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#Elena Della Donne
female-buckets · 3 months
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Woah 👀
And also...
“I’m hyped to be coming to the Valley, and be part of building back the Mercury’s dynasty. D.C. has been my home for nine years and leaving the fans and city isn’t easy, but I’m excited to be part of an organization that values the person and player that I am. I can’t wait to get to Phoenix and get to work with my teammates.”
Leaving the DC fans and city isn't easy. But leaving the franchise is easy because they don't value her as a person and player!!! They tossed her out!!!
So now I'm starting to get the full picture...
The Mystics dumped Cloud. This pissed off Toliver and EDD so bad they all decide to leave together for Phoenix. And then the Mystics cored EDD against her will so they could get something out of it!!!
That's what it looks like to me.
Damn. Mike Thibault is in his villain era!
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don-lichterman · 2 years
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Tina Charles hops from Mercury to Storm
Tina Charles hops from Mercury to Storm
Tina CharlesPhoto: Getty Images Superteams are having a tough go of it in 2022. Tina Charles’ “contract divorce” with the Phoenix Mercury was the type of clean, drama-free breakaway from an underwhelming superteam Kyrie Irving could only dream of. Charles, 34, is at the tail end of her prime and reportedly upset with her role on the Mercury, so the team decided to grant her a clean release.…
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spettriedemoni · 5 months
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L’importanza di un nome
Credo che le parole e il loro uso siano importanti, ragion per cui se è giusto riferirsi a Totti, Burioni, Sinner o Panatta o altri chiamandoli per cognome allora è giusto chiamare Carola Rackete e non “Carola” (meglio ancora “comandante Carola Rackete”), Paola Egonu solo Egonu e non “Paola” perché non è tua sorella o tua cugina.
Per lo stesso motivo non trovo giusto chiamare semplicemente “Giulia” la vittima dell’ennesimo femminicidio Giulia Cecchettin.
Penso sia una forma di rispetto necessaria prima di tutto nei confronti di tutte le donne e poi, ovviamente, di una vittima.
So che mi illudo perché in questo Paese qualcuno ha trovato il modo di aggredire la sorella Elena Cecchettin perché indossava una maglia con un pentacolo satanista e qualche idiota ha perfino trovato attraverso acrobazie dialettiche il modo di insinuare che sia in qualche modo coinvolta nell’omicidio, non si sa bene come. Figurarsi se questi capiscono il rispetto.
E spero anche che i vari giornalisti la smettano di farci sapere della vita in carcere del suo assassino, perché non dovrebbe fregare un cazzo a nessuno. A me sicuramente no.
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likarotarublogger · 6 months
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Miss Badante 2023 ha 48 anni e viene dal Brasile: “La vita va affrontata con il sorriso”
Si chiama Elisangela Dos Santos Santano, ha 48 anni, è originaria del Brasile (città Salvador), vive e lavora nel campo dell’assistenza presso le famiglie in Italia. E’ lei la nuova Miss Badante International 2023, eletta domenica, 22 ottobre, durante la finale che si è svolta a Roma. Il titolo “Miss Badante Web 2023” è stato conquistato da Olesea Ciubotaru, 39 anni, della Moldavia, in Italia da 6 anni, che lavora a Torino
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Nella competizione sono state assegnate altre due fascie “Miss Badante International”: al secondo posto si è classificata Natalya Zhovnir, 46 anni, originaria di Leopoli (Ucraina), dove ha lavorato come medico presso un laboratorio analisi. Ana Drăgan, dalla Romania, ha vinto il terzo posto.
Il concorso, arrivato all’ottava edizione, si è svolto a due passi da Via Veneto, nell’atmosfera incantata del ristorante “Le mille e una notte” ed è organizzato, come ogni anno, da Elena Rodica Rotaru, ideatrice e patron della competizione. E’ una competizione rivolta alle donne di tutte le nazionalità che vivono in Italia e svolgono qui il loro prezioso lavoro di aiuto alle famiglie, come colf, assistenti familiari, baby sitter.
