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Terme di Caracalla: rivivono i fasti dell'antica Roma
Le terme di Caracalla sono pronte a rivivere i fasti dell'antica Roma. Un nuovo progetto, infatti, riqualificherà completamente uno dei siti archeologici simbolo della città eterna per dare un'esperienza di visita completamente nuova. La prima novità che gli spettatori vedranno sarà l'acqua, elemento essenziale delle terme. Saranno, inoltre, riaperti spazi finora rimasti chiusi. L'inaugurazione avverrà sabato 13 aprile con una serie di eventi culturali. L'acqua, anima delle terme Con il progetto di riqualificazione del sito archeologico, lo spettatore vivrà un'esperienza di visita completamente diversa da quella vissuta finora. Il primo step di questo ambizioso progetto è stato far tornare l'acqua, elemento principe di un complesso termale. L'acqua, che mancava nel sito dal V secolo quando è iniziata la fase di abbandono del complesso, tornerà alla vista dei visitatori con un'enorme vasca dalle forme minimali e contemporanee. Progettata dall'architetto Hannes Peer insieme a Paolo Bornello, la vasca darà vita a uno specchio d'acqua di mille metri quadrati nel quale si rifletteranno le imponenti rovine. Sarà, inoltre, sormontata su un lato da un palcoscenico leggero destinato agli spettacoli; ospiterà delle fontane che proporranno giochi d'acqua e di colori. L'acqua sarà presente anche all'interno delle strutture anticamente dedicate alla cura del corpo mentre altri zampilli e nuvole di vapore si libreranno a ridosso delle mura del complesso per rievocare l'atmosfera di un tempo. Passeggiare e meditare Come illustrato dalla direttrice delle terme, Mirella Serlorenzi, anche l'area verde del sito sarà trasformata. Diventerà un giardino botanico valorizzato con architetture effimere ed essenze odorose. L'impegno della direttrice è far ricomparire anche farfalle e api. Tutto concorrerà a ricreare un luogo in cui passeggiare e meditare com'era un tempo. Le terme di Caracalla, infatti, erano un luogo deputato alla cura del corpo e della mente in linea con la filosofia antico romana "mens sana in corpore sano". Il progetto, che procederà a step, prevede anche la riapertura al pubblico di due aree verdi e dell'antico ingresso sulla via di Caracalla, lo stesso utilizzato dagli antichi romani duemila anni fa, dove sarà collocata una nuova biglietteria. Terme di Caracalla: simbolo dell'antica Roma Le terme di Caracalla rappresentano un degli esempi più grandiosi di terme romane. Furono realizzate tra il 212 e il 216 d.C. sul colle romano dell'Aventino. Furono superate solo dalle terme di Diocleziano costruite nel 306. Dismesse durante la guerra gotica, l'area su cui insistevano le terme fu riutilizzata a fini abitativi e come zona agricola. Divenne un grande vigneto. Nel VI secolo fu utilizzato come cava per il reperimento di materiali di pregio come marmi e metalli. Dal XVI secolo, in occasione di diversi scavi, sono state rinvenute diverse opere molte delle quali sono entrate nella collezione Farnese. Nei tempi moderni, le rovine delle terme di Caracalla, con la loro imponenza, sono state una suggestiva cornice a eventi musicali di vario genere: da concerti di artisti moderni a opere liriche. Non a caso Paolo Conte, nel 2018, ha deciso di ambientarvi la tappa romana del suo tour per festeggiare i 50 anni di Azzurro. Tra quelle stesse rovine hanno riecheggiato le musiche del maestro Ennio Morricone. Dal 1937, inoltre, ogni anno la stagione estiva del Teatro dell'Opera di Roma si ambienta a Caracalla. In copertina foto di Gianni Crestani da Pixabay Read the full article
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brainfondue · 2 years
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me encantan tus oc. parecen protagonistas.de una novela gótica del siglo pasado
WAAAAAA que lindo gracias circe 🥺😭😭❤❤ me muero porque entre medio de las miles de cosas serias que escribo sobre ellos mando tambien las pelotudeces.
Ademas como que lo gotico lo veo porque es una historia que tiene inspiraciones de arte e historias goticas, pero principalmente lo que es dark fantasy.
Ademas como que....me re anima esto porque a veces me preocupa como llevo la historia o el armado de los personajes, me re trabo!!! Asi que gracias en serio!!! 🥺🤗
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libri-cinema · 4 years
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A quasi tutti è capitato di risvegliarsi prima dell'alba dopo una di quelle notti sognanti che ci innamorano della morte, o una di quelle notti d'orrore e di gioia mostruosa, dove fantasmi più terribili della realtà attraversano la mente, agitati dalla intensa vitalità latente che è propria di tutto ciò che è grottesco, e che anima l'arte gotica di una vita tenace. Questo potrebbe indurre a credere che tale arte sia opera di spiriti turbati dalla malattia della rêverie.  Dita bianche si insinuano tra le tende, ecco, incominciano a tremare! Ombre mute, di forma nera e fantastica, scivolano in un angolo e vi si aggomitolano. Di fuori gli uccelli incominciano a muoversi tra le foglie, si ode il calpestio degli uomini che vanno a lavoro, e il sospiro o il singhiozzo del vento che scende dalle colline, e circonda la casa silenziosa, come se temesse di svegliare i dormienti, ma fosse costretto a richiamare il sonno dalla sua caverna porpora. Uno ad uno, i veli leggeri color crepuscolo si sollevano, le cose riprendono forma e colore, e sotto i nostri occhi l'aurora ridona al mondo l'antica apparenza. Gli specchi vuoti ritrovano il loro potere mimico, i candelabri senza fiamma scintillano dove li abbiamo lasciati, presso il libro mezzo intonso che stavamo studiando, o accanto al fiore che portavamo al ballo, o alla lettera che non osavamo leggere, o che abbiamo letta troppe volte. Nulla ci sembra mutato. Dalle ombre irreali della notte risorge la vita reale che più ci è nota. Dobbiamo riprenderla al punto in cui l'abbiamo lasciata; e allora un senso terribile della necessaria continuità dell'energia nel ritmo d'un circolo tedioso di abitudini stereotipate ci assale, o il violento desiderio che, una mattina, i nostri occhi si possano aprire in un mondo riemerso dalle tenebre, rinnovato per la nostra gioia; un mondo in cui le cose abbiano nuove forme e colori, e siano mutate, e abbiano nuovi segreti; un mondo in cui il passato trovi poco o punto posto, e non sopravviva, se non altro in forme coscienti di rimorso o rimpianto, perchè anche il ricordo della gioia ha la sua amarezza, e quello del piacere il suo dolore.  La creazione di un mondo simile sembrava a Dorian Gray il vero scopo, o uno dei veri scopi della vita; e nella sua ricerca di sensazioni nuove e piacevoli, che possedessero l'elemento di eccentricità così essenziale al romanticismo, egli a volte assumeva modi di pensare alieni dalla sua natura, si abbandonava alle loro sottili influenze, e poi, avendone afferrato il colore e soddisfatto la curiosità intellettuale, li abbandonava con quella tipica indifferenza che può sussistere anche in un temperamento ardente, e che, anzi, secondo certi psicologi moderni, ne è una delle condizioni essenziali.
Il ritratto di Dorian Gray - Oscar Wilde
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woodstonesworld · 2 years
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GOTICA
Scendo nell’oscuro
mondo dei morti,
dove angeli negletti
sopportano pene
troppo dure
anche per loro,
dove la pietà
non ha accesso,
dove gli occhi
lacrimano sangue.
Io piango
per queste
anime impure,
per questi
miei fratelli
che si muovono
come vermi
nell’oscurità,
che bramano
di succhiare
amore
come radici
profonde
nella terra scura.
Sono stato
un angelo
splendente,
ho barattato
le mie ali
per il bacio
di una donna,
per l’amore
di una donna
ho contrattato
la mia anima
con lucifero.
Ho pregato,
ho allungato
le mie mani
al cielo.
Ho sentito
il mio sangue
farsi pietra
dentro me,
farsi fuoco
e bruciare
mentre usciva
dal mio corpo.
Farsi ghiaccio
quando la vista
fuggiva dai
miei occhi.
Ho lasciato le
mie impronte
su spiagge
allucinate,
ho scorticato
le mie mani
su rocce
effimere,
ho spinto il
mio corpo
in vorticose
spirali verso
il nulla.
Invoco e prego
i miei fratelli,
chi è come me,
di non lasciarmi
in questo mondo
di
angeli
traditi.
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Resta una persona esigente
complicata
unica
speciale.
Anche se non è facile starti vicino.
Resisti.
Prendilo come un vanto, perché lo è.
A diventare persone normali ci vuole un attimo.
A piegarci alla normalità siamo capaci tutti.
Aspetta che la bellezza ti noti.
Che la meraviglia ti corteggi.
Costa caro essere speciali.
Restaci.
Neppure un passo indietro.
Per nessuno. Mai.
Andrew Faber
Anima Gotica
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I forti non sono amati.
Sono scomodi.
Sono poco manipolabili.
I forti sanno sentire se stessi,
conoscono i loro diritti
e non sono disposti a rinunciarci.
Sanno essere felici malgrado tutto.
Hanno delle radici potenti
che non si possono estirpare.
Non è facile distruggere i loro principi,
la loro dignità,
la loro fiducia in se stessi.
Sono in grado di sostenere qualsiasi verità,
i colpi del destino,
la tortura del tradimento
e le tempeste delle proprie emozioni.
Non hanno paura del dolore:
hanno già attraversato il loro inferno personale
e sanno trasformare le ferite in saggezza,
sanno godere la vita,
conservando nel cuore la bellezza e la tenerezza.
Non si aggirano sulla strade altrui,
non commerciano in felicità,
non elemosinano l'amore.
Ma se dovessero conoscere questo sentimento,
lo accetterebbero come un dono
e non tradirebbero mai coloro che amano.
Vivendo con onestà,
i forti si evolvono,
si approfondiscono.
Ciascuno di loro porta una croce personale
senza farla cadere sulle spalle degli altri.
Quando sbagliano si rialzano
traendone una lezione,
invece di accusare qualcuno.
I forti sanno andarsene, per sempre.
Non provate la loro resistenza:
vi pieghereste.
Web.
Anima Gotica
Queen of Disaster
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horacio-oliveira-74 · 4 years
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Scrivi, scrivi; se soffri, adopera il tuo dolore: prendilo in mano, toccalo, maneggialo come un mattone, un martello, un chiodo, una corda, una lama; un utensile, insomma. Se sei pazzo, come certamente sei, usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada usali come piume per farne materassi; o come lenzuoli pregiati per notti d’amore; o come bandiere di sterminati reggimenti di bersaglieri.
