Tumgik
#la signorina felicita
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[...] Tacqui. Scorgevo un atropo soletto e prigioniero. Stavasi in riposo alla parete: il segno spaventoso chiuso tra l’ali ripiegate a tetto. Come lo vellicai sul corsaletto si librò con un ronzo lamentoso. «Che ronzo triste!» - «È la Marchesa in pianto.... La Dannata sarà, che porta pena....» Nulla s’udiva che la sfinge in pena e dalle vigne, ad ora ad ora, un canto: O mio carino tu mi piaci tanto, siccome piace al mar una sirena....
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abatelunare · 1 year
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Libri che vanno letti 39
Eh, mi tocca ammetterlo. Ora leggo molta più prosa rispetto alla poesia. Anche da ragazzo, a dire il vero, frequentavo pochi poeti. Ma quei pochi erano buoni davvero. Uno dei miei preferiti era il piemontese Guido Gozzano. Mi faceva molta simpatia. Perché non era mediocre come parecchi suoi contemporanei. Perché ha avuto un destino di quelli che si tende a non augurare agli altri. Perché la sua poesia era onesta e orecchiabile. L’ho perfino citato nella mia tesi. Discutevo della sindrome da incompiutezza che affligge buona parte della prosa novecentesca (compresa quella di Antonio Delfini, l’autore su cui mi sono laureato). E mi era sembrato che questi suoi versi - tratti dalla poesia Cocotte - fossero decisamente adatti:
Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state...
E poi, scusate, uno che scrive Donna, mistero senza fine bello! ne La signorina Felicita, una delle poesie italiane più belle di sempre, va letto assolutamente. Secondo me, almeno.
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pataguja61 · 2 years
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Signorina Felicita, a quest’ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora,
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.
tratto dal poemetto " La signorina Felicita" del poeta Guido Gozzano pubblicato il 16 marzo 1909 col sottotitolo Idillio
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micro961 · 1 year
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Le Opere di Alberto Borgogno
youtube
Sul suo canale YouTube i video delle sue canzoni e composizioni. Il docente universitario, saggista e scrittore Mantovano raccoglie le sue opere musicali
I suoi lavori possono essere suddivisi in 4 categorie: - brani puramente strumentali, senza parole, di cui ha composto per intero la musica («Sonatina per fisarmonica e trio di fiati», «Gavotta paesana», «Mattinata senese», «Sera fiorentina», «Incanto ligure», «Frammento di pura melodia», «Scherzo», «Barcarola Mantovana», «Divertimento», «Cantabile», «Piccola Sonata», «Notturno»); - brani di cui ha composto sia la musica sia le parole: parole da lui create che non si riallacciano ad alcun testo poetico preesistente («Sei tu opera d’arte», «L’abbigliamento di una ragazza», «A Perinaldo»); - brani di cui ha composto sia la musica sia le parole, ma queste parole sono una dichiarata rielaborazione, o una libera traduzione, o uno sviluppo di celebri testi letterari di grandi autori (es.: «Lezione d’aritmetica secondo Prévert», «Federico García Lorca di fronte al vecchio ramarro», «La bella Dorotea di Charles Baudelaire», «Pablo Neruda al cospetto della Croce del Sud», «Canto di Saffo», «Favola di Esopo», «Il canto delle Sirene di Ulisse»); - brani che ha composto per musicare poesie di vari autori senza intervenire sul testo, anzi seguendo fedelmente il dettato originale, con scrupolo filologico («La leggenda di Teodorico» del Carducci, «Il privilegio di Dante», «Il prode Anselmo», «La Signorina Felicita» di Gozzano, alcune poesie di Trilussa, «Il brindisi di Girella» di Giuseppe Giusti, «I Martir ad Belfior» di Ferruccio Ferretti, i versi dialettali di Anfibio Rana).
Alberto Borgogno nasce a Mantova, nel febbraio del 1945, dove trascorre i primi 19 anni tra le corse in bicicletta fino alla riva del Po, a Borgoforte, le esplorazioni delle rovine dell’antico Forte di Pietole, borgo in cui nacque Virgilio, e i giochi coi coetanei che si spingevano fin dentro al Palazzo Te, nella Sala dei cavalli di Giulio Romano. Ama fin da subito la musica, suona la fisarmonica e gli viene riconosciuto l’ orecchio assoluto; studia con passione la teoria musicale, sotto la guida di alcuni professori del Conservatorio di Mantova. Ma ama molto anche la lingua e le opere degli antichi Greci, e legge a più non posso Omero, i Lirici, i Tragici, Platone, per poi laurearsi in lettere classiche nell’Università di Pavia. Insegna prima al liceo Dante di Firenze e poi Letteratura Greca nell’Università di Siena, per più di quarant’anni. In epoca pandemica smette l’insegnamento e si dedica a pieno tempo alla composizione musicale. Risiede a Firenze, ma si reca spesso a Mantova e a Perinaldo, il paese dell’estremo ponente ligure da cui ha origine la sua famiglia.   Ha scritto numerosi articoli sulle riviste specializzate nel campo della filologia classica e ha pubblicato studi e commenti su Menandro, Callimaco, Teocrito, Erodoto, Polibio; ha tradotto le «Argonautiche» di Apollonio Rodio, i «Romanzi Greci» del periodo ellenistico e greco-romano, l’«Edipo Re» di Sofocle, la «Medea» di Euripide, la «Storia Vera» di Luciano. Nel 2019 ha anche pubblicato un suo romanzo, «Amanti beati», tuttora disponibile presso le librerie.
