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#confermo che era buona
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Pianeta Terra, 2023.
Oggi il mondo è diverso. Tremendamente diverso, ed è in continua evoluzione.
La società va veloce, il consumismo dilaga, ma la noia pure…
Certe cose sembrano essersi perse per sempre, altre dimenticate senza possibilità di recupero mentre per altre c’è un disperato bisogno di ritorno dal passato….
E’ proprio sulle ultime che ci sono grandi possibilità nel marketing di oggi.
Ma una cosa è certa: il prodotto ha stancato di brutto.
Che noia, che barba, che barba, che noia! citando la mitica Sandra Mondaini: che noia voi col vostro migliore frullatore dell'anno in corso, voi con l’auto più comoda del mondo, voi che usate le migliori materie prime per il vostro ristorante, voi con la carne più buona che c’è in giro e le farine migliori per le vostre pizze…
Il prodotto ha rotto!
Vediamo perché.
La storia di un declino: i giorni migliori (e peggiori) dei prodotti nel commercio, dal ‘900 a oggi.
Siamo nella metà del Novecento col nel primo marketing 1.0 del boom commerciale. Per capirsi le prime pubblicità, in cui si incentrava tutto sul prodotto: in altre parole raccontiamo perché è bellissimo, cosa ha di speciale e quanto è straordinario quello che vendiamo.
La necessità era massimizzare i profitti e arrivare primi, sgomitando il più possibile fino a consumare la pazienza.
Si capisce agilmente quanto questo tipo di approccio abbia ben presto stancato e abbia reso saturo il mercato di ''scegli me! scegli me!''.
Nel marketing 2.0, impostosi con forza negli ultimi anni del Novecento, avviene un cambio di rotta drastico: dal focus tutto sul prodotto si passa al focus sul consumatore, il vero e unico utente finale di tutto lo sforzo di pubblicitari e addetti ai lavori (anche il mio).
‘’Tu consumatore adorato sei al centro, tu con la tua vita, i tuoi sogni, le tue speranze, le tue paure, dimmi di cosa hai bisogno e io ti accontenterò! Ma, naturalmente, sappi che il mio prodotto può migliorarti le cose in modo consistente’’.
Attenzione: il prodotto ora entro solo dalla porta di servizio e non da quella principale.
Per fare questo, nasce un’arma potente: lo storytelling, la pistola che ogni copywriter, ovvero l’esperto di scrittura sul web, ha nella cintura (anche io).
E come se non bastasse, la visione commerciale fortemente antropocentrica fa sviluppare anche una scienza, il neuromarketing, che studia il cervello per colpirne i punti deboli, proprio con la pubblicità e i contenuti audio/video.
Sta diventando angosciante, vero? Io che l’ho studiato confermo: è tanto potente quanto angosciante, ma esiste.
Ma è con l’avvento di internet e l’inaugurazione del marketing 3.0 alle soglie del Duemila che si spalancano le porte di infinite possibilità, ma anche di pericolosi strumenti a doppio taglio.
Infatti, la nascita del world wide web (www) e la sempre maggiore condivisione di esperienze, feedback e recensioni sono ora in grado di far volare o precipitare qualunque azienda con un click.
Dal 2010 ad oggi, il marketing 4.0 diventa emozionale. Ed è quello che cavalchiamo oggi.
Il prodotto quasi non esiste più.
Oggi puntiamo alla suggestione del pubblico, alle emozioni, attraverso tecniche testate e studiate, aggiornate continuamente, di cui l’utente è inconsapevolmente vittima più volte al giorno.
Rispondere creando forti connessioni con il branding.
Oggi, le aziende che vogliono sopravvivere non possono più fare da sole ma si devono affidare a un esperto della materia che sappia dove mettere le mani.
‘’Ma io ho il prodotto migliore del mondo, maledizione!’’ puoi replicare.
Cattive notizie. Hai almeno un altro competitor che ti darà sempre filo da torcere, che arriverà ad avere il tuo stesso prodotto nel giro di pochi anni o addirittura migliore.
Sei un ristoratore e hai il pesce più fresco del territorio?
Cattive notizie anche per te: non basta più per essere il primo locale dove la gente verrà a mangiare, non basta più per essere veramente competitivi.
Sei un libero professionista e offri un servizio a un prezzo che reputi giusto?
Bad news anche per te: altri mille competitors ti stanno già copiando, aggiungendo anche qualcosa in più che ti soffierà sotto il naso i clienti, anche quelli più affezionati.
Quindi come fare se il prodotto non basta più?
Con una forte attività di branding, tanto per cominciare, di cui mi posso occupare in quanto Social Media Manager. E con altre tecniche di marketing più moderno, molto sottili, dall'aspetto innocuo, che però colpiscono profondamente la mente del consumatore.
I consumatori sono cambiati. E noi dobbiamo stare al passo.
Quando ho cominciato a studiare per fare il SMM, sono rimasta affascinata dagli studi che ci sono dietro le persone per fare il mio lavoro. E le mie esperienze nel turismo e nel commercio mi avevano già messo sotto gli occhi importanti indizi.
Oggi l’utente è:
decisamente impaziente
molto attento
molto più esigente di prima.
Oggi, il consumatore:
non ha più tempo da perdere
ha mille possibilità di scelta per lo stesso identico prodotto e servizio
decine di prezzi allettanti e offerte ovunque
una confusione maledetta in testa.
Già, perché oggi l’enorme disponibilità di scelta che ognuno di noi ha dalla semplice scelta di un biscotto per la colazione a quella di un albergo per le vacanze, ci ha confuso tantissimo, mandandoci in qualche caso alla disperazione.
E soprattutto, il consumatore non dà seconde chances: bisogna sapersi giocare bene la prima e poi coltivare la sua fidelizzazione, con la pazienza e la dedizione dell’agricoltore con le piantine dell’orto.
Oggi, non importa quanto sia nato con cura e dedizione, il tuo prodotto non interessa più....
...perchè ora ai consumatori interessano dei perché, e tutti molto validi, per scegliere la tua attività da ristoratore, il tuo marchio da produttore, la tua consulenza da libero professionista.
E qui entro in gioco io, che do loro quello che vogliono: dei motivi e tutti molto validi, utilizzando le mie conoscenze unite a degli strumenti potenti di cui si ignorano ancora le potenzialità nel business: i social media.
Il mio lavoro è quello di sgombrare le nuvole della confusione e indicare la via, che è quella dell’azienda con cui lavoro. Quella è la scelta.
Il mio lavoro è dare loro tutti quegli ottimi motivi per scegliere te, la tua attività, i tuoi servizi.
E di non andare più da nessun altro.
La fidelizzazione passa anche dai social, le qualità del tuo prodotto non bastano più e bisogna correre ai ripari.
Vuoi capire come potremmo fare per la tua attività?
Contattami per parlarne.
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sorrisicollaterali · 3 years
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toscanoirriverente · 3 years
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Senatore Renzi, ha vinto Conte?
«In che senso, scusi?».
Resterà al governo con i responsabili.
«Che cos'è, una profezia che si auto-avvera? Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà, auguri. È la democrazia. E la democrazia è sacra. Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte».
Li prenderà grazie a qualcuno dei suoi che sta per salutarla.
«Non sarei così sicuro. Forse qualcuno lascerà, ma se fossi nel governo, almeno per scaramanzia, aspetterei martedì per vedere come va a finire. E resta il fatto che io ho posto una serie di questioni di merito su vaccini, sanità e investimenti, mentre loro rispondono con una manciata di responsabili. Magari avranno la vittoria numerica, ma io ho scelto una strada politica, Conte ha scelto l' azzardo. Governare mettendo assieme Mastella e la De Petris di Leu non sarà facile».
 Lei vota contro?
«No. Io mi astengo».
Le dico la cosa più gentile che hanno scritto (e detto) su di lei in queste ore: sleale, ma tanto si sapeva.
«Sleale è chi davanti a ottantamila morti di Covid non prende il Mes. Non chi lascia due poltrone».
C'è di peggio: è matto.
«Matto è chi pensa che si possano spendere 200 miliardi europei senza neanche leggere il documento. Non chi legge quel documento e lo fa cambiare».
Quindi è normale aprire una crisi a pandemia in corso?
«No. Sono sei mesi che chiedo di discutere in Parlamento di queste cose. Sono sei mesi che rinviano su tutto. Vogliono continuare a rinviare? Ok, ma lo facciano senza che noi diventiamo complici del più grande spreco di risorse della storia repubblicana».
I giornali stranieri la chiamano di nuovo Demolition Man.
«Lo fanno da anni. Vuole dire rottamatore. Parola non necessariamente negativa».
Neanche lo spread che sale è negativo? Il ministro Gualtieri ha spiegato che un solo giorno di crisi ci è costato nove milioni di euro.
«Parliamo dello stesso Gualtieri che si è dimenticato di leggere il Recovery Plan? Se lo avesse fatto un mese fa lo spread non sarebbe salito per niente».
Zingaretti è furibondo.
«Curioso. Ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea. Capita a tutti».
Dice che lei è inaffidabile.
«Quando Zingaretti parla non rispondo mai alla prima dichiarazione. Se avessi ascoltato Nicola alla prima dichiarazione - nell' agosto del 2019 - oggi avremmo un Governo Salvini-Meloni».
Con la sponda del Pd avrebbe vinto lei?
«Sì. Mi è mancato un pezzo».
Senatore, perché detesta Conte?
«Se l' avessi detestato non sarebbe mai nato il Conte Bis contro i pieni poteri a Salvini. Un po' di realismo. Abbiamo fatto delle richieste, dai soldi sulla sanità fino alla riapertura delle scuole: ci possono ascoltare o tutto deve essere ridotto a rapporto personale e alla categoria simpatia/antipatia?».
Forse non è una questione simpatia/antipatia, ma a parte l'omicidio di Kennedy, lo ha accusato di tutto.
«La mia ricostruzione è diversa: gli ho dato una mano, gli ho evitato di fare un errore clamoroso sul Recovery e lui mi ha attaccato».
Sul Recovery ha avuto ragione. Perché andarsene nel momento in cui si comincia a raccogliere e a pesare?
«Io non voglio pesare: voglio aiutare a cambiare il Paese. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se non servono, ci dimettiamo. Non siamo strani noi: sono strani quelli che pensano alla politica come sistemazione di poltrone e non scambio di idee».
Insisto. Recovery, scostamenti, ristori. Italia Viva dirà sì a tutto. Come fa a negare che il problema è Conte?
«Diciamo sì a ciò che serve al Paese in questa fase. Sul Recovery ci siamo astenuti perché molte cose devono cambiare, dalla parte sulla giustizia a quella sul turismo. E servono i soldi europei per la sanità. Non diciamo sì a tutto. Per esempio abbiamo detto no a chi voleva comprarci con qualche sottosegretariato».
Non ha risposto su Conte.
«Ho risposto. Due volte».
Non le piace neppure Casalino.
«Casalino è bravissimo a fare il suo mestiere. Inventa campagne online, cura i social e i media, è fedele interprete del pensiero del suo capo. Quello che fa lui per me è un grande reality show permanente in cui si può geolocalizzare il bunker di Bengasi o trasformare in show le passeggiate in centro, dando la linea ai TG e scrivendo risposte a domande preparate in anticipo. Per me la politica è studio, confronto, passione. Mi interessano le statistiche dei disoccupati, non i sondaggi sul consenso».