II
Usa le allucinazioni: un ectoplasma serve ad illuminare un cerchio del tavolo di legno quanto basta per scrivere una cosa egregia – usa le elettriche fulgurazioni di una mente malata cuoci il tuo cibo sul fuoco del tuo cuore insaporiscilo della tua anima piagata l’insalata, il tuo vino rosso come sangue, o bianco come la linfa d’una pianta tagliata e moribonda.
III
Usa la tua morte: la gentilezza grafica gotica dei tuoi vermi, le pause elette del nulla che scandiscono le tue parole rantolanti e cerimoniose; usa il sudario, usa i candelabri, e delle litanie puoi fare un bordone alla melodia – improbabile – delle sfere.
IV
Usa il tuo inferno totale: scalda i moncherini del tuo nulla; gela i tuoi ardori genitali; con l’unghia scrivi sul tuo nulla: a capo. (Giorgio Manganelli)
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cutulisci · 5 years
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I Scrivi, scrivi; se soffri, adopera il tuo dolore: prendilo in mano, toccalo, maneggialo come un mattone, un martello, un chiodo, una corda, una lama; un utensile, insomma. Se sei pazzo, come certamente sei, usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada usali come piume per farne materassi; o come lenzuoli pregiati per notti d’amore; o come bandiere di sterminati reggimenti di bersaglieri. II Usa le allucinazioni: un ectoplasma serve ad illuminare un cerchio del tavolo di legno quanto basta per scrivere una cosa egregia – usa le elettriche fulgurazioni di una mente malata cuoci il tuo cibo sul fuoco del tuo cuore insaporisci della tua anima piagata l’insalata, il tuo vino rosso come sangue, o bianco come la linfa d’una pianta tagliata e moribonda. III Usa la tua morte: la gentilezza grafica gotica dei tuoi vermi, le pause elette del nulla che scandiscono le tue parole rantolanti e cerimoniose; usa il sudario, usa i candelabri, e delle litanie puoi fare un bordone alla melodia – improbabile – delle sfere. IV Usa il tuo inferno totale: scalda i moncherini del tuo nulla; gela i tuoi ardori genitali; con l’unghia scrivi sul tuo nulla: a capo.
Giorgio Manganelli
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il mio  libro 
Visioni erotiche di realtà invocate
Arrivai lungo il fiume, di notte, seguendo le anse di quel desiderato viaggio.
Una graziosa e inaspettata chiesa gotica sorgeva dall’Arno, il che donava un aspetto sacrale a quell’incontro. Ma nessun forma si mantiene uguale a se stessa e non sempre quello che appare divino riesce a celare il profano che inevitabilmente è della vita.
Di Nush conoscevo solo le proiezioni dell’immagine e della sua voce, e di tutte le altre piccole emozioni che mi trasmetteva tramite la comunione di gusti che si fondevano come tasselli dai bordi improbabili.
Aspettai qualche attimo, osservando quella piccola costruzione sacra, attraversavo con lo sguardo le frastagliature costituite dalle figure mitiche che penzolanti incutevano una tetra emozione nel cuore, draghi danzanti nel vuoto, come diavoli nascosti tra angoli gugliati.
Era il momento.
Sentivo i miei battiti e una morsa d’eccitazione attanagliarmi il cuore. Mi sforzavo di domare quest’emozioni, come cercavo di fissare quei piccoli mostriciattoli che mi volteggiavano nella mente. Tutto si rivoltava in una sarabanda sabbatica che modulava le pulsazioni del mio muscolo pompante.
I suoi passi da lontano.
Mi voltai.
Annusai il suo profumo.
Sentivo una forza che mi suggeriva una strada. I nostri sguardi si incrociarono, intendendo il turbato moto interno lessero prima di noi quello a cui potevamo approdare.
Mi accompagnò nella sua stanza a passi lenti.
Poggiai piano il mio bagaglio e in quel silenzio gli occhi andarono su alcune locandine che sapevano di fate, di baci, di cioccolato.
Osservai quella che per un momento sembrava una piccola stanza piena di una vita  estranea alla mia esistenza: tana, rifugio, immaginazione; quel luogo che corrisposto al mio era stato luogo generatore.
Sedemmo per qualche secondo sul soffice letto scambiando qualche battuta a proposito della dilatazione delle distanze e del senso di spossatezza che per il momento non avvertivo nonostante il lungo viaggio.
Uscimmo poco dopo.
Giù per la città c’era ancora molta gente. Si accalcava lungo i bordi del fiume, sotto i piccoli portici che si intrufolavano nelle stradine affluenti del lungarno.
C’era un sottile imbarazzo tra noi, forse dovuto ai discorsi che avevamo fatto nei giorni addietro, pieni di sensazioni erotiche, discorsi che giocavano a nascondere l’anima mostrandone il corpo.
I grandi occhi di Nush erano come finestre aperte e in quel momento vi si scorgeva un senso di smarrimento. Era come se la barriera della conoscenza reale respingesse nella mente la nostra immaginazione virtuale. Quelle conversazioni erano avvenute in persone che non avevano la possibilità di guardarsi negli occhi. In quei momenti, invece, quello che c’eravamo detti lo rileggevamo, era tutto lì. Guardare nei nostri occhi era come leggere quelle pagine che oralmente avevamo scritto con poetica impudicizia.
Tra questi pensieri mi conduceva per stradine semideserte. Era come girare nelle viscere di un animale dormiente che sensualmente ci accoglieva nelle sue parti più preziose e molli.
La cinsi con il mio braccio avvicinandola a me, la trovai subito accogliente.
Avvertii la voglia improvvisa di perdermi tra le sue carni, mi sentivo libero di lanciarmi in un viaggio attraverso i sensi della percezione, la nostra percettibilità sembrava accresciuta di un nuovo senso che ora soprassedeva le nostre coscienze.
Mi portava per i suoi luoghi dove mi aveva costruito nella sua mente quando ero solo un recondito pensiero. Mi sentivo un pellegrino, attraverso le sue abitudini, tra quelle mura che sembravano riconoscere il suo incedere, e con il suo il mio. Era come se in quegli angoli mi avesse pensato esistere ed io fossi stato generato dai suoi pensieri. Mi sentivo leggero come una nuvola di pensiero, fumetto evaporato dalla sua mente e questo rendeva il tutto più che reale, talmente surreale che sembrava non esistere null’altro.
Ci fermammo per un altro attimo al limite del fiume, lo guardammo scorrere lentamente. Le sue torbide acque non ci lambivano, rapiti da quel pensiero da sembrare assenti, persi tra le rimuginanti combinazioni di noti passati e futuri ignoti, due estranei che si conoscevano da lunghe ere di disconoscenza.
Attraversammo lentamente il ponte, io sentivo sempre il suo fresco profumo, mi riempivo le narici di quella sua fragranza pregustando i futuri odori che mi dovevano investire: dolci e alacri, eterei e persistenti, avvolgenti e penetranti.
Il tappo sfuggi veloce dalle mie mani, facendo un botto inaspettato che riempì il silenzio della casa con la sua irruenza. Un rivolo rosso attraversò le mie dita impregnandole del vino che calava dal collo della bottiglia, fin giù, attraverso i bicchieri, fino al fondo delle nostre coscienze, lasciando una macchia scura sul pavimento.
Ci ponemmo di traverso al letto unendo i fianchi come vecchi compagni. Le mani bagnate di vino. Quasi per scherzo le scivolai addosso cominciandogli ad appiccicare quel dolce sapore, scivolando tra le sue cosce e l’inguine fino a ritrovarmi con le labbra attaccate alle sue.
Ci assaporavamo come un nuovo succoso frutto, respingendoci e attraendoci sincopatamene, in un ritmo lento e indeciso. Sentivo i pensieri della sua bocca, lingua lappante, attraente, conoscevo le immagini delle sue labbra, immaginavo il fuoco della sua anima.
Dalla diga del nostro pudore esondava la voglia di conoscere i nostri corpi, sfiorarci con colpetti modulati dai sensi, esplorare quella tattile melodia sconosciuta alle nostre dita, quella sinfonia sconosciuta alle parole.
Cominciai a carezzare il suo corpo, a scoprire le sue incurvature, ad infilarmi negli incavi, facevo abbattere su di lei la mia frusta di lingua esploratrice. La sentivo sciogliersi come burro su una padella rovente. Avvertivo le sue più recondite voglie. Sentivo il suo completo abbandono ai sensi e la seguivo.
Poi la mia mano stette tra le sue cosce, aveva scoperto il suo sesso e moriva dalla voglia di stringerlo, spremere da esso il succo della sua soddisfazione.
Accarezzai la sua pesca col mio turgido pene.
La sentii sussultare sotto di me, e ciò non fece altro che aumentare il mio stato d’eccitazione. Eravamo grondanti di voglia.
Sentivo il mio sesso scoppiare, avevo voglia di riempirla, avevo voglia di entrare in lei, rifugiarmi dal mondo, entrare nel suo corpo, usarlo come protezione, come scudo, rifugio.
Così mi trovai in Nush, in quel nuovo mondo.
Il mio fallo scivolava tra le pareti del suo sesso, sentivo il desiderio aumentare e non indugiai ulteriormente. La ebbi addosso, sembrava una mia parte, era un perfetto innesto, il mio cazzo rinfoderato, inguantato di desiderosa carne. La sentivo sopra di me come se fosse stato sempre così, io in Nush e Nush su di me. Non era una scoperta, era come un ritorno. Nella pressione che la mia verga esercitava in lei si rifletteva il peso del suo corpo incastrato su di me. Eravamo due specchi che si compenetravano in un caleidoscopico gioco d’infiniti lontani.
La prendevo per i fianchi adagiandola per bene lungo la nostra passione. Le sue natiche premevano sul mio ventre in un piacere duale che veniva dalle nostre intime voglie. La mia volontà era quella di penetrarla interamente, non risparmiare nemmeno lo strato d’aria che ci poteva dividere il respiro. La sua era quella di sentire dentro di se il mio ritmato pulsare, l’incendio della mia turgida appendice, abbandonarsi alla frenetica andatura.
Avvertii che stava arrivando al suo culmine. Rallentai il ritmo, sfoderando la mia spada dal suo carnoso frutto. Ci stendemmo l’uno sull’altro ma non ne volevo sapere di restare al suo esterno. Feci continuare la mia erezione dentro di lei. I respiri si facevano ancora più affannosi, gli spasimi aumentavano, e con loro accresceva la nostra passione: non riuscivamo a saziarci.
Eravamo fusi in un ansimante e voluttuoso abbraccio. Non solo i nostri corpi ma le nostre menti si compenetravano, desideravano quello che l’altro pensava, pensavano quello che l’altro immaginava, immaginavano quello che per l’altro era stata visione o sogno.
