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#e soprattutto sono normale. e invece
lesbicastagna · 8 months
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mi manca quella matta.
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junjourt · 5 months
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Davvero invidio chi riesce a scendere dalla barca dei simuel perché io mi sto solo disperando.
Tra l'altro più tempo passa più i mimmone non mi piacciono. Simone è mio figlio, Mimmo mi piace, ma insieme non riesco a vederli. La loro storia è sempre di più una copia fatta male della trama della prima stagione per Manuel e Simone. Accetterò queste scopiazzature solo se non sono una coincidenza e Simone arriverà a capire che cercava in Mimmo quello che ha avuto con Manuel, perché altrimenti è una presa in giro. Perché se le scopiazzature sono nate per farci dire "oh la coppia che ci piaceva nella stagione 1 faceva le stesse cose, allora ci piace anche questa coppia nuova" vi assicuro che non funziona, anzi mi renderebbero i mimmone solo più indigesti. E se chi segue la serie occasionalmente o l'ha vista solo una volta potrebbe non farci caso (anzi, mi rendo conto che tanti che shippano i mimmone la prima stagione non l'hanno vista, quindi ci sta che non capiscano tanti nostri ragionamenti), noi che siamo così affezionati ai personaggi e alla storia e in 2 anni abbiamo fatto 1000 rewatch lo notiamo eccome e se tutto non avrà un senso darà solo fastidio. Tra l'altro ulteriore motivo per cui non mi piacciono i mimmone è che Simone sta perdendo parte della sua personalità e rilevanza, pare ridotto a un cagnolino su cui Mimmo scarica i suoi problemi e che coinvolge in prima persona nei suoi giri loschi dopo avergli già fatto prendere una sospensione per l'aggressione a Ernesto (non con cattiveria e capisco che ha paura, ma comunque non è una cosa sana e anzi è pericolosissimo e non da romanticizzare), invece con Manuel era diverso perché Simone era sì un sottone, ma allo stesso tempo litigavano, facevano pace, costruivano un rapporto di fiducia e amore passo dopo passo e soprattutto erano entrambi sullo stesso piano anche narrativamente parlando. Certo, ogni tanto Simone accompagnava Manuel quando lui aveva da fare i suoi impicci, ma Manuel non ha MAI permesso che si esponesse e che venisse coinvolto direttamente (quando è successo è perché Simone ha fatto tutto da solo, senza che Manuel lo sapesse e quando quest'ultimo l'ha scoperto ha fatto di tutto per fermarlo).
Forse siamo esagerati, ma per molti di noi questa fiction è stata una luce in un periodo buio ed è normale che ci teniamo. Inoltre avere i Simuel non significa solo avere Manuel e Simone insieme, ma anche una rappresentazione della bisessualità che ora pare essere stata completamente accantonata.
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diceriadelluntore · 8 months
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Preferenze
Stamattina ho letto un piccolo post di @spettriedemoni riguardo una vicenda accaduta in questi giorni. In calce ad una foto dove è nuda di spalle su Instagram, Arisa ha ribadito che vuole un marito, possibilmente maschio e che adori il suo organo genitale. Fin qui, la lieve bizzarria non sarebbe tale, se non, come ricordava il post, la stessa Arisa è stata presa di mira per "bifobia", cioè la paura delle persone che si definiscono bisessuali (e noto nel caso specifico che le accuse sono soprattutto da parte femminile).
Veniamo da giorni in cui casi di tragica violenza di genere mi hanno spinto a ragionare su quello spirito di responsabilità che, con tanta convinzione personale, penso sia necessario tra maschi per innescare i fondamentali scatti culturali per diminuire, sperando fino ad eliminare, i percorsi violenti di genere (che non sono solo fisici, ma psicologici, culturali, economici e così via).
C'è però una frangia di estremismo femminista per cui se non la si pensa in un certo modo, si finisce per essere necessariamente in errore. Dico questo perché, nel caso specifico leggendo il post, Arisa ha parlato a titolo puramente personale. E una delle cose più belle di queste estate sono state le marce in numerose città per chiedere totale libertà di scelta, specialmente in ambiti sessuali, per rendere del tutto accettabile (e in via indiretta in un futuro spero prossimo del tutto ininfluente, perché ritenuto perfettamente normale) i propri gusti sessuali.
Penso in tutta onestà che è molto più facile essere inquisitori che attivisti, perché i secondi cercano di trovarla una soluzione, i primi sanno benissimo invece dove sta, poiché "Di' la verità" – gridano sempre gli inquisitori. Pretendono poi l'attestato di combattenti per la verità" (Stanislaw W. Lec).
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yomersapiens · 1 year
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Quali sono le tue Red flag?
Ci ho pensato un po' perché non capisco se ti riferisci alle mie inteso come quelle che ho imparato essere parte di me e che compromettono i miei rapporti, o quelle degli altri e che dovrei riconoscere onde evitare di ricadere in errori passati. Facciamo che è la seconda e allora parto con la lista, perché a me piace sempre dilungarmi.
Se non prova sentimenti verso oggetti inanimati ecco quello è da evitare, tipo non cerca di salvare delle banane abbandonate nel reparto sbagliato del supermercato da qualcuno che se ne è sbarazzato perché ci ha ripensato ecco questo no, ma anche se non saluta per l'ultima volta dei pantaloni usati prima di buttarli via.
Se tipo si dimentica di dirmi che sta con un altro, quello è un segnale che non gradisco. Mi piace che mi vengano raccontate palle costruite bene non errori di distrazione.
Se non lascia il posto agli anziani sul bus o sul treno.
Se non condivide la cioccolata, ricordo questa ragazza a cui portai una barretta in regalo e lei ne mangiò un bel pezzo e poi la mise via in borsetta e io ero lì che la guardavo grondando saliva e questa niente, "beh me l'hai regalata perché devo offrirtela?".
Se se ne viene fuori con discorsi ascetici dell'amarsi senza dover dimostrare amore ecco, quella è una cosa enorme e scintillante.
Se nella lista delle priorità al primo posto c'è drogarsi anche non va bene, soprattutto se non offre, come la tizia della cioccolata, ma in generale è un bel "no grazie".
Se con troppa facilità utilizza il sesso per controllarmi ecco non ci siamo, ma perché io per tutte queste cose reagisco come con la cioccolata di prima, sono davvero un banale esempio di maschio etero bianco che ti serve davvero un niente per fargli fare ciò che vuoi, allora ho imparato che è meglio restare casti.
Stessa cosa ma al contrario, se controlla l'assenza del sesso proprio per farmi sentire in colpa per la facilità con cui mi lascio andare alle passioni carnali, uguale: meglio da solo.
Se fuma (cosa che non sopporto) e non si prende cura di dove riporre i mozziconi e li lancia in giro, che odio.
Uh se non ha almeno perso una cosa importante nella vita.
Se sorride troppo in foto, perché è chiaro che io non riuscirò mai a tenere alto l'umore a questi livelli e allora entrerei in un loop di ansia totale.
Se è troppo fotogenica, perché io vengo sempre di merda e mica mi sta bene che poi magari ci si fa una foto insieme e io sembro Shrek e lei un umano normale.
Se non ha almeno una dozzina di segreti che custodisce con cura senza rompere per i miei trecentomila.
Se ha un sacco di soldi, ecco quello proprio non va, cioè io ho bisogno di sofferenza e dolore e rivalsa e combattere il capitalismo insieme.
Se non è in grado di stare per i fatti propri, in solitudine, come protezione e cura verso se stessa.
Se tratta male i piccioni per strada.
Se sogna di andare a Eurodisney o Disneyland.
Ah se le piacciono i Minions.
Se tifa Juve o segue il calcio in generale perché a me il calcio fa cagare e non ne voglio sentire parlare mai e comunque Forza Napoli sempre.
Se non ha senso dell'umorismo e una volta sono uscito con una che ha detto "esco con te perché mi fai ridere dato che io non so cosa siano l'ironia e il sarcasmo" e io ho pensato vabbè chissenefrega con quelle tette mica è necessario e invece alla fine vai a scoprire che non serve a molto uscire con qualcuno con cui non puoi ridere ma ha una quarta abbondante.