Senatore, chi dovrebbe gestire i fondi europei?
«Dei ministri capaci con i loro uffici. E per le unità speciali alcuni commissari».
Un superministero per Mario Draghi, era questo il suo obiettivo?
«Mi sembrerebbe bellissimo ma riduttivo».
Ma lei ha mai parlato con Draghi?
«Quando ero premier spesso. I suoi consigli mi erano preziosi».
Intendevo recentemente.
«Non tiri Draghi per la giacchetta».
Secondo Massimo Cacciari anche lei ha vissuto il suo momento Papeete. Il professore sostiene che lei e Salvini abbiate caratteri simili, che siate due da «o la va o la spacca».
«Al Papeete Salvini ha chiesto i pieni poteri. Io in Parlamento ho chiesto di non dare i pieni poteri a Conte. Mi pare che ci sia una differenza chiara non solo per i grandi filosofi ma per chiunque sia in buona fede. E per come conosco Massimo, sono certo che sia in buona fede».
Senatore, tornerebbe in maggioranza con Pd e 5 Stelle se il governo fosse guidato da Marta Cartabia?
«Torneremmo in maggioranza se ci fosse il Mes, se si sbloccassero i cantieri, se si aumentassero i soldi per sanità e scuola, se si accelerasse sull' alta velocità».
E se a guidare il governo fosse Luigi Di Maio?
«Per favore, non scherziamo».
Di Maio dice che con lei non lavorerà più.
«A Di Maio rispondo che dovrebbe lavorare sulla Libia, dove sono arrivati i turchi, sulla Cina, dove la Merkel ci ha scavalcato, e magari dovrebbe chiarire se dopo essere stato tanto vicino a Trump finalmente sta con Biden».
Lei ha detto: mai con la destra. E con Berlusconi? Ha nostalgia del Nazareno?
«Ho detto che non faremo ribaltoni e inciuci con le forze antieuropeiste e sovraniste, lo confermo. Il Nazareno era un patto istituzionale, non un Governo insieme. Ma l' occasione è buona per mandare un grande in bocca al lupo a Berlusconi dopo il ricovero di ieri».
L'uomo più impopolare d' Italia non può fare cadere quello più popolare. La frase di Massimo D' Alema ha contribuito ad accelerare la sua scelta? Bei tempi quando le regalava la maglia di Totti.
«La frase di D' Alema dimostra che una certa sinistra considera i sondaggi più importanti delle idee. Come se la simpatia fosse più importante della competenza. Stupisce che D' Alema approvi questo metodo ma l' idea di sostituire i valori democratici con gli indici di popolarità come vediamo fa breccia anche in queste ore».
Senatore, e se questa storia finisse con il voto anticipato?
«Non esiste».
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nonmidarefastidio · 4 years
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IV
Sto scrivendo tutto questo dopo due giornate allucinanti quindi l'italiano è un'opinione.
Ieri mattina ho rivisto la psichiatra. Rivisto, parolone.
Sono arrivata allo studio per le 9.40 ma per entrare sono stati necessari non meno di dieci minuti tra misurazione della temperatura, disinfezione delle mani e delle scarpe, guanti, aver firmato fogli per attestare la mia buona salute e altra roba di cui probabilmente mi sono dimenticata, ma tant'è.
Una volta finito tutto questo, entro ma mi trovo di fronte ad un enorme, immenso pannello di plexiglas che mi separa da lei. Un pochino mi ha destabilizzato non tanto per il pannello in sé, ma per il fatto che in parte rifletteva la mia immagine (che odio con tutto il cuore).
Per prima cosa mi chiede come sto ma si risponde da sola dicendo che mi vede bene e io glielo confermo, mi chiede come è andata questa quarantena e le dico che tutto sommato è andata bene, alla fine a casa mia non ci si annoia mai, ci fosse un giorno in cui non succede qualcosa. Le dico che comunque per me non è stato un vero periodo di clausura perché mi sono addossata tutte le responsabilità familiari quindi ogni giorno avevo una commissione da svolgere. Le racconto di quando io e mia cugina abbiamo salvato un piccione ferito e l'abbiamo portato ad un'associazione al di fuori del nostro comune e l'ho fatta ridere.
Mi chiede se durante questo periodo abbia sofferto di attacchi di panico e le dico dell'unica volta, cioè di quando ho avuto l'esame subito dopo pasqua, quello che avrei dovuto fare a febbraio; le spiego che questa volta l'ansia era dovuta sì all'esame (che rimando da due anni), ma anche alla questione "videochiamata" , cioè al fatto che mi sarei vista pure io nello schermo.
Ovviamente mi dice che per me è normale avere questi pensieri, però allo stesso modo devo imparare ad accettarmi e ad amarmi; mi dice che tutto deve partire da me, devo riuscire ad acquisire sicurezza, i difetti li abbiamo tutti ma non sono quello a determinarsi come persone. Mi dice che anche lei a vent'anni aveva un sacco di complessi (anche se lei è bionda, altissima e bellissima) mentre sua sorella no, anche se fisicamente aveva molti più difetti di lei. Sta tutto nel come ci poniamo. Ad un certo punto mi fa "comunque l'hai conosciuta anche te mia sorella" e io "ma quando?!" e lei mi fa "la Ambra (la segretaria) è mia sorella" e io ero tipo WTF???
Dopo questo momento alla Carramba che sorpresa!, mi dice che quasi tutti i pazienti che ha visto in questi giorni erano ingrassati durante il lockdown (chi più, chi meno) ma invece io no, anzi mi vede in forma. Sono stata felice che non abbia usato la parola dimagrita ma in forma, infatti le ho detto che mi sono allenata parecchio anche perché non volevo perdere i risultati che avevo raggiunto fino ad ora. Inoltre mi serviva anche per stancarmi.
Mi chiede se dormo male e le dico che ho iniziato a dormire malissimo subito dopo l'inizio della fase due, anche adesso dormo poco, mi sveglio spesso e non mi riaddormento nemmeno a piangere in aramaico. Mi chiede quando prendo le medicine che mi ha prescritto e io le ho detto la sera; mi ha consigliato di provare a prenderle la mattina e non mi ha segnato altri farmaci. Mi ha detto che inizieremo a pensare di ridurli ad un anno da quando me li ha prescritti al dosaggio attuale, ci sta che io ne possa fare a meno ma ci sta anche che io debba continuare ad assumerli per tutta la vita. Ho un po' paura (non so sinceramente per quale delle due opzioni) ma non glielo ho detto.
Mi ha chiesto a che punto sono con l'università e le ho detto che adesso devo rifinire solo i lettorati ma per il resto ho finito, ho già contattato la professoressa per la tesi e ora aspetto che mi mandi l'argomento in modo tale da lavorarci durante l'estate. Mi ha chiesto se ho pensato al dopo ma le ho detto che mi causa ancora troppa ansia (specialmente perché mi sento indietro).
A questo punto mi chiede come va con il bimbo e io le dico che va bene, benissimo, tutto è migliorato rispetto agli scorsi anni quando andavo nel panico per qualsiasi cosa, mentre ora sono molto più rilassata. Le dico però ciò che mi fa stare male ultimamente, cioè che mi sento in colpa quando mi pagano. Le ho detto che mi sento in colpa perché quando sono da lui passo metà del tempo a dormire e l'altra metà a giocare, quindi non mi sento di meritare dei soldi per queste due attività. Inoltre ora la nonna andrà via con il marito e quindi passerò tantissime ore con lui e che quindi mi sento come se li stessi "derubando".
Lei mi ha detto che non vengo pagata per giocare o dormire ma per il tempo e la stabilità che dono a quel bambino. Mi ha detto che se non si sentisse al sicuro con me di sicuro non mi cercherebbe nel momento stesso in cui arrivo, e se non fosse per me la mamma non potrebbe lavorare perché non avrebbe nessuno a cui lasciarlo. Questo ragionamento è più che giusto e le ho detto che avevo bisogno che qualcuno me lo dicesse chiaro e tondo (obv non avevo espresso a nessuno questi miei dubbi) e lei mi ha detto che è un bene che io abbia tirato fuori questo argomento perché sto iniziando a rendermi conto di quando la mia ansia è patologica e che quindi è "senza motivo" : in momenti di stress mi è impossibile non provare ansia, anche a causa della mia spiccata sensibilità ed empatia, ma in altri momenti no e rendermi conto di questo è il primo passo per riuscire a tenerla sotto controllo.
La seduta finisce senza che io abbia versato nemmeno una lacrima, impossibile fino a qualche mese fa; decidiamo che ci rivedremo il 1º luglio alle ore 16.30. Usciamo entrambe e la vedo dal vivo solo un secondo perché la stanno chiamando per la prossima seduta online.
Ha detto che il plexiglas lo dovrà tenere almeno fino a gennaio; ripenso all'ultima seduta pre covid e sono felice che mi abbia voluto abbracciare forte forte quella volta.
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darthreset-blog · 5 years
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Sanremo 2019, serate 2-3
Sarà un post breve, parlerò di come le mie impressioni su alcune delle canzoni siano cambiate dopo la seconda esibizione di tutti gli artisti.
Federica Carta e Shade: rivalutata in positivo, se non altro per ovviare ad una mia incongruenza, cioè aver premiato altri artisti per la radiofonicità delle loro canzoni e aver criticato questa coppia per la stessa ragione. La loro canzone è simpaticamente orecchiabile e su internet è fra le più ascoltate.
Einar: dopo il secondo giro mi sento di dire che la sua è una delle canzoni peggiori.
Boomdabash: rivalutati in positivo, hanno creato una canzone dai suoni caldi ed estivi. Presentarla fuori stagione un po’ li penalizza, ma ascoltarla d’estate non sarebbe una tortura come lo sono stati altri tormentoni gli anni passati.
Nino D’Angelo e Livio Cori: rivalutati in negativo, pezzo lento, difficile da capire e poco adatto all’anno 2019.
Patty Pravo con Briga: tra i peggiori.
Il Volo: rivalutati in positivo, anche se, come già detto, non escono dal loro schemino classico. Ma se ci sono le voci (buone) e c’è la musica (buona) non posso dire che sia un brutto brano.
Paola Turci: giudizio ancora sospeso perché ha cantato meglio della prima sera, ma comunque non bene. Continuo ad avere fiducia nelle potenzialità del brano ma se alla prossima non mi convince allora dovrò dire che è una brutta canzone.
Motta: rivalutato in positivo, il suo brano è piuttosto interessante sotto diversi punti di vista, anche se il testo mi sfugge ancora un po’. Non so cosa avevo in mente per giudicarlo male come avevo fatto la prima volta.
The Zen Circus: il mio giudizio verso di loro era sicuramente positivo, ma avevo bisogno di riascoltarli per farmi un’idea precisa ed ora me la sono fatta: la loro canzone mi piace.
Achille Lauro: rivalutato in positivo, brano energico e accattivante.
Arisa: rivalutata in positivo, bastava abituarsi alla struttura del suo pezzo.