Non stavamo solo facendo l’amore: ascoltavamo il respiro del mondo!
Continuammo così incessantemente, tutto sembrava dilatato in un eterno attimo, era un istante infinito in cui eravamo penetrati, a cui rimanemmo avvinghiati senza soluzione di distacco, finché un velo di stanchezza non scese sui nostri corpi per lasciarli in balia delle onde della musica della notte.
Giacevamo al buio della notte e tutto quello che avevamo attorno era luce, pura luce che nasceva dal buio, dal rumore del silenzio, dall’odore della notte. Le nostre menti erano piene di essa, filamento d’argento, opale luminoso e scuro, trasparente apparizione nell’anima.
Era come se tutto quello che avevo pensato, o avevo cercato di immaginare, si trovasse lì, nitido attorno a me. Sembrava tutto come una visione precedentemente vissuta nell’intimo e poi scoppiata nella realtà. Tanto che le mie reazioni erano incoscienti come le reazioni che si hanno durante il sogno, dove la morale è messa da parte con la scusante che le immagini, le sensazioni, i desideri, tutto è frutto della fantasia onirica.
Svegliandomi mi colse la paura che tutto non fosse esistito che nella mia mente, non aprii subito gli occhi per paura di ritrovarmi da dove ero partito, nella solitudine della mia stanza. Ma Nush era lì, ai piedi del letto. Scivolandogli accanto ritrovai la sua carne, ancora intrisa dagli umori della passione. La mia lingua era impaziente di riassaggiarla, di riconoscere in lei il sapore depositato dai sogni. Mi intrufolai tra le sue vergogne con curiosità e desiderio, e ricominciammo a classificare i nostri corpi secondo le percezioni che ci arrivavano attraverso i sensi.
La mattina scendemmo per strada, decisi alla volta della città delle mura, la città che contiene, come un corpo che avvolge, come un desiderio inespresso, un lieve cenno d’intendimento che lascia proteggere e abbandonare.
Sulle mura gli alberi davano ombra, ulteriore protezione all’attimo presente, non cercavamo di analizzare la notte, stavamo bene senza pensare a nient’altro che all’attimo che vivevamo.
Le passavo le mani tra i capelli. Nush distesa con la testa sulle mie gambe, con gli occhi socchiusi. Ascoltava il suono del pomeriggio. Dentro, il moto contemplativo dell’anima andava ancora alla notte passata, al dolce rumore del nulla che ci accarezzava il cuore, al completamento agognato delle nostre anime che per un istante avevano toccato la loro immagine.
Quel lungo interminabile attimo di passione, nato più dal pensiero incosciente che da qualche moto razionale analitico.
Cominciammo a girare per le piazze, e i vicoli, e le chiese, e i palazzi, e le stradine che sapevano d’umidità, tra la gente che ci ignorava e noi che ci conoscevamo appena. Già intuivamo i nostri limiti, le nostre forzature, e non ci chiedevamo altro che contatto.
Camminavamo così senza meta, l’uno affianco all’altra, non sapevamo cosa cercare al di fuori di noi stessi, ma andavamo sostenuti dalla voglia di conoscerci, attraverso la nuova città. Un leggero senso di spossatezza faceva da sottofondo alle mie sensazioni di libertà estrema. Avrei voluto distendermi lungo quelle stradine, Nush al mio fianco oppure su di me, avevo voglia di fare l’amore con lei e con la città contemporaneamente, un orgia tra carni e mura, avevo voglia di fare l’amore con tutto quello che mi circondava. Quasi leggendomi nel pensiero mi condusse in una piazza circolare delimitata da delicate costruzioni. Era un anfiteatro pullulante di sole e di vita e le case intorno erano i suoi spalti, gradinate in cui si celavano passioni che la piazza immaginava ma fingeva di non sapere. Quella cilindrica espressione architettonica sarebbe stato lo scenario più adatto per mettere in atto le mie strane idee.
Vivere l’attimo nell’attimo stesso, cogliere la vita che fluisce, vedere pensieri camminare, sentire le sensazioni provate nel sogno, arrivare in un attimo a penetrare un mondo, amarlo con passione, abbandonarsi alle sue maree, alle sue profonde depressioni, alle sue esaltanti apologie, scalare le vette più alte, sprofondare negli abissi più profondi, attraversare una nuova vita in un istante, abbandonare il senso di pesantezza.
Tutto nasceva leggero, e tutto era come se fosse programmato nei minimi dettagli, tutto filava come una storia scritta da una mano sapiente, con un finale che restava appeso ai due protagonisti, come di solito nella realtà.
Stavo tradendo il mondo che avevo sulle spalle, stavo tradendo la realtà che teneva prigioniere le mie voglie inconfessate, stavo tradendo il mio io che era stato, stavo tradendo la codardia del mio essere. Non una briciola di colpa lambiva la mia anima, niente poteva allontanarmi da quello che sembrava essere il mio scopo.
Il suo corpo era una zattera che mi portava lontano, alla deriva del mio quotidiano penare. Navigavo sicuro su di lei, e la tempesta che mi teneva stretto il cuore era ora nient’altro che una lieve brezza che mi sospingeva verso quell’atto che comunemente è detto tradimento.
Uscimmo fuori dalle mura e tra curve e colline tornammo alla sua stanza.
Aspettavo che la musica uscisse, volevo ascoltare il suo canto. Cercavo di essere fedele a quella che avevo in mente, ma tanto era il frastuono di quelle emozioni che la musica non poteva esistere in nessun altra forma che in quella di sottofondo. Eppure avevo ascoltato la sua voce quella prima notte in cui Nush aveva sussurrato al mio orecchio una nostra comune melodia trasformandola in un doppio miracolo. La bellezza cromatica del suo canto si esprimeva vividamente e in una lingua che non apparteneva alla sua tradizione ma che lei padroneggiava come se avesse sempre parlato quell’idioma: il mio dialetto.
Ora con la chitarra cercavo di creare una base adatta alle sue doti espressive ma non usciva altro che un suono scarno, privo di passione, sul quale incespicammo varie volte e dopo vari tentativi rinunciammo definitivamente. Erano state altre le emozioni di quelle ore, ed erano state così forti da restare ancora in evidenza e da noi stessi non affiorava altra volontà che quella di ritrovare le ore passate.
La sera uscimmo nuovamente per le strade, eravamo diretti alla piazza dell’università dove c’era un concerto. La cantante piaceva a entrambi, il suo modo di cantare solido e sospeso, dolce e arrabbiato, sensuale e virginale s’intonava a quello che rivestiva le nostre ore.
Faceva un caldo umido, minacciava pioggia, e affioravano i primi sintomi di spossatezza. Eravamo in uno stato di torpore simile ad una confusione mentale, e la fredda umidità della notte di certo non ci aiutava a tenerci svegli.
Ascoltammo il concerto per lo più dietro le transenne e i suoni ci arrivavano dopo varie riflessioni lungo le mura dei palazzi che circoscrivevano la piazza, in una successione di eco che davano un tono diverso a quello che ci aspettavamo di ascoltare.
Ora lo sguardo di Nush sembrava diverso, era consapevole che si avvicinava l’ora del distacco e nonostante la voglia di vivere gli attimi che restavano di quel viaggio, la paura di perderli si evidenziava nei suoi occhi. Cresceva in lei un leggero senso di disagio, poiché aveva nel suo intimo un desiderio diverso, forse più grande del mio. Io cercavo un percorso, una strada che mi portasse attraverso quello che avrei potuto sentire, abbandonandomi veramente alla vita, così come non avevo mai fatto in precedenza. Volevo sentire il battito del tempo, trovare il senso dello scorrere dei secondi, contare gli infiniti punti che separano due istanti, capire come riempirli di vita. Ripensandoci non so se Nush condivideva questo mio desiderio, ma so con certezza che era una formidabile compagna di viaggio.
Tornammo a casa spossati dalla stanchezza. Avvertivo la svogliatezza di Nush e il suo desiderio di riposare. Giacevamo accanto. Per la prima volta dopo aver fatto l’amore s’era creato un palpabile disagio. Cominciai a carezzarla, sentivo di essergli riconoscente di molte cose.
Non credevo che quello che si stava istaurando tra di noi fosse amore, o almeno non l’amore che si intende normalmente, forse era qualcosa di più. Un contatto leale e sognante in cui i sentimenti, alla pari dei sensi, levitavano leggeri ma legati da quella magica trasposizione da realtà immaginata in immagine reale.
Tutto era lieve come il vento che scopre il fogliame, ma là sotto stava l’altra metà dei pensieri di Nush. A un tratto la sentii singhiozzare, passò sulla sua vita con parole sommesse, mi apparvero attimi del suo passato e del suo futuro avvolti nel buio del suo momentaneo sconforto.
Volevo fare qualcosa, mi sentivo morire.
Sussurrai nel suo orecchio le mie parole. Uscivano da sole, sgorgavano dalla mia bocca che altro non doveva fare che restare aperta. Erano le parole giuste per Nush. Distesa a terra affianco a me. Nush a cui mettevo le mani tra i capelli. Nush su cui stampavo le mie dita. Nush che coglieva gli attimi in cui la mia coscienza zittiva, nei quali le mie mani erano nuove strade. Nush che temeva la frugalità di quegli attimi, stanca e desiderosa di riposo. Nush spossata dalla novità dei nostri orgasmi, che dolorante tentennava ad abbandonarsi nelle mie braccia. Nush il cui corpo nudo lasciava tra le mie intenzioni e si ritraeva in se stessa. Tutto questa era Nush e altro ancora. Era l’inconfondibile sussurro del suo respiro, era i suoi occhi grandi e confusi, una donnina persa nel labirinto della notte, era la passione esplosa tra due corpi sconosciuti, una deflagrazione attesa da una vita.
Le sue leggere lacrime lavavano ulteriormente la mia coscienza. Ora mi sentivo un arcangelo calato dal cielo per accudirla, un cavaliere a cui il signore aveva donato l’onore di servire la sua amante.
Si asciugò le lacrime.La baciai. Oraeravamo non solo amici, ma amanti, affini. Mi abbracciò. Eravamo due piante l’un l’altra adnate, un aggrovigliato palo d’amore con tutti lustrini che scendevano penzolanti dalle nostre labbra.
Ritornammo alla notte precedente, al passato mattino, e ritrovando i nostri corpi riflettemmo in essi il nostro piacere.
Eravamo proprio allo specchio, le nostre voglie speculari, i nostri sensi accomunati dall’acuminato piacere, la mia mano, il suo sesso, il mio sesso, la sua mano.
Nel gioco dell’autoerotismo indotto ognuno era cosciente di quello che provava l’altro in quello che era uno dualismo equo, perfettamente reciproco.