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“Miss Badante Web 2023” è stato conquistato da Olesea Ciubotaru, 39 anni, della Moldavia.
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Ana Dragan, Stânica Vinatoru, Elena Chirila, Aneta Anehei,Elena Rodica Rotaru, Natalya Zhovnir, Natalia Khvalyboha, Elisangela Dos Santos Santano
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Elena Rodica Rotaru e concorrente Elena Chirila della Romania 🇷🇴
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Concorrente della Romania Aneta Anehei
Le finaliste hanno affrontato tre prove: una presentazione in abito tradizionale del proprio paese e il racconto delle loro storie, una prova di talento ed infine la sfilata in abito elegante.
Il racconto di vita di ogni concorrente è stato emozionante. La vincitrice, Elisangela Dos Santos Santano: “La mia vita è una saga. Sono rimasta vedova in Brasile, quando una mia amica della Germania mi ha chiamato per prendermi cura di un ragazzo che aveva la sclerosi multipla. Poi sono arrivata in Italia, dove sono rimasta a vivere. Ormai sono anni che faccio la badante. Ogni lavoro è dignitoso, la vita va affrontata con il sorriso, bisogna essere positivi”.
La giornata di festa è stata completata da momenti artistici speciali, come le esibizioni di Marcia Sedoc (l’esplosiva interprete storica di Cacao Meravigliao), del cantante romeno Vasile David e di Antonio Delle Donne, che, oltre a presentare la gara, ha emozionato il pubblico con la sua voce è Dj Lilian Ioniță e Marilena Bãcanu.
“Per me sono tutte vincitrici, perché vengono qui per lanciare un messaggio di umanità, per dare visibilità al loro lavoro ma anche all’essere donna. Ecco, questa è la forza delle donne! Sono contenta che il concorso sia diventato davvero internazionale. Abbiamo avuto concorrenti iscritte da 9 paesi. Una gioia per me vedere che la fascia è andata ad una concorrente del Sud America, e che tra le vincitrici ci sia anche una signora del mio paese, la Romania”, ha dichiarato Elena Rodica Rotaru, organizzatrice ed ideatrice dell’evento.
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Membri della Giuria.
Livia Malcangio, Direttrice Relazioni Internazionali - Segretariato World Summit Premi Nobel per la Pace, presidente della giuria, ha raccontato così la competizione: “Una giornata fantastica, abbiamo avuto delle concorrenti meravigliose, provenienti da vari paesi. Ci sono stati momenti di commozione, ma anche di divertimento, con la lettura di poesie, teatro, ballo. Il lavoro che loro svolgono è fondamentale, in un paese come il nostro, dove l’età media della popolazione è molto alta”.
I criteri di valutazione sono stati la presenza scenica, l’originalità, la creatività e l’ingegno. La giuria è stata composta, oltre a Livia Malcangio, da: Marcia Sedoc (cantante, attivista per i diritti delle donne), Michelangelo Letizia (giornalista PaeseRoma), Dott. Roberto Rosati (Medico, Dentalcare), Massimo Meschino (patron del concorso "Una Ragazza, un Ragazzo, un Bambino per lo Spettacolo"- e promotore dell’inclusione sociale), Zoriana Belei (Miss Badante Web 2021), Roberto Mercuri (co - fondatore FashionLuxury.info).
Ionela Mihaela Dumitru, consulente fiscale che svolge da anni campagne di informazioni sui diritti delle badanti, in qualità di presidente della giuria Web, ha annunciato così la vincitrice: “Olesea Ciubotaru, della Repubblica Moldavia, ha vinto, con 19 punti, la gara online. Voglio sottolineare che hanno partecipato signore da sette nazioni: Ucraina, Romania, Albania, Rep. Moldavia, Georgia e Perù. Il nostro compito non è stato per niente facile. Ringrazio tutte le partecipanti, e soprattutto alla signora Elena Rodica Rotaru che ha dato atto di questa opportunità di valorizzare questo lavoro difficile, della badante”. Dalla giuria web hanno fatto parte anche Marianna Soronevych, giornalista ucraina (Gazeta Ukrainska) e Rodica Ciobotaru, assistente familiare e collaboratrice di testate romene.
