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#sensibilità al glutine
medicomunicare · 3 months
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Pseudo-allergia o vera intolleranza? L’influenza delle proteine di latte e pane sulla salute umana
Le intolleranze ai latticini Riguardo a latte e derivati, la condizione più disagiante più nota è l’Intolleranza al lattosio, che colpisce almeno 2 su 10 soggetti adulti e che è dovuta alla carenza dell’enzima endogeno lattasi, deputato alla scissione di questo zucchero. Per ulteriori informazioni si consulti l’articolo “L’intolleranza al lattosio: stato dell’arte” presente in questo sito. Si…
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vaerjs · 8 months
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Esiste una sensibilità al glutine non celiaca, avendo escluso la celiachia come diagnosi, non è detto che tutti i tuoi altri sintomi siano riconducibili ad una sola causa. Se hai tratto beneficio dall'eliminazione del glutine può valere la pena proseguire senza, e vedere sul lungo periodo se ti aiuta anche con gli altri sintomi, tieni presente che se gli esami fatti fino ad ora non hanno rilevato alterazioni purtroppo -o anzi, per fortuna- può voler dire che non ci sono cause organiche importanti e non è detto si arrivi ad una diagnosi certa. Un abbraccio vegano
Ti ringrazio dell'abbraccio.
Comunque no, non arrendetevi alle diagnosi non trovate. Insistete e non lasciate che medici imborghesiti da tanti anni chiusi nel loro studio che vi dicono che vi state immaginando tutto, che le analisi sono buone e che non c'è nulla. Conoscete il vostro corpo e credetegli. Se il medico non vi crede e non vi ascolta, cambiate medico e trovate qualcuno che creda in voi, che si appassiona al vostro caso, che vada oltre i sintomi e cerchi la radice senza dimenticare che anche i disturbi psicologici hanno una base chimico biologica, ormonale, e possono essere essi stessi sintomi non trascurabili.
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wdonnait · 6 months
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Pasta di riso senza glutine con crema di piselli con cotto a cubetti
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/pasta-di-riso-senza-glutine-con-crema-di-piselli-con-cotto-a-cubetti/116806?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=116806
Pasta di riso senza glutine con crema di piselli con cotto a cubetti
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Ecco la ricetta per preparare una pasta di riso senza glutine con crema di piselli e cubetti di prosciutto cotto:
Ingredienti:
300g di pasta di riso senza glutine 200g di piselli freschi o surgelati 100g di prosciutto cotto, tagliato a cubetti 1 scalogno, tritato finemente 2 cucchiai di olio d’oliva extra vergine 200ml di brodo vegetale (opzionale) Sale e pepe q.b. Formaggio grattugiato (opzionale per la finitura)
Istruzioni:
In una pentola capiente, porta ad ebollizione dell’acqua salata e cuoci la pasta di riso senza glutine seguendo le istruzioni sulla confezione. Scolala al dente, conservando un po’ di acqua di cottura e mettendola da parte.
In una padella, scalda l’olio d’oliva e aggiungi lo scalogno tritato. Fai soffriggere a fuoco medio finché diventa trasparente, quindi aggiungi i piselli e prosegui la cottura per alcuni minuti.
Aggiungi il brodo vegetale (se lo usi) ai piselli e fai cuocere a fuoco medio-basso per ammorbidirli. Se non utilizzi il brodo vegetale, puoi aggiungere un po’ di acqua di cottura della pasta.
Quando i piselli sono teneri, trasferiscili in un frullatore o utilizza un frullatore ad immersione per creare una crema omogenea. Aggiusta di sale e pepe secondo il tuo gusto.
Aggiungi i cubetti di prosciutto cotto nella crema di piselli e mescola bene.
Versa la crema di piselli con prosciutto cotto sulla pasta di riso cotta e mescola delicatamente, aggiungendo un po’ di acqua di cottura della pasta se necessario per amalgamare bene gli ingredienti.
Servi la pasta di riso senza glutine con crema di piselli e prosciutto cotto, e se preferisci, spolvera con formaggio grattugiato prima di servire.
Benefici
Senza glutine: La pasta di riso senza glutine è adatta alle persone con sensibilità o intolleranza al glutine, consentendo loro di godere di un pasto gustoso senza problemi digestivi legati al glutine.
Risorse proteiche: Il prosciutto cotto aggiunge proteine magre al piatto, utili per la riparazione e il mantenimento dei tessuti muscolari, essenziali per un corpo sano.
Nutrienti dei piselli: I piselli sono una fonte di fibre, vitamine (come la vitamina C e la vitamina K) e minerali (come il ferro e il potassio), contribuendo al corretto funzionamento del sistema immunitario, al metabolismo energetico e alla salute generale.
Basso indice glicemico: La pasta di riso ha un indice glicemico più basso rispetto alla pasta di grano, il che significa che può aiutare a mantenere più stabili i livelli di zucchero nel sangue, offrendo un rilascio graduale di energia.
Sapore e versatilità: La combinazione di pasta di riso senza glutine con la crema di piselli e prosciutto cotto offre un piatto saporito e versatile che soddisfa diverse preferenze alimentari, fornendo al contempo nutrienti essenziali.
Adattabilità: La ricetta può essere personalizzata aggiungendo altri ingredienti nutrienti come erbe aromatiche fresche, verdure a foglia verde o semi, aumentando così il valore nutrizionale complessivo del piatto.
