east :D!!! 1, 3, 10?
hihihi :D
note: why did this take so long for me to type
1. give us a quick run down of your s/i!!
his full name is east redmond and hes a huge klutz, however he is insanely good at most rhythmic games especially ddr (its his favourite) and in general a huge goofball, hes just a silly guy! just a silly guy! hes heir of time (note: for reference, my aspect here is also time so it makes me feel better yay!) and batkind! thats... all for that.. but he likes to crack jokes and just in general enjoy being silly and goofy with his friends and that he tries too hard to impress dave (its adorable)
3. where does your s/i live? do they aspire to move or are they content with where they are?
east lives in this sort of high tech cyber futuristic abandoned manor that has a research facility built into it (im pretty sure laboratory also goes here but just so i dont look like an idiot i wont but im adding it anyway because thats how i kept calling it e). his guardian works on high tech things and basically built the entire research facility they bought with the manor which is i guess cool??? they make a lot of things so they needed something in order to work from home but not bother east or something. now the guardian is nowhere to be found. east has no idea.
however, east has been living there for like majority of his entire life so hes pretty content where he is! its also the only place he can talk to his mom supposedly
10. what are some of your s/i's major skills?
ok so fun fact: i dont have any of these skills (i dont think ...)
east can dismantle and recognize security cameras! however, east likes to dismantle the ones that are seen as broken and he just likes doing something with his hands. they are usually always at home, because his guardian has them but mostly in like where they work which is good and sometimes outside so no trespassers come around but still (how they break no one knows but east)
baking. sort of, he lives alone majority of the time (unfortunately) so a lot of his skills are just typical things, but because of high technology its a lot easier for him to do these without immense fear of burning his hands or something
mapping. ok, i did this in forensics a while back and i had a lot of fun and its just something i think about a lot but its not like crime scene mapping, but like its close enough that he can use it as a skill. i also just think him mapping is cool, its fun, its like he does it with his entire literal mansion and has some sort of idea of where things would go and all (also because he lives in a mansion even though he lives there he gets lost) so its like his own personal map but also the entire layout of the mansion its great (he makes them a lot). this makes no sense.
OH YEAH HOW CAN I FORGET i mentioned it at number one, but hes very VERY skilled at rhythmic games its like his favourite thing ever and his guardian built him his own ddr that he can practice as much as he wants! its his pride and joy
3 notes
·
View notes
Ilaria Palomba è il Vate della rivalsa, la prima e più tenace portavoce delle istanze di quella generazione X che il potere sperava di aver cancellato per sempre dai radar. “Disturbi della luminosità” è un capolavoro alieno
Disturbi di luminosità è stato brevettato il tredici febbraio del 1895, a Parigi.
Il ventotto dicembre di quello stesso anno, Ilaria Palomba si trovava tra gli attoniti spettatori del Salon indien del Gran Cafè, al 14 del Boulevard des Capucines. Dall’inquieta mente saettava la scintilla. Il seme della sua poetica, da cui sarebbe germogliato il memoir, fu ben conficcato nel fertile terreno del protocinema.
Protagonista del libro, vi allude il titolo, è la luce. Luce filtrata dalla pellicola e ordinatamente proiettata sul grande schermo dal dialogo tra l’inventore e l’ispirazione. Il primo della lunga teoria di artisti, cui Ilaria si rivolge come postulante ad altrettanti Oracoli, è Chuck Palahniuk. Manifesto l’argomento principe della narrazione: l’estasi ingestibile, la visione mistica invalidante.
Tyler (Durden, nel romanzo di Palahniuk) consegue la propria visione, attraverso il medesimo strumento utilizzato dagli apache per l’iniziazione del giovane guerriero: privazione del sonno. Nel film cult di David Fincher, uscito nelle sale il ventinove ottobre del 1999, Edward Norton e Brad Pitt, due corpi monumentali animati da talento e lavoro incommensurabili, si contendono la mente del protagonista. L’espediente metafilmico adoperato da Fincher, per rendere in funzione espressiva il corto circuito sinaptico, causa dello sdoppiamento del proprio personaggio, è l’innesto di un singolo fotogramma avulso alla scena. Il terrorismo culturale, cui si fa riferimento in una delle scene, prevede per esempio l’innesto dell’immagine di un pene, fra quelle animate di un lungometraggio per bambini. Palese il riferimento al messaggio subliminale, argomento molto in voga nel pubblico dibattito di quel periodo.