Se ha difficoltà a esprimere quello che prova con parole semplici, non me la prendo se i discorsi non sono il tuo forte eh, ma ad esempio una volta mi sono frequentato con una viennese per alcuni mesi e io insomma ci stavo per cascare ma lei diceva sempre "non dire romanticherie che non le voglio sentire" e dovevo trattenermi finché un giorno disse "oggi abbiamo passato un bel pomeriggio" e quello fu la sua massima capacità di comunicare quello che provava, io speravo in un "ti trovo molto bello e mi piace stare con te" e invece no, quindi magari una via di mezzo non sarebbe male, o almeno dirmi prima che non si va da nessuna parte così io mica faccio quella cazzata dell'innamorarmi.
Se non ha mai avuto a che fare con la malattia, non voglio rovinare la sua vita fantastica arrivando io con il mio carico di visite in ospedale. Ma questa non è una red flag è solo forse, credo, invidia e amore verso il prossimo.
Se lascia cibo nel piatto quando cucino io.
Se non mangia dolci.
Se non beve caffè.
Se non ha nemmeno un vizio.
Se mi sostituisce con il padre perché cerca una figura paterna.
Se parla durante i film e guarda solo film doppiati in italiano (ok su questa posso trovare un compromesso).
Se viene a chiedermi data e ora e luogo di nascita e poi fa il quadro astrale, questa è da correre via a gambe levate.
Se non le piacciono le liste.
Se manda messaggi audio più lunghi di 40 secondi.
Se limona mio fratello per farmi ingelosire.
Se non si commuove quando le mando una foto di Ernesto (il mio gatto) in una posizione carina.
Se desidera essere intrattenuta e basta, perché io ho questo problema di voler sempre far ridere e intrattenere e alla fine vengo largamente sfruttato ma so che è colpa mia ahimé.
Se manda le emoji. Troppe emoji.
Se guarda Sanremo o altre cose trash.
Se non le piace la pizza napoletana e dice che le altre varianti (che non sono pizze bensì banali focacce) sono migliori.
Se rompe il cazzo con De André.
Se si annoia a leggere tutti sti punti.
Se non è stata almeno 6 mesi da sola.
Se non è stata almeno 6 mesi in terapia.
Boh penso di aver perso di vista la domanda iniziale arrivato a questo punto però credo sia chiaro che sono un grande rompicoglioni. È che invecchiando (unica cosa in cui sono davvero bravo) e accumulando un sacco di esperienze (altra cosa in cui eccello mio malgrado) ho creato dei segnali di pericolo che, seppur minimi, mi aiutano ad evitare di sprecare il poco tempo a disposizione. Non perché io stia morendo eh, non più del normale, tutti ogni secondo che passa ci avviciniamo al momento della nostra dipartita, ma perché il mio tempo a me piace passarlo largamente facendomi gli affari miei. Quindi per rispondere alla domanda inversa, quali sono le mie red flag inteso come mie proprie di me stesso, mi piace fin troppo farmi gli affari miei, il che è davvero brutto quando altri umani vogliono interagire.
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io-e-la-mia-mente · 4 months
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Quello che sento quando mi dice " MIA "
Grammaticalmente parlando , MIA ,è un aggettivo possessivo femminile , di uso comune nel parlato e scritto della lingua italiana corrente , si usa spessissimo per indicare qualcosa di nostro , soprattutto per i beni materiali , tanto , che quando viene usato per appellarsi ad una proprietà umana si viene etichettati come " malati di possesso " e quindi papabili per un intervento coatto presso una qualsivoglia unità psichiatrica della zona ... Fatto un doveroso preambolo torno a ciò che più mi sta a cuore , ovvero a ciò che sento quando il Padrone mi dice che sono Sua .. che dire, le parole potrebbero risultare quasi insulse rispetto a quello che provo , ma , voglio comunque tentare descrivendo la tempesta di ormoni e di emozioni che si scatenano nel mio corpo , e , nel mio animo .. Cosa c'è di più bello , per una schiava , che sentirsi dire sei MIA dal proprio Padrone ? C'è veramente poco altro ( ma quello che c'è è altrettanto importante e bellissimo ) .. Cosa provo quando lo sento ? Orgoglio all ' ennesima potenza, soddisfazione , gratitudine, sollievo, amore , felicità , desiderio di dare sempre di più a quell'uomo che mi ha voluta con Lui ... E' inspiegabile come si possa sentire ogni volta , la parte del corpo che si trova in corrispondenza dello stomaco , alla base dei polmoni , appena sotto al cuore , accartocciarsi su se stessa al solo suono di quella parola , da Lui pronunciata , il pensiero di essere una Sua proprietà mi fa formicolare tutta la pelle , mi fa sentire quel "friccicolio" particolare tra le gambe , i seni si inturgidiscono con i capezzoli che , guardando la camicetta , cercano di fare capolino , chiedendo spazio per crescere e gonfiarsi , al reggiseno , che invece li ostacola , chiudendoli nella sua morsa , e inizio a salivare , più del normale , e il desiderio di essere usata sale alle stelle .. MIA , una piccola parola che sa farmi volare , che quando ripetuta nella mia mente mi fa ricordare i mille e magici momenti in cui mi è stata detta , mi porta a sorridere anche quando lavoro , il chè non è assolutamente da sottovalutare .. Essere di Sua proprietà vuol dire anche adempiere a dei doveri , a rispettare delle regole non rivolte per forza al mio piacere .. Essere Sua comporta dei sacrifici , non di sangue ma mentali , essere Sua vuol dire esserlo in tutto e per tutto e ubbidire è un fondamento imprescindibile , non facile da mettere in pratica ma assolutamente fattibile se si è convinti , se si sente veramente .. poi , aggiungiamo la capacità di Padron Scrooge di sapermi guidare e di farmi crescere e tutto risulta essere naturale e normale
schiava-di-ING
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questouomono · 8 months
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Questo uomo no, #136 - Quello che lui è l'erede di Giulio Cesare
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Impazza la solita inutile ipocrita polemica su un libro scritto da un generale dell'esercito e pieno delle opinioni più discriminanti che si possano immaginare. E non è difficile immaginarle, visto che buona parte dell'opinione pubblica italiana le condivide. Ovviamente "condannare" l'autore di questa autopubblicazione non serve a nulla; uno vale l'altro, e di gente che la pensa in questo modo è piena l'Italia. È molto più difficile, come diceva una nota condottiera di persone che non aveva bisogno di divisa, "chiamare le cose col loro nome".
Gli stralci del libro che i giornali fanno a gara a pubblicare non si soffermano molto a lungo nell'analisi, né il più delle volte hanno gli strumenti per farla - o il coraggio di portarla fino in fondo. Come sa bene chi lavora con le questioni di genere e le discriminazioni, l'uso violento che si fa nel libro della parola "normale" è uno degli strumenti discriminanti più noti, longevi ed efficaci: confondendo il normale con il generale (la cosa si tinge di un sinistro umorismo) i più confondono "quello che è giusto che accada" con "quello che accade più di frequente". Se lo fanno o meno in malafede è un loro problema morale, ma che questa confusione ancora regni sovrana nella pubblica opinione è un problema etico.
Prendiamo a esempio l'omosessualità. In natura le specie fanno, riguardo il genere, la qualunque: sono ormai accertate scientificamente omosessualità e transgenderismo in numerose specie; in più, per molte specie è del tutto naturale avere individui che cambiano genere durante la loro vita, anche più volte a seconda delle condizioni ambientali, come sono naturali ogni tipo di comportamento e organizzazione sociale, dalla monogamia a vita al branco indistinto nel sesso e nell'accudimento. Quindi, per quanto certamente comportamenti non generali, sono certamente naturali. Il fatto che alcuni di questi comportamenti non siano numericamente la maggioranza, in natura non conta nulla: alla natura interessa mantenere alto un tasso di diversità, quindi anche se certamente l'omosessualità (e, già che ci siamo, il transgenderismo) non è il comportamento di maggioranza, è una naturale costante presenza. Esattamente come accade nella specie umana.