Loredana Bertè: rivalutata in positivo, canzone bella tosta per i canoni sanremesi e la solita personalità grintosa sul palco.
Daniele Silvestri: lo confermo, la canzone migliore l’hanno portata lui e Rancore.
Ultimo: rivalutato in positivo, ha una canzone che funziona anche se non priva di punti deboli. In ogni caso sarà tra i brani più di successo del Festival.
Tutti gli altri: valgono le considerazioni fatte nel post precedente.
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giancarlonicoli · 4 years
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15 mag 2020 16:56
LA SCOMODA VERITÀ DEL CASO PALAMARA: I MAGISTRATI SONO TRAFFICHINI COME E PIU' DEI POLITICI, CON LA DIFFERENZA CHE NESSUNO (A PARTE IN QUESTO RARISSIMO CASO) INDAGA SULLE LORO NOMINE, FAVORI, RAPPORTI - NEI FASCICOLI LE CHAT TRA PALAMARA E DAVID ERMINI, VICEPRESIDENTE (E DUNQUE DI FATTO CAPO) DEL CSM: L'EX DEPUTATO PD DEVE AL PM LA SUA ELEZIONE, E LASCIA CHE GLI SCRIVA I DISCORSI. INSIEME, DECIDONO STRATEGIE, PROMOZIONI E ALLEANZE
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Giacomo Amadori per “la Verità”
L' articolo della Verità sulle chat di Luca Palamara ieri ha fatto il giro degli uffici giudiziari, del Csm e delle mailing list delle toghe. In molti sono rimasti colpiti dai discutibili messaggi del consigliere del Csm Marco Mancinetti, sino all' anno scorso in strettissimi rapporti con lo stesso Palamara, oltre che suo compagno di corrente in Unicost. Ma nelle chat depositate presso il tribunale di Perugia spunta anche il nome di David Ermini, attuale vicepresidente del Csm, al cui vertice c' è il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dai messaggi emergono i vecchi rapporti con il pm sotto inchiesta, con Cosimo Ferri e Luca Lotti, lo stesso gruppo che ha sostenuto nel maggio 2019 la candidatura a procuratore di Roma di Marcello Viola, rovinando la carriera di diversi consiglieri del Csm presenti alle riunioni.
I contatti tra Ermini e Palamara iniziano nel luglio 2018.
Si erano appena svolte le elezioni per la nomina dei consiglieri del parlamentino dei giudici ed erano iniziate le grandi manovre per nominare il vicepresidente. Palamara era consigliere uscente. «Ciao Luca. Io sono a Roma. Penso di rimanere fino a giovedì o venerdì mattina» scrive Ermini, in quel momento candidato per la prestigiosa poltrona del Giglio magico. Palamara gli dà appuntamento all' hotel Montemartini. «Quando vuoi puoi chiamare Luigi Spina (pm indagato con Palamara a Perugia, ndr) che aspetta tua chiamata», gli fa sapere.
Il 19 settembre 2018 il consigliere uscente in quota Maria Elena Boschi, Giuseppe Fanfani, manda questo messaggio a Palamara: «Confermo martedì ore 21 a casa mia cena riservata io, te, Cosimo e David». Alla serata, a quanto risulta alla Verità, si unirà Lotti. Palamara il 24 settembre fa sapere al futuro vicepresidente che «tutto procede bene» per la sua elezione a vice del Csm. «Grazie», è la risposta. Il giorno della vittoria Palamara festeggia Ermini: «Godo! Insieme a te!». Il neoeletto richiama, ma la telefonata va persa.
Lo stesso giorno Il Fatto Quotidiano ha dato la notizia dell' informativa a carico di Palamara inviata dalla Procura di Roma a Perugia. Ma questo non è sufficiente a raffreddare i rapporti tra il grande elettore e il beneficiato. Il 2 ottobre Palamara propone: «Caro Davide se riesci e non sei stanco ci beviamo una cosa da me dalle 23.30 con Cosimo e Luca (probabilmente sempre Lotti, ndr)». Ermini non può, ma il 3 ottobre, verosimilmente con la stessa compagnia di giro, accetta di prendere un caffè al Montemartini.
Il 12 riscrive Palamara: «Caro David puoi bloccare se non hai altri impegni 22 o 24 ottobre sera? Volevo organizzare cena ristretta con Cafiero de Raho (Federico, procuratore nazionale antimafia, ndr). Un abbraccio e quando vuoi caffè».
Ermini: «Ok. Per ora sono libero tutte e due le date. Fammi sapere». Palamara: «Blocchiamo 22 ottobre». Ermini: «Ok fatto». Al messaggio seguono due pollicioni gialli. Il 17 ottobre il pm torna alla carica: «Caro David ci possiamo sentire un istante appena puoi?». Ermini: «Ti chiamo dopo plenum della mattina». Tra le prime uscite pubbliche del vicepresidente ci sono quella per il seminario della corrente di Magistratura indipendente e quella per il congresso dell' Unione delle camere penali a Sorrento. Entrambi gli appuntamenti si sono tenuti il 19 ottobre 2018. Due giorni prima Palamara scrive: «Per domani entro le 13 ti mando traccia intervento». Il 18 ottobre forse la bozza non è arrivata, perché Ermini sollecita: «Mi mandi un paio di punti per la traccia dell' intervento di domani?».
Passano pochi minuti e il pm replica: «Mi hanno assicurato entro mezz' ora arriva tutto [] Inviata».Qualche giorno dopo Palamara informa il nuovo amico: «Confermato domani sera ore 21 ristorante mamma Angelina». Il 26 ottobre il magistrato si complimenta: «Grande David, ottima intervista: precisa, chiara, puntuale. Ci vediamo a pranzo martedì con Riccardo (probabilmente Fuzio, ex procuratore generale della Cassazione indagato con Palamara a Perugia, ndr)». Ermini: «Ok! Grazie mille».
Il 13 novembre Palamara informa l' interlocutore: «Sono dentro». Il 19 fissano un altro appuntamento. Palamara: «Ciao David ci vediamo dopo Mattarella?». Ermini: «Allora ci vediamo dopo le 12.15. Per me ok». Il 20 novembre commentano un' intervista televisiva di Pier Camillo Davigo: «Anche stasera Davigo debole», è il giudizio di Palamara. «Va troppo spesso in tv... secondo me così si inflaziona [] alla fine non fa più notizia», chiosa Ermini. Il 20 dicembre i due fissano per un caffè al Montemartini, ma poi con un lungo messaggio di giustificazione Ermini annulla l' appuntamento.
Palamara il 14 gennaio propone un' altra cena con Cafiero de Raho e Riccardo. Ermini: «Il 21 non ci sono. Il 22 va bene». Il 20 gennaio Palamara si complimenta («Bravissimo»), Ermini ringrazia. Il 21 gennaio: «Confermato domani sera ore 21 a casa mia [] ci saranno Cafiero, Riccardo e Cosimo». Ermini: «Ok». Il 25 gennaio nuovi complimenti del pm sotto inchiesta a Ermini: «Hai fatto grande intervento... ottimo anche passaggio su Csm e giudice Anm. Un abbraccio». Ermini è soddisfatto: «Grazie Luca!».
A febbraio Palamara vuole coinvolgere il vicepresidente in un torneo di calcio in Calabria. Ermini prova a obiettare che lo stesso giorno «c' è un mega convegno a Milano». Ma a togliere le castagne dal fuoco ci pensa lo stesso Palamara spiegandogli che ha rinviato «l' evento culturale e sportivo» a dopo la chiusura delle scuole: «Quindi puoi cancellare impegno del 12 aprile e andare tranquillamente a Milano», gli concede Palamara. «Ok grazie», ribatte grato Ermini. Il 22 febbraio 2019 Il Fatto pubblica un articolo intitolato: «Ermini e i pasdaran pd, la rimpatriata a pranzo». Palamara: «Ho letto ora quello schifo». Ermini: «Grazie». Gli ultimi messaggi vengono scambiati alla vigilia dell' esplosione dello scandalo.
Palamara: «Caro David siamo in ripartenza da Pristina ci vediamo presto a Roma. Buona permanenza (in Kosovo, ndr) un abbraccio». Ermini: «Grazie. Buon Viaggio! Ho visto la foto della squadra!».
Dalle carte spuntano anche le presunte invasioni di campo di Stefano Erbani, consigliere giuridico di Mattarella, ex magistrato segretario del Csm ed esponente di spicco di Magistratura democratica. A parlarne sono Palamara e Valerio Fracassi, capogruppo al Csm del cartello di Area, quello dei giudici di sinistra. Il 27 marzo 2018 Fracassi chiede a Palamara di spingere su Fuzio per rinviare la nomina del vicesegretario del Csm. Dice testualmente: «Erbani non può imperversare così». In un altro messaggio si lamenta: «Decide tutto Erbani». Il 10 aprile aggiunge: «Erbani sta contattando anche Fuzio. Credo che ora esageri e merita una risposta».
Il 12 aprile commenta: «Siamo alla volata finale. Erbani sostiene di aver parlato con ciascuno di voi e di avere ottenuto assenso». A voler credere a queste chat Erbani si comporta come se fosse un consigliere del Csm o un capo corrente.
Fracassi continua: «L' uomo è pericoloso! Fidati!». E fa un invito a Palamara: «Usa la stessa determinazione che hai adoperato quando hai fatto vincere Fuzio contro le indicazioni di Giovanni Legnini (all' epoca vicepresidente del Csm, ndr)».
Dalle chat si evince che un altro tema di discussione è la riorganizzazione della sezione disciplinare. Fracassi: «Chi sai tu (forse un altro consigliere di Area, ndr) si è sentito più forte e ha pensato che ormai se rovescia il tavolo può farlo senza conseguenze perché io sono più debole. Per il disciplinare qualcuno è andato anche da Erbani che ne ha parlato a chi puoi immaginare. Tutto si collega a una delegittimazione complessiva e alla solita doppiezza di chi occupa i posti, ma poi fa il moralista sugli altri».