Questi fotogrammi incoerenti, sbagliati, decontestualizzati e strappati a un insieme indicibile e recondito, squarciati dal ventre imbottito della bambagia da pupazzo, di tabù scorticati e sbugiardati feticcio sovrano e Lare (per la bambina che Ilaria non è mai stata), spalmati su pagina con perizia inarrivabile e precisione ossessiva, la scrittrice ha poetato “Disturbi di luminosità” (Gaffi, 2018).
La copia di Luca Perrone di “Disturbi di luminosità”: corrosa dalla gioia dell’uso e dell’abuso
Il lemma “luce” compare una prima volta a pagina 14, ci offre lo spunto per analizzare uno stilema della scrittrice, che ha molto da insegnare ai colleghi della presente generazione e di quelle precedenti, fatti salvi pochi maestri: “Lascia entrare la luce. Il buio. La luce. Il buio. La luce.”
La copia di “Homo Homini Virus” (Meridiano Zero, 2015), il romanzo che ha consacrato la Palomba, oltre a spedirla direttamente in vetta alle mie preferenze di lettura, si trova molto opportunamente sopra una di due copie de I signori e le nuove creature, sillogi del poeta americano James Douglas Morrison, doppio della scomposta e disturbata rockstar americana. In esergo a questa preziosa edizione: “Mi sono sempre piaciuti i rettili… Immagino l’Universo come un mastodontico serpente, con tutte le persone, le cose, i panorami alla stregua di minuscole immagini sulle sfaccettature delle squame. E penso che la contrazione peristaltica sia il movimento basilare della vita: l’inghiottire, il digerire, il ritmo del rapporto sessuale. Del resto, la lucertola e il serpente si identificano con l’inconscio, con le forze del male…”.
Ilaria porta il moto peristaltico sulla pagina, attraverso l’espediente della ripetizione, ossessionante e ossessionata, delle proprie idiosincrasie. Le pagine di “Disturbi di luminosità” sono ricche di quest’inviti all’attenzione, alla sottolineatura animica, di queste metafore stilistiche dell’inquietudine. Pagina 17: “La pancia si crepava. Gli arti prosciolti nella luce. Sotto le palpebre geometrie Maya.”
Emerge dall’ansia, la colpa autoinflitta e così il castigo, danza salvifica e redentrice, al termine della notte, fluorescenze e fosfeni atavici. Disturbi di luminosità è una miniera d’immagini, tutte cariche di questa vis, tutte pronte a stravolgere l’immaginazione, a prenderla per mano e concupirla tra rovi e bacche, profumate un istante, rancide e fetide in quello successivo.
Sono sincero nel comunicare al lettore una suggestione. La premessa è che quando ebbi tra le mani “Infinite Jest”, di David Foster Wallace, pensai di essere intento nella lettura dell’unico romanzo che fosse mai stato scritto. Considerai per la prima volta l’esperimento mentale dell’isola deserta. Se avessi potuto portare un unico libro, si sarebbe trattato di IJ. Trattasi, come suggerisce il titolo, di un intrattenimento infinito. “Infinite Jest” può essere letto lungo l’arco intero della propria esistenza, suggerirà sempre la novità e stimolerà nuove comprensioni. Il libro di Ilaria Palomba è impastato di quella stessa materia, cangiante e caleidoscopica, di cui il grande maestro di Ithaca fu avvezzo a imbrattare le proprie mani. Non mancano persino prossimità di argomento, contenuti, i riferimenti alle farmacopee psicotropa e psicoterapeutica, ma soprattutto alla funzione dell’arte, sempre presente, imprescindibile.
La parola “luce”, declinata come sostantivo-soggetto, o in forma di derivata-attributo, compare nell’opera non meno di trenta volte. Non intendo effettuare una verifica per i sinonimi o per i lemmi che vi alludono. Voglio solo sottolineare come in principio fu il verbo e poi “fiat lux”. Come Ilaria prenda soavemente e delicatamente a calci la divina creazione, con il cranio affondato nell’abisso della comprensione, in cerca dell’origine di Natura. Il testo è definitivamente troppo pregno di riferimenti culturali, filosofici e artistici, per concederci in questo spazio di citarli tutti. Pagina 18: “Ricordo Spud raccontare di aver visto le porte della percezione di Huxley dipanarsi come acqua”.