La parola normale - dovrebbe bastare il vocabolario - significa invece che c'è una norma, una regola; e questa regola, com'è oramai scientificamente accertato, in natura non c'è. Nessuno nega che, per molte specie, l'eterosessualità è necessaria alla riproduzione della specie, e infatti rimane il comportamento della maggioranza; ma questa non è una regola, e soprattutto non elimina né discrimina gli altri casi riguardo il genere. In nessuna specie non umana è stato osservato accanimento di qualsiasi tipo contro gli individui non etero. Che esistano individui non eterosessuali, o che non siano interessati alla riproduzione, non ha finora mai compromesso l'esistenza di nessuna specie. Per quello che scientificamente sappiamo, le specie scompaiono per violente o coatte modificazioni dell'habitat naturale o perché altre specie (di solito quella umana) le sterminano per i loro motivi privati. Di norma in natura ce n'è una sola: preservare le diversità e farne sempre accadere un certo numero, non maggioritario ma necessario. Un po' come in quel comportamento sociale che si è inventato la specie umana e che ha chiamato democrazia.
Socialmente le norme, le regole che descrivono cosa è normale e cosa non lo è, sono invenzioni del tutto umane che cambiano molto frequentemente, come qualsiasi storico o sociologo non in malafede può confermare. Non sono affatto naturali ma sociali: vengono usate dalle organizzazioni umane, grandi e piccole, per mantenersi nel tempo. Il normale è quindi ciò che serve a preservare nel tempo un certo gruppo sociale in una posizione di potere, o quantomeno rilevante e identitaria; ignorando, più o meno consapevolmente, che la normalità cambia continuamente proprio per adeguarsi ai continui cambiamenti sociali, e che il perenne atteggiamento nostalgico di valori e mondi che realmente non sono mai esistiti è il sintomo di una completa inadeguatezza - eufemismo per ignoranza - di sé e dell'idea del mondo che si ha.
Chi pensa, com'è scritto in quel libro autoprodotto di cui in questi giorni si parla tanto, che il comportamento non etero (un esempio tra i tanti) sia non normale, mostra diverse cose: 1) ignoranza di fronte a come funziona la natura, compresa la specie umana; 2) ignoranza dei comportamenti sociali più efficaci che, in natura come nelle situazioni non naturali costruite dall'uomo, prescrivono sempre la salvaguardia delle diversità e delle differenze; 3) una sostanziale debolezza ideologica di fondo, nel sentirsi attaccati dalla presenza di queste minoritarie diversità che, pur avendo gli stessi diritti di qualsiasi altro gruppo sociale, non sono una minaccia né per la specie né per le istituzioni artificiali create dalla specie umana; 4) una profonda debolezza personale, nel creare la figura immaginaria di "eroe" di valori del passato con illustri predecessori, fingendo o non rendendosi conto che: 4a) non c'è nessun eroismo nell'appartenere alla maggioranza delle persone etero, e in più in una posizione sociale di grande rilevanza e potere; 4b) non c'è nessun eroismo nel professare "valori" antiscientifici, antistorici e antisociali come quelli descritti e sostenuti nel libro autoprodotto di cui si parla tanto; 4c) quelli di cui si parla sono "valori" che la società ha rigettato innumerevoli volte nella sua storia, essendo appartenuti periodicamente a ideologie genericamente appellabili come autoritarie (dai vari colori, dal nero al rosso al verde all'arancione) e che hanno tutte perso irrimediabilmente le loro guerre - visto che parliamo di un autore di libro che ha un altissimo grado militare - e i cui attuali esponenti politici devono continuamente fare acrobazie per non farsi rinfacciare l'adesione a quei valori - visto che un ministro di destra è stato costretto a destituire l'autore di questo libro autoprodotto e a dissociarsene pubblicamente.
Queste debolezze, queste opinioni fragili come la maschilità che le produce, sono alla base di quella imbarazzante credenza che caratterizza le persone più ignoranti e impaurite (se non in malafede) di fronte alle questioni di genere sollevate da soggettività che reclamano i loro sacrosanti diritti umani: la dittatura delle minoranze. Un ridicolo ossimoro che è la giusta sintesi di secoli di varie ideologie di gruppi politicamente o ideologicamente conservatori o reazionari, che per giustificarsi hanno sempre bisogno di raccontarsi sotto attacco di qualcosa, di instillare paure invece di diffondere consapevolezze.
In più, visto che sono soprattutto le persone più convinte di questi "valori" sostanzialmente disumani a sostenersi con serietà, è quasi inevitabile che personaggi come l'autore di questo libro autoprodotto si coprano di ridicolo: l'autore si professa infatti, tra le altre cose, erede di un Giulio Cesare che, oltre a scrivere molto meglio di lui, oltre a essere militarmente decisamente più preparato ed esperto di lui, sessualmente tutto era tranne che quello che oggi intendiamo - e l'autore del libro autoprodotto intende - con "uomo etero". Giulio Cesare probabilmente, di un uomo che professa queste opinioni deboli e ignoranti ne riderebbe di gusto, anche perché saprebbe che al rango di generale, nel suo mondo, non arriverebbe mai. Noi invece, suoi contemporanei, ce ne preoccupiamo, perché a quel rango ci è arrivato ed è ben spalleggiato da molte altre persone. Cosa che è sintomo di altri fenomeni sociali molto preoccupanti.
Questo uomo no.
P.S. per chi volesse una bibliografia in merito, può cominciare da questa. Buone letture.
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Non mi manchi tu.
Mi manca credere in qualcuno per davvero.
Ti ho amato di un amore raro.
Sei stato pace e guerra.
Arcobaleno e tempesta.
Ti sei preso il meglio di me.
Ti ho dato passione, rabbia,
affetto, cuore.
Soprattutto cuore.
Ti ho donato i miei errori.
Le mie paure. Le mie fragilità.
E le mie emozioni.
Sei stato un rifugio nei giorni di pioggia.
Un porto sicuro quando continuavo a smarrirmi.
Mi hai asciugato le lacrime mentre piangevo.
Come va la tua vita dopo di me?
Sono ancora arrabbiata con te,
perché quando ti guardavo ero sicura
che i tuoi occhi non sapessero mentire.
Ero sicura che non mi avresti deluso.
A volte capita di amare qualcuno
e di saperlo già che prima
o poi ti farà del male.
Ma quando succede è un pugno
allo stomaco lo stesso.
Con te invece non è stato così.
Mi fidavo.
E quindi sapere che sei come
gli altri fa male il doppio.
Fa male perché hanno perso magia
anche i ricordi.
Hai reso tutto normale, quando noi ci siamo sempre detti di non esserlo.
Pensavo fosse facile riuscire a perdonarti,
invece non è così.
Sono arrabbiata e ho paura.
Paura di diventare quella donna
che mi sono promessa di non essere mai.
Quella disillusa e realista.
Quella che si dimentica di credere
in qualcosa.
Ho paura di non riuscire più a lasciarmi
andare fra le braccia di un uomo,
e di sentirmi sempre in un posto
che non è il mio.
Non mi manchi tu.
Mi manca credere in qualcuno per davvero.
Riccardo Bertoldi
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prisonerinthedark · 8 months
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Come ci si può fidare e aprirsi, essere sicuri, a qualcuno che ci piace o comunque ci interessa?
E come cercare di essere sé stessi soprattutto,ma senza fare vedere ansie, timidezza, diffidenza e altro?
(sono una ragazza, spesso timida e all'inizio distaccata con i ragazzi, mi sblocco dopo un po', ma a volte penso di essere in difetto o avere dei problemi, invidiando da sempre le mie amiche, sin dall'adolescenza. È da anni che non esco e non ho storie con un ragazzo, ma sto cercando adesso, per vari motivi, di uscire dal guscio, anche per me stessa, per l'autostima.
Avrei bisogno di un consiglio o semplicemente di un "tranquilla è normale"... perché ho paura di non piacere a nessuno oppure per paura di rovinare le cose.
Grazie❤️
Vedi, cara ragazza. Di sicuro non c'è nulla, se non la morte. A volte ci precludiamo così tante occasioni per problemi di timidezza - e non sto dicendo che è un difetto, anzi. Personalmente adoro - quando invece l'unica cosa che bisogna fare è lasciarsi alle spalle ogni sorta di, scusa il francesismo, pippa mentale. È banale, ma resta sempre te stessa. Chi si innamorerebbe di una maschera, di un qualcosa creato appunto per? Può succedere, ma non ameranno mai te stessa. Per questo te dico, non limitarti. Ogni comportamento ha dietro di sé un lascito di eventi traumatici o non, ma che personalmente ti formano ed ora sei ciò che sei. Quindi che dirti? Indossa er sorriso più bello che c'hai e buttate. Abbiamo già tanti problemi, non creartene altri.
