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#lottatori
rugantino7 · 1 year
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After 3 years me and @miss_alexis_wrestling Have been able to meet again at the @realitalianwrestling training day last Saturday. 😎😎🤗🤗🤗👻👻👻 #spettacolo #presentatori #radiospeakers #showmen #attoriitaliani #wrestling #riw #realitalianwrestling #danieleantoniobattaglia #compagniateatralefantasma #rugantino7 #lottalibera #telecronisti #attori #actors #wrestlingitaliano #danielebattaglia #prowrestling #prowrestler #lottatori #ring #summer #messina #messinabedda #sicilia #siciliabedda #missalexis #gsradio #siciliangirls #ragazzesiciliane (presso TOTAL fitness 24) https://www.instagram.com/p/CmEDv3MtFKK/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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massimoognibene · 11 months
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Circondati di persone che ti facciano sentire leggero, circondati di lottatori di sumo.
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fraternoviril · 2 years
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Douglass Ewell Parshall (1899-1990) - Lottatori di Douglass, 1930.
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be-appy-71 · 3 months
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L'amore non è solo pace, ma anche guerra, sangue, lacrime e ferite che ogni volta cicatrizzandosi ci ricorderanno che abbiamo lottato per qualcosa. E ci vuole coraggio per lottare.
L'amore è coraggio.
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Il coraggio di rischiare, saltare,  di lasciarsi andare, di scoprirsi delle armature, di sbucciarsi i gomiti e le ginocchia.
Chi ama nonostante tutto è un lottatore e i lottatori si rialzano sempre.....♠️🔥
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pizzettauniversale · 5 months
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Sto nuovo podcast di cinema è pazzesco, cioè 30 minuti volano 💕
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t-annhauser · 7 months
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Anche voi se dovete domandare qualcosa al vostro medico di base vi sentite come se lo stiate disturbando per un nonnulla e quando tentate di spiegarvi alla fine vi ritrovate a minimizzare perché vi sentite in colpa tanto che quello a un certo punto vi guarda con un espressione del tipo: quindi? Mi ricordo il mio dottore di quando ero piccolo che veniva a casa con la borsa di Mary Poppins piena di unguenti medicamentosi dagli incredibili poteri guaritivi che manco il gloios dei lottatori di pancrazio. E poi ti stavano ad ascoltare, oggi invece sei solo un fastidio.
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zauddu · 1 year
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Ph Denis Rouvre - lottatori del Senegal
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susieporta · 2 years
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IN AMORE VINCE IL PIU’ «DEBOLE».
Il mio maestro di judo, che era un vecchio campione olimpionico, m’insegnò una regola fondamentale. Tra due lottatori non vince il più grosso e forte, ma quello con la tecnica più raffinata. Da ciò trasse una legge fisica: «più sono grandi, più forte fanno il botto». Ricordavo questo insegnamento oggi, a una consultante: una donna che in questi pochi mesi ha compiuto un incredibile cammino di consapevolezza e accettazione, di comprensione e amore. Quando l’ho conosciuta, era una signora con gli occhiali, che pareva intenta a nascondersi dalla vita, perché quando bussasse a lei trovasse occupato. Oggi è una grande donna, piena di bellezza e di energia, di futuro, forza, trasformazione. Ha buttato gli occhiali e vede benissimo, sia con gli occhi che con il cuore. Si è liberata di una relazione/espiazione ed è tornata a respirare.
