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#medici nel nome della famiglia
vintagebiker43 · 1 year
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Caro Enea, bel cicciottino di 2 kg e mezzo, cucciolo di specie umana, super-millenial, classe 2023. Piccolo avannotto che dai le tue prime bracciate nel mare tempestoso della vita.
Perché la tua mamma dopo averti tenuto nella sua pancia per nove mesi ha pensato che saresti stato meglio lontano da lei. Credo che questa decisione le sia costata molto cara, sai Enea. Così ti lasciato in una culla per la vita a Milano.
Le culle per la vita non ci sono solo a Milano sai. Ci sono in tante città d’Italia. Ci sono a Napoli, Varese, Parma, Padova, Firenze e Roma. Più di una in ogni regione. E funzionano così: Appena la mamma appoggia il bambino in quella piccola cuccia calda scatta un sensore collegato con l’ospedale più vicino che allerta i medici che intervengono subito.
Per questo non credere mai a quelli che dicono che la tua mamma ti ha abbandonato. Non ti ha abbandonato, ti ha affidato. Son due verbi molto diversi sai…quando crescerai lo capirai.
Abbandonare significa mettere in pericolo, fregarsene di cosa succederà dopo, vuol dire che non te ne importa niente.
Affidare invece è diverso. È avere così tanta fiducia nell’altro da chiedergli di custodire la cosa che più ti sta a cuore.
Semplicemente le mani di mamma hanno incontrato altre mani. È stata una catena d’amore Enea caro.
Non succede solo a te sai. Pensa che in Italia capita a 400 bambini all’anno. E la maggior parte trova una nuova famiglia già dall’ospedale.
Sai, per noi adulti la vita è un casino e a volte siamo costretti a fare cose che non vorremmo. Sembra strano dirlo a te che di settimane su questa terra ne hai così poche ma ti assicuro che più invecchi più le cose si complicano.
Non so come mai la tua mamma l’abbia fatto e se vogliamo davvero rispettarla non dobbiamo neanche chiedercelo. Al contrario. Dobbiamo custodire il suo segreto con rispetto, silenzio e soprattutto compassione.
Sappi comunque che mamma, con il suo gesto pieno di amore e di dolore, ha messo in moto una catena di protezione che nei decenni in Italia abbiamo reso sempre più forte…
E che parte dagli ospedali, fino ad arrivare ai tribunali dei minori, agli assistenti sociali, ai genitori affidatari, a quelli adottivi.…
E questa catena sta dentro una cosa che si chiama Stato e serve apposta per tutelare i diritti di tutti, neonati, bambini, mamme e papà perduti e fragili. Famiglie tradizionali e famiglie non tradizionali.
Perché non è vero che la società non esiste. Esiste eccome. E dobbiamo fidarci di lei.
Porti un nome importante, Enea, il nome di un signore fuggito da una città in fiamme per cercare una nuova vita e una nuova casa… la stessa cosa è capitata a te… quell’altro Enea ce l’ha fatta, sono sicura che ce la farai anche tu.
Ti auguro di diventare tutto ciò che si sogna da bambini: astronauta, calciatore, Harry Potter, pilota di Ferrari, dentista di Leoni in Africa, rockstar come i Maneskin…sosia di Chiattillo o mimo ai semafori.
Sono certa che avrai al tuo fianco una mamma e un papà al 100% che ti ameranno moltissimo. Ti ameranno un botto. Non dubitarne mai neanche un secondo.
Purtroppo la vita a volte somiglia alla scuola guida: le partenze in salita sono difficili, certo, ma se impari a farle, poi non ti spaventa più nulla.
Benvenuto pulcino di Pasqua. Ti riempiamo di baci. Luciana.
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wolfman75 · 2 days
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Nome completo: Friederich Heinrich Karl Haarmann
Soprannome: Il vampiro di Hannover, il macellaio di Hannover
Nato il: 25 Ottobre 1879
Morto il: 15 Aprile 1925
Vittime accertate: 27
Vittime sospette: oltre 50
Modus operandi: adescava con vari pretesti ragazzini che uccideva durante rapporti omosessuali, spesso azzannandoli alla gola. Si disfaceva dei cadaveri spacciando la carne per suina. Probabili episodi di cannibalismo.
Fritz Haarmann è, insieme a Peter Kurten e Karl Grossman, uno dei serial killer tedeschi più famosi di tutti i tempi. Anche lui, come i suoi due "compari" di malefatte, ha agito prevalentemente agli inizi del XX secolo e ha mostrato una spiccata predilizione per le pratiche legate al cannibalismo e all'emofagia.
Fritz Haarmann nasce ad Hannover nel 1879. È il sesto figlio di una famiglia molto particolare: il padre è un ferroviere scontroso e dal carattere chiuso, tanto da essere soprannominato dai compagni "Olle l’imbronciato", e la madre è di sette anni più vecchia di lui ed è autoritaria e invalida: passerà gli ultimi 12 anni della sua vita senza potersi alzare dal letto.
Sin da piccolo, Haarmann si lega molto di più a lei che al padre, che non ha rapporti con nessuno, neanche in famiglia, e passa gran parte del suo tempo a bere nelle osterie. Vivendo in simbiosi con la madre, il bambino cresce manifestando una tendenza all’omosessualità: gioca con le bambole e si comporta in maniera ambigua, travestendosi spesso da donna.
A 16 anni, il padre, infastidito dai suoi modi effeminati, lo spedisce in una scuola militare dove però Haarmann rimane ben poco, a causa di marcati sintomi di epilessia.
Congedato e ritornato ad Hannover, non passa molto tempo prima che Haarmann venga accusato di aver molestato un ragazzino più piccolo di lui: viene chiuso in un istituto psichiatrico dove è giudicato frenastenico, alienato e socialmente pericoloso.
Ne scappa dopo soli 6 mesi di permanenza.
Di nuovo ad Hannover, Haarmann passa il resto dell’adolescenza in contrasto con il padre: quest’ultimo lo ritiene pazzo e vuole rinchiuderlo in un manicomio. Fritz lo accusa di un omicidio di un macchinista mai avvenuto per allontanarlo da casa e ben presto entra a far parte di giri malavitosi compiendo furti e rapine.
Il periodo difficile sembra finire quando instaura una relazione con una ragazza, Erna Loewert, ma l’illusione dura poco: quando viene a sapere che la ragazza è rimasta incinta la abbandona per arruolarsi nell’esercito, nel 1900.
Anche qui Haarmann ha continui problemi. Dopo un primo periodo in cui viene addirittura segnalato come uno dei migliori fucilieri della compagnia, dopo una caduta in un'esercitazione presenta gli stessi problemi che aveva avuto durante il periodo di permanenza nella scuola militare. Soffre di vertigini, spesso ha frequenti crisi e i medici militari lo giudicano affetto da schizofrenia giovanile. Nel 1903 viene congedato onorevolmente per le sue doti di tiratore e per il suo comportamento e lui ricomincia la solita vita dissoluta divertendosi a molestare frequentemente ragazzini.
Si presenta come un ragazzo instabile, pieno di complessi, e nonostante fosse nato in una famiglia benestante, non riesce mai a sfruttare tutte le occasioni di lavoro che il padre trova per lui. Fallisce come apprendista fabbro e torna in strada. Viene rimandato più e più volte a scuola, senza successo. Viene allontanato da diversi datori di lavoro per quella sua aria indifferente e distratta.