Al netto del riferimento al personaggio welshiano, per cui rimando il lettore curioso all’approfondimento di “Trainspotting”, di fronte a questa frase ci troviamo costretti a macinare una riflessione, ch’è la chiave di una voragine.
Ilaria sa che “the doors of perception” è immagine creata da William Blake, nel proprio capolavoro “The marriage of Heaven and Hell”; la scrittrice conosce vita, opera, morte e miracoli, del gruppo rock teatrale per antonomasia, che scelse di omaggiare il poeta e illustratore inglese, marchiando la band per mezzo della sua poetica. Eppure in questa frase, che dice del racconto di uno sperimentatore di sostanze psicotrope, in merito all’estasi e alla conoscenza, alle differenti dimensioni del reale, la pensatrice barese connota l’esperienza nel contesto del saggio sulla mescalina del genio di Godalming, Aldous Huxley per l’appunto. In una sola frase Ilaria suggerisce un trattato di antropologia, uno di psichiatria, un saggio sulle religioni e considerazioni sullo sciamanesimo. Tratta di poesia estatica, di artisti rock della contestazione americana, di un’opera orecchiata ma a noi misconosciuta, dell’autore de Il nuovo mondo, apre su Welsh e sulla riduzione cinematografica di Danny Boyle.
Suggerisce strade diverse per raggiungere la visione. Riassume la sete di conoscenza dell’umanità d’ogni latitudine con pochi graffi d’una penna acuminata e tagliente come acciaio nipponico. Ilaria è una samurai dell’espressione. A conferma dell’affermazione in merito alla frequentazione della musica dei The Doors, da parte della scrittrice, riporto l’ultimo rigo di pagina 25: “Quando la musica finisce, spegni la luce”.
“When the music’s over, turn off the light”. Ancora la luce. Ancora J. D. Morrison. Il cantante compose questo verso nel corso di un’improvvisazione, con la quale il gruppo chiudeva le serate al London Fog. Si trattava di proposizione deittica: il gestore del locale doveva realmente spegnere le luci quando fosse terminata la musica, per creare l’effetto scenico immaginato dal giovane istrione e studente di cinema. La canzone è un’altalena di sensualità, una fra tante danze peristaltiche del suo autore e interprete.
“Disturbi di luminosità” è anche un libro politico. Non mancano i riferimenti alla seria riflessione e all’impegno, declinati attraverso una pars destruens, la critica, e una pars construens, l’affermazione propositiva, sempre per mezzo di quella prosa lirica ch’è marchio di fabbrica di quest’artista totale, accidentalmente coinvolta nel suo passato, in un percorso filosofico accademico. Pagina 45: “Pensaci, tu che mi leggi, come fai a non considerare il tuo male il male del mondo? Come fai a dire malattia invece che società? Come fai a vedere davvero le scissioni tra le cose? Forse è questo l’esistere, un filo invisibile di corpi, che tutti li unisce”.
Il coincidere sinonimico di queste due attente elezioni lessicali, malattia e società, rimanda immediatamente a due questioni. Una più attuale e contingente, inerente all’aberrazione disumana del vivere contemporaneo, stravolto dal presunto progresso tecnologico, che usa la carne come bersaglio dell’interminabile sventagliata di immagini e informazioni, utili a ridurre la vita umana a incredula immobilità. L’altra di natura classica e intramontabile, perché affonda le radici nella critica marxista al capitalismo e in particolare alle istanze e ai ragionamenti relativi all’alienazione che deriva dall’automazione del lavoro. In definitiva si tratta di un libro che tratta la sofferenza emotiva e razionale. Assimilabili e interagenti in un complesso rapporto di causa ed effetto, che per la mente meravigliosa di Ilaria è acquisito.
Le “scissioni” della frase successiva, non sono solo i vuoti innestati sui “vincoli”, dimostrati dalla penna di Giordano Bruno, da tutto il pensiero ermetico medievale e protomoderno. Non si tratta solo di acquisire, interiorizzare e metabolizzare il pensiero orientale, cui Ilaria si riferisce spesso, in urla sussurrate e disperate, che invocano comprensione e clemenza al mostro esiziale che la legherà al letto d’ospedale (urla che si giustificano per il genio), per sperare di conoscere un po’ meglio il reale è necessario un atto di fede.