Proprio i mesi di forzata clausura e la pausa dagli impegni accademici lo hanno riportato alla musica e a capire che poteva facilmente coniugare la sua disposizione creativa musicale con le conoscenze letterarie acquisite in una vita da professore di lettere. Ha ripescato i suoi vecchi manoscritti, ha passato molte ore al pianoforte, ha scritto sul pentagramma nuovi pezzi destinati a una esecuzione puramente strumentale. Partendo da poesie celeberrime (di Omero, Saffo, Dante, Neruda, García Lorca, Carducci, ecc.) e abbinando lo sforzo creativo musicale allo sforzo interpretativo, ha ottenuto come risultato musiche fra loro diverse, nello stile e nel tono, perché ciascuna di esse voleva mettersi in sintonia con le immortali parole di poeti diversi, in modo da far comprendere pienamente  le intenzioni espressive e le significazioni di questi grandi artisti: cosa che di solito è preclusa al blateramento dei critici di professione. Tutto questo con la collaborazione, per gli arrangiamenti e le esecuzioni, di musicisti eccellenti, capaci di accontentarlo con grande intelligenza e straordinaria precisione.
Infine, ha pubblicato i suoi brani in Youtube: il suo canale contiene soltanto sue creazioni, mai pubblicate in precedenza.
YouTube
 https://www.youtube.com/@albertoborgogno
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LA FELICITA' E' FATTA DI ATTIMI DI DIMENTICANZA
«Io sono un uomo molto logico, vede. Sono un ragionatore. Non per nulla vengo da una città di avvocati, credo anzi che sarei stato un meraviglioso avvocato. E secondo logica, dico: stabilito che le disgrazie sono fatte per gli uomini, perché arrabbiarsi contro le disgrazie? Sarebbe come arrabbiarsi perché piove, o perché c’ è il sole, o perché si muore. La morte esiste, la pioggia esiste, la cecità esiste: e ciò che esiste va accettato. Disperarsi a che serve? A vederci meglio? Bisogna adattarsi: prima per esempio scrivevo a mano, ora detto al magnetofono. Prima leggevo molto. Ora mi faccio leggere. E poi proprio cieco non sono: da un occhio, sì, non vedo quasi nulla, ma dall’altro vedo la periferia. Cioè, se mi metto di profilo, io frego l’occhio e la vedo come se stessi di faccia. Posso anche recitare e, infatti, vede: continuo a lavorare, lavoro. Né questo mi rende infelice. Signorina mia, ciascuno ha da portare una croce e la felicità, creda a me, non esiste. L’ho scritto anche in una poesia: «Felicità: vurria sapé che d’è / chesta parola. Vurria sapé che vvo’ significà». Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte.
La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.»
(dall’intervista di Oriana Fallaci a Totò)
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somehow---here · 4 years
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Guido Gozzano, da La Signorina Felicita ovvero la Felicità, un verso dall'ottava V
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gaeeeea · 4 years
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Oh! questa vita sterile, di sogno!
Meglio la vita ruvida concreta
del buon mercante inteso alla moneta,
meglio andare sferzati dal bisogno,
ma vivere di vita! Io mi vergogno,
sì, mi vergogno d’essere un poeta!
Da G. Gozzano, La signorina Felicita ovvero la Felicità, I colloqui (1911)
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schizografia · 5 years
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Dio può perdonare, la Signorina Felicita mai!
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solartranslations · 5 years
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Dante 4/12: A Delivery to the Captain’s Cabin
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She accepts Dante’s invitation and goes to the Il Mare restaurant…
~*Scene: Entrance Hall*~
Pace: Hey, Jolly. Since you’re the advisor and you know everything, I’ve got a question~!
Jolly: …What
Pace: Rabbits, dogs, and cats are born from their mother’s tummy, right?
Jolly: Yes, because they are mammals. …You didn’t even know that?
Pace: So then, birds, fish, and turtles are born from eggs, right?
Jolly: What about it
Pace: Then, what about you, Jolly?
Jolly: …………What?
