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#composizioni
designmiss · 9 years
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Illuminazioni di design per una casa green https://www.design-miss.com/illuminazioni-di-design-per-una-casa-green/ Eleganti #lampade di vetro soffiato che ospitano lampade LED e piante grasse
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colorfulnessart · 2 years
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BUDDHA'S COLORS . . oil on canvas, chalk and gold - 100x100 cm #art #artgallery #colors #buddhacolors #contemporaryart #composizioni https://www.instagram.com/p/Cdx4xneqrzU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tartagliaarte · 2 years
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Le creature ibride di Koen Vanmechelen in mostra a Venezia
Le creature ibride di Koen Vanmechelen in mostra a Venezia
GALLI, UOVA, COMPOSIZIONI ETEROGENEE E POLIMATERICHE IN VETRO DI MURANO E MARMO. LE OPERE DI KOEN VANMECHELEN ESPOSTE NELL’ART SPACE DELLA FONDAZIONE BERENGO A MURANO TRASPORTANO IN UN GUAZZABUGLIO DI REALTÀ IMPOSSIBILI E DI SOGNI A OCCHI APERTI Busti di imperatori in marmo diventano i nidi di volatili mostruosi, di creature fantasmagoriche e dal sapore ancestrale, rigorosamente eseguiti in…
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annalisalanci · 4 months
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Composizioni cellulari. Dettagli
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palmiz · 5 months
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12 dicembre 2023
GEOINGEGNERIA brevettata nel 2009
Concordata con il governo italiano nel 2015, (u.s.a-it) in atto ufficialmente dal 2018.
Sai cosa piove dal cielo?
▪️Alluminio 3090 ppm
▪️Litio 507 ppm
▪️Bario 67,8 ppm
▪️Zinco 58,9 ppm
▪️Rame 55,1 ppm
▪️Cadmio 54,1 ppm
▪️Piombo 52,9 ppm
▪️Argento 28,3 ppm
▪️Solfato 22,0 ppm
▪️Silice 8,67 ppm
▪️Mercurio 1,06 pp
BREVETTO US8033879B2
del 11/10/2009
"Composizioni e metodi di geoingegneria biofisica"
https://patents.google.com/patent/US8033879B2/en
<<Descritti qui sono composizioni, metodi e apparati per la geoingegneria biologica e fisica. Vengono divulgate particelle inorganiche, prill, puck o galleggianti per la dispersione su uno specchio d'acqua, le composizioni aventi diverse proprietà:
1) galleggiabilità positiva,
2) una matrice a rilascio prolungato per il rilascio di ferro, calcio, magnesio, zinco, rame, molibdeno, manganese, cobalto, boro, selenio, vanadio, cromo, nichel, zolfo, azoto, fosforo, silicio, preferibilmente come loro combinazione, a livelli biologicamente efficaci e sinergicamente>>
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nusta · 8 months
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Un anno fa ho cominiciato a riempire di disegni questo libro, l'idea era di provare a ritagliare un pezzettino di ogni giorno da dedicare a una cosa che amo fare. Non sono sempre riuscita a farlo, né a seguire le indicazioni dell'autrice del libro, che prevede alcuni soggetti anomali per far sperimentare (tipo le tubaure) e una griglia di quadratini (uno per ogni giorno, appunto) per mantenere piccoli e idealmente rapidi i disegni.
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Io ho allargato o convertito alcuni temi, includendo per esempio degli animali e dei fiori e ho sconfinato a volte per avere un rettangolo anziché un quadrato, e penso che continuerò a piegare le regole un pochino, perché alcune pagine le ho quasi finite mentre altre sono ancora vuote.
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Vorrei disegnare di più dal vivo e finora ho sfruttato youtube per sperimentare dei ritratti da persone in movimento, voglio provare anche con gli animali.
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Vorrei anche sperimentare di più con i pennarelli e le penne e qualche acquerello, anche se la carta di questo libro non è molto adatta, però potrei incollare sul retro delle pagine piene, dato che disegnarci sopra rovina i disegni fatti coi pastelli che sto usando principalmente. Sono riuscita a disegnare anche con una mano sola in questi giorni di braccio rotto, tenendo ferme le pagine con un altro quaderno, e ho inserito nella pagina delle composizioni involontarie le mie scomposizioni involontarie e in quella dei vestiti estivi il tutore che spero di togliere presto.