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genevieveamelie · 5 years
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𝐑𝐨𝐥𝐞 - 𝐍𝐞𝐥𝐥𝐲 𝐚𝐧𝐝 𝐆𝐞𝐧𝐞𝐯𝐢𝐞𝐯𝐞 𝟎𝟓.𝟎𝟗.𝟐𝟎𝟏𝟗
#𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞𝐑𝐏𝐆 #𝐑𝐨𝐥𝐞𝐩𝐥𝐚𝐲𝐦𝐞𝐦𝐞
💄 —  ‘‘  𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑑𝑎̀ 𝑎𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑢𝑛 𝑜𝑔𝑔𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑖𝑙 𝑚𝑎𝑘𝑒 𝑢𝑝.  ‚‚
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*Non c'erano periodi dell'anno che disprezzassi completamente e riuscivo quasi sempre a trovare qualcosa che mi piacesse di ogni mese o stagione, proprio come faceva anche con le persone. Settembre era comunque il mese in cui più facilmente mi abbattevo, mi lasciato alle spalle tantissimi bei momenti, fatti di sole e vita ed entravo in un modo più buio, cupo, che molto meno rispecchiava il mio carattere, e che soprattutto portava con se l'inizio della scuola. Certo, anche l'autunno aveva comunque qualcosa di positivo, come le foglie multicolori e una strana calma indubbiamente rilassante, ma comunque nulla che riuscissi ad apprezzare più della vivacità di primavera ed estate, quando il mondo si svegliava a nuova vita. Ero quindi contenta di poter passare il tempo le mie sorelle e le mie amiche. Ero riuscita a vedere Genevieve quel pomeriggio, che in quel momento mi stava passando un bel blush color pesca.*
« Sai cosa vorrei? Vorrei sapermi truccare come te! Tutte le volte che provo a mettermi qualcosa in faccia finisco sempre per sembrare un panda o... Arlecchino! »
*Mormorai, guardando e rigirandomi il blush tra le mani.*
Genevieve Amélie S. Hale
Al termine di ogni estate sembrava che ogni cosa fosse giunta al termine e quel senso di apparente tristezza coinvolgeva l'animo di Genevieve più di quanto non volesse ammettere a se stessa. Sbocciata all'inizio di una calda estate di ventidue anni fa, la fata non aveva mai fatto mistero di quanto amasse quel particolare periodo dell'anno, quanto adorasse i colori che viravano verso le tonalità più vivaci e sì, anche il suo umore subiva quella trasformazione. Così, come d'estate si sentiva rinascere, non appena questa finiva, l'animo della fata necessitava di un qualche supporto, come una buona giornata di shopping. Quel giovedì mattina, infatti, non ci aveva pensato due volte ad accettare l'invito di Nelly. Osservò l'espressione scettica dell'amica quando la Hale le porse quel blush che sarebbe stato a meraviglia sulle gote della fata, eppure non sembrava troppo convinta. Scosse distrattamente il capo mentre posò l'ennesimo mascara che aveva attirato la sua attenzione. « Imparare non è così difficile... E poi siamo fate, dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, e come lo è per me, non vedo perché non dovrebbe esserlo per te! Non dirmi che da piccola non sperimentavi alcunché... » Disse la fata con un tono di voce sorpreso. Per la Hale, infatti, era più che normale truccarsi, prendersi cura di sé, a partire dalla sua pelle e del make up, erano quelle piccole abitudini che erano sfociate in una vera e propria passione.
Nelly Blossom
« Non è che io non abbia mai sperimentato, solo che... Da piccola vedevo sempre Leah e Belle, loro sono bellissime ed io - ecco, anche con il trucco non credo proprio di riuscire ad essere carina come loro. Quindi ho semplicemente fatto altro, come accudire i gattini randagi che trovavo in giro o gli uccellini caduti dagli alberi. » *Non ero pentita di quello che avevo fatto fino a quel momento, solo avrei voluto saper usare tutti gli accessori che Genevieve sapeva usare alla perfezione. Curavo i miei capelli e la mia pelle con tanti prodotti naturali, ma in un certo senso non avevo mai trovato il coraggio per truccarmi ed osare un po' di più. Mi piaceva essere acqua e sapone, ma allo stesso tempo avrei voluto sapere come sarei stata con un filo di trucco in più.* « Secondo te qual è la cosa più facile per iniziare? » *Domandai, prendendo in mano e guardando il mascara che Genevieve aveva appena rimesso al suo posto.* « Ho qualcosa a casa, credo di avere uno di questi e forse anche uno o due ombretti.. ma appunto quando ho provato a metterli poi li ho tolti subito, non mi sentivo a mio agio e non so se è perché erano messi male, come credo, o perché non sono abituata a vedermi in un certo modo.. o anche perché mi imbarazzavo.. Non lo so. » *Alzai le spalle, pensierosa, prima di osservare la mia amica. Non avevo paura di parlarle in quel modo. Mi fidavo ciecamente di lei e sapevo che mi avrebbe dato solamente degli utili consigli.*
Genevieve Amélie S. Hale
Genevieve avrebbe dovuto essere decisamente sorpresa dal fatto che Nelly non avesse seguito le stesse orme di Leah e Belle, eppure non lo era affatto. Fin da subito, Nelly aveva dimostrato un carattere differente rispetto alle altre sorelle, ma soprattutto era sempre stata una bellezza acqua e sapone. La Hale, di contro, aveva sviluppato una vera e propria passione per le make, ricordava infatti come era poco più che un'adolescente e spendeva parte della sua paghetta per comprare i suoi primi trucchi personali, ma ora quella passione era diventata parte della sua routine quotidiana. « Hai semplicemente fatto altre esperienze, Nelly... Non per questo ti devi buttare giù. Sei una bellissima ragazza, e ripeto, non hai nulla di cui invidiare a Belle e Leah. Siete tutte meravigliose! » Disse la fata con un tono estremamente convinto e allungando una mano per dare conforto alla sorella. Non voleva in alcun modo che Nelly si sentisse inferiore alle altre Blossom, e se c'era un qualche modo per poterle infondere maggior fiducia, perché non farlo? La Hale si ritrovò così ad alzare un angolo delle labbra in un sorriso comprensivo mentre, dopo aver staccato la presa con la sua mano, prese un paio di prodotti che senz'altro avrebbero fatto al caso della sorella. « Piccoli passi... Non è necessario partire con cose elaborate, soprattutto perché quando non siamo abituate a vederci, sembriamo di essere diventate dei clown. Quindi, un passo per volta. Cosa ti piacerebbe di più? Un incarnato uniforme o gli occhi? »
Nelly Blossom
*Sorrisi delle sue parole, le condividevo anche, ero convinta del fatto che ogni persona fosse bella a suo modo, che le diversità fossero una fonte di ricchezza e che se fossimo stati tutti omologati il mondo sarebbe stato profondamente noioso, eppure a volte continuavo a sentirmi troppo piccola e troppo semplice per quel mondo che correva sempre veloce.* « Grazie Gen. » *Risposi con un sorriso estremamente sincero. Non era troppo difficile risollevarmi il morale, avevo i miei momenti di sconforto ma solitamente non lasciavo che prendessero il possesso di me, cercavo piuttosto di domarli e lavorare su me stessa, cercando di migliorare, di essere chi volevo essere. Non volevo truccarmi tantissimo o in modo pesante, però era un mio desidero imparare qualcosa in più di quel mondo. Ascoltai quindi le sue parole e annuii, piccoli passi, cose non troppo elaborate... Mi piaceva quello che stava dicendo la mia amica e nel frattempo iniziai a pensare a cosa rispondere alle sue domande.* « Uhm... Non saprei. Forse gli occhi! Anche se non ne ho proprio idea... Mi piacerebbe un sacco imparare ad usare il... blush? Si chiama così? O forse era fard... Comunque quello che si mette sulle guance! E gli occhi sì, mi piacerebbe, ma credo sia la cosa più difficile di tutte, no? » *Domandai curiosa e pronta ad ascoltare ogni sua parole per raccoglierne ogni insegnamento.*
Genevieve Amélie S. Hale
Il tono di voce della sorella sembrò rimbombare nella Hale che ora mostrava un sorriso assolutamente comprensivo. Si ricordava com'era essere un'adolescente, dove spesso gli ormoni turbavano il suo stato d'animo, ma soprattutto dove la voglia di crescere era sempre lì a bussare alla sua porta. Scosse così il capo nascondendo un sorriso mentre lasciò scorrere lo sguardo su altri prodotti di make up che avrebbero potuto fare al caso loro. « Tesoro, non hai nessun motivo per ringraziarmi... Siamo sorelle, e ti ho sempre considerato la mia sorellina minore. » Ridacchiò poi Genevieve nell'udire le sue successive parole. Afferrò quello che poteva essere una giusta tonalità di blush e avvicinò il cosmetico vicino alle gote di Nelly. « Ti svelo un segreto... Blush e fard sono la stessa cosa, ma soprattutto sai un'altra cosa? Con un unico prodotto puoi dare un poco di colorito alle guance ma anche riprendere la stessa tonalità sulle palpebre. Gli occhi è vero sono magari più laboriosi, ma non li definirei davvero difficili... »
Nelly Blossom
*Quel grazie era uscito spontaneo dalle mie labbra, era normale per me ringraziare gli altre. Mi piaceva quando gli altri ringraziavano, era come sottolineare il fatto che avessi fatto del buono a qualcuno. Certo, anche io pensavo che non fosse sempre completamente necessario, però semplicemente mi faceva piacere.* « Io ci tengo a ringraziarti comunque! Anche se sono solamente delle parole! » *Annunciai, mentre con gli occhi seguivo il blush che Gen aveva avvicinato alle mie gote.* « La stessa cosa? Ecco perché non capivo la differenza! » *Accennai una risata, memorizzando al contempo quell'informazione: grazie a lei avevo già imparato una cosa nuova.* « Un unico prodotto su guance e palpebre... memorizzato! Così sembra quasi facile... Immagino sia poi anche una questione di pratica. Devo imparare a non abbattermi subito al primo tentativo come una bambina piccola. » *Quando era necessario sapevo essere autocritica, non ero mai stata una testarda, accettavo sempre ben volentieri i consigli degli altri. A volte forse li seguivo anche fin troppo.*
Genevieve Amélie S. Hale
Genevieve non aveva mai brillato per i suoi rapporti interpersonali, soprattutto quando si trattava di qualche amicizia, ma le sorelle Blossom avevano un posto speciale nel suo cuore. Certo, il suo background emotivo non era dei più semplici, e non era nemmeno semplice per lei essere una fata, ma sapeva voler bene. La Hale s'avvicinò così alla figura di Nelly per darle un rapido abbraccio prima di mostrarsi radiosa e ritornare così a parlare di trucchi e make up. Annuì con un semplice cenno del capo osservando come quel colore fosse davvero perfetto per la sua tonalità di pelle. « Confermo e sottoscrivo, ti sta davvero un incanto. Dai, ora andiamo che abbiamo ancora un po' di tempo e voglio svelarti qualche segreto. » Sapeva quanto Nelly potesse essere autocritica, ma se c'era una possibilità a darle un po' più di fiducia perché non farlo? Avviandosi così verso la cassa del negozio, entrambe le fate continuarono a scambiarsi consigli ed opinioni su quel lato femminile che per Genevieve sembrava essere una seconda pelle.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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uomoallacoque · 5 years
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Un tuffo nel passato, in un oasi protetta del WWF, immersi nella natura e nella bellezza incontaminata del parco di Montevecchia, questa è la sensazione che si prova all’Oasi di Galbusera Bianca.
Un vecchio borgo del 1300 completamente restaurato e rinnovato, con un occhio attento alla bioarchitettura e al consumo di energie rinnovabili. muri portanti con mattoni bio, intonaci in calce idraulica naturale, solai in legno, tetto ventilato, massimo risparmio energetico con isolamento, (confermo che nella mia stanza il pavimento era veramente fresco!!!) alimentato da 21 pozzi di geotermia verticale profondi 150 metri ognuno, con pompe di calore e predisposizione per pannelli fotovoltaici. Tutti questi dati “statistici” e architettonici servono a far capire il contesto, la forte attenzione verso la salvaguardia del pianeta e ad un consumo generale sostenibile.
