Tumgik
#afferrarsi
ragazzoarcano · 11 months
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“Gli uomini — diceva — conoscono solo due mezzi per comunicare: se sono distanti, si pensano a vicenda; se sono vicini, si afferrano.”
— Franz Kafka
(lettere a Milena)
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kon-igi · 3 months
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UNA VOLTA HO SCRITTO DUE COSE
Non importa quali e dove.
La prima la scrissi tanti anni fa - tredici - e a mia discolpa posso dire che ero un individuo profondamente diverso, più rabbioso e ipergiudicante, ma di fatto questa cosa scatenò tutta una serie di reazioni nei confronti di una persona che fu costretta a sparire per il pubblico lubidrio.
Io ero già 'famoso' - le virgolette vi dicono quanta compassione mi faccio solo a usarlo, questo aggettivo - e questa persona una perfetta sconosciuta che, non si era forse comportata in modo simpatico ma lo squilibrio tra la mia capacità di insultarla - e soprattutto farla insultare - e la sua capacità di difendersi era ENORME.
Tre anni fa, quasi quattro, invece, in pieno Covid decisi di affrontare l'argomento pandemia e vaccino su una pagina FB creata all'uopo e lì potei toccare con mano lo squilibrio tra me e loro... nel senso che di sicuro io ero più competente ma loro erano di più e quindi mi ritrovai, fisicamente, a non riuscire più nemmeno a rispondere o interagire perché gli insulti, le accuse e gli auguri di morte erano così variegati e numerosi che cominciai a provare sconforto e, a tratti, amarezza.
Sia 13 anni fa come 3 anni fa l'errore fu tutto mio, nel senso che mi illusi di avere una verità più vera di quella di altri e che alla fine questa verità avrebbe prevalso.
Verità...
La stessa parola che hanno usato Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli, per amor di ricerca della quale hanno massacrato mediaticamente una poveraccia che voleva fare pubblicità al suo locale con una recensione gay friendly farlocca e che poi s'è ammazzata per la disperazione.
Una cosa la voglio dire, a voi tutti, me 'famoso' compreso...
Non siamo così importanti.
Io sono un cinquantenne sovrappeso che guadagna 1300 euro al mese e si sveglia urlando nel mezzo della notte. Nei prossimi vent'anni probabilmente mi verrà un tumore o un accidente cerebrovascolare e prego già da ora Crom di farmi schiattare alla svelta per non diventare un doloroso peso per le persone che amo. Magari un giorno vi chiederete perché non posto più e qualcuno vi dirà che sono morto dilaniato tra le lamiere della mia macchina dopo esser volato giù da un monte.
Dove sarà tutta la mia 'importanza' e a che cosa sarà servita?
Quindi, per cortesia, non parlatemi di 'ricerca della verità' quando non siete altro che dei miserevoli strisciaschermo con due o tremila follower che usano il pollice opponibile giusto per afferrarsi le caccole in fondo al naso.
Giornalismo di inchiesta e ricerca della verità... Mauro de Mauro e Heidegger si stanno rigirando così tanto nella tomba da aver perforato la crosta terrestre e io a quegli ignobili individui vorrei dire una cosa, consapevole che lo squilibrio di potere tra me e loro è così grande da non temere che abbiano a soffrirne.
Il giornalismo di inchiesta e la ricerca della verità si fanno per denunciare grandi ingiustizie e schierarsi dalla parte delle vittime, mentre voi siete solo frignanti individui meschini che neghereste di aver rubato la marmellata pure se vi colasse dalle orecchie.
Se per le masse siete quel tipo di eroi, allora ricordate di tenere sempre il passo e di non cedere mai perché la vostra gente ha coltelli, forchette e tanta fame... ed è un attimo che il prossimo pasto diventiate voi.