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In questi giorni ho fatto delle foto per ricordarmi a che punto sono arrivata a un anno di distanza e vedremo cosa riuscirò a combinare nei prossimi mesi. È stato un bel modo di tenere traccia delle mie giornate o di ricordare alcuni momenti speciali ripescati tra le vecchie foto. Insomma, nel complesso direi che l'esperimento sta riuscendo.
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angelap3 · 2 months
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Oggi è il 19 Marzo ed in questo giorno, nel 1955, a Napoli nasceva il grande cantautore, compositore e musicista Pino Daniele. Musicista dalle radici formative Blues, è stato un poeta fiero delle sue origini napoletane, un'artista che ha aperto la sue composizioni ai vari linguaggi (dal Blues al Pop, dal Jazz al Rock) con grande sensibilità. Pur imparando a suonare la chitarra da autodidatta, ne diventò un talentuoso performer ed iniziò la sua attività professionale come session man in vari progetti discografici e con nomi di rilievo dell'ambiente Pop italiano, come Jenny Sorrenti (sorella del più conosciuto fratello Alan) Aurelio Fierro, Gianni Nazzaro, Bobby Solo, ecc. Nel 1976 entrò come bassista nell'importante gruppo di “Progressive Rock” e “Jazz/Rock” “Napoli Centrale”, dove avvenne il determinante contatto con il sassofonista James Senese. Il suo primo Album da solista, “Terra Mia” fu pubblicato nel 1977 e da quel momento fu subito grande successo, affermandosi come uno tra i più originali ed innovativi musicisti italiani. Riconosciuto anche a livello internazionale, tra le tante occasioni di concerto possiamo ricordare le sue performance al “Festival di Varanero” a Cuba ed al teatro “Olympia” di Parigi. Morì nel 2015 a Roma.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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susieporta · 6 months
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Una famiglia ebrea Karnofsky, emigrata dalla Lituania negli Stati Uniti, ha avuto pietà del bambino di 7 anni e lo ha portato a casa loro.
Lì è rimasto e ha trascorso la notte in questa casa di famiglia ebrea, dove per la prima volta in vita sua è stato trattato con gentilezza e tenerezza.
Quando è andato a letto, la signora Karnovski gli ha cantato le ninne nanne russe, che ha cantato con lei.
Più tardi imparò a cantare e suonare diverse canzoni russe ed ebree.
Col tempo, questo ragazzo è diventato il figlio adottivo di questa famiglia.
Il signor Karnofsky gli ha dato i soldi per comprare il suo primo strumento musicale, come era consuetudine nelle famiglie ebree.
Più tardi, quando divenne musicista e compositore professionista, utilizzò queste melodie ebraiche in composizioni come St. James's Hospital e Go Down Moses.
Il bambino è cresciuto e ha scritto un libro su questa famiglia ebrea, che lo ha adottato nel 1907. E orgogliosamente parlava lo yiddish fluentemente.
In memoria di questa famiglia e fino alla fine della sua vita, ha indossato la stella di Davide e ha detto che in questa famiglia ha imparato "a vivere una vita reale e una determinazione. "
Questo bambino si chiamava Louis Armstrong. Questo bambino si chiamava Louis "Satchmo" Armstrong. Louis Armstrong parlava orgogliosamente lo yiddish e "Satchmo" è yiddish per "guance grosse, un soprannome che alcuni dicono gli sia stato dato dalla signora Karnofsky!.
