Credi che non ti capisca?
Tu insegui un sogno disperato,
questo è il tuo tormento.
Tu vuoi essere, non sembrare di essere.
Essere in ogni istante cosciente di te, e vigile.
E nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che
separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa.
Provoca quasi un senso di vertigine
il timore di vedersi scoperta, vero?
Di vedersi messa a nudo, smascherata,
riportata ai suoi giusti limiti,
poiché ogni parola è menzogna,
ogni gesto è falsità, ogni sorriso una smorfia.
Qual è il ruolo più difficile? Togliersi la vita?
Ma no, sarebbe poco dignitoso,
meglio rifugiarsi nell’immobilità,
nel mutismo, si evita di dover mentire.
Oppure mettersi al riparo dalla vita,
così non c’è bisogno di recitare,
mostrare un volto finto o fare gesti voluti,
non ti pare?
Questo è ciò che si crede,
ma non basta celarsi perché,
vedi, la vita si manifesta in mille modi
diversi ed è impossibile non reagire.
A nessuno importa sapere
se le tue reazioni sono vere oppure false,
sincere o bugiarde,
solo a teatro il problema si rivela importante,
e forse neanche lì.
Io ti capisco, Elizabeth,
capisco il tuo silenzio,
questa tua immobilità,
e perché tu abbia elevato a
sistema di vita la tua assurda apatia.
Capisco e quasi t’ammiro.
Secondo me devi continuare a
recitare la tua parte fino in fondo,
finché essa non perda ogni interesse,
e abbandonarla così,
come sei abituata a fare,
passando da un ruolo all’altro.
– Ingmar Bergman, Persona ( ohsngw )
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Sii confuso, è lì che inizi a imparare cose nuove. Sii distrutto, è lì che inizi a guarire. Sii frustrato, è lì che inizi a prendere decisioni più autentiche. Sii triste, perché se siamo abbastanza coraggiosi possiamo ascoltare la saggezza del nostro cuore attraverso di essa. Sii quello che sei in questo momento. Niente più nascondigli. Sei degno, sempre.
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