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fridagentileschi · 1 year
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Il metodo di Max Gerson e le cliniche a cui rivolgersi per combattere il cancro e altre malattie in maniera naturale
("Se solo avessimo saputo" è un documentario presente all’interno del libro "Guarire con il metodo Gerson", scritto da Charlotte Gerson).
Il metodo di Max Gerson è un trattamento naturale che attiva la straordinaria capacità del corpo di autoguarirsi attraverso una dieta vegetariana equilibrata, succhi di frutta freschi, integratori naturali e l’utilizzo di clisteri di caffè.
Il sistema immunitario, attivandosi, è in grado infatti di guarire malattie considerate pressochè incurabili come artriti, allergie, epatiti, lupus, emicranie, malattie cardiache o altre di tipo degenerativo, sino alla cura stessa del cancro.
Il dottor Gerson ha sviluppato il suo metodo nel 1930, sperimentandolo inizialmente su sè stesso per guarire le emicranie debilitanti che lo affliggevano. Col tempo Gerson si accorse sempre più dell’importanza della sua scoperta, comprendendo che le cause della maggior parte delle malattie degenerative erano riconducibili ad un elevato tasso di tossicità all’interno dell’organismo unitamente a diverse carenze nutrizionali.
Così giunse alla conclusione che fornendo al corpo tutta la dose di enzimi, minerali e sostanze nutritive di cui necessitava, attraverso una dieta vegetariana bilanciata comprendente soprattutto abbondanti succhi di frutta freschi, si ripristinava la capacità del corpo di auto-guarirsi, ovvero di auto-disintossicarsi.
Di fatti, i succhi ottenuti dalle spremute di frutta e ortaggi, rigorosamente crudi, forniscono il modo più semplice ed efficace per attivare tale ripristino, poichè contenenti quegli elementi nutritivi più facili da digerire e assimilare.
La dieta di Gerson, interamente biologica e vegetariana, è stata creata per essere ricca di vitamine, minerali, enzimi e micro-nutrienti, ma povera di sodio, grassi e proteine.
Per comprendere al meglio in cosa può consistere lascio a voi tutti un esempio tipico di schema giornaliero rispettato dai pazienti che la seguono:
- tre pasti completi vegetariani al giorno, comprendenti frutta biologica, verdura e cereali integrali (un pasto tipico deve comprendere insalate, verdure crude o cotte, patate al forno, e almeno una zuppa di Ippocrate);
- una decina di bicchieri di succo fresco di carota/mela (crude) e di verdure a foglie verdi preparati ogni ora;
- spuntini di frutta fresca da consumare a proprio piacimento in aggiunta alla normale dieta.
I supplementi di integratori naturali, invece, sono compresi nel metodo di Gerson a seconda dei casi specifici, e vengono forniti in quantità terapeutiche per guarire svariate malattie. Eccoli di seguito elencati:
- ascorbato di potassio;
- soluzione di Lugol (Iodio 5% – Ioduro di potassio 10% – Acqua distillata 85%)
- vitamina B-12;
- ormoni tiroidei;
- enzimi pancreatici.
Sull’utilizzo di clisteri di caffè, infine, secondo Gerson questi risultano essere il metodo principale di disintossicazione dei tessuti e del sangue per i malati di cancro, i quali possono richiedere sino a 5 clisteri di caffè al giorno.
La figlia di Max Gerson, Charlotte spiega la necessità del loro impiego affermando che "nel momento in cui il paziente entra nel pieno della terapia del metodo Gerson, l’effetto combinato del cibo, dei succhi di frutta e degli integratori induce il sistema immunitario ad attaccare e disintegrare il tessuto tumorale, oltre che ad attivarsi per eliminare le tossine accumulate nei tessuti del corpo. Questa grande procedura di pulizia comporta il rischio di sovraccaricare e avvelenare il fegato, un importantissimo organo di disintossicazione, il quale, in un malato di cancro, è già danneggiato e debilitato."
Per questo i clisteri di caffè sono essenziali: assistono il fegato nell’eliminazione di residui tossici dal corpo.
Concludendo, è di fondamentale importanza precisare che il metodo terapeutico di Max Gerson non può essere rivolto a tutti. I pazienti devono essere in grado di mangiare, bere ed evacuare normalmente. Ad esempio chi ha subito un trapianto d’organi, una metastasi cerebrale o danni renali gravi, o chi possiede pacemaker, difficilmente potrà mai sottoporsi ad una simile terapia.
Per ogni tipo di informazione consiglio di visitare il sito internet ufficiale del Gerson Institute).
Le cliniche di Max Gerson a cui rivolgersi sono due: una in Europa, a Budapest (Ungheria), l’altra in Centro-America, a Playas de Tijuna (Messico).
Per informazioni sulle disponibilità della clinica in Ungheria (Gerson Health Centre) è possibile inviare una e-mail a [email protected], chiamare il numero +36.30.6426.341, oppure visitare il sito web: http://gersontherapy.eu/therapy/gerson_therapy
Mentre per la clinica in Messico (Clinica Nutricion y Vida) i contatti sono i seguenti: e-mail [email protected], numero telefonico +52.664.631.8534 e sito web http://www.clinicanutricionyvida.com/
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fujiko-23 · 2 years
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non so come iniziare un post del genere ok, non ne scrivo mai perché beh non lo so il perché, forse perché romperei l'equilibrio che mi sono creata nella mia testa di questo blog, forse perché non voglio che qualcuno mi faccia troppe domande su certi argomenti o forse perché mi perdo a pensare che a nessuno interesserebbe davvero leggere ciò, e poi è molto difficile farmi aprire completamente. se sai qualcosa su di me non la saprai mai al 100%.
c'è una cosa credo che vorrei da qualcuno ed è raccontarmi a questa persona e sapere che a quest'ultim* interessa davvero quello di cui sto parlando. qualcuno a cui non debba rimpiangere di avergli detto qualcosa perché poi magari in un discorso me lo viene a ributtare in faccia e magari ci sto male sia perché me l'ha buttato in faccia sia perché è un argomento fragile che non dovrebbe essere ricacciato in certe situazioni.
ci sono alcune persone che considero più vicine rispetto ad altre per un motivo o per un altro ed è a loro che vorrei raccontare certe cose e soprattutto già ne sanno altre, però a volte mi sembra di non potergli parlare di certi argomenti perché reagiscono diversamente dal solito, come se iniziassero a lamentarsi o a prendersela con me per ciò che ho fatto ma, che posso farci ormai? è una cosa passata e non posso cambiare il passato, al massimo posso rimediare però è proprio qui che penso che forse dovevo tenermela per me e mano mano inizio a parlare sempre meno di certe cose con una persona. o altri motivi per cui ne parlo meno è che l'argomento per cui sto male potrebbe far star male anche l'altra persona ed evito di mettere in mezzo il tutto.
ci sono dei motivi per cui sto stando abbastanza male ultimamente, il primo è per certe persone che si stanno allontanando o si sono allontanate improvvisamente e magari a me piaceva la loro compagnia e mi mancano..però, non vi verrò a scrivere. un pò perché se ti sei allontanat* significa che o non vuoi parlarmi o lo stai facendo per il tuo bene, e un pò perché nel caso tu non voglia parlarmi non voglio dover cominciare una conversazione forzata.
il secondo motivo è per le persone che mi piacciono e a cui piaccio. beh per le persone che mi piacciono c'ho sempre sfiga per un motivo o per un altro quindi facciamo che lascio stare..per le persone a cui piaccio invece:
parlo con abbastanza persone online e non e ad alcune di queste sono iniziata a piacere, a me fa sempre strano perché non faccio nulla di speciale, non capisco cosa attiri la loro attenzione, e poi quando glielo chiedo i motivi sono sempre gli stessi. 'sei simpatica, ci sei sempre e mi piaci fisicamente'. ed io so solo dire che so cosa sono, e so cosa do e cosa non do, però non mi sembra di averti dato abbastanza. perché non sono nei miei periodi migliori e so di poter dare di più. ma perché dovrei? nel senso, il mio obiettivo non è piacere per forza, no? però dicendo così mi sembra di si. mi sembra di star cercando solo di piacere e poi fine, 'il mio lavoro qui è finito'. anche se so che non è così davvero, voglio che l'altra persona stia bene con me e si senta al sicuro ecco. oltre questo, molte persone se ne sono andate proprio per questo motivo qua. perché gli piacevo e non riuscivano a mantenere questo sentimento per loro dato che io non ricambiavo. e si sono allontanati per stare meglio. però..però a me mancano, gli voglio comunque bene. e torniamo al punto di prima, cioè al primo motivo per cui sto male.
