Tumgik
#struruso
angela-miccioli · 3 months
Text
Dai un'occhiata
Tumblr media
Quando leggo alcuni post qui dentro pieni di rancore e disprezzo verso gli altri... mi chiedo... ma cosa vi rimarrà dentro nella vostra vita futura?Resterà lì imprigionato per sempre negli occhi, nella mente e nel cuore solo il "vostro" odio...
Struruso
60 notes · View notes
greenbor · 2 months
Text
Muri, confini, limiti, staccionate, sbarre, gabbie, definizioni. Quando l’unica cosa che dovrebbe starci attorno è un abbraccio. Fabrizio Caramagna (scelto da https://www.tumblr.com/struruso)
6 notes · View notes
Text
Tumblr media
Finché c’è ironia c’è vita🥂
.
.
@struruso
14 notes · View notes
vecchiorovere-blog · 2 years
Photo
Tumblr media
“Col tempo si diventa abili a camminare sui pezzi di vetro senza versare nemmeno una lacrima di sangue”Cinzia Lucy Scrollini(Struruso)
15 notes · View notes
kseenefrega · 4 years
Text
Alle provocazioni si risponde sorridendo!!! 😜😁
-kseenefrega-
Tumblr media
24 notes · View notes
sensei70 · 4 years
Text
3 notes · View notes
l-i-b-e-r-o71 · 5 years
Text
Puoi togliere un Siciliano dalla Sicilia, ma non potrai mai togliere la Sicilia
dal cuore di un Siciliano.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
#Sicilia #My photos📷
Cit. @struruso
90 notes · View notes
sciatu · 5 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
TRE RACCONTI PER SALINA - Le foto di Salina sono di @struruso che ringrazio per avermele inviate
STELLINA
Alex apri gli occhi e vide solo una grande macchia bianca. “Sono in ospedale!” Pensò preoccupato perché si sentiva la bocca impastata e un peso enorme sullo stomaco. Alzò la testa e dalla finestra vide una striscia di un blu intenso sovrastata da una striscia di un azzurro denso e brillante. Si ricordò che era in albergo a Salina e che il peso che aveva sullo stomaco era dovuto alla Pasta di Fuoco, un piatto che aveva preso in una trattoria di Malfa pieno di ricotta salata, pomodorino e peperoncino. Forse ne aveva mangiato troppo. O era troppo il dentice o i gamberi crudi con la tagliata di tonno. Forse aveva bevuto troppo vino, o troppo Malvasia. Insomma aveva mangiato troppo. Troppo di tutto! Ma era contento di averlo fatto e di averlo fatto con Stellina. Si guardò intorno cercando sua figlia ma non la vide né la senti. “Aleksandra…. Dove sei?” Non sentì nessuna risposta. Gli aveva detto che nel pomeriggio sarebbe andata nella piscina dell’Hotel e probabilmente era li. Si alzò e si lavo la faccia per svegliarsi e senti il bisogno di un caffè forte come quello che facevano a casa sua, a Napoli. Scese nella hall e andò verso il bar che dava sulla piscina ordinando un caffè. Guardò se vedeva sua figlia ma non la scorse. Si avvicinò alla piscina da cui si poteva vedere il mare di un azzurro intensissimo che contrastava con l’azzurro chiaro dell’acqua della piscina. Vide il ragazzo dell’albergo che lavorava in piscina. “Scusa, hai visto mia figlia? Quella alta sui vent’anni, con i capelli lunghi….” “Aleksa?” Chiese stringendo gli occhi, e vedendo che Alex faceva di si con la testa continuò “ si, mi ha chiesto come si arrivava al burrone sotto l’osservatorio dove c’è il belvedere” Alex si fece serio “Quale burrone?” Il ragazzo ripetè monotonamente “ quello sotto l’osservatorio, prendendo la strada provinciale si arriva al belvedere sotto c’è un burrone e sopra l’osservatorio, da li si vede la spiaggia del Film il Postino e si va alla casa dove stava Massimo Troisi” “Ho capito, ho capito – disse spazientito perché da quando era arrivato tutti a parlargli della casa di Massimo Troisi – ma quanto è lontano da qui? “ “Saranno 6 chilometri da qui” “E quando è partita?” “ verso le quattro, le ho detto che se si sbrigava poteva vedere il tramonto.” Alex non lo lasciò finire ed usci a passo veloce dall’albergo “ E’ partita quasi un ora fa, non riuscirò a raggiungerla ….. ma di cosa mi preoccupò -  si chiese improvvisamente – anche se ha