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#attentati di Parigi del 2015
gregor-samsung · 6 months
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“ Le giornate di Amel erano vuote: non si organizzava, si alzava tardi, perdeva tempo, cosa fino a un mese prima impensabile. Per attraversare questo vuoto ha pensato che forse era il caso di cambiare aria, andare dai nonni in Tunisia; forse laggiú si sarebbe sentita meglio. Cosí ha anticipato le vacanze; è partita con i libri, ma non è servito. Neanche lí è riuscita a rasserenarsi, a studiare. Si sentiva persa tanto quanto a Saint-Denis, e altrettanto incapace di concentrarsi. Si è ritrovata, a fine agosto, sul volo di ritorno, ancora persa, ancora senza energie, e senza un’idea di come affrontare quell’ultimo ostacolo. Allora, senza sapere perché, Amel si è messa a raccontare la sua storia al suo vicino, sull’aereo. Si erano salutati, in inglese, poi lui aveva aperto il suo giornale e lei si era messa a guardare fuori dal finestrino. Ma Amel aveva qualcosa che avvicinava gli sconosciuti; a un certo punto, e dice che non si ricorda nemmeno come è successo, non sa dire perché è successo, si è trovata a raccontargli la sua storia, questa. Stava pensando, gli ha detto, che l’unico posto dove si sentiva veramente a casa era l’aereo, anzi, la sala d’aspetto degli aeroporti. Non contava se stava imbarcandosi dalla Francia per la Tunisia o dalla Tunisia per la Francia. Lí, mentre aspettava che chiamassero il suo volo, avvertiva al tempo stesso, con forza, la mancanza delle persone che stava per rivedere e la nostalgia per le persone che stava lasciando, e invece di sentirsi lacerata si sentiva riconciliata, e pensava che voleva bene a entrambe. Hanno continuato per tutto il tempo a parlarsi in inglese, anche se non era la lingua di nessuno dei due. Il signore ascoltava facendo di sí con la testa, interrompendola ogni tanto per farsi spiegare meglio un dettaglio; aveva un accento che Amel non aveva mai sentito; ha pensato che potesse essere greco, ma non gliel’ha chiesto. Quando Amel ha finito, lui ci ha pensato su, e poi le ha detto che sentirsi spaesati, con un piede di qua e uno di là, senza un’identità precisa, o a volte tirati di qua e di là da identità diverse; tutto questo capita probabilmente a ogni essere umano che non sia rimasto tutta la vita barricato nel suo mondo e nelle sue certezze. Ha detto proprio cosí, barricato. Forse la sensazione di non avere una casa, ma tante, e nessuna sufficiente, è molto piú comune di quello che si creda. Sono sentimenti che vanno e vengono, non sono sempre con noi, ma riemergono, e inquietano, e a volte addirittura creano angoscia, le ha detto con dolcezza il signore che forse era greco. Forse, gli veniva da dirle, sentirsi divisi in tanti pezzi ormai fa parte della condizione umana, noi esseri umani siamo tutti in qualche misura espatriati. C’è chi ne è piú consapevole, chi meno, ma è cosí. Per questo sentimento, lei, rispetto agli altri, aveva a disposizione una spiegazione semplice: sono un’emigrata, sono figlia di emigrati. Ma a pensarci bene, in fondo, forse non era neanche vero che gli altri fossero meno espatriati di lei. E ascoltando queste parole, le parole di uno sconosciuto che non avrebbe piú rivisto, Amel si è sentita invadere da una grande tranquillità. Avvertiva un po’ meno, sempre meno, il peso che la opprimeva dal 13 novembre 2015, e pensava che forse al suo ritorno non tutto sarebbe stato difficile come temeva. Poi, guardando le nuvole fuori dal finestrino, ha chiuso gli occhi e si è addormentata. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 18-20.