Nel 1914 il tribunale di Hannover lo condanna a 5 anni di carcere per un furto in un deposito. In prigione Haarmann si comporta da detenuto modello e riesce a ottenere la libertà condizionata nel 1917, ma una volta fuori dal carcere si unisce a una banda di trafficanti, mentre contemporaneamente collabora come informatore per la Polizia.
D’ora in poi si spaccerà spesso per "l'agente Haarmann".
Siamo nel 1918. Friedel Rothe scappa di casa dopo aver litigato aspramente con i suoi genitori. Il ragazzo, insieme a due amici, Helmut e Hans, incomincia a vivere alla giornata. Mentre tutti e tre stanno bevendo una bibita in un bar, Fritz Haarmann si avvicina loro spacciandosi per un agente giudiziario, ma il suo fine è ben chiaro: per diverse volte i ragazzi, in cambio di qualcosa da mangiare, lo seguono nel bosco per soddisfare le sue esigenze omosessuali.
Una sera, però, Friedel segue Haarmann fino al suo appartamento, al numero 27 della Cellestrasse. Quest’ultimo vuole subito avere un rapporto con il ragazzo, ma nel corso dell’atto si dimostra violento e irruente, fino a sconfinare nell’orrore in preda alla sua passione e ad azzannare la gola di Friedel. Haarmann serra sempre di più la mascella imprigionando il respiro del ragazzo che man mano si fa più lieve. Prova piacere e inquietudine quando ingoia il sangue della sua vittima, e quando Friedel esala l’ultimo respiro si sente confuso ma allo stesso tempo soddisfatto.
Haarmann non sa perché lo abbia fatto, né sa dire se si senta in colpa o se si senta eccitato dal suo gesto: è ancora troppo sconvolto.
Ma gli è piaciuto.
Sistema il cadavere sul pavimento e con i suo attrezzi da macellaio lo sventra e mette le sue viscere in un secchio. Taglia gli arti, il membro e la testa al cadavere e asciuga il sangue a terra con dei vecchi stracci. Svuota il secchio nella Leine, il fiume di Hannover , conserva la testa e vende e regala ai vicini di casa il resto del corpo spacciandolo per carne suina.
La scomparsa di Friedel mobilita la Polizia che ben presto arriva a far visita all’appartamento di Haarmann, che viene scoperto mentre sta molestando un ragazzino di 14 anni. Sia lui che il giovane vengono arrestati per atti di offesa al pudore e all’onore sessuale, ma è fortunato: sotto la stufa, incartata con dei giornali, giace ancora la testa mozzata di Friedel e i poliziotti non se ne accorgono.
Dopo un breve periodo in carcere, una volta uscito Fritz Haarmann deve cercarsi una nuova sistemazione: ne cambia parecchie, perché i padroni di casa lo cacciano sempre dopo poco, infastiditi dai frequenti incontri che lui organizza a casa con numerosi ragazzini minorenni. Finalmente, dopo una lunga ricerca, egli si sistema al numero 47 della Nikolstrasse.
Nel 1919 Haarmann ha quarant'anni e conosce Hans Grans, un ragazzo di bell’aspetto, alto, snello e con i capelli biondi. Lo avvicina per una prestazione sessuale: Hans è scappato di casa e sono giorni che non ha un riparo e da mangiare, e così accetta. Haarmann lo accoglie nel suo appartamento e se ne innamora. I due iniziano a frequentarsi spesso, fino a diventare quasi una coppia stabile ma, per evitare gli sguardi dei vicini e le voci che girano sul loro conto, sono costretti a cambiare più volte sistemazione per trovare maggiore tranquillità per il loro amore incompreso.
La ricerca di un tetto sotto cui stare, dopo varie sistemazioni precarie, finisce nel 1921, quando si stabiliscono nel numero 8 della Neue Strasse, un quartiere buio e mal frequentato dove ben presto diventano il punto di ritrovo e di appoggio di tre prostitute: Elli, Anni e Dorchen, delle quali diventano buoni amici.
C’è un gran giro di persone che veleggia attorno a quel palazzo, si intrecciano vari tipi di commercio, quasi misteriosamente. Fritz Haarmann è sempre pieno di vestiti e di carne ed è sempre pronto a regalare la sua merce ai vicini o a venderla alla stazione. Macellaio? Commerciante? Protettore? Chi è Fritz Haarmann?
I vicini non sanno dargli una connotazione precisa, ma lui si comporta bene, è sorridente e si chiude un occhio per i suoi comportamenti e per le sue attività misteriose. Inoltre i tempi sono tremendi, la vita è sempre più insostenibile, l’inflazione in Germania lascia poco spazio a questi pensieri e i regali del caro signor Haarmann sono come manna dal cielo...
Fritz Haarmann: la bacinella sospetta
Hannover, 1923. Fritz Franke arriva in città con Paul, un amico, con l’intenzione di ripartire subito per Berlino. I due ragazzi arrivano alla stazione e chiedono informazioni a un agente di polizia: l’agente Haarmann!
Questi lascia andare Paul a un ostello e porta a casa con sé Fritz. Hans Grans, a cui ha detto di voler restare solo quella notte, conosce i piani di Haarmann e sa cosa sta per succedere al giovane berlinese: cerca di parlarne con Dorchen, ma lei non capisce di cosa lui stia parlando e la discussione finisce lì.
Il giorno seguente, la stanza sulla Neue Strasse è chiusa a chiave e ha le finestre sbarrate. All’interno si sentono rumori di seghe e mannaie: Haarmann sta lavorando sul corpo di Fritz. Lo stende per terra e lo squarta, mette le viscere nel secchio, taglia la testa e gli arti, e dopo aver sminuzzato i resti li conserva in una busta. Pulisce tutto e chiama Hans: ha nuovi vestiti da vendere alla stazione.
E nuova carne.
Hans, che non riesce più a sopportare la situazione, prova a parlare nuovamente con Dorchen, ha una gran voglia di raccontare tutto: le dice che il ragazzo di Berlino ha fatto una brutta fine. La prostituta non ci crede: conosce anche lei Haarmann, sa che è un tipo strambo ma non se lo immagina a uccidere ragazzi.
Ma c’è un particolare che la insospettisce: una bacinella piena di carne sotto il lavabo della stanza.
Quando non c’è nessuno in casa, insieme a Elli ne prende un pezzo e lo porta a far esaminare alla centrale di polizia di Hannover. Gli agenti però non danno credito a due prostitute e le allontanano bruscamente.
Sospettare di Haarmann? Il loro informatore? Impossibile...
20 marzo 1923. L’agente Haarmann offre riparo ad un giovane apprendista, Wilhelm Schultze, 16 anni. Wilhelm non torna più a casa.
23 maggio 1923. Il quindicenne Ronald Huch incontra l’agente Haarmann e si fida di lui. La sua carne viene regalata ai vicini di casa.
30 maggio 1923. È il turno del tredicenne Ernst Ehremberg. Ernst è scappato di casa per sfuggire alle punizioni del padre e segue l’agente Haarmann che si offre di proteggerlo. Si perdono le sue tracce.
Il viavai di ragazzini intorno al numero 8 della Neue Strass inizia a essere sospetto: tutti quei sacchi di carne non si sa da dove arrivino. Fritz Haarmann capisce che forse è meglio cambiare aria. La padrona di un ristorante sulla Rothe Reine numero 2 ha una stanza libera nel palazzo, è un affare e lui non se lo lascia scappare.
24 agosto 1923. Heinrich Struss, 18 anni esce di casa nel pomeriggio, incontra l’agente Haarmann e non fa più ritorno a casa.