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Fiore all’occhiello dell’agriturismo sono le 10 stanze a tema, poetiche e colorate, originali e affascinanti. La mia stanza, quella del falegname, è cosparsa di dettagli magnifici, una stanza dove il legno è il grande protagonista: travi al soffitto (originarie del vecchio tetto della cascina) e ai muri, letti (1 matrimoniale e due singoli), comodini e sedie; Quadri di legno alle pareti, una vasca vintage nella stanza e oggetti da falegname e carpentiere appunto alle pareti. Il bagno con doccia è comodo e spazioso, lavandino e bidet anch’essi di grande stile medievale e dal fascino unico.
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Una location che si presta per celebrazioni e ricevimenti di ogni tipo, accomunati da un gusto per la semplicità e la natura. L’osteria Bio con 120 posti all’interno e 40 nella bella corte all’aperto. Le sale interne sono tutte diverse e adatte per ogni esigenza: la sala rossa, ampia ed accogliente con travi a vista, lampadari in cristallo ed un romantico camino a vista, la sala verde e arancio, suggestiva e spaziosa dai colori freschi e vivaci, pensata come una vera e propria serra con secchi ed annaffiatoi appesi alle travi a vista, la sala del camino, un morbido spazio per il ristoro del corpo e della mente e ancora uno spazio bimbi, un negozio dove acquistare i prodotti dell’agriturismo (conserve e marmellate).
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La cena proposta all’Osteria Bio verte su una cucina semplice e naturale, ovviamente la produzione è a km zero con prodotti biologici, piatti vegetariani e vegani o proposte di carne provenienti da allevamenti attenti anche al benessere animale.
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Il menù provato prevede come antipasto un’insalata molto gustosa e saporita con mele, formaggio, fichi e cialde di riso, perfetto il condimento che aggiunge morbidezza ed eleganza al sapore generale.
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Come primo piatto risotto mele e taleggio, leggermente oltre la cottura del riso ma un piatto piacevolissimo da mangiare e molto soddisfacente. A seguire filetto di vitello con salsa alle susine servito con patate arrosto e  guancia di vitello, melanzane e insalata: ottimo piatto quest’ultimo, di grande gusto la carne e le melanzane sono eccezionalmente buone, il miglior piatto della serata.
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Molto goloso, dolce e buonissimo il dessert: cremoso al cioccolato
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La colazione riprende la filosofia dell’agriturismo: semplicità e tradizione, buffet di buone dimensioni con prodotti quali marmellate e miele di produzione propria, una buona e fornita sezione gluten free oltre a nettari di frutta artigianali (mela, prugne, uva) e un buonissimo pane nero fatto in casa.
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All’Oasi Galbusera Bianca troviamo anche una zona benessere, che seppur senza spa o piscina offre trattamenti per corpo e anima originali e di grande professionalità; da citare i massaggi shiatsu, ayurveda riequlibrante e trattamenti Reiki.
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Oasi Galbusera Bianca è un luogo consigliato per un evasione dalle città e dal frastuono per riscoprire il gusto della semplicità e della natura, per riscoprire la genuinità dei sapori (e dei paesaggi), per ammirare un vecchio borgo magistralmente recuperato e per rimettersi in sesto con corpo e anima anche grazie ad un eccellente (e silenziosissimo) riposo notturno.
INFO UTILI:
Oasi di Galbusera Bianca 
Via Galbusera Bianca, 2
23888 La Valletta Brianza (LC)
Telefono: 039 531 1467
https://www.oasigalbuserabianca.it/
Oasi di Galbusera Bianca (La Valletta Brianza – LC) Un tuffo nel passato, in un oasi protetta del WWF, immersi nella natura e nella bellezza incontaminata del parco di Montevecchia, questa è la sensazione che si prova all’Oasi di Galbusera Bianca.
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Fra vele color amaranto, la globalizzazione ha raggiunto anche l’Ariacorte
di Rocco Boccadamo
Durante i decorsi quattro lustri di più o meno assidua ma comunque indicativa amicizia con la penna, una cesta di mie narrazioni (si, proprio una cesta) hanno avuto per ambientazione Marittima, il minuscolo borgo del Sud Salento in cui sono venuto al mondo nell’ormai remoto 1941.
La località in discorso è situata in corrispondenza del quarantesimo parallelo e a ridosso del tratto di costa a scogliera, esattamente nel punto di congiunzione fra il mare Adriatico e il mare Ionio.
Invero, attualmente, con detto paesello, e specialmente con i residenti, non intrattengo più i rapporti di intimità e consuetudine viscerale a tutto campo, che hanno, invece, caratterizzato le stagioni della mia fanciullezza, adolescenza e prima giovinezza.
Ciò, giacché, al completamento degli studi superiori, men che ventenne, sono partito per intraprendere l’attività lavorativa, rimanendo a vivere altrove, in pianta stabile, per circa otto lustri, salvo ritorni al paesello in estate o in occasione di qualche festa o ricorrenza.
Inoltre, a motivo che, dei miei coetanei e famigliari, ne residuano ormai pochissimi e, infine, i tempi e il modo di vivere in generale sono mutati radicalmente, pure all’interno della piccola comunità natia.
Tuttavia, accanto agli affetti più cari concernenti le persone, anche se mancate, che hanno conferito un segno e un senso alla mia esistenza, e la cui presenza ideale dentro di me non si cancellerà né affievolirà giammai, di Marittima – lo constato e lo confermo con piacere e gioia, anzi ne sono felice e orgoglioso – rimangono, tutt’ora, due precisi e definiti posti o luoghi che mi hanno incessantemente accompagnato nella mente e nel cuore, seguitando a esercitare anche adesso tale azione, con un carico di fortissimi e vividi ricordi.
Si tratta dell’Ariacorte, ossia a dire del rione o isola del centro abitato nei cui confini sono venuto al mondo, e dell’Acquaviva, l’insenatura di sogno che è il mare per eccellenza dei marittimesi sin da tempi remoti e, da alcuni decenni, è altresì il sito per i bagni prescelto e frequentato da considerevoli schiere di visitatori, turisti e villeggianti, provenienti da ogni regione d’Italia, da vari paesi d’Europa e pure dall’America.
Ebbene, l’Ariacorte e l’Acquaviva sono stati da me eletti a “luoghi dell’anima”, li “sento” con emozione anche quando mi trovo a distanza, con trasporto intenso, anzi con sentimenti di autentico amore.
Di riflesso, detti posti/habitat, durante tutto questo ventennio iniziale del terzo millennio, mi hanno dato lo spunto naturale per la stesura di narrazioni, abbraccianti vicende lontane e, specialmente, rievocanti volti, persone, famiglie, abitudini, costumi che li animavano allorquando io abitavo lì, nella casa dei miei genitori e in seno alla numerosa famiglia da loro formata.
Inserendo, sovente, negli scritti, puntuali e distintivi rimandi e confronti rispetto all’Ariacorte e all’Acquaviva quali appaiono e si presentano adesso.
  °   °   °
Sul piano toponomastico, l’incipit dell’isola Ariacorte – in questo caso, isola, più realisticamente, a guisa di isolato – avviene accostando lievemente a destra nel primo tratto di via Convento, là dove viene così a formarsi un esiguo slargo, all’altezza della casa una volta abitata dal nucleo famigliare di Trifone Mariano e, quindi, si sostanzia percorrendo, su un approssimativo quadrilatero, le brevi vie Francesco Nullo, Leopardi, Piave, Pier Capponi e Isonzo.
Tutta qui, l’Ariacorte, una minuta bomboniera, eppure, un tempo, nido per circa cento persone, mentre, attualmente, i residenti stabili sono poco più di una decina, cui vanno aggiunti altrettanti abitanti “estivi”.
°   °   °
Qualche giorno fa, a metà mattinata, mi vado dirigendo verso la mia villetta del mare posta sul proseguimento di via Francesco Nullo, che, con la recente intitolazione di via Agostino Nuzzo, conduce dall’Ariacorte all’insenatura Acquaviva, quando, all’ improvviso, sono colto da un impatto visivo che mi colpisce particolarmente, mi coinvolge e interessa.
Al punto, da indurmi ad arrestare l’andatura del mio scooter e ad accostarmi alla scena.
Da premettere che, giusto sullo slargo sopracitato fra via Convento e via Francesco Nullo, esisteva nei tempi andati, e si affaccia pure adesso, sottoposta a lavori di ristrutturazione e rammodernamento per essere adibita a struttura ricettiva b & b, una modesta abitazione, già conosciuta come “casa della Saveria”, dal nome di battesimo della padrona di casa di un tempo.
Una cantina a piano seminterrato, in cui si scende attraverso una serie di scalini, e due/tre vani di casa vera e propria a livello rialzato, dove si accede grazie ad altrettanti scalini a salire, questi ultimi da poco impreziositi con ringhiere corrimano laterali.
Su quei gradini all’aria aperta, scorgo seduti due giovani, una coppia, chiaramente lì ospiti per vacanza, e, senza pensarci su, mi avvicino loro, presentandomi come un “curioso” e chiedendo da dove provengano.
Un istante, e mi accorgo che i due non parlano italiano; al che, tiro fuori la mia precaria e approssimativa conoscenza dell’inglese e apprendo che sono americani di San Francisco, California, USA, che sono arrivati in aereo a Roma e quindi a Brindisi e, da quest’ultima località, con un’autovettura presa a noleggio, hanno infine raggiunto Marittima, per due settimane di vacanza.
Nell’intento di apportare maggior senso e motivo alla mia invadenza, confido alla coppia che quegli scalini, sono a me conosciuti in maniera particolare, a prescindere dalla circostanza di essere nato e aver vissuto fino a diciannove anni d’età a pochi metri di distanza, per una ragione ben precisa.
Nel novero delle famiglie dell’Ariacorte della mia fanciullezza, rientrava anche quella di Fortunato Nuzzo, sposato con Giulia Contino, originaria di Vaste di Poggiardo, e comprendente, accanto ai genitori, la figlia Teresa, mia coetanea.
Con la signora Giulia, nonostante il nome di battesimo del marito, la natura, purtroppo, era stata tutt’altro che generosa, a voler dire che la donna, sebbene ancora giovane, soffriva di gravi disturbi respiratori, da arrivare, talora, a sentirsi quasi soffocare.
I giovani stranieri, malgrado il mio inglese arrangiato, seguono molto attentamente il racconto, accennando, a comprova, la parola “asma”.
Proseguendo e concludendo la storia, riferisco che Giulia, nei momenti di crisi più acuta, si spostava da casa sua a quei gradini nello slargo, vi si sedeva e si tratteneva, dicendo che almeno lì c’era più aria e aveva agio di respirare meglio.
Congratulazioni, da parte degli ascoltatori, per la mia acuta e fresca memoria.
Un approccio di relazione/contatto con ignoti, così occasionale ed estemporaneo, doveva, stranamente se non eccezionalmente, avere un imprevedibile seguito.
Nel pomeriggio, mentre mi predispongo, nel cortile della mia casa di vacanza, ad annaffiare le aiuole e le piante, transitano su via Agostino Nuzzo, verosimilmente diretti all’Acquaviva, i due ragazzi di prima e rallentando, forse per ammirare la mia villetta e la pineta adiacente, mi vedono e riconoscono immediatamente.