Le persone molto insicure e infantili tendono ad attrarre amori terapeutici, infermieristici, incastrando malcapitati amanti-genitori in un gioco incessante di fuga. Per definizione, essendo dei bambini bisognosi, non scelgono. Sono perenni «amici», afflitti dall’incapacità d’innamorarsi, di compromettersi, coinvolgersi, assumersi responsabilità, fare dei progetti, condividere un destino. Imprigionati in un eterno, frustrante, inestinguibile quattordicesimo anno di età. Non gli pare vero che una persona sia caduta nella loro tela, che si accontenti di quel nulla che danno, fornendo in cambio amore costante, protezione, abnegazione, comprensione, energia di qualunque forma e livello, nutrimento. Hanno i minuti contati: l’incantesimo durerà poco e quell’altra persona si accorgerà che nel mondo esistono miliardi di occasioni migliori, individui che saprebbero anche dare, con cui la vita non sarebbe un’uniforme e insopportabile rottura di scatole. Così, iniziano a minare la fiducia dell’altro, a esaltarne difetti, mancanze, debolezze, a rendersi, per quanto teoricamente impossibile, fondamentali. L’altro, per amore, ignora che una persona amata possa mentire e comportarsi da autentica carogna; inizia così a farsi distruggere intere porzioni del proprio territorio, a credere in quelle fandonie, a chiudersi sempre di più in uno spazio piccolo, angusto, terrificante. Identico al tipo d’amore che l’altro sa dare. Una vera tortura. S’indebolisce progressivamente, centimetro dopo centimetro, fino a perdere il senso della vita. Ma, in profondità, resta sempre il più forte. Quello che ha in mano la situazione, anche se non se ne accorge. Che può decidere da un momento all’altro di far saltare questa finzione e tornare alla vita con pienezza e gioia. Allora, torniamo all’insegnamento del judo. Quelli che sembravano i più forti, sprezzanti, sempre giudicanti, apparentemente indipendenti (fregarsene dell’altro non vuol dire non averne bisogno, anzi…) si rivelano fragilissimi. Svelato il loro atroce bisogno di amore, sono nudi e precari, come dei neonati sul fasciatoio, alla mercé di un mondo grande e «cattivo». I più deboli, che si lasciavano tiranneggiare fino a qualche ora prima, divengono giganti, chiudono la porta e sono d’un tratto liberi. Dopo qualche mese o qualche anno, ripenseranno alle ore più oscure del loro passato di martiri d’amore, sentendosi come se avessero scampato un funesto naufragio o, semplicemente, come se quella fosse la vita di qualcun altro.
Gabriele Policardo
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ilmomentoingiusto · 1 year
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Nel 1986 ero andato a Torino a fargli una lunga intervista per il "New York Times", e nei quattro giorni passati insieme eravamo diventati misteriosamente amici intimi: così intimi che quando venne il momento di andar via Primo disse: "non so quale di noi due è il fratello minore e quale il fratello maggiore"
Philip Roth, Patrimonio, Capitolo sesto, Combattevano perché erano dei lottatori, e combattevano perché erano ebrei
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gregor-samsung · 2 years
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“ [M]entre attaccavamo i cavalli per tornare a casa, mio padre vide un vecchio negro che se ne veniva via a piedi dal combattimento, strascinando le ciabatte in mezzo alla polvere, e lo guardò bene e poi gli disse, ehi, zio, ma tu non sei il Ned di Martin?, e quello si tolse il cappello e disse, sissignore, sono proprio io, e mio padre gli disse, sei stato a vedere il combattimento, eh?, e quello disse, sissignore, e mio padre disse, ma ai vostri tempi c’era di meglio, eh?, e quello sorrise, con una bocca sdentata, e disse, sì, signore, noialtri eravamo meglio, ma cosa farci?, il mondo va sempre peggiorando, e mio padre disse, parole sante, Ned, e arrivederci, e mentre tornavamo a casa mio padre mi disse che quello era stato uno dei più forti lottatori dei vecchi tempi, e aveva fatto guadagnare al suo padrone dei bei dollari, e anche lui se n’era messi da parte un bel po’ con le scommesse, proprio così, che per un negro