24 settembre 1923. Tocca a Paul Bronischewski, un ragazzo di Graz che fa tappa ad Hannover e lì rimane.
29 settembre 1923. Richard Graf , 17 anni, sta cercando un lavoro per scappare dalla vita infame che è costretto a fare. L’agente Haarmann ce l’ha un posto per lui. Nella Bacinella.
12 ottobre 1923. Wilhelm Erdner, 16 anni, segue di buon grado l’agente Haarmann. La sua ultima tappa è la Rothe Reine numero 2.
24 ottobre 1923. Christoph Wolf, 15 anni, è per strada a fare delle commissioni con il fratello maggiore, si allontana per andare in bagno e non ritorna più.
Anche i nuovi vicini di Haarmann si accorgono che c’è qualcosa che non va. I secchi pieni di viscere, le buste nere che lui trascina fuori dalla stanza, i ragazzini che porta sempre con sé e tutta quella carne che regala sempre come si spiegano?
Nessuno lo sa. Nessuno osa pensare.
Fritz è un brav'uomo, generoso e, a parte il baccano che fa con le seghe e le accette a notte fonda, non dà nessun tipo di problema. Ma il sospetto rimane...
10 novembre 1923. Adolf Hannappel, 17 anni, viene dalla campagna per lavorare in fabbrica. Nessuno lo vedrà mai arrivare in città. A parte l’agente Haarmann.
6 dicembre 1923. Adolf Hennies ha 19 anni e ha voglia di cambiare vita, vuole realizzare i suoi sogni, diventare importante, ma incontra Haarmann e scompare per sempre.
5 gennaio 1924. Ernst Spiecker, 17 anni, gironzola per strada per svolgere alcune commissioni in tribunale. Alla stazione incontra un simpatico agente dal viso sorridente. La sua carne verrà regalata al ristorante sotto casa.
15 gennaio 1924. Heinrich Koch ha 19 anni e frequenta il giro degli omosessuali ad Hannover: incontra un uomo che gli promette una somma sostanziosa per un rapporto sessuale e accetta. Haarmann getterà i suoi resti nella Leine.
2 febbraio 1924. Willi Seger, 19 anni, è un teppistello che si prostituisce per guadagnare qualche soldo. Il suo ultimo cliente è Haarmann.
8 febbraio 1924. Hermann Speichert incontra a 16 anni il suo carnefice. E finisce nella Leine in un sacco di plastica nero.
Haarmann ormai è conosciutissimo nel quartiere, ha sempre qualcosa da regalare ai vicini, scarpe, cappotti, camicie, ha un guardaroba vastissimo ed è sempre cordiale con tutti. Certo, si sa che non è un tipo "normale", che è omosessuale, ma invece di gridare allo scandalo i vicini lo sopportano, tanto è innocuo...
6 aprile 1924. Alfred Hogrefe, 17 anni, è povero ma di bell’aspetto. Quando l’agente Haarmann gli offre del denaro per stare un po' con lui accetta. Una, due, tre volte. Poi non torna più a casa. 21 aprile 1924. Hermann Bock ha 22 anni: bazzica spesso la stazione e conosce Haarmann perché a volte lavora per lui. Un giorno lo segue a casa sua e nessuno più ha notizie di lui.
26 aprile 1924. Haarmann si infatua di un giovane omosessuale, Robert Witzel: lo porta a casa e durante il rapporto sessuale gli azzanna la gola soffocandolo. Deprezza il cadavere e lo getta nella Leine.
9 maggio 1924. Heinz Martin scappa dalla sua cittadina di periferia e arriva ad Hannover, dove conosce alla stazione l’agente Haarmann, che lo porterà con sé a casa per ucciderlo e depezzare il suo cadavere e venderlo al mercato.
24 maggio 1924. Scompare Fritz Witting. Esce di casa per cercare un lavoro e non vi fa più ritorno.
26 maggio 1924. Haarmann non riesce a placarsi e adesca un bambino di 11 anni, Friederich Abeling, promettendogli dei regali. Friederich però non ottiene nessun giocattolo: i resti del suo cadavere vengono gettati in uno stagno.
5 Giugno 1924. L’apprendista fabbro Frederich Koch di 16 anni non torna più da scuola. L’agente Haarmann l’ha portato con sé.
14 giugno 1924. L’ultima vittima di Haarmann è Erich De Vries, 17 anni. Erich è rimasto chiuso fuori di casa e chiede aiuto all’agente Haarmann, che lo porta con sè nella stanza sulla Rothe Reine numero 2. Sparisce nel nulla come tutti gli altri.
Il 17 maggio 1924 un gruppo di bambini che gioca vicino al castello di Hannover trova un teschio umano.
Il 29 dello stesso mese il fiume Leine porta alla riva altri pezzi di cadaveri.
Scatta il panico in città, ma le autorità investigative placano la folla spiegando che probabilmente i resti provengono dall’istituto anatomico di Gottinga. La spiegazione è plausibile e i cittadini si tranquillizzano.
Pochi giorni dopo, però, sempre nei pressi del fiume Leine emergono altre teste.
Ben presto si collegano i corpi emersi al grande numero di ragazzi scomparsi. La polizia decide di prosciugare il fiume e il risultato è sconvolgente: sul suo letto vengono ritrovate circa 500 ossa appartenenti ad almeno 12 corpi diversi.
È caccia al mostro.
Haarmann non è sospettato, ma il 23 giugno 1924 si presenta alla polizia per consegnare un giovane di 15 anni, Karl Fromme: non ha voglia di ucciderlo, vuole solo fargli passare qualche brutta ora. Quando arriva alla stazione di polizia però Fritz Haarmann viene accusato dal ragazzino di averlo molestato sessualmente e di colpo diventa il sospettato numero uno per la catena di delitti.
Durante gli interrogatori, egli si contraddice spesso, ma riesce a cavarsela senza troppa difficoltà spiegando che il gran numero di vestiti che possiede è dovuto al fatto che è un commerciante e contrabbanda ingenti capi d’abbigliamento.
È troppo effeminato per essere un assassino, pensano gli agenti, e infatti Haarmann appare più come una donna che come un uomo: sbatte le ciglia, cammina in modo strano.
Ma i genitori di Robert Witzel, scomparso il 26 aprile, si accorgono che Haarmann ha addosso il cappotto del figlio.
Dopo una perquisizione, gli agenti scoprono che nella tasca del soprabito ci sono ancora i documenti del giovane Robert.
Haarmann viene allora incarcerato.
Il processo incomincia il 4 dicembre 1924 e dura 14 giorni.
Haarmann è accusato di 23 omicidi e a difenderlo c’è solo un avvocato assegnatogli d’ufficio, dopo che tutti gli altri disponibili avevano rifiutati l’incarico. Il procedimento giudiziario viene pubblicizzato il meno possibile, perché con esso viene messa in dubbio la serietà e la professionalità della polizia tedesca che nei confronti degli omicidi si era comportata sempre con inerzia, quasi dando il via libera ad Haarmann.
L’imputato riconosce subito i suoi omicidi, ma a volte collabora aggiungendo altri particolari e altre invece cerca di scaricare le colpe sul suo compagno Hans.
Altre volte ancora, poi, da innamorato cerca di difenderlo da ogni tipo di condanna. Il suo comportamento è sempre freddo e distaccato: un minimo segno di cedimento lo accusa solo quando la madre di una vittima riconosce gli abiti insanguinati del figlio e colta da crisi sviene sotto gli occhi del giudice.