chiesto dove è il burrone non vuol dire che aveva qualche brutto pensiero in testa….” Rallentò il passo. Cercò il telefono per chiamarla ma si materializzo in testa il telefono di Stellina sul comodino, lo aveva lasciato li perché non prendeva. Guardò il suo, e si ricordò di quando quasi un mese prima la zia di Aleksandra lo aveva chiamato piangendo dicendo che sua figlia si era presa un tubetto di una  certa medicina e che era  tra la vita e la morte. I  medici le avevano fatto una lavanda gastrica e dato degli stimolanti e speravano di salvarla. Allora fu come se dentro gli fosse scoppiata una bomba, tanto fu la rabbia ed il dolore! Rabbia Perché non era li con lei a proteggerla ed aiutarla, dolore perchè pensarla che stava soffrendo o che poteva perderla gli faceva male come se qualcuno gli avesse piantato un coltello nel petto girandolo per fargli ancora più male. Nessun padre  può accettare il dolore di un figlio e per lui sua figlia era la bellezza della vita e come quest’ultima era fragile e doveva essere protetta in ogni modo e saperla intubata in un letto d’ospedale tra la vita e la morte lo aveva fatto impazzire.  Scacciò il ricordo di quei momenti terribili. Lei aveva promesso che non l’avrebbe rifatto, ma anche se lei era forte, e sapeva lottare, aveva avuto troppi dolori: la madre morta, il matrimonio andato male, il sentirsi sola perché lui viveva a Napoli e lei a Dubrovnik…. La vita rende fragile anche l’animo più forte se non ha pietà e non da speranza. Questo le era successo aveva d’improvviso perso ogni speranza, ogni amore, si era trovata sola con la voglia di non vivere più perché vivere voleva dire solo soffrire.  Per questo erano venuti a Salina,  per trovare un pò di paradiso e lavare , nella bellezza dell’isola ogni altro dolore. Erano stati tre giorni felici, passati tra spiagge e locali, a fare amicizia con questo e con quella, vivendo la serenità che l’isola aveva e donava senza risparmio. Dicevano che Salina avesse la magia dell’amore che tutto fa rinascere e rifiorire, lui non lo sapeva ma aveva visto Aleksandra tornare la ragazza che era quando c’era sua madre e questo era l’unica cosa che gli importava. Doveva andare. Stava perdendo tempo. Doveva raggiungerla indipendentemente da quello che voleva fare, non poteva lasciarla sola. Ma aveva un ora di vantaggio, non sarebbe mai riuscito a raggiungerla per tempo. Vicino al municipio vide il negozio che affittava i tricicli con cui le famiglie potevano andare in giro nell’isola, corse al negozio a cercare una bici. “No, le bici le abbiamo finite, l’ultima l’ha presa una signorina un ora fa, sarà di ritorno tra un ora.” Gli disse il grasso proprietario mentre si asciugava il sudore “ senta è una cosa importante, devo assolutamente trovare un mezzo” Gli disse Alex sempre più preoccupato. Il ciccione lo guardò poi si giro verso la piazza come a cercare una soluzione “ può chiedere a Indy, lui ha una 125 e la potrà portare con quella – e alzatosi portò i due mignoli in bocca lanciando un fischio fortissimo, un uomo dall’altra parte della piazza si voltò – veni cà “ gridò facendogli segno con la mano e subito dopo mise le mani come se stesse guidando un moto. L’uomo lo guardò poi fece pochi passi e si avvicinò ad una vespa bianca che mise in moto dirigendosi lentamente verso di loro. “Stu signori avi bisogno i nu passaggiu, ci u poi dari tu?” “ è una cosa importante, mia figlia si è allontanata da sola e devo trovarla al più presto mi hanno detto che è andata verso il belvedere” L’uomo piegò la testa come per studiarlo da un altro punto. Aveva l’abbronzatura di chi vive fuori casa, le spalle larghe di chi ha il mare come amico, due occhi sottili e curiosi, una barba lunga come la portavano i vecchi isolani che se la facevano solo di domenica. “ ma  sarà andata con qualche amichetto fra un po' ritornerà” “Senta mia figlia non ha nessun amichetto -  rispose Alex alterato dall’indifferenza