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Italiani e intolleranze, i numeri in crescita: come è cambiato il carrello della spesa
Italiani popolo di intolleranti e allergici. Se ci si fa caso, si sente sempre più parlare da qualche anno a questa parte di nostri concittadini che patiscono diverse tipologie di intolleranze e allergie agli alimenti. I casi sono aumentati vertiginosamente rispetto al recente passato, almeno stando ai dati più recenti sull’argomento. Allergie e intolleranze alimentari in Italia: i dati più recenti Per confermare quanto si è appena detto, ovviamente, daremo alcuni numeri che, come vedremo, sono di entità piuttosto importante. Basti pensare che nell’ultimo quarantennio, le allergie e le intolleranze alimentari sono triplicate. Se negli Anni ‘80 era circa il 3% degli italiani ad essere colpito da questo tipo di fastidio, oggi tale percentuale è salita ben oltre il 12% secondo l’ISTAT. Tra le intolleranze più comuni troviamo quella al latte, con quasi 300 mila italiani, mentre sono più di 1 milione quelli intolleranti al lattosio. Cifra triplicata per il glutine (3 milioni), con 300 mila celiaci sparsi lungo tutto lo stivale. Sono in 100 mila, invece, gli intolleranti agli additivi alimentari, mentre 5 milioni di nostri concittadini risultano intolleranti al nichel. Ma a cosa è dovuto tutto questo? Le teorie sono le più disparate e non c’è accordo comune su molte di esse.  C’è chi, per esempio, parla di un cambiamento repentino dello stile di vita, diventato più stressante a causa dei ritmi lavorativi più elevati, con conseguente abbassamento delle difese e maggiore sensibilità ad intolleranze ed allergie, soprattutto alimentari. C’è poi chi sostiene che siano le aree urbanizzate quelle in cui questa percentuale sale a causa dell’inquinamento ambientale e delle condizioni igieniche peggiori, con esposizione a germi e batteri di ogni tipo. Questo dimostrerebbe, ad esempio, l’impennata di casi di intolleranza e allergia in Cina negli ultimi 8 anni. Altri ancora, invece, si fanno portavoce dell’idea che sia tutta una questione di genetica: se in famiglia ci sono già stati altri casi noti di intolleranze o allergie, sarà più facile che le generazioni successive del medesimo nucleo siano soggette agli stessi disturbi. Infine, sembrerebbe che la maggiore esposizione a tali problemi dipenda o dalla troppa depurazione di acqua e cibi, che disabituano il nostro corpo a combattere eventuali microbi ivi presenti, o dall’assenza di Vitamina D in quantità sufficienti, in quanto essa combatterebbe le allergie e le intolleranze in modo efficace. Allergie e intolleranze: ecco come cambia il carrello della spesa A prescindere da quali siano le reali cause, le allergie e le intolleranze influiscono pesantemente sulle scelte che quotidianamente facciamo quando andiamo a fare la spesa. Non è un caso, quindi, che il nostro carrello sia sempre più pieno, rispetto al recente passato, di prodotti biologici, il cui consumo è aumentato di oltre il 10% negli ultimi anni.  Attenzione particolare anche per i prodotti privi di glutine, in gergo Gluten Free, che compongono il 14% della spesa degli italiani dal 2020 a questa parte, e per gli alimenti senza lattosio, che hanno creato un giro d'affari di oltre 1,1 miliardi di euro. Infine, ecco gli alimenti nichel free, che comprendono frutta, verdura, legumi e altri cibi i quali vengono riprodotti con percentuali minime di questo metallo, naturalmente presente all’interno di tali generi alimentari. Al momento sono ancora pochi quelli realmente privi di nichel, ma le nuove tecnologie in campo agricolo stanno permettendo di effettuare passi da gigante in questo senso. A queste nuove abitudini di acquisto, dunque, si stanno adeguando anche i supermercati, che sono sempre più riforniti di alimenti specifici di chi soffre di intolleranze. Si fa riferimento alla possibilità, per esempio, di acquistare gelati senza lattosio su Bennet, supermercato online che offre una vasta gamma di prodotti così da poter scegliere quelli in linea con i propri gusti ed esigenze. Inoltre, in nostro aiuto arrivano anche tutta una serie di applicazioni per smartphone e tablet, che ci consentono di capire cosa mangiare e, magari, dove andarlo a mangiare. E’ il caso, quest’ultimo dell’app MyCia, ossia un software mobile che consente di elaborare dapprima la propria scheda alimentare rispondendo ad alcune domande specifiche, e poi di trovare, in base ad essa, il ristorante con la proposta enogastronomica più adeguata alle nostre esigenze.  Se, invece, si è vegani, esiste Happycow, una app che mette a disposizione una mappa di ristoranti vegani in tutto il mondo, con una copertura di ben 180 Paesi. Per le persone celiache, poi, esiste AiC Mobile, che consente di trovare facilmente in Italia negozi fisici, online e ristoranti che vendano prodotti senza glutine. Infine, segnaliamo Edo, sai cosa mangi. Si tratta di una App che, attraverso la scannerizzazione del codice a barre presente sulla confezione di un prodotto, ne estrapola le proprietà nutritive, gli ingredienti e mette all’erta da eventuali intolleranze dichiarate dall’utente in fase di registrazione. Read the full article
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veggiechannel · 3 years
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Che cos'è il glutine? Differenza tra celiachia e sensibilità al glutine? Risponde la Dott.ssa Maria Alessandra Tosatti.
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paneliquido · 4 years
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VIETATO VIVERE
Un mattino ti svegli e scopri che è vietato vivere, perché è così, è vero: «L’uomo moderno, in cambio di un po’ di sicurezza, ha rinunciato alla possibilità di essere felice» (Sigmund Freud) perché ormai ogni divieto sembra sacrosanto, ma poi diventa un insieme che diventa una galera, la nostra galera. Lo sembra questa nostra vita in cui, appunto, un mattino ti svegli e scopri che a Roma e a Torino, siccome eravamo a corto di divieti, hanno deciso di bloccare le auto per via dello smog (sacrosanto, certo) e pazienza se salire su tram e metro diventerà una follia, fa niente se in pratica già non possiamo più uscire di casa e dobbiamo stare attenti pure a come ci stiamo, in casa, e a che cosa mangiamo, beviamo, fumiamo, diciamo, ascoltiamo, clicchiamo; fa niente se la capacità di imporre divieti è diventata la misura dell’amministrazione pubblica, fa niente. Tanto ormai è tardi, viviamo come se vivere corrispondesse solo al rischio di morire, non ci siamo accorti che il bisogno di sicurezza genera sempre – sempre - anche delle forme di un autoritarismo e la tendenza a regolamentare ogni cosa. Mentre un professorino di Foggia, ieri, spiegava che un Natale in solitudine è più spirituale (ma lo colpisse un fulmine, a Giuseppe Conte) abbiamo smesso di accettare che la prima causa di morte è la vita, che basta nascere per avere una probabilità su tre di avere un tumore (purtroppo è vero) mentre c’è una parte del mondo che non riesce a mangiare e c’è un’altra che non riesce a non farlo: e, in mezzo a tutto questo, non c’è nessuno che ammette che la