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arcobalengo · 1 year
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A Corrado Simioni? Quello di Hyperion? Quello legato alle Brigate rosse di Moretti? Quello legato alla Cia? «Sì, una fidejussione per Hyperion, la scuola di lingue internazionali a Parigi di cui Simioni era tra i fondatori. Ed era anche grande amico di Mario Moretti. L’Hyperion fu al centro delle attenzioni e manipolazioni da parte dei servizi segreti statunitensi e dei loro alleati, come il Mossad, e le indagini svolte dal dottor Pietro Calogero della Procura di Roma, come lui stesso ha riferito a novembre 2015 alla Commissione parlamentare sul caso Moro, nonostante gli ostacoli posti dal Sisde, accertarono che la sede distaccata dell’Istituto a Rouen in Normandia in realtà era una sede periferica della Cia. Ilardo riferì anche dei rapporti con le Brigate Rosse di Torino, grazie all’intermediazione di un magistrato torinese, Luigi Moschella, che era stato nel 1978 pubblico ministero nel primo processo contro le Br, quello che segnò la fine della vecchia leadership Br e l’avvio della strategia dell’annientamento di Mario Moretti. Magistrato che era amico e in affari non leciti con tale Germano la Chioma, uno dei componenti la banda di Tony Chichiarelli che il 24 marzo 1984 mise a segno la famosa rapina da 35 miliardi di lire alla Brink’s Securmark di Roma. Lo stesso Moschella cercherà di riciclare parte dei titoli trafugati»
. Torniamo al puzzle e ai riferimenti oltreoceano… «Il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro o l’omicidio del Presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980) non furono altro che delle tappe. Come altri avvenimenti simili, a partire dalla strage di piazza Fontana del dicembre 1969, fino alla strage della stazione di Bologna (2 agosto 1980). Tappe di una prima fase di un piano più sofisticato, teso a quei tempi a far sì che la Democrazia cristiana svolgesse in Italia un ruolo di governo, al fine di contrastare la forte opposizione comunista e socialista e la presenza del Vaticano, con la sua notevole influenza politica, al solo scopo di attuare scelte politiche, economiche e sociali più utili alla politica statunitense e anche per garantire la sicurezza delle tante basi militari Usa presenti in Italia».
Strategia che poi proseguì con un maggior coinvolgimento della criminalità organizzata di stampo mafioso… «I nuovi apparati militari e terroristici. Questo grazie al coinvolgimento della massoneria e dei servizi segreti. Con loro si sono raggiunte forme terroristiche incisive e cruente. Basti pensare alla strage del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della scorta, il 23 maggio 1992. O a quella del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta, il 19 luglio 1992. O agli attentati stragisti del 1993-1994 a Firenze, Milano e Roma. Tutto ciò all’indomani dell’omicidio di Salvo Lima, uomo forte della Dc siciliana e terminale politico di Giulio Andreotti. Tutto nell’evidente opzione di sostituire il vecchio con un nuovo contenitore politico, come già prefigurato nel “Piano di Rinascita democratica” di Licio Gelli, capo del P2. E agente americano».
Franco Fracassi - The Italy Project
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lamilanomagazine · 1 year
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Quali sono i film da vedere in sala durante il ponte del 25 Aprile?