Ecco i premi assegnati: 3° Premio - Una cena presso il Ristorante “Le mille e una notte” offerto dal Ristorante, 2° Premio - Un soggiorno per un fine settimana nel borgo medievale della Sabina a San Polo di Tarano, offerto dall’organizzatrice Elena Rodica Rotaru e lo sponsor Salvatore Braca (presso Holiday House by Elena Rodica Rotaru), 1° Premio WEB e 1° Premio in presenza - Un soggiorno per un fine settimana sulla splendida Isola di Ventotene, offerto da Pandataria Film e Elena Rodica Rotaru. Nell’ambito del concorso sono state assegnate anche delle fasce di accesso alla finale regionale Lazio del Concorso Nazionale "Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo" nella categoria OVER consegnate a: Elisangela Dos Santos Santana, Ana Dragan, Natalya Zhovnir. Inoltre è stata consegnata la fascia di accesso diretto alla finale nazionale del suddetto concorso, che si svolgerà dal 1 al 3 dicembre p.v. a Fiuggi (FR), a ZORIANA BELEI che rappresenterà la regione Emilia Romagna per la categoria LADY.
Sponsor: Pandataria Film, Dentalcare, Pasticceria Cardone 1846 Bagnara Calabra, Elena Rodica Rotaru Fashion, Hairstyle by Bacanu Marilena, Ristorante “Le Mille e una notte”, C4 Premiazione di Roberto Costantini (Guidonia)
Partner Media: Paese Roma Quotidiano, Fashionluxury.info, LikaRotaruFashion
Ufficio Stampa: Media XTE/ Miruna Cajvaneanu
Dj e foto di Lilian Ioniță.
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Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
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aminuscolo · 5 months
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Specchi infranti
Ho scritto un pezzo per doppiozero ma ha suscitato contestazioni dunque lo posto qui.
Ho sentito spesso dire alle donne che sono a pezzi. Le ho viste in pezzi. E ho, davanti agli occhi, donne in pezzi al lavoro, donne in pezzi a correre. Donne in pezzi al ristorante, e donne in pezzi sul divano. Donne in pezzi truccate.
Raramente ho sentito questa espressione in bocca a un uomo. Può un uomo andare in pezzi?
Centocinque donne uccise per mano d’uomo dall’inizio del 2023. Centocinque. Centocinque donne fatte a pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta. Una nuova storia, altri nomi, un dibattito pubblico che si infiamma, molto rumore destinato a durare qualche settimana. Meccanismi di risposta primitivi: difesa del proprio pensiero già pensato; ricerca di un colpevole; denigrazione dell’avversario; rivendicazione di innocenza. C’è chi vuole accusare le donne e c’è chi pensa di evirare gli uomini; c’è chi risolve tutto con la teoria del mostro e chi impiccherebbe i genitori del mostro. C’è chi dice “a me mai”, “ma io no”, “non in mio nome”, “se l’è cercata”, “è la famiglia”, “è il patriarcato”, “è la libertà delle donne”, “siete tutte puttane”.
E soluzioni improvvisate: si tratta di fare educazione sessuale (sic); chiamare psicologi e influencer a intervenire nelle scuole è il gesto di cui abbiamo bisogno (sic); insegnare alle donne a non accettare l’ultimo appuntamento (sic); redigere un opuscoletto che aiuti noi donne a intercettare i segnali e proteggerci (sic). Perché di questo si tratta, sempre: non provocare, non esagerare, non bere, non accettare l’ultimo appuntamento, non laurearci, non alzare la voce, non truccarci se stiamo soffrendo. Ah, però si tratta pure di non sparire, altrimenti è ghosting: come potete essere così insensibili?