prima causa di morte, nel Pianeta, sono l’alimentazione e la respirazione. Si muore perché si vive. Così leggiamo libri e guardiamo programmi che parlano di cucina (che servono a ingrassare) e poi passiamo dal dietologo (perché dobbiamo dimagrire) e non passa giorno senza che un’alterata percezione del rischio venga trasformata in causa di morte da una politica medicalizzata (o sanità politicizzata, fate vobis) che ormai spadroneggia, e che tende a inglobare anche le dimensioni comportamentali dell'esistenza. Ormai il libero arbitrio viene visto come una minaccia da ridurre a malattia: ecco perché l'Organizzazione mondiale della sanità e cento altri organismi fanno campagne mediatiche e «scientifiche» su tutto, e decidono i prossimi nemici della nostra salute. Ora c’è il coronavirus, certo. Ma sappiamo tutti che presto o tardi, per dire, negheranno la mutua agli obesi, metteranno etichette terrorizzanti per cibi e vini come per le sigarette, il peso dei bambini diverrà un voto sulla pagella (accade negli Usa) e ci saranno le chiese senza incenso passivo (accade in Canada) e saremo sempre più invasi da continue «valutazioni dei rischi» mentre pubblicheremo, sui nostri giornali, qualsiasi studio: anche se il giorno prima ce n'era un altro che diceva il contrario. Ascolteremo qualsiasi medico o virologo o camice bianco come se l’idiozia non fosse equamente distribuita in tutte le categorie, e il nozionismo rendesse davvero più intelligenti. Il terrore di ammalarsi impera in una civiltà che tende a interpretare la natura umana solo in chiave biologica, e che ti spiega, persino, che i grandi uomini erano soprattutto dei grandi malati: depressi erano Ippocrate e Churchill e Montanelli, Leopardi aveva un problema di neurotrasmettitori, la sensibilità di Tchaikovskij era una somma di fobie omosessuali, Van Gogh del resto era epilettico, Paganini aveva la sindrome di Ehiers-Danlos, Rachmaninov quella di Marfan, e, peggio, la vicina di casa ha il coronavirus. E allora bisogna vietare. Giustamente. Ma, a poco a poco, vietano tutto. La vera minaccia alla nostra proviene da una declinazione distorta della libertà stessa: non abbiamo più margine individuale a fronte della proliferazione proprio dei diritti individuali: il diritto alla salute su tutto, ma questo dopo che un insieme di minoranze ha oppresso sempre nuove maggioranze per via dei diritti del cittadino, del consumatore, del bambino, dell’alunno, dell’anziano, del pedone, dell’automobilista, del ciclista, del turista, dello sportivo, del disabile, del militare, del teleutente, dell’ascoltatore, del lettore, dell’ambientalista, del cacciatore, di chi vuole essere armato e di chi esige che la gente sia disarmata, di chi vuole fumare e di chi non vuole il fumo altrui: sinché a un certo punto tutti i diritti hanno finito per elidersi a vicenda e il lockdown (mondiale?) da Coronavirus ci ha dato la mazzata finale. Così resteremo a casa. Distanziati, se possibile. Senza troppi abbracci e smancerie contagiose. Anaffettivi. Naturalmente senza fumare (perché il fumo passivo ammazza il figlio dell’inquilina del palazzo di fronte, e di recente hanno scritto che fa male anche ai cani) e bevendo acqua senza sodio (ma occhio all’arsenico e al cloro e ai solfati, oltre al celebre stronzio) ma senza prosciutto, salame, mortadella e bacon che sono pieni di grassi malsani e nitrati e nitriti (di cavallo?) e niente birra perché il luppolo fa male alla prostata, lo zucchero bianco è veleno al pari di burro, strutto, olio di palma e olio di colza, i sostituti dello zucchero fanno peggio, i biscotti contengono mediamente più grassi dei salumi, sul caffè e sui carboidrati si è letta ogni cosa, nel 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità ha deciso che «la carne è cancerogena» (le salsicce sono accanto all'amianto nel gruppo 1, dove sono racchiusi gli agenti più pericolosi) come la Coca Cola e le bibite di ogni tipo, e i succhi, anche in versione dietetica, mentre la frutta alla fine contiene sempre tracce di pesticidi anche se hai lavato e sbucciato, e comunque fa ingrassare come quella secca, il gelato contiene additivi e coloranti e conservanti, in generale tutti i grassi causano malattie cardiache, il generale tutto il grano (non solo il glutine) contiene bromato di potassio, le merendine per bambini fanno ingrassare e danno squilibri ormonali, dei fritti neanche parliamo, il pesce assorbe le sostanze tossiche dei nostri mari, la pizza ha la farina 00 che ha troppo amido e amido e zuccheri e i bordi bruciati o carbonizzati che fanno venire i tumori, niente è peggio del sale che alza la pressione, forse solo il vino, almeno secondo il Chief Medical officer (2016) che ha stabilito che faccia male sempre, anche poco, e che ti abbassa l’aspettativa di vita. Ma chi la vuole, questa vita. Chi la vuole, questa sanità che ingloba anche le dimensioni sociali e comportamentali, e dove qualsiasi coglione ti spiega che se ti ammali pesi economicamente sulla società. Ridateci il compianto (davvero) e libertario Antonio Martino, ex ministro ed economista: «L’impiego di argomentazioni scientifiche volte a distogliere la percezione del rischio, terrorizzare l’opinione pubblica e indurre le autorità politiche all’adozione di misure restrittive delle libertà individuali... rappresenta nient’altro, nella quasi totalità dei casi, che uno strumento nella lotta che gli statalisti di ultima generazione conducono ai danni delle nostre libertà». Ridateci il Michele Ainis del 2004 col suo libro «Le libertà negate. Come gli italiani stanno perdendo i loro diritti», dove raccontava di uno Stato che, in fondo, ti chiede solo di rispettare delle regole: e fa niente se queste regole, lentamente, nel loro insieme, finiscono per imbrigliarci come le cordicelle che bloccavano Gulliver. Ormai è vietato tutto. Fioccano le commissioni culturali e giornalistiche per edulcorare i testi che rischiano di offendere qualche sensibilità, fioccano le purghe del linguaggio, già vent’anni fa scrittori come Michel Houellebecq e Oriana Fallaci furono denunciati per aver istigato all’odio razziale, libri e film sono stati accusati a vario titolo di razzismo o pedofilia, parlare è diventata un’impresa (ne abbiamo scritto più volte) e attendiamo chiusi in casa, sfiduciosi, le prossime novità sul lockdown, sui nuovi divieti: non abbiamo mai avuto (mai, mai, neppure lontanamente) una classe politica così scandalosamente imbecille, proprio tarata mentale: ma c’è qualcosa che va oltre e, come si dice, ha piovuto sul bagnato. Un diluvio. E ci sono tante persone normali, perbene, che sono diventate inconsapevoli fiancheggiatrici di un neosalutismo che ha i toni isterici e salvifici di chi non si limita a lottare contro un virus, come tanti che ce ne sono stati nella Storia: è anche piccolo traffico, piccolo commercio, sondaggino di opinione, esondazione ideologica, pubblicità progresso, fanatismo di chi stabilisce dall’alto il benessere di un popolo e rivitalizza il primato del collettivo sull’individuo, glorifica l’intervento statale, annuncia nuove ondate e nuovi lockdown, e intanto ci chiude in casa. Ma ne usciremo. Ne usciremo comunque.
