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#una regina per cesare
cinemaquiles · 1 year
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CLEÓPATRA EM FILMES DISPONÍVEIS NO YOUTUBE E STREAMING
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aki1975 · 4 months
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John Everett Millais - Londra - Tate Gallery - Ophelia - 1852
Le opere di Shakespeare, in un tempo di consolidamento della dinastia Tudor iniziato dopo la guerra delle Due Rose fra i due rami, Lancaster e York, della casa dei Plantageneti con Enrico VII e proseguito con Enrico VIII ed Elisabetta, interprete dello spirito riformista rinascimentale, e di nuove incertezze per l’umanità con la rivoluzione copernicana, sono celebri per i personaggi che affrontano i drammi dell’uomo. E’ con una messinscena teatrale che Amleto disvela l’assassinio del padre: il teatro è ricerca della verità come nel teatro classico e al contempo “Tutto il mondo è un palcoscenico” (Come vi piace). Fra i personaggi principali vi sono:
- il tiranno Riccardo III di York che conquista il potere (“Ormai l'inverno del nostro scontento s'è fatto estate radiosa ai raggi di questo sole di York e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell’Oceano”) per essere poi sconfitto a Bosworth Field da Enrico VII Tudor (“Il mio regno per un cavallo”);
- l’intrigante Cassio, l’incerto Bruto che antepone la libertà alle necessità della storia, l’opportunista Antonio (“E tuttavia Bruto è un uomo d’onore”), il fantasma di Cesare (“Mi rivedrai a Filippi”) in una tragedia, il Giulio Cesare, che affrontò il problema del potere in un momento in cui la regina Elisabetta poteva morire senza eredi;
- l’ebreo Shylock;
- sobillata dalla tre streghe, l’ambiziosa coppia, nella conquista del trono di Scozia, rappresentata da Lady Macbeth (“Vieni, densa notte, e ammantati del più perso fumo d’inferno, perché il mio affilato pugnale non veda la ferita che fa, e il cielo non possa affacciarsi di sotto la coltre delle tenebre per gridare “Ferma!”) e dal marito (“La vita non è che un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla");
- il dubbioso Amleto, principe di Danimarca, che non sa se credere al fantasma del padre (“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”) per vendicarsi dello zio che ha sposato la madre (“Fragilità, il tuo nome è donna) in un dramma poetico (“il mattino dalla sciarpa scarlatta si bagna alla rugiada dell’alta collina ad oriente”) ed esistenziale che prelude al Barocco (“Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d'oltraggiosa fortuna
o prender armi contro un mare d'affanni e, opponendosi, por loro fine?);
- la sfortunata Ofelia, innamorata di Amleto, figlia di Polonio e sorella di Laerte;
- il dispettoso folletto Puck che instilla l’amore (“Se l’ombre nostre offeso v’hanno pensate, per rimediare al danno, che qui vi abbia colto il sonno
durante la visione del racconto e questa vana e sciocca trama non sia nulla più di un sogno Signori, non ci rimproverate, rimedieremo, se ci perdonate. E, come è vero che son sincero, se solo avremo la fortuna di sfuggire ai vostri insulti, a fare ammenda riusciremo. O chiamatemi bugiardo se vi va! Quindi buonanotte a tutti voi regalatemi un applauso, amici miei E Puck a tutti i danni rimedierà”);
- gli innamorati Romeo (“Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù? È l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, vivido sole, e uccidi l'invidiosa luna”) e Giulietta (“O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti” e “ Che cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”).
- il condottiero moresco, veneziano e geloso Otello che si fa convincere dalle insinuazioni del suo alfiere Iago in merito all’adulterio di Desdemona con Cassio;
- Re Lear che diede il proprio regno a delle figlie ingrate;
- Prospero ne La Tempesta (“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”).
Le opere di Shakespeare furono rappresentate al Globe Theatre di Londra e vanno inquadrati nella ripresa del teatro dopo le rappresentazioni sacre e i buffoni di corti medioevali: fino alla chiusura dei teatri da parte dei Puritani nel 1642, si trattò in Inghilterra di un fenomeno di massa.
L’italiano Giovanni Florio, la commedia dell’arte, i drammi dell’Ariosto e del Boiardo, la conoscenza inglese di Venezia sono fra le fonti italiane che entrano nel teatro elisabettiano e, soprattutto negli Anni Perduti (1585 - 1592), in Shakespeare.
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lamilanomagazine · 2 months
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Torino, controlli straordinari ad alto impatto in zona Aurora. Ispezionati 6 locali pubblici e sanzionati per un totale di 12.000 euro
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Torino, controlli straordinari ad alto impatto in zona Aurora. Ispezionati 6 locali pubblici e sanzionati per un totale di 12.000 euro. Continua l'attività di controllo straordinario del territorio della Polizia di Stato e delle altre forze di polizia nelle diverse aree e quartieri della città. Nei giorni scorsi, personale appartenente alla Polizia di Stato, alla Polizia Locale, alla Guardia di Finanza e all'Arma dei Carabinieri, coordinato dai poliziotti del Commissariato di Dora Vanchiglia, ha effettuato un controllo straordinario del territorio ad "Alto impatto" nel quartiere Aurora, con particolare riferimento a Ponte Mosca, Corso Giulio Cesare, Lungo Dora Napoli, Piazza Borgo Dora, Ponte Carpanini, Corso Vercelli, Corso Principe Oddone, Corso Regina Margherita e Corso Ciriè. All'attività hanno concorso anche le unità cinofile della Polizia di Stato e alcuni equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, nonché una squadra del Reparto Mobile di Torino. Complessivamente, nel corso del servizio sono stati conseguiti i seguenti risultati: - Identificate 69 persone - 3 persone denunciate in stato di libertà - Controllati 6 locali pubblici - Emissione di sanzioni amministrative pari a 12.000€ Fra i locali sottoposti a controllo, una caffetteria in Corso Principe Oddone, dove sono stati identificati 3 cittadini extracomunitari, uno dei quali è stato indagato per non aver ottemperato all'ordine di espulsione dal territorio nazionale. In un secondo bar, sito in Largo Brescia, un cittadino extracomunitario è stato denunciato in stato di libertà per spaccio di sostanze stupefacenti poiché trovato in possesso di alcuni grammi d'hashish suddivisi in dosi. Il terzo locale controllato è un ristorante in Corso Giulio Cesare, sanzionato per 2000 € in considerazione di  diverse carenze igienico – sanitarie, che hanno condotto alla sospensione immediata dell'attività da parte dell'ASL; inoltre, il titolare del ristorante è stato anche sanzionato per alcune irregolarità di natura amministrativa, per un totale di 3000€. Infine è stata constatata anche la mancata trasmissione telematica degli incassi. In un altro locale controllato, sito in Corso XI Febbraio, è stata constatata la presenza di 3 lavoratori in nero, due dei quali irregolari sul territorio nazionale. Anche qui sono state riscontrate carenze igienico- sanitarie e altre irregolarità, per cui sono state elevate sanzioni per un totale di 7000€. I controlli proseguiranno con cadenza regolare.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 3 months
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L'amore nella storia: il sottile legame tra cuore e potere
Nella storia non solo le guerre hanno mosso gli eventi ma in diverse occasioni anche l'amore. Non parliamo di matrimoni tra dinastie di Paesi attigui per assicurare la pace ma dell'amore acceso dalla passione. L'amore ha sempre ispirato poesia, musica, e arte, e alcune storie d'amore sono entrate nella storia. Da Romeo e Giulietta a Cleopatra e Marco Antonio, le relazioni celebri hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia umana, incantando e affascinando con la loro passione e tragedia. L'amore nella storia: Cleopatra e Marco Antonio Quando Giulio Cesare giunse in Egitto, per raggiungere il fuggitivo Pompeo, non immaginava che quella terra avrebbe significato l'inizio della fine per lui. Le manovre di Tolomeo per attirarsi il suo favore e scalzare la sorella non servirono a nulla, anzi peggiorarono la situazione. Cesare destituì Tolomeo e al suo posto mise proprio la sorella di lui: Cleopatra. E' giunta fino a noi la fama di Cleopatra abile seduttrice. Con il suo fascino riuscì a far capitolare Cesare dal quale ebbe anche un figlio. Eppure la storia d'amore che tutti noi ricordiamo ancora è quella tra la bellissima regina egiziana e Marco Antonio. Il triumviro, al quale era stato dato il controllo delle regioni d'Oriente, accusò Cleopatra di aver avuto un ruolo nell'assassinio di Cesare. La convocò a Tarso a rendere conto delle accuse ma al suo cospetto dovette capitolare. Marco Antonio ripudiò la moglie Ottavia, sposò Cleopatra e con lei ebbe tre figli. Ottaviano, da sempre rivale di Antonio, colse un pretesto per muovere guerra all'Egitto e la battaglia di Azio segnò la fine del regno di Cleopatra e del suo amore per Marco Antonio. Entrambi morirono suicidi. Napoleone e Giuseppina Se mai ci fu una donna capace di rubare il cuore di Napoleone, quella fu senza dubbio Marie Josèphe Rose Tascher de la Pagerie. Giuseppina, così la conosciamo, era di sei anni più grande del condottiero corso e quando lo conobbe era da poco rimasta vedova. Quello tra Napoleone e Giuseppina fu un amore tormentato. Nonostante la passione, non mancarono tradimenti da parte di entrambi, e l'impossibilità di Giuseppina di dare un erede all'imperatore costrinse quest'ultimo ad allontanarla. Le cronache ci raccontano che dopo il divorzio Giuseppina condusse una vita agiata al di sopra delle proprie possibilità sempre sostenuta da Napoleone. Quando morì per le conseguenze di una polmonite, l'imperatore in esilio a Sant'Elena si rinchiuse per alcuni giorni della sua cella senza parlare con nessuno. Quando egli stesso morì, tra le sue ultime parole ci fu il nome dell'amata. Frida Kahlo e Diego Rivera Parlando di amori forti e tormentati non si può non ricordare quello tra la pittrice surrealista Frida Kahlo e il celebre muralista Diego Rivera due personaggi che hanno fatto la storia della pittura in tutto il mondo. Quando i due si conobbero, Frida aveva 15 anni e Diego 36. Si sposarono sette anni dopo. Il loro fu un legame profondo alimentato non soltanto dal sentimento ma anche dalle comuni passioni per l'arte e la politica. Questo non bastò, però, a tenere la coppia al riparo da tradimenti consumati più volte da entrambi. La loro amicizia durò fino alla morte dell'artista che più volte il marito celebrò. In copertina foto di user1469083764 da Pixabay Read the full article
