Corrado Govoni, from a poem titled "Hedge," featured in "Harmony in Gray and in Silence,"
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Corrado Govoni, Sommario, ultimi versi
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CREPÚSCULO FERRARÉS
El micho se estira en el alféizar
bostezándole al vidrio lloroso.
En verdinoso tiesto de barro
refresca el geranio flores malva.
La cortina de la sala orea
livianas rosas de muselina.
Los retratos que saben mil cuentos
forman abanico de memorias.
En calma de psique ornamentada,
nave ida a pique, duerme la lumbre.
De una ermita cercana en el tejado
la giralda al cabo de una pértiga
sacude las alas como el pájaro
cuyos pies amarra una lazada.
Alto en el cielo cabriolean
del bastión quiméricas cometas.
Sisean en el nido andorinas.
En el huerto da chirrido el grillo.
El cielo encierra en redes doradas
la tierra, cual canoro insecto.
Espejo adentro, entre flava espuma,
retalla el pulpo de la candela.
La pena en espaldar se recuesta,
mientras la tarde acunan campanas.
*
CREPUSCOLO FERRARESE
Il mao si stira sopra il davanzale
sbadigliando nel vetro lagrimale.
Nella muscosa pentola d’argilla
il geranio rinfresca i fiori lilla.
La tenda della camera sciorina
le sue rose di fine mussolina.
I ritratti che sanno tante storie
son disposti a ventaglio di memorie.
Nella bonaccia della psiche ornata
il lume sembra una nave affondata.
Sul tetto d’una prossima chiesuola
sopra una pertica una ventarola
agita l’ali come un uccelletto
che in un laccio per i piedi sia stretto.
Altissimi, per l’aria, dai bastioni,
capriolano fantastici aquiloni.
Le rondini bisbigliano nel nido.
Un grillo dentro l’orto fa il suo strido.
Il cielo chiude nella rete d’oro
la terra come un insetto canoro.
Dentro lo specchio, tra giallastre spume
ritorna a galla il polipo del lume.
La tristezza s’appoggia a una spalliera
mentre le chiese cullano la sera.
Corrado Govoni
di-versión©ochoislas
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Avec un bisou, j'ai cru boire ton âme,
Pas de perdre la mienne ;
Parce que quand je me suis détaché de ta bouche
Je vacillais comme un ivre aveugle,
presque à moi-même inconnu,
Plus de cœur ni de cerveau, vide.
(Corrado Govoni)
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La pioggia è il tuo vestito.
Il fango è le tue scarpe.
La tua pezzuola è il vento.
Ma il sole è il tuo sorriso e la tua bocca
e la notte dei fieni i tuoi capelli.
Ma il tuo sorriso e la tua pelle calda
è il fuoco della terra e delle stelle
*
Corrado Govoni
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ll campo di frumento è così bello solo perché ci sono dentro i fiori di papavero e di veccia, ed il tuo volto pallido perché è tirato un poco indietro dal peso della lunga treccia. Corrado Govoni
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"Autunno" di Corrado Govoni
lo canto te, o grave autunno:
con la tua frutta squisita,
che pende dai rami brulla
come una felicità compìta;
le monotone piogge
che rigano le gote dei pallidi vetri
e intirizziscono l’anime;
le implacabili nebbie
che sfuman come un inodoro incenso
e restringono attorno a noi il mondo,
ed i nobili corvi
sempre vestiti a lutto stretto;
i poveri campo santi,
pieni di corone variopinte,
tristi…
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corrado govoni, "toy trumpet," translated by thomas bergin for his 1964 bilingual anthology of italian verse, italian sampler, published by mario casalini.
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lo amo la musica sbiadita
come le stoffe dei loro ricami
colorati (le note), l'appassita
musica de gli splendidi remi.
lo amo la musica antiquata
dei vecchi cembali come un messale,
la musica defunta, condensata
come il fondo sintetico d'un fiale.
O musica de gli organi di chiesa
che rende l'anima una cantorìa!
musica de l' armonium, intesa
salmodiare daun'orfanella pia!
Suonatine di guasti carillons
in salotti di principi aboliti,
minuetti vizzi, gialli cotillons
in camere con specchi intirizziti.
Musica complicata che si scruta
come la venatura d'una foglia,
o musica di lusso che si fiuta
come un lungo profumo di maglioglia:
musica di trascorse primavere
rosate ancora d'un po' di belletto,
musica obliata sopra le tastiere
come un mazzo di viole in un cassetto.
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Somiglia alle ragazze più vivaci: le tieni ferme solo con i baci.
Corrado Govoni, da Govonigiotto – Lo scricciolo
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kind of obsessed with how this futurist poem just looks like a meme
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I've always loved sad things: meandering music, love songs sung by old men in taverns, melancholy autumns filled with farewells, springs in boarding schools, almost fearful, magnetic bells, church candles weeping in churches, indifferent, roses wilting on niches in forgotten street corners overgrown with grass; all the sad things about religion, the sad things about love, the sad things about work, the sad things about miseries.
Corrado Govoni, 1904
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[art: Conrad Roset - versi Corrado Govoni]
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MENUDENCIAS
De todas partes campanas
están tocando las doce,
como blandas zarandas
que acunar quieren al día.
En la cocina vieja péndola
salta. El micho salió fuera.
Abajo grita un verdulero:
«¡Manzanas dulces y coles!».
El morito en la repisa
su trompo de yeso escucha.
Mi madre está haciendo la cama.
Yo acabo de levantarme.
Hoy es sábado y víspera
de domingo. Los rayos del sol desmorecen.
El almanaque señala vigilia.
Pasa una tartana. Retiemblan los vidrios.
*
PICCOLE COSE
Da ogni parte le campane
suonano il mezzogiorno,
come morbide zane
che vogliano cullare il giorno.
Nella cucina il vecchio pendolo
scatta. Il micio è andato fuori.
Giù, nella via, un fruttivendolo
grida – bei pomi, cavoli fiori! –
Il moro del caminetto
ascolta la sua trottola di gesso.
Mia madre sta facendo il letto.
Io mi sono alzato adesso.
Ed è sabato, la vigilia
di Domenica. I raggi del sole sbiadiscono.
Il calendario nota vigilia.
Passa un birroccio. I vetri abbrividiscono.
Corrado Govoni
di-versión©ochoislas
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«Ho sempre amato le cose tristi, la musica girovaga, i canti d'amore cantati dai vecchi nelle osterie, le preghiere delle suore, i mendichi pittorescamente stracciati e malati, i convalescenti, gli autunni melanconici pieni di addii, le primavere nei collegi quasi timorose, le campane magnetiche, le chiese dove piangono indifferentemente i ceri, le rose che si sfogliano sugli altarini nei canti delle vie deserte in cui cresce l’erba; tutte le cose tristi della religione, le cose tristi dell'amore, le cose tristi del lavoro, le cose tristi delle miserie.»
Corrado Govoni, lettera del 1904 inviata all'amico Gian Pietro Lucini
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Pianto autunnale
Chi ha messo la sordina all’usignolo
che tintinna sul salice?
S’è forse punto in una ignuda spina,
che ha tutto il petto rosso?
O triste annunziatore dell’inverno,
che saltelli tra i bruscoli e cammini
sull’erba morta,
dove ho visto l’ultima incensaria
e la prima margherita solitaria.
Saltellando e camminando becchil’
ultimo duro pippolo. che resta:
e vien giù con gli spazzacamini,
quando anche i morti…
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