Filippo Facci
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sottospazi · 4 years
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Però esiste la sensibilità al glutine che è pure bastarda, e anche l’intolleranza al grano che spesso viene confusa con celiachia!
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dottormozzi-blog · 5 years
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Dottor Mozzi: i danni del Glutine
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Uno degli alimenti che il dottor Piero Mozzi considera in cima alla lista dei cibi dannosi è il Frumento. Il motivo? Contiene una dose esagerata di glutine.
L’opinione pubblica, nonché la maggior parte dei medici e dei professionisti del settore medico-farmaceutico, pensa che il glutine sia un problema solo per chi soffre di celiachia.
La realtà, secondo il dottor Mozzi, è bene diversa.
Non esiste soltanto la celiachia, ma anche altre forme di sensibilità al glutine più lievi, ma che nel tempo possono creare danni paragonabili a quelli di un celiaco che consuma glutine.
Nei suoi video e nelle sue interviste il dottor Mozzi collega il consumo quotidiano di cereali con il glutine  (frumento, orzo, farro, avena, segale, ecc.) a patologie anche molto importanti come:
Malattie della tiroide (ipertiroidismo, ipotiroidismo, noduli, ecc.)
Malattie autoimmuni
Malattie metaboliche (ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, ecc.)
Tumori ai polmoni;
Tumori del sangue;
Tumori della pelle;
Broncopatia cronica ostruttiva
E molto altro ancora....
Per saperne di più vi rimando alla visione di questo interessante video:
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daniela--anna · 3 years
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🌰 CASTAGNA, UNA FONTE DI ENERGIA
👉 Tipico frutto della stagione autunnale, la Castagna è composta per più del 50% da acqua e per la parte rimanente da carboidrati, proteine, grassi, fibre, sali minerali e vitamine.
👉 L’assenza di glutine la rende un alimento particolarmente adatto alle persone affette da Celiachia.
👉 Contiene inoltre numerosi sali minerali come: 
▪️Potassio, indispensabile per diversi processi metabolici, e la cui carenza può determinare aritmia cardiaca, crampi muscolari e stanchezza.
▪️Fosforo, importante per i tessuti nervosi.
▪️Zolfo, funzionale all’irrobustimento dello scheletro.
▪️Magnesio, ottimo equilibratore dell’umore e regolatore della circolazione sanguigna.
▪️Sodio
▪️Ferro
▪️Zinco
▪️Rame
▪️Manganese
👉 La Castagna apporta infine discrete quantità di vitamina E, B2 e PP, oltre alla vitamina C che però, per via della particolare sensibilità al calore, si dissolve durante i processi di trasformazione del frutto.
Per saperne di più: www.elisirdisalute.it
 
#castagna
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abr · 6 years
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Forse non tutti (i vegetariani, vegani, notav no ogm novax etc.) sanno che ... (...) il frumento che consumiamo oggi è profondamente diverso dal grano antico, essendo stato modificato geneticamente nei laboratori dell’ENEA nei primi Anni 70 attraverso l’uso di radiazioni ionizzanti che hanno dato vita a un nuovo grano duro mutato, detto “Creso”. Esso è di taglia più piccola (misura in altezza 70-80 cm contro i 150-180 dei grani duri fino ad allora coltivati) è resistente alle malattie e all’allettamento - il piegamento della pianta fino a terra – e quindi con un’elevata produttività. Dal Creso sono successivamente derivate numerosissime varietà coltivate in tutto il mondo. Si ritiene non sia un caso che, parallelamente alla diffusione del consumo di varianti di grano con profilo proteico modificato, si è assistito ad un preoccupante aumento di reazioni avverse al glutine: dalla celiachia, all’allergia, alla cosiddetta «sensibilità al glutine». Il Creso, pur essendo modificato geneticamente, non è considerato OGM e con esso in tutta Italia vengono prodotti pasta, pane pizza e dolci.
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/cappero-giorno-leva-medico-torno-ndash-dieta-antichi-172785.htm
quello che non dice è che se si potesse consumare “grano antico” (o latte o vino antichi), oltre a trovarlo sgradevole, alla stragrande maggioranza delle persone verrebbero le bolle sulla pelle. Solo ai privilegiati sopravvissuti alle carestie, ovviamente. 
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medicomunicare · 3 months
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Pane ed obesità: cosa dicono la scienza e la cultura a confronto
La dieta Mediterranea è da sempre valorizzata per le sue proprietà salutistiche. Le caratteristiche della dieta mediterranea sono le seguenti: alto consumo di olio d’oliva; elevato consumo di legumi; elevato consumo di cereali non raffinati (compreso il pane); alto consumo di frutta; elevato consumo di verdure; consumo moderato di prodotti caseari, principalmente come formaggio e yogurt; consumo…
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levysoft · 3 years
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Pochi mesi dopo il parere scientifico positivo dell'Efsa, ieri gli Stati membri dell'Ue hanno autorizzato la commercializzazione come alimento delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio. Centinaio: "Prima la carne sintetica, adesso gli insetti. Se la sostenibilità per Bruxelles significa questo, purtroppo non possiamo che manifestare molti dubbi". Ma gli insetti sono altamente proteici e l'allevamento ha un impatto ambientale risibile. Tra fattore disgusto e curiosità, ecco come stanno le cose
E' la prima volta, non sarà certamente l'ultima. Gli Stati membri dell'Ue hanno autorizzato la commercializzazione come alimento delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, meglio note come tarme della farina. E' il primo ok dell'Ue a un insetto come alimento. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), come ha raccontato in questi mesi AgriFoodToday, a gennaio aveva dato il primo via libera ai prodotti alimentari derivati dalla tarma della farina, un insetto commestibile. I vermi vengono spesso dichiarati fonte di proteine utili per l’alimentazione. E' arrivata quindi solo pochi mesi dopo il parere scientifico positivo dell'Efsa la prima autorizzazione dell'Unione Europea sulla commercializzazione di insetti come nuovo alimento. Tempi stretti, ma abituiamoci. Succederà per altre specie in futuro. Ieri l'autorizzazione al consumo del "Tenebrio Molitor", il coleottero Tenebrione mugnaio, conosciuto anche come verme giallo o tarma della farina ha segnato un prima e un dopo, anche se la decisione formale della Commissione sarà adottata nelle prossime settimane.