Pace: Which were you born from?
Jolly: Which…you’re asking if I was born through viviparity or oviparity?
Pace: Well, I’m just really curious!
Pace: And when I asked around, a lot of people said “…probably an egg”!
Jolly: …Oh. Then, just for reference. Who, who, and who said this?
Pace: Oh, Ojou! Nice timing! Which do you think…wait, are you going out?
❤≪Jolly≫ Seems to be plotting ❤≪Pace≫ Seems excited
Daily: …I’m tired
Person: Who would say that
???: I can’t see very well here
Food: I’m getting hungry
Daily: Which does Ojou think it is?
Felicita: Yeah
Pace: Hm? This is an invitation from Dante? Um, as my thanks to you…?
Pace: Guess that old man was really happy about his birthday party…
Pace: Huuuuh!?
❤≪Pace≫ Seems concerned
Pleasure: Five stars!!!
Food: I’m hungry!!
Pace: He wants you to come to Hotel Il Mare’s ristorante!!?
Jolly: Oh? And since they’re letting you go in that outfit
❤≪Jolly≫ Seems to be mocking
Person: They’re all so enthusiastic about work
Daily: Not interested
???: I can’t see very well here
Jolly: The Chief Executive must be a regular customer there
Jolly: …Or perhaps it’s a job where he needs the assistance of our still novice Executive of the Swords…
Jolly: It’s unlikely, but not impossible
Pace: That place~, I’ve been wanting to go since I heard the rumors!
Pace: Hey, Jolly, have you been!? How’s the food? What’s it taste like!!
Jolly: I have, but only to use as a meeting place for work
Jolly: I don’t care for something as useless as the taste of their cooking to take up space in my memory
Pace: Geez~! Doesn’t that mean you just forgot~?
❤≪Pace≫ Seems concerned
Daily: My memory is in my stomach!
Food: I’m hungry!!
Jolly: Did you say something, you glutton?
❤≪Jolly≫ Can't seem to handle it
Pain: So they’ll be back before dark…
Daily: Not interested
???: I can’t see very well here
Jolly: But for him to purposefully invite Ojou-sama to a meal, and to such a place, I’m interested in what he’s planning
Jolly: …I’d like to hear about the results of your meal together
Pace: Oh, me too! Like what’s the antipasto, and the taste of their primo piatto…
Pace: And a contorno isn’t out of the question for this season! Ah~…you’re so lucky, Ojou…
Jolly: …Just go. It will get dark if you keep sticking around with this idiot
Pace: Okay, see you, Ojou. Ciao~!
Pace: Tell me about the food~!!
~*Scene: Ristorante*~
Felicita: *eating*
Dante: How’s the food here?
❤≪Dante≫ Seems happy
Daily: The flavor is first class
Person: ???
Food: It would be perfect if we had some wine
>It’s the first time I’ve had chilled chickpea soup!
>The salmon carpaccio is delicious!
Dante: Yes, we’re fortunate that it was the first course
Dante: By the way, do you know about Nova’s nickname?
Felicita: ?
Dante: Haha, Nova isn’t the type to approve of a nickname but…
Dante: Liberta doesn’t seem to care about that
Dante: He call him “chickpea”…because of it’s shape and how it has a hard texture
Dante: How about you try calling him that too? Just kidding! Hahahaha!
Dante: It does have a flavor that is good for aperitivo (TN: drinks before a meal to stimulate appetite)
Dante: Oh right, Liberta is quite the expert at catching salmon
Dante: When he takes up Speranza he can catch a lot of them
Felicita: Yeah
Dante: But, you can’t keep eating fresh salmon when living at sea
Dante: Haha, so I do have to recommend life on land
Dante: Hahahaha!
Braun: That laugh. I thought it was you, Dante!
Dante: Oh, Braun! Long time no see! When did you arrive at Regalo?
❤≪Dante≫ Seems excited
Arcana: ???
Daily: Has there been a problem?
Person: Haven’t seen him in a while
Braun: Just the other say. Unfortunately, I didn’t make it in time for La Primavera
Dante: Did something happen?
Braun: There was a dispute regarding the election of my successor…
Dante: Oh…
Braun: And who is that young lady in the suit?
Dante: Right. I should introduce you
❤≪Dante≫ Seems excited
Daily: I should facilitate a connection between Ojou-san and his successor
Arcana: ???
Person: He’s displeased?
Dante: She will likely lead the next era of Arcana Famiglia—
Dante: This is Felicita, Executive of the Swords
Dante: Ojou-san, this Braun, an old friend of mine. He serves as an ambassador to Regalo
Braun: …She’s young. Too young
Braun: For someone of your age to call herself and Executive…how can your subordinates trust you?
Dante: You have a problem with it?