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Quali sono i film da vedere in sala durante il ponte del 25 Aprile? Il cinema non si ferma ed anche nell’occasione del ponte del 25 Aprile, la proposta dei film in sala è gremita. I due che sento di consigliare vivamente sono: “November – I cinque giorni dopo il Bataclan” di Cédric Jimenez Trama; Parigi, 13 novembre 2015. Un commando di fondamentalisti islamici riesce a seminare panico e morte nella capitale, nei dehors dei bistrot, e a Saint-Denis fuori dallo Stadio, dove si disputa l’amichevole Francia-Germania. Infine, dentro al Bataclan, dove ha appena iniziato a esibirsi la band americana Eagles of Death Metal. Il numero delle vittime è indicibile, quasi come quello di una notte di guerra, anche se si spara da una sola parte: un totale di 130 morti e centinaia di feriti. November racconta del “prima”, del tentativo delle autorità di catturare il leader Abaaoud ad Atene, e il “dopo” indizi, inseguimenti, l’assassinio del leader superstite, e l’arresto di Salah Abdeslam (l’unico terrorista, oltre ad Abaaoud, che non si è fatto esplodere negli attentati. Il film è stato presentato al Festival di Cannes lo scorso anno e candidato a sette César e finalmente è arrivato nelle nostre sale. “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti Trama; Giovanni (Moretti) è un regista che sta realizzando un film su alcuni comunisti italiani nel 1956, anno dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica. Ennio (magnifico Silvio Orlando) è un giornalista dell’Unità che vive con sofferenza i fatti di Budapest, proprio mentre accoglie il circo ungherese Budavari. Giovanni non si rende conto che la moglie (Margherita Buy), co-produttrice del suo film insieme all’eccentrico francese Pierre (Mathieu Amalric), non lo sopporta più e intende lasciarl Nanni Moretti torna ad un cinema intimo, straordinario ed a tratti malinconico. Racconta la crisi e la sua incompatibilità con il linguaggio del cinema da piattaforma streaming contemporaneo. Il lungometraggio trova la forza nella messa a fuoco di un disagio interiore e umano. Emergono depressione, senso di inadeguatezza e un finale utopico. Il film concorrerà al Festival del cinema di Cannes 2023.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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frabooks · 1 year
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V13 - Analisi e considerazioni
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V13 è l’ultimo libro di Emmanuel Carrère riguardo i fatti terroristici del 13 novembre 2015 avvenuti a Parigi. In quella giornata vennero colpiti il Ba­taclan, lo Stade de France e un bistrot e gli attentati hanno causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti.
Carrère ha seguito il processo e il libro è diviso in tre parti: Le vittime, Gli imputati, La corte.
Carrère
Carrère è un autore famosissimo francese che ha un modo di scrivere libri particolare: preferisce raccontare personaggi realmente esistiti e fatti di cronaca rispetto a storie originali. Uno dei suoi maggiori successi è stato “L’avversario”, di cui ho parlato proprio in questo blog. Ha un modo di scrivere molto personale: spesso nei suoi libri c’è lui in prima persona che racconta l’impatto delle vicende che racconta con la sua persona.
Lo stile è sempre asciutto, pulitissimo, non c’è mai una parola fuori posto. Le sue riflessioni, chiamiamole filosofiche, non sono sempre originali o degne di nota; i suoi libri forniscono però ottime basi per ulteriori riflessioni personali.
Dilemma riguardo V13
Prima dell’acquisto e poi a lettura iniziata, sono stato invaso da un dilemma non nuovo ma, in questo caso, molto urgente: perché sto leggendo questo libro? Voglio crogiolarmi nella cronaca del dolore altrui? Che cosa sto cercando?
È un dilemma che ho vissuto anche in un periodo in cui seguivo moltissimo il true crime. Sono appassionato di true crime per le storie umane che ci sono dietro; come le persone prendono decisioni, quali incentivi le muove, quali background familiari hanno generato “mostri” o “vittime”.
Ma in questo caso l’asticella è molto più alta. Tutta la prima parte del libro è dedicata al racconto dei sopravvissuti. Madri, padri, amici e amiche; gente con arti amputati o che ha vissuto un terrore inspiegabile; gente che si è suicidata a causa della devastazione emotiva, gente che è diventata disabile, gente che ha perso tutto. Mi sembrava una galleria dell’orrore in cui assistevo come se fossi allo zoo, per sollazzo.
Il dilemma non l’ho mai risolto e continuo a sentirmi fuori posto e sporco a pensarci, ma dopo la prima parte il libro cambia registro, ci sono le parti dedicate ai carnefici e al processo in sé, e la lettura si alleggerisce.
In definitiva, è un ottimo libro che non consiglio. Non “serve”.