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Sono tornata
Sono tornata, ancora una volta e di nuovo sono ripartita. Ci sono le nuvole oggi, come se la malinconia che avvolge questo posto non volesse lasciarmi andare. Ti ho pensato tanto e ti ho immaginato sempre solo, chissà con che diritto poi. Son passata dai Caranca, ho accarezzato i lettini, chissà se sono gli stessi dove stavamo noi. Sono passata dal cinema e c’era la locandina con due che si baciavano. Il tempo ci sfugge, ma il segno del tempo rimane. Sono stata a quel panificio buono, sull’Aurelia, dove c’è la sardinara con gli spicchi d’aglio che tu mettevi sempre da parte. Sono stata sulla Romana, l’Angst lo stanno rifacendo tutto e la villa della Regina è ancora chiusa. Sono stata in Francia, ho rifatto la strada che facevamo in motorino per andare alle Calandre, o quando siamo stati a Camporosso a prendere Cesare per tenere compagnia alla Chicca che era rimasta sola. Sono stata a comprare l’olio da Salvo, dove tuo padre aveva detto che gli avremmo regalato una bellissima nipotina. Mi sono pure seduta sul muretto sotto casa, ad aspettare, chissà cosa. Da piccola me lo dicevano di non guardare il mare, perché il mare fa venire i pensieri. Io ti penso così, felice, che guardi il sole tramontare dietro la Francia, con i capelli bagnati, spensierato e sereno ai piedi di quegli scogli che ci hanno accolto per tutti questi anni. A me resta questa densa nostalgia, che racchiude tutto il bene che ti ho voluto e tutto ciò che mi hai lasciato. Non è andato tutto sprecato. Dopotutto, ci è rimasto il ricordo. Lì splendi sempre.
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circusfans-italia · 4 months
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15° FESTIVAL DEL CIRCO DI BUDAPEST: Il Programma
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15° FESTIVAL DEL CIRCO DI BUDAPEST Dal 10 al 15 gennaio 2024, Budapest con la sua 15° edizione del Festival tornerà al centro dell'interesse mondiale per le arti circensi.
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L'arte del circo si è mantenuta viva per secoli, grazie a coloro che credevano che la performance umana non avesse limiti, e sono riusciti a mantenere questa concezione per generazioni. Venticinque anni fa un gruppo di professionisti guidati da István Kristóf creò il Festival Internazionale del Circo di Budapest. Grandi artisti da numerose parti del mondo giungeranno in Ungheria per una competizione di altissimo livello e di grande prestigio. Portacolori per il nostro paese saranno Selyna Bogino con il suo numero di antipodismo, Elisa Cussadie e i suoi splendidi pappagalli e Alex Giona con i suoi cavalli in libertà. All'interno del Festival verranno presentati quattro show differenti, show RED e GREEN, show WHITE (Circus Lyrical late night show) e RED-WHITE-GREEN (Show Hungarian supertalents) SHOW RED
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FLYING CABALLERO
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CAO KAI
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CHINA NATIONAL ACROBATIC
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DUO PILE OU FACE
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ELISA CUSSADIE
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FREASER HOOPER
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TROUPE ANTIK
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MARKIN FAMILY
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SHU TAKADA
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VLADIMIR EEROFEV
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WALKER DIABLO
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ZAVADSKAYA SHOW GREEN
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ABHRAM DEREJE
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ALEX GIONA
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ANTON MONASTYRSKY
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BAMBOOK
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BEATA SLABKO & ALEKSANDR PLISHKIN
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DU TRUE
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DUO ANTRESOL
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ETHIOP BROTHERS
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DUO FRANKE
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BRUNO MACAGGI
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MONGOLIAN TROUPE
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POGORELOV
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SELYNA BOGINO
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STEFAN DVORAK
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TROUPE ZOLA SHOW WHITE
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ADAR YAHAV
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ANTHONY CESAR
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BUI QOUC HUY
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DUO PILE OU FACE
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GRYGORII LOVYGIN
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MARCEAU BIDAL
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ANTON MIKHEEV
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OLD CIRCUS SCHOOL UKRAINA
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RUSLAN KALACHEVSKI SHOW RED - WHITE - GREEN
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ADAM FAMILY
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ADAM HENRIK
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 PAL'S COMPAGNIE
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ALFONS DONNERT
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DUO FOSSET
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FLYING WEISS
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MATOS & TEIBLER
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SARA NAGYHEGYI
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REGINA RUSSNAK
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YASSER ABDEL HAMID
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15° FESTIVAL DEL CIRCO DI BUDAPEST Visita le nostre sezioni ARCHIVIO  TOURNEE' Per rimanere sempre aggiornati sulle tappe dei circhi italiani Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi socials utilizzando i bottoni che trovi qui sotto Read the full article
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reginadeinisseni · 8 months
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Cleopatra: La Storia della Regina d'Egitto - Completo - Grandi Personali...
(LA) «Cleopatra, Aegypti reginarum novissima»
(IT) «Cleopatra, l'ultima delle regine d'Egitto»
(Plinio il Vecchio, Nat. hist., IX, 58)
2 MORSI DI ASPIDE, 2 FORI UCCISERO CLEOPATRA
Cleopatra Tèa Filopàtore[1][N 2] (in greco antico: Κλεοπάτρα Θεὰ Φιλοπάτωρ?;[N 3] in egizio: ḳliw-pꜣ-drꜣ, qliu-pa-dra; in latino: Clĕŏpătra Thĕa Philopătōr; 70/69 a.C.[2] – Alessandria d'Egitto, 12 agosto 30 a.C.[N 4]), chiamata nella storiografia moderna Cleopatra VII o semplicemente Cleopatra, è stata una regina egizia appartenente al periodo tolemaico, regnante dal 52 a.C. alla sua morte.
Fu l'ultima sovrana della dinastia tolemaica a regnare in Egitto e anche l'ultima di tutta l'età ellenistica, la cui fine si fa coincidere proprio con la sua morte. Donna forte e indipendente, portò avanti una politica espansiva e accentratrice, nonostante il continuo avanzare dell'egemonia della Repubblica romana nel mar Mediterraneo; Cleopatra riuscì, infatti, a relazionarsi efficacemente con Roma, grazie anche al rapporto personale che instaurò con due importanti generali romani, Giulio Cesare e Marco Antonio, ed ebbe un ruolo centrale nell'ultima guerra civile repubblicana (44-31 a.C.), che portò alla nascita dell'Impero romano per iniziativa di Ottaviano Augusto.
Dopo una breve co-reggenza con il padre Tolomeo XII Aulete tra il 52 e il 51 a.C., alla morte di questi Cleopatra salì al trono insieme al fratello minore, Tolomeo XIII; successivamente, a seguito della guerra civile alessandrina (48-47 a.C.), regnò congiuntamente all'altro fratello, Tolomeo XIV, fino alla morte di questi nel 44 a.C., e infine con il figlio maggiore, Tolomeo XV Cesare. Non detenne quindi mai nominalmente il potere da sola, ma in realtà fu sempre lei a comandare sul proprio regno.
È inoltre con tutta probabilità tra le più famose personalità dell'antico Egitto e della storia universale: fin dai tempi antichi, infatti, la sua figura è stata al centro di racconti e ricostruzioni storiche più o meno fantasiose, che l'hanno portata a sopravvivere nell'immaginario comune fino all'epoca contemporanea.