Elena Cecchettin prende parola, elabora il proprio lutto provando a dare un senso alla tragedia che si trova a dover attraversare: parla come sorella, come donna, come cittadina. Porta il proprio corpo, la propria voce, e quel corpo e quella voce diventano bersaglio. Violenza su violenza e ancora ci sorprendiamo. Eppure Elena Cecchettin prova a non scegliere l’odio, la via più semplice. Hannah Arendt scriveva che ognuno di noi ha il compito, a partire dalla nascita, di portare nel mondo la propria differenza assoluta, provare a pensare quel che non è già stato pensato. Assumersi la responsabilità del proprio dire, portarlo, con il corpo, in uno spazio condiviso, dove possa essere occasione di confronto. Altre singolarità, altri corpi. La politica come spazio sorgivo, esito della costruzione di questo “tra”, avendo cura del corpo dell’altro davanti a noi, della sua alterità radicale. Arendt invitava a coltivare con cura la possibilità di pensare insieme. Arendt, soprattutto, ci ha insegnato che pensare al mostro è facile, umano, ma non ci aiuta a comprendere e a ricordarci che dietro il singolare c’è il sociale. Elena Cecchettin vuole comprendere e comprendere non è perdonare, è provare a stare in una complessità e a implicarsi in questa complessità. Voler comprendere è politica.
Vorrei che si provasse ad abitare tale complessità.
Vorrei che ogni uomo fosse più capace di assumersi la responsabilità di vincere la vergogna che prova ogni volta che si trovi, in una birra con amici, a interrompere la goliardia, mostrando agli interlocutori come parlano e da dove parlano. Vorrei che ogni uomo interrogasse il maschilista che ha in sé. Vorrei che lo vedesse. Vorrei che interrogasse il da dove spiega. Vorrei che si accorgesse quanto spiega. Vorrei che si accorgesse della postura che ha quando entra in una stanza, vorrei che si interrogasse su cosa è per lui la macchina, o il lavoro. Vorrei che si domandasse che cosa ama in chi ama, vorrei che guardasse dalla finestra della propria casa la gestione domestica. Vorrei che potesse fare i conti con la vergogna, metterla in parola, vorrei che potesse sentire di non dover essere potente. Vorrei che ogni uomo non fosse tutto di un pezzo. Vorrei che sapesse (e potesse) andare in pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Vorrei che le donne si accorgessero di quanto maschilismo introiettato, di quanto potere agito, di quanta competizione, quanto odio, quanta logica patriarcale assorbita. Quanto perdersi in una gara a diventare, loro, tutte di un pezzo, invece che danzare, insieme, cucendo i pezzi staccati ogni volta con un’invenzione nuova.
È complicato, per gli uomini, fare i conti con un femminile che si emancipa. La crisi – e per fortuna – di un modello violento e verticale, quello patriarcale, ha determinato una necessità di ripensarsi che non è stata presa in carico da nessuna agenzia sociale. La cultura continua a proporre modelli di vincenti, di eccezione, di genialità, di prestazione. Tutto è competizione e il mondo è diviso in chi ce la fa e chi soccombe. Farcela a fare che cosa? È la felicità in campo?
In questo tempo di transizione, in cui il patriarcato domina ancora, ma messo in questione, il maschile non sa interrogarsi su una nuova posizione possibile, non avendo mai abitato altro che la posizione dominante.
