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LE ORIGINI DEI SOCIAL
In questo mondo sempre più interconnesso la maggior parte di noi scrive quotidianamente centinaia di messaggi su WhatsApp e a posta foto su Instagram. Ma non tutti sanno una cosa sui social network.
Come si sono sviluppati?
Per capire meglio cosa siano realmente e come mai i social network abbiano avuto una così rapida diffusione dobbiamo chiederci da dove siamo partiti.
Bene, tutto è partito, all’inizio degli anni ’90, dal web. Il web è solamente uno dei tanti servizi di cui è possibile usufruire attraverso una connessione ad internet. In particolare questo servizio permette la trasmissione e la visualizzazione dei dati che viaggiano in internet.
Grazie al protocollo HTTP (Hyper Text Transfer Protocol), su cui si basa il web, è stato possibile, nei primi anni ’90 del XX secolo, creare i primi siti web, nei quali chiunque poteva e può pubblicare ciò che vuole.
Cosa doveva fare, e cosa deve fare tutt’ora, una persona per avere il proprio sito web?
Allora, principalmente deve comprare un indirizzo ip (un'etichetta numerica che identifica univocamente un dispositivo il quale è collegato ad una rete informatica che utilizza l'Internet Protocol come protocollo di rete) da un internet service provider. Successivamente deve comprare un nome dominio (il nome del sito) che rappresenti ciò che vuole fare sul suo sito (sempre se disponibile) e un computer che faccia da server sul quale può caricare i contenuti.
Il problema era dato dal fatto che, nonostante da un punto di vista economico fosse una spesa accessibile a molti, in tanti casi queste operazioni erano al di là delle competenze o della voglia delle persone.
Per questo motivo, tra la fine degli anni ‘90 e l'inizio degli anni 2000 alcuni imprenditori, la maggior parte di questi americani, videro una grande opportunità di business legata a questo problema.
Nacquero proprio in quel periodo piattaforme nelle quali bastava registrarsi con username e password per poter iniziare a pubblicare testo (allora si avrà un blog), video (come l'attuale Youtube) o fotografie(Flickr).
Questa gestione delle piattaforme ci porta oggi ad avere siti sociali che sono delle piattaforme specializzate e facilmente suddivisibili in due categorie diverse:
·         Micro-blogging: queste piattaforme hanno la caratteristica di poter pubblicare testi di lunghezza simile agli SMS;
·         Reti sociali: queste piattaforme uniscono una serie di funzioni appartenenti ad altre piattaforme;
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Esempi di social network sul web [immagine presa da pixabay]
Ora che sono diventati un dato di fatto e che sono così importanti nella vita personale tanto quanto in quella professionale, culturale e politica di centinaia di milioni di persone, i social sono passati dall'essere un esperimento che poteva essere "cancellato" in qualsiasi momento, al diventare un fenomeno molto più difficile da "cancellare" anche vista la loro importanza dal punto di vista economico.
Oggi infatti ogni azienda che vuole avere un mercato più ampio non può pensare a non avere una pagina su Facebook o su Twitter.
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Esempio di come molte aziende invitino i clienti a seguirli sui social[immagine presa da pixabay]
Per il momento questo è tutto ragazzi, spero che possiate trovare questo testo interessante.
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A cura di: Mattia Cerino
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I Social Media: Pro e Contro
Pro e Contro dei Social Media.
Ciò che oggi ci offre la tecnologia è un insieme di piattaforme o website dove si possono creare con una facilità profili personale, condividere foto, video e storie che possono essere visualizzate da amici, ma molto spesso anche sconosciuti da tutte le parti del mondo. Alcune novità, mode e trend sotto forma di video e foto possono essere virali in pochissime ore e in altrettante pochissime ore scomparire dalle ultime notizie.
Si possono passare giornate o, peggio ancora, nottate ad interagire con altre persone tramite Facebook o Twitter, ma come siamo stati abituati per qualsiasi cosa ci sono i vantaggi e gli svantaggi.