D’istinto, dischiudo il cancello, invitandoli a entrare e, in tal modo, prosegue, per un bel pezzo, il nostro colloquio. Chiedono quale sia il mio nome, pronunciando, quindi, Rocco senza difficoltà e, di rimando, mi è dato di conoscere i loro appellativi, Sam e Samantha (il femminile, si precisa, con la h, pronunciato “sementa”).
I due mi confidano, poi, di aver già sperimentato alcune bellezze naturali della zona, soprattutto l’incantevole mare di Marittima e dintorni e di essere intenzionati, nella restante parte della loro vacanza, a visitare anche l’interno del Salento, a cominciare dalla città capoluogo, Lecce.
Da ultimo, io credo opportuno di invitarli a parlar bene di questa terra ai loro conoscenti, parenti e amici, venendo a sapere, con gioia, che in realtà, almeno a San Francesco, il Salento è già abbastanza noto e c’è gente che lo sceglie per le vacanze al mare.
Scambi di saluti sorridenti chiudono e suggellano il cordiale e prospero incontro.
°   °   °
Recandomi ad Andrano per acquistare il pane, noto, seduta sull’uscio di casa, una donna di terza età, intenta a lavorare al ricamo su un panno di stoffa bianca. Anche in questo caso si verifica l’arresto del mio ciclomotore “Scarabeo”, dopo di che parte diretta la domanda alla signora: “A che punto sta ricamando?”.  La risposta: “Signuria (lei) non puoi sapere il nome, si tratta di cose antiche”.
E io, a replicare: “No, signora, da ragazzino, sono stato spettatore di lunghe stagioni di ricamo per mano delle mie zie e, lei si meraviglierà, serbo addirittura reminiscenza dei nomi di più di un punto: a giorno, Rodi, raso, ombra, erba, Palestina. Lei, adesso, quale sta usando, me lo dice?”.
Con un sorriso, la donna mi informa che sta eseguendo il punto a giorno, su un’asciugamani destinato a una nipotina (ne ha otto di nipoti, più due pronipoti).
°   °   °
Dopo aver atteso, per un pomeriggio, alla faticosa incombenza del taglio delle erbacce nella Marina ‘u tinente, mi avvio a risalire in macchina per rientrare a casa e, proprio in quel momento, vedo sopraggiungere lentamente, nella medesima direzione di marcia, una carrozzella sospinta da un motore a batteria.
Il mezzo è guidato da Toto Minonne, primo cugino di mia madre, giacché figlio di zio Michele, fratello di nonno Giacomo, e nello stesso tempo mio compare, avendo io tenuto a battesimo, una sessantina di anni fa, uno dei suoi due figli, Vittorio, il quale, attualmente, esercita la professione di medico a Marittima.
Ci scambiamo d‘istinto un saluto vocale a volo; però, non sentendomi appagato, mentre la carrozzella procede pian piano, la raggiungo, mi accosto, apro il finestrino e domando a Toto quanti anni abbia; un attimo di esitazione e il mio parente, nonché compare, pronuncia il numero novantatré.
Gli indirizzo un augurio di buona salute e accelero.
°   °   °
Mi sono appena concesso la prima veleggiata dell’estate 2019, notando, con soddisfazione, che la mia fedele barchetta “My three cats” continua a svolgere dignitosamente la sua parte, anche se mi è fedele compagna sin dall’anno 2000 e per di più, all’epoca, la comprai già usata.
Esperienza di mare breve ma gradevolissima, allietata da tenui refoli di tramontana che tonificano e vivificano il corpo e la mente.
Cosicché, penso e spero di poter effettuare numerose altre uscite, in compagnia, oltre che del mio amico Vitale, anche dei miei figli e nipotini.
Per mia buona sorte, si succedono i calendari, le stesse forze fisiche, ovviamente, ne risentono e però lo spirito si mantiene giovane.
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faxmacallister · 7 years
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KEN, IL BARBIE MASCHIO
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KEN, IN BARBIE MASCHIO
Mi chiamo Fax Jeremy Mac Allister. Abito in un castello ma non sono ricco, 
ho un cognome scozzese ma un aspetto mediterraneo.
I miei genitori hanno sempre pensato che fossi un bambino strano,
però i miei genitori sono le stesse persone che hanno scelto di registrarmi “Fax” all’anagrafe.
Sono cresciuto nel Colinshire dove abitano inglesi e italiani che si detestano, ma concordano su due questioni :
1 Chi gioca a calcio è un figo al Wembley Stadium come a San Siro. 
2 Un omosessuale è FROCIO a qualunque latitudine, lungo le sponde del Tamigi come sulle rive del Tevere.
Froci senza frontiere.
Siamo nel 1988, ho 6 anni, è un tardo pomeriggio d’Estate. Non piove.
Rara occasione per un barbecue nel giardino del castello.
L’ uomo italo inglese che attizza le braci sotto la griglia con il mantice, è Abel Mac Allister, mio padre. La donna italiana che apparecchia la tavola sulla piazzola di mattoni rossi, attenta che il bambino poco distante non calpesti le rose bianche, è Selva Maneri, mia madre. Il bambino che calcia il pallone in cuoio, minacciando l’integrità delle rose bianche, è John Marc Mac Allister, mio fratello grande. La bambina seduta su una sedia della tavola che mia madre apparecchia, punita per aver segato le tette della Barbie con un coltello da cucina, è Melissa Mac Allister, mia sorella piccola. Il bambino che rovista di nascosto nel bidone dei rifiuti, per recuperare le tette asportate alla Barbie da sua sorella, sono io, Fax Mac Allister.
Colui che invece sta sodomizzando il suo amico, proprio vicino alle rose bianche, sotto il naso della famiglia, è Oliver… il nostro gatto.
Sì, nel tardo pomeriggio di una rara, soleggiata giornata è chiaro che per la mia famiglia, come nel resto della Contea, due maschi NON devono cercare incastri fra i loro corpi. È sbagliato senza eccezione alcuna, gatto compreso.
L’amico che Oliver sta cavalcando è Whisky, il gatto degli Sloan.
Whisky inizialmente oppone resistenza, poi abbassando le orecchie e socchiudendo gli occhi, sembra non passarsela così male sotto Oliver.
Il gatto dei Mac Allister ha pubblicamente fatto coming out, mentre il suo amico si mostra orgoglioso della sua passività.
Selva Mac Allister, sopraffatta dalla foga con cui Oliver ci dà dentro, lancia un grido di soccorso verso suo marito Abel, il quale gettato il soffietto sul prato, impugnato l’attizzatoio, si dirige aggressivo verso i due amanti felini. La bambina in punizione salta divertita sulla sedia, il bambino con il pallone di cuoio smette di calciare, l’altro bambino, recuperata una sola delle tette in plastica urla –“ Non lo picchiare!”-
Tutti si voltano verso me per l’improvvisa comparsa. Imbarazzato nascondo nella tasca dei pantaloni uno dei piccoli seni di Barbie, e confermo con tono più moderato
–“Non fargli male.”-
Nel frattempo i due sodomiti si sono separati e fuggono.
Mio fratello, presa la mira, con un calcio al pallone colpisce Oliver.
Gli grido di smetterla.
La sua risposta–“E perché? Sei come loro?”-
Mio padre interviene infastidito brandendo l’attizzatoio verso John Mark
–“Non dirlo neanche per scherzo!”-
Poi raccoglie il mantice e aggiunse perplesso –“ Ci mancava il gatto finocchio…”-
Nel corso della cena, mia sorella vanifica il tentativo di censurare la questione
–“Quindi Oliver e Whisky sono fidanzati?”-
Mia madre- “Non dire stupidaggini, sono due maschi!”-
-“Neanche due femmine possono allora?”-
Mia madre –“Certo che no…Melissa le carote vicino alla tua carne non sono una scenografia, le devi mangiare.”-
-“Allora perché la mia Barbie non può diventare maschio?”-
Mio padre –“Ma cosa stai dicendo?”-
-“Ogni volta che faccio un matrimonio si sposano due femmine. Mi serve Ken, il Barbie maschio.”-
Mio padre –“Tu hai mutilato e rasato a zero la tua bambola per farla diventare un maschio?”-
Mia sorella, ovvia –“Certo! Voi dite che non si può se sono due femmine…”-
Mia madre, seccata –“Questo non ti autorizza a rovinare i tuoi giochi. Non hai rispetto per niente e hai preso di nascosto un coltello dalla cucina. Le tue bambole sono sequestrate per un mese.”-
Melissa, affatto turbata –“Delia Berry ne ha due di Barbie maschi e sua mamma le ha comprato anche i vestiti.”-
Mia madre spazientita –“Ti decidi a finire quelle carote?”-
Mio padre –“Non mi piace che Oliver faccia quelle schifezze davanti ai bambini. Dobbiamo tenere lontano il gatto degli Sloan.”-
Mia madre –“Spero che non abbiano fatto porcherie davanti a Teresa Sloan. Domani tutto il villaggio saprebbe che il nostro gatto è un pervertito.”-
Mio padre –“Beh, chi se lo faceva infilare era il loro gatto, non il nostro…”-
Subentro io - “Ma dove glielo infilava?”-
Prima che John Mark possa rispondere, mia madre, spossata dalla conversazione, esclama isterica –“Che bravo Fax! Tu hai mangiato tutte le verdure. Per dessert ho preparato il tiramisù…”-
Quando Oliver torna al castello, Abel e Selva Mac Allister lo seguono con sguardo crucciato, quasi si aspettassero le sue scuse, o un’espressione contrita sul muso striato bianco e rosso.
Tutta la felina giocosità apprezzata è svanita nel tempo di una sveltina.
Mia madre, nella sua consueta visione apocalittica della vita vaticina:
-“È un gatto vagabondo e strano, causerà dei problemi a questa famiglia, non mi va che salga sulla poltrona.”-
Oliver, imperturbabile, davanti all’infausta predizione si lecca le palle e continua a rasparsi il pelo.
Se quella di mio padre e mia madre voleva essere un'azione dimostrativa pedagogica, sappiate che fu un fallimento. Io ero confuso per la loro improvvisa mancanza d’affetto verso il gatto di casa, Melissa aveva incollato in mezzo alle gambe della Barbie la tetta recuperata dai rifiuti, John Marc aveva fabbricato una fionda per colpire Whisky, mentre Oliver continuava a frequentare e suppongo montare il suo amico.
Quella stessa Estate ai due adolescenti italiani di Gardar, sospettati di essere amanti, venne ricordato quale fosse il sentimento comune dalle nostre parti, con la scritta “FROCIO” verniciata sulla casa dei genitori di uno, e “FAGGOT” incisa con un chiodo sull’auto della famiglia dell’altro.
Il giorno seguente, alcuni curiosi osservavano la padrona di casa ridipingere silenziosa il muro, umiliata.
La madre di un frocio non è una buona madre, questa è una certezza popolare nella Contea, come l’aceto per sciogliere le incrostazioni di calcare o il miele per lenire l’irritazione faringea. Ma sono sempre i figli degli altri ad essere froci.
Ne era convinta Hylda Walker, moglie del borgomastro.