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dolcementefemmia · 2 months
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Tutto questo rincorrersi con i pensieri, quando basterebbe afferrarsi con le mani
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All this chasing each other with thoughts, when it would be enough to grab one's hands
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canesenzafissadimora · 3 months
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Ho bisogno d’inventare una rima
tra quello che sta succedendo
e qualcosa di altro.
Ho bisogno di accoppiare un vicolo cieco
in cui mi sono cacciato
a qualche sconfinata prateria.
Mi fa da ormeggio per non naufragare.
Sono predisposto al soccorso della poesia,
che non è un’arte di arrangiare fiori,
ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta.
Per me è pronto soccorso, la poesia,
non una sviolinata al chiaro di luna.
È botta di salvezza.
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Erri De Luca
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cassita-c · 2 months
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E poi svegliarsi insieme.
Il nuovo giorno ci saluta così, abbracciati, caldi e innamorati.
Allunghi la mano.
Mi baci.
Ti accarezzo.
Ti guardo.
E...
Fare all'amore per noi è soprattutto una comunione di sensi, un orgasmo di testa e di cuore.
Non è solo un rapporto carnale. E' molto, molto di più.
E' danzare insieme, baciarsi, toccarsi anche con l'anima.
E' un brivido continuo che acceca la mente. E' diventare un'unica cosa fino a non sapere dove inizi tu e dove finisco io.
E' un intreccio di cuore e non solo di mani.
E' tenersi stretti, afferrarsi e godere con ogni cellula per ogni bacio, per ogni sospiro.
E' fondersi, unirsi. E' confessare le nostre voglie solo con gli sguardi. E' dirsi ti amo solo perdendoci negli occhi.
E' superare il limite senza farci del male.
E' un emozione sempre.
E' l'emozione di sempre
E' amore.
Emma Lamberti
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perpassareiltempo · 1 year
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La poesia, che non è un’arte di arrangiare fiori, ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta.
Erri De Luca
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elorenz · 6 months
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Il pericolo è un'altra costante della vita. Anche nelle banalità ci si può trovare a dover far scelte che la paura o il panico adombrano con la loro grossa massa.
L'altra mattina mentre ero perso tra le pagine de La costanza della ragione di Pratolini avevo i gatti che giocavano separati dalla porta finestra della cucina. Cercavano di acchiapparsi stupidamente attraverso il vetro, niente di nuovo. Poi si sono spostati sulla gattaiola e spingendo l'apertura cercavano di afferrarsi. Lo spazio che si crea con la base è di pochi millimetri e come un calcolo matematico, privo di sorprese, la zampa di uno dei due è rimasta incastrata nella chiusura dalla gattaiola. Prima che potessi capire cosa stava accadendo il gatto intrappolato urlava dal panico (dal dolore?). Così ho chiuso immediatamente il libro e sono scivolato sull'apertura. Nel frattempo per liberarsi si contorceva come un serpente ed urlava. Ho provato a smuovere il cerchio dell'apertura ma, sia verso l'interno che verso l'esterno, esercitava una pressione sulla zampa che gli impediva di muoversi. Nel frattempo urlavo al gatto "Sto cercando di liberarti!" e questo continuava a contorcersi ed urlare. Il cervello mi pulsava, la pelle era infuocata. Secondi, minuti? Quanto tempo è passato mentre stavo sdraiato cercando di capire cosa fare? Ad un certo punto, nel panico, l'occhio mi si è fermato sulle viti. Ed ho capito. Così sono corso a prendere la borsa con gli attrezzi e dopo tre cacciaviti sbagliati ho cominciato a smontare la gattaiola. Alla prima e alla seconda vite la parete mobile rimaneva ancora incastrata sulla zampa e il gatto ormai accasciato miagolava arreso. Alla terza sono riuscito ad ammorbidire lo spessore e con una leggera rotazione a disincastrare la zampa. Il gatto è corso in casa e si è nascosto. Ho sospirato, mi sono buttato a terra ed ho compreso che anche nelle banalità può celarsi un pericolo, che ogni dinamica di vita, anche laddove sembra ci sia semplicità, può trasformarsi in una trappola.