Dante: If she’s chosen by the Tarocco, and Mondo and Sumire approve, then her age shouldn’t matter
Dante: Our Family is an organization that is based completely on merit
Braun: Ha…! Is that a challenge to me, Dante?
Braun: Even though I just had my long-time position taken some inexperienced little girl!?
Dante: Yes. I don’t mind bringing that in either
Dante: I won’t stand for you looking down on Ojou-san
❤≪Dante≫ Seems excited
Arcana: ???
Daily: Although she’s young, I know that she does work hard
Person: I’m worried
Dante: She rightfully showed her worth and earned her subordinates’ trust to begin working as the Executive of the Swords
Dante: Looking down on her is the same as looking down on Arcana Famiglia…
Dante: That is inexcusable even for you!
❤≪Dante≫ Can't seem to handle it
Person: I won’t always defend her but…
Arcana: ???
Braun: You’re really going there…
Dante: If that’s what you want…
>Dante, stop!
(No Amore)
>You’re both so immature
(+10 Amore)
>Braun-san, that’s rude!
(+20 Amore)
Dante: …! But…
Felicita: *glare*
Dante: …Hm, so you’ll show that you’re worthy of being an Executive through your own actions?
Braun: !
Dante: Hahaha! You might be even more stubborn than your father!
Braun: …I suppose it’s true that I haven’t seen anything from you yet. I will admit by impoliteness about that
Dante: As if I could take this quietly!
Braun: Exactly! It’s hard to believe that he can be an adult!
Felicita: *sigh*
Dante: …Well, I guess as an adult and Arcana Famiglia’s Chief Executive…
Dante: This isn’t a commendable reaction from me. I know that but…
Dante: But, he’s worse!
Braun: What!? In our country, it’s natural to assert our rights and voice our dissatisfactions!
Braun: Criticizing that as immature is what makes you a child!
Felicita: No
Braun: Um, well…having a calm demeanor towards anyone is part of being a gentleman
Braun: I suppose I do need to apologize to you for my impoliteness
Braun: Getting worked up immediately like that is what makes you a child!
Dante: Braun! Insulting Ojou-san right now is the same as insulting all of Arcana Famiglia!
Braun: So what! Of course, it would be easy for me to apologize for my impoliteness
Braun: But, how can I say that when she isn’t fit to be an Executive!?
❤≪Dante≫ Ojou-san ❤≪Dante≫ Seems shocked ❤≪Dante≫ Seems nervous
Person: Ojou-san has a good look in her eyes
Arcana: ???
Person: I guess I’ll leave it to her
Person: I don’t intend to stoop to using insults
Arcana: ???
Person: Ojou-san is quite calm
Person: I won’t always defend her but…
Arcana: ???
❤≪Dante≫ Seems as usual ❤≪Dante≫ Seems irritated
Person: Would Mondo do the same thing?
Arcana: ???
Person: The one I’m worried about is Braun
Person: I respond in accordance with my opponent!
Arcana: ???
Person: Ojou-san is quite calm
Braun: ……
Braun: Hmph! I apologize for my impolite remark earlier. …Are you satisfied, Dante!
Dante: Braun! …I don’t believe you can complain when taking into account your successor
❤≪Dante≫ Seems concerned
Link: ???
Person: Don’t forget your position, Braun
Person: Ojou-san is calm, that’s promising
Dante: You said that the new ambassador was…Daisy-san, right? I remember her to be a sensible Signorina
Braun: Sensible!? As soon as she was sent to this island, that little girl has been relaxing by buying up dresses!?
Braun: She keeps drinking limoncello at restaurants, and goes to dance parties night after night…. Being an ambassador isn’t a game!
Felicita: !
Dante: Hm? What is it, Ojou-san?
❤≪Dante≫ Can't seem to handle it
Link: Did she notice something?
Person: Don’t forget your position, Braun
Person: Ojou-san is calm, that’s promising
>Dresses means…silk?
(+20 Amore)
>Dance parties should be quite tiring
(+10 Amore)
>Limoncello is a specialty of Regalo
(+No Amore)
Dante: …Silk?
Dante: Yes, that’s it!
Felicita: Yes
Dante: It’s not just Regalo, but in this coastal region…
Dante: Silk is a local specialty that makes use of the climate!
Dante: That means Daisy-san is quickly procuring local products in order to familiarize herself with her assigned area
Dante: Ojou-san! …You’re amazing
Dante: …Yes, that’s true. They aren’t something you go to for fun
Dante: Especially since she’s an ambassador, she likely gets invited to quite a few
Dante: Hm…it’s as if even though Daisy-san appears to be playing around….
Dante: She might actually be quite the amazing person
Dante: Yes, that’s it…!
Dante: It’s true that the limoncello made here in Regalo is often exported as an “authentic style”
Dante: That means Daisy-san is enjoying local products in order to familiarize herself with her assigned area
Dante: …Is that what you want to say?