I Walker erano stimati conservatori della piccola comunità.
Una raffinata, onesta e stimata signora, mai potrebbe crescere un figlio frocio.
Sì, Hylda ne era proprio certa. Di cosa sarà stata certa, la mattina che vide suo figlio pendere dal luccicante lampadario di cristalli, nella sala del pianoforte? Il giovane Walker si sentiva equamente frocio e faggot, e conosceva l’irremovibile posizione della mamma in merito alla faccenda.
Prima di infilarsi un cappio al collo, il sedicenne scrisse un biglietto di scuse e commiato, perché sapeva quanto i suoi genitori apprezzassero le buone maniere.
Nella mia famiglia, l’unica a non aver mai pronunciato aneddoti omofobici da caserma, è mia nonna Laura Mac Allister, che però si irritava ogni volta che
l’argomento veniva sfiorato, fosse questo in versione offensiva ,ironica o semplicemente discorsiva. Deviava perentoria il tema.
Mia nonna abita il piano del castello superiore al nostro.
La scalinata che collega i nostri appartamenti, è da sempre la mia salvezza.
Non c’era dramma infantile che non si fosse arrampicato lungo quelle scale per arrivare a lei. Come quando non avevo il coraggio di dire a mia madre che il suo ciambellone farcito era ributtante, perché l’uva sultanina mi ricordava le caccole di naso.
Laura Mac Allister conosceva la soluzione a qualunque tragedia, anche se spesso caldeggiava scelte che io speravo di evitare, come raccontare la verità prima che l’uvetta scomparsa tornasse a galla nel water.
Nel Dicembre dell’ottantotto i miei genitori cominciarono a porsi qualche domanda su di me, leggendo le lettere indirizzate a Santa Claus.
Chiesi per Natale i mini pony profumati con le ciocche colorate da pettinare.
Mia madre obiettò –“E’ un giocattolo per bambine!”-
E io –“Ma a me piace.”-
Lei, diplomatica –“Ma Fax, Babbo Natale ha diviso i giochi per maschietti e femminucce. Se lui porta a te i mini pony, qualche bambina rimarrà senza regalo.”-
In quell’istante pensai che anche quella stronza di Giuditta Locatelli della mia classe aveva chiesto i mini pony per Natale.
Ipotizzando che a rimanere senza regalo fosse lei, risposi –“Non mi importa, voglio i mini pony arancioni.”-
Prima che potessi precederla, mia madre salì la scala che conduce ai nonni per allarmare sua suocera –“So che Fax domani ti esporrà il problema. Ti prego Laura, convincilo a desistere dai mini pony profumati. Forse Abel un giorno accetterà l’idea che suo figlio non ami il calcio, ma non siamo pronti ad affrontare cavallini con le ciocche rosa e viola…”-
Mia nonna si diresse verso l’abete addobbato del salone da cui sfilò un cartoncino colorato a pastelli –“È la letterina di Melissa, nostra nipote, tua figlia. Chiede a Babbo Natale un fucile ad aria compressa. Risolvimi questo problema e io ti archivio i mini pony.”-
Santa Claus mi portò He Man, il modellino di un guerriero palestrato, pettinato con un caschetto biondo, che indossa un succinto top. Lo amavo e ci dormivo insieme.
I miei genitori, pur non essendo sostenitori dei giocattoli inutili, erano orgogliosi di aver infuso la mascolinità di cui ero deficitario.
Ottimo lavoro…come impedirmi di pettinare cavallini profumati, distraendomi con i Village People.
Pochi mesi più tardi, mia madre rivolta a mio padre
–“Hai dato tu un cucchiaio di legno a Fax?”-
Lui, fiero –“SÌ, credo voglia fabbricare la spada di He Man.”-
Lei, disillusa -“Quel cucchiaio ora ha un fiocco sul manico, è la bacchetta magica dell’Incantevole Mami. L’ ho sorpreso in giardino che tentava di trasformarsi.”-
Mio fratello John Marc seguiva in tv “Hip Hip Urrà”, un cartone giapponese con protagonisti due aspiranti calciatori. Io seguivo “L’Incantevole Mami”, un cartone giapponese con protagonista una bambina dai capelli blu che si trasforma in una cantante adulta.
L’arrivo di He Man era stata una ventata di novità nell’angolo delle bambole di Melissa. Prima di allora gli scenari erano quelli di un club lesbo, matrimoni fra donne, femmine infilate nello stesso letto e baci saffici.
Concessi di far sposare He Man con Barbie, per tutelare la conservazione della specie umana.
Rassettando la camera di sua figlia, Selva Mac Allister scorse il guerriero nerboruto, accomodato a un simposio di nozze tutto rosa.
Lo prese in mano e guardandolo negli occhi sussurrò –“Sei un fallito, lo sai?”-
Due colpi di spolverino e lo riaccomodò al convivio.        
Ken, il Barbie maschio sognato da Melissa, giunse per il suo ottavo compleanno da parte dei nostri zii, versione tennista. Il primo dettaglio che captai furono i suoi abiti. A differenza di He Man che è un blocco di plastica unico, Ken può denudarsi e cambiare look. In un momento di generale distrazione gli tastai le braghe.
Si percepiva una leggera protuberanza. Approfittando di una tappa di mia sorella al bagno, chiusi a chiave la porta di camera e sfilai i pantaloncini al nuovo amico.
Ken rivelava un leggero, appena accennato dosso, differente dal piattume inguinale di Barbie. E come ignorare Ken, che con le braghe abbassate, affatto turbato della mia curiosità, continuava a sorridermi smagliante?
KEN, IL BARBIE MASCHIO  - Fax Mac Allister - Copyright ©
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gardanotizie · 5 years
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Questa mattina il presidente di Azienda Gardesana Servizi Angelo Cresco, il direttore generale di AGS Carlo Alberto Voi e il direttore di ATO Veronese Luciano Franchini hanno presentato il progetto definitivo del nuovo collettore del Garda.
“Il progetto definitivo – ha detto il presidente Cresco – è stato consegnato ad AGS, completo, il 31 luglio. È evidente che i giudizi, le polemiche e le critiche giunte prima appaiono assolutamente incomprensibili e sono basate su dati che nulla hanno a che vedere con le soluzioni tecniche adottate. Per quanto riguarda le certezze, confermo che il progetto definitivo prevede la completa dismissione delle condotte sub lacuali e che non verrà posata alcuna tubazione nel lago. C’è assoluta unità di intenti per la realizzazione del collettore, nei tempi più rapidi possibili, da parte dei sindaci gardesani, che all’unanimità hanno sottoscritto un documento condiviso, degli operatori economici e di buona parte dei parlamentari veronesi. Lavoriamo in accordo con i bresciani che, da pochi giorni, hanno definito il luogo in cui costruire i due depuratori di loro competenza e stiamo rispettando i tempi stabiliti nella road map, a parte alcuni mesi persi a causa dei ricorsi proposti dalle aziende al Tar e al Consiglio di Stato”.
“Lo schema idraulico del progetto preliminare – ha chiarito il direttore Voi – è assolutamente identico a quello del progetto definitivo. Non c’è alcuna difformità. Con il progetto definitivo abbiamo analizzato metro per metro l’intero sviluppo del collettore per capire dove fosse meglio posare la condotta. Qualora ci siano variazioni rispetto all’idea preliminare di posare le condotte sotto la Gardesana è per la presenza di numerosissimi sottoservizi e di altri manufatti che interferiscono con la posa del collettore. Dopo che il cda di Ags avrà approvato il progetto definitivo, lo invieremo ad Ato per la Conferenza dei Servizi: stimiamo di poter aprire i primi cantieri ad inizio dell’anno prossimo”.
“I progetti di questo rilievo – ha confermato Franchini – sono approvati dal Consiglio di Bacino di ATO Veronese. Noi convocheremo la Conferenza dei Servizi con tutti i portatori di interesse coinvolti che avranno 90 giorni per esprimere il proprio parere. Posso ribadire che sono confermati i 100 milioni di euro di finanziamento del Ministero dell’Ambiente, inseriti negli appositi capitoli del bilancio dello Stato. Il Consiglio di Bacino ha già in cassa, destinati a quest’opera, 3,6 milioni frutto dei finanziamenti del Ministero, della Regione, della Provincia. L’auspicio è che tutti gli enti coinvolti esprimano il proprio parere in tempi celeri e, fattore importante, è che si facciano circolare quanto più possibile informazioni corrette, a tutti i livelli. Questa è la chiave del successo”.
Il progetto definitivo
Il progetto definitivo redatto dalla Rete Temporanea d’Impresa, con capogruppo lo studio HMR, prevede il rifacimento quasi completo del sistema di collettamento dell’Alto lago veronese con la realizzazione di un collettore di trasporto che correrà dal nord di Malcesine fino all’impianto di Brancolino di Torri del Benaco. Stesso percorso faranno i rami secondari che convoglieranno i reflui dei vari centri abitati. Da Brancolino, poi le acque nere, saranno pompate attraverso un’unica condotta in pressione direttamente al depuratore di Peschiera senza disconnessioni idrauliche.
Il progetto, poi, prevede la realizzazione di un collettore in pressione dall’impianto di Maraschina, all’estremo ovest del Comune di Peschiera, fino al depuratore per convogliare i reflui del Basso Garda bresciano (Desenzano e Sirmione).
In ultimo, il progetto definitivo ha analizzato nel dettaglio quanto solo accennato dal progetto preliminare per quanto riguarda il collettore del Basso lago veronese. Da questa analisi approfondita è emerso che buona parte del collettore del Basso lago, che corre sulla sponda, va rifatto e non semplicemente pulito o manutentato come prevedeva il progetto preliminare.
La posa delle tubazioni sarà in parte su strada (21 km), in parte fianco lago (32 km) ed in parte su aree verdi (2km). Il progetto prevede la totale dismissioni delle condotte sublacuali. Inoltre, non verrà posata alcuna tubazione all’interno dello specchio lacuale.
Tecnologie di costruzione
Per la realizzazione dei nuovi sistemi di trasporto dei reflui verranno utilizzate tubazioni in ghisa sferoidali, con caratteristiche tali da essere parificate a tubazioni per acquedotto e, quindi, con la massima tenuta idraulica per annullare la possibilità di eventuale fuoriuscita di reflui.
Per alcuni tratti limitati verranno utilizzate tecnologie cosiddette “No Dig”, ovvero senza scavo, mediante la realizzazione di tunnel in cui verranno posizionate le condotte. Questa scelta, molto più onerosa rispetto allo scavo tradizionale, è stata presa in considerazione in quelle situazioni dove non vi era la possibilità di procedere con lo scavo tradizionale per la massiccia presenza di sottoservizi (tratto a sud di Peschiera) o per problemi logistici riferiti a difficili situazioni da aggirare (Castello di Malcesine).
Scelte progettuali
Il progetto preliminare era uno studio generale, “preliminare” come proprio definito dal titolo, mentre il progetto definitivo, come previsto dalla normativa tecnica vigente, è entrato nel merito delle questioni e ha definito con dettaglio “definitivo” la soluzione finale di progetto dell’opera.