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der-papero · 1 year
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Allor, Jessica, stamm a senti' ....
<gelosia>tuo marito nun è bbuon manc comm tracchiulell rint 'o bror</gelosia>
Io non ho mai visto nessuno, ripeto, NESSUN ITALIANO, nell'atto di afferrarsi i gioielli donati da mammà, utilizzare anche il fischio. Nessuno fa il fischio, nessuno.
Mo' ti spiego io come funziona.
Mettiamo che si verifichi un evento nefasto, tipo incrociare nel senso opposto di marcia un veicolo dedicato al trasporto di trapassati, vuoto al suo interno, mentre si reca al deposito dopo l'avvenuta celebrazione funeraria.
Nel caso in esame, il de cuius afferrerà sì i gemellini, ma non emetterà alcun fischio, bensì un sonoro allanemechitestramuort.
<gelosia>rincell a marit't che anzichè venner 'e giubbin fav'z se veness a 'mpara' n'ata vot comm funzion</gelosia> o, in alternativa, <gelosia>facess 'o cess</gelosia>.
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scorcidipoesia · 2 years
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Le mie mani
queste mani amate
non sanno più
a che afferrarsi.
Credevo di essere giunta.
Di essere.
Ho detto che era tutto.
E lo è.
Però
avevo dimenticato qualcosa
oppure
ci avevo tranquillamente
rinunciato.
E ora
mi chiedo
se nelle mie notti vuote
non anelerò la stella.
(1940)
Idea Vilariño da: “Di rose che si aprono nell'acqua”.
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Perché è bello il mercoledì a lavoro? Perché c'è A che mi da tante soddisfazioni. A è una bambina che si applica tantissimo e vuole sempre mettersi alla prova con se stessa. Oggi ad esempio le avevo messo la scala orizzontale un po' altina e lei, senza il mio aiuto, avrebbe dovuto afferrarla. Le prime volte riusciva solo a toccare con le dita. L'ultima volta si è data uno slancio riuscendo ad afferrarsi con una mano. Io ero stra felice credetemi perché tutto il tempo le dicevo "Forza A che c'è la fai, credo in te, devi semplicemente esserne convinta tu!" Raccontarlo alla madre e dirle l'infinita' di gioie che mi da sua figlia è stata una cosa speciale, soprattutto nel vedere la faccia della madre.
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gregor-samsung · 2 years
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“ L’armata in ritirata bruciava i campi e le città del proprio popolo mentre passava. Guerriglieri partigiani tendevano agguati ai militari. I rivoluzionari di Meskti, la capitale, aprirono le prigioni, dando amnistia a tutti i carcerati. Leggendo questo, Shevek sentì il cuore balzargli in petto. C’era speranza, c’era ancora speranza… Seguì le notizie della lontana rivoluzione con crescente interesse. Il quarto giorno, osservando la trasmissione di un dibattito al Consiglio dei Governi Mondiali, vide l’ambasciatore iotico al CGM annunciare che l’A-Io, muovendosi a sostegno del governo democratico del Benbili, inviava rinforzi armati al Presidente Generale Havevert. I rivoluzionari Benbili, in gran parte, non erano neppure armati. Le truppe iotiche sarebbero arrivate con cannoni, carri armati, aerei, bombe. Shevek lesse sui giornali la descrizione del loro equipaggiamento e si sentì male allo stomaco. Si sentiva male ed era incollerito e non aveva nessuno a cui parlare. Pae era fuori discussione. Atro era un ardente militarista. Oiie era un uomo probo, ma le sue insicurezze private, le sue ansie di possidente, lo portavano ad afferrarsi a concetti rigidi di legge e di ordine. Poteva accettare la sua simpatia personale per Shevek soltanto rifiutando di ammettere che Shevek fosse un anarchico. La società Odoniana si definiva anarchica, egli diceva, ma in effetti erano semplicemente dei populisti primitivi il cui ordinamento sociale funzionava senza un visibile governo perché erano pochi e