Felicita: Yes
Dante: Ojou-san…that’s impressive
❤≪Dante≫ Seems concerned ❤≪Dante≫ Seems concerned ❤≪Dante≫ Seems concerned
Person: It’s a good thing I had her come
Person: Don’t forget your position, Braun
Link: So it’s for getting familiar with the island
Person: It’s a good thing I had her come
Person: Don’t forget your position, Braun
Link: Those actions are because she is aware of her position
Person: It’s a good thing I had her come
Person: Don’t forget your position, Braun
Link: So it’s for getting familiar with the island
Braun: ?
Dante: Seriously! You are such a fool, Braun!
❤≪Dante≫ Seems irritated
Person: It’s a good thing I had her come
Person: Don’t forget your position, Braun
Dante: By lowering Daisy-san’s reputation as the ambassador…
Dante: Don’t you understand that your own reputation will suffer as well?
Braun: What are you saying! I served as the ambassador for this island for many years and I can’t understand her methods!
Dante: …But Daisy-san and Ojou-san both seem to understand
Dante: She toured the island
Dante: And bought up dresses made from local silk that this area is known for
Dante: She sampled our local specialty, limoncello…
Dante: Aren’t those actions taken in order for her to understand the environment she was placed in as an ambassador?
Dante: And you should know that parties to which you are invited to as an ambassador are never for fun
Braun: !!
Dante: …Her methods and means may differ from yours
Dante: But even if you don’t agree, instead of criticizing her, you should mentor her
Braun: …Hm… So Dante, is that what you are doing for that young lady then?
Dante: No, Ojou-san has already come to the point where she can often teach me a thing or two
Dante: Just like with Daisy-san just now…
Braun: …Hmmm…
Braun: Miss Executive of the Swords, this time I’d like to sincerely apologize for my impoliteness earlier. And, if you don’t mind, may I accompany the two of you?
~*Scene: Mansion Gates*~
Dante: Lunch ended up running quite late
❤≪Dante≫ Seems as usual
Link: Making connections with people is important
Person: I’m thankful to you
Daily: I’m sorry for using you
Dante: Hahaha, we ended up having dinner at Hotel Il Mare too
Dante: To be honest…even though I said that I invited you as a thank you, my true motive was…
Dante: Hahaha!! It looks like you noticed
Dante: Yes…I wanted to have you and Braun meet
Dante: Actually, there were many unclear factors to Daisy-san’s promotion to ambassador
Dante: Braun was a talented ambassador, and that’s clear even if he wasn’t a friend
Dante: Legally speaking, there was no reason for him to be dismissed. But once he fell out of favor with the higher ups…
Dante: It seems there was a rumor in his home country that a dim-witted young girl had been purposefully appointed as his successor
Dante: But, as you have said, Daisy-san has her own way of acting as an ambassador
Dante: She resigned herself to being criticized as a “foolish young girl”, and decided to familiarize herself with Regalo night and day…
Dante: From now on, you will become someone indispensable to Regalo
Dante: You’re a little stubborn, but if your sharpness can help someone with the certifications of Braun…
Dante: Our Arcana Famiglia can benefit a lot from you
Dante: …But, I am sorry that this ended up being for work
Dante: Next time, I’ll invite you to lunch without any other obligations
Dante: Hahaha, I’m glad that you’re happy
Dante: Well, if we’re any later I’ll get yelled at by Luca
Dante: Good night, Ojou-san. Let’s work hard tomorrow as well
~*End of Scene*~
You have one Heart Voice. It can be heard within SPECIAL
(Continue to Common Route April 13)
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pangeanews · 5 years
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“Riempio di angoscia le filastrocche, questo è un libro senza precedenti”: dialogo con Tiziano Scarpa
Nel 2018 è sbocciato un poeta. Nel 2018 Tiziano Scarpa, con cui dialogo spesso, per “un ingorgo editoriale non premeditato”, come dice lui, ha pubblicato un romanzo – Il cipiglio del gufo, con Einaudi – e due raccolte poetiche, una s’intitola Le nuvole e i soldi (stampa sempre Einaudi), l’altra, che a onor di sottotitolo è una raccolta di “storie in rima”, si chiama Una libellula di città (stampa minimum fax). In realtà, il genio di Scarpa è che tiene il piede linguistico in più scarpe: fa romanzo, teatro, poesia, mantenendo la stessa posa, ma mutando il peso della forma. Se altri esperimenti poetici – Nuove galassie oggi come oggi, Groppi d’amore nella scuraglia – non sono stati ben