Il filo invisibile dei corpi, che tutti li unisce, non conosce scissione tra anima e corpo, non c’è schizofrenia, termine obsoleto appena valido oramai per i discorsi da bar del popolo, sempre più oppresso dalla tragedia della sofferenza di un parente, preso in carico al CIM. E=mc2. La materia è energia. Ilaria, reduce dalle proprie peregrinazioni negli spazi sterminati delle molteplici dimensioni, ne ha coscienza efficace, la consapevolezza sublime, sa esprimerla attraverso la propria arte, che padroneggia da immortale, si tratti di quella performativa o di quella narrativa.
*
Ilaria Palomba è la prima e più tenace portavoce delle istanze di quella generazione X, che il potere sperava di aver cancellato per sempre dai radar, con droghe scadenti e le televisioni commerciali prima, con la riforma del lavoro e il precariato poi. Ilaria è a capo della protesta contro la repressione che abbiamo subito negli anni d’oro della nostra giovinezza, quando dovevamo sperare e progettare, quando, appena concluso il tempo della prima formazione, eravamo pronti a rivoluzionare il gusto e il mondo. Quando eravamo abbastanza forti e coraggiosi da immaginare un Universo unito e pacifico, un pianeta Terra costernato dall’amore dei suoi abitanti e dal suono cristallino delle risa di bambini che non nasceranno mai. Ilaria raccoglie preziosi oggetti usati inestimabili, libri, audiocassette, videocassette, dvd, cd, direttamente nei gloriosi anni ’90, quelli della Rinascita Inosservata.
I monopolisti dell’italica cultura possono proseguire tranquillamente con le loro politiche economiche di produzione di carta da culo usata, possono ignorare chi crea opere d’arte e contribuisce con apporti significativi alla cultura. L’establishment, anzi, deve necessariamente mirare all’autoconservazione e al proprio perpetuarsi, plasmato e informato di presunzione, ignoranza, incompetenza, malafede, piaggeria, connivenza e clientelismo. D’altronde “il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura”.
Gli artisti liberi, che si rivolgono a Ilaria Palomba come al Vate della rivalsa, Oracolo pervaso di stile impeccabile e traspirante bellezza, potranno morire in un giorno non molto lontano, perché il loro cuore non reggerà la fatica.
Nonostante l’apparente gratuità del sacrificio però, sarà la Storia a versare il suo tributo all’arte, come è sempre stato. Non abbiamo paura. Il giorno del boom al petto, sarà stato senza dubbio un buon giorno per morire. Una pagina: “L’Oracolo ti disse: Non è mica facile stare con te. E tu hai avuto paura di essere solo una terra di passaggio in cui ciascuno semina fiori che nessuno raccoglie”.
Luca Perrone
*
Il lavoro intellettuale speso con felicità sul libro di Ilaria mi ha ispirato alcuni versi. Nell’intento, il riportarli in questa sede vuol essere un omaggio all’autrice e un ulteriore messaggio per il pubblico che leggerà “Disturbi di luminosità” (Gaffi, 2018). Spero di non essere frainteso.
Scava la deflagrazione.
Il cratere luccica agli astri
sovrappensiero e brillo
erutta l’atro meteorite
scova diamanti la tenebra
torbide come ascessi neonatali
mietono cinque sfingi
spoglie galere vestono
immane riverbero lunare
accosta il palmo e quieta
genuflette ai posteri la miseria
Ricuci attenta ogni assenza
L'articolo Ilaria Palomba è il Vate della rivalsa, la prima e più tenace portavoce delle istanze di quella generazione X che il potere sperava di aver cancellato per sempre dai radar. “Disturbi della luminosità” è un capolavoro alieno proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2zqtfXV
0 notes
FULL SCRIPT
Dianne Briones and Gian Delos Santos –hosts
Dianne: Good day, ladies and gentlemen! We are the MEMA (Mga Estudyanteng May Aksyon) and we are pleased to announce that the training program is about to begin.