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nineteeneighty4 · 13 days
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Il datore di lavoro :
Arrivo puntualissima sbagliando abbigliamento perché non mi va sempre di vedere il meteo. Ogni tanto è bello anche lasciarsi sorprendere dagli eventi e mi becco già la prima ramanzina non appena il tizio varca la soglia “ Ma non hai visto le previsioni ? Non era il caso di indossare l’abito oggi. Avresti fatto meglio a mettere dei pantaloni e degli stivali per la pioggia”No, come ho scritto sopra mi annoia vivere col telefono in mano già di prima mattina. Ormai pretendono di programmare tutto: vita , emozioni , figli, sentimenti. Che più? . Stare fuori da tutto ciò è un atto rivoluzionario. “Mi dai da pensare , non lo dico per dire. Non ho capito se vivi in un mondo a parte , o se invece sei svampita di tuo. Speriamo che almeno tu sia affidabile…qua la gestione delle cose è complessa. Bisogna essere pronti, saper cavalcare l’onda”Lo osservo e penso che la sua vita sia simile a quella di Drogo al forte. L’onda di cui parla sempre assomiglia ai Tartari che non si intravedono mai all’orizzonte. Lo immagino attendere arroccato nelle sue posizioni un possibile cliente che potrebbe svoltargli la giornata ma che di fatto giunge solo nella sua fantasia. “ Ma poi non hai notato che il tappeto è stato steso male? Non hai visto le pieghe che si sono formate. ‘Ste cose non dovrei nemmeno dirtele io , dovresti notarle da sola…”. Io che nel frattempo avevo pensato a pulire l’uscio , perché il vento aveva smosso le foglie da sopra ai rami e l’accoglienza non poteva essere delle migliori , lo ascolto muta come al solito immaginando che seppure rispondessi finirei per dire chissà che di errato. Del resto con lui funziona un po’ così: fai A e vuole B , fai C e cerca D ed ecco che improvvisamente riattacca “ Qua il dettaglio fa la differenza, forse il concetto non ti è chiaro vedo che non recepisci. Mi guardi e non parli. Com’è che non rispondi? Forse questo lavoro non fa per te …”. Prende un vaso gigante , una sorta di connubio tra l’Oriente e l’Occidente: una sfera enorme incastonata in quadrato che crea un lato bombato ed uno rettilineo, e lo sposta in corridoio portandosi appresso un pugno di ramoscelli sintetici- di limoni , recuperati da un’altra fioriera. Noto degli altri fiori con lo stelo più lungo e ne accosto un paio accanto al vaso appena spostato giusto per vedere/capire come potrebbero stare al suo interno. “ No guarda non funziona così. C’è tutto uno studio dietro, senza che ti affanni. Se proprio vuoi renderti utile va’ a fare una ricerca sulle composizioni con il muschio , e robe simili. Portami delle informazioni studiate, selezionate e allora possiamo discuterne. Io ho questa attività da trentacinque anni, sinceramente , non penso che tu ne sappia più di me ”Ok. Sistemo gli steli lì dove li ho presi. Cercando di dar loro un senso. “ Per portare avanti questo mestiere serve iniziativa. Vedi che un vaso è vuoto? Occorre fare delle prove. Ci vuole intraprendenza ,scaltrezza”.Come l’ultima volta in cui creai una composizione, prima che giungessero dei clienti da Cs. Presi un centrotavola e lo riempii di edera e muschio sintentico pensando fosse la cosa giusta da fare anche perché mi piaceva l’accostamento delle diverse tonalità di verde. Quando mi raggiunse al lavoro dovetti subirmi un’ora di cantilene sulla mancanza di tatto, intelletto, gusto e non so cos’altro. Tanto che mi dissi “ Mai più”. Oggi si lamenta del contrario e quasi mi accusa di menefreghismo. Onestamente ne ho le scatole piene di ‘sti borghesi straviziati che rompono il cazzo con le loro fisime mentali. Andassero a zappare la terra.
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byronnight2 · 7 months
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Dove l'arte regna sovrana...tra i preparativi per Halloween e altre composizioni.
Una ragazza del quarto anno mi osserva mischiare la tempera e sbotta "Byron Night è un'ideologia!" La guardo allibita...