si poteva dire che stava bene, con quel che aveva guadagnato; già, già, disse mio padre, e io vedevo benissimo che s’era perso nei ricordi, era uno dei più forti, e che stallone, anche!, sogghignò; e io ne approfittai che non c’era lì mia madre, perché lei non gli avrebbe mai lasciato fare quei discorsi, e gli dissi, come sarebbe a dire, eh, papà?, e lui mi guardò e tacque, e poi disse, oh, be’, tanto non c’è niente che tu non possa sapere, e mi raccontò che era grazie a Ned che il vecchio Ebenezer Byrd aveva impregnato per la prima volta quella negra che s’era comprato per far razza; appena gli era entrata in casa, era andato da Sam Martin, perché quello lì era un suo negro, e per questo lo chiamavano il Ned di Martin, ed era il più forte lottatore della contea, e lui convinse Sam Martin a darglielo in affitto per un mese, e ogni notte lo chiudeva con la negra, e con tutto che il Ned di Martin era sposato e al principio aveva detto al suo padrone che lui non ne voleva sapere, be’, di lì a nove mesi quella negra mise al mondo due gemelli, e il vecchio Ebenezer e sua moglie, raccontava mio padre, erano fuori di sé dalla gioia, e si facevano in quattro per dare alla negra tutto quello che voleva, purché avesse abbastanza latte e i bambini crescessero sani; e uno poi crepò quasi subito, ma l’altro visse, e da lì cominciò la loro fortuna. “
Alessandro Barbero, Alabama, Sellerio (Collana La memoria n° 1195), Palermo, 2021¹; pp. 228-30.
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tanogabo · 18 days
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rugantino7 · 1 year
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With my dear friend @alesilve11 At @realitalianwrestling Christmas dinner 2022 #cena #christmastime #presentatori #radiospeakers #showmen #attoriitaliani #wrestling #riw #realitalianwrestling #danieleantoniobattaglia #compagniateatralefantasma #rugantino7 #lottalibera #telecronisti #attori #actors #wrestlingitaliano #spettacoli #danielebattaglia #prowrestling #prowrestler #lottatori #ring #messina #messinabedda #sicilia #siciliabedda #alessandrosilvestro #amici (presso La Trattoria del Marinaio) https://www.instagram.com/p/CnO6SP9Niig/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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sempreilmeglio · 24 days
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FIESTA ALBA
presentano il singolo e video BURKINA PHASE..
elettronica e arabeschi di chitarra..
e tra le trame musicali ammalianti, la voce di Thomas Sankara, il leader africano assassinato per aver lottato contro le logiche spietate del neo colonialismo
Guarda il video
youtube
Presentazione band
I Fiesta Alba sono 4 lottatori che condividono una passione: lottano una vita intera contro la banalità del male declinata secondo il conformismo musicale, lo strapotere dei signori della discografia, il declino del rock, la dittatura dell’heavy rotation. Abbattono le frontiere tra il nord e il sud del pianeta, tra la musica colta e quella del popolo, tra l'acustico l'elettrico e l'elettronica. Salgono sul ring delle piattaforme digitali rivelando le loro vere maschere, e alzando il pugno gridano "Lucha libre!" Gli incontri sono truccati, gli avversari insostenibili, sanno di essere perdenti in una moltitudine immensa, in un pianeta in cui nessuno vince davvero, con una sola, quieta certezza nel cuore: non può perdere chi non ha nulla da perdere.
Fiesta Alba viene alla luce con un primo lavoro omonimo costituito da 5 brani eterogenei nella forma ma omogenei nella sostanza. Ispirato dal math rock di matrice anglosassone e spogliato di inutili virtuosismi il lavoro subisce le influenze dell’afrobeat minimalista, dell’elettronica ispirata agli anni ‘90, del post-punk chitarristico, del dub e del rap per arrivare a una formula contemporanea e originale. I 5 brani possiedono un respiro internazionale che dall’Europa arriva in Africa attraverso i ghetti di New York. Gli intarsi chitarristici sono supportati dal groove ritmico e digitale, disegnando geometrie colorate e traiettorie geografiche negli emisferi musicali di questo scorcio di millennio.