La crisi del legame sociale è pervasiva: vivere con gli altri comporta una rinuncia, la rinuncia ad avere tutto, quale è la contropartita? Quale è il valore aggiunto che mi viene dall’altro se l’altro è un rivale e mai un’occasione? Se a scuola i genitori si preoccupano che le differenze degli altri rallentino la formazione e se contano i risultati più che la relazione? Nella crisi del legame sociale, che ha investito le famiglie, i figli sono troppo spesso il completamento narcisistico, il senso che resta quando tutto vacilla. Proteggerli dalla frustrazione, dai no, dagli inciampi: essere lo specchio che li conferma perché siano lo specchio che ci conferma. Assicurarsi il loro “funzionare” – il loro rispondere a un modello di rendimento e di successo – più che la loro capacità di “amare” – costruire legami, sopportare le differenze, smarcarsi da modelli simbiotici in cui nulla resta dell’alterità e delle differenze. Nessun spazio per fare i conti, i conti davvero, con delusione, invidia, frustrazione, aggressività, rabbia, nessuno spazio per poterle dire. Nessuno spazio per imparare ad andare in pezzi, per imparare la perdita. La psicoanalisi ci insegna come l’aggressività sia figlia della seduzione speculare: se lo sguardo dell’altro è stato lo specchio buono che ci ha rimandato una immagine amabile di noi, la sottrazione di quello sguardo porta con sé il crollo di quell’immagine. L’altro speculare è l’altro che ha nelle mani il potere di farci sentire dio o merda. Non c’è amore per l’altro nello specchio perché non c’è alterità: è la nostra immagine, in gioco. Amo te ma perché ne va di me: la tua presenza conferisce alla mia vita un senso altrimenti assente. Ecco perché non si può lasciarlo andare, ecco perché si teme il suo distacco, la sua indipendenza, la sua libertà. Ecco perché da idealizzazione a odio; da cura a rabbia cieca; da ragione di vita a persecutore cui dare la morte.
Come costruire relazioni non immaginarie? Relazioni in cui il legame si prenda carico dell’assoluta alterità dell’altro? Relazioni in cui l’altro possa andare e tornare, essere interlocutore, amante, differenza, libertà? Relazioni in cui non ne va di me, della mia individualità, ma di un tu e di un io? Come promuovere un discorso sociale in cui lo spazio sia uno spazio “tra” tutto da costruire, fatto di corpi che devono coesistere, intrecciarsi, dialogare, costruire, a partire da ineliminabili differenze?
Fare a pezzi gli specchi è compito di ognuno di noi. Fare a pezzi gli specchi per poter andare in pezzi. E ripartire dalla vergogna, dalla fatica, dalla mancanza.
E dalla piena coscienza che siamo animali sociali: non ci si salva da soli.
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libriaco · 8 months
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Oggi come ieri
ELENA ANDREEVNA: […] voi tutti irragionevolmente rovinate i boschi, e presto sulla terra non resterà più nulla. Con la stessa irragionevolezza rovinate l'uomo, e presto, grazie a voi, sulla terra non resteranno né fedeltà, né purezza, né spirito di sacrificio. Perché non riuscite a vedere con indifferenza una donna, se ella non è vostra? Perché, e in questo ha ragione il dottore, in tutti voi si annida il demone della distruzione. Non avete pietà né del boschi, né degli uccelli, né delle donne, né l'uno dell'altro…
A. Čechov, [Дядя Ваня - Djadja Vanja, 1899], Zio Vanja in A. Čechov, Teatro, Milano, Garzanti, 2013 [Trad. G. P. Piretto]
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klimt7 · 5 months
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Da Elena a Giulia
Da Elena a tutti noi
Le parole di Elena Cecchettin. Lettera aperta per una Rivoluzione Culturale
Questa casa, che fino a poco più di un anno fa era troppo piccola, ora sembra così vuota, così grande e spenta. Così il vuoto che mi porto dentro per la tua assenza. Così il vuoto di quando ti cerco per raccontarti di quello che mi succede, dimenticandomi che non ci sei più. Così grande, così incolmabile il vuoto che la tua assenza lascia dentro di me. 