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November
Tratto da fatti realmente accaduti, November – I cinque giorni dopo il Bataclan di Cédric Jimenez (BAC Nord) arriva nelle sale italiane dopo essere stato presentato con successo all’ultimo Festival di Cannes ed essere stato candidato a ben 6 Premi César. https://www.youtube.com/watch?v=g_maMQkJsWg&feature=youtu.be November - I cinque giorni dopo il Bataclan In uno spy thriller adrenalinico, il film ricostruisce quei terribili giorni del novembre 2015, quando una serie di attentati terroristici sconvolse la Francia e proietta lo spettatore nel fulcro dei servizi antiterrorismo francesi, in una caccia all’uomo senza esclusione di colpi. Pluripremiato il cast: il Premio Oscar Jean Dujardin e i Premi César Anaïs Demoustier, Sandrine Kiberlain e Lyna Khoudri. November – I cinque giorni dopo il Bataclan sarà distribuito da Adler Entertainment a partire dal 20 aprile. Sinossi Nel novembre 2015, Parigi viene colpita da una serie di attacchi mortali e sconvolgenti. La divisione antiterrorismo della polizia francese, guidata da Heloise (Sandrine Kiberlain) e il suo comandante Fred (il premio Oscar® Jean Dujardin), si trova ad affrontare un livello di pressione senza precedenti: in una corsa contro il tempo, dovranno trovare gli autori degli attacchi il più rapidamente possibile prima che possano colpire di nuovo, viaggiando attraverso l'Europa e oltre, in una delle più grandi cacce all'uomo della storia. Read the full article
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sauolasa · 2 years
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Scatta il maxiprocesso per gli attentati di Nizza del 2016
Il 14 luglio 2016 morirono 86 persone ed altre 450 vennero ferite da un autista tunisino che lanciò il suo camion contro la folla. L'udienza si tiene a Parigi, nella stessa aula bunker costruita nel palazzo di Giustizia per celebrare il processo agli attentati del dicembre 2015
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aforismidiunpazzo · 5 years
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Accadde Oggi: 7 Gennaio 2015
Attacco terroristico nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi. I morti sono 12. È l’attentato con un maggior numero di vittime, in Francia, dal 1961, superato solo dagli attentati del 13 Novembre 2015.
Continua su Aforismi di un pazzo.
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domenicosolimeno · 2 years
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Bataclan, l'altra ferita
Bataclan, l’altra ferita
A distanza di sei anni dagli attentati di matrice islamica che il 13 novembre 2015 hanno insanguinato Parigi, i sopravvissuti alle sparatorie del Bataclan e di altri luoghi della capitale francese presi d’assalto dai terroristi sono ancora ossessionati dal ricordo di ciò che hanno vissuto. C’è chi ha divorziato, chi ha cambiato lavoro, chi ha portato il dramma a teatro e chi ha cercato di…
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delinquenzanews · 3 years
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È in uscita “Ma non affondo”, Il libro di Aristide Barraud
È in uscita “Ma non affondo”, Il libro di Aristide Barraud
Sopravvissuto agli attacchi degli estremisti islamici a Parigi nel novembre 2015, l’oramai ex rugbysta del Mogliano si racconta, ci racconta parte della sua vita. Prima e dopo gli attentati. Tutti ci ricordiamo dell’attacco del 13 novembre 2015 al “Bataclan” di Parigi. Quella notte, in realtà, gli obiettivi presi di mira dagli estremisti islamici furono diversi, ma tutti concentrati nella…
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giancarlonicoli · 4 years
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2 set 2020 08:27
“NON CI PIEGHEREMO MAI”, CHARLIE HEBDO RIPUBBLICA LE VIGNETTE SU MAOMETTO: NELLA SETTIMANA IN CUI SI APRE IL PROCESSO PER GLI ATTENTATI DEL GENNAIO 2015 - IN COPERTINA I DISEGNI CHE SCATENARONO L’ATTACCO CHE FECE 12 VITTIME E IL TITOLO “TUTTO QUESTO PER NIENTE”, OVVERO UN MASSACRO CON 12 MORTI NON E’ SERVITO A TAPPARE LA BOCCA A 'CHARLIE' – L’EDITORIALE: “NON RINUNCEREMO MAI, L’ODIO CHE CI HA COLPITO È ANCORA QUI” – LA REAZIONE DEL CONSIGLIO ISLAMICO
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Stefano Montefiori per corriere.it
Alla vigilia dell’apertura del processo per gli attentati del gennaio 2015 a Parigi il settimanale satirico Charlie Hebdo ripubblica le vignette su Maometto che ne hanno fatto il bersaglio dei terroristi islamici. Il 7 gennaio 2015 i fratelli Chérif e Said Kouachi, francesi di origine algerina nati a Parigi, fecero irruzione nella redazione del giornale, al numero 10 di rue Nicolas-Appert, uccidendo 11 persone e poi un agente nel corso della fuga gridando «abbiamo vendicato il profeta Maometto».