Gli insetti sono alimenti molto proteici
Gli insetti, il cosiddetto "novel food" sono alimenti altamente proteici, il cui allevamento rientra nell'ambito della strategia europea Farm to fork sui sistemi alimentari sostenibili, visto il basso impatto ambientale di questo tipo di allevamento. E' la stessa Commissione a citare la Fao, secondo cui gli insetti "sono una fonte di cibo sana e altamente nutriente, ricca di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali". Quello degli insetti è un mercato con grandi opportunità di crescita. Lo scorso aprile, durante un webinar sul tema organizzato da Confagricoltura e Anga, sono stati diffusi alcuni dati dell'Ipiff (International Platform of Insects for Food and Feed), di cui fanno parte 75 produttori e allevatori di insetti sparsi in Europa (dove la legislazione ne autorizza l'uso solo come mangimi) e non solo. In Europa si producono più di 6 mila tonnellate all'anno di proteine di insetti, ma le previsioni sono di arrivare tra 2 e 5 milioni di tonnellate entro il 2030, a seconda del quadro legislativo che si avrà nei prossimi anni.
Nel mondo il mercato degli insetti ha superato i 55 milioni di dollari nel 2017; secondo alcune stime di Global Market Insights ci saranno aumenti esponenziali e si prevede che supererà i 700 milioni di dollari nel prossimo triennio.
In Italia aderiscono a Ipiff 6 membri: 4 membri accademici (università di Pisa, di Parma e della Basilicata e l'Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana). E due produttori e allevatori: Alia Insact Farma e Italian Cricket Farm. La produzione europea oggi rappresenta qualche migliaio di tonnellate, mentre sono previsti 3 miliardi di investimenti da parte delle aziende del settore entro il 2025.
Sono considerati a tutti gli effetti "animali da allevamento"
Cosa dice la legge? A livello normativo, l'allevamento di insetti è considerato una attività agricola e gli insetti sono considerati a tutti gli effetti "animali da allevamento". Sette le specie che si possono allevare in Europa, tra cui la Mosca soldato nera, il Tenebrio molitor, il Grillo domestico, la Locusta migratoria, la Cavalletta. La valutazione dell'Efsa è arrivata a metà gennaio e, per la prima volta dal 2018, l'Autorità ha effettuato una analisi completa di tutti gli aspetti relativi alla modalità di allevamento, al processo di produzione, alla sicurezza e al profilo nutrizionale e tossicologico delle larve essiccate di Tenebrio Molitor, la cosiddetta tarma della farina. E altre 11 domande per insetti da autorizzare come nuovi alimenti sono ancora all'esame dell'Autorità.
Secondo il parere dell'Efsa, le larve essiccate possono essere utilizzate intere o possono entrare a fare parte di altri alimenti sotto forma di farina, ad esempio in prodotti proteici, biscotti, snack o prodotti a base di pane o pasta.
Nel nostro Paese da tempo il Centro Ricerche Enea della Trisaia (Matera) sta sperimentando come ottenere nuove farine ad alto valore nutraceutico da insetti e in particolare dal Tenebrio Molitor. Questa larva è composta per lo più di proteine, grassi e fibre (la chitina, una fibra insolubile che compone l'esoscheletro dell'insetto). Allevando questo insetto con scarti alimentari e cerealicoli soprattutto a base di crusca, i ricercatori sono riusciti a ottenere nuovi prodotti dal maggior valore aggiunto, arricchendo la farina di vitamine e minerali e migliorandone ulteriormente la composizione amminoacidica, il rapporto in acidi grassi, il contenuto in omega 3 e la biodisponibilità di vitamine e minerali come ferro, zinco e calcio.
Serviranno requisiti specifici in etichetta sul fronte degli allergeni: è un punto cruciale. E' infatti l'Efsa stessa a spiegare che, visto che le formule a base di insetti possono essere ad elevato contenuto proteico, "un nodo fondamentale della valutazione è che molte allergie alimentari sono connesse alle proteine, per cui dobbiamo valutare anche se il consumo di insetti possa scatenare reazioni allergiche. Tali reazioni possono essere provocate dalla sensibilità individuale alle proteine di insetti, dalla reazione crociata con altri allergeni o da allergeni residuati da mangimi per insetti, ad esempio il glutine".
Il 16 per cento degli italiani è curioso di mangiare insetti
Ma gli italiani assaggeranno le nuove delizie prima o poi? In base a una indagine Coldiretti/Ixè, l'idea di mangiare larve di Tenebrio Molitor fritte non piace al 54% degli italiani, il 24% resta indifferente dinnanzi alla prospettiva di una barretta a base di insetti, il 16% è favorevole e il 6% non risponde. Il sottosegretario alle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, commenta laconicamente: "Prima la carne sintetica, adesso gli insetti. Se la sostenibilità per Bruxelles significa questo, purtroppo non possiamo che manifestare molti dubbi. Così si concretizza la strategia Farm to fork per la Transizione verde? Nell'individuare gli insetti come una fonte proteica alternativa, penalizzando invece la zootecnia, trattata come causa di tutti i mali, non si comprende bene in base a quale evidenza scientifica?". Anche per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, si tratta di "un altro paradosso di un approccio troppo ideologico alla Farm to Fork". Negativa anche la reazione degli europarlamentari della Lega componenti della commissione Envi: "prima di pensare agli insetti a tavola, l`Ue dimostri lo stesso impegno per tutelare il Made in Italy e le nostre eccellenze alimentari", chiedono i leghisti.
Mangiare insetti e il "fattore disgusto"
Dagli snack ai biscotti passando per gli hamburger, sono varie le possibilità di trasformazione della materia prima di consumo, ora iscritta nel registro dei nuovi alimenti. I componenti principali dell'insetto sono proteine, grassi e fibre, che offrono una fonte di cibo potenzialmente sostenibile e a basse emissioni. Una volta essiccato, si dice che l’insetto abbia un sapore molto simile alle arachidi. O almeno, è quel che giura chi l'ha assaggiato.
"Ci sono ragioni derivanti dalle nostre esperienze sociali e culturali, il cosiddetto 'fattore disgusto', che rendono il pensiero di mangiare insetti repellente per molti europei" ma "con il tempo tali atteggiamenti potranno mutare" dice Giovanni Sogari, ricercatore in ambito consumeristico all'Università di Parma. Staremo a vedere. Il cibo è tradizione, ma anche innovazione.
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wdonnait · 3 years
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Test del sangue per diagnosticare le intolleranze
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Test del sangue per diagnosticare le intolleranze
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Tantissime persone al mondo soffrono di intolleranze.