Siamo finiti in My Hero Academia e non me ne ero accorta! 🤔
#basita
#anime
#bokunoheroacademia
#byronnightisback
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designmiss · 8 years
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Cerberina, tutta la libertà di illuminare https://www.design-miss.com/cerberina-tutta-la-liberta-di-illuminare/ Una #lampada da terra, che si trasforma in lampada a sospensione
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colorfulnessart · 2 years
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BUDDHA'S COLORS In a gray and heavy world, color is the very essence of pleasure.... . . oil on canvas, chalk and gold - 100x100 cm https://www.behance.net/gallery/113079117/Buddhas-colors #art #artgallery #colors #buddhacolors #contemporaryart #composizioni https://www.instagram.com/p/Cdx4xneqrzU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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kon-igi · 1 year
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POST (purtroppo) PIÙ SERIO DI QUELLO CHE INIZIALMENTE SEMBRI
Io sono un otaku di seconda generazione cioè ho coltivato una passione per manga e anime giapponesi negli anni 70-80 e sono stato poi aiutato da Figlia Grande&Moroso a rinnovarla coi prodotti che, a differenza di allora, oggi sono disponibili a valanga.
Sarò coinciso, seguitemi.
Esiste un manga, poi trasposto in anime, che adoro sopra ogni altro per la sua originalità della storia e per la caratterizzazione dei personaggi.
Jojo’s Bizarre Adventure. 
Può darsi abbiate visto qualcosa dell’anime sotto forma di gif o in immagine (appunto) bizzarra ma, in sintesi, è la storia dei membri di una famiglia il cui nome e cognome hanno le sillabe Jo+Jo e che attraverso gli anni scoprono e usano un potere chiamato STAND, una sorta di proiezione della loro personalità che agisce e combatte in modo (ribadisco) bizzarro.
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(Star Platinum, lo Stand di JOtaro kuJO)
Questo anime mi piace così tanto che per diletto io e figlia grande giochiamo a immaginare quale possa essere lo stand di ogni persona che conosciamo, delineandone le caratteristiche e i poteri, e poi ci fermiamo lì perché io faccio schifo a disegnare (il mangaka è il suo moroso ma ha sempre troppi altri progetti per buttarmi giù almeno una bozza).
Naturalmente quelli riusciti meglio sono gli stand della nostra famiglia: il mio si chiama Heart On John e il suo attacco speciale Rocket Man (l’autore del manga usa spesso nomi di gruppi musicali, cantanti o composizioni), quello della mia compagna La regina della Notte e il suo attacco Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, quello di figlia grande, invece, Judge Dread col suo Judgement Day...
Sembra un’idea sciocca ma posso assicurarvi che per come sono stati costruiti ne verrebbe fuori una storia molto godibile.
Se mi conoscete un po’, però, sapete che tutto quello che scrivo e mostro di me è sempre permeato da un aura divertente e ironica perché non c’è mai stata una sola volta in cui i miei problemi si siano risolti dopo un attacco di autocommiserazione... i problemi rimanevano e io avevo in più la voce rauca per i lamenti.
Nella cinematografia horror classica esiste una definizione per la figura della protagonista che sopravvive fino alla conclusione del film, che pur soffrendo terribili sciagure e torture riesce a sconfiggere lo psicopatico di turno.
Ed è questo il nome dello stand di mia figlia piccola
FINAL GIRL
Più la colpisci e la ferisci, più lei diventa cazzuta e quando il tizio con la maschera da hockey o la faccia di pelle sembra avere la meglio, lei si tira su e gli pianta nel culo una motosega.
Non amo la narrazione della guerriera che sconfigge il male che la affligge perché è molto facile che più spesso ci si debba convivere, soprattutto se non si tratta di un problema fisico, ma in questo caso la motosega le è stata data e prima dei titoli di coda state sicuri che la pianterà dove deve.
Dopo 20 giorni di antibiotici sempre più potenti, antidolorifici e cortisone per febbre troppo alta e una gola che si chiudeva sempre di più, l’abbiamo portata semi-incosciente e febbricitante in pronto soccorso, da dove poi è stata trasferita d’urgenza al reparto infettivi.
Potrei divertirvi raccontandovi quello che ha fatto al triage del PS quando le ho suggerito di non minimizzare i sintomi ma anzi di esagerarli un po’ (c’erano decine di persone con taglietti del cazzo e mal di testa vari) ma quello credo meriti un post a parte... corredato del suo audio whatsapp in cui mi urla con voce roca COL CAZZO CHE FACCIO IL TEST DELL’HIV MICA SONO UNA TOSSICA EROINOMANE! e io che le spiego, cercando di non ridere, che lo somministrano di default a chi entra in quel reparto... oppure di quando non voleva consegnare la provetta col campione di feci per la coprocultura all’infermiere figo perché poi magari lo incontrava fuori.