Percorriamo insieme quali possono essere i principali.
Vantaggi
1. Essere on-line
Lo scopo principale dei social media è quello di offrire la possibilità di restare connessi con i propri cari. Tramite le reti sociali si possono mantenere o riprendere rapporti, amicizie e amori, facendo conoscere se stessi a distanza tramite le proprie foto e i propri video.
2. Condividere interessi comuni
Le reti sociali sono un ottimo modo anche per conoscere nuove persone. Si possono conoscere amicizie nuove con cui si hanno idee comuni, hobby e gusti simili. Oggi l’online dating è molto comune rispetto ai classici metodi di approccio.
Svantaggi
1. Fake-news
Come si poteva intuire quando si è parlato delle funzionalità dei social media, la condivisione istantanea di foto, video o altre informazioni risulta anche fonte di profili falsi e informazioni non del tutto corrette. Questo ad oggi viene considerato in gran parte del mondo un crimine, ma comunque si passano momenti di pericoli e paure.
2. Problemi nei rapporti.
L’altra faccia della medaglia dell’uso dei social media come piattaforma d’incontro è l’uso della condivisione come causa di una rottura di relazioni. Si incorre molto spesso in ricatti e liti perché le condivisioni, anche in privato, possono causare molti problemi e malintesi tra le persone che si vedono la propria relazione rompersi. Molto spesso viene messa a dura prova la fiducia nell’altro tramite le reti sociali.
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I Media : Social vs Tradizionali
La parola social media oramai fa parte del nostro lessico e spesso la usiamo senza rendercene conto del suo significato. Cosa sono i social media? E cosa c’era prima di questa tecnologia?
Per social media si riferisce alle tecnologie, le pratiche e piattaforme on-line che le persone usano per condividere testi, foto, video, ma anche grafiche e audio. In altre parole, i social media sono un insieme di applicazioni web che sfruttano il palcoscenico del Web 2.0, cioè tutto ciò che consente agli utenti del web di creare e scambiare contenuti online.
Premesso ciò, molto spesso ci si chiede, cosa differisce dai media tradizionali: la stampa, la radio o la televisione ecc..?
Vediamo insieme le principali differenze:
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• I media tradizionali fanno una comunicazione di tipo broadcasting: da uno verso molti. I social media fanno invece una comunicazione da molti a molti;
• Nella comunicazione broadcasting dei media tradizionali, l’utente non può intervenire sui contenuti. Invece, con i social media, l’interazione c’è. Infatti sui contenuti si possono esprimere opinioni di piacere (vedi i like), commentati, criticati oppure condividi.
• I social media non richiedono grandi investimenti di denaro, serve uno smartphone e una connessione internet. I media tradizionali, invece, richiedono investimenti di denaro cospicui.
• Produrre contenuti con i media tradizionali richiede competenze tecniche specifiche. Per esempio, basti pensare quanto siano specializzati la maggior parte degli operatori televisivi e i responsabili dell’immagine pubblicitaria. I social media non richiedono queste competenze, infatti non serve infatti essere programmatori per creare un profilo e comunicare sul web.
• La pubblicazione dei contenuti sui social media avviene in tempo reale. Con i media tradizionali, occorre una preparazione lunga e articolata per terminare con una pianificazione delle uscite.
• Una volta creati, i contenuti dei media tradizionali non si possono più modificare, infatti un articolo di giornale una volta pubblicato non è modificabile, bisogna attendere molto tempo prima dell’editing. Invece, i contenuti dei social media possono essere modificati, più o meno in tempo reale, dall’autore o dai commenti degli utenti web.
• Lo stile di comunicazione nei media tradizionali è piuttosto distaccato e autoreferenziale. Lo stile di comunicazione dei social media è al contrario personale e informale.
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La Mia Prima Esperienza con Internet
Sono nato nel 1998 durante il cosidetto “ boom digitale ; &: Internet. Durante questo periodo stava dimostrando grande potenziale grazie inizialmente all’uso sempre piu’ frequente della posta elettronica. Con un semplice click era possibile inviare un messaggio istantaneamente da una parte all’altra del mondo.