Durante il processo ha un ruolo non indifferente il filosofo e psichiatra Theodor Lessing. Questi sostiene che il comportamento delle forze dell’ordine nei confronti del caso Haarmann è stato deplorevole e accusa con foga sia il sistema di polizia tedesco, corrotto e inutile, che la teoria di quegli psichiatri che ritenevano Haarmann una persona normale, sebbene crudele. Secondo Lessing, invece, Haarmann aveva delle turbe sessuali che lo portavano a desiderare la morte dei suoi compagni.
Lo stesso Haarmann durante il processo ammette che per lui era più facile uccidere quando amava una persona e la sofferenza e la morte delle persone amate o desiderate gli procuravano un piacere fisico che gli impediva di placare la sua follia omicida.
Il processo si conclude il 19 dicembre 1924. Haarmann viene giudicato colpevole di 24 omicidi e condannato a morte. Anche Hans viene condannato a morte, per istigazione all’omicidio di due vittime. Haarmann accetta la sentenza senza battere ciglio, mentre il suo amante ricorre in appello e riesce a farsi commutare la pena in soli 12 anni di carcere.
Il 15 aprile 1925, Fritz Haarmann viene ghigliottinato nella prigione di Hannover. La sua testa è ancora conservata nell’università di Gottingen e il suo corpo seppellito nel cimitero di Hannover.
Prima di morire aveva chiesto: "Seppellitemi al centro del mercato e scrivete sulla lapide: Qui giace Haarmann, l’omicida di massa."
Non è stato per fortuna accontentato.
Ma Haarmann è stato comunque pubblicamente ricordato dal regista Fritz Lang nel suo film thriller del 1931 M, il mostro di Dusseldorf. La pellicola, considerata uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, vede il personaggio principale del film, un malato serial killer interpretato da Peter Lorre, ispirato proprio a lui e a Karl Grossman.
Fonte: http://www.latelanera.com/serialkiller/serialkillerdossier.asp?id=FritzHaarmann&pg=4
Autore dell'articolo: @francescopetrullo
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jacopocioni · 1 month
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Baldaccio d’Anghiari e il suo fantasma
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Baldaccio d’Anghiari al secolo Baldo di Piero Bruni è vissuto ai primi del 1400. Nato ad Anghiari da Piero ed Assunta divenne un famoso condottiero. La sua famiglia in Anghiari era molto antica, addirittura blasonata, ma questo figlio di nome Baldo si scostò da essa per il suo carattere irruento e attaccabrighe, non a caso ebbe modo di scontrarsi con la giustizia più volte. Per il popolo il suo nome da Baldo diventò Baldaccio ad indicare non certo un santo.
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La sua stessa Famiglia non era a proprio agio in sua presenza e quindi il giovane Baldo decise di dedicarsi alle armi abbandonando la sua dimora, il famoso Castello dei Sorci. Lasciare Anghiari gli avrebbe permesso la vita che desiderava densa di avventure e scorrerie. Con i compagni d'arme ne combinò di ogni sorta tanto che nel 1420 fu addirittura accusato d'omicidio e condannato a morte. La sua fortuna fu riuscire a fuggire e questo gli permise di sopravvivere alla condanna.
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Divenne un soldato mercenario al soldo di chi offriva maggior denaro per le sue azioni di guerriglia. Fu spesso usato dagli stessi fiorentini, assoldato da il Conte d’Urbino, da i Malatesta, dagli Orsini, da Piccino poi a sua volta combattuto sotto le insegne di Papa Eugenio IV. Questi servigi resi a destra e a manca lo resero cosi famoso da essere graziato delle condanne accumulate ed addirittura la città di Firenze gli concesse la cittadinanza il 19 giugno del 1937. Francesco Sforza visto la sua indole e le sue capacità lo nominò maestro di campo dell’esercito fiorentino, ma si accorse ben presto che non era un uomo facilmente imbrigliabile tanto che tra i due si generò uno scontro che arrivò ad una sfida alle armi che il milanese perse. Lo stesso Machiavelli lo definì: "uomo di guerra eccellentissimo".
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Il prestigio di cui arrivò a godere Baldaccio nella città di Firenze, e non solo in questa città, era tale che taluni personaggi politici dell'epoca cominciarono a temere che potesse diventare un punto di riferimento politico e quindi un possibile, formidabile, avversario. Uno dei nobili che temeva di più questa possibile circostanza era Cosimo de' Medici, e forse fu proprio lui il mandante della fine di Baldaccio.
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Il 6 settembre del 1441 a Baldaccio fu recapitato un invito a presentarsi presso Palazzo Vecchio dove lo attendevano una schiera di sicari che rendevano conto al gonfaloniere di giustizia Bartolomeo Orlandini, uomo sicuramente nelle grazie di Cosimo de’ Medici e che con Baldaccio aveva un vecchio conto da regolare. Infatti tempo addietro Baldaccio aveva stigmatizzato l'operato dell'Orlandini nella difesa del Castello di Marradi, asserendo addirittura che si era dato alla fuga. Orlandini lo accolse al portone e lo accompagnò lungo i corridoi conducendolo nella trappola che lo attendeva. In pochi secondi Baldaccio fu circondato e sfruttando il vantaggio della sorpresa, fu colpito alle spalle, tramortito, ed in seguito buttato da una finestra di Palazzo Vecchio. Accasciatosi in piazza della Signoria un altro gruppo di persone lo trascinò per la piazza stessa sino a che esanime non fu decollato e lasciato a terra innanzi agli occhi dei fiorentini. Il monito per Firenze era capire la fine che faceva chi anche solo aveva le possibilità di imporsi politicamente contro il potere costituito. Pochi giorni dopo il corpo di Baldaccio giaceva ancora alla vista dei cittadini e solo la preghiera della vedova di Baldaccio, Annalena Malatesta di Rimini, donna di mirabile bellezza, rivolta al Papa Eugenio IV permise la sua tumulazione presso la Basilica di Santo Spirito.
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Cessata la fama e la gloria in vita cominciò la leggenda nella morte. Baldaccio d'Anghiari non abbandonò Firenze, ma vi restò come fantasma. Un fantasma che si è manifestato più volte ed addirittura fu anche fotografato. Sembra che si aggiri per Palazzo Vecchio e il rumori da lui provocati, sordi e lontani, si odono solo dopo l'orario di chiusura quando il brusio turistico cessa e il silenzio mette in evidenza echi d'oltretomba. Il 6 settembre è il giorno in cui si materializza in vari luoghi, talvolta per la festa di ognissanti il 1 novembre, non solo nei luoghi della sua morte, ma anche in quelli della sua nascita.
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Il 6 settembre del 1991 apparve sul Ponte Vecchio e il giovane fiorentino che lo vide lo descrisse come una figura che si stagliava in maniera vivida e vestito in arme. Il 6 settembre del 2001 si presentò al Piazzale Michelangelo ma non fu visto bensì fotografato. Due ragazzi, scattando una foto ricordo, lo immortalarono senza accorgersi e solo il giorno dopo osservando la foto al computer si accorsero della sua presenza. La fotografia mostrava una faccia arcigna e spaventosa che li guardava in cagnesco. La foto fu addirittura inviata ad alcuni esperti che le certificarono come autentica e in seguito altri esperti del paranormale sancirono che si trattava proprio di Baldaccio d'Anghiari. Sembra che ogni 40 anni (che dovrebbero essere i suoi anni vissuti) il 6 settembre o il 1 novembre il suo fantasma si presenti presso il Castello dei Sorci ad Anghiari, antica dimora della sua famiglia. Si presenta decollato e con la testa sotto il braccio forse con un messaggio che ancora oggi nessuno ha compreso.