Cleopatra nacque tra la fine del 70 e il 69 a.C. (sicuramente prima del 14 gennaio 69 a.C. e probabilmente durante o dopo il mese di dicembre del 70 a.C.), nel 12º anno di regno del padre,[13] e nel periodo seguente, dal 68 a.C. al 59 a.C., vennero al mondo da diverse madri ignote la sorella Arsinoe IV e i fratelli Tolomeo XIII e Tolomeo XIV.[14] Da piccola Cleopatra studiò nella Biblioteca e nel Museo di Alessandria, e sappiamo che il suo tutore fu Filostrato, che l'avviò alla filosofia, alla retorica e all'oratoria; la sua educazione fu molto vasta e coprì anche i campi della medicina, della fisica e della farmacologia.[15] Sappiamo inoltre che Cleopatra, da regina, era in grado di parlare, nonché probabilmente leggere e scrivere, nelle lingue di «Etiopi, Trogloditi, Ebrei, Arabi, Siri, Medi, Parti e molti altri», come ci dice Plutarco;[N 6] tra questi altri idiomi c'erano sicuramente il greco antico, l'egizio e il latino e probabilmente altre lingue nord-africane.[16]
(ЭТУ) "Клеопатра, Aegypti reginarum novissima»
(RU) "Клеопатра, последняя из цариц Египта»
(Плиний Старший, Нат. Хист., IX, 58)
2 УКУСА АСПИДА, 2 ОТВЕРСТИЯ УБИЛИ КЛЕОПАТРУ
Клеопатра Tèa Filopàtore[1] [N 2] (древнегреческий: Κλεοπάτρα Θεὰ Φιλοπάτωρ?Клеопатра VII или просто Клеопатра, была египетской царицей, принадлежащей к периоду Птолемеев, Moderna с 52 г. до н. э. до ее смерти.
Она была последней правительницей династии Птолемеев, правившей в Египте, а также последней из всех эллинистических времен, конец которой совпадает с ее смертью. Сильная и независимая женщина, она проводила экспансионистскую и централизованную политику, несмотря на продолжающееся продвижение гегемонии Римской республики в Средиземном море; Фактически, Клеопатре удалось эффективно общаться с Римом, в том числе благодаря личным отношениям, которые она установила с двумя важными римскими генералами, Юлием Цезарем и Марком Антони, и сыграла центральную роль в последней Республиканской гражданской войне (44-31 до н. э.), которая привела к появлению Римской Империи по инициативе Октавиана Августа.
После непродолжительного совместного регентства со своим отцом Птолемеем XII Авлетом между 52 и 51 гг. до н. э., после смерти этих Клеопатра взошла на престол вместе со своим младшим братом Птолемеем XIII; впоследствии, после Александрийской гражданской войны (48-47 гг. до н. э.), Она правила вместе со своим другим братом Птолемеем XIV, пока они не умерли в 44 г. до н. э., И, наконец, Таким образом, она никогда номинально не обладала властью сама по себе, но на самом деле она всегда была тем, кто командовал своим собственным королевством.
Кроме того, она, по всей вероятности, является одной из самых известных личностей Древнего Египта и всеобщей истории: с древних времен ее фигура была в центре более или менее творческих историй и исторических реконструкций, которые привели ее к выживанию в общем воображении до современной эпохи.
Клеопатра родилась в конце 70-69 гг. до н. э. (определенно до 14 января 69 г. до н. э. и, вероятно, во время или после декабря 70 г. до н. э.), на 12-м году правления своего отца[13], а в следующий период, с 68 по 59 г. до н. э., на свет пришли несколько неизвестных матерей, сестра Арсиноя IV и братья Птолемей XIII и Птолемей XIV.[14] в детстве Клеопатра училась в Александрийской библиотеке и музее, и мы знаем, что ее наставником был Филострат, который посвятил ее философии, риторике и ораторскому искусству; его образование было очень обширным, а также охватывало области медицины, физики и фармакологии.[15] мы также знаем, что Клеопатра, как царица, умела говорить, а также, вероятно, читать и писать на языках «эфиопов, троглодитов, евреев, арабов, Сири, мидян, парфян и многих других», как говорит нам Плутарх; [N 6] среди этих других идиом, безусловно, были древнегреческий, египетский и латынь и, вероятно, другие североафриканские языки.
PICCOLO CAPOLAVORO E GIOCO DELLO SPETTACOLO
PICCOLO CAPOLAVORO STROMBAZZATO RIPETUTAMENTE
PERCHE' IL LAVORO NON E' GRANDE IL LAVORO E PICCOLO NON E' AIUTATO DAI GIUDICI NON E' AIUTATO DALLA POLITICA
LA COLONNA INFAME  E' COINVOLTA NEL MALE PAOLO DEL DEBBIO
ALLO SPETTACOLO SEMBRA UN GIOCO MA IL MALE IL LAVORO LO FA DAVVERO E LORO SONO COINVOLTI NEL MALE PURTROPPO
МАЛЕНЬКИЙ ШЕДЕВР И ИГРА ШОУ
ПОЗОРНАЯ КОЛОННА ВТЯНУТА ВО ЗЛО  PAOLO DEL DEBBIO
МАЛЕНЬКИЙ ШЕДЕВР, НЕОДНОКРАТНО ТРУБИВШИЙ
ПОТОМУ ЧТО РАБОТА НЕ БОЛЬШАЯ РАБОТА И МАЛЕНЬКИЙ ЭТО НЕ ПОМОГАЕТ СУДЬЯМ ЭТО НЕ ПОМОГАЕТ ПОЛИТИКЕ
НА ШОУ ЭТО ПОХОЖЕ НА ИГРУ НО ЗЛО РАБОТА ДЕЙСТВИТЕЛЬНО ДЕЛАЕТ И ОНИ ВОВЛЕЧЕНЫ ВО ЗЛО К СОЖАЛЕНИЮ
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
#gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
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diceriadelluntore · 2 years
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Senza Tempo
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Di Neil MacGregor volevo prendere un altro libro, Storia del Mondo In 100 Oggetti, ma non era disponibile e ripiegai su questo. Ora non so cosa mi avrebbe trasmesso il primo, ma se mi baso sulla bellezza di questo libro probabilmente mi avrebbe ugualmente entusiasmato. MacGregor è stato direttore della National Gallery di Londra e soprattutto per 12 anni Direttore del British Museum: ha quindi un rapporto privilegiato con gli oggetti, e in questo libro dal titolo suggestivo ne sceglie 20 risalenti al periodo in cui William Shakespeare scriveva e metteva sul palco le sue opere teatrali. Sono oggetti trovati in scavi archeologici nei teatri elisabettiani, reliquie di santi gesuiti, regali ai sovrani, oggetti di uso comune come un berretto, un pugnale, una moneta. Quello che MacGregor fa è un viaggio che partendo dall’oggetto in ogni capitolo si pone delle questioni fondamentali: che cosa potevano provare o sentire le persone che per un Penny andavano al Globe Theatre, cosa potevano provare alla loro visione, e soprattutto che rapporto poteva avere Shakespeare, che allora era solo un drammaturgo abbastanza famoso, con quelle persone e quegli oggetti. Nascono così venti storie che legano il teatro, la vita quotidiana e la Storia in maniera sorprendente e mirabile: si scopre per esempio che Romeo e Giuletta è anche un dramma di bande di strada, comunissime nella Londra di quegli anni; o che Venezia era per la Londra di quel periodo quello che è New York per noi adesso in quanto a fascino, cosmopolitismo, tendenze. Che nel teatro di Shakespeare c’è una tensione politica sottintesa vivissima per la sorte della grande Regina Elisabetta, che non aveva eredi. Che un personaggio minore del Marocco nelle sue opere teatrali era lo specchio dei fittissimi scambi commerciali tra l’isola e il Regno nordafricano. Ogni oggetto è un viaggio legato tra i versi delle sue opere, gli eventi della Storia, le sensazioni della popolazione. 
Il libro lascia uno sguardo diverso e innovativo sulle opere del Bardo, e soprattutto sul loro significato in quel contemporaneo. Perchè in fondo, e MacGregor lo sottolinea spesso, il peso di quello che Shakespeare è stato dopo è per certi versi inimmaginabile: per fare un esempio del libro, l’estetica delle streghe è pericolosamente simile alla descrizione delle tre che, in uno dei momenti fulcro del Macbeth, appaiono in scena, diventando archetipo globale dei personaggi. 