Riferimenti musicali:
Talking Heads - King Crimson - Fela Kuti - Steve Reich - Battles - Tera Melos
Da questo primo lavoro viene tratto il secondo video della band:
Burkina phase
Un’elettronica minimalista abbraccia arabeschi di chitarre. Steve Reich sonnecchia all’ombra di un baobab, mentre la voce di un fiero leader di un mondo scomparso grida inconfessabili verità ai mostri del nostro millennio.
Il videomaker Guido Ballatori interpreta il brano in una cifra stilistica che richiama da vicino la Videoarte. Attraverso l’utilizzo della grafica digitale si manifestano i concetti di contaminazione e colonizzazione, elementi naturali e artificiali si interfacciano senza alcuna soluzione logica.
Tra l’arcaico e il contemporaneo viene evocato Thomas Sankara, il leader africano assassinato, che diventa icona nella sua trasfigurazione elettronica, mentre denuncia l’occidente e le sue relazioni aggressive.
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bethereorbedquare · 24 days
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FIESTA ALBA
presentano il singolo e video BURKINA PHASE..
elettronica e arabeschi di chitarra..
e tra le trame musicali ammalianti, la voce di Thomas Sankara, il leader africano assassinato per aver lottato contro le logiche spietate del neo colonialismo
Guarda il video
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Presentazione band
I Fiesta Alba sono 4 lottatori che condividono una passione: lottano una vita intera contro la banalità del male declinata secondo il conformismo musicale, lo strapotere dei signori della discografia, il declino del rock, la dittatura dell’heavy rotation. Abbattono le frontiere tra il nord e il sud del pianeta, tra la musica colta e quella del popolo, tra l'acustico l'elettrico e l'elettronica. Salgono sul ring delle piattaforme digitali rivelando le loro vere maschere, e alzando il pugno gridano "Lucha libre!" Gli incontri sono truccati, gli avversari insostenibili, sanno di essere perdenti in una moltitudine immensa, in un pianeta in cui nessuno vince davvero, con una sola, quieta certezza nel cuore: non può perdere chi non ha nulla da perdere.
Fiesta Alba viene alla luce con un primo lavoro omonimo costituito da 5 brani eterogenei nella forma ma omogenei nella sostanza. Ispirato dal math rock di matrice anglosassone e spogliato di inutili virtuosismi il lavoro subisce le influenze dell’afrobeat minimalista, dell’elettronica ispirata agli anni ‘90, del post-punk chitarristico, del dub e del rap per arrivare a una formula contemporanea e originale. I 5 brani possiedono un respiro internazionale che dall’Europa arriva in Africa attraverso i ghetti di New York. Gli intarsi chitarristici sono supportati dal groove ritmico e digitale, disegnando geometrie colorate e traiettorie geografiche negli emisferi musicali di questo scorcio di millennio.
Riferimenti musicali:
Talking Heads - King Crimson - Fela Kuti - Steve Reich - Battles - Tera Melos
Da questo primo lavoro viene tratto il secondo video della band:
Burkina phase
Un’elettronica minimalista abbraccia arabeschi di chitarre. Steve Reich sonnecchia all’ombra di un baobab, mentre la voce di un fiero leader di un mondo scomparso grida inconfessabili verità ai mostri del nostro millennio.
Il videomaker Guido Ballatori interpreta il brano in una cifra stilistica che richiama da vicino la Videoarte. Attraverso l’utilizzo della grafica digitale si manifestano i concetti di contaminazione e colonizzazione, elementi naturali e artificiali si interfacciano senza alcuna soluzione logica.
Tra l’arcaico e il contemporaneo viene evocato Thomas Sankara, il leader africano assassinato, che diventa icona nella sua trasfigurazione elettronica, mentre denuncia l’occidente e le sue relazioni aggressive.