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Jacopo Cioni Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Droga zombie: dopo la strage in America, l'Italia prepara un piano
Droga degli zombie: è chiamato così lo stupefacente che in America ha già fatto centinaia di migliaia di morti e che da poco è sbarcato anche in Italia. Il nome esatto è Fentanyl ed è largamente usato in ambito ospedaliero. La diffusione in Italia è agevolata da medici compiacenti e dalla possibilità di acquistarlo in farmacia. Cos'è il Fentanyl Il Fentanyl è un analgesico appartenente alla famiglia degli oppioidi. Ottenuto da sintesi chimica, la sua potenza è 100 volte superiore a quella della morfina. Una dose da 100 μg di fentanyl, per fare degli esempi, equivale circa a 30 mg di eroina, 800 µg di fentanyl equivalgono a 200 mg di morfina pura e a 35 mg di metadone. La sua azione è più rapida rispetto alle altre droghe ma molto meno duratura. In medicina è utilizzato per trattare il dolore cronico, fa da anestetico in chirurgia, in associazione a un agente ipnotico, prima di eseguire un intervento chirurgico, o in occasione di endoscopie e manovre invasive simili, in oncologia come analgesico. Il Fentanyl è usato, impropriamente, anche come sostanza stupefacente. E' definita la droga degli zombie poiché, dai numerosi video girati negli Stati Uniti, dopo l'assunzione, le persone assumono le sembianze di zombie: si immobilizzano e iniziano a piegarsi su loro stessi. Droga dello zombie: la strage in America Proprio negli Stati Uniti è scattata una vera emergenza Fentanyl. Da sempre alle prese con dipendenze da antidolorifici (grazie anche a prescrizioni troppo facili), l'America ha registrato negli ultimi anni un picco di morti per overdose e si stima che il 70% di queste morti sia stata causata proprio dal Fentanyl. Secondo le stime ufficiali, nel 2022 l'oppiaceo sintetico ha provocato 100.000 morti. Per essere letale sembra, infatti, basti una dose di appena 2mg. I sequestri record della sostanza (circa 6 tonnellate di polvere e 59,6 milioni di compresse) non sono bastati a fermare la strage. 100.000 sono, invece, le dosi intercettate nell'ambito di un'operazione antidroga condotta nel nostro Paese, nel piacentino, da dove la droga partiva all'interno di libri. Il Fentalyn veniva spruzzato in libri destinati ai detenuti di un carcere americano i quali la assumevano mangiando le pagine opportunamente segnalate. Il piano di prevenzione del governo La droga dello zombie è arrivata, dunque, anche in Italia dove si sta diffondendo rapidamente. La sua gestione è molto facile: medici compiacenti prescrivono il farmaco a spacciatori che lo acquistano in farmacia. Il prezzo di acquisto si aggira intorno ai 5 euro, quello di rivendita può aumentare anche di 10 o 15 volte. Inoltre, il Fentanyl è la droga più acquistata sul dark web. Per prevenire il dilagare del fenomeno, come avvenuto negli USA, il governo sta per varare un piano sull'uso improprio del Fentanyl. Il rischio, come specificato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, è quello che la criminalità organizzata si impossessi di questo business illegale. Secondo la nostra intelligence, la 'ndrangheta lo starebbe seriamente valutando. In copertina foto di Andrea da Pixabay Read the full article
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enkeynetwork · 5 months
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Firenze, Palazzo Davanzati.
Uno dei musei meno conosciuti di Firenze, è rimasto con la bellezza del Rinascimento, vividi dettagli di eleganza del passato.
Una vera perla nascosta nella città dei Medici.
Il Palazzo che prende il nome dalla famiglia dei Davanzati, che lo acquistò nel 1578, è una elegante dimora nobiliare del trecento, conservato pressoché intatto.
Nel 1904, fu restaurato e arredato dall'ultimo proprietario in stile trecentesco, poi in seguito fu aperto al pubblico come Museo della Casa Fiorentina Antica.
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personal-reporter · 11 months
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Blaise Pascal, matematico del Seicento
Uno degli studiosi più noti ed amati dei Seicento francese… Blaise Pascal nacque il 19 giugno 1623 a Clermont-Ferrand, in Francia, da una famiglia di ottima condizione sociale. Il padre, Etienne Pascal, lo iniziò agli interessi scientifici e facendogli frequentare le riunioni dei circoli culturali parigini, poi si trasferì con i figli a Rouen, in Normandia, poiché era stato nominato Commissario del re per le imposte. Da piccolo Blaise mostrò precocemente le sue straordinarie doti di intelligenza e, a soli sedici anni, scrisse un Trattato delle coniche, purtroppo in seguito andato perduto, queste prime prove intellettuali divennero fondamentali per gli studi successivi. In particolare, l'assiduo studio della geometria lo portò ad elaborare il teorema che porta il suo nome, concernente l'esagono inscritto in una conica qualsiasi, oltre ad essere considerato uno dei padri della robotica e del calcolo computazionale, grazie a una serie di risultati raggiunti a soli diciotto anni. La passione per il calcolo e il desiderio di allargare le potenzialità di quest'ultimo, infatti, lo spinsero a progettare la prima macchina calcolatrice, anche per aiutare il padre che, oberato di lavoro, aveva bisogno di eseguire dei calcoli in maniera più rapida. Parallelamente agli interessi scientifici e filosofici, Pascal coltivò un intenso spirito religioso e un'intensa riflessione teologica, tanto da essere considerato uno dei più grandi pensatori cristiani degli ultimi quattro secoli. La prima conversione di Pascal si fa risalire al 1646, anno che vide un grave peggioramento della sua incerta salute, ciò lo spinse a mettere sulla carta le sue riflessioni, che parlano delle sue esperienze sull'esistenza del vuoto e del timore da questo procurato. Del 1648 rimase celebre l'esperimento che Blaise fece effettuare dal cognato il 19 settembre, dove dimostrò che la pressione dell'atmosfera sulla colonna di mercurio di un barometro torricelliano diminuisce con l'aumentare dell'altitudine. Intanto, sua sorella Jacqueline prese la strada del convento e nel 1652 divenne monaca, entrando nel convento femminile di Port-Royal, istituto già noto per la famosa scuola di logica a cui anche Pascal aderì. Tormentato da forti cefalee, Pascal, su consiglio dei medici, dovette osservare un regime più mondano, lasciando momentaneamente perdere l'intenso studio. A seguito dei contatti con la sorella Jaqueline, lo studioso ebbe una nuova crisi mistica che si risolse nella notte del 23 novembre quando, dopo un'intensa esperienza religiosa, scrisse il Memoriale. Nel gennaio del 1655 Pascal si recò a Port-Royal, dove lavorò alla Conversione del peccatore e, tra il gennaio del 1656 ed il marzo del 1657 scrisse le Provinciali, raccolte poi in volume, per difendere Port-Royal dalla accuse degli antigiansenisti, mettere in ridicolo la morale dei Gesuiti e di criticarne a fondo i presupposti filosofico-teologici. Al 1658 risalgono gli importanti Scritti sulla Grazia, dove rivela una gran conoscenza teologica mentre, in parallelo, continuando a lavorare al progetto di una Apologia del Cristianesimo, mai terminata, infatti  i frammenti furono poi raccolti nei Pensieri, pubblicati per la prima volta nel 1669. Dopo un lungo ritiro nell'eremo di Port-Royal,  Blaise Pascal morì il 19 agosto 1662,  a soli trentanove anni. Read the full article
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carmenvicinanza · 1 year
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Traute Lafrenz
https://www.unadonnalgiorno.it/traute-lafrenz/
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Traute Lafrenz è stata l’ultima testimone della straordinaria esperienza della Rosa bianca, il coraggioso gruppo di giovani donne e uomini che si è battuto contro il nazismo durante la Seconda guerra mondiale, apportando un contributo inestimabile alla ricostruzione morale della Germania nel Dopoguerra.I suoi membri, che praticavano la non violenza, manifestarono la loro opposizione diffondendo le loro idee con la parola, con pubblicazioni e con la diffusione di volantini.Traute Lafrenz nacque ad Amburgo il 3 maggio 1919, si era avvicinata agli ideali anti-nazisti quando frequentava il liceo, grazie alle lezioni di Erna Stahl, insegnante illuminata che dopo essere sospesa dalla scuola dai nazisti, nel 1935, continuò a organizzare lezioni informali a casa sua, utilizzando l’arte e la letteratura come strumenti per discutere i pericoli del regime hitleriano.