E c’è un ultima questione, da brividi, che viene affrontata nell’ultimo capitolo: perché Shakespeare pur essendo campione del suo tempo è probabilmente l'autore più universale di sempre? MacGregor (per far capire come inizia i suoi viaggi mentali) fa una notazione eccezionale: prende due copie dell’Opera Completa di Shakespeare, una in-folio del 1622 appartenuta ad un mercante scozzese e adesso custodita in un museo giapponese e una copia del 1977, richiesta da uno dei leader dell’African National Congress, Sonny Venkatrahnam, che siccome era sicuro che non gli avrebbero mai portato Il Capitale di Marx pensò alle opere complete di Shakespeare come soluzione all’unico libro che poteva richiedere. Quel libro fu decorato con immagini di divinità indù, divenne famoso come la Bibbia di Robben Island poichè anche il più famoso detenuto della prigione, Nelson Mandela, la leggeva. Tutte e due i libri hanno i margini con le sottolineature e i commenti, e tutte e due hanno segnato con forza un passaggio, lo stesso, del Giulio Cesare, che dice "i paurosi muoiono mille volte prima della loro morte": in quella del 1622 c’è una sottolineatura marcata, in quella di Robben Island Mandela scrisse il suo nome e la data di lettura (16/12/1977). A distanza di 350 anni, per due uomini completamente differenti, quelle parole significarono qualcosa da conservare. Il segreto dell’universalità del Bardo spiegato nel modo più affascinante e significativo.
Il libro è pieno di meravigliose fotografie e visto anche il prezzo (ma è un Adelphi, garanzia di qualità) va custodito e tramandato.
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petalidiagapanto · 3 years
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Io e Piera Degli Esposti
(scritto di Lucio)
«Avevamo quasi gli stessi maestri, il mio era il maestro Baldini, il suo, nella terza elementare femmine, era la maestra Saccarelli. Quasi gli stessi perché erano marito e moglie ed insegnavano nella stessa scuola, l’Istituto Giovanni Pascoli che era all’angolo con via Rialto. Il maestro Baldini aveva una passione per me che ero indisciplinato, furbo e bugiardo, mi diceva sempre che da grande avrei fatto l’attore e mi raccontava che gli attori, anche quando erano buffi, tenevano in mano il mondo e potevano rappresentarlo anche se gli bendavano gli occhi e la gente gli credeva però bisognava studiare, sapere i verbi, tutti o quasi, soprattutto i congiuntivi, sapere anche le capitali del mondo così si recitava meglio e tutti quelli che ascoltavano ci avrebbero creduto.
La Piera che a otto anni era già un’attrice, era la regina della classe ed era il piccioncino della Saccarelli che le insegnava le poesie e anche, mi sembra, come dirle e come muovere le mani. Finita la scuola io l’accompagnavo a casa perché abitava vicino, insieme a suo fratello che era in banco con me, e le raccontavo le cose che avevo visto uscire quella mattina dalla bocca del mio maestro Baldini: e di Giulio Cesare e di suo figlio Bruto che lo aveva ammazzato e delle idi e delle sterminate pianure della steppa e del cuore che nel suo piccolo era come una macchina ma nel suo grande era molto, molto più potente e dei sogni che anche di giorno si possono fare ad occhi aperti con la fantasia che è molto ma molto ma molto più importante del denaro e che più della fantasia è importante l’onore.
Sono passati più di cinquant’anni e io sono Lucio Dalla ma non sarei diventato così se non avessi avuto con me quello strano mago che era il maestro Baldini e Piera, nella parte sinistra della scuola, e non sarebbe diventata forse Piera Degli Esposti, una fra le più grandi attrici italiane di sempre, se non avesse avuto la Saccarelli che le metteva in mente la voglia di scoprire cosa c’era dall’altra parte del mare...»
(Lucio Dalla)
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blogitalianissimo · 4 years
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Malefica al posto della D'urso no, per favore. È la mia preferita, non lo merita
Non è Malefica, è Grimilde (la regina cattiva di Biancaneve). Ho scelto lei perché la regina cattiva in ogni inquadratura pare abbia 56547 faretti puntati addosso, è così luminescente che non le si vede manco il naso.
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E poi diamo a Cesare quel che è di Cesare, la D’Urso è chaotic evil sì, ma è anche una bella donna. L’alternativa sarebbe stata Gothel di Tangled, ma la fisionomia della regina cattiva è più simile a quella della D’Urso. 
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tarditardi · 3 years
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Cortina Fashion Weekend 2020, un'edizione "responsabile" e dal risvolto benefico
Credere nel futuro: Cortina lo dimostra col suo solito charme! I colori dei Mondiali di sci alpino Cortina 2021 vestono la Regina delle Dolomiti. Vuole essere un forte segno di fiducia nel futuro e di coraggio, questo Fashion Weekend 2020.
Dal 4 all'8 dicembre, a Cortina va in scena la "moda", ma con un abito differente dal solito. La Regina delle Dolomiti, nota per il glamour dei suoi eventi, cambia abito e, come tutte le dive si adatta al momento e si rimbocca le maniche, proprio come i suoi abitanti.
La manifestazione, arrivata alla sua decima edizione e organizzata dall'Associazione Cortina For Us, è stata voluta e sostenuta da tutti i suoi soci: imprenditori, commercianti del territorio, albergatori e impiantisti desiderosi di mostrarsi attivi e predisposti al mutuo soccorso.
Ecco, quindi, che la sinergia instaurata negli anni con il Comune di Cortina e con Fondazione Cortina 2021, organizzatrice dei Mondiali di sci alpino in programma dal 7 al 21 febbraio, si è dimostrata fondamentale per questo complesso 2020. Il sostegno e la collaborazione tra le parti risultano, infatti, imprescindibili in un momento come quello che stiamo vivendo.
Si è deciso di confermare questo appuntamento, nonostante le difficoltà e le restrizioni causate dall'emergenza sanitaria, per raggiungere un grande obiettivo: aiutare in maniera concreta, sostenendo la Onlus bellunese Insieme si Può, nel suo progetto Povertà a casa nostra. Un supporto ad alcune famiglie del territorio, ormai alla soglia della povertà, nelle spese essenziali, come: i trasporti, le cure mediche, le bollette e la spesa alimentare.
"Etica e coscienza" sono, infatti, le parole chiave che hanno guidato l'ideazione di tutto l'evento. Sono state escluse dal programma tutte le occasioni che avrebbero potuto generare assembramento e la proposta finale rispetta e sostiene ogni direttiva presente nell'ultimo DPCM. Un progetto, quindi, di stampo digital quello di quest'anno, che "avrà luogo" soprattutto sui Social!
Molte le iniziative messe a punto da Cortina For Us, che verranno pubblicate e condivise agli inizi di dicembre con tutti i loro follower: video, interviste, giochi e tanti altri format che riusciranno a farci amare questa terra ancora di più, facendoci scoprire il suo legame con l'affascinante mondo della moda.
In loco, invece, durante il ponte dell'Immacolata, il paese si vestirà per celebrare le feste insieme ai residenti e ai fortunati turisti che ogni anno, in questo periodo, riempiono le seconde case e gli hotel della Valle. Installazioni di video mapping e diversi ledwall decoreranno Corso Italia, donandogli una luce natalizia con l'augurio di infondere speranza negli animi dei passanti.
Fondamentale il supporto ricevuto da Fondazione Cortina 2021, che ancora una volta crea sinergie con le realtà locali per il territorio stesso: gli allestimenti di questa edizione del Fashion Weekend infatti saranno curati dal Comitato Organizzatore dei Mondiali di sci alpino. Il blu, l'oro e il tricolore, insieme all'iconico fiocco di neve e allo scudetto, vestiranno il centro del paese per tutta la stagione invernale in arrivo.
Rehegoo Music, nota etichetta discografica inglese, sarà anche per questa edizione partner dell'evento, curando la regia musicale con un programma che animerà il centro cittadino fino alla fine delle feste natalizie. Anche quest'anno, durante il Fashion Weekend, Rehegoo Music premierà con una borsa di studio il vincitore del concorso "Miglior Compositore" istituito dal Conservatorio Cesare Pollini, di Padova.
Tra gli sponsor confermati UnipolSai, agenzia Zandonella, sempre al fianco dell'associazione Cortina For Us nella promozione del territorio ampezzano.