il terzo è per la scuola. ieri (28/09) è stato il primo giorno(perché faccio il serale e abbiamo iniziato dopo), faccio il quinto superiore sperando che finisca e che finisca bene. comunque solitamente quando vado a scuola ho sempre ansia. sempre ansia di star sbagliando qualcosa, di non aver completato qualcos'altro o di dover rispondere a qualcosa e non so farlo. e da una parte credo sia normale, dall'altra invece no..perché spessissimo mi causa dolori fisici e mi sento uno schifo. è dalle elementari che va avanti così a dolori fisici tutti i giorni, tutti gli anni da 14 anni, non mi sembra una buona cosa ecco-
mi sono ritrovata spesso con molte assenze che io non mi rendevo neanche conto di star facendo però dall'altra parte se andavo a scuola comunque non stavo bene e non mi sentivo in grado di far qualcosa, quindi che cambiava? negli ultimi 2 anni ho iniziato ad andare a scuola nonostante l'ansia(non sempre) perché so e ho sempre saputo che non importa se sbaglio. infatti mi sono resa conto che l'ansia maggiore non è dovuta a quello. ma è dovuta al fatto di sentirmi giudicata se sbaglio. so che dovrei fregarmene perché tanto 5 minuti e uno si dimentica, però io no, il fatto di aver sbagliato quella cosa che magari per me è importante mi rimane impressa anche se aggiusto il tutto dopo. ho un grossissimo problema coi giudizi degli altri. che riguardi la scuola o meno.
comunque. tornando all'inizio, anche ieri che è stato il PRIMO giorno ho avuto ansia. però perché questa volta? non avevo nessun compito, nessuna interrogazione, nessuno doveva chiedermi nulla, i compagni di classe li conoscevo già e sono stata per i cazzi miei. e allora qual era il problema ieri..? non lo so. non mi viene in mente nulla. so solo che stavo già per non entrare perché mi sentivo male.
un'altra cosa ancora è la mia famiglia. molte delle cose per cui sto male sono '''ovviamente''' nate qui. ai miei, soprattutto mia madre, li ringrazio sempre perché hanno cercato di starmi vicino e darmi il più possibile, e sono felice che ci abbiano provato a starmi vicino però sfortunatamente l'hanno fatto nel modo sbagliato, sfortunatamente non sono persone con cui io riesca a confidarmi, non dico su tutto ma nemmeno sulle piccole cose perché in primis sono loro a iniziare a giudicare me e le persone che frequento. poi tante altre cose ma non voglio parlarne molto di loro.
e ultima cosa, ho ritrovato un diario di quando andavo in quarta elementare in cui parlo solo del mio stare male. ma avevo 9 anni. e sono giorni che mi sto scervellando a ricordare perché cazzo a 9 anni devo lamentarmi sempre di star male? e pensando pensando non era nemmeno per motivi stupidi. erano gli stessi motivi con cui mi appiccico ora.
nel caso qualcuno abbia davvero letto fino a qui beh..
ma chi te l'ha fatto fa'?
grazie per aver letto comunque. ora mi verrà l'ansia per i messaggi che riceverò dopo questo sfogo ok. mi sotterro ok. addio ok.
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dilebe06 · 3 months
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Mafia the Series: Guns & Freaks
Giuro che non è un porno!
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Forse ha ragione @lisia81 quando mi dice che mi guardo drama assurdi e che trovo solo io.
Dopo Lost Tomb ed altri drama senza senso, davvero dovrei cominciare a pensarci sopra. Soprattutto dopo questo Mafia The Series che per certi versi è l'apice del discorso.
Ma d'altronde come potevo perdermi una serie che dal trailer pare una cosa a metà tra Il Padrino - girato tra le fogne - e una puntata di Paperissima e che non c'ha manco una recensione su Mydramalist?! Per non avere nemmeno due righe deve essere una parla nascosta.
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Allora... Io non so nemmeno da cosa cominciare.
Partiamo dalla trama:
La storia parla di Beam, un normale studente universitario . Anche se è debole nei confronti del mondo, dopo la morte misteriosa di suo padre Rachen, vuole diventare un eroe. La sua vita non sarà più la stessa quando scoprirà che suo padre era il leader della banda Nemesis, la più grande organizzazione mafiosa della Thailandia, e Beam, invece di diventare l'eroe dei suoi sogni, dovrà diventare il capo di un'organizzazione terroristica. [mydramalist]
Ok. A differenza di Lost Tomb qui la trama è chiara e comprensibile e la serie cerca di seguirla fino in fondo. Certo, con un approssimazione che rasenta la querela ma intanto ringraziamo tutti gli dei che almeno si siano attenuti alla storia.
Non mentirò, mi interessava la parte del conflitto interiore del protagonista tra il suo sogno e la realtà dei fatti e come sarebbe venuto a patti con il mondo mafioso. Ma ahimè, di introspezione psicologica in questa serie non c'è traccia. [introspezione psicologica AHAHAHAHAHAH]
Il nostro Beam assurge al ruolo di futuro capo mafia senza troppi problemi o drammi interiori. Solo nel finale cercherà di tirarsi indietro prima di scoprire che se lo facesse, dovrebbe dare indietro un botto di soldi alla Mafia. Meglio mafioso e ricco che libero ma povero!
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Ora, c'è da dire una cosa sulla trama. Essa è stata per gran parte imprevedibile. Difficile ipotizzare chi sarebbe spuntato fuori o cosa sarebbe successo. E vorrei davvero dire che questo punto fantastico è frutto di un bel lavoro da parte degli sceneggiatori, capaci di mantenere la tensione e creare una storia improvvisa ed ad alta tensione.
Ma...la storia non si può prevedere semplicemente perché è fatta male: personaggi che appaiono e scompaiono dalla scena come vuole la sceneggiatura, tizi che scappano dall'Università poiché inseguiti da degli assassini e si ritrovano - non si sa come - nella sala da pranzo di uno del Capo Mafia rivali, cameriere robot, un corridoio dentro una casa dove c'è un muro di cactus alla fine che gli blocca la strada... e potrei continuare per ore. Le cose che ho visto...Dio, non posso ancora crederci!
Essendo dei partecipanti alla fiera dell'assurdo, non mi sono quindi stupita quando nel finale, il padre di Beam resuscita dai morti per rivelarci che ha fatto finta di morire per preparare il figlio ad una futura carriera nella malavita. Un finale e una seconda stagione in arrivo che ha pure il sottotitolo di " più pistole e più pazzi". So già cosa aspettarmi. XD
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Io ovviamente mi sono divertita come una pazza. Senza prendere sul serio NULLA di ciò che viene messo a schermo, la trama scorre come un teatrino dell'assurdo che riesce comunque a far capire allo spettatore la progressione degli eventi ed ad arrivare ad un finale sensato. E non è poco. Sì, Lost Tomb sto pensando a te.
Se questa serie per certi versi ricorda quella perla del Tombaroli di Lost Tomb - soprattutto per quanto riguarda la povertà tecnica, registica, ambientale e così via... - si discosta per via della sua comicità: dove Lost Tomb fa involontariamente ridere perché si prende tremendamente sul serio, Mafia The Series fa sorridere perché si prende per il culo da sola. E questo l'ho apprezzato.
Un altra cosa c'è poi da dire: non ho mai trovato una serie con una realizzazione così discontinua. Alcune scene erano ben fatte, belle inquadrature ed anche un minimo di caratterizzazione. Altre invece pareva di essere dentro Paperissima Sprint. Si passa da scene toccanti dove si parla di un amore difficile per via della mafia dove si piange e ci si commuove a momenti dove fanno mangiare il pene di una mucca al protagonista solo per farci fare quattro risate. Questa serie mi ha ubriacata!