Per poterle diagnosticare, il test del sangue risulta essere davvero molto efficace. Come ben sappiamo, l’intolleranza rappresenta una forma di iper sensibilità verso un alimento o una sostanza.
Nel momento in cui avviene un contatto o c’è un eccessivo dosaggio, il nostro corpo risponde con una reazione, del tutto soggettiva.  Ma in che cosa consiste esattamente il test del sangue per le intolleranze? Scopriamone di più!
Test del sangue per intolleranze
Per prima cosa, è bene specificare quanto sia importante diagnosticare le intolleranze.
Quest’ultime infatti, possono rendere la vita di una persona un po’ più complicata. Individuando con esattezza quali possano essere gli alimenti o le sostanze che ci fanno star male, consente all’individuo di poter procedere con alcuni accorgimenti.
Ad esempio, evitarle il più possibile o quantomeno stabilire dei particolari dosaggi. Così facendo, si avrà la possibilità di migliorare la propria quotidianità.
Il test del sangue è soltanto uno degli esami diagnostici per le intolleranze. Tra l’altro, nel contesto alimentare bisogna distinguere quelli per allergie alimentari, ovvero Prick test, RAST, Prick by Prick, Patch test e Prist, da quelli per le intolleranze alimentari.
In tale categoria rientra senza ombra di dubbio il breath test (nel caso del lattosio) ma anche altri legati ad esempio ai lieviti, alle uova, al glutine e altri additivi alimentari.
Test del sangue intolleranze alimentari
Il test del sangue per intolleranze si può effettuare secondo varie metodologie.
Alcuni medici per esempio, prediligono l’utilizzo di alcuni macchinari, mentre c’è chi opta per dei campioni d’aria.
In linea generale però, per poter fare il test delle intolleranze, basta semplicemente effettuare un esame del sangue. Pertanto, il soggetto dovrà presentarsi nell’apposita struttura di prima mattina, completamente a digiuno.
A quel punto, il dottore procederà con l’analisi del prelievo. Mediamente, nel giro di un paio di settimane, dovreste venire a conoscenza degli esiti. Essi, vi saranno utili non soltanto per quanto riguarda il contesto alimentare, ma anche per farvi un’idea complessiva dei valori.
Molti di voi si staranno chiedendo: ma fa male il test del sangue per intolleranze?
La risposta è no. State pur certi che i prelievi sono abbastanza semplici e non recano particolari dolori. Se poi doveste sottoporvi ad altre tipologie di test (come ad esempio quello del respiro), ancor di più ci teniamo a tranquillizzarvi sul fatto che sarà una passeggiata.
Test per intolleranze alimentari
Il classico test del sangue è senza ombra di dubbio uno dei più attendibili per individuare le intolleranze.
Tuttavia, come vi abbiamo detto poco fa, esistono tanti altri tipi di esami diagnostici, che possono offrire ulteriori informazioni. A seguire potete trovare alcuni esempi:
Alcat test intolleranze
Quando si parla di test diagnostici per intolleranze, spesso si fa riferimento all’alcat test.
Esso è l’acronimo di antigen leukocyte cellular antibody test e consente di individuare come reagiscono alcuni globuli bianchi nei confronti di alimenti sospetti. Questo esame prevede un prelievo di sangue del tutto indolore ma che può servire per effettuare un quadro più approfondito della situazione.
Si tratta inoltre di un test di laboratorio. Proprio per tale motivo, non risulta essere ancora riconosciuto dalla scienza medica.
Breath test lattosio
Per quanto riguarda le intolleranze al lattosio, il più gettonato assoluto risulta essere il test del respiro, ovvero il breath test.
Ci sono alcune regole da rispettare nei giorni che precedono l’esame. Ad esempio, si chiede di non usare lassativi, antibiotici o fermenti lattici. Il motivo risiede nel fatto che essi potrebbero interferire con l’esito del test. Inoltre, si richiede di non mangiare alimenti contenenti lattosio proprio nelle ore antecedenti.
Il paziente infine, dovrà presentarsi a digiuno dalla sera precedente.
Dal punto di vista pratico, il breath test consiste nel soffiare all’interno di una sacca per un tot di tempo, dopo aver somministrato una dose di lattosio.
Ovviamente, quest’ultima sarà fornita dal medico esperto. Così facendo, si potrà constatare se il proprio organismo presenti delle insufficienze nella produzione di enzima lattasi. Si tratta di una componente necessaria per poter digerire appunto il lattosio. Nel momento in cui la persona ne risulta carente (dopo l’assunzione), avviene una specie di fermentazione a livello intestinale, che porta ad una sintomatologia.
Bisogna ribadire però, che tale intolleranza è del tutto soggettiva. Pertanto, ognuno può presentare dei sintomi differenti (diarrea, stitichezza, nausea, crampi addominali e via dicendo).
Vega Test
Un altro test utilizzato per diagnosticare alcuni tipi di intolleranze è il Vega test.
Con tale espressione ci si riferisce ad un esame che non prevede nessuno prelievo di sangue. Infatti, il test si effettua attraverso un apparecchio particolare, che serve per rilevare l’energia. Il collegamento con il paziente avviene tramite un elettrodo, che dovrà tenere in mano nel momento della diagnostica.
Cytotoxic test
Per quanto riguarda i test del sangue per le intolleranze, bisogna anche citare il cytotoxic test.
Qui infatti, si richiede un prelievo di sangue, con lo scopo di valutare come agiscono i globuli bianchi nel momento in cui entrano a contatto con particolari alimenti. Secondo diversi esperti, questo esame di diagnostica risulterebbe essere abbastanza attendibile.
Non si prevede inoltre il digiuno antecedente (cosa che accade invece con i classici test). Di conseguenza, è possibile effettuarlo in qualsiasi ora del giorno. Tra l’altro, è un metodo che ha subito vari perfezionamenti nel corso del tempo.
Pensate che ad oggi è possibile procedere con specifici kit di cytotoxic test. Ciò significa che si ha la possibilità di testarlo in riferimento ad una particolare sostanza, come ad esempio gli additivi alimentari tra cui:
L’acido citrico, l’acido L-ascorbico, il sodio benzoato, il potassio sorbato, la lecitina di soia, la pectina, il cremortartaro, la farina di semi di carrube, l’alginato di sodio e tanti altri.
Questi sono soltanto alcuni dei molteplici esami per diagnosticare le intolleranze. Una cosa è certa: se siete intenzionati a farvi un quadro generale della situazione, il test del sangue si può considerare il più valido in assoluto. Ma per qualsiasi tipo di dubbio sulle intolleranze, rivolgetevi ad un medico esperto nel settore, il quale saprà fornirvi tutte le informazioni necessarie.