"Con Cortina Fashion Weekend si inaugura ufficialmente la stagione invernale di Cortina d'Ampezzo. È un appuntamento che riversa nel cuore di Cortina il glamour, la ricercatezza e l'eleganza esclusiva e che attrae ogni anno ospiti nazionali e internazionali di gran pregio. In questo anno, però, assume una dimensione particolare, che ha richiesto uno sforzo notevole per la realizzazione di un format senza precedenti. Vivremo un'edizione totalmente virtuale e multimediale, che ci garantirà il piacere di gustarne l'atmosfera in piena sicurezza e di continuare a trasmettere i valori del Made in Italy, di cui Cortina, da sempre, rappresenta un baluardo per i suoi più alti livelli di artigianato, di ricerca e di creatività." Giampietro Ghedina, Sindaco di Cortina
"Il Fashion Weekend di Cortina sta diventando ormai una bella "tradizione italiana". Già solo farlo, con tutte le condizionalità imposte dalla situazione che viviamo, è un segnale di fiducia e speranza che viene lanciato al territorio, ma anche al Paese e al mondo del turismo, un settore così gravemente colpito da questa pandemia. È in questo spirito che Fondazione Cortina 2021 sposa in particolare quest'anno il progetto, al fine di creare un clima positivo e di ottimismo verso i prossimi Mondiali che porteranno Cortina alla ribalta mondiale per 15 giorni e verso cui continuiamo a lavorare con tutte le forze". Valerio Giacobbi, Amministratore Delegato Fondazione Cortina 2021
"La spinta a portare avanti il Fashion Weekend ce l'hanno data tutti i soci e i rappresentanti delle nostre collaborazioni, che a gran voce hanno chiesto di tenere viva Cortina, preoccupati sicuramente dello scenario che potrebbe delinearsi a breve giro, con un mondiale di sci alle porte. Il desiderio comune è che tutto vada per il meglio, non solo per i singoli, ma per tutto il sistema Cortina". Franco Sovilla, Presidente di Cortina For Us
L'associazione Cortina For Us, attiva da oltre 6 anni, è composta da commercianti, imprenditori, artigiani e liberi professionisti del territorio, uniti nel desiderio di fare da collante fra le diverse realtà locali. I soci operativi, tutti volontari, si occupano da sempre di ideare, organizzare eventi che promuovano la Regina delle Dolomiti.
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lamilanomagazine · 4 months
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Emilia-Romagna, Il nuovo spettacolo di Valter Malosti con Anna Della Rosa dall’opera di William Shakespeare Antonio e Cleopatra
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Emilia-Romagna, Il nuovo spettacolo di Valter Malosti con Anna Della Rosa dall’opera di William Shakespeare Antonio e Cleopatra Antonio e Cleopatra di William Shakespeare è un’opera raramente rappresentata in Italia, ma è tra le vette poetiche del corpus drammatico dell’autore, un’occasione per il pubblico e gli appassionati di confrontarsi con un capolavoro sconosciuto ai più, anche grazie alla nuova traduzione italiana in versi di Nadia Fusini e Valter Malosti. È questo il testo che Malosti, il direttore di ERT / Teatro Nazionale, sceglie per la sua nuova regia, in prima assoluta al Teatro Storchi di Modena dal 10 al 14 gennaio, e subito dopo a Bologna al Teatro Arena del Sole dal 17 al 21 gennaio. La tournée proseguirà nelle principali città italiane fino a giugno, chiudendosi al Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo è una produzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura. In occasione della replica di sabato 13 gennaio alle ore 16.30 al Teatro Storchi è in programma un incontro con Valter Malosti, Anna Della Rosa e Nadia Fusini, moderato dal docente e coordinatore del corso di Laurea in Discipline della musica e del teatro dell’Università di Bologna Enrico Pitozzi, nell’ambito del ciclo Conversando di Teatro. Nei panni dei due protagonisti, lo stesso Malosti e Anna Della Rosa, già finalista ai Premi Ubu 2021 come miglior attrice per la sua interpretazione della regina d’Egitto in Cleopatràs, il primo dei Tre lai di Giovanni Testori, con la regia di Valter Malosti. Con loro, un ampio cast che vede insieme attrici e attori affermati e giovani talenti (Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic). Per la messa in scena il regista collabora con alcuni fra i migliori professionisti del teatro italiano, tra cui i premiati agli Ubu 2023 Margherita Palli (scenografa), Cesare Accetta (direttore della fotografia e light designer) e GUP Alcaro, sound designer che affianca i lavori di Malosti da due decenni, vincitore per il progetto sonoro di Lazarus. I costumi sono di Carlo Poggioli, candidato ai Nastri d'Argento, ai David di Donatello e ai BAFTA; e la cura del movimento è del regista e coreografo Marco Angelilli. Antonio e Cleopatra Valter Malosti si confronta con Antonio e Cleopatra dopo un lungo e appassionato percorso shakespeariano. Tra gli spettacoli: Shakespeare/Venere e Adone (Premio ANCT 2009), Lo stupro di Lucrezia (Premio Ubu 2013 a Alice Spisa), Amleto, Shakespeare/Sonetti, Macbeth. Nel 2022 Einaudi pubblica nella collana di Poesia la sua traduzione de I Poemetti. «I due straripanti protagonisti – spiega Valter Malosti – eccedono ogni misura per affermare la loro infinita libertà. Politicamente scorretti e pericolosamente vitali, al ritmo misterioso e furente di un baccanale egiziano vanno oltre la ragione e ai giochi della politica. Inimitabili e impareggiabili, neanche la morte li può contenere. Di Antonio e Cleopatra – prosegue il regista – la mia generazione ha impresso nella memoria soprattutto l’immagine, ai confini con il kitsch, e vista attraverso la lente d’ingrandimento del grande cinema (grande davvero vista la regia di Joseph L. Mankievicz) di Hollywood, della coppia Richard Burton / Liz Taylor. Ma su quest'opera disincantata e misteriosa, che mescola tragico, comico, sacro e grottesco, su questo meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, aleggia, per più di uno studioso, a dimostrarne la profonda complessità, l’ombra del nostro grande filosofo Giordano Bruno: un teatro della mente». La storia d’amore tra Antonio e Cleopatra permette a Shakespeare di raccontare l’incontro e il conflitto tra Oriente e Occidente, un conflitto politico ma anche scientifico. Nel 1580 infatti Giordano Bruno si trovava in Inghilterra, qui recuperò le scienze astronomiche degli antichi egizi e diffuse nella cultura occidentale le sue teorie rivoluzionarie che gli sarebbero poi costate la vita. Per Antonio conoscere Cleopatra – un “Serpente del vecchio Nilo” che siede in trono rivestita del manto di Iside – è ciò che dà un senso al viaggio della vita, nell’incontro con Cleopatra Antonio nasce pienamente a sé stesso. Quanto a Cleopatra, scrive Nadia Fusini, «oltre che Didone e Iside, è una zingara, è la grande prostituta d’Oriente, un’anticipazione di Isolde, la donna “strana” e straniera dei Proverbi, la “lussuriosa” di Dante, la “fedele” in amore di Chaucer, la puttana di Cesare, e ora l’amante di Antonio. Ma soprattutto, ora, in questo dramma, è la sacerdotessa di un’azione drammatica da cui sgorga ancora e di nuovo l’antica domanda, che già ossessionava Zeus e Era: in amore chi gode di piú? l’uomo o la donna? e chi ama di piú, gode forse di meno? E tra gli amanti, chi riceve di piú? Sono domande che nella logica dell’economia erotica con cui Shakespeare gioca esplodono con fragore dissolvendo pretese macchinazioni puritane volte a legiferare in senso repressivo sulla materia incandescente dell’eros». Antony and Cleopatra, come ci suggerisce il docente, traduttore e poeta Gilberto Sacerdoti, è un prisma ottico: «Se viene osservato solo di fronte un prisma ottico mostra una sola immagine, e se non si fa un passo a sinistra e uno a destra, le altre due restano invisibili – il che, in caso di “verità” e “segreti della natura” che “dovrebbero tacere”, può venir buono per farli tacere e parlare al tempo stesso.” Visto di fronte è dunque la storia di amore e di politica narrata da Plutarco. Visto di sbieco ci spinge a decifrare “l’infinito libro di segreti della natura”. Per trovare un corrispettivo dell’infinito amore di Antonio “bisogna per forza scoprire un nuovo cielo e una nuova terra”, e a chi è disposto a lavarsi il cervello col forte vino d’Egitto, Dioniso rivela “un mondo che gira” proprio come quello che l’umanità si stava preparando a scoprire». Un breve appunto su ordine e disordine / Valter Malosti FILONE La demenza del nostro generale oltrepassa ogni misura: i suoi occhi che mandavano bagliori di fuoco sulle schiere e le adunate di guerra, riflessi sul metallo come un Marte, ora son volti su quella egiziana, e il suo gran cuore di capitano, che in battaglia faceva saltar via le fibbie della corazza sul petto, rinnega sfrenato ogni temperanza, è diventato il mantice e il ventaglio che rinfresca i bollori d’una zingara lussuriosa. Guarda bene la scena Vedrai uno dei tre pilastri del mondo trasformato nel buffone d’una puttana. Fa’ attenzione e guarda. Mi hanno sempre colpito leggendo e rileggendo Antonio e Cleopatra, la prima e l’ultima scena ma non capivo esattamente il perché. Mi sembravano due scene, stavo per dire due inquadrature, non rilevanti. Nella prima scena uno degli ambasciatori arrivati da Roma per avere un colloquio con Antonio parla del grande generale come se fosse un vecchio demente, disordinato, libidinoso, perso