Negli anni successivi il giornale è stato oggetto di nuove minacce e la redazione diretta da Riss, rimasto ferito nell’attentato e succeduto a Charb che perse la vita, ha continuato a riunirsi protetta da eccezionali misure di sicurezza.
La prima pagina
«Tout ça pour ça» è il titolo della nuova copertina di Charlie Hebdo, traducibile più o meno con «tutto questo per niente». Ovvero, un massacro con 12 vittime non è servito a metterci a tacere, riecco le vignette. Sono gli 11 disegni pubblicati per la prima volta dal quotidiano danese Jyllands-Posten nel 2005, che Charlie Hebdo decise di riprodurre in Francia l’anno seguente, e che mostrano il profeta Maometto con una bomba al posto del turbante o armato di un coltello accanto a due donne velate. L’islam vieta qualsiasi immagine di Maometto, tanto più satirica.
Charlie Hebdo ha sempre difeso la sua libertà di espressione e anche il diritto alla blasfemia, che ha coinvolto negli anni anche la religione cristiana, ebraica e altre. Il 10 e l’11 gennaio, pochi giorni dopo l’attentato, una folla enorme (in totale quattro milioni di persone) è scesa in piazza in tutte le città di Francia per proclamare «Je suis Charlie» manifestando solidarietà alle famiglie delle vittime, ai superstiti e difendendo la libertà di espressione. Cinque anni dopo quello spirito è andato in parte perduto, come lamenta il direttore Riss nell’editoriale che accompagna le vignette.
L’editoriale
«Non ci piegheremo mai. Non rinunceremo mai», scrive Riss. «L’odio che ci ha colpito è ancora qui e, dal 2015 a oggi, ha avuto il tempo di trasformarsi, cambiare aspetto per passare inosservato e proseguire senza fare rumore la sua crociata senza pietà». «Dopo l’attentato di gennaio 2015 ci hanno chiesto spesso di pubblicare altre caricature di Maometto.
Abbiamo sempre rifiutato, non perché sia proibito, la legge ce lo consente, ma perché serviva una buona ragione per farlo, un motivo che avesse un senso e che aggiungesse qualcosa al dibattito. In questa settimana di apertura del processo per gli attentati del 2015 (oltre a Charlie Hebdo, quello contro la poliziotta Clarissa Jean-Philippe e contro il supermercato ebraico di Vincennes, ndr), riprodurre quelle caricature ci è sembrato indispensabile».
L’ultima vignetta
Prima di oggi, l’ultima apparizione di Maometto nelle pagine di Charlie Hebdo risale al «numero dei superstiti», quello successivo alla strage: in copertina c’era il profeta dell’Islam che portava un cartello con la scritta «Je suis Charlie», sotto al titolo «Tutto è perdonato».
La reazione del Consiglio islamico
Il Consiglio francese del culto musulmano (CFCM) è l’istituzione creata nel 2003 su impulso dell’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy per dare rappresentanza ai musulmani francesi e offrire un loro interlocutore allo Stato. Il presidente del CFCM Mohammed Moussaoui è intervenuto subito dopo la pubblicazione del nuovo numero di Charlie Hebdo per invitare alla calma e a «ignorare» le caricature di Maometto: «La libertà di fare caricature è garantita a tutti, così come quella di apprezzarle o no. Niente può giustificare la violenza». Moussaoui chiede poi ai musulmani francesi di concentrarsi sul processo che comincia mercoledì e sulle vittime di un terrorismo «che colpendo in nome della nostra religione è nostro nemico».