Il progetto preliminare, ora definibile come Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica secondo il nuovo Codice degli Appalti del 2016, ipotizzava un tracciato parzialmente differente da quello identificato e dettagliato dal successivo progetto definitivo, con la maggior parte delle condotte da posarsi al di sotto dell’asfalto della Strada Regionale 249 Gardesana Orientale.
L’approfondimento avvenuto durante la successiva fase di progettazione definitiva ha appurato che l’attuazione di alcune soluzioni preliminari, tra cui la posa di grosse condotte sotto la strada Gardesana, in certi casi risultano impossibili.
Nello specifico dal punto di vista tecnico si sono evidenziate le seguenti problematiche tecniche:
la presenza di numerosissimi sottoservizi interferenti;
la presenza di 66 vallette che scaricano le acque di pioggia dal monte Baldo a lago;
presenza di nuclei abitati a valle della strada gardesana.
Alla luce di queste considerazioni, Azienda Gardesana Servizi e i progettisti del progetto definitivo hanno individuato la possibilità concreta di posare le nuove condotte sul lungolago, creando molti meno disagi rispetto alla realizzazione dei lavori sulla Gardesana.
Ovviamente la valutazione non è stata meramente tecnico-economica, ma anche di tipo sociale-ambientale, con l’obiettivo di tutelare l’ecosistema del Lago di Garda, i canneti, le rive e le passeggiate ciclopedonale già esistenti lungo le rive.
Le tempistiche
Il progetto dovrà essere approvato dal Cda di Azienda Gardesana Servizi. Dopodiché sarà inviato al Consiglio di Bacino Veronese, che è l’ente deputato all’autorizzazione del progetto. Ato Veronese, quindi, procederà all’indizione di una Conferenza dei Servizi alla quale saranno invitati tutti gli enti coinvolti dall’intervento. La durata di questo procedimento amministrativo è fissata in 90 giorni. Le amministrazioni locali coinvolte dall’intervento sono sempre state aggiornate circa lo sviluppo progettuale ed hanno appoggiato in maniera totale la prosecuzione dell’iter progettuale.
Verranno, inoltre, calendarizzati degli incontri aperti al pubblico per illustrare nel dettaglio il progetto stesso, affinché la trasparenza e la condivisione delle informazioni sia massima.
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  Azienda Gardesana Servizi ha presentato il progetto definitivo del nuovo collettore del Garda Questa mattina il presidente di Azienda Gardesana Servizi Angelo Cresco, il direttore generale di AGS…
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Lettera di Spiegazioni
Lettera di Spiegazioni per i media di Raffaello Villani su avvenimenti accaduti nel 2016
http://www.leccenews24.it/attualita/raffaello-villani-autore-post-contro-sionisti.htm
Nel passato recente, purtroppo, con mio sommo dispiacere, ho agito in modo totalmente sconosciuto alla mia persona, che si è sempre contraddistinta per il rispetto del prossimo, e per il dialogo civile anche se di opinioni diverse.
La vicenda che mi rammarica risale a un paio di anni fa, dove postai un commento su un famoso social network.
Il commento era poco edificante per me, dovuto alla forte emotività legata alla situazione che si stava verificando in una determinata parte del mondo, soggetta a continui malesseri. Preso dalla foga del momento, ho scritto in maniera forse, poca chiara e sicuramente poco lucida il mio disappunto, riferito a un movimento politico che agisce in quelle terre.
La mia intenzione non lo era allora, e non lo è tuttora, attaccare la sacralità della vita altrui, qualsiasi sia la provenienza sia etnica che religiosa. Essendo un mussulmano italiano, e soprattutto vivendo in un contesto storico particolare, è naturale che la mia essenza sia antirazzista, anzi, mi sono sempre dato da fare per cercare di integrare e aiutare chi era nel bisogno, scontrandomi molte volte con chi faceva discriminazione per il colore della pelle o per il suo credo religioso.
Il commento, scritto in un italiano poco corretto, per causa degli errori logici e di espressione da me compiuti, è stato mal interpretato, e colgo l’occasione per porgere le mie più sentite scuse, alle persone e comunità che si sono sentite offese e attaccate, portandomi ancora oggi il rimorso di quell’uscita poco felice e mal interpretata. Avrei sicuramente dovuto esprimere la mia opinione in altri termini, ma il mondo dei social ha la capacità di far decontestualizzare e far cadere in una spirale di commenti negativi e mal interpretati anche i più semplici dei post, poiché la mia era solo un’espressione per mia colpa mal riuscita, poiché era una questione puramente politica e nient’altro.
Mi scuso ancora se ho portato disappunto e interpretazioni negative, ribadendo la mia estraneità a questa tipologia di esternazioni, non era mia intenzione. Allo stesso tempo, è stata data la facoltà di replica, a una persona che non mi rappresentava e non aveva nessun diritto di parlare per mio nome, poiché non aveva nessun permesso e autorizzazione per farlo. In questo modo non si è potuto chiarire l’equivoco. Vorrei precisare che all’epoca dei fatti, avevo già preso le distanze di mia iniziativa, dal progetto e dal promotore dell’Università Islamica, essendone stato un semplice collaboratore, poiché in buona fede avendo creduto all’idea, partecipai attivamente al progetto, credendo che fosse un bene per la comunità mussulmana, ma poi con il tempo si è rilevato inconsistente.  
Confermo la mia totale inesperienza che mi ha portato a questa uscita infelice, come confermo la mia assoluta estraneità al sentimento razzista.  Sono cresciuto in una famiglia di sani valori cattolici e di fratellanza, che mi porto dietro nelle mie competenze, rafforzate dal mio essere musulmano, e sforzandomi di essere un uomo di pace e dialogo.
Il mio essere persona corretta ha fatto si che, io vivessi questi anni in assoluta critica e disappunto con me stesso. Contestare un movimento politico o un ideale politico, non vuol dire attaccare un popolo fratello nella fede e che, purtroppo, per opere scellerate ha vissuto anni bui e di sofferenze della storia. Per questo ho sentito il mio animo distrutto dal dolore e dal rimorso, quando sono stato associato a coloro che, hanno voluto questo eccidio, che io ho sempre fermamente condannato.
Lecce 08/04/2018
 Raffaello Villani                    
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Ricette Biscotti Morbidi al Limone
I biscotti al limone sono una classica ricetta di biscotti semplici e veloci da realizzare
4.5 from 2 reviewsBiscotti morbidi al limone
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Tempo di preparazione90 minTempo di cottura15 minTempo totale1 ora 45 min Biscotti al limone tutti da assaporare in tutto il loro gusto e morbidezza.Autore:
Alice Baldini
Porzioni: 5Ingredienti ricetta
320 g di farina 00
150 g di burro morbido
1 uovo
il succo e la buccia grattugiata di un limone (potete ovviamente sostituirlo con qualsiasi altro agrume come l'arancia)
90 g di zucchero
½ bustina di lievito
zucchero a velo qb
Preparazione dolce
In una terrina sbattiamo il burro con lo zucchero.
Aggiungiamo l'uovo e il succo e la buccia del limone.
Incorporiamo la farina setacciata e il lievito, quindi lasciamo raffreddare in frigo per un'ora circa.
Trascorso questo tempo formiamo delle piccole palline che rotoleremo prima nello zucchero semolato e poi in quello a velo.
Cuociamo in forno a 180°C per 15 minuti circa!
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Commenti
12 commenti su “Ricette Biscotti Morbidi al Limone”
Pingback: Biscotti morbidi al limone , di Alice Baldini . - MatildeTiramiSu!
daniela vantaggioliha detto:12 febbraio 2014 alle 14:47RISPONDI
Saraha detto:15 aprile 2015 alle 14:27RISPONDI
Saraha detto:21 aprile 2015 alle 21:21RISPONDI
Saraha detto:21 aprile 2015 alle 21:24RISPONDI
gennyha detto:15 maggio 2015 alle 21:11RISPONDI
soniaha detto:16 settembre 2015 alle 18:51RISPONDI
Manuha detto:15 ottobre 2015 alle 13:11RISPONDI
Cristinaha detto:8 febbraio 2018 alle 19:05RISPONDI
Ciao, nella preparazione si parla di farine ma negli ingredienti viene citata solo una farina 00. Ce n’è forse un’altra? Grazie Daniela
Matilde Vicenziha detto:14 aprile 2014 alle 9:02RISPONDI
Buongiorno Daniela, innanzitutto perdona il ritardo con cui ti rispondo: mi era sfuggito il tuo commento! Poi ti confermo che nella ricetta è presente un solo tipo di farina, la tua osservazione nasceva giustamente da un refuso, che è stato corretto. Grazie per averlo individuato! Una buona giornata e a presto, Matilde
Salve. E’ mai stata provata questa ricetta con l’olio d’oliva al posto del burro? Purtroppo devo evitarlo, ma vorrei trovare una ricetta di biscotti in cui è possibile sostituirlo senza “danni”. Grazie!
Matilde Vicenziha detto:21 aprile 2015 alle 15:35RISPONDI
Buongiorno cara Sara, è una domanda particolare, a cui non so risponderti. Forse puoi fare tu la prova e condividerne l’esito? Rimango in attesa e ti saluto cordialmente. Matilde
Dunque… oggi pomeriggio ho provato e devo dire che non mi hanno delusa, era proprio la ricetta che cercavo e la sostituzione sembra aver avuto successo (purtroppo devo evitare burro e grassi simili e sto ricostruendo il mio ricettario dei dolci con ricette all’olio d’oliva e per fortuna adesso posso permettermi di nuovo qualche dolcetto!). Ho sostituito i 150 gr. di burro con 100 grammi di olio di oliva. Ho anche aggiunto mezzo cucchiaino di sale. Per il resto ho seguito la ricetta in maniera rigorosa. La consistenza della pasta è perfetta. Io li ho fatti cuocere un po’ di più però perché penso che la ricetta originale li voglia più morbidi, ma a mio padre piacciono spessi e più asciutti e quindi tendo sempre a farli stare qualche minuto in più. Ovviamente non so esattamente come sarebbero con il burro (anche se riesco a immaginarlo 😀 ), ma dato che i biscotti così sono venuti buoni, friabili e non troppo zuccherati (mi ero un po’ preoccupata per la doppia impanatura, invece il sapore era perfetto), sono entrati di diritto nel mio ricettario! Grazie!
P.S. La prossima volta (che sarà presto perché mio padre li sta già spazzolando…) proverò anche a farli con le arance. In quel caso però il succo di un’arancia sarebbe troppo, vero?
Complimenti sono buonissimi
volevo sapere se l impasto si puo’ preparare il giorno prima tenendolo in frigo fino al giorno dopo quando li faccio grazie.
Scusate,ma negli ingredienti avete messo 1/2 bustina di lievito ma nella preparazione non viene detto quando metterla,quando deve essere aggiunta?Grazie mille
Matilde Vicenziha detto:14 dicembre 2015 alle 17:04RISPONDI
Buongiorno gentile Manu, hai ragione! Ho provveduto a correggere la ricetta, inserendo l’indicazione del lievito accompagnato dalla farina. A presto e grazie, Matilde
Ciao! Quanti biscotti vengono con le quantità indicate? A quanto corrispondono 5 porzioni? Grazie! Cristina
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