La prima volta che vidi un computer fu quando tornato dalla scuola vidi tutti i miei fratelli attorno ad un piccolo schermo simile al televisore. Nonostante fossi piccolo avevo gia’ intuito che questa tecnologia, o quello che per me sembrava un nuovo giocattolo, non sarebbe piu’ uscita da casa.
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Link immagine: immagine email
Ricordo ancora quel giorno, sulla scrivania mio padre monto’ quel marchingegno di plastica color panna e lo collego’ al cavo del telefono, rimasi affascinato dalla canzoncina e dai colori che emanava il computer quando si connetteva.  
All’inizio non capivo come poteva mai funzionare un macchinario del genere, ma piano piano capivo la complessita’ che c’era dietro. Adesso abbiamo router, connessioni piu’ stabili e piu’ veloci, ma rimane comunque un po’ di malinconia pensando a quanto tempo dovevi aspettare per accedere a internet o a quanto tempo ci mettesse una singola immagine a caricarsi. Per me Internet rappresentava un mondo sconfinato dove poter imparare, informarsi ma soprattutto poter comunicare con i miei amici che si trovavano quartieri lontani.
La mia prima esperienza su Internet, infatti, fu con MSN: un servizio di messaggistica istantanea di Microsoft che e’ stata la pietra miliare dei attuali sistemi di instant messaging e che rese famose le emoticon, le “faccine ” che ancora oggi usiamo su Whatsapp, ma ormai anche Facebook (adesso si chiamano emoji). Una particolare funzione che mi viene in mente a pensare alle nottate passate sulle chat era il “trillo ”  una maniera, per alcuni fastidiosa soprattutto per chi si bloccava il computer, per attirare l’attenzione degli amici. Insomma oggi la tecnologia si e’ migliorata, ma io passo ancora le nottate in contatto con il mondo.
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LA CRESCITA NEL WORLD WIDE WEB
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Bambino che utilizza un visore. La foto “VR” è stata scattata da “Samuel Zeller” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
Il bambino nella foto fa parte della cosiddetta Generazione Z, conosciuta anche come iGen: la prima generazione che ha potuto godere dell’uso di Internet sin dalla prima infanzia e la prima esposta ad un’abbondanza tecnologica mai vista prima.
Se questa generazione è già nata assorta nell’era digitale, penso di poter dire che la mia l’ha vista crescere: l’informazione, la conoscenza, la comunicazione, i nuovi modi di interagire e molti altri sono la rivoluzione digitale che ho vissuto in prima persona. Ma andiamo con ordine.
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Ragazzo lavora con il pc. La foto “Blogging” è stata scattata da “Alejandro Escamilla” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
Mi ricordo ancora che a casa, con l’arrivo dell’ADSL, la prima porta d’accesso al nuovo mondo di Internet fu con Google Search che mi permise di avere a disposizione tutte le risorse che il World Wide Web poteva offrirmi. Ed è proprio grazie a quel motore di ricerca che intorno al 2005 tra i miei coetanei entrarono in voga MySpace e Netlog, entrambe comunità virtuali che permettevano la creazione di blog con raccolte di foto, video e playlist di musica e la prima acerba gestione di liste di “amici”. Questi due insieme a Windows Live Messenger mi diedero la libertà di estendere la “rete sociale” a cui appartenevo: a quel punto avevo già tutti gli strumenti necessari per poter massaggiare istantaneamente con MSN, molto prima che con Whatsapp, e per poter esprimere idee, condividere informazioni ed esperienze, molto prima che con Facebook.