perché non avevano altri stati confinanti. Una volta che la loro proprietà fosse minacciata da un rivale aggressivo, essi si sarebbero dovuti svegliare, e riconoscere la realtà, o sarebbero stati spazzati via. I ribelli del Benbili si stavano accorgendo proprio ora della realtà: stavano scoprendo che la libertà non vale niente se non si hanno dei cannoni per appoggiarla. Egli spiegò queste cose a Shevek nell’unica discussione che ebbero sull’argomento. Non aveva importanza chi governasse, o pensasse di governare, il Benbili: la politica della realtà riguardava la lotta di potere tra l’A-Io e il Thu. – La politica della realtà – ripeté Shevek. Guardò Oiie e disse: – Ecco una curiosa frase, sulle labbra di un fisico. – Niente affatto. Tanto il fisico quanto il politico trattano le cose che sono, con delle forze reali: con le leggi fondamentali del mondo. – Lei mette le sue basse miserabili «leggi» per proteggere la ricchezza, le sue «forze» di cannoni e di bombe, nella stessa frase con la legge dell’entropia e la forza di gravità? Avevo un’idea assai più alta della sua mente, Demaere! Oiie si ritirò da quella folgore di disprezzo. Non disse altro, e Shevek non disse altro, ma Oiie non dimenticò mai l’accaduto. Rimase fissato nella sua mente, da quel giorno in poi, come il momento più vergognoso della sua vita. Perché se Shevek l’illuso e semplicistico utopista l’aveva messo a tacere così facilmente, la cosa era vergognosa; ma se Shevek il fisico e l’uomo che egli non poteva fare a meno di amare, ammirare, a tal punto ch’egli ambiva di guadagnarsene il rispetto, come se fosse, chissà come, un grado di rispetto più appetibile di quello che si poteva comunemente trovare da altre parti, se questo secondo Shevek lo disprezzava, allora la vergogna era intollerabile, ed egli doveva nasconderla, chiuderla a chiave per il resto della propria vita nella stanza più buia della propria anima. “
Ursula K. Le Guin, I reietti dell'altro pianeta, traduzione di Riccardo Valla, Collana Narrativa di anticipazione n.6, Editrice Nord, 1976¹; pp. 175-177.
[1ª Edizione originale: The Dispossessed: An Ambiguous Utopia, Harper & Row, New York City, 1974]
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mjljmj · 10 days
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Una botta di salvezza
Ho bisogno d’inventare una rimatra quello che sta succedendoe qualcosa di altro.Ho bisogno di accoppiare un vicolo ciecoin cui mi sono cacciatoa qualche sconfinata prateria.Mi fa da ormeggio per non naufragare.Sono predisposto al soccorso della poesia,che non è un’arte di arrangiare fiori,ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta.Per me è pronto soccorso, la poesia,non una sviolinata al…
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colonna-durruti · 6 months
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Ho bisogno d'inventare una rima
tra quello che sta succedendo
e qualcosa di altro.
Ho bisogno di accoppiare un vicolo cieco,
in cui mi sono cacciato,
a qualche sconfinata prateria.
Mi fa da ormeggio per non naufragare.
Sono predisposto al soccorso della poesia,
che non è un'arte di arrangiare fiori,
ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta.
Per me è pronto soccorso, la poesia,
non una sviolinata al chiaro di luna.
Erri De Luca, Sulla traccia di Nives, 2005
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Ho bisogno d’inventare una rima tra quello che sta succedendo e qualcosa di altro. Ho bisogno di accoppiare un vicolo cieco in cui mi sono cacciato a qualche sconfinata prateria. Mi fa da ormeggio per non naufragare. Sono predisposto al soccorso della poesia, che non è un’arte di arrangiare fiori, ma urgenza di afferrarsi a un bordo nella tempesta. […] Per me è pronto soccorso, la poesia, non una sviolinata al chiaro di luna. È botta di salvezza.