digeriti dal mio cranio lirico – cioè: gonfio di pregiudizi e di astuzie – quest’ultimo, questa collezione di libellule in versi, all’apparenza fragile, effimero come uno sbuffo di luce, che Scarpa si porta appresso da lustri – “La più vecchia di queste storie in rima è… scritta nel 2000” – mi sorprende. Con atletismo letterario e tempra da alchimista, Scarpa rinnova l’arte bambina, e rischiosa, della filastrocca – distici in rima baciata, endecasillabi – incatramandola di tenebra, tuffandola nell’angoscia, nell’horror, nel grottesco. A me fa venire in mente un David Linch che beve una china calda con Palazzeschi, mettendo in scena Twin Peaks con una falange di ‘scapigliati’, lui mi dice che ha preso a spunto Edward Lear, virtuoso del limerick. In ogni caso, questa libellula di città custodisce sketch corrosivi, come la storia del ragno leopardiano (“Sono contento di essere nato?/ O questo mondo è tutto sbagliato?”) che cerca la verità nei lamenti delle sue prede (“La vera musica che sognavo,/ dalle mie vittime lo aspettavo”), quella dello Scultore più retto del mondo che “doveva squadrare/ il più grande tabù circolare”, quella della Giocoliera di Tolmezzo che ha un finale epigrafico, canonico, straziante (“Il grande artista è sempre quello morto”). Soprattutto, filastrocheggiando, ci occhieggiano versi molto belli, piccoli pezzi di cristallo, come questi: “Volano verso il fiotto splendente./ Cieche, risalgono alla sorgente”; “Da quella stirpe illusa e felice,/ si staccò un’indole controluce”; “Qualcosa pullula in mezzo al nulla./ Alle mie spalle il buio sfarfalla”, tutti tratti da Una falena a Cinecittà. Anche l’intervista, d’altronde, per sua natura è falena – e a volte felina – godetevela così, come una fiammata di verbi nella trita oscurità. (d.b.)
Intanto. Due raccolte poetiche nello stesso anno (l’altra è Le nuvole e i soldi, stampa Einaudi), fanno di te più che altro e più che tutto un poeta. Parola – “poeta” – passata di moda, che sta tra il marmo e la sfiga. Cosa dici, ci stai nella didascalia – poeta – o per te la poesia è gioco, “anello che non tiene”, sfogo liminare alla prosa, alterità che si fa verbo?
Che questi due libri – Le nuvole e i soldi e Una libellula di città – siano usciti nello stesso anno è casuale, un ingorgo editoriale non premeditato. Nessun gioco: scrivo poesie quando sento il fervore della forma. Quanto a Una libellula di città, non sono sicuro che si tratti di poesie; io le chiamo storie in rima: scusa se faccio il puntiglioso nel precisare questo, ma se ci pensi è un modo di risponderti, perché la parola “poeta” è una specie di piedistallo, può indicare il posto da cui hai intenzione di parlare; più o meno così: «Ecco, adesso salgo sul piedistallo di marmo dove è incisa la parola “POETA” e vi parlo da lì». No, per favore. Non guardate da dove vi parlo. Leggete, se ne avete voglia, le parole che ho scritto, prendetele per quello che dicono, senza badare al presunto piedistallo da cui vengono pronunciate.
In questi versi poco civici e piuttosto cinici leggo, in controluce, Palazzeschi, Govoni, un poco di Dossi: è vero? Da dove arrivano queste filastrocche macabre e colorate?
Quasi tutte queste storie cominciano come i limerick di Edward Lear: si indica un personaggio in maniera generica, accanto alla città di provenienza: “There was an Old Person of Dover”, “There was a Young Lady of Dorking”; “C’era un elefante di Pordenone”, “C’era un mastro vetraio di Murano”… Il riferimento principale è quello, i limerick, anche se poi ogni mia storia è molto più lunga, e ha una sua coerenza, non è un nonsense. È raccontata con le rime baciate, che di solito si usano nelle storie per bambini. C’è un libro Rizzoli, del 1968, intitolato Le nuove filastrocche, con testi di Landolfi, Arpino, Rodari (che mi piace anche se non lo ammiro formalmente, perché era metricamente sciatto) e altri, fra cui un autore bravissimo e dimenticato, Vezio Melegari. Ma in Una libellula di città io racconto agli adulti storie tragiche e disperate usando le rime e la metrica che gli adulti stessi riservano ai bambini. Capisci? Ritorco contro noi adulti una forma che riteniamo puerile, e la riempio di angoscia. Perciò penso che questo libro non abbia precedenti nella nostra letteratura; o almeno, io non ne conosco.
Parli, spesso, con l’arma della rima in apparenza facile, di morte: perché? Non c’è davvero, dunque, altro tema che questo? 
Una storia su due parla di morte, ma quasi sempre negli ultimi versi. Ciò che conta non è la morte, ma da dove ci si arriva, che percorso si fa per raggiungerla.