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Libreria. La foto “Library” è stata scattata da “Roman Kraft” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
"The right to information and right to freedom of expression are fundamental human rights and we'll stand by and defend those values”
                                               -Katherine Maher, executive director of the Wikimedia Foundation
Contemporaneamente alla scoperta di mezzi, mai visti prima, per tessere nuove relazioni sociali, scoprii Wikipedia. Wikipedia mi permise di avere accesso a informazioni e a conoscenze in qualsiasi campo avessi bisogno; era come avere un’infinita enciclopedia concentrata in un unico luogo e non più in densi volumi scritti “in aramaico”. Sia gli argomenti più elementari che quelli più artificiosi si semplificarono e vennero resi più accessibili e fruibili davanti ai miei occhi. Wikipedia diventò un vero e proprio compagno fidato da consultare in qualsiasi momento di bisogno!
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Grattacieli visti dal basso. La foto “Future” è stata scattata da “Yolanda Sun” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
Tante delle piattaforme che ho finora descritto si sono evolute nel tempo, tante non ci sono più e sempre ne nascono di nuove. Il punto è che assistere al passaggio da strutture embrionali a strutture più evolute è sempre affascinante e chissà cosa ci riserva il futuro!
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IL MONOPOLIO HIGH-TECH
Discussione sulle possibili regolamentazioni del settore e conclusione
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Instagram su iPhone. La foto “instagram” è stata scattata da “Hans Vivek” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
Come detto nell’ultimo post, i colossi high-tech, ormai in grado di coprire la domanda di un intero mercato, sono diventati dei monopoli naturali che riescono a offrire un servizio a un prezzo più basso rispetto ad un’eventuale situazione di concorrenza tra due o più aziende.
Quanto detto riguardo ai monopoli naturali ho cercato di renderlo oggetto di discussione nella mailing list del corso ottenendo un vivo dibattito che mi permette ora di scrivere questo post: andrò infatti ad analizzare le visioni, opposte e non, che sono nate riguardo ad una possibile regolamentazione nel settore tecnologico.
Lo strumento dell’antitrust
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Plotone di polizia. La foto “police control” è stata scattata da “Spenser H” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
“L’antitrust è l’insieme di regole e azioni di vigilanza volte a impedire comportamenti e strategie delle imprese, che possano condurre a posizioni di monopolio o accordi collusivi a danno dei consumatori, che impediscano l’ingresso sul mercato di imprese concorrenti, o in altro modo distorcano la possibilità di libera concorrenza sui prezzi, sulla qualità dei prodotti, sulle innovazioni tecnologiche.”
                                                                                                                 -Treccani
Lo strumento dell’antitrust, utile per combattere concentrazioni monopolistiche, è una delle prime possibili soluzioni emerse lungo il dibattito grazie al contributo dell’Onorevole Stefano Quintarelli.
Nel suo saggio “A call for pro-competitive regulation of digital players” dichiara la necessità dell’azione di un nuovo tipo di antitrust di attuazione più veloce proprio perchè ad oggi, quando si arriva a stipulare l’insieme di regole e di azioni di vigilanza, il mercato è già cambiato rendendo inefficace l’effettiva riuscita dell’antitrust e incentivando i monopoli ad abusare ulteriormente della loro dimensione.
Prosegue sostenendo che questa immobilità può e deve essere risolta aggiungendo frecce all’arco dell’antitrust, inventandosi nuove regole, non penalizzanti verso chi è stato effettivamente bravo a dominare il mercato ma che possano aprire spazi di concorrenza a nuovi competitori.
Questa soluzione rappresenta lo strumento fondamentale in casi di un’impenetrabile concentrazione monopolistica, ma se Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft non fossero i monopoli che finora ho descritto? Se fossero in una costante e brutale competizione tra loro?
Un mercato in costante competizione
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Facciata della “New York Stock Exchange”. La foto “Wall Street” è stata scattata da “Mitch Nielsen” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
La mia compagna di corso Arianna Pricco ha risposto al dibattito con l’articolo “The idea of using antitrust to break up tech ‘monopolies’ is spectacularly wrong” scritto da Matt Rosoff, direttore editoriale della sezione tech della CNBC.