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latinabiz · 4 years
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Nel porto di Salerno sequestrate dalla Guardia di Finanza 14 tonnellate di captagon
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Captagon Importante operazione conclusa dalle Fiamme Gialle del comando provinciale di Napoli. Nel porto di Salerno hanno dato seguito ad un sequestro di un grande quantitativo di droga sintetica, del valore complessivo di 14 tonnellate di pasticche. Un numero imponente, 84 milioni di pillole, contenute in tre container. Il valore economico del stupefacente sequestrato si aggira intorno al milione di euro. Questa sostanza, chiamata "captagon", è prodotta in Siria e destinata a  finanziare, una volta smerciata sul mercato,  le guerre dei miliziani dell'Isis. La Guardia di Finanza ha spiegato che questa anfetamina viene smerciata in tutto il Medio Oriente ed ha come effetto principale quello di inibire la paura tra i combattenti ed è uno stimolante, in quanto da a chi la usa la sensazione di non sentire la fatica fisica. Una droga prodotta già negli anni 80 del secolo scorso in Libano, poi in Arabia Saudita negli anni Novanta, ed infine è ricomparsa nell'ultimo decennio, utilizzata dai terroristi che hanno operato degli attentati, come quello del Bataclan di Parigi del 2015. Per questo motivo viene anche chiamata la "droga dell'Isis" o "droga di Allah". La Drug Enforcement Administration americana sostiene che l'Isis ne fa un uso in larga scala e ha creato anche delle raffinerie proprie per la produzione di questa sostanza stupefacente per venderla nel mercato mondiale. #cronaca Read the full article
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wdonnait · 4 years
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Giovanna Pancheri : biografia della giornalista di Sky
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Giovanna Pancheri : biografia della giornalista di Sky
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Giovanna Pancheri è una giornalista italiana, diventata nota per essere entrata nel mondo di Sky TG24 da ormai 15 anni.
Tuttavia, la sua carriera ha messo le radici qualche anno prima e proprio per tale motivo, è considerata una grande professionista ed esperta nel settore del giornalismo. Ma cosa si sa con esattezza?
Scopriamo qualcosa in più sulla biografia di Giovanna Pancheri!
Giovanna Pancheri carriera
La giornalista è nata nel 1980 a Roma.
Prima di diventare una delle protagoniste indiscusse di Sky TG24, Giovanna Pancheri ha lavorato nella Rai e più precisamente nei settori legati alla stampa e alla comunicazione.
Andando nello specifico, la giornalista ha collaborato con la World Trade Center Association a New York, il World Heritage Center dell’Unesco a Parigi e anche come Policy Officer all’European Youth Forum a Bruxelles.
Quest’ultima città ha significato molto per la Pancheri, poiché nel periodo che va dal 2009 al 2016, è diventata corrispondente della testata di Sky, che ha appunto sede a Bruxelles.
Nel corso della sua carriera, la donna si è occupata di tantissime tematiche politiche, come ad esempio le elezioni in Franci, in Regno Unito e Germania.
Ma non solo. Si è anche occupata del dibattito sui migranti, la situazione in Libia, in Ucraina e in Giorgia (inclusi i vari attacchi terroristici nei confronti della Francia e del Belgio).
Senza contare la crisi economica a livello europeo, che ha colpito numerosi Paesi.
Di conseguenza, Giovanna Pancheri è stata spesso inviata per dei servizi di attualità.
Giovanna Pancheri Il buio su Parigi
Tuttavia, il successo della giornalista non si è limitato soltanto al settore specifico, anzi.
Da più di quattro anni, è diventata corrispondente per il Nord America e nel 2017 ha pubblicato il suo primo libro, intitolato “Il buio su Parigi. Oltre la cronaca nei giorni del terrore”.
L’opera di Giovanna Pancheri è un vero e proprio racconto dettagliato dell’accaduto. Infatti, nella presentazione del libro (disponibile su vari siti web), la giornalista ha precisato:
Il buio su Parigi è un racconto di quanto accaduto, dettagliato e vissuto in prima persona non solo da chi è stato tragicamente testimone diretto degli attentati del 2015, ma anche con il punto di vista di chi da inviato ha potuto seguire e coprire questi tragici fatti da vicino, sul campo.