Quando, nel 1941, si trasferì ad Amburgo per studiare medicina, entrò nel movimento clandestino dopo aver conosciuto Alexander Schmorell e Sophie e Hans Scholl.
Ha trasportato e distribuito i volantini destinati a risvegliare le coscienze, che sfidando il regime, ne denunciavano i crimini, incitando al sabotaggio dello sforzo bellico. Un atto di grande coraggio in un periodo storico in cui nessuna forma di dissenso era accettata che è costato la vita a tre dei suoi compagni.
Il 22 febbraio 1943, infatti, Sophie e Hans Scholl, insieme a Cristoph Probst, vennero decapitati dopo aver diffuso i volantini all’università di Monaco. Lei andò al funerale sfidando il divieto nazista che ne impediva la partecipazione a chi non faceva parte della famiglia.
Pochi giorni dopo venne arrestata e, per quasi due anni, detenuta in quattro carceri diverse prima di essere liberata dalle truppe statunitensi il 15 aprile 1945. Era in attesa di affrontare un nuovo processo che, molto probabilmente, si sarebbe concluso con la sua condannata a morte. Il tribunale del popolo nazista era intenzionato a schiacciare senza pietà le ultime forme di resistenza al regime.
Nel 1947, si è trasferita negli Stati Uniti dove, completati i suoi studi in medicina, sposò Vernon Page, medico con cui ha avuto quattro figli. Ha dedicato il resto della sua vita alla medicina, raccontando soltanto di rado le sue esperienze del tempo di guerra.
Seguace delle teorie del filosofo austriaco Rudolf Steiner, è stata una figura di spicco nel movimento antroposofico americano e tra i primi medici a praticare un approccio medico olistico ispirato da questa visione.
A Chicago ha diretto la Esperanza Therapeutic Day School per bambini svantaggiati fino alla morte del marito, nel 1995, quando si è trasferita a Charleston, in South Carolina, dove è morta il 6 marzo 2023.
Soltanto quando ha compiuto cento anni, nel 2019, le è stata conferita la Croce al Merito della Repubblica Tedesca con la motivazione: di fronte ai crimini dei nazisti, ebbe il coraggio di ascoltare la voce della sua coscienza e di ribellarsi contro la dittatura e il genocidio degli ebrei.
Centinaia di scuole e strade portano il suo nome,  nel 2003 è stata nominata la quarta tedesca più amata della nazione.
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scienza-magia · 1 year
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Beethowen, malattie e segreti di famiglia dal suo DNA
Il DNA dei capelli di Beethoven svela il segreto di famiglia. Gli scienziati hanno utilizzato ciocche di capelli del compositore per saperne di più sulla sua salute e sui suoi antenati. L'imponente capigliatura di Ludwig van Beethoven sta fornendo nuovi indizi sui suoi problemi di salute e sui suoi antenati. Gli amici conservavano le ciocche dei capelli del compositore come ricordo e alcuni frammenti di ricordi strappati al suo letto di morte. Quasi due secoli dopo, un team internazionale di ricercatori ha affermato di aver utilizzato alcuni di quei filamenti per sequenziare il genoma di Beethoven, l'insieme completo del DNA trovato in ogni cellula.
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Foto: William Meredith/Ira F. Brilliant Center for Beethoven Studies, San Jose State University I ricercatori hanno riferito in un articolo pubblicato mercoledì sulla rivista Current Biology che speravano che lo studio del suo DNA potesse aiutare a determinare la causa della progressiva perdita dell'udito di Beethoven, dei disturbi gastrointestinali cronici e della grave malattia del fegato culminata nella sua morte all'età di 56 anni nel 1827. Storici e studiosi di medicina hanno cercato a lungo nei diari e nelle lettere di Beethoven indizi sui suoi problemi di salute. Sono stati ispirati da un documento trovato un giorno dopo la sua morte a Vienna in uno scomparto nascosto della sua scrivania. Rivolto ai suoi fratelli, Beethoven chiese che i dettagli sui suoi disturbi medici fossero resi pubblici dopo la sua morte. I ricercatori non hanno trovato una causa genetica per la sordità o il mal di stomaco di Beethoven. Hanno trovato il rischio genetico per la malattia del fegato e l'evidenza di infezione da epatite B, che può portare a cicatrici del fegato note come cirrosi. L'analisi ha anche rivelato scoperte inaspettate sugli antenati di Beethoven e sulle origini di alcune ciocche di capelli. Nel 1994, i membri dell'American Beethoven Society, allora guidati dal musicologo William Meredith, autore del giornale, acquistarono una ciocca di capelli di Beethoven da Sotheby's a Londra. I capelli, chiamati riccioli di Hiller, dal nome del collega compositore Ferdinand Hiller che li tagliò il giorno del funerale di Beethoven, furono esposti all'Ira F. Brilliant Center for Beethoven Studies della San Jose State University in California. Alcuni visitatori hanno chiesto se fosse stato testato per il DNA. Alcune ciocche sono state inviate per essere testate, ma la tecnologia per estrarre il DNA dai capelli non era abbastanza avanzata per fornire risposte, ha detto il dottor Meredith. Nel 2014, il dottor Meredith ha dichiarato di essere stato avvicinato da Tristan Begg, un antropologo biologico e fan di Beethoven che si era offerto volontario presso il centro di Beethoven come studente universitario. Il signor Begg ha proposto di rilanciare il progetto del DNA testando la ciocca di Hiller e altre ciocche di capelli di Beethoven. Un membro del consiglio di amministrazione dell'American Beethoven Society, Kevin Brown, ha acquistato più ciocche di capelli di Beethoven per i test, inclusa quella utilizzata dagli autori dell'articolo per sequenziare il genoma di Beethoven.