dell’uomo – ha avuto un grave esaurimento nervoso, non la voglio lasciare sola, per favore mi accompagni, le do quello che vuole.” L’uomo l’osservò e lo fissò negli occhi come a leggere il suo dolore e la sua preoccupazione. Poi disse un semplice “Salga” e mise in moto “Dove ha detto che stava andando?” Chiese mentre stavano uscendo da Malfa “ ha chiesto dove era il belvedere dove c’è il burrone” “È questo che la preoccupa? Il burrone?” “Si” Ammise Alex e senti che la vespa stava accelerando. Uscirono dal piccolo paese e incominciarono a salire sulla provinciale. “Ha visto che bel panorama…?” Chiese Indy. Alex si guardò intorno e malgrado la sua angoscia osservò le coste scoscese che scendevano a precipizio verso il  mare colorato di un azzurro intensissimo, i monti si stavano vestendo con un marrone acceso per via del sole che tra poco sarebbe tramontato. “Si bello, molto bello” lo disse perché non aveva voglia di stare a parlare, ma era bello veramente e in quella bellezza di una natura incontaminata il pensiero della morte sembrava assurda e irreale. Non aveva senso. “Stellina, non lo fare– pensava – non ti ho visto nascere, non ho visto la maggior parte dei tuoi compleanni, non ti ho portato all’asilo o preso a scuola, abbiamo ancora tanto da vivere, abbiamo tante cose da fare insieme, abbiamo ancora tanto  da vedere e costruire, non farlo, ti prego, non farlo!!” “Come ha detto che si chiama?” “Aleksandra. Sua madre le ha messo il mio nome perché quando è nata io non c’ero.” “In viaggio?” “No ci eravamo lasciati” “ ma Aleksandra è un nome straniero” “Croato” tagliò corto Alex stanco della curiosità di Indy.
Dopo una breve discesa la salita incominciò più ripida e la vespa con i due quasi stentava a muoversi. Ad un certo punto Indy si fermò “Non ce la fa più – disse mentre il motore incominciò a tossire fino a spegnersi – comunque il belvedere è cento metri più avanti , vede, lassù c’è l’osservatorio – fece indicando una costruzione bianca sul colle attorno al quale stava girando la strada – lei corra avanti io faccio raffreddare il motore e arrivo” Alex incominciò a correre malgrado la salita, arrivando in poco tempo in una curva sul lato destro del quale vi era uno spiazzo. Il panorama era bellissimo con davanti una distesa azzurra senza fine da cui spiccavano nere e solitarie due isole, sulla sinistra il monte saliva roccioso e coperto di arbusti fino all’osservatorio che dominava tutto il circondario come un antico castello. Alex saltò il muretto che delimitava la strada arrivando sullo spiazzo sassoso. Vide una sagoma oscura sul bordo dello spiazzo dove il monte sprofondava in un dirupo roccioso. Si avvicinò di corsa e vide che era una bicicletta, forse quella di Aleksandra, si spinse sul bordo del precipizio a guardare senza scorgere nulla “Aleksandra” gridò contro il vento che li, sul bordo era molto forte. Sentì solo il fischio del vento che saliva dal mare. “Aleksandraaa” Gridò ancora più forte, arrabbiato per quel silenzio in cui il suo grido si perdeva. In quel momento arrivò di corsa Indy “L’ha trovata?” “Qui c’è la sua bici ma lei non la vedo. Dobbiamo scendere laggiù, come possiamo dare” Indy fece una faccia preoccupata “Qui è tutta roccia friabile, e fra un po' tramonta e viene buio, servono delle corde se no è un suicidio, bisogna chiamare il paese e far venire i forestali o la protezione civile” “Non abbiamo tempo, io scendo adesso magari lei è li da qualche parte con le ossa rotte” Stava scendendo ma Indy lo prese per un braccio “È pazzo , lasci stare, si ammazzerà di sicuro” E a dargli ragione alcuni sassi si staccarono dalla roccia precipitando verso il basso, polverizzandosi nell’urtare la parete rocciosa. Alex stava per rispondergli che li sotto c’era sua figlia ma sentì un voce, sottile e lontana “Ha sentito?” Chiese Indy precedendolo nella domanda “Aleksandraaa” Gridò Alex con tutta la voce che aveva “Papaaaaaà” Senti questa volta