dentro l’amore per la “zingara” Cleopatra, e d’altra parte gipsy arriva proprio da egyptian, così come il nostro italiano “gitano”, che è il latino aegyptanus, da Aegyptus «Egitto», e con questo ultimo appellativo Antonio chiamerà Cleopatra all’interno della tragedia shakespeariana. Nella scena che chiude la tragedia osserviamo invece il vincitore Cesare Ottaviano davanti al corpo esanime di Cleopatra che incita al “massimo ordine”. Antonio e Cleopatra inizia dunque col massimo disordine in atto, in cui eros vive insieme a thanatos in un baccanale egiziano e convive con le guerre e la res pubblica e il potere, ma tutto questo sconvolgimento del mondo svanisce con la morte dei due amanti “senza pari”. L’ultima inquadratura appartiene a Cesare Ottaviano che, dopo la beffa politica del suicidio di Cleopatra, concede ai due una imperitura tomba comune ed esige dai suoi il “massimo ordine” relativamente al rito di sepoltura con tutto l’esercito schierato. Massimo ordine che vuole cancellare per sempre il massimo disordine. Ed è, istintivamente, proprio dall’immagine per me ineludibile di questa tomba-monumento che è iniziata la nostra ricerca su Antonio e Cleopatra. Ho chiesto a Margherita Palli di creare una scena-tomba, con gli strati della storia (millenari) visibili, è un mausoleo di oggi che ospita tombe antiche di antichi ospiti, i fantasmi, le ombre come Shakespeare le chiamava, che sono l’essenza del teatro. Sono dei morti che qui ci parlano con una pienezza di vita e una presenza più viva della vita, grazie alla poesia. I. L'invertito gusto e invertibile anche del veleno che hai cercato, distribuito, amato, quell’odiosa, sadica mania di far che la materia dell’arte sia come la gola l’attimo prima che una mano la stringa o nelle vene infetti l’aspide-siringa la funesta bava-droga, l’attimo, l’ora, l’eternità, forse, prima che Cleopatra muoia II. Chi ha quaggiù dipinto e amato che non desiderasse nell’un tempo l’assassinio di sé e dell’amante, una morte comune, fosse pur pitturale, insieme, a due, l’agonie mie, le sue... Giovanni Testori, Francesco Cairo, da Maddalene, Franco Maria Ricci, 1989 Personaggi e interpreti - Anna Della Rosa Cleopatra - Valter Malosti Antonio - Danilo Nigrelli Enobarbo - Dario Battaglia Cesare Ottaviano - Massimo Verdastro Indovino - Paolo Giangrasso Messaggero di Cleopatra - Ivan Graziano Agrippa - Noemi Grasso Incanto - Dario Guidi Eros - Flavio Pieralice Messaggero di Roma - Gabriele Rametta Soldato di Antonio - Carla Vukmirovic Ottavia Valter Malosti, regista, attore e artista visivo, dirige dal maggio 2021 Emilia Romagna Teatro Fondazione / Teatro Nazionale e in precedenza la Fondazione Teatro Piemonte Europa e la compagnia indipendente Teatro di Dioniso. Gli spettacoli di Malosti hanno ottenuto, tra gli altri, il premio internazionale Flaiano per la regia di Venere in pelliccia di David Ives nel 2017, il Premio Ubu 2009 per la regia di Quattro Atti Profani di A. Tarantino e quello dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro sempre per Quattro Atti Profani e per Shakespeare/Venere e Adone. Nel 2004 Inverno di Jon Fosse ha ricevuto il Premio Ubu per il miglior testo straniero messo in scena in Italia. Del 2004 è il premio Hystrio per la regia di Giulietta di Fellini. Nel 1992 Malosti ha ricevuto una menzione speciale al Fringe Arts Festival di Melbourne come miglior performer interpretando Ella di H. Achternbusch in lingua inglese. Del 2019 è la nomination ai Premi Ubu per la regia e il progetto sonoro di Se questo è un uomo di Primo Levi. Malosti ha diretto opere di Nyman, Tutino, Glass, Corghi e Cage, spesso in prima esecuzione, e per il Teatro Regio di Torino Le nozze di Figaro di Mozart. Ha al suo attivo diverse regie radiofoniche per Rai Radio3. Tra i suoi progetti più recenti la regia d’opera de Il viaggio di G. Mastorna di Matteo D’Amico da Fellini e Lazarus di David Bowie e Enda Walsh. Come attore Malosti ha lavorato per quasi un decennio con Luca Ronconi, e al cinema con Mimmo Calopresti, Franco Battiato e Mario Martone. È stato Manfred (Schumann/Byron) per la direzione d’orchestra di Noseda. Ha diretto la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino dal 2010 al 2018. Per la collana di Poesia di Einaudi Editore è uscita a fine novembre 2022 la sua traduzione de I Poemetti di William Shakespeare. Per la direzione di ERT / Teatro Nazionale nel 2023 ha ricevuto il Premio Enriquez e la Targa Volponi. Anna Della Rosa, diplomata alla scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, si specializza con Luca Ronconi e Massimo Castri. Debutta con Peter Stein al Teatro Greco di Siracusa e nei più importanti teatri antichi d’Europa. È protagonista diretta da Toni Servillo, Luís Pasqual, Pascal Rambert, Valter Malosti, Martin Kušej, Marco Bellocchio, Andreè Shammah, Marco Baliani, Davide Livermore, Veronica Cruciani, Simone Toni e Jacopo Gassmann, per il quale è Ifigenia nell’Ifigenia in Tauride al Teatro Greco di Siracusa nel 2022. Per il ruolo di Giacinta ne La Trilogia della Villeggiatura diretta da Toni Servillo, vince il Premio ETI Gli Olimpici del Teatro come migliore attrice emergente e il Premio Virginia Reiter, per la sua interpretazione in Blackbird diretta Luís Pasqual, riceve il Premio Marisa Bellisario e il Premio Duse come migliore giovane attrice di teatro e il premio Internazionale “Amici di Milano per i giovani”. È finalista al Premio Ubu come miglior attrice nel 2008 per il ruolo di Giacinta e nel 2021 per le sue interpretazioni di Cleopatràs di Giovanni Testori con la regia di Valter Malosti e di Sorelle, scritto e diretto da Pascal Rambert. È la voce di Via col vento di Margaret Mitchell e di Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, audiolibri prodotti da Storytel. È la Ragazza Esangue ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, Premio Oscar 2014 come miglior film in lingua straniera. Nella stagione 2023/2024 debutterà̀ in Durante, testo e regia di Pascal Rambert. Ha interpretato di recente al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena Erodiàs + Mater strangosciàs, il progetto di Sandro Lombardi, storico interprete dei Tre lai di Testori, nato come un ideale passaggio di consegne da attore ad attrice (prodotto da ERT / Teatro Nazionale). Riprende inoltre Accabadora, dal romanzo di Michela Murgia, drammaturgia di Carlotta Corradi e regia di Veronica Cruciani, una co-produzione ERT con Savà srl. Tournée - 10-14 gennaio 2024, Teatro Storchi, Modena - 17-21 gennaio 2024, Teatro Arena del Sole, Bologna - 23 gennaio 2024, Teatro Asioli, Correggio - 25-28 gennaio 2024, Teatro Alighieri, Ravenna - 31 gennaio - 4 febbraio 2024, Teatro Sociale, Brescia - 8 -11 febbraio 2024, Teatro Comunale Bolzano - 13-18 febbraio 2024, Teatro Carignano, Torino - 22-25 febbraio 2024, Teatro Ivo Chiesa, Genova - 2-10 marzo 2024, Teatro Bellini, Napoli - 14-17 marzo 2024, Teatro Goldoni, Venezia - 20-21 marzo 2024, LAC – Lugano Arte Cultura - 4-9 giugno 2024, Piccolo Teatro Milano – Teatro d’Europa Informazioni - Teatro Storchi - Largo Garibaldi 15 – Modena - dal 10 al 14 gennaio 2024 - mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30 | sabato ore 19.00 | domenica ore 16.00 Conversando di Teatro Sabato 13 gennaio alle ore 16.30 al Teatro Storchi, incontro con Valter Malosti, Anna Della Rosa e Nadia Fusini, moderato da Enrico Pitozzi. Vengo anch’io! Laboratori creativi per bambin* mentre i grandi sono a teatro. Sabato 13 gennaio alle ore 19.00 è in programma il laboratorio di Movimento e Danza a cura di Centro Danza La Fenice: sarà un modo diverso per prendere confidenza con il movimento attraverso il gioco e la fantasia. Due esperte proporranno attività ludico motorie che associano suoni e colori ai movimenti proposti. Creatività, fantasia e ricerca saranno i filoni principali del laboratorio. Il costo di ogni appuntamento è di 7 € per bambin*, (10 € in tutto se i/le bambin* sono 2), oltre al prezzo (ridotto del 20%) del biglietto dello spettacolo per i genitori, ridotto al 20%. Disponibilità limitata e fino a esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria: 059.2136021 – [email protected] Audiodescrizioni La replica di Antonio e Cleopatra di domenica 14 gennaio alle ore 16.00 sarà audiodescritta, grazie alla collaborazione con Centro Diego Fabbri di Forlì nell’ambito del progetto Teatro No Limits. L’audiodescrizione è realizzata con il sostegno del Banco S. Geminiano e S. Prospero. Biglietteria Tel. 059 2136021 | [email protected] Aperta dal martedì al sabato ore 10.00 – 14.00; martedì e sabato anche ore 16.30-19.00 Vendita online al seguente link  e a questo link Prezzi: da 7€ a 27 €  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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#gennaio :
Il primo mese dell’anno è legato al dio Giano (bifronte), antica divinità romana il cui compito sarebbe stato quello di presiedere ai passaggi, in senso ampio. L’iconografia classica lo vuole rappresentato con due volti: l’uno più vecchio che guarda il passato, l’altro più giovane che guarda al futuro. Giano presiederebbe le porte, i passaggi, i ponti, le soglie materiali e immateriali. È il dio della vita, della religione, degli inizi, del tempo storico e mitico. L'introduzione di gennaio, così come quella di febbraio, è venuta solo con Numa Pompilio.
