto la prima emozione che prende il sopravvento è lo sconforto e la rassegnazione. Seguita molto velocemente dall'indifferenza. Negli ultimi due anni mi è capitato di fare sexting, spesso per noia e solitudine, e ogni volta che qualcuno mi faceva i complimenti la sentivo dentro come una bugia, solo un essere educati.
Vorrei poter dare un abbraccio al me ragazzino
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mermaidemilystuff · 1 year
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Comunque ancora devo ben capire (no non è vero mi è tutto chiaro il perché, semplicemente trovo queste situazioni talmente al limite dell'assurdo che ormai nemmeno più mi fanno innervosire) perché quando una ragazza dice qualcosa del tipo "eh nulla per sto fatto sto dimagrendo molto, perdo peso a vista d'occhio" l'amica dice "cavolo, ma semmai forse è il caso di consultare una nutrizionista? se sei costretta a eliminare tutto sto cibo forse a seguire una dieta che ti fai da sola rischi solo di fare peggio". Mentre quando una ragazza dice "eh nulla per sto fatto sto ingrassando tantissimo, sono un po' una balena" (peso sano 55/60kg peso attuale quasi 70kg) la risposta è "ma no amo ma che dici".
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anocturnalanimal · 1 year
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Finora gli uomini mi hanno resa più debole. Mio marito diceva di me, Michèle è forte. In realtà lui vuole che io sia forte per ciò che non interessa a lui: per i figli, per la casa, per le tasse. Ma in quello che a me balena come possibile lavoro, in quello mi distrugge, dice: mia moglie è una sognatrice. Se si chiama sognare voler essere ciò che si è, allora voglio essere una sognatrice. Nel paese dell’ideale: io da un uomo mi aspetto che mi ami per ciò che sono e per ciò che diventerò.
Peter Handke, da Infelicità senza desideri
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omniars · 1 year
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youtube
Corally - L' Unica Risposta
Corally - L' Unica Risposta #corally #corallymusic #camillafascina #corally #corallymusic #camillafascina #seashepherdmusic #seashepherd Il video capovolge la nostra percezione e visione dei meravigliosi esseri marini: e se per un attimo, li vedessimo sopra di noi? E ci accompagnassero in ogni nostra azione quotidiana? Il video è stato realizzato da Gamiel Carrion, un videomaker visionario originario del Perù che ha interpretato una questione centrale del progetto Corally: l’importanza del mare che ci è accanto ogni giorno perché ci dona ogni giorno l’ossigeno che respiriamo, anche se non ce ne rendiamo conto. Il video è un invito a riconsiderare la scala di valori e le gerarchie, un invito ad abbandonare per un attimo la visione antropocentrica: “In un’ottica biocentrica tutti gli esseri sono interdipendenti. La natura è fondamentale per la nostra sopravvivenza su questo pianeta. E invece di rispettarla, con ogni mezzo la distruggiamo, solchiamo terre e mari e crediamo di poter conquistare tutti gli spazi e tutte le creature. È più importante un riccio, una balena, un’ape o un uomo? L’unica vera risposta è che dipendiamo l’uno dall’altro. Siamo una cosa sola. Facciamo parte di un delicato equilibrio che, se rotto, porterà tutti noi all’estinzione. L’unica risposta rimane la scelta: possiamo ancora scegliere se renderci protagonisti della nostra condanna o essere i fautori della nostra salvezza. Ognuno può scegliere se distruggere o proteggere questa meraviglia.” - CORALLY Musica e testo: Camilla Fascina a.k.a. CORALLY, Stefano Paviani, Laguna Video di Gamiel Carrion con riprese di Michele Piazza Le royalties vanno a supporto delle campagne in mare di Sea Shepherd Italia
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Al giorno d'oggi, come sempre d'altronde, mi ritengo una delle più fortunate donne al mondo, perché so di avere a fianco un ragazzo che per me c'è sempre, che non è possessivo, geloso (o se lo è se lo tiene per sé), non mi controlla, non è ossessionato, non si tira indietro quando sto male. E' vero che a volte me ne lamento perché vorrei più brio nella relazione, qualche sorpresa, più romanticismo, più vita, ma a conti fatti le cose principali e di base in una relazione non mi mancano, anzi, è più lui lo sfortunato ad avere a me dopo certe cose che gli ho detto e fatto, eppure me le ha perdonate e non è affatto un ragazzo debole che solo non sa stare, lui è buono con me a differenza mia che a volte sono stata egoista. Ma mai ho pensato a non essere fortunata ad averlo nella mia vita, sono arrivata solo una volta a pensare di lasciarlo davvero e me ne pento perché ora so quanto avrei perso. L'idea di lasciaci però mi balena in testa da un po' perché vogliamo cose diverse dalla vita e io non voglio limitarlo, voglio che sia felice anche a costo di stare con un'altra che può dargli quello che io non sarò mai pronta a fare. E sono terrorizzata all'idea di perderlo, perché sono fermamente sicura che uno meglio di lui non lo troverò, qualcuno che non mi faccia soffrire, a volte anche lui mi ha ferita un po' a parole ma si scusa subito e non lo fa per cattiveria ma comunque succede davvero raramente. Scrivo tutto ciò sia a seguito della cronaca di questi giorni e sia perché oggi ho saputo che una vecchia conoscenza si sta separando perché suo marito non le stava accanto come avrebbe dovuto, mentre Riccardo per me sta pure andando da una psicologa per aiutarlo a starmi vicino. Poi certo, ci va anche per cose sue. Io ultimamente non sto quasi mai del tutto bene, ho passato settimane infernali con l'ansia e mi sento in colpa perché forse l'ho limitato un bel po', anche se lui crede in me ed è sicuro che ne uscirò, beato lui che ci crede. A parte lui comunque, anche il mio ex per quanto pazzo fosse stato, non mi avrebbe mai fatto del male fisico e c'è stato in certi momenti in cui ne avevo bisogno, quindi da un lato anche con lui sono stata fortunata. Mi dispiace solo che la mia depressione sia debilitante per entrambi, la mia ansia, le mie fobie, preoccupazioni. Non l'ho mai sentito dire di essere fortunato ad avermi come io dico spesso a lui, quindi non so come prendere la cosa... Però comunque mi dimostra sempre il suo amore, lo vedo, lo so, lo sento. Sono 4 anni che andiamo avanti fra alti e bassi, vorrei solo tornare ad essere la ragazza di qualche anno fa, con stimoli, emozioni positive e dargli tutto l'amore possibile per renderlo felice, perché non credo che in questi mesi lo sia stato, sia per cose sue e sia perché mi vede spesso giù di morale. Vorrei cancellare certi errori, resettare tutto, ma non posso, ed è difficile conviverci. E' l'unico fra tante persone con cui ho avuto a che fare che non si meritava certi miei sbagli. Ho fallito e sto cercando di rimediare in un qualche modo, ma non so... vedremo.