Essendo una serie comica sono innumerevoli le gag, le battute a sfondo sessuale (mai trovate così tante dentro una serie), le scene a mo' di caduta sulla buccia di banana, le musichette divertenti, la recitazione esagerata ecc ecc ... pensate ad una cosa assurda e quella ci sarà.
Ricorderò fino alla fine dei miei giorni che ho passato 2 minuti di puntata ad ascoltare Beam ed i suoi amici che parlavano della lunghezza dei loro peni. Così, per ridere.
L'assurdità poi si riscontra anche nei personaggi che attorniano Beam, prima tra tutti Anna. La sicaria migliore del mondo che pare Carmen San Diego e va in giro con la pistola con su scritto "BITCH" ed è decisamente sopra le righe in tutto quello che fa. In realtà Anna e tutti gli altri come Sven o Intenso, mi sono piaciuti e li ho trovati divertenti. I loro bisticci e scenette comiche erano carine e mi hanno strappato spesso una risatina.
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Mi è piaciuto che abbiano creato tutti assieme una piccola famiglia con Beam, pronti a proteggerlo ed aiutarlo a costo di rimetterci la vita. Speriamo che se fanno una seconda stagione, si possa rivedere queste dinamiche "familiari" un po' matte ma divertentissime.
A far compagnia ad Anna nel podio della follia c'è anche Sonya, la figlia della famiglia rivale di Beam. Ho capito che sarebbe stato un personaggio meraviglioso quando gli viene chiesto delle origini di Bunny, la sua bodyguard vestita da coniglietta sexy. Sonya racconta che da piccola era sempre sola, con la compagnia di un coniglietto di peluche. Così durante la notte, espresse il desiderio di avere un amica e la mattina dopo...Bunny era lì. La cosa più bella però è che in tutti questi anni, Bunny non è mai invecchiata.
Siamo nel paranormale? nella prossima stagione vedremo gli alieni?!
Sonya è la regina del dramma, esagerata in tutto che però fa sorridere e quindi l'ho amata parecchio. XD
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Gli altri personaggi sono "quasi" normali anche se i cattivi delle bande rivali avevano lo spessore della carta velina e il carisma di un carratrezzi. Discorso diverso per il padre Lazzaro di Beam che nel finale imbruttisce tutti i cattivi semplicemente facendosi vedere in faccia. Sarà che era interpretato dal Preside di the Gifted, ma solo lui ha saputo essere vagamente intimidatorio. Per essere un drama sulla mafia è tutto dire.
Il gravissimo problema di questa serie si ha con la parte tecnica: l'audio è stato atroce. Alcune volte si sentiva ovattato. In altre, non so il perché, si è deciso di modificare la voce dei personaggi con un modificatore della voce. In altre la musica di spengeva all'improvviso e certe volte ho avuto paura che addirittura partissero le risate registrate.
Il montaggio ha dei tagli spaventosi, scavalcamenti di campo che dovrebbero essere considerati illegali in almeno due terzi dei Paesi del mondo ed in altre, hanno ben pensato di girare una scena da più di 2 minuti, girando attorno ad un tavolo con la telecamera, mentre i personaggi parlano. Il risultato è stato un atroce mal di mare e quel vago senso di nausea che solo drama così ben fatti possono garantirti.
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giro giro tondo...casca il mondo....
Anche i combattimenti sono stati discontinui. Alcuni erano ben girati, con ottime coreografie e scene avvincenti. In questo, il personaggio di Sven svetta su chiunque altro. In altre scazzottate invece, sembrava di vedere due bambini dell'asilo che si menano. In alcune scene scorre sangue come se non ci fosse un domani. In altre i personaggi non hanno un graffio dopo che si sono gonfiati di botte per un buon quarto d'ora. Io boh...
Poi l'ambientazione ed il poco budget mi hanno dato il colpo di grazia. Pensi a combattimenti tra gruppi mafiosi e ti immagini una cosa e la serie ti da quattro stronzi presi al mercato che fanno finta di menarsi a mani nude. Le famiglie mafiose sono composte da 4 persone in croce che paiono più spacciatori che boss di mafia.
Le locations sono o capannoni abbandonati o luoghi pubblici dove non c'è un cazzo di passante manco a pagarlo oro. Sparatorie per strada, inseguimenti con truppe d'assalto in una Facoltà dove ci dovrebbero essere studenti ed invece pare che in Tailandia ci abitino solo i personaggi di sta serie.
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Infine, le storie d'amore. Questa serie è PIENA di love story. In pole position c'è quella di Beam e della sua compagna di corso che però è più un triangolo perché anche Sonya è innamorata di Beam. Che diventa un quadrilatero a metà serie perché anche un ragazzo della classe del lead si scopre innamorato del protagonista. In tutto questo intrallazzo d'amore io però voto Sonya che almeno mi fa ridere.
Poi c'è la storiella tra l'amico di Beam e La Pazza. Sono stati carini da guardare e sono contenta che l'amico alla fine si sia rivelato un bel personaggio coraggioso e leale. E che abbia accettato l'amore e la relazione con la sua compagna di corso superando il fatto che fosse piatta come una tavola. Peccato però che nonostante sia un personaggio presente per gran parte della storia, non compare manco in nessuna pagina del cast di questa serie. Pare che lui non esista proprio.
Poi c'è la relazione unilaterale tra l'altro amico di Beam e Sven che però quest'ultimo è etero ed ha già una ragazza che ha dovuto lasciare per via del suo lavoro per la mafia e la cui storia ci ha regalato uno dei pochi episodi con un minimo di struggimento ed emozioni.
Infine, ma non per importanza, c'è la relazione tra l'hacker ed Anna. Con Intenso che all'ultimo episodio ci rivela che anche lui è sempre stato innamorato della nostra Carmen San Diego, senza però avercelo mai fatto vedere questo grande amore. Eh va bene, gli crediamo sulla fiducia.
Qui la ship diventa più difficile perché ho adorato entrambi i ragazzi. L'hacker è un ragazzo normale, un bravo ragazzo che è giustamente terrorizzato da pistole, sangue e sparatorie. Intenso è un assassino mezzo pazzo che prima ti sgozza e poi si domanda se ha fatto bene.
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Comunque sia, la critica più grave la devo fare al protagonista. Beam in realtà mi è piaciuto ed è stato bravo nel suo ruolo. Interpreta un bravo ragazzo che ama i suoi amici e preferisce discutere più che usare la violenza.
Il problema è che Beam è stato un personaggio troppo passivo ed in balia degli eventi. All'inizio della serie ci poteva pure stare. Ma andando avanti con la storia, doveva prendere consapevolezza e determinazione e soprattutto, essendo il lead, essere lui a muovere la trama. Invece Beam è spettatore come noi, limitandosi a farsi trascinare dalla storia senza un briciolo di presenza. Ed è un peccato.
Speriamo che nella seconda stagione - ma la faranno??!!! - Beam prenda più spazio e ruolo per diventare quel Capo Mafia che pare destinato ad essere. se lo dite voi...
Concludendo: Drama comico perfetto per farsi due risate sapendo che nulla deve essere preso sul serio - manco i personaggi - mettendo in conto che scene serie verranno interrotte da gag comiche spesso basate sul sesso.
Voto: 7.6
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clo-rofilla · 2 years
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Domenica.
La vita prosegue placida in questa città sul lago e nelle sue diramazioni: lavoriamo 1000/h al giorno e siamo via ogni weekend, tenendo in arretrato 3 cambi di stagione 6 lavatrici e all'incirca 12 altre attività domestiche tra cui rinvasare un ficus e lo svuotamento della cantina. Normale amministrazione.
Questo ottobre è il primo così caldo da quando vivo qui (due anni, ormai...), talmente caldo che mi fa venire in mente, in uno sforzo di memoria ormai (!), l'autunno romano, e mi sento strana in questo miscuglio di case e città e partenze ritorni e nostalgie.
Amo la mia vita qui, la mia vita con te; amo te.
