“«Sai, certe cose non hanno grande importanza, Lily. Il colore delle case, ad esempio: che posto ha nel grande schema della vita? Invece, rallegrare il cuore di qualcuno… insomma, questo sì che conta davvero. Il problema, con la gente, è…» «Che non sa cosa è davvero importante.» Terminai io la frase, orgogliosa di me stessa. «Stavo per dire che il problema è che sa quel che è importante, ma non lo sceglie. Sai quanto è difficile, Lily? […]»”
io che ho messo a tacere anche le scarpe,
sai quelle nuove che facevano rumore,
io che parlo così piano che a volte non mi senti,
e tanti altri silenzi,
è lì che hanno riparo i sentimenti.
Una donna è la storia delle sue azioni e dei suoi pensieri, di cellule e neuroni, di ferite e di entusiasmi, di amori e disamori.
Una donna è inevitabilmente la storia del suo ventre, dei semi che vi si fecondarono, o che non furono fecondati, o che smisero di esserlo, e del momento, irripetibile, in cui si trasforma in una dea.
Una donna è la storia di piccolezze, banalità, incombenze quotidiane, è la somma del non detto.
Una donna è sempre la storia di molti uomini.
Una donna è la storia del suo paese, della sua gente.
Ed è la storia delle sue radici e della sua origine, di tutte le donne che furono nutrite da altre che le precedettero affinché lei potesse nascere: una donna è la storia del suo sangue.
Vi sono momenti minuscoli di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.