#febbraio 
:Il nome di febbraio deriva da “februare”, purificare, in onore del dio etrusco Februus, dio della morte e della purificazione (è da intendersi anche come “rimedio agli errori”). Passò poi nella mitologia romana e il nome venne modificato in Febris e associato alla guarigione dalla malaria. Febris (da intendersi come dea) è nota da iscrizioni in molte parti dell'impero, a volte accompagnata dalla dea Tertiana e la Dea Quartiana, le dee della malaria, ovvero la febbre terzana e quartana, così chiamate perché la febbre tornava ogni terzo o quarto giorno.
#marzo :
Il mese di marzo rendeva omaggio a Marte, dio della guerra ma anche della natura e della fertilità. Secondo la mitologia più arcaica era anche dio del tuono, della pioggia e della fertilità. Marte è il nome dato dai romani alla divinità greca Ares (non era una divinità benefica e benvoluta, assunse una diversa connotazione successivamente con il nome di Marte appunto). Secondo Ovidio, sua madre Giunone, moglie di Giove, lo avrebbe concepito senza il concorso del marito, ma semplicemente portandosi al cuore un fiore miracoloso, dono della dea Flora.
#aprile :
Qualcuno dice che prenda il nome dalla dea Apru o Aprus (derivazione di Afrodite che verrebbe da Aphrodite, da cui Aphro e da cui Apru), altri sostengono che l'origine del nome sia legato al verbo latino "aperire", cioè aprire, a segnare l'avvento della stagione in cui si schiudono i fiori.Non è da confondere con la dea Flora, la dea della fioritura delle piante per la produzione di alimenti, in particolare cereali e alberi da frutto. C'è da dire che anche Aprus si occupava di fioritura essendo in effetti la dea della Primavera.Poiché la dea provocava al suo passaggio l'apertura delle corolle si avviò una serie di rappresentazioni della stessa ornata di nastri e veli; al suo passaggio con piedi nudi sulla terra i fiori si schiudevano. 
#maggio :
Per alcuni il nome potrebbe esser stato un omaggio alla dea Maia, protettrice della fertilità e dell'abbondanza. Maia è madre del dio Ermes (messaggero degli dei) e figlia di Atlante (titano) e Pleione (ninfa oceanica); fa parte delle ninfe Pleiadi (aveva sei sorelle: Alcione, Celeno, Elettra, Merope, Sterope, Taigete).Secondo un'altra tradizione sua madre è Sterope (cioè una di quelle che nell'altra storia sarebbe sua sorella). In antichità Maia aveva un nome che non poteva essere pronunciato ma se si può definire in qualche modo potremmo identificarlo con “Grande Madre”.
#giugno :
Il mese del Sole e della libertà; il suo nome rendeva omaggio a Giunone, dea del matrimonio, del parto, protettrice degli animali (in particolare il pavone che era a lei sacro). In antichità era anche legata al ciclo della Luna (di fatti è spesso rappresentata con un diadema a forma di spicchio lunare). Giunone rappresenta in senso molto ampio e sfumato la cosiddetta “femminilità dell'Universo”. 
#luglio :
Nel 44 a.C. il nome originale del mese che era “Quintilis”, cambiò in Julius in onore del console Gaio Giulio Cesare (nato in questo mese).Secondo rituali pagani e neopagani dedicati al principio femminile della divinità (Esbat) questo è il mese della raccolta, della Luna piena (il rituale legato a luglio è chiamato anche “Luna di Paglia”, “Luna di Sangue” - ma ha anche altri titoli). Una divinità che spesso è associata al mese è Khepri (o Khepera); dio dell'antico Egitto, veniva raffigurato con un intero scarabeo al posto del viso. Rappresentava il sole del mattino (spingeva Ra, il dio Sole, fuori dall'oltretomba).
#agosto :
Il nome originale del mese che era “Sextilis”, cambiò in Augustus in onore dell'imperatore Augusto e gli fu aggiunto un giorno (di modo che potesse essere uguale a luglio). Mese associato in particolare ad Ecate (Hecate, Hekate, Hekat o Zea); in antichità questa era la dea delle terre selvagge, successivamente assunse anche altre connotazioni (per esempio dea della stregoneria e delle arti magiche, definita anche in alcuni casi “Regina degli Spettri”). La sua raffigurazione la vede tripartita (cioè tre corpi in uno – celeste, terrestre e marina) o con sembianze di cane (o cani vicini) dal momento che era considerata anche la protettrice di questo animale. 
#settembre :
Il nono mese dell'anno secondo il calendario gregoriano prende in realtà il nome dal numero sette, in quanto nell'antica Roma prima che Giulio Cesare promulgasse il calendario giuliano spostando l'inizio dell'anno al 1° Gennaio questo era il settimo mese dell'anno. Per quanto riguarda il calendario celtico e neopagano, l’equinozio d’autunno prende il nome di Mabon. Questa festività veniva anche chiamata Michaelmas in onore dell’Arcangelo Michele. (Nell'Apocalisse di Giovanni l'Arcangelo è destinato a suonare la tromba che annuncerà il grande giudizio finale) 
#ottobre :
questo mese mantiene il suo collegamento con l'originaria posizione occupata nel calendario di Romolo, cioè l'ottava. Per un breve periodo venne chiamato “Invictus”, in onore dell'imperatore Commodo, ma dopo la sua morte si tornò a chiamare con il suo nome originale. La divinità di riferimento di ottobre è ancora Marte.“Il cavallo di ottobre” (“October Equus”) era un sacrificio in onore di Marte che si celebrava il 15 ottobre, in coincidenza con la fine della stagione agricola e delle attività militari. Per i romani ottobre era in realtà un mese di feste dedicate anche ad altri dei (uno fra altri Fontus – dio delle fonti – che era figlio di Giano e una ninfa di nome Giuturna). A ottobre si tiravano le somme per prepararsi all'inverno. 
#novembre :
prende il nome dalla sua posizione originaria sul calendario che lo vedeva come nono mese."Lu jornu di li morti" – Il 2 Novembre in Sicilia; incredibile a dirsi ma la Sicilia (tutta) viene identificata, da alcune correnti esoteriche, con una delle porte per l'Aldilà e spesso è considerata una delle ultime tappe del ciclo di reincarnazioni. La parola morte è associata sempre a qualcosa di terribile invece in questo caso ha una connotazione diversa; per principio generale: “Le anime sante dei loro cari non muoiono, non scompaiono: perché nessun essere vivente scompare finché esiste la memoria, il ricordo, il racconto di quella persona che, in questo modo, continuerà a vivere in noi.”I cari defunti, durante questa celebrazione “proteggono e portano doni” e nelle varie usanze hanno diversi “comportamenti” (che differiscono in base alla città di riferimento).Nel mondo anglosassone "novembre" era chiamato in antichità Blōtmōnaþ, il Mese del Sacrificio, perché si compivano offerte in onore agli dei. 
#dicembre :
prende il nome dalla sua posizione originaria sul calendario che lo vedeva come decimo mese.Questo è il periodo dell’anno nel quale convergono maggiormente le tradizioni di moltissime religioni che hanno origine antica, con i loro rituali arcaici profondamente radicati. Il tema principale è sempre legato alla luce ed alle tenebre, al solstizio d’inverno, all'eterno passaggio da una condizione all'altra, dalla fine di un ciclo all'inizio di quello nuovo, allo scambio di ruolo e inversione.Un esempio: “Saturnalia”. Durante questi festeggiamenti (romani) si ribaltavano i ruoli tradizionali e gli schiavi comandavano e venivano serviti dai padroni.Anche la tradizione induista sembra avere qualche contatto con i miti romani e il principio di creazione/distruzione in un ciclo “cosmico” legato a Saturno; secondo tradizione Satyavrata riceve da Vishnu l’incarico di salvare l’umanità dalla distruzione di un cataclisma realizzando un’arca in cui salvare la forza vitale del mondo. Dopo la catastrofe Satyavrata rivelerà agli uomini la “Parola divina”, cioè il Veda e ricreerà così nuovamente il mondo.