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tagomago-ita · 24 days
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FIESTA ALBA
presentano il singolo e video BURKINA PHASE..
elettronica e arabeschi di chitarra..
e tra le trame musicali ammalianti, la voce di Thomas Sankara, il leader africano assassinato per aver lottato contro le logiche spietate del neo colonialismo
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Presentazione band
I Fiesta Alba sono 4 lottatori che condividono una passione: lottano una vita intera contro la banalità del male declinata secondo il conformismo musicale, lo strapotere dei signori della discografia, il declino del rock, la dittatura dell’heavy rotation. Abbattono le frontiere tra il nord e il sud del pianeta, tra la musica colta e quella del popolo, tra l'acustico l'elettrico e l'elettronica. Salgono sul ring delle piattaforme digitali rivelando le loro vere maschere, e alzando il pugno gridano "Lucha libre!" Gli incontri sono truccati, gli avversari insostenibili, sanno di essere perdenti in una moltitudine immensa, in un pianeta in cui nessuno vince davvero, con una sola, quieta certezza nel cuore: non può perdere chi non ha nulla da perdere.
Fiesta Alba viene alla luce con un primo lavoro omonimo costituito da 5 brani eterogenei nella forma ma omogenei nella sostanza. Ispirato dal math rock di matrice anglosassone e spogliato di inutili virtuosismi il lavoro subisce le influenze dell’afrobeat minimalista, dell’elettronica ispirata agli anni ‘90, del post-punk chitarristico, del dub e del rap per arrivare a una formula contemporanea e originale. I 5 brani possiedono un respiro internazionale che dall’Europa arriva in Africa attraverso i ghetti di New York. Gli intarsi chitarristici sono supportati dal groove ritmico e digitale, disegnando geometrie colorate e traiettorie geografiche negli emisferi musicali di questo scorcio di millennio.
Riferimenti musicali:
Talking Heads - King Crimson - Fela Kuti - Steve Reich - Battles - Tera Melos
Da questo primo lavoro viene tratto il secondo video della band:
Burkina phase
Un’elettronica minimalista abbraccia arabeschi di chitarre. Steve Reich sonnecchia all’ombra di un baobab, mentre la voce di un fiero leader di un mondo scomparso grida inconfessabili verità ai mostri del nostro millennio.
Il videomaker Guido Ballatori interpreta il brano in una cifra stilistica che richiama da vicino la Videoarte. Attraverso l’utilizzo della grafica digitale si manifestano i concetti di contaminazione e colonizzazione, elementi naturali e artificiali si interfacciano senza alcuna soluzione logica.
Tra l’arcaico e il contemporaneo viene evocato Thomas Sankara, il leader africano assassinato, che diventa icona nella sua trasfigurazione elettronica, mentre denuncia l’occidente e le sue relazioni aggressive.
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t-annhauser · 7 months
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Platone non era il suo vero nome, lui si chiamava in realtà Aristocle (aristos, migliore, kleos, gloria), il nomignolo Platone gli fu dato in dote dal suo maestro di ginnastica per via delle ampie spalle (platýs, ampio).
Non è l'unica spiegazione possibile ma è la più simpatica, Platone praticava infatti il pancrazio, uno sport di contatto che univa la lotta libera al pugilato (pan-krátion, più o meno "onnipotenza/tutta potenza" ecc.).
Fun fact: i lottatori di pancrazio si ungevano il corpo con olio di oliva per offrire meno resistenza alle prese ed evitare di ferirsi, la sostanza oleosa mista a sudore e polvere che ricopriva il lottatore alla fine del combattimento, il gloios, veniva raschiato via con un apposito strumento chiamato strigile e poi raccolto e venduto nelle farmacie come unguento medicamentoso.
Sensualità degli antichi greci, Nietzsche docet, che si curavano spalmandosi sul corpo il sudore maschio degli atleti, come cantava la celebre poetessa: dammi tutto il tuo sapore/no ti prego non ti insaponare/se nella notta hai ancora un brivido animale (Profumo, Gianna Nannini, 1986 a.C.).
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