Ti amo ogni giorno, al mattino quando te lo dico assonnata sotto le coperte, dopo il suono della sveglia, alla sera quando te lo sussurro a mezza bocca mentre ci addormentiamo esausti dopo una giornata piena di lavoro e di impegni, nei momenti più disparati quando ti guardo, te ne accorgi e mi sorridi. Ti amo soprattutto quando pensi che non ci faccio caso, quando ogni mattino mi chiedi come voglio il caffè, ti alzi e mentre io prendo ancora un momento per raccogliere i pensieri mi precedi in cucina e quando scendo lo trovo pronto. A volte non ne ho davvero voglia, ma te lo chiedo lo stesso, perché è così bello scendere e trovarti che mi aspetti con quello sguardo caldo di amore per me. Ti amo quando torno tardi dalla palestra e mi aspetti con la radio e la cena pronta, la tavola apparecchiata, il vino pronto per essere stappato. Quando mandi la lavastoviglie mentre io mi sto preparando, quando cambi la terra al gatto anche se sei stanco, quando mi chiedi di cosa ho voglia, quando hai un'attenzione per me. Da ogni singolo gesto trapela la cura che ci metti, il tempo e la dedizione che investi in questo amore, la pazienza. E lo so che pensi io non me ne accorga - sempre di corsa nel mio tran tran - invece me ne accorgo eccome.
Ti amo quando ho un ritardo di tre giorni e mi chiudo a riccio, e senza il bisogno di dirti niente mi prendi le mani, le stringi e con uno sguardo calmo e dolce e mi dici: "Sei preoccupata? Io no, per niente, sono sereno. Siamo insieme. E poi, sai.. potrebbe essere una cosa bella". E mi accarezzi il viso, i fianchi. E la tua sicurezza mi infonde d'un tratto tutta la pace di cui avevo bisogno e non ho più paura. Anche se non è stato, non ancora - so che quando sarà saremo insieme, so che sei con me in ogni istante e ti immagini un futuro con me, una famiglia, insieme.
Ti amo quando nonostante le remore iniziali ti fidi di me e ci tuffiamo a capofitto in questa nuova, ennesima avventura che è la ristrutturazione e la fusione delle due case; ti amo perché nonostante il progetto costi tanto e implichi nuovi sacrifici, mi guardi negli occhi e mi dici che se è una cosa che mi rende felice, allora un modo lo troviamo, come sempre. Un progetto che è più di un preventivo e una planimetria: è un progetto di vita insieme.
Ti amo quando ti accompagno a prendere l'aereo che ti porterà a Boston per lavoro per una settimana e appena torno in macchina, dopo averti salutato, mi mandi un messaggio: "Mi manchi già".
Ti amo anche quando te lo dico e magari tu non te lo aspetti. Stavolta a ricordartelo ci penserà un bigliettino a quadretti che ho lasciato scivolare nella tua giacca prima di vederti andare via, con la valigia in mano. Perché il mio amore possa seguirti ancora un po' più in là, di dove mi fermo io ad aspettarti, già pronta per il prossimo abbraccio.
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colonna-durruti · 1 year
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“Gli USA hanno distrutto quel gasdotto”. Il silenzio tombale sullo scoop di Hersh
16.02.23 - Il Manifesto - Redazione Italia
L’ACCUSA. Così i sommozzatori della Us marine avrebbero piazzato gli esplosivi che lo scorso 26 settembre hanno fatto saltare in aria il Nord Stream 2 posato sul fondo del Mar Baltico.
È passata una settimana da quando Seymour Hersh ha pubblicato un articolo dal titolo assolutamente fattuale: “Come l’America ha eliminato il gasdotto Nord Stream”. Per essere più precisi: come un gruppo di sommozzatori della Marina degli Stati Uniti, con la collaborazione della Norvegia, ha collocato gli esplosivi che il 26 settembre scorso hanno distrutto il gasdotto russo-tedesco sul fondo del mar Baltico.
L’amministrazione Biden ha colpito l’infrastruttura di un Paese non solo amico, ma membro della Nato (la Germania) il cui scopo era di rifornirsi di energia da un Paese con cui, tecnicamente, gli Stati Uniti non sono in guerra (la Russia).
Traduzione politica: si tratta dello scoop del secolo. Oggi, nel 2023, gli Stati Uniti hanno bombardato un pezzo di Germania. Nessuno però ne parla. Il silenzio della stampa americana è assordante.
Il pretesto, naturalmente, sono le smentite ufficiali: un portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che «queste affermazioni sono false e completamente inventate». Tammy Thorp, un portavoce della Central Intelligence Agency, ha ugualmente risposto: «Completamente e totalmente falso». Data l’enormità della cosa, un po’ più di zelo giornalistico sarebbe forse opportuno…
All’epoca delle esplosioni i giornali americani, seguiti a ruota da quelli europei, avevano definito l’attentato “un mistero”, oppure un “auto-sabotaggio” compiuto dalla Russia. Oggi l’ottantacinquenne Hersh commenta che, da quando ha iniziato il suo mestiere negli anni Sessanta, le autorità hanno sempre detto che «i miei articoli erano sbagliati, inventati, scandalosi».
È lui stesso a raccontare sulla piattaforma Substack: «Sono stato un freelance per gran parte della mia carriera. Nel 1969 ho raccontato la storia di un’unità di soldati americani in Vietnam che aveva commesso un orribile crimine di guerra. Avevano ricevuto l’ordine di attaccare un normale villaggio di contadini dove, come sapevano alcuni ufficiali, non avrebbero trovato opposizione, e gli era stato detto di uccidere a vista. I ragazzi uccisero, violentarono e mutilarono per ore, senza trovare alcun nemico. Il crimine fu insabbiato dai vertici militari per diciotto mesi, finché non lo scoprii. Per quel lavoro vinsi un Premio Pulitzer, ma portarlo a conoscenza del pubblico americano non fu facile. (…) Fu rifiutato da Life e da Look. Quando il Washington Post finalmente lo pubblicò, era disseminato di smentite del Pentagono».
Invece era tutto vero e anni dopo il principale responsabile, il tenente William Calley, fu condannato all’ergastolo dalla corte marziale, ma immediatamente graziato dal presidente Nixon.
Dal caso My Lay sono passati 54 anni, ma Hersh non si è certo riposato: si è occupato del colpo di stato in Cile del 1971, della politica estera di Kissinger (The Price of Power, 1983), del mito di Kennedy (The Dark Side of Camelot, 1997) e delle torture di Abu Ghraib in Iraq nel 2004 e di come Osama bin Laden fu ucciso in Pakistan nel 2011.
Benché sia stato talvolta smentito o contestato, per esempio sull’uso di gas in Siria, la verità è che le indagini successive gli hanno quasi sempre dato ragione, come provano i cinque premi George Polk conferitigli dalla scuola di giornalismo di Long Island, un record finora mai uguagliato.
Anche nel caso del Nord Stream le sue fonti sono anonime, ma la ricostruzione degli avvenimenti è coerente e soprattutto implicitamente confermata da prese di posizione ufficiali: più volte il Segretario di Stato Anthony Blinken e, in una conferenza stampa il 9 febbraio 2022, lo stesso Presidente Joe Biden, avevano affermato che consideravano il Nord Stream una minaccia per gli interessi degli Stati Uniti e che, in un modo o nell’altro, sarebbe stato fermato.
Blinken, pochi giorni dopo la distruzione del gasdotto disse che si trattava di una «meravigliosa opportunità per mettere fine una volta per sempre alla dipendenza dall’energia russa».
Victoria Nuland, un alto funzionario del Dipartimento di Stato, nel corso di un’audizione al Senato, disse: «Sono molto soddisfatta, e credo lo sia anche l’amministrazione, di sapere che Nord Stream 2 è adesso un rottame metallico in fondo al mare».
Hersh ha lavorato per anni al New York Times, ma scrive: «Oggi non sarei il benvenuto». In effetti il prestigioso quotidiano in questi giorni ha dedicato decine di articoli al caso della mongolfiera cinese abbattuta sull’Atlantico dopo aver attraversato il Canada e gli Stati Uniti, ha riferito puntualmente di altri tre Ufo distrutti dall’aviazione negli ultimi cinque giorni, ha dato ampio spazio al Super Bowl vinto dai Kansas City Chiefs durante il quale Rihanna ha annunciato la sua seconda gravidanza. Il giornale si è ugualmente occupato (come il manifesto) dei corsi di cultura afroamericana cancellati all’Università della Florida, ma anche di come ci si può preparare psicologicamente a un possibile licenziamento, dei progetti di mini-case per affrontare la crisi degli alloggi negli Stati Uniti, degli auguri per San Valentino, oltre a invitare i suoi lettori a fare sesso con maggiore frequenza e fare attenzione alle uova che mangiano.