distintamente anche se il grido era fievole e lontano; si sporse sul precipizio con il rischio di cadere, Indy lo prese per un braccio appena in tempo “Lassù” fece indicando verso l’osservatorio una figura Alex si giro e vide qualcosa muoversi poco sotto l’osservatorio;  riconobbe i vestiti di Aleksandra e si mise a correre, vide un sentiero di capre e incominciò a salire di corsa. Respirava a fatica perché il sentiero era più ripido della strada che aveva fatto e le sue scarpe di tela non erano adatte ai grossi sassi e alle spine dei rovi, ma non si fermò continuando a salire testardo e determinato. Il sentiero diventò meno scosceso e finalmente quando fu quasi piano vide venirgli incontro Aleksandra che stava scendendo quasi correndo allargò le braccia e la prese al volo stringendola a se con tutta la forza che aveva “Stellina, Stellina,Stellina “ Ripetè stringendola più forte che poteva, felice che ora era li tra le sue braccia e che non aveva fatto niente di tutto quello che aveva pensato. Non le disse nulla però, non voleva rimproverarla ora che la stringeva. Voleva solo tenerla con se e proteggerla dal tutto il mondo, perché lei era  il suo mondo e non voleva vederla più ne piangere ne soffrire. Lei si staccò da lui e sorridendo chiese “Sei venuto anche tu a vedere il tramonto?” “Cosa? Il tramonto – fece lui ansimando perché ora che l’aveva raggiunta la strada fatta di corsa gli pesava – il tramonto ? Si certo….. qua… me lo stava dicendo…. Questo signore….. Indy…” fece indicando l’isolano che si era materializzato al suo fianco, tranquillo e senza fiatone, come se la salita non gli avesse fatto niente. “Ciao – fece salutando Aleksandra – siamo in perfetto orario guardate!” Il cielo si colorò di rosa che presto scurì in un inteso arancione mentre le nuvole si appiattivano in un ceruleo sempre più scuro. Presto parte dell’arancione divenne un porpora intenso e poi un vermiglio che brillava sopra le isole e sul mare di un blu sempre più cupo. Infne il cielo perse colore diventando di un intenso blu sempre più scuro e fu d’improvviso notte “venite – disse Indy – faccio luce con il cellulare la strada non è difficile” Indy doveva conoscere bene la zona perché prese un sentiero che in poco tempo li portò sulla strada principale, quando la raggiunsero suggerì loro di aspettarlo li, avrebbe preso la vespa e sarebbe tornato a prendere Alex così scendendo avrebbero fatto luce ad  Aleksandra. Lei prese la bici osservando se fosse tutta intera, l’aveva lasciata in piedi sul cavalletto ma il vento doveva averla fatta cadere “Intanto voi scegliete la stella” Suggerì Indy mentre andava verso la moto “Come ?” chiese Aleksandra “ E’ l’usanza – spiegò Indy – qui le stelle sono più luminose che altrove perché non c’è nessuna luce che le nasconde, dovete scegliere una stella e darle un nome e lei vi porterà fortuna. Lo fanno tutti quando salgono quassù” e si avviò a prendere la vespa. Alex a Aleksandra guardarono in alto restando a bocca aperta vedendo tutta la via lattea che illuminava il cielo con una striscia infinita di stelle tanto che sembrava di poterle toccare con le mani “ Hai visto quante?” chiese Alex stupito dal numero e dalla loro luminosità. “ Scegliamo quella, mi sembra la più luminosa” fece Aleksandra indicando una stella vicino al piccolo carro. “Si è la più bella – le rispose Alex – la chiameremo Milijena come la mamma” “Si dai..” fece la figlia sorridendo con gli occhi fissi sulla stella” Alex l’osservo e si disse orgogliosamente che era bellissima e che era felice di averla li vicino a lui a guardare quella stella che ormai era la loro stella. L’abbraccio e resto con lei a guardare in alto sperando che quella luce intensa e luminosa nel mezzo di quel cielo che sembrava un tappeto infinito di diamanti fosse veramente Milijena che li guardava da vicino al paradiso. Restarono così finché non sentirono lo scoppiettio della vespa di Indy che stava raggiungendoli.