Rosoff considera l’industria tecnologica come una delle “nazioni più vibranti” di oggi, soggetta ad una costante competizione e a rapidi cambi di rotta: Apple inventa il mercato degli smartphone con l’iPhone e Google risponde con il lancio di Android, sempre Google è in continua rivalità con Facebook per le inserzioni online e tutte sono in competizione brutale nel mercato del “cloud computing” e avanti così.
Un’altra grande prova di vitalità dell’intero settore è rappresentata dall’incessante nascita di startup: nuove idee nascono ogni giorno dando vita ad aziende che fanno concorrenza ai colossi della Silicon Valley.
La situazione dipinta dal direttore è dunque quella di un settore vivo e focoso, le cui fondamenta sono l’esatto opposto dei presupposti necessari all’attuazione di una legge antitrust: “Antitrust law is a blunt instrument meant to be used in cases of obvious market dominance that’s clearly hurting consumers. That’s not at all what the tech industry looks like today.”
Conclusioni
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Mani al cielo durante un concerto. La foto “Community” è stata scattata da “William White” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
In questi due blog post ho cercato di analizzare fenomeni storici e di rielaborare le posizioni più significative sui concetti di monopolio e di regolamentazione. Dovrei ormai essere giunto al punto di poter giungere ad una conclusione ma non è poi così facile, l’argomento è complesso e le posizioni sono contrastanti.
L’essermi informato e l’aver creato un vivo dibattito tra miei coetanei e non, ha messo alla luce punti di vista inediti ed essenziali ai fini della ricerca. Ed è proprio questo quello che chiedo a chi leggerà il post: leggete, informatevi e commentate! Insieme possiamo creare un dialogo e, perché no, trovare nuovi punti di vista costruttivi al problema.
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VANTAGGI E SVANTAGGI DEI SOCIAL
Un mondo sempre più interconnesso ha più benefici oppure fa più danni? Proverò a scoprirlo
Ciao a tutti ragazzi, come potete vedere dal titolo questo post sul blog parlerà dei vantaggi e degli svantaggi di un mondo sempre più “social”. Di certo vivere in mondo social è un vantaggio da molti punti di vista, primo di tutti i mezzi di comunicazione. Infatti ogni quotidiano famoso, come ad esempio “La Stampa”, “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica”, ha un proprio sito internet nel quale pubblica gli articoli per renderne più facile la visione.
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Schermata iniziale di un quotidiano online
Correlato alla presenza dei mezzi di comunicazione c’è da dire che, grazie a siti come Wikipedia e Treccani, le ricerche sul web sono diventate un gioco da ragazzi.
Inoltre vivere in un mondo nel quali sono i social network a farla da padrone è positivo in quanto la presenza di siti come Whatsapp, Facebook o Skype permettono una più facile comunicazione. Infatti non ci sono più problemi legati alla distanza tra i comunicanti. Un altro vantaggio legato alla presenza di internet e dei social al giorno d’oggi è dato dalla facilità di acquistare qualsiasi cosa si desideri online. Siti come ebay e amazon hanno fatto una fortuna permettendo alle persone di comprare oggetti online. In più negli ultimi anni molti supermercati hanno iniziato a dare la possibilità di fare la spesa online, vantaggio molto sfruttato da chi ha poco tempo libero. D’altro canto un mondo “social” è un grosso pericolo per la popolazione, specialmente quella giovanile. Basti pensare al “Blue Whale”, un fenomeno che è stato raccontato dalle Iene nel servizio “Blue Whale: suicidarsi per gioco” del 15 maggio scorso. Questo fenomeno sociale, come viene definito nel servizio, è nato in Russia, dove negli ultimi anni centinaia di giovani si sono suicidati lanciandosi dal palazzo più alto della città mentre si facevano filmare. Magari vi starete chiedendo quale collegamento può esserci tra dei suicidi e i social network. Bene, questo collegamento è dato dal fatto che gli amministratori del “gioco”, i cosiddetti “curatori”, utilizzavano i social network come mezzo per attirare gli adolescenti che si avvicinavano a questo “gioco”. Oltre a quest’ultimo fenomeno sociale che si sta diffondendo in tutta Europa, rischiando di arrivare anche in Italia, ci sono altri svantaggi legati ai social network. Tra questi un grande pericolo dato dalla presenta dei social nel mondo di oggi è dato dall’isolamento sociale. Incredibilmente a quanto si potrebbe credere, l’utilizzo dei social network porta molti giovani a distaccarsi dal mondo reale.  A tal proposito, sul proprio sito internet, sky ha pubblicato un articolo nel quale dice che l’American journal of preventive medicine ha pubblicato una ricerca che ha coinvolto circa 2000 giovani tra i 19 e i 32 anni. Come risultato di questa ricerca si denota che le persone che passano più di due ore al giorno sui social avrebbero il doppio delle probabilità di percepire isolamento sociale.