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Fibromialgia tra la malattia e la sua giornata mondiale
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Il 12 Maggio, come da molti anni a questa parte, si "celebra" la giornata mondiale della Fibromialgia. Cos'è questa malattia? Quali sono i suoi sintomi? Fibromialgia, di cosa parliamo? Non se ne parla, in realtà, molto ma questa malattia per essere descritta ha bisogno di una spiegazione chiara e precisa. La fibromialgia (FM) è una sindrome cronica e sistemica, il cui sintomo principale è rappresentato da forti e diffusi dolori all’apparato muscolo-scheletrico. Per questa ragione la malattia in questione è catalogata come patologia reumatica di natura extrarticolare. Può essere confusa con l’artrite, ma a differenza di questa non produce infiammazione interna o danni alle articolazioni. Ciò perché la FM interessa il tessuto connettivo di tutto il corpo, in particolare quelle strutture che siano costituite da fibre: muscoli, tendini, nervi. Quali sono i sintomi? Anche questa è una domanda importante. Vediamo tutti i sintomi primari e secondari, sia di tipo muscoloscheletrico che neurologico, neurovegetativo collegati con la fibromialgia: - Dolori diffusi acuti e brucianti - Dolore osseo che coinvolga: vertebre cervicali, vertebre dorsali o lombo-sacrali, torace anteriore; - Crampi; - Rigidità articolare al mattino; - Gonfiore articolare di natura non infiammatoria; - Fitte intercostali; - Senso di profonda spossatezza (stanchezza cronica); - Anomalie del sonno talvolta accompagnate dalla sindrome delle gambe senza riposo; - Sensibilità o intolleranza al glutine; - Senso di stordimento, talvolta nausea o capogiri; - Nebbia cognitiva; - Dolore temporo-mandibolare sovente scambiato per mal di denti; - Secchezza di occhi e bocca (sindrome dell’occhio secco e secchezza della fauci). Fibromialgia e la sua giornata mondiale Come ogni iniziativa di questo genere, la sua giornata mondiale ha come scopo quello di parlare e soprattutto non far dimenticare dell'esistenza di questa malattia. La data è quella del 12 Maggio e quest'anno (nonostante il Covid) non ci si è fermati. Una delle iniziative più rilevanti che si sono svolte in questa giornata arriva dall’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica (AISF Odv) con il contributo non condizionato di Alfasigma. In occasione della Giornata Mondiale della Fibromialgia, quindi, 5 giovani illustratrici hanno messo la loro arte al servizio della campagna di AISF Odv, per dare un volto alla patologia. Roberta Guzzardi (rob_art_illustrazioni), Elena Tersicore Triolo (carotecannella), Cinzia Zenocchini, Ilaria Urbinati (ilaria_urbinati) e Maria Martini (mar_ameo), questi i nomi delle artiste coinvolte. Ognuna delle illustratrici ha pubblicato sulla sua pagina Instagram, la propria rappresentazione della patologia. Con tratti, stili, colori e impostazioni grafiche molto differenti tra loro, queste cinque ragazze hanno mostrato le diverse sfaccettature di una sindrome di cui, si stima, soffrano circa 2 milioni di italiani, in particolare donne, spesso non diagnosticate. Foto di mohamed hassan form PxHere Read the full article
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elledi-articoli · 3 years
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Elle-di, una guarigione integrata
Tempo di lettura: 4 min
Mai come in questo momento, di stravolgimento di ciò che conoscevamo come “normalità,” c’è la necessità di prendersi cura di se stessi e del proprio stato di salute generale. Vi presentiamo qui un’esperienza concreta, in cui una donna ha affrontato alcune disfunzioni psico-fisiche indotte tra le altre cose dall'ansia e dallo stress quotidiano, attraverso la riflessologia, l’osteopatia, la nutripuntura, e lo yoga, riportando così la sua vita in uno stato di armonia e di benessere.
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"Entro per la prima volta nel centro di medicina integrata Elle-di a febbraio del 2019. Nella vita insegno yoga e la mia visita da Elle-di si è avvenuta per proporre le mie classi nel centro. L’incontro va a buon fine ed inizio ad insegnare e frequentare gli spazi e l’ambiente medico. 
Mi confronto con il Dottor Pacilio, medico fisiatra, reumatologo, con 40 anni di esperienza alle spalle che mi illustra la filosofia del Team, conosco Marco Casagrande, fisioterapista e Osteopata. E, a giro, entro in contatto con molti dei professionisti che operano al Centro. La Dottoressa Giannarini, allergologa, il Prof. Lombardi, otorino, il Prof. Strollo, endocrinologo, conosco la Psicotrepeuta Stefania Cardellicchio. Le logopediste, le Dottoresse Cardinale e Russo, la psicomotricità Huber. Mi intrattengo con la nutrizionista Laura Russo e con l’estetologa Rosa Casilli. 
Credo davvero di averli conosciuti tutti. Tutte persone, e professionisti, disponibili, gentili e soprattutto capaci. Mi trovo bene e mi incuriosisco. Mi avvicino quindi, ma solo successivamente, alla medicina “complementare, integrata”. Non avevo ancora capito cosa c’era di diverso rispetto a tutti gli altri centri medici sul territorio. Medicina integrata vuol dire, in soldoni, che la medicina “ufficiale” va d’accordo con le discipline riconosciute come “olistiche”. Ed è in questo campo, nell’oriente, che avvengono gli incontri che più di tutti restano nel mio percorso di guarigione e crescita da Elle-di.
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Il primo incontro 
è stato con Francesca Fischietto, multi-riflessologa facciale e plantare. Erano anni che volevo provare, mi interesso a lei, alla disciplina e decido di tuffarmi, di provare. Come dicevo prima, mi sono presentata al centro senza nessuna patologia diagnosticata, ma, credo come tutti, soffrivo di alcuni disturbi con cui stavo imparando a convivere. Ed ecco: Riflusso gastrico, coliti, problemi con il glutine, e qualche ciste ovarica, mestruazioni irregolari. Tutto nella norma, mi sembrava, avevo accettato di poterci convivere. 
Inizio a frequentare il centro una volta a settimana e a sottopormi a trattamenti di riflessologia plantare e facciale. Non si è trattato di un semplice incontro fisico con l’operatrice, di un massaggio ai piedi, ma di una vera e propria esperienza. E posso dire che già dopo il primo trattamento ho iniziato a sentire una nuova vitalità nel mio corpo. Con curiosità ho continuato ad affidarmi all’esperienza di chi ne sa più di me e iniziamo a lavorare sulle zone riflesse e sul carico anche emotivo che gli organi portano su di se. In particolare fegato ed intestino. Lavorare sul fegato per esempio, per me, è significato fare i conti con la mia rabbia. Stimolare l’intestino, è significato osservare la mia emotività. Questo duplice lavoro mente-corpo, tipico della medicina olistica-complementare, mi ha permesso in meno di 8 sedute di purificarmi, di ritrovare il mio equilibrio psico fisico e di essere inconsapevolmente pronta per la seconda parte del mio percorso.