“Sono contento di essere nato? / O questo mondo è tutto sbagliato?”: a parlare è un ragno esistenzialista. La domanda che si pone il tuo ragno, la faccio io a te, rispondi!
È significativo che ti abbia colpito proprio questo testo, che è anomalo in un libro fatto di storie in terza persona: Una libellula di città è antilirico, parla di altri, donne e uomini che non sono io, piante, animali: non c’è quasi mai identificazione tra chi dice “io” e il protagonista della storia. Te lo faccio notare solo per mettere in evidenza che la nostra cultura poetica è fatta così: tutto ciò che è scritto in versi tendiamo a considerarlo un’immediata effusione dell’io, della sua posizione esistenziale. Quando uno sale sul piedistallo di marmo dove è incisa la parola “POETA” e parla da lì, ecco che si dà per scontato che stia parlando di sé. Ma Una libellula di città ha sì e no cinque storie su trenta raccontate in prima persona. Comunque, non voglio sottrarmi alla tua domanda: “Sono contento di essere nato? / O questo mondo è tutto sbagliato?”, si chiede il ragno. Ammetto che mi ha fatto effetto scrivere quei due versi, anche se li ho messi in bocca a un personaggio diverso da me: lì il pronome “io” è in prestito. Io sono contento di essere nato anche se questo mondo è tutto sbagliato. In quella storia il ragno pretende un canto di verità dalle sue vittime durante la loro agonia. Spero di non essere altrettanto sadico, ma penso anch’io che la vita sia ipocrita. Non ci si dice la verità, che è fondata sulla coscienza di dover morire prima o poi. La letteratura è uno dei modi per rimediare a questa ipocrisia.
Non mi pare che al primo posto dei piani culturali del paese ci sia la poesia, letta, semmai, nel suo aspetto liofilizzato, via Instagram, e…
Scusa se ti interrompo. Ma anche la scuola liofilizzava la poesia, o la incaprettava dentro categorie assurde che a me sembrano modi per disinnescare la forza di ogni singolo testo annebbiandolo dietro un’etichetta: pensa a “decadentismo”, “crepuscolarismo”, “ermetismo”… Spero che oggi le cose vadano meglio; non so, non conosco gli attuali programmi scolastici né i manuali. Giorni fa in una bancarella ho trovato il primo volume dell’Antologia popolare di poeti del Novecento, curata per Vallecchi da Vittorio Masselli e Gian Antonio Cibotto negli anni Cinquanta: poesie di Saba, Govoni, Rebora, Palazzeschi, Campana, Sbarbaro, Ungaretti, Montale e altri, scelte per il grande pubblico, pubblicate per colmare una lacuna. Senti che cosa scrivevano i due curatori nella prefazione, rivolgendosi al lettore: «Tu sei uno dei tanti che durante gli anni scolastici hanno letto le poesie di Dante, Petrarca, Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, D’Annunzio e ne conservano ricordo. Ma se ti si parla della poesia del Novecento, scorgi distintamente, nel fondo della memoria, soltanto La signorina Felicita di Guido Gozzano. Degli altri poeti del Novecento hai una pallida idea perché mai nessun critico letterario del nostro tempo ha saputo o voluto parlartene con semplicità di linguaggio nei giornali comuni che legge il cittadino comune». Quindi, anche allora “non mi pare che al primo posto dei piani culturali del paese ci fosse la poesia” (per citare le tue parole). Instagram e Facebook sono le antologie popolari dei nostri tempi. Così le poesie arrivano anche a chi non prenderebbe mai in mano un libro di versi. Tra un post su Salvini e uno sui gattini, la poesia cresce come una piantina interstiziale che ha attecchito chissà come sul muro rasente un marciapiede: cammini per la strada con gli occhi fissi sul tuo smartphone, navighi in rete e ti imbatti per caso in una poesia che sboccia sul tuo minuscolo schermo. Le nuvole e i soldi e Una libellula di città sono i miei libri di versi di cui ho potuto constatare per la prima volta la propagazione sui social. Il mio libro precedente, Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto, era del 2008, quando Twitter, Instagram e Facebook non erano così pervasivi. Una poesia rilanciata su quei canali, oggi, raggiunge decine di migliaia di persone, spesso per caso, cogliendole di sorpresa. Su carta, la leggono sì e no in mille: con la differenza che questi lettori devono aver deciso di prendere in mano un libro di versi e aprirlo. Cosa dici? È un bene? È un male? Meglio leggere poesia per caso o per volontà? Era meglio prima? È meglio adesso?
Non mi pare, devo dire, che la cultura in sé sia il primo dei pensieri di questo e di altri governi. Come si reagisce (ma poi, c’è bisogno di reagire?), che cosa bisogna fare quando anche il gesto stesso di “pubblicare” pare atto medioevale, vetusto, in fondo inutile? 