Appoggiai il mio viso sulla sua vulva, vi affondai con dolcezza la lingua tra le sue pareti calde, vi infusi refrigerio e calore. I suoi contorni nitidi mi facevano pensare al caldo nido dove riposano gli uccelli, sorrisi a questo accostamento tra l’immagine del nido che accoglieva i volatili.
La sentivo ancora più coinvolta della notte precedente, le mie parole erano servite a trovare la serenità di rivivere gli attimi passati, e per questo mi era riconoscente. Prese il mio pene come si fa con un oggetto sacro, cominciò lentamente con le sue foglie di rosa appena appoggiate, lo sguardo estatico di chi celebra un sacro rito pagano. Era come osservare in silenzio i rituali di un culto antico, della tradizione afrodisiaca, e non solo. Ero diventato un dio orfico adorato dalla sacerdotessa del tempio di Eros. La pressione delle sue labbra sul mio membro era secondaria rispetto all’eccitazione che mi trasmetteva il suo atto di adorazione.
Aveva acceso il mio ventre e continuava in completa beatitudine il suo rito, ora passando di lungo, immergendosi, e riemergendo poco dopo, sempre più dedita alla sacralità del momento. Un estasi scesa sul viso, in quell’atto auto-salvifico e liberatorio, l’esaltazione della serena coscienza dei sensi, dell’impudica candida trasfigurazione del piacere e del rapimento.
La sua ebbrezza si trasferiva nella mia e la mia travasava nella sua, eccitando le nostre anime ansimanti.
La funzione andò avanti finché scomparvero le ultime gocce di lucido alabastro e si dischiusero i petali delle sue labbra.
Poi i sogni della notte ci allontanarono, ognuno perso nel buio degli occhi.
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artcademy · 3 years
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La linea "gotica" di Giovanni Pisano
Giovanni Pisano trasformò potentemente le forme equilibrate e solenni del padre, elaborando uno stile personale e sintetico, di forte impatto emotivo. Nei rilievi e le sue composizioni si affollano di corpi che si muovono in maniera conciata secondo direttrici oblique e incrociate, tingendosi di violenti contrasti luminosi.
Le figure emergono con forza dal piano di fondo, articolandosi liberamente nello spazio e contravvenendo alla struttura dei rilievi. La caratterizzazione aspra dei volti e dei gesti, che esprimono disperazione, paura, rabbia e sofferenza, anima le sculture di una vita intima capace di coinvolgere emotivamente l’osservatore.
La produzione scultorea di Giovanni Pisano rivela interessanti analogie con la scultura gotica francese, tanto che alcuni hanno ipotizzato un suo soggiorno oltralpe, presso il cantiere di Notre-Dame a Parigi o di qualche altra cattedrale francese. Altri ritengono più probabile che tale influsso sia stato mediato da sculture di piccolo formato e miniature realizzate in Francia.
Lo scultore recupererò infatti i remi e gli eleganti schemi formali di questa produzione, conferendo loro una nuova e potente varietà espressiva Sintomatica. Questo è il tema della Madonna eretta con Bambino in braccio, che Giovanni deriva dalla conoscenza della scultura francese ma rinnova caricandola di umanità e intensità: tra madre e figlio riesce a stabilire un muto colloquio di sguardi che esprime affetto e consapevolezza di un futuro già stabilito.
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#Ravenfirerpg  - Biblioteca - 20/04/18 h.10.30 - Cassandra&Guilbert
* Biblioteca. Quella si che era diventata una destinazione off-limit per me, un luogo dove neppure la mia ombra doveva apparire fin quando non ero pronta, pronta davvero, a vedere lo scrittore che più amavo di tutta la città o probabilmente di tutto il mondo e basta. D'altronde dopo Omero nella mia classifica, per il secondo posto soltanto Mr Chapman e Baudelaire potevano gareggiare per entrare nel mio cuore, ma la cosa assurda ed emozionante era che il primo era vivo e riassumeva tutte quelle caratteristiche che io amavo di quella scrittura. Nonostante l'amore e l'adorazione che provavo per lui c'era qualcosa che mi frenava, forse il mio cuore o forse l'ansia che spesso mi era padrona. Fu forse per questo ed anche per la vergogna che avrei provato dopo averci anche ballato senza rivelare la mia identità che decisi di abbandonare quel luogo a me tanto caro che in fin dei conti era il suo di luogo, di sua proprietà. Devo ammettere che non frequentare la biblioteca fu un enorme disagio per me, era qualcosa che davvero non mi sarei mai aspettato. Non entrare in quelle sale immense ed immerse di quell'odore cartaceo fu un dolore inaspettato ed ogni giorno sempre più forte. Io non potevo vivere senza andarvi, questa era la sacro santa verità. La biblioteca che era sempre stato il luogo che avevo amato fin da quando avevo scoperto l'odore buonissimo dei libri non poteva scomparire dalla mia vita . Non poteva, era inaccettabile per una come me che viveva per l'arte e la letteratura. Io dovevo assolutamente tornare in quel posto. Quello che accadde nelle ore successive a quei pensieri furono solo il modo, una nuova idea per non abbandonare le mie abitudini che in quei giorni si erano trasformate solo in malessere. Mi trasformai, letteralmente. I capelli corvini che mi caratterizzavano vennero nascosti dalle mie mani sotto una fulgida parrucca bionda mentre il mio viso si dipinse di occhiali e di labbra rosse fuoco; perfino il mio look cambiò: dal rosso e dal nero passai ad utilizzare il giallo, il bianco o il celeste.  Tutto di me era pronto per fingere, per entrare in biblioteca e studiare passando inosservata. E così feci, ma non mi accorsi appena entrai che lui era lì, proprio all'entrata. Era destino o cosa? Chiusi appena gli occhi e gli passai affianco senza curarmi di lui, l'indifferenza non gli sarebbe costato molto, lui non mi avrebbe riconosciuta, né sarebbe stato atratto dalla mia lucentezza. * 
Guilbert: Stamattina il sole si destreggia a far lo slalom in una fitta e minacciosa mandria di nuvole, intenta a privarci del tepore dei suoi raggi. Comodo e placido nella mia abitudinaria locazione dirimpetto alla finestra, mi godo a intermittenza la luce fornitami da quel tuorlo d'uovo radio-attiovo con un libro aperto alla quarantatreesima pagina tra le mani. La macabra e tetra raccolta di racconti de ''Il pozzo e il pendolo'' di Edgar Allan Poe è caratterizzata da un'atmosfera oscura e cupa, squallida, che stringe il cuore e incute paura; un elenco di aggettivi che la definivano una lettura inappropriata se correlata alla luminosità della biblioteca e al suo rumoroso silenzio, paragonabile a una composizione al pianoforte di Ludovico Enaudi. Dopotutto Poe è conosciuto proprio perché la sua figura è riconducibile alla narrativa gotica, è considerato il padre della moderna letteratura dell'orrore a cui si ispira anche il celebre Stephen King. Sebbene non sia un genere di cui sono attratto, ho pensato valesse la pena di sfogliarne le pagine per i motivi sopracitati. D'un tratto, mentre impiego le dita a rovesciare il foglio con in fondo a destra il numero quarantatré, mi passa sotto al naso un olezzo fruttato che mi drizza i vibressero! Tale profumo mi rispedisce immediatamente al 3 Marzo e, dinanzi agli occhi, rivedo Miss Ruge con la sigaretta tra indice e medio. Un flash durato all'incirca due secondi. Mi do un occhiata in giro e cerco di capire da dove proviene il familiare odore, che sembra essere emanato da una donna dal capo dorato e con gli occhiali sul naso, in un luogo chiuso. Beh, ognuno ha le sue proprie fisime. Lei, al contrario del mio libro, era perfettamente in assoluta armonia con il dì sorto. Seguo il suo profilo intrufolarsi nella struttura, finchè non le cascano delle chiavi in terra. Notando la sua nonchalance nel proseguire i suoi passi, come unico testimone, mi vidi obbligato a richiamare la sua attenzione. < Signorina! Le sono cadute queste > Le dico raggiungendola e porgendole il metallo distrattamente perduto. Cassandra: * Un antico proverbio cinese che fin da piccola mia madre mi ripeteva sempre affermava che era la luce la padrona immortale di tutta la terra, ma spesso mi chiedevo quanta luce la mia persona aveva intrinseca in sé e fu allora che mi resi conto che la mia reale anima è nera. La bellezza non era sinonimo di luce secondo la mia prospettiva ed eppure io ero affascinata dal mio contrario, ero affascinata da quella luce che non sarebbe mai stata mia. Invidiavo le donne che sorridevano baciate dal sole, adoravo notare lo stupore dei bambini per strada con gli occhiali da sole che cercavano di guardare il sole, adoravo avere a che fare con la luce, fingere di esserlo. Io restavo, però, ombra, buio, nero corvino. Quella mattina tutto era luce e per la prima volta anch'io sembravo esserlo, sembravo riflettere quella primavera che stava incominciando a dominare sulla città. Il cielo, infatti, era incantevolmente celeste seppure era nascosto da quelle nuvole bizzarre che però lasciavano spazio a quei raggi solari caldi e primaverili. La primavera aveva fatto rinascere ognI cosa e Ravenfire si era colorata di fiori, riempita di profumi ed io ne facevo finalmente parte. La luce, che illuminava la vita mattutina illuminava anche me e la sensazione era tremendamente stupenda. Forse tutto quello che il segno che io dovevo trasformarmi per sempre, che dovevo provare ad essere diversa. Ma... semplicemente non potevo. Il pensiero dell'angoscia e le continue visioni e gli infiniti limiti continuavano a scandire la mia vita. Furono questi i pensieri che accompagnarono la mia persona fino in biblioteca, fino a sfiorare quell'uomo tanto stimato che non avrebbe dovuto conoscere me prima di quell'incontro. Come avrebbe reagito? Chi ero io? Non di certo Miss Rouge.. ma dovevo fingere di essere Cassandra? No, quella luce non avrebbe potuto appartenere ad una donna che parlava malinconicamente nelle email. Deglutii, avrei fatto controllare l'evento all'istinto.. o forse no. Appena mi rivolse la parola mi voltai e lo guardai negli occhi, sapendo che quegli occhiali mascheravano il mio sguardo. Sorrisi leggermente e mi avvicinai a lui, arrossendo quasi. * Grazie.. posso chiederle dov'è l'ufficio della segreteria? Vorrei prendere in prestito un libro.. *Le parole mi fluirono dalla bocca in modo anomalo e senza che io potessi controllarle. Era l'istinto. Maledetta me! * Guilbert: < Certo, può dire a me. Sono il proprietario della biblioteca. [ ... ] Da questa parte > Puntualizzo, mettendo ben in chiaro quale fosse il mio ruolo in quella grande struttura che odorava di carta vissuta ed era satura di creatività intellettuale. Sebbene andassi fiero di ogni centimetro di quell' ampio spazio allestito da librerie e organizzato per sezioni, non era mia intenzione vantarmene; il mio fu un "riappropriarsi della propria identità lavorativa" in quanto, come riferitomi da una dipendente, Genevieve, c'era un uomo che trovava alquanto divertente spacciarsi per me, spargendo la voce che la biblioteca fosse sua. Avanzo verso la segreteria e, dandole la schiena, mi volto per chiederle: < Qual'è il libro che vuol prendere in prestito? > Intanto la sua voce, il profumo dalla fragranza fruttata, la fisicità slanciata e sottile, mi rimandavano un senso di deja vu, di aver già vissuto in precedenza un qualcosa legato alla sfera emozionale e che si sta attualmente verificando; non tanto correlato al luogo, bensì alla mia interlocutrice. Mi sposto dietro al bancone della segreteria e mi accingo a scrutarla meglio, incitato dalla curiosità, stando attento a non rendermi ambiguo. Cassandra * Ancora non credevo di aver parlato a lui con tanta semplicità, d'altronde avevo fatto di tutto per passare inosservata ed ora mi ero catapultata totalmente in lui, quasi su di lui. Assurdo, la vita era assurda. Non avevo mai incontrato il proprietario durante tutti quegli anni di frequentazione della biblioteca e invece l'occasione si era fatta avanti proprio quando non potevo svelarmi. * Oh.. il proprietario, non l'ho mai vista sfortunatamente.. comunque grazie.. *Sorrisi cercando di fare un sorriso diverso da quello che facevo di solito, differente dal mio naturale, ma ci riuscii a malapena e ciò lo sentii dai muscoli facciali che si muovevano come a loro solito. I miei occhi si fermarono sulla sua persona. Era elegantissimo e, in tutta verità, si vedeva lontano un miglio che lui era il proprietario di quel ben di dio. Mi guardai per un attimo intorno notando che il profumo dei libri greci ed antichi che provenivano dal fondo della biblioteca arrivava fin lì. Lo seguii senza fare alcuna domanda, mentre la mia mente si rifiutava a percepire ed accettare quello che stavo facendo.* Les Fleurs du Paradis, entre Baudelaire et les statues grecques... non ricordo l'autore purtroppo.. *precisai con un'ottimo Francese pensando immediatamente che la scelta del libro l'avrebbe fatto ragionare ancor di più sulla mia persona. Senza pensarci due volte tolsi gli occhiali con l'idea che non mi avrebbe mai riconosciuta* Guilbert: ''Che francese scorrevole'' Ecco quale fu il mio pensiero all'udire una così fluida proprietà di linguaggio di una lingua straniera; in questo caso la parlata parigina. Prima il profumo, poi la voce soave, adesso quel libro e la ''r'' uvulare, morbida rispetto alla nostra, dovuta all'accostamento della lingua agli alveoli dei denti incisivi superiori: è un suono prodotto dalla vibrazione delle corde vocali. Al contrario, la nostra di ''r'', è più forte e la lingua batte più volte contro il palato. Il titolo di quell'ammasso di fogli dalle parole neolatine, pronunciato in tal modo dalla signorina capelli color Narciso, ebbe un che di ammaliante. Al suo disfarsi degli occhiali da sole, calai lo sguardo per non essere colto mentre ne dipingevo un ricordo visivo. < Glielo prendo sub-... > Indirizzo il mio corpo verso la sezione di libri in cui lo avrei trovato quando, dedicandole un ultimo sguardo, inciampo nel viso gemello di Miss Rouge. Sono a dir poco sconcertato; le riflessioni e le domande si sovrastano, si scavalcano, diventando una mandria di frasi con un punto interrogativo alla fine. < Mi scusi, signorin-... > Faccio per liberarle una ciocca di capelli che le si era incastrata tra la tracolla della borsa e la spalla, ma quella stessa ciocca si impiglia sbadatamente in uno dei miei tanti anelli della mano e, nel ritirarla, porta via con sé l'intera capigliatura dorata. Sussulto e faccio un enorme passo indietro, dovuto all'avvenimento anomalo. Ho gli occhi fissi e increduli su quel cespuglio inanime sul bancone, l'espressione un po' inorridita e - sopratutto - sbalordita; il tono di voce indecifrabile squilla nel comporre un soprannome. < ...Rouge!? MISS ROUGE?! > Cassandra * Il francese era una lingua di cui mi sentivo estremamente padrona, era stata lei che mi aveva insegnato ad essere elegante come lo ero ormai da molto, ma quella mia pronuncia in quello stato di cose mi avrebbe potuto tradire. D'altronde l'uomo che avevo di fronte e che ammiravo totalmente conosceva quest'accezione in me, conosceva la mia dote e la mia cultura anche in modo trasversale. Avevo ora tra le mani gli occhiali appena tolti e le dita incominciarono a giocare con questi mentre mi accorgevo sempre di più che lo scrittore mi stava scrutando. Dio, mi aveva riconosciuto ? No, impossibile!* Grazi... *non riuscii a concludere la frase a causa della sua espressione troppo interessata a me, troppo incuriosita. Poi qualcosa cambiò il corso degli eventi. L'uomo inciampò in me e con uno scatto, che neppure io avrei saputo spiegare, mi tolse la parrucca. La mia sorpresa di fronte al signor Caso fu enorme. Scoppiai appena a ridere, mille emozioni erano ora in me. Avrei dovuto inventarmi una storia o mi avrebbe preso per una pazza e non volevo assolutamente. * Ehm... shh.. Mr Champman.. *sussurrai a bassa voce* Sono io, ma non posso avere quest'identità per il momento.. *mi rimisi la parrucca con disinvoltura e poi rimisi gli occhiali. E ora... cosa mi inventavo? * Guilbert: Ero chiaramente stupefatto e, d'altro canto, avevo tutti i motivi per esserlo. Non riuscivo a capacitarmi: cos'era quella messa in scena? Che Miss Rouge si stesse nascondendo da qualcuno? Sconcertato, non sapevo che pensare, che fare o che dire. Rimango lì, a mezzo metro dal bancone, che la guardo attonito. Manifesto immobilità per quel fatto inatteso, muto. Zitto zitto. Mogio, privo della consueta spigliatezza. Sforzo ogni neurone di fornirmi una motivazione valida che dispone tali circostanze, ma nessun ipotesi mi illumina i pensieri, quindi convergo che per capirci qualcosa, avrei dovuto domandare direttamente a lei. Dunque... Guadagnai tempo per far in modo che lo stupore tornasse a livelli stabili, dato il picco di poco prima, e le presi il libro che mi aveva richiesto. Lo adagiai molto silenziosamente sul piano dinanzi a lei e sussurrai, imitandola nel tono appena percettibile. < Esattamente... Cosa significa che non puo' avere questa identità al momento? > Non so bene che razza di espressione avessi potuto avere, ma di sicuro non si rispecchiava in quella di una persona imperterrita. Mi toccai un paio di volte la barba che avevo al mento, prima contropelo e poi rieducandolo facendo scorrere la mano verso il basso. Cassandra * Non sapevo più dove mettere realmente la faccia ed eppure avevo trovato una specie di escamotage per farla franca o almeno per darmi tempo e per pensare ad una vera e propria storia inventata per svignarmela a gambe levate. Avevo fatto una figuraccia, ne ero consapevole, ma farla diventare reale, far diventare quella scusa una realtà avrebbe salvato la pelle a me e alla mia anima da scrittrice di e-mail. Deglutì guardandomi per qualche secondo intorno, non sapendo cosa dire di preciso e cercando di trovare un'ispirazione veloce, schietta e cruda che potesse rischiararmi le idee, metterle in consecutio temporis e dire qualcosa di sensato. Sorrisi, nettamente imbarazzata e calandomi nella parte come meglio potevo. Ero alquanto credibile, o almeno speravo di esserlo. Mi avvicinai a lui, sporgendomi appena con il busto e sussurrai in risposta* Non posso avere la mia identità perché in questa città ci sono dei pazzi, Mr Bibliotecario... C'è gente che pensa che io sia una strega, gente che brama la mia morte... gente che mi perseguita... * passai la punta della lingua sul labbro inferiore con molta naturalezza* è meglio non uscire sempre con il solito viso... e poi lei... perché devo spiegarmi a lei, Mr Incanto da manuale? * inclinai il capo mentre i miei occhi incontravano i suoi in cerca di un segnale positivo. D'altra parte se lui avesse pensato al reale suo mondo avrebbe potuto credermi* Guilbert Cerco di rendere, quanto il mio udito aveva raccolto, comprensibile e - soprattutto - fattibile da interpretare. Cerco di tradurre l'intero periodo, sforzandomi di catturare il suggerimento servitomi dietro al velo di confusa e impanicata foschia. Lei, una strega da uccidere? Ciò che chiaramente afferai fu che non era umana e che, per sua esplicita spiegazione, veritiera che fosse o meno, c'era ancora qualcuno a Ravenfire che dava la caccia a chi era stato benedetto con un dono inusuale. Ma... ''Mr Incanto da manuale?'' Mi trovavo in una di quelle situazioni in cui preferii zittirmi piuttosto che dar parvenza d'essere stupido, più che stupido. Però... Avrebbe seriamente avuto figucia in un uomo incontrato una sola volta in un locale? Era un terreno illusoriamente sicuro, ma tappezzato di sabbie mobili. < Ah, si? E perchè lo sta dicendo proprio a me? Non potrei essere uno dei suoi persecutori? > Cassandra * Quei secondi che divisero le mie parole dalle sue non fecero nient'altro che farmi sentire una stupida. Lo ero, in fin dei conti, ma dovevo pur difendere la mia dignità. Sapevo che quello che avevo appena pronunciato sarebbe stato analizzato minuziosamente da quell'intelletto così sottile e così sensibile, proprio come il mio. Guardai verso l'alto, distraendomi quasi dalla conversazione ed osservando quello che era il soffitto della biblioteca. Ritornai a guardarlo negli occhi e sperai per un attimo che quella piccola verità e menzogna se la sarebbe bevuta. In un modo o nell'altro avrei dovuto dirgli anche delle mail, un giorno o l'altro. Alla sua risposta inclinai il capo e poi sorrisi* Già... ma penso sia il fascino a dominarla, dunque non mi farà del male perché i suoi occhi hanno emanato una strana luce quando mi ha visto.. *cercai di coprire tutto con la maschera della mia adorata bellezza qualcosa che in realtà non c'entrava nulla* E poi... faccia pure, le sue poesie non le leggerebbe nessuno.. *alzai un sopracciglio * Guilbert ''I miei occhi hanno emanato una strana luce...'' Ripeto a mente, perplesso. E riguardo le poesie? Cosa ne sapeva lei che scrivevo poesie? La foresta di punti interrogativi s'infittì e la credibilità dell'intera situazione campava per aria; l'imminente ombra oppressiva sarebbe calata presto sullo strano caso della Signorina Rouge, in quanto /era chiaro/ non avesse intenzione di far luce sulla verità celata. Inizialmente, fu lo stesso disarmante stupore a destabilizzarmi; poi, la razionalità si schiarì e mi fece da spalla nella ricerca di un senso all'insensata situazione sconclusionata presentatami quel dì. < Il fasc-...?? > Non feci in tempo a concludere quanto avevo da dire che una signora, solita frequentante della biblioteca, si avvicinò al bancone e trovai fu il caso che fosse Gen o Janel a occuparsene. < Prego, mi segua > La invito ad addentrarci