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Un ricercatore di Beethoven ha acquistato più ciocche dei capelli del compositore, incluso un campione noto come Stumpff lock. Foto: Kevin Brown
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Il blocco Stumpff è stato uno dei campioni che i ricercatori sono stati in grado di attribuire a Beethoven e utilizzare per il sequenziamento. Foto: Anthi Tiliakou Hanno usato otto serrature attribuite a Beethoven per lo studio. Il test del DNA combinato con registrazioni dettagliate di come e quando sono state ottenute le serrature ha portato il gruppo di biologi, genetisti, genealogisti e immunologi a concludere che cinque serrature erano autentiche, ha affermato Begg, l'autore principale dell'articolo. Gli altri tre blocchi mancavano di DNA sufficiente per i test o hanno prodotto risultati del DNA che hanno portato i ricercatori a concludere che non potevano essere di Beethoven. La ciocca di Hiller, la più famosa del gruppo, è stata determinata per essere i capelli di una donna, hanno riferito gli scienziati. La ciocca di Hiller è stata oggetto di "Beethoven's Hair: An Extraordinary Historical Odyssey and A Scientific Mystery Solved", un libro pubblicato nel 2001. È stato tradotto in 19 lingue ed è diventato la base per un film. I capelli, esposti per anni al centro Beethoven di San Jose, sono stati rimossi dalla vista in attesa dei risultati dello studio, ha affermato il dottor Meredith, che è il direttore fondatore emerito del centro. I ricercatori del gruppo hanno anche rintracciato e prelevato campioni di saliva per i test genetici da cinque parenti maschi di Van Beethoven in Belgio. Avevano buoni documenti genealogici che dimostravano un antenato comune con il compositore: Aert Van Beethoven, nato nel 1535. Hanno confrontato il cromosoma Y del genoma di Beethoven con quello dei cinque uomini viventi della linea Van Beethoven. Il cromosoma Y di un maschio rimane quasi identico a quello di suo padre e viene tramandato di generazione in generazione. I cinque Van Beethoven viventi erano imparentati tra loro, ma non con Ludwig van Beethoven, hanno scoperto i ricercatori. La scoperta indica che tra la nascita del figlio di Aert Van Beethoven intorno al 1572 a Kampenhout, in Belgio, e la nascita del famoso compositore 200 anni dopo a Bonn, in Germania, il padre di un Beethoven non era il genitore biologico del bambino. I ricercatori hanno affermato di non sapere in quale generazione il legame biologico sia stato interrotto. Un altro autore dello studio, Maarten H.D. Larmuseau, genetista della Katholieke Universiteit Leuven in Belgio e specialista in "paternità di coppia extra", quando un padre che alleva un figlio non è un genitore biologico, ha affermato che gli studiosi hanno messo in dubbio la paternità del padre di Beethoven, il cui certificato di battesimo non è mai stato trovato .
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I ricercatori suggeriscono che la probabile causa della morte di Beethoven, la cirrosi epatica, fosse potenzialmente il risultato di un eccesso di ferro ereditario, un forte consumo di alcol e/o un'infezione da epatite B. Foto: Daniel Gebhart de Koekkoek per The Wall Street Journal Gli uomini viventi di Van Beethoven sono rimasti scioccati nell'apprendere che probabilmente non sono biologicamente imparentati con il compositore, ha detto il dottor Larmuseau. "Ho ricordato loro che esiste ancora una connessione legale e genealogica con Beethoven, ma le persone apprezzano anche la connessione biologica e ora non c'è più", ha detto. Il dottor Larmuseau, che ha lavorato per trovare parenti attraverso database di test del DNA dei consumatori e documenti genealogici, ha affermato di aver identificato 145 persone con il cognome Van Beethoven. Il test del DNA dei consumatori potrebbe rivelare nuovi parenti che hanno lo stesso cromosoma Y di Beethoven, aprendo altre strade di indagine sui suoi antenati, ha affermato il dottor Larmuseau, che intende continuare a indagare sul lignaggio di Beethoven. I dati di sequenziamento dei cinque blocchi corrispondenti sono disponibili in un database pubblico a disposizione dei ricercatori. Beethoven non si è mai sposato e non ha discendenti legali conosciuti. Gli studiosi hanno suggerito che una persona a cui si riferiva nelle sue lettere come la sua "amata immortale" fosse una donna sposata e che sua figlia fosse la figlia di Beethoven. Sua figlia è morta senza avere figli, secondo gli studiosi. Poiché più geni sono collegati alle condizioni di salute, i ricercatori possono confrontare i risultati con il genoma di Beethoven per raccogliere nuove informazioni sulla sua salute, ha affermato Johannes Krause del Max Planck Institute, che ha lavorato per sequenziare il genoma di Neanderthal oltre al progetto Beethoven. La cirrosi sembra essere la probabile causa della morte prematura di Beethoven, ha affermato il prof. Ian Gilmore, uno specialista del fegato presso l'Università di Liverpool, che non è stato coinvolto nello studio. Il documento suggerisce potenziali cause della condizione tra cui l'emocromatosi, un eccesso di ferro ereditario, il consumo pesante di alcol e l'infezione da epatite B. "La verità sta probabilmente nell'interazione tra molti di questi", ha detto il prof. Gilmore. Erica Buurman, direttrice dell'Ira F. Brilliant Center for Beethoven Studies, ha detto che vorrebbe rimettere in mostra i riccioli di Hiller. "Il nostro scopo è aiutare a raccontare la storia dell'eredità di Beethoven", ha detto. "Questa ciocca di capelli lo fa ancora." Scrivi ad Amy Dockser Marcus a [email protected] Read the full article
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designme2011 · 1 year
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👄•La dea dell'amore e della bellezza 📍 Nascita di Venere - Botticelli Nota come “Nascita di Venere”, la composizione raffigura più precisamente l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. La dea è in piedi sopra la valva di una conchiglia, pura e perfetta come una perla. L’accoglie una giovane donna, identificata talvolta con una delle Grazie oppure con l’Ora della primavera, che le porge un manto cosparso di fiori; alla stagione primaverile rimandano anche le rose portate dai venti. Il tema del dipinto, che celebra Venere come simbolo di amore e bellezza, fu forse suggerito dal poeta Agnolo Poliziano. È molto probabile che il committente dell’opera sia da ricercarsi all’interno della casata dei Medici, sebbene non si abbiano notizie del dipinto prima del 1550, quando Giorgio Vasari lo descrive nella villa medicea di Castello, proprietà del ramo cadetto della famiglia Medici fin dalla metà del XV secolo. Avvalora questa ipotesi anche la raffigurazione degli alberi di aranci, considerati un emblema mediceo per l’assonanza fra il nome della famiglia e quello con cui queste piante erano note, ‘mala medica’. Diversamente dalla “Primavera”, dipinto su tavola, la “Nascita di Venere” fu realizzato su tela, un supporto non di rado impiegato nel Quattrocento per pitture decorative destinate alle residenze signorili. CONTINUA NEI COMMENTI • • • #designme #minuzzerie #tipsminuzforminuz #Firenze #Florence #Toscana #Tuscany #vacanzedinatale #ilmiopuntodivista #ioete #arte #artisti #rinascimento #uffizigallery #galleriadegliuffizi #uffizi #beniculturali #italian_art #arte_mondo #artenelmondo #artworld #artlife #arteitaliana #arts_illife #storiadellarte #storiarte #visit_florence @visit_florence #portiamomesagnenelmondo @visitmesagnecuordisalento (presso Galleria degli Uffizi - Firenze) https://www.instagram.com/p/CnJ1NzPMzev/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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MARTEDÌ 21 GIUGNO 2022 - ♦️🔸 SAN LUIGI GONZAGA 🔸♦️ Luigi Gonzaga (Castiglione delle Stiviere, 9 marzo 1568 – Roma, 21 giugno 1591) è stato un religioso italiano della Compagnia di Gesù. Beatificato nel 1605, è stato proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726. Figlio primogenito di Ferrante Gonzaga, primo marchese di Castiglione delle Stiviere, e di Marta Tana di Chieri, nacque nel castello di famiglia di Castiglione.