Così grande la rabbia come il dolore nel realizzare che la tua assenza, la tua morte sono state causate da un individuo con un nome e un cognome. Un individuo che si è sentito autorizzato a portarti via da me. 
Un individuo che non è stato educato al consenso, al rispetto e alla libertà di scelta.  
Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l’educazione, l’affettività. 
Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno.
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silenziodorato · 5 months
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Oggi è il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Sono stanca di leggere post su come una donna debba difendersi, sui segni premonitori, su come capire che un uomo stia diventando violento. Sono stanca perché NON dovrebbero spiegare COME PROTEGGERSI ma ANZI EDUCARE tutta la società, donne e uomini.
Gli uomini vanno educati al rispetto, al non oggettificare una donna, all'amore e non alla possessione. A chi si giustifica con il famoso "non siamo tutti così" consiglio un esame di coscienza perché almeno una volta nella sua vita avrà fatto o sentito una battutina a sfondo sessuale, che sembra il minimo ma non lo è. La violenza è insita nella società, nelle vostre mani sporche di sangue e nelle bocche colme di parole che disprezzano, piene di odio e di commenti che rimandano al patriarcato. Perché no, non è questione di cinquant'anni fa, una mentalità resta negli anni e non si può cancellare facilmente, soprattutto in Italia, dove leggi come quelle sul delitto d'onore sono rimaste in vigore fino a pochi decenni fa.
Le donne vanno educate a non adeguarsi a questo sistema, a ribellarsi, alla SOLIDARIETÀ tra sorelle perché quando ci legano fatti come questi non possiamo fare altro che esserlo.
Dobbiamo impegnarci tutti per conquistare quel futuro che tanto desideriamo e di cui parliamo su cartelloni e striscioni.
Noi non vogliamo più voltarci quando camminiamo in una strada buia per vedere se siamo seguite. Non vogliamo più avere la sensazione di essere guardate come un oggetto sessuale. Non vogliamo più i commenti maschilisti che subiamo mentre passeggiamo. NOI NON VOGLIAMO AVERE PAURA.
Per Giulia e per la sorella Elena, che hanno finalmente fatto parlare gli italiani (e non solo) di una grande problematica da sempre presente.
Per tutte le donne UCCISE.
Saremo unite, e spero uniti, per voi.
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solosepensi · 2 years
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"Nonna, perché porti sempre lo scialle sulle spalle?"
"Bambina mia, le spalle delle donne sono sacre e vanno protette. Hanno bisogno di calore, di morbidezza, di un tocco soffice e accogliente. Altrimenti si congelano, si irrigidiscono, fanno male. E non possono più svolgere il loro meraviglioso compito."
"Che compiti possono mai avere le spalle?"
"Sono le custodi delle nostri ali interiori, sorreggono i sogni, le idee, le intuizioni, sopra di esse appoggiamo pesi, preoccupazioni, dolori. Rappresentano lo scrigno della nostra potenza, ma anche la sorgente della nostra delicatezza."
"Vanno protette solo da adulte?"
"Le vecchie, bambina mia, hanno delle spalle speciali: nel tempo divengono le colonne della saggezza. Parlano al cuore della donna con il dolore, con il fastidio, con la sensazione di freddo pungente, la invitano senza troppi giri di parole a togliere pesi inutili, a proteggersi dal freddo del mondo, a darsi calore. Le urlano che non c'è più tempo da perdere: è il momento della cura. Per tutto ciò che accade. Inizia a tessere a mano il tuo scialle: sarà la coperta della tua anima!"
Elena Bernabè
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empreinte0 · 5 months
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“Riposa in potere” scrive Elena la sorella di Giulia Cecchettin. Noi lo sapevamo che sarebbe finita così. Queste sono morti di stato, quelle delle ragazze e delle donne, morte per mano di un uomo, un amico, un fidanzato, un marito.