È ancora ricoverata, sta un po’ meglio e molto probabilmente si tratta di cytomegalovirus o mononucleosi con manifestazione severa, però se quello che non ti uccide ti rende più forte, magari adesso anche basta.
Comunque questa è lei, la mia Final Girl
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E a casa stiamo aspettando tutti di vederla ritornare mentre ripulisce la sua motosega dal sangue dello stronzo che ha avuto la pessima idea di intralciarle il cammino.
P.S.
Perdonate la melodrammaticità e il colpo di scena acchiappalike ma in realtà volevo solo sfogarmi e sdrammatizzare un po’... e oramai ben sapete che io ci riesco solo in questo modo :)
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limoniacolazione · 3 months
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Qualche mese fa ho comprato usato uno xylomatic, che è arrivato a casa dei miei, in Italia. Si tratta di uno strumento musicale giocattolo degli anni '70 che riprende il concetto del piano meccanico (o del carillon) e lo applica allo xilofono. Lo cercavo da tempo perché aiuta a creare un'atmosfera dream-pop nelle composizioni musicali e anche perché sono una fanatica dei music-toys.
Oggi ci ho messo le mani per la prima volta. Domani mattina lo smonto tutto. Scansando d'un quarto d'ora l'appuntamento con la morte.
(Qualcuno di voi l'aveva già visto o anche avuto durante l'infanzia?)
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annalisalanci · 4 months
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Composizioni cellulari. Dettagli
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diceriadelluntore · 9 months
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Storia Di Musica #288 - Frank Zappa, Hot Rats, 1969
Nella classifica di chi, facendo musica rock, ha sempre cercato una dimensione tecnica e strumentale da musicista “classico” (mi si perdonino le virgolette) al primo posto non può esserci che lui. Frank Zappa è stato uno dei personaggi più bizzarri e creativi della musica rock. Figlio di Francis, perito industriale originario di Partinico (Palermo), nasce a Baltimore. Per problemi respiratori suoi, la famiglia si trasferisce prima in Florida e poi a Los Angeles. Agli inizi degli anni 60′, bazzica studi di registrazione, con l’idea di fare musica orchestrale. Quello che però riesce ad ottenere sono solo jingle pubblicitari (determinanti comunque nello sviluppo della sua musica), qualche canzoncina da poche copie e due composizioni per gli Animals (il disco di riferimento è Animalism). Non si sa come, verso la fine del 1965 viene ingaggiato dalla Verve, la leggendaria etichetta del Jazz, e Zappa, che aveva fondato nel giorno della festa della mamma il suo gruppo, The Mothers Of Invention (chiamati in un primo momento provocatoriamente The Mothers, un gruppo di strampalati personaggi ma musicisti con i controfiocchi), sperimenta in pochi anni una quantità enorme di stili, musica, provocazioni che sarebbero bastate per intere carriere ad altri.  Si inizia subito con il botto. Freak Out! (1966) e Absolutely Free (1967) esprimono al meglio l’ideale musicale zappiano: un miscuglio post apocalittico di generi, con canzoni doo-woop, canzoni politiche, collage musicali, cabaret. Alcuni pezzi sono già inni, come The Duke Of Prunes (1967) e i primi esperimenti orchestrali. Già da subito emerge la sua maestria impareggiabile nella chitarra (Invocation And Ritual Dance Of The Young Pumpkin, da Absolutely Free). Zappa ha il tempo di prendere in giro il sogno della stagione dell’amore facendo il verso ai Beatles con We’re Only In It For The Money (album grandioso, la copia pessimistica e sarcastica di Stg.Pepper’s sin dalla copertina 1968) e di scatenare la sua fantasia in Lumpy Gravy (1968, uno dei suoi dischi preferiti) dove, tra le altre bizzarrie, assembla assurdi discorsi di gente che parla nella coda di un pianoforte. La Verve, che non sa come ha a libro paga un tipo così, gli dà un’ultima possibilità, stanca di zero risultati commerciali. Nell’estremo tentativo di farsi trasmettere dalle radio (parole di Zappa) esce Cruising With Ruben And The Jets (1968), che fa un nostalgico pop anni ‘50, con annessa brillantina a go-go e abiti sgargianti, ma è l’ennesimo fiasco. Con il manager Herb Cohen fonda la sua etichetta, Bizzarre (nomen omen), e finalmente ha la libertà che cerca: Uncle Meat (1969) è il primo grande capolavoro zappiano, un doppio album dalla ricchezza stilistica e compositiva pazzesca, dominato dalla suite in 6 parti King Kong. In pieno furore creativo, scioglie i Mothers e pubblica sempre nel 1969 un album solo a suo nome, il primo della sua carriera solista. Hot Rats è una gemma assoluta.