nel cuore della struttura per recuperare il libro richiestomi dalla donna. Lo cerco tra le file di volumi addensati sulle mensole della libreria, finchè eccolo lì! Il prenderlo e sfilarlo dalla posizione statica in cui era da tempo, fa si che venga a formarsi un vuoto proprio dove era riposto. Ora, dalle mie mani, lo passo nelle sue quando, nel rileggere distrattamente il titolo del libro, un particolare risalta agli occhi: Baudelaire. L'ultima con cui ebbi modo di aprire una piccola parentesi riguardo quest'autore fu... < Tenga, questo è suo, signorina Cassandra > Le dico, spavaldo, fiero come se avessi risolto il problema della fame nel mondo, e porgendole la fonte della mia illuminazione. Cassandra * Ormai il mio animo era inquieto e quella bellissima ed attraente verità celata sarebbe emersa presto, d'altronde avevo fatto parecchi errori di calcolo ed il primo fra tutti era arrivare in biblioteca. Ma in fin dei conti io adoravo quel luogo, come avrei potuto privarmene? No, assolutamente no, non l'avrei mai fatto a costo che mi avrebbe riconosciuta. Nel mio silenzio e nella breve attesa che mi dicesse qualcosa compresi la sua voglia di togliere il velo a tutta quella situazione dai suoi gesti. Aveva mandato via una signora per far si che lui si occupasse di me. Strano, ma vero. * Certamente.. *Pronunciai con una certa sicurezza mentre incominciavo a seguirlo nell'immensità della biblioteca. Appena ci fermammo davanti uno scaffale anche il mio cuore si fermò in quegli attimi nei quali le sue mani presero quel libro e poi sfiorarono le mie per posare lo stesso nelle mie mani. I miei occhi ringraziarono i suoi con un'occhiata sfuggente, prima di quel nome pronunciato. Lui aveva pronunciato il mio nome. Lui... Le reazioni interne a me furono molteplici, forse troppe. Qualcosa andò storto, mi sentii all'improvviso debole... Caddi, priva di sensi.* Guilbert : Di colpo, realizzando di essere stata scoperta, Cassandra andò in blackout; si verificò un cortocircuito totale -forse inevitabile- e, per lo shock, cedette. Svenne. La vidi ridurre vertiginosamente i 180° che tenevano ben lontana la sua fronte dal pavimento e, se non l'avessi soccorsa in tempo, al suo risveglio si sarebbe ritrovata con un gosso bernoccolo e un gran mal di testa. Quindi, mi fiondo a interrompere la sua scesa verso il marmo, per evitare che sperimentasse un atterraggio diversamante comfortevole: sarebbe stato sicuramente diverso se sotto ai suoi piedi ci fosse stata sabbia o un prato fiorito, perchè cadere a peso morto contro una lavorata roccia calcare avrebbe avuto le sue controindicazioni. Non avendo una barrella a portata di mano, come unica soluzione vedo quella di adagiarla su un divano nei paraggi, il più vicino, e cercare di farla rinvenire. < Signorina Cassandra, mi sente? > Immaginai che, nello stato in cui si trovava, la mia voce doveva essere un eco lontano. Si sarebbe dovuta riprendere presto perchè, per mia conoscenza, uno svenimento variava dai venti secondi ai due minuti ma, se avesse impiegato di più a riprendersi, avrei chiamato l'ambulanza. La scossi leggermente tenendola per le spalle. < Cassandra, avanti! Non mi faccia preoccupare. Deve svegliarsi! Non è modo d'aver un colpo di sonno così improvviso > Cassandra * Vuoto, quel vuoto che aveva sempre temuto, ora mi stava dominando. In pochissimi secondi Cassandra, ovvero la persona che ero, dovette subire un vero e proprio collasso di idee, sensazioni, poteri e tutto ciò che era la sua persona. Nel momento del crollo in cui il mio corpo mi lasciai cadere nel vuoto senza alcun controllo, ogni mia cellula aveva smesso di essere se stessa, aveva smesso di far parte di un esser vivente che tutti chiamavano Cassandra. Ma perché quel crollo così improvviso e così terrificante? Era qualcosa di improponibile, di impossibile eppure era successo, era successo proprio di fronte a quell'uomo che io adoravo immensamente, probabilmente erano state proprio quelle sillabe pronunciate da quell'uomo a rendermi la persona più vulnerabile e a farmi crollare. Quello svenimento era stato un vero e proprio tramonto dell'essere e l'alba della debolezza internazionale tra i veggenti. Non riuscii a percepire nulla, quel tempo che trascorse lungo ed inesorabile fu qualcosa di indescrivibile, il mio corpo era come morto ed il mio essere altrettanto. L'unica differenza tra quello stato e la morte era il respiro, io stavo respirando ancora, seppure non riuscivo a percepirlo. All'improvviso il mio stato cambiò. Sentii qualcosa, proprio come se qualcuno avesse rotto quella pace inquietante e momentanea che si era formata tra me ed il mondo. Tutto si fece sempre più limpido dopo pochi minuti, ma la mia debolezza non fece altro che immobilizzarmi e sprofondare di nuovo. Il silenzio mi stava dominando profondamente. *
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Alla scoperta dei quartieri di Milano: la visita alla città in un weekend
Milano, il cuore pulsante dell'economia e della moda italiana, è una città che nasconde un'anima poliedrica, pronta a svelarsi ai visitatori più curiosi.  Con la sua ricca storia, le sue tradizioni e la costante spinta all'innovazione, la metropoli lombarda si presenta come un mosaico di quartieri, ognuno con la propria identità e peculiarità. Esplorare i quartieri di Milano significa intraprendere un viaggio attraverso epoche diverse, scoprendo antiche chiese, moderni grattacieli e angoli nascosti carichi di storia. Nonostante la sua fama di metropoli frenetica e business-oriented, Milano sa regalare anche momenti di autentico relax e spensieratezza, soprattutto durante il weekend, quando la città si anima di eventi, mercatini e iniziative culturali. Dedicare un weekend alla scoperta dei quartieri milanesi significa immergersi in un'avventura urbana unica, fatta di arte, cultura, moda e buon cibo. Cosa fare a Milano in un weekend: attività e luoghi imperdibili Dalla visita ai musei e ai monumenti storici, fino alla scoperta delle ultime tendenze della moda e del design, il capoluogo lombardo è in grado di soddisfare tutte le aspettative dei viaggiatori, anche di coloro che si ritrovano in città per lavoro e voglio capire cosa fare nel week end a Milano. Tra le tante attrazioni da visitare, una tappa obbligata è il Duomo di Milano, simbolo indiscusso della città, con la sua maestosa architettura gotica e le spettacolari viste panoramiche che si possono ammirare salendo sui suoi terrazzi.  Altrettanto affascinante è la visita all'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, conservata nel Convento di Santa Maria delle Grazie, un’esperienza che richiede però una prenotazione anticipata a causa dell’alta richiesta. Per gli appassionati di shopping, il Quadrilatero della Moda è il luogo ideale per scoprire le ultime tendenze e ammirare le vetrine delle più prestigiose griffe internazionali. I Navigli, con i loro canali e i locali alla moda, offrono invece l’atmosfera perfetta per una passeggiata rilassante o un aperitivo in stile milanese. Non meno interessante è la scena artistica e culturale di Milano, con musei come la Pinacoteca di Brera o il Museo del Novecento, che ospitano collezioni d’arte di inestimabile valore. Inoltre, eventi e mostre temporanee animano costantemente la città, rendendo ogni weekend un’esperienza unica e irripetibile. I quartieri più caratteristici di Milano I quartieri di Milano sono vere e proprie perle da scoprire, ciascuno con la sua atmosfera unica e le sue tradizioni. Partendo dal centro, Brera è il quartiere degli artisti, con le sue gallerie d'arte, i negozi di antiquariato e le stradine acciottolate, è un luogo dove l'arte e la cultura si fondono, creando un ambiente bohémien e accogliente. Il quartiere Isola, un tempo zona industriale, è oggi uno dei più trendy della città, con i suoi locali alla moda, i murales e l'architettura contemporanea del Bosco Verticale. È il simbolo del rinnovamento urbano e della capacità di Milano di rimanere al passo con i tempi. Per chi cerca un'esperienza più autentica, il quartiere Ticinese è la zona perfetta per una passeggiata serale, un aperitivo o una cena a base di specialità milanesi. Infine, non si può parlare dei quartieri di Milano senza menzionare il Quadrilatero della Moda, il cuore pulsante della moda, con le sue boutique di alta gamma, le grandi firme e gli hotel di lusso. È il simbolo dell'eleganza e dello stile che contraddistinguono la città. Consigli pratici per un weekend indimenticabile a Milano Per vivere al meglio il vostro weekend a Milano e assicurarvi di non perdere nulla di ciò che la città ha da offrire, è essenziale pianificare con cura il vostro soggiorno.  Innanzitutto, considerate l'idea di acquistare una Milano Card, che offre accesso gratuito, o scontato, a molti musei e attrazioni, nonché l'utilizzo illimitato dei mezzi pubblici. È uno strumento prezioso per muoversi facilmente in città e scoprire anche i quartieri meno centrali. Per quanto riguarda l'alloggio, Milano offre una vasta gamma di opzioni, dai boutique hotel di lusso agli ostelli per i viaggiatori più attenti al budget. Scegliere un alloggio in una posizione centrale o ben collegata vi permetterà di ottimizzare i tempi e di spostarvi facilmente tra un quartiere e l'altro.Non dimenticate di assaporare la cucina milanese, dai piatti tradizionali come la cotoletta alla milanese e il risotto allo zafferano, fino alle proposte più innovative dei giovani chef emergenti. I quartieri di Milano offrono una varietà incredibile di ristoranti, trattorie e street food, capaci di soddisfare tutti i palati. Foto di zhugher da Pixabay Read the full article
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nonecosiimportante · 4 years
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A. A. WILLIAMS - FOREVER BLUE (Bella Union, 2020)
Le premesse perché l’esordio di A. A. Williams potesse essere tutt’altro che banale c’erano tutte. Comparsa sulla scena solo un paio di anni fa si è fatta subito notare per personalità e qualità evidenziate nei suoi live e nelle collaborazioni con altri artisti. Una cosa è sicura, Forever Blue è l’esordio discografico migliore di quest’anno e forse anche di qualche anno precedente. La musica della Williams è un pugno emozionale che risveglia le ombre dell’anima. La voce possente si unisce ad una vasta gamma di possibilità musicali che vanno dal modern classical al post rock, tutto intinto in un anima gotica che ci racconta di amore e perdita, solitudine e dolore. Un disco emozionante, imponente e compatto capace di soddisfare più palati che sorprende per maturità tanto da lasciare il dubbio che sia effettivamente un esordio (ma lo è, tranquilli). Teniamola d’occhio A. A. Williams, ci darà soddisfazioni.