Pertanto, il 7 gennaio, il 9 gennaio, il 13 novembre chi scrive c’era, come c’era nei giorni seguenti tra le lacrime, il dolore, la rabbia, le candele, gli slogan urlati al cielo e le preghiere sussurrate.
Ho visto il sangue sui marciapiedi, i fiori infilati nei fori lasciati dalle pallottole sulle vetrine dei ristoranti, ho intervistato i protagonisti e i testimoni, ho ascoltato la reazione politica prima francese e poi mondiale, ho visto la Francia e poi l’Europa cambiare sotto i miei occhi.
Giovanna Pancheri positiva al Coronavirus
Negli ultimi giorni si sta parlando molto di Giovanna Pancheri, in quanto è risultata positiva al Coronavirus.
Infatti, in un videomessaggio pubblicato sui social network ha dichiarato:
“In molti mi avete chiesto che fine avessi fatto in questi giorni: alla fine il Coronavirus ha raggiunto anche me, ora sto molto meglio”.
Ed ha aggiunto:                                             
“Ci sono alcune cose che vorrei condividere, il fatto per esempio che ci siano dei sintomi importanti come la perdita dell’olfatto, non sentivo per esempio più gli odori di limone, arancia e addirittura dell’alcool puro.
Inoltre, vorrei dire pure che l’isolamento funziona, io l’ho fatto e ha dato dei risultati.
Concludo dicendo che io sono un esempio di come questa malattia possa durare anche più di 14 giorni, il tampone l’ho rifatto venerdì e purtroppo questa mattina mi è arrivato un nuovo risultato di positività, che va avanti dal 23 di Marzo”.
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notizieoggi24-blog · 5 years
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Attentato Bataclan, arrestato terrorista in Germania: è un bosniaco di 39 anni
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È stato rintracciato ed arrestato in Germania uno dei presunti attentatori della strage del Bataclan, avvenuta a Parigi nel novembre 2015, una vicenda che scosse l'Europa e nella quale morirono 90 persone. La persona arrestata è un bosniaco di 39 anni, durante un'operazione nella notte tra il 19 e 20 giugno, che riguardava un mandato di arresto da parte del Belgio, per un presunto appoggio ad attività terroristiche legate agli attacchi del Bataclan. L'uomo è ora in stato di fermo, in attesa di estradizione. L'indagine era iniziata sulla base di una violazione delle norme sulle armi da parti di altre due persone vicine al 39enne bosniaco. Ora le indagini saranno portate avanti dalla polizia belga, che cercherà di ricostruire quanto accaduto a novembre 2015 a Parigi, anche con l'obiettivo di trovare altri eventuali complici. Quello del Bataclan è stato l'attentato più devastante in Europa, che ha fatto molto scalpore negli anni in cui si sono evidenziati il maggior numero di attentati terroristici. Negli ultimi anni questa tendenza è cambiata, anche grazie alla sconfitta dell'Isis in Medio Oriente. Read the full article
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sauolasa · 2 years
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Bruxelles, al via il processo a 14 presunti complici degli attentati di Parigi del 2015
L'accusa è quella di aver aiutato il gruppo jihadista che uccise 130 persone negli attacchi, avvenuti la sera del 13 novembre 2015
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aforismidiunpazzo · 2 years
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Accadde Oggi: 7 Gennaio 2015
Attacco terroristico nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi. I morti sono 12. È l’attentato con un maggior numero di vittime, in Francia, dal 1961, superato solo dagli attentati del 13 Novembre 2015.
Continua su Aforismi di un pazzo.
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valerio · 7 years
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Psicoanalisi di Parigi (Prima Parte)
In seguito agli attentati del 7 gennaio e del 13 novembre 2015, il presente di Parigi è un presente ferito, esso viene rimosso, rinnegato favorendo così sia la regressione verso un passato tanto glorioso e mitizzato quanto nostalgico (il “vieux Parigi” conviviale fino alle “Nuits debout” http://www.lavoroculturale.org/psicoanalisi-di-parigi-prima-parte/
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