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Immagine raffigurante come i social possono renderci asociali nonostante siamo a cena con amici (pixabay)
Secondo l’OCSE, stare più di sei ore al giorno su internet può avere conseguenze negative sulla soddisfazione nei confronti della vita dei ragazzi. I dati mostrano anche che, per i paesi esaminati, coloro che passano almeno sei ore al giorno su internet (i cosiddetti “utilizzatori estremi”) hanno riportato un voto mediamente più basso rispetto ai loro coetanei.
Per il momento questo è tutto ragazzi, spero che possiate trovare questo testo interessante.Ad ogni modo, nel caso in cui non l’abbiate già fatto, vi invito a seguire il blog e a seguirmi sui miei profili social:
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A cura di: Mattia Cerino
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IL MONOPOLIO HIGH-TECH
Breve introduzione ai monopoli naturali e al caso dei colossi tecnologici
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Dollari in mano. La foto “dollari” è stata scattata da “Vitaly” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
“There is natural monopoly in a particular market if and only if a single firm can produce the desired output at lower cost than any combination of two or more firms”
                                  -The theory of natural monopoly, William W. Sharkey, 1982
Partendo dalla definizione di William Sharkey è possibile intuire che la nascita di un monopolio naturale si ha quando la stessa struttura del mercato rende più efficiente e produttivo la produzione di un bene o la distribuzione di un servizio da parte di un solo soggetto.
Alcuni settori sono da sempre visti come monopoli naturali: le economie di scala (che garantiscono la riduzione del costo medio di un prodotto al crescere della quantità della produzione e della dimensione dell’impresa) sono così importanti da rendere non conveniente la frammentazione dei monopoli già esistenti così come l’entrata sul mercato di nuovi eventuali concorrenti.
Proprio perché le condizioni economiche e di mercato cambiano continuamente nel corso del tempo è necessario analizzare le diverse interpretazioni storiche del fenomeno per cercare di comprenderne la struttura.
Le diverse interpretazioni del fenomeno
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Linee ferroviarie. La foto “linee ferroviarie” è stata scattata da “José Martín” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
Una delle prime corrette interpretazioni del termine viene data da J.S. Mill che definì i monopoli naturali come “creati dalle circostanze e non dalle leggi” differenziandoli da quelli “artificiali”. Il filosofo ed economista britannico analizzò il servizio postale e la fornitura di acqua e gas sostenendo che la loro produzione su larga scala è sicuramente preferibile a quello su piccola scala perché i possibili svantaggi del passaggio da piccola a larga “non esistono nel passaggio da larga ad ancora più larga”.  E’ per questa ragione che le aziende appartenenti a questi settori sono in generale destinate a diventare dei monopoli naturali “in cui i competitori sono pochi e finiscono sempre per accordarsi e non per competere”.
L’ingegnere Jules Dupuit e l’economista Léon Walras, entrambi contemporanei a J.S. Mill, identificarono una nuova situazione di monopolio naturale, quella della rete di trasporto. Il primo la definiva un “monopolio de facto” per ragioni diverse rispetto a Walras.