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tempi-dispari · 4 years
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Il gothic, chi ha visto la propria luce nella più profonda oscurità
Ovvero: piena libertà espressiva in un movimento che da sempre ha attinto la propria essenza dai più disparati media. Dai libri al cinema, alla moda utilizzando la musica come mezzo espressivo di un mondo solo apparentemente privo di luce
Il secondo movimento di questa rubrica è quello gothic. Nonostante il successo di diverse sue forme espressive e di diverse pellicole, non è mai arrivato alla ribalta delle cronache con forza.
Questo nonostante abbia avuto un periodo di fervida diffusione negli anni ’80. Il movimento non si è esaurito con il trascorrere dei decenni. È sopravvissuto adattandosi a nuove formule espressive e all’evolvere della società.
Definire il goth non è semplice. Al suo interno confluiscono decine di sottogeneri che attingono da culture diverse. La sola soluzione è prendere il fenomeno nel suo insieme. Così come tutti gli altri movimenti giovanili, il goth non è scevro di contaminazioni culturali. Dalla letteratura, forse la sua anima più forte, alla musica per proseguire con film ed iconografia varia.
Il termine “gothic rock” è stato coniato nel 1967. A farlo fu il critico musicale John Stickney. La genesi avvenne dopo un incontro con Jim Morrison in una cantina poco illuminata, “la camera perfetta per onorare la roccia gotica di Doors “.
Nello stesso anno i Velvet Underground con “All Tomorrow’s Parties“, hanno creato una sorta di “ipnotizzante capolavoro gotico-rock”, secondo storico della musica di Kurt Loder.
Alla fine del 1970, l’aggettivo “gothic”, è stato utilizzato per descrivere l’atmosfera della band post-punk come Siouxsie and the Banshees , Magazine , e Joy Division . Nel marzo del 1979 il termine è stato usato anche dal menager della band, Tony Wilson. Il 15 settembre in un’intervista per il programma televisivo della BBC Wilson ha descritto i Joy Division “gothic” rispetto al mainstream pop.
Bauhaus, Joy Division, Siouxsie and the Banshees
Il termine è stato poi applicato a “band più recenti, come Bauhaus che erano arrivati sulla scia di Joy Division e Siouxsie and the Banshees“. Il brano dei Bauhaus del 1979, “Bela Lugosi dead”, è generalmente accreditato come punto di partenza del genere gothic rock.
Tuttavia, è stato agli inizi degli anni 1980 che il rock gotico è diventato un coerente sottogenere di musica all’interno di post-punk. I seguaci di queste band hanno iniziato a diventare un movimento decisamente riconoscibile.
La consacrazione definitiva di ghot è avvenuta nel 1981 grazie ad un articolo pubblicato nel Regno Unito sul Sounds scritto da Steve Keaton.
Nel 1982, la presenza di alcuni gruppi musicali Post-Punk e l’apertura del locale Batcave, crearono i presupposti per la nascita di un movimento sociale derivante dal Punk. In seguito questo movimento verrà chiamato Goth Old School.
L’interno del Batcave
Il Batcave offriva un punto d’incontro per gli appassionati di questo nuovo genere musicale. Il New Musical Express (una rivista musicale settimanale britannica molto famosa, specializzata in musica rock) etichettò il nuovo stile col termine Positive Punk (Punk Positivo).
Andi Sex Gang
Ian Astbury, cantante e leader dei The Cult, fu il primo ad utilizzare il termine Gothic. Lo utilizzò per descrivere Andi Sex Gang, il cantante del gruppo inglese Sex Gang Children.
Nello specifico, usò il termine Gothic Pixie, riferendosi al modo di ballare e muoversi sul palco.
Subito dopo, le riviste britanniche, come il Musical Express e Sounds, cominciarono ad utilizzare il termine per indicare quel genere musicale relativo a quel movimento sociale.
Al di là di tutto, il goth può essere definito come discendente diretto della new wave e del post punk. Più influenzato dalla prima per la musica e dal secondo per il look di rottura.
E proprio l’estetica è uno tratti distintivi di maggiore impatto del movimento. Contraddistinti da abbigliamento nero, la moda goth è divenuta sempre più sofisticata prendendo spunto dai personaggi dell’omonimo genere letterario del 1700.
In particolare Horace Walpole, con il suo romanzo del 1764, Il castello di Otranto, è stato uno dei primi scrittori ad aver esplorato questo genere.
Ancora, “American Gothic“, storia del Cavaliere senza testa, immortalata in ” La leggenda di Sleepy Hollow ” (pubblicato nel 1820) di Washington Irving, ha segnato l’arrivo nel Nuovo Mondo del dark, narrazione romantica.
Il racconto è stato scritto da Irving mentre viveva in Inghilterra. Si è basato su racconti popolari narrati dai coloni olandesi della Hudson Valley, New York.
La storia sarebbe stata poi adattata al cinema nel 1922, nel 1949 come cartone animato dal titolo Le avventure di Ichabod e Mr. Toad , e di nuovo nel 1999.
In tutta l’evoluzione del goth, classici della letteratura romantica, gotica e l’orrore hanno svolto un ruolo significativo.
Eta Hoffmann (1776-1822), Edgar Allan Poe (1809-1849), Charles Baudelaire (1821-1867), HP Lovecraft (1890-1937), e altri scrittori tragici e romantici sono diventati emblema della subcultura come l’uso di eyeliner scuro o vestirsi in nero.
Dopo la morte del post-punk, il goth ha continuato ad evolversi sia musicalmente che visivamente. Questo ha causato variazioni dello stile e quindi vari tipi, vari sottogeneri del movimento gotico. Le scene locali hanno sicuramente contribuito a questa serie di variazioni.
Negli anni ’90, la moda dell’età vittoriana vide una popolarità rinnovata nella sottocultura gotica, dando vita ad una rivisitazione dello stile della metà del XIX secolo.
La tipica moda gotica include dettagli come lo smalto nero, rossetto nero, i vestiti neri, collane, ciondoli e anelli argentati e non dorati, borchie, croci, trucco e capelli neri, piercing e catene.
Con l’avvento degli anni ’90 il termine gotico e i limiti riferiti al movimento che lo circoscrivono diventano sempre più indefiniti. Emergono nuove sottoculture giovanili che hanno in qualche modo preso spunto dal movimento gotico ma che riscontrano più successo di massa e dei media.
Il riferimento al goth di questi nuovi movimenti, nella maggior parte dei casi, più che sulla musica, è basato sul fattore estetico, sulla moda gotica. Col passare del tempo la definizione di gotico viene esteso al linguaggio comune.
A volte viene usato impropriamente per definire gruppi musicali che non hanno niente o poco a che fare con la sottocultura gotica originale, né musicalmente, né a livello estetico.
Gli anni ’90 videro un’ulteriore crescita con l’avvento di molti nuovi gruppi. Le etichette Factory, 4AD, e Beggars Banquet li hanno prodotti in Europa, mentre la Cleopatra negli Stati Uniti, dove la sottocultura stava crescendo, specialmente a New York e Los Angeles grazie a molti locali che proponevano serate gothic/industrial.
La popolarità della 4AD ha portato alla creazione dell’etichetta Projekt, specializzata nell’ethereal wave, un sottogenere della musica darkwave.
L’altro significativo sviluppo negli anni ’90 fu la popolarità, all’interno della scena goth, di gruppi dance/elettronica come VNV Nation, Apoptygma Berzerk e Covenant.
La nascita della musica e dello stile cybergoth, che ha molto in comune con la techno, il synthpop e l’electonic body music causa divisioni all’interno del movimento, tra chi è fermamente attaccato alle sonorità basate sul gothic rock.
Gruppi musicali darkwave come i The Crüxshadows, che combinano un suono sia elettronico che gothic rock, sembrano comunque riscontrare successo tra tutti gli schieramenti.
Negli anni recenti si è visto un ritorno dell’originario positive punk e death rock, in reazione all’EBM, al futurepop e al synthpop, che si erano affermati in molti locali goth.
I gruppi con sonorità riscontrate nel primo periodo del movimento si affermano, tra questi Cinema Strange, Bloody Dead & Sexy, Black Ice e Antiworld.
Oggi la scena gotica è molto attiva in Europa, particolarmente in Germania, dove si ha la presenza di molti festival. Tra questi i più famosi sono il Wave-Gotik-Treffen e il M’era Luna.
Parallelamente si sviluppa un punto di connessione con la scena metal, che dà luogo alla nascita del gothic metal.
Genere musicale le cui caratteristiche principali sono riff di chitarra lenti ed oppressivi. Questi, insieme ad un utilizzo notevole delle tastiere, contribuiscono a creare un’atmosfera malinconica e decadente.
Molto spesso è presente una fusione con la musica classica, grazie alla presenza di archi e ad un soprano come voce femminile; perdura comunque il riferimento al death rock. Le tematiche affrontate spaziano dal binomio amore-morte all’interiorità emozionale dell’uomo, dalle sofferenze esistenziali alla tragedia della vita.
Alcuni gruppi musicali che caratterizzano la scena gothic metal odierna sono Theatre of Tragedy, Tiamat, Tristania, The Sins of Thy Beloved, Sirenia, Apocalyptica, Type O Negative, Sentenced, Entwine e To/Die/For anche se le sonorità di questi gruppi sono molto più vicine alla musica metal che non alla musica darkwave.
Tuttavia le influenze della scena goth non fermano qui e, soprattutto, non si fermano alla sola musica.
La moda goth nel corso degli anni ha avuto talmente tale successo da coinvolgere anche l’aspetto più privato di alcune persone e la parte della loro vita privata riguardante il sesso.