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pangeanews · 4 years
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“È sempre giusto ribellarsi”: compie 100 anni la donna che per brio e personalità è nata nel 3000. Sia lode al genio di Franca Valeri!
“Lei ce va mai a Ostia? No, perché mica se deve anna’ in quelle capanne, quelle catapecchie, dove ce vanno quelli che se fanno i fatti loro… io vado proprio al centro, dove ce so’ certi stabilimenti, tutti de cementite, ’na cosa favolosa! A parte che so’ bellissimi, poi non c’è un contatto con la sabbia, con le cose sporche… e allora lì pare brutto entra’ senza radio, capito? Se passa pe’ miserabili!”. Questo è uno dei momenti che rendono regina Franca Valeri, un estratto del suo Parigi o cara, celeberrimo film scritto e interpretato da questa geniale signora, che il 31 luglio compie 100 anni, e che imbarazzo fare gli auguri a una leggenda vivente, una donna che doveva nascere nel 3000, da quant’è avanti di testa, brio e personalità. E se c’è un momento in cui la signora Valeri si sente una dea, lo dice lei stessa, “una dea tra vendicatrice e giocosa”, è ogni volta che le recitano le battute di Parigi o cara, esatte, precise in tempi e virgole, perché per noi ammiratori questo suo film è un must che abbiamo imparato a memoria, come una preghiera, un mantra da ripeterci nei momenti tristi della vita: basta mormorarsele dentro, tra sé e sé, e ti si riaccende il cuore.
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La signora Franca Valeri io ho avuto il privilegio di incontrarla, una volta, qualche anno fa: su al Gianicolo, e se tu non sei di Roma devi sapere che arrivarci a piedi è una scarpinata seria, che io quella domenica ho fatto, e quando sono arrivata anelavo solo due cose: un respiratore e una flebo! Ero morta, ed ecco che mi appare la signora Valeri, che se di anni non ne aveva 100 ne aveva più di 90, e sai che è successo? Era un incontro col pubblico, chiunque tra noi poteva farle una domanda, e invece siamo stati tutti zitti, in venerazione di una tale signora dello spettacolo, ma che dico? Della cultura tutta. L’intelligenza, quando ti si spalanca davanti, ha una potenza che ti impietrisce. Ti giuro, ha parlato solo lei, per 3 ore intere, non si è fermata mai, mattatrice come nessuna, ci ha raccontato così tanto di sé, di sé bambina (“Io sono secondogenita, mia madre voleva un altro maschio da chiamare Cesare, da abbinare a mio fratello maggiore di nome Giulio. Fantasia in famiglia ineccepibile. Io nasco, s’accorgono che non son maschio, si decide: Francesca. Nome antico. Alla fine han messo Franca, più moderno!”); di sé giovane donna che vuole fare l’attrice, ma è bocciata all’esame di ammissione all’Accademia di Silvio d’Amico; di suo padre che considera disonore massimo vedere il cognome Norsa su un cartellone teatrale, e la Valeri che ‘ruba’ Valeri a Paul Valéry (“me lo suggerì una amica poco prima di un provino: dì che ti chiami Valeri, poi lo cambi!”). Di sé e Vittorio Caprioli (“Io e Vittorio siamo stati insieme 11 anni: 10 anni di convivenza, 1 di matrimonio!”), di sé compagna di un uomo più giovane (“Quando si ama qualcuno è più affascinante possederlo coi gesti della tua vita che con quelli del sesso, ché con quelli son capaci tutti, tutte in questo caso. Che una stesse nel suo letto mezz’ora prima di incontrarlo certo non mi faceva piacere, ma se gli avesse lavato i capelli l’avrei uccisa”).
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Mi ha regalato una lezione di vita impagabile (“è sempre giusto ribellarsi: Hitler, Mussolini, a 18 anni d’accordo, ma l’Isis a 95 è troppo!”), che non cancello: mi serve a vivere. Perché è come dice Delia, la protagonista di Parigi o cara, “’sta generazione, è ’na generazione che non se regge!”, e qui se la prende coi più giovani, molli e vacui. Non sono come lei, non hanno la sua stessa forza e fame di vita, le stesse della signora Valeri che questo personaggio se l’è costruito su misura. Un personaggio, un film che non invecchierà mai, ti sfido a vederlo o a rivederlo e a darmi torto, anche se va detta questa verità: per quanto puoi amare Franca Valeri, se non sei di Roma, di questo film ridi la metà, ed è come se il tuo cuore ti battesse di meno, la tua testa ne rispondesse ma non all’unisono. Lo dico da romana, in questo film vi “è proprio Roma, nun è caso de sbajasse!”. Lo dico a mai bastante grazie a una milanese come Franca Valeri, che Roma l’ha capita appieno (“Sa che m’è preso n’altro vizio? Quando che so’ libera, che c’ho n’amico fidato, ’na cosa così, se n’annamo a magna’ all’EUR! Che poi certi palazzi, come che fossero… che je posso di’? Rudero però tirato ar fine! Insomma, non è moderno vero lì, lì è antico, però è quell’antico moderno che è la bellezza de Roma!”). Per Franca Valeri, far ridere è stata la sua vita, anche se “a me fa ridere solo Woody Allen, oltre me stessa”, e ripete che “le risate migliori, le ho sempre fatte con un libro in mano”. Un foglio scritto è più sincero di un confessionale, e “sono momenti in cui veramente ami la vita, quando quello che hai scritto ti fa ridere”.
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Scrive Franca Valeri: “Alla mia età, ti svegli perché hai finito di dormire, non perché la sera prima hai incontrato l’uomo della tua vita!”, e lei ha sempre messo davanti ai suoi amori il teatro, perché “non c’è uomo che valga la scena”. Lei ha sempre vantato tra le sue doti la logica ebraica, e infatti: “Che noi si vada in Paradiso è un concetto, è piaciuta l’idea ad esempio a Dante, che ci ha scritto su delle cose sublimi”. Può essere una modesta ragione di vita, ma comunque bisogna decidere che aspetto avere, e la signora Valeri ha presto su di sé abolito i pantaloni, benché una volta, da ragazza, “siccome lì ci andavo sempre con una mia zia, che sarebbe come dire con la figlia del padrone, c’hai presente una alta, magra, anche troppo, anche se io non sono una che la gente la misura con il metro, né di fuori né di dentro, ecco, così… i pantaloni li ho presi bianchi, e pace!”.
Barbara Costa
*I virgolettati sono tratti da ricordi personali di Barbara Costa e da:
Franca Valeri, Bugiarda no, reticente, Einaudi, 2010.
Franca Valeri, La vacanza dei superstiti (e la chiamano vecchiaia), Einaudi, 2016.
*Gli estratti citati da “Parigi o cara” li vedi e li senti qui
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ducavalentinos · 5 years
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[…]A quella guisa, però, che cumuli di terriccio e di materie celavano agli occhi dei Romani e dei forestieri gran parte dei monumenti antichi, sepolti ma non interamente distrutti, così anche nei tempi pìu foschi del medio evo la cultura latina non era totalmente morta, lo spirito della Roma antica non era spento; ma attendeva soltando chi lo ridestasse. Primo grande risuscitatore ne fu Dante, che pìu d’ogni altro senti il fascinio politico di Roma e ne proclamò la potenza universale. Venne il Petrarca, che la chiamò capitale del mondo, la regina dalle città; ed a poco a poco cominciarono a rivivere gli antichi ideali di grandezza e di poesia. Il genio della’antichità tornava ad affascinare gli Italiani. I cuori di molti eruditi arsero d’amore per la civiltà pagana, per il bello classico della’Ellade e di Roma antica. La passione per la latinità diventò una vera mania, un fanatismo, una frenesia. Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni, Il Platina, Guarino Veronese e cento altri percorrevano i paesi in cerca di manoscritti antichi. In tutta l’Italia si ebbe un ardente desiderio di approfondire il pensiero dei Latini, di imitarlo; e dopo che ai Latini, la mente si rivolse anche ai Greci. Dappertutto era un indefesso lavoro di ricerche, d’erudizione, di traduzione. E tali studi classici non furono soltanto opera d’erudizione, ma ebbero sulla vita e sul pensiero degli Italiani un influsso di ben altra natura e portata. Essi stabilirono il contatto spirituale con l’antichità, riavvicinarono gli Italiani alla cultura classica, alla concezione greco-romana del bello e della vita. Al calore di quell’antica civiltà l’uomo venne ricondotto al pieno e libero svolgimento di tutte le sue facoltà. Nuovi pensieri ravvivarono la speculazione filosofica; la letteratura e l’arte si accostarono alla natura, alla realtà della vita, al culto della bellezza terrena.                                               II. La Roma dei Borgia.                                        
Gustavo Sacerdote, Cesare Borgia: La sua vita, La sua famiglia, I suoi tempi.  
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