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schizografia · 9 months
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— Una delle caratteristiche peculiari di Hill House è la sua conformazione che….— Ne fa la casa dei pazzi a carnevale.— Precisamente. Non vi siete domandati la ragione delle difficoltà che abbiamo incontrato per orizzontarci qui dentro? Una casa normale non ci avrebbe confusi così per tutto questo tempo, eppure continuiamo a imboccare la porta sbagliata, le stanze che cerchiamo non riusciamo a trovarle. Anch’io ho avuto i miei guai — ammise, sospirando prima di continuare — Oserei dire che il vecchio Hugh Crain se l’aspettava che la casa diventasse, prima o poi, un luogo di spettacolo come la Winchester House in California o come le molte case ottagonali. Non dimenticate che la progettò da sé e, come vi ho già detto, era un tipo strano. Ogni angolo è leggermente deformato — spiegò, indicando tutt’intorno con la mano. — Forse Crain detestava i suoi simili e le loro costruzioni sensatamente squadrate, perché fece costruire questa casa secondo i suoi gusti. Gli angoli che vi sembrano retti, com’è giusto che siano, sono invece per una certa misura fuori squadra in una direzione o nell’altra. Scommetterei che per voi i gradini sui quali sedete sono piani perché non vi aspettate che non lo siano…Si mossero tutti, confusi, e Theodora allungò prontamente la mano per afferrarsi alla balaustra, come se si sentisse lì lì per cadere.— …invece sono leggermente inclinati verso l’asse centrale della scala; le porte sono tutte quante leggermente fuori dalla verticale e forse è per questo che si richiudono da sole, se non vengono fermate. Questa mattina, mentre guardavo, mi sono chiesto se non fossero stati i vostri passi ad alterare il delicato equilibrio che le teneva spalancate. Naturalmente, il risultato di tutte queste piccole aberrazioni nelle misure, si somma sino a formare una deformazione abbastanza vistosa nella casa presa nel suo insieme. Theodora non può vedere la torretta dalla finestra della sua stanza perché la torre è nell’angolo della casa e da quella finestra è completamente invisibile mentre da qui sembra direttamente accanto alla sua stanza. La stanza di Theodora è esattamente quattro metri e mezzo sulla sinistra rispetto al punto in cui ci troviamo ora.
Shirley Jackson , L'Incubo Di Hill House
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postocosamipare · 9 months
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È davvero finita così?
Passare dall'essere sempre presenti al vederci sempre meno, sempre meno, fino a diventare l'ombra di ciò che eravamo un tempo. E anche se non ci sentiamo più, ho la sensazione di capirti ancora. Certi finali non sono sufficienti a spezzare un legame. Qualcosa resta. Un filo. Un sottilissimo ponte. Sguardi rivolti altrove ma le mani tese, pronte ad afferrarsi un'altra volta, ancora per un po’. La testa rimugina su tutto ciò che è stato. Ti è scivolato un pezzo di vita tra le mani, L’hai visto cadere a rallentatore e sei rimasto immobile. La cosa peggiore è restare a guardare senza fare niente, come un qualsiasi spettatore. Però continui a piacermi. Questa è l'unica cosa che non mi so spiegare. Il fatto è che non riesco a conoscere qualcuno di nuovo senza pensare prima a te, senza paragonarti di continuo con chi ho davanti. Forse non è ancora il momento. Forse non sono ancora pronta. Forse mi è rimasto troppo di te addosso. Dentro. Ovunque. E nonostante tutto, ti ho continuato a cercare. Mi sono detto più volte “dai, lascia stare” ma in un mare di gente spero sempre d'incrociare il tuo sguardo. È stato stupido pensare che le tue mani indecise potessero sorreggere il mio cuore ricco di battiti dedicati a te, ma nessuno di essi era abbastanza (per farti restare).
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