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lamicacessa · 8 months
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"Ho cercato di insegnarti a mangiare, ma tu uscivi e mangiavi male con i tuoi amici"
Dimenticandosi che in casa potevo mangiare solo verdure e poco altro, avevo 10 anni.
"Ho cercato di fare qualsiasi cosa per darti le cose migliori da mangiare"
Dimenticandosi che a merenda a scuola mi dava la merendina perché non aveva il tempo di cucinare, avevo 7 anni.
"Tutte le altre sono magre, solo a me doveva capitare la figlia come una balena"
Avevo 14 anni.
"Mangia mangia, che diventerai come questo divano"
Avevo 16 anni.
"Oggi a pranzo solo verdure, così magari dimagrisci un po'"
Anche se dovevo andare a scuola, studiare, allenarmi e non avevo energie né forze, mi girava la testa, sentivo una voragine.
"La cena è un pasto inutile, devi fare come noi che ceniamo con una mela"
Anche se poi non riuscivo a dormire per la fame.
Mia madre era così.
Io ero una bambina, di costituzione robusta ma anche molto golosa.
Non amavo solo i dolci, amavo il cibo nella sua semplicità, mi piacevano le verdure, la carne, il pesce, le uova, la pasta, il pane, la pizza, i dolci, la frutta.
Amavo tutto.
Ma non ero una principessa, non ero grassa ma nemmeno magra.
Ero una bambina felice, in salute, sempre sorridente.
A mia madre facevo schifo, odiava il mio peso, seppur normopeso stando al pediatra.
Mi paragonava costantemente ad altre bambine.
Ho iniziato a sentirmi inadeguata, disprezzata da tutti, ma soprattutto da chi avrebbe dovuto amarmi incondizionatamente.
Così ho conosciuto il beneficio, seppur momentaneo, del cibo per consolazione.
Quando lei usciva di casa io svuotavo la dispensa.
Ma era troppo facile scoprirmi, così ho iniziato a spendere i soldi che avevo in supermercati e a nascondere il cibo nello zaino.
Mangiavo mentre piangevo.
Nascondevo le carte nello zaino e la mattina successiva, buttavo tutto in un cestino in stazione.
Mangiavo e non sapevo che ogni biscotto, ogni merendina, ogni patatina, erano solamente gli abbracci che non ricevevo.
E non li ricevevo perché facevo schifo, schifo persino a mia madre.
E quando nemmeno tua madre vuole sfiorarti, chi altro vorrebbe farlo?
Mi ritrovavo a mangiare fuori perché a casa non potevo mangiare, a casa mi erano consentite solo le verdure e qualsiasi mio piatto veniva rigorosamente controllato: la quantità, quanto tempo ci mettessi a mangiarlo, la voracità, tutto.
Ero entrata in un loop che non capivo e dal quale non riuscivo ad uscire.
Ad oggi so che ha un nome: Binge Eating Disorder.
Ne sono stata dentro per quasi 20 anni.
Poi pensavo di esserne uscita, invece avevo solo cambiato disturbo, passando dal Binge all'Anoressia Atipica.
E volete sapere la cosa più bizzarra?
Mia madre, ad oggi, è contenta, è felice, perché non mangio, perché mangio molto poco, perché ho ansia per il cibo, perché mi sento morire ad ogni boccone, perché se mangio poi vorrei solo punirmi in qualche modo, perché se mangio mi ripeto per tutto il giorno che faccio schifo, che sono una fallita, che meriterei di lasciare il mio posto a chi questa vita sa godersela.
E lei è felice.
E più lei è felice, più io mi sento morire dentro, perché una madre felice del fatto che sua figlia vorrebbe morire e invece è costretta a vivere, non so se mi fa più o meno schifo di quanto mi faccia schifo io.
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