Secondo l’ingegnere infatti era impossibile entrare nel mercato dei trasporti a causa dell’enorme quantità di capitale richiesta (disponibile a pochissimi imprenditori di metà ottocento), dell’enorme difficoltà nel coprire i costi fissi nel caso di redistribuzione dei clienti e a causa del fatto che il monopolio utilizza le migliori condizioni, lasciando quelle meno favorevoli al nuovo; in breve “al posto di un efficiente business se ne creerebbero due poco efficienti”.
In base a Walras invece il nuovo concorrente non potrebbe neanche provare ad entrare nel mercato perché l’esproprio delle terre, necessarie per la costruzione di reti ferroviarie, è sotto l’egida del Governo che concede l’autorizzazione a poche aziende creando necessariamente un monopolio: “La concorrenza tra un numero limitato di imprenditori non è razionalmente altro che una fase di passaggio dopo la quale si crea definitivamente un unico monopolio basato sulla rovina degli altri concorrenti, o un monopolio di tutti o di alcuni di loro in coalizione “.
A fine ‘800 viene dato un contributo fondamentale al fenomeno dall’economista italiano De Viti De Marco che fu il primo a capire la correlazione tra costo di produzione del bene o del servizio e monopolio naturale: identificò industrie ad alto costo fisso con basso costo marginale (rete di trasporto, telegrafo e industrie telefoniche) o con un costo marginale pari a zero (teatri,ecc..) e sulla base di questo dimostrò la ragione per cui più la scala di produzione è ampia più il prezzo si abbassa favorendo la formazione di monopoli.
I colossi tecnologici sono diventati monopoli naturali ?
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Twitter su iPhone. La foto “social” è stata scattata da “freestocks.org” per la community di Unsplash sotto licenza Creative Commons Zero.
Dall’analisi storico-letteraria appena fatta siamo riusciti a capire che i costi di produzione rendono un singolo produttore più efficiente rispetto ad una molteplicità di produttori e che il fenomeno del monopolio naturale riguarda essenzialmente i produttori di pubblici servizi (dalla fornitura di energia elettrica alla rete di trasporti) che decidono il prezzo e non permettono l’entrata nel settore di altri competitori a causa di barriere, di proprietà delle risorse necessarie o del diritto esclusivo concesso dallo stato.
Tornando ad oggi, in appena dieci anni le cinque più grandi aziende del mondo per valore di borsa sono cambiate, tranne la Microsoft. Se nel 2006 in prima linea c’erano le grandi multinazionali petrolifere e energetiche (produttrici di pubblici servizi appunto) e le grandi banche, oggi in testa troviamo Apple, Alphabet (a cui fa capo Google), Microsoft, Amazon e Facebook.
Jonathan Taplin, direttore emerito dell’Annenberg innovation lab dell’University of Southern California, sostiene, in un articolo per il New York Times, che questa estesa concentrazione di potere si sia realizzata attraverso le acquisizioni: Google che compra Admob e Doubleclick, Facebook che compra Instagram e Whatsapp e Amazon che compra Audible, Switch, Zappos e Alexa. Queste acquisizioni hanno permesso la nascita di veri e propri colossi: Facebook copre il 77% del traffico sui social, Google l’88% per quanto riguarda la pubblicità e Amazon il 74% delle vendite di libri online.
E’ ormai chiaro che questi colossi high-tech sono diventati dei veri e propri monopoli naturali che riescono a coprire la domanda di un intero mercato facendolo a un prezzo più basso rispetto a quello che verrebbe altrimenti offerto da due aziende in concorrenza tra loro.
Se in appena dieci anni sono alla pari di compagnie che offrono un pubblico servizio resta da chiedersi se andrebbe concessa anche a loro l’esclusività dei monopoli governativi e se andrebbero regolamentati allo stesso modo. Per approfondire la questione ci rivediamo nel prossimo blog post!
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Ciao mi chiamo Riccardo e questo è il mio tentativo di presentazione in soli 30 secondi! Ci rivediamo sul blog con i primi post!