Nasce il fetish goth, uno stile basato sull’estetica feticista e BDSM, oltre che su quella goth. L’ispirazione maggiore deriva dalla scena goth tedesca: gruppi come Lacrimosa sono stati tra i primi a mettere in risalto elementi fetish (1990). Elementi che sono aumentati nel 1994 con Anne Nurmi, fidanzata di Tilo Wolf.
Alcuni fetish goth praticano BDSM ma la maggior parte utilizza accessori e capi fetish soltanto come moda e/o fattore estetico. Nell’abbigliamento prevalgono sicuramente capi in PVC, gomma, latex, tutti materiali che aderiscono come una seconda pelle.
Il colore è quasi sempre nero, salvo per capi elaborati come corsetti, dove si possono trovare anche altri colori. Sono comuni accessori usati nel bondage, come frustini, flogger, manette, catene e lacci. Sono inoltre correnti piercing e tatuaggi.
Altre caratteristiche distintive sono gli stivali e i guanti, anch’essi spesso in materiale aderente e lucido ed elementi in metallo, come borchie o collari, anche costrittivi.
Una menzione a parte la merita l’uso del corsetto, in quest’ambito spesso riconducibile al tightlacing.
Si osserva che i fetish goth ascoltano un tipo di musica goth molto oscuro, sensuale e con molti rimandi all’erotismo e alla passione (basta pensare ai Lacrimosa col video di Allein zu Zweit).
Esistono però tipi di abbigliamento derivati da altri tipi di feticismo, poi modificati per via dell’unione alla moda gotica; ad esempio la moda burlesque, oppure costumi che caratterizzano un’occupazione precisa, come l’uniforme scolastica o la divisa da cameriera.
Il cinema gotico affonda le sue radici nel preromanticismo inglese. Scenari lugubri e malinconici, cimiteri e chiese cadenti, tale predilezione per il macabro ha proseguito nei decenni successivi.
Quello che è l’immaginario poetico gotico trova la sua più alta espressione nei racconti dell’orrore e del mistero di Edgar Allan Poe come La maschera della morte rossa, il Gatto Nero, il Crollo di Casa Usher, Metzengerstein.
Nonostante il gotico si sviluppi nel XVIII secolo, si riscontrano esempi notevoli anche nella letteratura precedente, come Doctor Faustus di Marlowe in cui la figura demonica di Mefistofele incarna l’agente attivo e insopprimibile che induce i personaggi alla perdizione e alla rovina.
La trasposizione cinematografica del genere ha rispettato l’interesse originario per i luoghi tenebrosi e per la civiltà medievale.
Quanto alle caratteristiche migliori sono da notare i conflitti interiori dei personaggi che spesso non trovano conclusione, la presenza di caratteri opposti costretti alla convivenza, raccapriccianti atti di violenza che sfociano nel sadismo, la perdita dell’identità e la frammentazione della personalità da parte del protagonista.
Le prime pellicole gotiche derivano per lo più da romanzi precedenti. Un esempio ne sono Frankenstein (1931), Dracula (1931), L’uomo invisibile (1933).
Questi ultimi si caratterizzano per gli aspetti horror, fantascientifici e per le innovazione apportate al cinema, sia a livello tematico sia per quanto riguarda gli effetti speciali.
Nel 1931, molte delle cose mostrate e dei temi trattati nel film erano nuovi e insoliti per il pubblico. Erano argomenti mai affrontati prima di allora o cose a cui la gente inconsciamente non voleva pensare. C’è il tonfo della terra che cade sulla cassa da morto. Cose mai apparse sullo schermo.
Il giustiziato che viene tirato giù dalla forca, cadaveri, rianimazioni.
Tutto questo è difficile da capire oggi per via degli eccessi a cui ci sottopongono da decenni, ma nel 1931 fu una cosa che fece scalpore.
Quanto agli effetti speciali, nell’ Uomo invisibile, il protagonista indossava un costume di velluto nero e veniva ripreso su uno sfondo scuro così da dare l’illusione dell’invisibilità.
Tra gli anni quaranta e cinquanta vennero fondate case cinematografiche, appositamente per la produzione di film gotici e horror; in quel periodo la Hammer Film Productions realizzò La maschera di Frankenstein (1957), Dracula il vampiro (1958), La mummia (1959).
Negli anni sessanta il cinema gotico si concentra per lo più su caratteri ambigui che hanno subito in precedenza traumi emotivi e psichici. Essi si distinguono per la loro inquietudine, un turbamento ansioso che li spinge a commettere omicidi e violenze: Che fine ha fatto Baby Jane? (1962), Psycho (1960).
In particolare Che fine ha fatto Baby Jane? si distingue per i comportamenti al limite dello psicotico di Jane, ex bambina prodigio, colpevole di macabri omicidi.
Negli anni settanta subentra un insistente gusto per l’occulto.
Interventi di forze demoniache e la metamorfosi di personaggi innocenti in creature spettrali sono caratteristiche frequenti. Degli esempi sono il Presagio (1976) e Rosemary’s baby (1968).
Tra gli anni ottanta e novanta ebbero successo numerosi thriller psicologici come Shining (1980), tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King.
Qui viene ripreso il delirio omicida dei film precedenti. Scompaiono gli scenari gotici medievali e si fa strada un macabro interesse per gli aspetti oscuri, inconsci e imprevedibili della psiche umana.
C’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella personalità umana. C’è una parte malvagia. Una delle cose che le storie horror possono fare è mostrare gli archetipi dell’inconscio; possiamo vedere la parte malvagia senza confrontarci con essa in modo diretto.
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Il Corvo
Fra i successi gotici degli anni ’90, Il Corvo presenta una nuova moralità. Il protagonista si fa difensore dei deboli e vendicatore, tentando di ottenere giustizia a seguito del brutale omicidio suo e della futura moglie.
I luoghi ripresi nel film non mancano di stile gotico. Tutte le scene sono state girate durante la notte in quelli che appaiono vicoli squallidi e malfamati, provocando così una sensazione di ribrezzo e orrore.
Quanto al gotico degli anni duemila spicca Tim Burton. Le sue pellicole si distinguono per gli scenari cupi e fiabeschi e per la presenza di personaggi singolari ed eccentrici.
Basti pensare a Edward mani di forbice (1990), La sposa cadavere (2005), Sweeney Todd (2007), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Alice in Wonderland (2010), Miss Peregrine – la casa dei ragazzi speciali (2016).
I protagonisti dei film elencati sono per lo più individui lugubri. I loro atteggiamenti non suscitano disgusto o repulsione, ma piuttosto denotano una certa malinconia, una vaga tristezza, appaiono quasi compiaciuti della loro inquietudine e angoscia.
Un ulteriore interprete dello stile gotico è Guillermo del Toro. Il film Crimson Peak (2013), riassume tutte le peculiarità del genere: un castello in rovina, atmosfere oscure e uggiose, apparizioni di fantasmi, personaggi dall’aria tetra e misteriosa. (Sul cinema, fonte: http://lyceum2017.altervista.org/il-cinema-gotico-da-frankenstein-ai-successi-di-tim-burton/ ).
Il movimento nel corso degli anni è riuscito ad aggiornarsi e a rimanere vivo mantenendo fede a se stesso. E’ riuscito a far si che lo zoccolo duro resistesse nella propria nicchia. Alla fin dei conti non ha mai chiesto di essere portato alla luce. Nel suo dna c’è la parola rispetto per la libertà degli appartenenti che sono invitati ad esprimere se stessi senza timore del giudizio. Quello giudizio che spesso viene sussurrato a mezza voce da chi osserva senza conoscere.
E, il più delle volte, non sono parole lusinghiere. Sono parole di biasimo verso chi, semplicemente, ha scelto un altro modo di vivere la vita trovando nell’oscurità la vera luce.
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punti-disutura · 7 years
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I Scrivi, scrivi; se soffri, adopera il tuo dolore: prendilo in mano, toccalo, maneggialo come un mattone, un martello, un chiodo, una corda, una lama; un utensile, insomma. Se sei pazzo, come certamente sei, usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada usali come piume per farne materassi; o come lenzuoli pregiati per notti d’amore; o come bandiere di sterminati reggimenti di bersaglieri. II Usa le allucinazioni: un ectoplasma serve ad illuminare un cerchio del tavolo di legno quanto basta per scrivere una cosa egregia – usa le elettriche fulgurazioni di una mente malata cuoci il tuo cibo sul fuoco del tuo cuore insaporisci della tua anima piagata l’insalata, il tuo vino rosso come sangue, o bianco come la linfa d’una pianta tagliata e moribonda. III Usa la tua morte: la gentilezza grafica gotica dei tuoi vermi, le pause elette del nulla che scandiscono le tue parole rantolanti e cerimoniose; usa il sudario, usa i candelabri, e delle litanie puoi fare un bordone alla melodia – improbabile – delle sfere. IV Usa il tuo inferno totale: scalda i moncherini del tuo nulla; gela i tuoi ardori genitali; con l’unghia scrivi sul tuo nulla: a capo.
Giorgio Manganelli, 23/01/’61, da “Poesie”, Crocetti Editore, 2006.
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jcorrea-xlphoto · 7 years
Text
  Dias antes veniamos trabajando en los preparativos de una sesion (que sigue en pie y que espero compartir con ustedes en una proxima entrega!) para la que ya contabamos con todo y de la nada, lluvias terribles el dia anterior nos hicieron desistir, ese mismo sabado me escribe lucy para hacer algunas fotos cerca, en exteriores, sin planificar, ya teniamos reservada la tarde de igual forma, la idea me hizo recordar mi sesion de apenas una semana atras con Juli en Sao Paolo que tambien se desarrollo en condiciones adversas y que tanta satisfaccion me dejo.
  No teniamos nada que perder, nos encontramos y empezamos un recorrido por Recoleta, buscando cada recoveco, plaza, entrada de edificio que puede servirme de fondo, a todo esto, son las 15 horas y el cielo parece sacado de Ciudad Gotica, simplemente no ayuda. aun asi consigo lindos fondos para trabajar, con Lucy es genial la creatividad que tiene para generar looks de la nada misma y se anima con cualquier pose, eso vale oro!
@luzmendoza_zm
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Fue breve, la lluvia se encargo de hacernos desistir una vez mas, pero nos regalo una jornada con linda cosecha. Vamos por mas!
Hasta la proxima!
Tarde de sesion en un dia oscuro… Dias antes veniamos trabajando en los preparativos de una sesion (que sigue en pie y que espero compartir con ustedes en una proxima entrega!) para la que ya contabamos con todo y de la nada, lluvias terribles el dia anterior nos hicieron desistir, ese mismo sabado me escribe lucy para hacer algunas fotos cerca, en exteriores, sin planificar, ya teniamos reservada la tarde de igual forma, la idea me hizo recordar mi sesion de apenas una semana atras con…
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