6 brani manifesto tutti strumentali, eccetto uno, fu registrato con per l’epoca le più avanzate tecniche di registrazione, con i primi banchi mixer a 16 piste, per un suono pienissimo e coinvolgente per la gioia della perfezione zappiana. Peaches En Regalia è il brano più famoso, gioiosa composizione dove l’assolo di chitarra si snoda tra meraviglia tecniche, momenti blues e le solite chicche meravigliose (mi riferisco in particolare all’omaggio ai jingle dei cartoni animati della Looney Tunes), Son of Mr. Green Genes è un arrangiamento nuovo di Mr Green Genes presente in Uncle Meat, e ha una storia curiosa: non si sa perché, ma dopo che Zappa pubblicò la prima edizione della canzone, omaggio dei suoi a Green Jeans, star di una famosa trasmissione televisiva americana famosissima negli anni ’50, su Uncle Meat, si diffuse la notizia che Zappa fosse un figlio segreto di Hugh Brannum, l’attore che lo impersonava nella trasmissione (ovviamente una bufala ma Zappa amava queste cose e ci giocò su con la solita ironia);  Little Umbrellas è dominato dai fiati di Ian Underwood, uno dei pochi Mothers che Zappa porta con sè. The Gumbo Variations (il gumbo è una zuppa di riso, pesce verdure e pollo del Sud degli Stati Uniti, soprattutto della Louisiana, fatta con l'ocra, un ortaggio di origini africane portato dalla colonizzazione forzata degli schiavi africani in quelle zone) è il lungo pezzo strumentale, di chiaro stampo jazz rock, dove la chitarra iperbolica di Zappa dialoga con i fiati di Underwood e il violino di Don “Sugarcane” Harris, il quale diventerà in seguito uno dei suoi musicisti più fidati. Due brani leggenda: l’unico cantato (forse meglio dire sbraitato) è Willie The Pimp (Willie il pappone) con la voce di Don Van Vliet, in arte Captain Beefheart, che sempre nel 1969 pubblica con Zappa il leggendario Trout Mask Replica; l’altro, It Must Be A Camel, che deve il nome alle particolari “gobbe” che l’andamento musicale faceva sullo spartito, vede la partecipazione del violinista francese Jean Luc Ponty, che diverrà grande amico di Zappa, tanto da dedicargli nel 1970 un meraviglioso disco, King Kong, dove riprende parti di precedenti pagine di Zappa e con il maestro compone una Music For Electric Violin And Low Budget Orchestra da mozzafiato. La copertina fu ideata da Cal Schenkel ritrae la groupie Christine Frka mentre fuoriesce da una piscina vuota di una villa a Beverly Hills, e fu scattata all’infrarosso. Da questo disco la parabola zappiana procederà sempre all’insegna della qualità musicale, spessissimo con relativa bassissima fama commerciale della sua musica, e qualche volta persino con qualche caduta di stile, ma rimarrà un percorso unico (e gigantesco, per la quantità di dischi, raccolte, compilation, i leggendari live) che ha avuto uno zoccolo duro di spericolati appassionati. Zappa continuerà per tutta la vita a lavorare al suo concetto di musica, spesso orientata alla massima cura dei dettagli e alla precisione delle esecuzioni strumentali, fin quando un tumore alla prostata non se lo porta via nel 1993, a 53 anni. Vale la pena scoprirlo o riscoprirlo perchè è uno di quegli artisti mito di cui tutti parlano ma pochi davvero hanno mai ascoltato.
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