Del Nord Stream, neanche una riga: sul motore di ricerca del giornale l’ultimo riferimento a Seymour Hersh risale al 2015.
Il Manifesto. Fabrizio Tonello
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gcorvetti · 8 months
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Veloce.
Non posso che fermarmi un pò a scrivere nonostante abbia poco tempo e devo andare a lavoro. Leggo un articolo di Rolling Stone Italia sul progressive rock, lo metto alla fine. Penso come il giornalista, che molti capolavori del prog sono senza tempo e che siano da ascoltare assolutamente sia per la qualità compositiva che per gli argomenti, c'è anche del prog dei giorni nostri non valutato come quello che esplose nel 69 ma comunque ha una fetta di pubblico non indifferente. La musica al giorno d'oggi è così frastagliata in generi e sottogeneri che possiamo solo ascoltare e compiacerci del fatto che ci sia varietà, che poi alcune cose non piacciano è normale. Nell'articolo si parla del 73, 50 anni fa avevo meno di un anno e neanche parlavo o camminavo quindi non posso dire nulla anche se ho poi ascoltato tutto negli anni, ma c'è da dire che molte persone restano chiuse nel passato, pensare quadrimensionalmente è difficile, si tende invece a pensare per gusto, a me piacciono i pipponi prog, come piacciono le sinfonie, le avanguardie e tutta quella musica difficile da ascoltare perché per molti non è musica, non avendo la melodia e un ritmo costante, ma resto sempre fermo nel pensiero che la musica diatonica mi ha stufato soprattutto quella che non dice niente a livello testuale, quindi che ben vengano i pipponi da 20/30 minuti con fraseggi e assoli interminabili.
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gregor-samsung · 1 year
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“ Invece di decifrare i mille volti del perdente, i sociologi si attengono alle loro statistiche: valore medio, devianza standard, distribuzione normale. Raramente arrivano a ipotizzare che potrebbero a loro volta fare parte dei perdenti. Le loro definizioni sono come quando si gratta una ferita: stando a Samuel Butler, quella poi prude e duole piú di prima. Fatto sta che da come l’umanità si è organizzata – «capitalismo», «concorrenza», «impero», «globalizzazione» – non solo il numero dei perdenti aumenta di giorno in giorno; come in ogni compagine di massa presto si verifica un frazionamento; con un processo caotico e indecifrabile le schiere dei soccombenti, dei vinti, delle vittime si scindono tra loro. Il fallito si rassegna alla propria sorte, la vittima chiede soddisfazione, il vinto si prepara alla prossima tenzone. Ma il perdente radicale si ritrae in disparte, diventa invisibile, coltiva il suo fantasma, raduna le proprie energie e attende la sua ora. Forse mette conto di inquadrare il suo antipodo, il vincente radicale. Anche costui è un prodotto della cosiddetta globalizzazione, e sebbene tra i due gruppi non si possa istituire alcuna simmetria, essi hanno in comune alcune caratteristiche. Anche il Master of the Universe in campo economico, che per potere e ricchezza supera tutti i suoi predecessori, è socialmente del tutto isolato, in balía costante dei propri fantasmi, già per meri motivi di sicurezza è affetto da perdita della realtà, si sente frainteso e minacciato.
Certo è che con le categorie dell'analisi di classe non è possibile venire a capo delle contraddizioni che qui si prospettano. Chi si accontenta dei criteri oggettivi, materiali, degli economisti, dei loro indici e delle deprimenti diagnosi degli empirici, non capirà nulla dell'effettivo dramma del perdente radicale. Quasi sempre si tratta di un soggetto maschile. Appurarne i motivi può sembrare banale, ma non è superfluo. Chi si attribuisce una superiorità, per il passato lapalissiana, e non si è rassegnato al fatto che i giorni del primato sono finiti, molto difficilmente accetterà la propria perdita di potere. (Non molto tempo fa esisteva ancora nelle famiglie tedesche un «gestore domestico»). Per tutte queste ragioni un uomo che si sente un perdente radicale avverte una caduta immaginaria, in genere non percepita da una donna. Va detto però che al perdente, per radicalizzarsi, non basta quello che gli altri pensano di lui, siano essi concorrenti o sodali, esperti o vicini di casa, compagni di scuola, capi, nemici o amici, ma soprattutto la moglie. Egli stesso deve metterci del suo; deve dirsi: io sono un perdente e basta. Finché non sia convinto di questo, per quanto se la passi male, per quanto povero e impotente, umiliato e sconfitto, diventa un perdente radicale soltanto quando ha introiettato il giudizio degli altri che ritiene vincenti. Solo allora va in tilt. “
Hans Magnus Enzensberger, Il perdente radicale, traduzione di Emilio Picco, Einaudi, 2007. [Libro elettronico]
[ Edizione originale: Schreckens Männer. Versuch über den radikalen Verlierer, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 2006 ]
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Forse non sono proprio depressa ma sono troppo presa da uno stato ansioso, più o meno è quello che ho capito dallo psichiatra il quale mi ha poi consigliato di dire alla mia psicologa che è inutile. Vabbè, non queste esatte parole ma che comunque il percorso con lei non mi sta convincendo, però mi prende male cazzo, non sono la tipa che ti viene a dire le cose in faccia se non ho confidenza, ma vabbè ci proverò, comunque ora mi ha diminuito l'antidepressivo e aumentato lo xanax quindi questi giorni sarò sicuramente uno zombie.
Anestetizzo tutto perché pare abbia paura delle mie emozioni e questo provarle magari mi genera ansia, sia per evitare il dolore sia perché temo il giudizio, il problema è che così facendo mi precludo anche le emozioni positive, aaa mi sento una ventenne (mi rifiuto di dire che sono vicina ai 30) con la mente di un'ottantenne che ha visto di tutto e di più nella sua vita e ormai nulla la sorprende. L'ultima cosa che mi teneva in vita ha smesso di alimentarmi quindi ora sono di nuovo al punto di partenza, purtroppo certe cose non vogliono durare nel tempo, dipendesse da me ancora poteva essere una fonte di vita ma ahimè vabbè, non me ne importa sinceramente. Forse ancora una speranza ce l'ho nella musica, sabato tipo ero davvero depressa, stavo col mio ragazzo, l'ho aiutato con l'albero di natale ma sentivo che lo facevo solo per non far capire che ero depressa, poi una volta soli mi sono lasciata andare al mio mood depresso e infine sulla strada di casa gli ho fatto sentire una canzone nuova e non sentivo più quel mood oscuro e spento, non stavo manco al settimo cielo ma stavo "normale". E' stata una settimana sempre in down e continua a proseguire anche in questa nuova, ieri non sono riuscita ad andare a lavoro, stasera salterei le prove del coro se non fossero le penultime prima di natale, insomma, sto male forte ma sono abbastanza forte da alzarmi e fare quello che devo, da un lato mi piace non essere schiava delle mie emozioni e soprattutto del cibo, non dimentichiamocene, ma dall'altra che senso ha vivere senza sentire? Oltretutto ho perso 2-3 kg finalmente, lo sapevo che dovevo smettere di mangiare per dimagrire un po', l'alimentazione sana di 2 mesi fa non ha mai dato risultati, forse mangiavo più del necessario mentre ora mangio meno della metà di quello che avrei mangiato e cerco di avere ancora il senso di fame dopo mangiato, inoltre il caffè aiuta molto a sentir meno la fame. Uhhh, quanto ho scritto, quante cosine, aggiungiamo pure che i programmi per il mio compleanno potrebbero saltare ed è la volta buona che salto per aria pure io, non ho un cazzo di piano B perché qua da me non c'è un cazzo e soprattutto stare qua mi fa ricordare quanto io sia sola e che se avessi avuto amiche vere avrei festeggiato con loro come ai vecchi tempi, invece mi attacco al cazzo.
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