Gian: Let’s start by introducing to you our speakers for today. Dianne and Gian: Ladies, and gentlemen, welcome to MULAT: A TALK ON DLSU-D’s USC STRUCTURE
*video presentation*
Dianne: For our opening remarks, let’s call on Ms. Xena Sayas. Around of applause please.
Xena: “Why am I here?” This must be lingering on your mind now. Well, one thing I can assure you is that this is worth attending for. To our dear professor, Mr. Christopher Gabriel, guests, and participants, a pleasant morning to you all.
It is of great privilege for me to welcome you all at our training program. Me and my team started our freshman year here in DLSU-D unaware of what USC actually is, how do they mobilize, and if is it worth participating for. That is why we have decided to conduct a program that will somehow aide and guide students especially the upcoming froshies. It would be of great help to have a headstart of what you’re going to face on your first year in college, right? So now, sit still, buckle up, and be amazed of what you’re going to learn today.
Once again, a pleasant morning to everyone. Thank you.
Gian: Thank you for that heartwarming remark. Now to introduce our training program topic, ladies and gentlemen, my co-host, Ms. Dianne Briones.
Dianne: Our training program is open to everyone who is interested in entering the field of politics, whether it’d be in a local or national scale. The USC structure has patterned its body from our government’s own structure, bearing some similarities and adding some twists of their own.
With the help from this seminar, I’m sure you’ll be familiar on the political structures from within our campus. You might even want to join their team to help out on students!
Gian: Wow, thank you for that, partner. Now that we have a short background of what we are going to learn today, let’s watch a short clip for the testimonial of the professor we have chosen, no other than Mr. Edwin Lineses.
Dianne: Okay, let’s watch this.
*video presentation*
Dianne: So that’s how it works, right? And now we’re on the most exciting part. Now that you are aware of how USC works in our campus, we’ll be demonstrating how students vote during the Election Day.
Gian: Exciting isn’t it? Are you guys ready? Let’s call on Mr. Lemuel Ongpico and Mr. Lexus Bayalan to help us with the demonstration.
Lemuel: Hello guys! We need 3 volunteers to demonstrate the voting procedures for University Student Council positions.
Lexus: Now here we are to demonstrate on how to vote the candidate in USC election. *assisting the volunteers* Please hold this pen and sample ballot sheet *gives the pen and ballot sheet*, thanks.
Lemmy: Now in this sample ballot, the name of the candidate that you will choose to vote must be shaded in the small circle/oval near name of the candidate. It is easy for the voters to determine because the sample ballot is already labelled for the specific post and specific candidates. Take note: be careful in shading because it improper shading may result to uncounted vote. *proceed to shading of votes*
Lexus: After casting the votes through shading small circles/ovals near the name of the respective candidate that you vote, the voter must put its respective course/year/section to the part of where it must put the latter, which is this. *pointing to the part of course/year/section writing*. And there is a box near part of the course/year/section writing where the voters must put its right thumb mark with ink to prove that he/she is the one who use the ballot for voting in election, which is this. After the volunteers are done with their ballot sheets, they will put it inside the ballot box. Now try it out volunteers!
Lemmy: That is how we, students from DLSU-D vote during the USC Elections.
Lexus: Exciting, isn’t? Hope you would all be responsible voters like us someday.
Lemmy and Lexus: What are you waiting for? Join us!
Dianne: Wow, that was superb and enthusiastic, it makes me want to cast my vote right now. To sum up our training program, let’s have my partner/co-host, Ms. Gian Delos Santos.
Gian: Thank you partner! Now, to sum up everything. This training program is for everyone who is interested to have an active participation and involvement on our university’s University Student Council. We’ve started our demonstration by giving you a background on how to cast a vote to giving you a knowledge on the structure of the DLSU-D USC. Specifically, our training program was meant for you to know the responsibilities and role of the USC, meaning, we chooses this type of training program for you, future leaders. This was meant for you also to develop your inner leadership qualities.
In behalf of my teammates, I would like to end and to sum up our training program by saying we are rooting for you future leaders, to choose wisely on voting, and to continue developing your inner leadership qualities to help our school community as well as the community we are living.
Dianne: Thank you, Gian. That ends our training program, hope you learn something from today.
Gian: Thank you for participating with us and we hope to see you around the campus soon!
All: We are MEMA and together we can transform the youth to be responsible voters in the future! Thank you *Hold hands together in the air and bow* ANIMO!
0 notes