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L’incontro con la nutripuntura.
Durante un Openday di medicina integrata ad Agosto del 2019 incontro Nicoletta Berlingeri. L’incontro che mi ha cambiato la vita. Nicoletta è una Naturopata, una delle poche nutripuntrici italiane. 
Mi dice “Conosci la nutripuntura? Ti va di vedere cosa fa? Vuoi fare qualche test?”. “Perché no?”, mi dico. 
Iniziamo allora con un test kinesiologico, poi un test di calligrafia. Nel giro di quattro domande e due test Nicoletta capisce il miei punti deboli in quel momento. Mi propone un primo processo di cambiamento legato sulla sessualità, legato al maschile e al femminile. 
Non capivo, ma sentivo che ero sulla strada giusta. Per me lavorare sulla sessualità è significato lavorare sui condizionamenti; su tutte le conseguenze che porta non vivere il sentire in modo sano e osservare le somatizzazioni che accumuliamo quando non siamo liberi di vivere il nostro essere. È significato sanare le ferite emotive legate all’infanzia attraverso un lavoro sul corpo, con il corpo, attraverso il corpo e grazie alla mente. 
Mi suggerisce quindi una sequenza di nutri ed inizio il primo ciclo per un mese. Dopo un mese, mi sento cambiata, non so bene descrivere come, ma la mia vita cambia piega. Nelle relazioni, nel lavoro, del quotidiano. Con il tempo il ciclo mestruale inizia a  sincronizzarsi con il ciclo lunare, mestruazioni in luna piena, ovulazione in luna nuova. Non potevo crederci. Procedo e andiamo con una secondo protocollo. Affrontiamo la gastrite lavorando sul nutrimento, a partire da quello infantile, altro ciclo di nutri e scopro che il grano non mi fa più male quanto prima e sparisce l’acne di cui soffrivo da 15 anni. 
C’è da dire che detta così può sembrare una storiella di magia e miracoli, non è assolutamente così, c’è stato molto impegno e soprattutto costanza sulla guarigione o come dice la medicina cinese, “processo di cambiamento”. Non è stato un “prenditi questa pasticca per tre giorni e addio”. Ma “incontriamoci oggi, domani mi dici come va, poi fra una settimana ci risentiamo e se serve aggiustiamo il tiro, poi vediamoci tra tre settimane e valutiamo”. 
Il mio corpo è stato guidato nel suo viaggio dalla magnifiche luci dell’esperienza di Nicoletta verso il suo unico ed individuale processo di evoluzione.
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Conosco dunque, e nel frattempo, Daniela Scordino, 
il mio terzo incontro. 
Un fiore di loto che con conoscenza e capacità mi ha accompagnata, e tutt’ora mia accompagna, nel liberare le tensioni nel corpo. Daniela è un’osteopata, e la contatto la prima volta per un dolore al braccio. Iniziamo con la cranio-sacrale. Mi fido, il suo tocco è morbido ma deciso, sa dove deve andare. 
Mi tratta ed è stata un’esperienza bellissima, intensa, e ne ho sentito da subito i benefici. Il dolore al braccio era legato alla gruppo spalla, clavicola, torace. Mi tratta altre una, due volte nel giro di tre mesi e poi scopro che oltre ad essere fisioterapista ed osteopata, Daniela ha anche il terzo livello di Reiki. 
Mi interessa tantissimo, voglio provare. Decidiamo di comune accordo che il trattamento poteva oscillare dall’osteopatia ad un livello più sottile a seconda delle necessità. Questa integrazione ha portato i trattamenti di Daniela ad avere un impatto decisamente prorompente su gli squilibri che di tanto in tanto mi caricavo addosso. Anche qui sono uscite tematiche simili a quelle problematiche che stavo affrontando con la nutripuntura, ma che necessitavano anche di un intervento manuale. Le ho potute osservare quindi anche da un’altra angolazione, con una consapevolezza rinnovata.
Ora so che non si guarisce in un giorno e soprattutto che non si guarisce un organo decontestualizzandolo, e che non si può approcciare al corpo se non osservandolo per quello che è: un SISTEMA INTEGRATO. Come tale è necessario e vitale approcciare all’essere allo stesso modo: integrandone le varie parti. 
È importante inoltre specificare che l’efficacia dei trattamenti dipende anche dalla sensibilità dell’operatore che incontra la disponibilità del paziente alla fiducia e alla guarigione. Questo perché possiamo realmente guarire quando ci togliamo di dosso lo status da “malato” e smettiamo di identificarci con la malattia.
 ”Guai a quel medico che cura il corpo senza aver curato la mente, giacché da essa tutto discende” diceva Socrate citato da Platone. Io ero pronta a guarire con entrambi, corpo e mente. Ora, a distanza di un anno dall’aver messo piede nel centro ho cambiato radicalmente il mio modo di vivere. 
Nonostante avessi già intrapreso questo percorso con lo Yoga e la bioenergetica, aver avuto la possibilità di integrare queste discipline ad altre ha accelerato di molto il mio processo di guarigione, e soprattutto di crescita personale. Certo, mi capita talvolta di avere mal di stomaco, o la colite, ma non dura più di 24 ore, ora so perché mi vengono e come mandarli via in modo naturale.
Sto imparando piano piano a diventare il medico di me stessa e questo lo devo alle persone dietro al camice che ho avuto la fortuna ed il piacere di incontrare da Elle-di."
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firewalker · 6 years
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caso: ha un paziente sano con una sospetta IBS ma senza diagnosi medica, lei prosegue direttamente con la dieta o chiede prima di andare da un gastroenterologo e fare esami? perché qui trovarne uno bravo è difficile e dispendioso, il mio medico base si è detto sicuro che io abbia una sensibilità al glutine e malassorbimento, però tra ecografie, breath test, calprotectina fecale etc. cosa serve sapere a un nutrizionista? solo la diagnosi finale per esclusione? -gracias
porta tutte le analisi e le diagnosi che hai. E per quanto riguarda la prima domanda, io proseguo con una dieta prudente e rispedisco comunque il paziente al medico per ulteriori accertamenti, perché senza diagnosi non posso lavorare
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