Io le porto in giro, le leggo in pubblico, da solo o con una musicista formidabile, Debora Petrina. Per me le letture sceniche non sono né un cavallo di Troia né una strategia pop: sono una forma d’arte, perché la parola non è solo inchiostro, è anche suono, voce, suggestione fonosimbolica, percussione degli accenti. Stampare un libro è un atto moderno, non lo definirei medioevale: fonda un rapporto gutenberghiano, individuale, diretto, silenzioso, interiore, protestante, fra il testo e chi lo legge: non è che oggi le cose siano cambiate troppo; come succede da sempre per la letteratura – aedica, orale, papiracea, amanuense, su codici, a caratteri mobili, linotypistica, digitale – pubblicare innesca anche conseguenze sociali, relazionali, comiziali fra l’alfabeto e i corpi.
***
Una ragazza che vive in Alaska
  Una ragazza che vive in Alaska vuole viaggiare senza niente in tasca,
senza coltello né soldi né mappe: lascerà al viaggio dettarle le tappe.
Farsi guidare dalla libertà. Intanto andarsene, poi si vedrà.
Pensa al suo viaggio, si immagina i monti, picchi, cascate, voragini, ponti,
gorghi, vertigini, cavalcavia, fiordi, caligini, periferia.
Boschi notturni, ululati, creature. Sarà fantastico: quante avventure!
Muoversi a caso, da nord verso sud: Canada, Messico, Cuba, Perù,
poi con l’aereo volare a Hiroshima solo perché dopo Lima fa scena.
Senza un criterio, così, allegramente, cogliere ciò che racchiude il presente.
Non stare lì a criticare ogni bivio: prendere il largo e sfruttare l’abbrivio.
“Parto”. Si chiude alle spalle le porte, vede una freccia con la scritta Morte.
Segue quel senso, ridendo di cuore. Fa un passo, incespica, ruzzola, muore.
Tiziano Scarpa
*da “Una libellula di città e altre storie in rima”, minimum fax, 2018
L'articolo “Riempio di angoscia le filastrocche, questo è un libro senza precedenti”: dialogo con Tiziano Scarpa proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2SxrugA
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Ed io fui l'uomo di altri tempi, un buono
Sentimentale giovane romantico...
Quello che finge d'essere è non sono
-Gozzano, La signorina Felicita ovvero la felicità
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Una cosa che quando non ce l'hai (non provi) non pensi che un sentimento possa farti cambiare davvero in diversi modi, mentre appena lo trovi capisci che è davvero un sentimento che ti porta a stare bene e che ti possa fare trovare anche la (signorina felicita) felicità , ma che appena lo perdi capisci quanto era grande ed importante questo amore
E che solo da tutto il dolore che stai provando riesci a capire come si possa iniziare ad odiare ed amare ( odi et amo) una persona se (costei) questa è la stessa che prima di ha dato e ti ha fatto veramente capire che finalmente anche per te era arrivata la felicità e che appena finisce tutto puoi anche odiare quella persona che hai tanto amato anche perché non si riesce ad accettare il fatto che dal quel momento in poi la tua felicità non dovrà dipendere più dall'amore verso quella persona ma solo da te stessa.
Infatti bisogna essere un po' egoisti ,per quanto riguarda la felicità, quando si ama una persona , per poi non rimanere senza la (signorina felicita) felicità quando lo si perde.
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prosphenesys · 6 years
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Silenzio! Fuga delle stanze morte! Odore d’ombra! Odore di passato! Odore d’abbandono desolato! Fiabe defunte delle sovrapporte!
Guido Gozzano, La signorina Felicita ovvero la felicità
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blogexperiences · 3 years
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I Podcast del prof. Luigi Gaudio - Guido Gozzano: "La Signorina Felicita‪"‬
I Podcast del prof. Luigi Gaudio – Guido Gozzano: “La Signorina Felicita‪”‬
Guido Gozzano: introduzione, lettura e commento della poesia “La Signorina Felicita‪”‬ IL PDF DELL’OPERAMetro: sestine di endecasillabi che rimano secondo lo schema ABBAAB Luigi Gaudio è un Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Belgioioso (PV) e ha insegnato Lettere presso il Liceo Vico di Corsico (MI). Se però cercate di lui sul web troverete anche che è un professore molto seguito…
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seeteesofficial · 4 years
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Quando lieta passi la mattina Spensierata e bella signorina Tu diffondi tra la folla Della gran citta' La tua giocondita' La tua felicita'! Mario Battaini. #seetees #tshirt #socialshopping #whatsappchat #messenger #direct #askus #chiedianoi #noinoncifermiamo #iorestoacasa https://www.instagram.com/p/B9mov6oKI5s/?igshid=1mpxceoakzq57
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