[3] I genitori si erano conosciuti in Spagna, alla corte del re Filippo II. Fu battezzato il 20 aprile 1568 dal parroco Giambattista Pastorio (m. 1569) nella chiesa dei Santi Nazario e Celso (ora Duomo di Castiglione), rinnovando il nome del nonno Luigi Alessandro,[4] ed ebbe come padrino il cugino Prospero Gonzaga (1543-1614) di Luzzara.[5] Primo di otto figli, e quindi erede al titolo di marchese, fin dalla prima infanzia fu educato alla vita militare e all'età di cinque anni Ferrante portò con sé Luigi.[6] All'età di sette anni, tuttavia, avvenne la sua "conversione dal mondo a Dio", come egli stesso la definì: sentendosi chiamato a consacrare la propria vita al Signore intensificò la preghiera, recitando ogni giorno in ginocchio i sette Salmi penitenziali e l'Ufficio della Madonna. Nel 1576, a causa di un'epidemia nel feudo, venne trasferito a Firenze col fratello minore Rodolfo presso il granduca Francesco I de' Medici, affinché fosse lontano dalla peste ma pure per farlo vivere presso una corte raffinata e confacente col suo rango.[7] A Firenze, nella basilica della Santissima Annunziata fece voto di perpetua verginità.[8] Tre anni dopo venne poi dislocato alla corte di Mantova,[9] dove nel 1585 rinuncerà al titolo di futuro marchese di Castiglione, in favore del fratello Rodolfo.[10] Nel 1580 ricevette la Prima Comunione da Carlo Borromeo in visita nella Diocesi di Brescia (della quale Castiglione faceva parte a quel tempo).[11] Nel 1581 si recò a Madrid per due anni, come paggio d'onore del principe Diego (il padre era al servizio di Filippo II di Spagna).[12] A Madrid Luigi studiò logica, filosofia, teologia e matematica, mostrando la sua precoce intelligenza. Studiò lettere, scienze e filosofia, lesse testi spirituali e relazioni (presso Roma, Italia) https://www.instagram.com/p/CfD4pfPMfuE/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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gardenofkore · 2 years
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Ciao, scusa il disturbo, leggo sempre con piacere i tuoi contenuti e vedo che sei una grande esperta di figure femminili della storia siciliana. Avevo visto con molto piacere un post su Aloisia de Luna, una figura che onestamente adoro e volevo farti alcune domande sul tema. Sto lavorando a una tesi sulla famiglia Salviati e in particolare il ramo di Jacopo di Giovanni e ricostruendo genealogicamente ho cercato informazioni su Luisa Salviati, moglie di Sigismondo de Luna, specie dopo il suicidio del marito dopo il caso Sciacca nel 1530... Immagino che con la morte del marito e accanto al suocero Giovanni, ebbe un ruolo importante nell'educazione dei tre figli e nel riottenimento dei domini a favore del primogenito Pietro/Pedro. Vorrei sapere se conosci qualcosa del suo "destino", la sua morte o il suo legame coi figli... E anche la vita dei figli Giulio e Giacomo che non ho trovato nominati granché. Scusa il disturbo. Grazie in anticipo.
Rebecca
Carissima, ti ringrazio innanzitutto per la fiducia e per l’esperta XD (cerco solo di dare un senso alla mia laurea orz) Purtroppo non ho trovato quasi nulla su Luisa Salviati (avevo già pensato a suo tempo di scrivere una mini biografia, ma mi sono dovuta arrendere di fronte alla quasi nulla quantità di materiale).
Non aiuta inoltre il fatto che, in alcune fonti, è chiamata Lucrezia e non Luisa orz
“Nel maggio 1520 Gianvincenzo de Luna chiese ed ottenne dal Viceré l'autorizzazione di recarsi a Roma, presso il Papa, con un seguito di venti cavalcature fra cavalli e muli;220 scopo del viaggio era quello di stringere vincoli matrimoniali tra il suo figliolo primogenito Sigismondo e Luisa Salviati, figlia del fiorentino Jacopo Salviati e di Lucrezia De Medici, nipote dell'allora pontefice Leone X (1513-1521) e sorella del cardinale Giulio de Medici, che qualche anno dopo divenne papa col nome di Clemente VII (1523- 1534). Il contratto matrimoniale fra i due promessi sposi fu stipulato in Roma il 14/12/1520 e, sempre a Roma, il 20/3/1521 Gianvincenzo assegnò a Sigismondo una rendita annua di 500 onze in denaro, 40 salme di frumento e 12 botti di vino. La dote della Salviati ammontava invece a 10.000 ducati. Le nozze si celebrarono con gran pompa a Roma nel 1523 (in quell'occasione, certamente a torto, si disse che Gianvincenzo de Luna cedette al figlio il titolo di conte di Caltabellotta); gli sposi, dopo le festose accoglienze ricevute a Messina, si ritirarono a vivere nei loro palazzi di Caltabellotta e Sciacca.”
da  Bivona città feudale: vol. 1 p.140-141 85, 94, 140-150
Oltre a ciò, ho trovato che accompagnò (assieme ai figli) il marito nella fuga a Roma per chiedere l’intercessione dello zio Clemente VII presso Carlo V. A seguito del suicidio del marito, si mostrò disperata (Savasta ce la descrive come una moglie innamorata). Nonostante la rabbia iniziale, l’imperatore graziò i figli perchè piccoli e ritenuti innocenti delle malefatte del padre (e del nonno “istigatore). La clausola per riottenere titoli/beni fu che la vedova Perollo dovesse essere risarcita dei danni. Giovanni De Luna venne in seguito rilasciato dalla prigione e, spogliato personalmente dei beni, venne però nominato “curatorio nomine” dei nipoti. Che il vecchio De Luna e la nuora abbiano lavorato in tandem per il bene del futuro della casata lo possiamo supporre, ma non è specificato. Buio totale (almeno per me al momento) sulla data di morte di Luisa e sul destino di Giulio e Giacomo (che alcune fonti non citano proprio e danno ad intendere che Pietro sia figlio unico). 
Spero di essere stata di qualche aiuto. Mi impegno a cercare altro (lo faccio anche per curiosità personale) e, nel caso d nuove, ti aggiornerò!
Scusa la confusione, ma volevo rispondere il prima possibile ^^”
Un saluto,
Giuliana
Fonti consultate
Savasta Francesco, Il famoso caso di Sciacca, p. 74; 342-347
Filadelfo Mugnos, Teatro Genologico della Famiglia Luna, in Teatro Genologico Delle Famiglie Nobili Titolate Feudatarie Ed Antiche Nobili Del Fidelissimo Regno Di Sicilia Viventi Ed Estinte, p. 85
Scichilone Giuseppe, Pietro de Luna e Salviati duca di Bivona
Storia di Bivona
Bivona città feudale: vol. 1 p.85, 94, 140-150
Francesco Maria Gaetani Marchese di Villabianca, Della Sicilia Nobile, p. 107-111
La Lumia Isodoro, La Sicilia sotto Carlo V Imperatore, p. 244-247
Milo Guggino Francesco Marchese di Campobianco, Luna e Perollo, ovvero il caso di Sciacca storia siciliana del sec. 16, p.46-47, 2-237 (a metà libro il sig. marchese ha scritto una sorta di riassunto/copione di un patetico allarmante, ma Luisa è citata un paio di volte, la trovi cercando “Salviati”)
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blog-mikaele-grimes · 4 years
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stellina-4ever · 4 years
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formulahigh · 4 years
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Medici inspired playlist
           Lorenzo the Magnificent. Master of Florence. Prince amongst men.
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