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GIOVANI E TECNOLOGIA – LA MIA PRIMA ESPERIENZA
Ciao a tutti ragazzi, come magari avete già visto dal mio video di presentazione qui sotto sul blog, sono uno studente che frequenta il primo anno di Ingegneria al Politecnico di Torino e in questo semestre seguo il corso di Rivoluzione Digitale tenuto dal Prof. De Martin. Questo che vedete è il primo dei miei post su questo blog sui Social Media ma in questo particolare post vi parlerò, come avrete certamente notato dal titolo, della mia prima esperienza con la tecnologia. Buona lettura. Sono un ragazzo che, essendo nato negli ultimi anni del XX secolo, ha avuto la possibilità (e la fortuna) di crescere negli anni 2000 e quindi di vivere a pieno la grande “Rivoluzione Digitale” che ha portato la maggior parte della popolazione a possedere lo smartphone appena messo in commercio o ad avere un profilo su uno qualsiasi dei social network sempre più di moda al giorno d’oggi. Nonostante ora la mia vita sia influenzata notevolmente dalla presenza dei computer e di internet, mi ricordo di quando avevo circa 6 anni e per la prima volta mi approcciavo al mondo della tecnologia e specialmente a quello dei computer.
All’inizio questo ‘contatto’ è nato soprattutto per gioco, infatti spesso mi capitava di usare il computer quasi esclusivamente per giocare a giochi neanche lontanamente paragonabili a quelli presenti oggigiorno.
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> Tekken 3-Gioco per PlayStation 1 [Immagine presa da flickr]
 Poi, contemporaneamente alla mia crescita, cresceva anche il rapporto che si era instaurato tra me e la tecnologia: non usavo più il computer solo ed esclusivamente per giocare o per divertirmi ma, soprattutto, le mie dita sulla tastiera non si muovevano più come se avessero paura di sfiorare i tasti ma sembravano sapere da sole dove fossero posizionate le lettere. Proprio in quel periodo conobbi siti internet come “YouTube” o “Facebook” i quali permettevano e permettono tutt’ora ad esempio, di ascoltare una canzone senza bisogno di comprare un disco oppure di tenersi in contatto con chiunque si voglia anche se la distanza non lo permette. Ripensando a quel preciso periodo sono quasi sicuro che, da quel momento in avanti, la mia vita sia cambiata radicalmente in quanto ogni cosa che pensassi o che volessi fare era molto più facile da realizzare.  Un altro passo fondamentale nel rapporto tra me e la tecnologia ci fu quando i miei genitori mi regalarono il mio primo cellulare. Infatti da quel momento in avanti tutto si era semplificato notevolmente visto che ormai per cercare qualcosa su internet o per tenermi in contatto con i miei amici non avevo più bisogno di accendere il computer perché ne avevo sempre uno a portata di mano, molto più comodo da trasportare e da utilizzare. 
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> Smartphone Samsung Galaxy S8 [Immagine presa da flickr]
La parte migliore del mio rapporto con la tecnologia è data dal fatto che sia sempre in continua evoluzione poiché è la tecnologia stessa ad essere sempre in continua evoluzione. Basti pensare alle differenze tra i primi cellulari e i più moderni smartphone. Con i primi cellulari si poteva esclusivamente fare e ricevere chiamate e messaggi mentre gli smartphone di oggi sono dotati di schermi Touch-Screen e in più possono, oltre a chiamare e inviare messaggi, scaricare molte applicazioni attraverso una connessione ad internet tramite rete fissa o Wi-Fi, inviare file tramite Bluetooth e possono anche fare da navigatore satellitare in quanto sono dotati di GPS. Per il momento questo è tutto ragazzi, spero che possiate trovare questo testo interessante. Ad ogni modo, nel caso in cui non l’abbiate già fatto, vi invito a seguire il blog e a seguirmi sui miei profili social:
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A cura di: Mattia Cerino
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Ciao a tutti ragazzi. Questo breve video serve a introdurre brevemente chi sono e cosa farò su questo blog. Entro un paio di giorni vedrete il primo dei miei post. A presto
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