Questo racconto è un sogno che @fashinating-goddess ha fatto per suo padre @alexmarino-world e come in ogni sogno la parte più bella è quella meno reale.
48 notes · View notes
Tumblr media
struruso
16 notes · View notes
erirosano0506-blog · 5 years
Text
"Quanta vita c'è.. Quanta vita insieme a te.." (Biagio Antonacci) Amore Vero @struruso
2 notes · View notes
sorrisicomeoblii · 5 years
Text
L'alba più bella del mondo io vorrei vederla soltanto con te
E fosse pure l'ultima al mondo
E fosse pure che il sole timido si nasconda dietro la montagna
Fosse tutto.
Dall'assenza di luce
Al tepore del sole sui nostri corpi caldi,
Io qualsiasi alba, la vedrei con te.
Tumblr media
Gif by @struruso
2 notes · View notes
lectio-divina · 4 years
Text
Ciclo - Ristampa delle Storie Brevi
N.35 (Tarassaco)
(immagine via Tumblr/struruso)
A metà pomeriggio si era deciso a scendere di sotto intenzionato a concedersi un sigaro, lì carta alla mano aveva calcolato di trovarsi ancora a una ventina di miglia dalla costa, a quel punto aveva alzato lo sguardo sul barometro e aveva capito di trovarsi in una situazione pericolosa. Era corso all'aperto e aveva scrutato attento la linea dell'orizzonte, dove rabbrividendo aveva trovato il fronte cupo e ceruleo della tempesta. Ha mandato il resto della famiglia sotto coperta, e ora plana solitario fra i marosi, scosso dai venti di burrasca nel sibilare sinistro delle battagliole, le onde gettano in aria la loro spuma, le folate di vento la spargono sulla sua imbarcazione. In condizioni simili è un bel rischio manovrare, e di certo fra pochi minuti dovrà ammainare le vele, poi se riuscirà raggiungerà gli altri sotto coperta, sperando che il fortunale non voglia fare della loro barca quello che di solito loro fanno ai fiori di Tarassaco. Sorride a denti stretti, il raffronto calza a pennello. Decisamente corretto il detto marinaresco secondo cui il capitano avventuroso e il buon capitano non sono mai la stessa persona.
.
Et voilà, l'arcano, il rovesciamento dell'orizzonte, il passaggio attraverso lo specchio:
Piaciuta la storia?
Compra il libro.
Cane Bianco, di Fester Abrams, un giallo, lo trovi su Amazon, gratis con Kindle Unlimited, da Giunti e da Feltrinelli.
Sinossi:
Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista del libro verso un finale a sorpresa. Che ne è stato del cane bianco?
.
Edito da: Lectio Divina edizioni -- LOVE AND READ BOOKS .-- lectio-divina.tumblr.com ©Tutti i diritti riservati
Un giallo imprevedibile, su cui abbiamo lavorato a lungo, tutti insieme, riversandoci le nostre cure, attente e appassionate, sia per la sostanza che per la forma. Il risultato è una gioia, per gli occhi e per la mente, un piacere che soltanto una piccola casa editrice è in grado di offrire.
.
Tumblr media Tumblr media
0 notes
Note
Hey! Mi consiglieresti qualche blog? 😘
Heey! Certo, te ne elenco qui alcuni: @haidaspicciare @cartofolo @outoftuna @michelecogni @pelle-scura @ilsessoepositivo @periferiagalattica @luomocheleggevalibri @euripiides @struruso @littlepaperengineer e poi ne potresti trovare tu stesso qualche altro fra i miei reblog😘
16 notes · View notes