Riposa in potere Giulia, che frase potente, perchè tutte le volte che riproviamo a riprenderci il diritto al No, non ti desidero più, non ti amo più, veniamo uccise a mani nude con crudeltà. Si dirà di lui che era un bravo ragazzo, no non lo era, era un prevaricatore ed ha potuto agire in nome di una società e di mille governi che non si occupano abbastanza della disuguaglianza di genere, di questo si tratta. Anzi la ampliano, rendendoci sempre più povere, impossibilitate a reagire. E se facciamo sentire la nostra voce ecco che siamo streghe o isteriche. E nessuna ragazza vuole esserlo. Siamo vittime dei governi che non fanno prevenzione a scuola, anzi le scuole le impoveriscono. Che non si parli di questo e di quello, di educazione sessuale e sentimentale, c’è la famiglia. Ma la famiglia a quanto pare non basta, non bastano i pochi fondi ai centri Antiviolenza, non bastano le pene severe- quando ci sono- il codice rosso, serve di più, serve che si riconosca lo stato patriarcale in cui le bambine, le ragazze e le donne vengono uccise.
Ciao Giulia, riposa in potere. Mai ci sono state parole più giuste. ♥️
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vintagebiker43 · 4 months
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A proposito del monologo della Cortellesi, di cui in tanti non ha letto l'intero e - come fanno in tanti - e forse hanno solo sentito dire un paio di frasi magari anche riportate
«Le figure femminili delle favole appartengono a due categorie fondamentali – scriveva allora Belotti – le buone e inette e le malvagie. […] Non esiste, per quanta cura si ponga nel cercarla, una figura femminile intelligente, coraggiosa, attiva, leale». Perché le fiabe sono (come ricordava proprio Calvino, citato in modo assai strumentale in vari commenti critici) un catalogo dei destini disponibili in una specifica cultura per le donne e gli uomini e quindi non possono che riprodurre modelli e visioni del mondo che connotano tale cultura. E fiabe come Cenerentola e Biancaneve sono state elaborate in epoche caratterizzate da situazioni e contesti in cui i ruoli di donne e uomini erano fortemente asimmetrici. Pensiamo solo alla diffusa presenza di matrigne (cattive), che ci parla in realtà di un fenomeno sociale molto diffuso: le ricorrenti morti per parto delle donne e il fatto che gli uomini tendessero a risposarsi con ragazze più giovani, che potessero prendersi cura dei figli già presenti e sfornarne altri e che forse non erano così entusiaste di farlo.
Fiabe che in realtà sono poi state più volte modificate per adattarsi alle aspettative culturali dei tempi in cui venivano raccontate: le stesse trame dei film di Disney sono in realtà lontane anni luce dalle "versioni originali".
Elena Gianini Belotti “Dalla parte delle bambine”
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mariacallous · 5 months
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The massive reaction to the latest killing of a young woman by her ex-boyfriend has raised hope of a turning point in the discourse in Italy on male violence.
The feminicide of Giulia Cecchettin has resonated strongly across Italy. The manner in which it occurred, the commitment of her sister, who spoke on live national television about rape culture and state violence, and years of work by feminist movements, seem to have produced a response in at least the public discourse on the issue.
Giulia was reported missing on November 11. Social media shared her photos, reporting that she had vanished with her ex-boyfriend. Many had already lost hope. Her dead body was found on November 18 in a remote location in Friuli-Venezia-Giulia.
The discovery of a woman’s dead body is tragically common. According to the statistics body ISTAT, Italy has seen 106 femicides this year, 87 of which occurred within the familiar/affective context, and 55 at the hands of a partner or ex-partner. According to ISTAT, the current year shows an increase of 3 per cent in the number of murders committed by a partner or ex-partner and a 4-per-cent increase in the number of female victims compared to 2022.
Not a crime of passion, a crime of power
In a letter published in the newspaper Corriere della Sera, and in statements made on a national live television program, Elena Cecchettin, Giulia’s sister, brought to the forefront the discourse that Italian feminist movements have been advocating for years.
The video of her speech has reached a million views. Giulia’s family, which was expected to display the victimizing pain of loss, gave visibility to a death which, like many others, could have been avoided. The speech addressed various components and levels of society, making of the events not only a tragedy but a social and political issue.
Filippo Turetta, Giulia’s suspected murderer, “has been talked about these days, and many have pointed him as a monster, as a sick person. But he is not a monster because a monster is an exception to society … Instead, he is a healthy child of a patriarchal society that is full of rape culture,” she said.
These words remove the alleged murderer from the light of exceptionality that the media use to portray feminicide murderers. In a country where there is a significant gender pay gap, where the right to abortion is poorly protected, where a woman dies every 72nd hour of femicide, there is no exception but a systemic problem.
Elena then exposes the state: “Femicide is state murder because the state does not protect us. We need to implement sexual and emotional education to prevent these things. We must fund anti-violence centres so that people can seek help when needed,” she said.
On November 22, the Minister of Education, Giuseppe Valditara, presented the “Educating for Relationships” project, which includes discussion groups, information campaigns and awareness-raising activities in schools. The initiative is not mandatory and is extra-curricular.
The plan was developed involving some sectors of civil society but no experts on gender-based violence. The project was initially thought up earlier and its coordination was assigned to Alessandro Amadori, who has co-authored a book that traces gender violence back to evil, makes a comparison of male with female violence and addresses controversial topics such as the danger of substituting a patriarchal system with its opposite, the “Gynarchy”.
As the D.i.Re, Donne in Rete Contro la Violenza, association  told the government, however, it is not possible to act on the problem without experts on gender violence – or continue to follow an emergency-led approach, which intervenes in crimes and punishments without consistently increased funds for law-enforcement and prevention activities.
“All men have to be careful. They must call out the friend who catcalls passers-by, they must call out the colleague who checks their girlfriend’s phone. You must be hostile to these behaviours that may seem like trivialities but are the prelude to feminicide,” Elena said. Another target of her speech is society, particularly the male one.
A Facta News piece, titled “Italy is not (yet) a country for women”, references data from the Women, Peace & Security Index. This reveals Italy’s 24th position in Europe concerning female social inclusion, security, and justice. Disparities extend across employment, education and health. These factors collectively reinforce a societal framework where men occupy positions of power and privilege, inherently existing on a distinct level compared to women. This authority, particularly evident in cases of feminicide, is wielded to its fullest extent. In the days that followed Giulia Cecchettin’s murder, the majority of comments on social media were written by women. In many, there is a direct call for men to take a responsible stance about gender-based violence.
The feedback to Elena’s speech has been diverse. On the political front, Stefano Valdegamberi, a councillor from the Veneto Region and a member of the Lega Nord Party, on Facebook expressed suspicions about the girl’s involvement with the murder, since her outfit “with certain satanic symbols” should concern the audience.
The police have meanwhile tried to raise awareness, appropriating the poem by Cristina Torre Cacéres, “Si mañana me toca, quiero ser la última” (“If it’s my turn tomorrow, I want to be the last”), used by feminist movements in Europe and Latin America. However, the police’s post did not elicit the desired reaction: numerous comments, especially from women, highlighted the difficulties in reporting abuse and being believed, exposing the inaction and complicity of the state apparatus.
According to Arianna Gentili, head of the violence and stalking help line, since the beginning of these events calls to anti-violence hotlines have nearly doubled. From 200 daily calls they have reached 400, with peaks of up to 500. According to Gentili, such a peak is usually reached before and after the November 25 anniversary, marking the International Day for the Elimination of Violence Against Women. Calls also increased not only from direct victims of violence but also from parents of potential victims.
Noise instead of a minute of silence
According to the newspaper Il Manifesto, 500,000 people marched in the national protest called in Rome by the Non Una Di Meno, (Not One Less) NUDM movement.
Contrary to Elena’s plea “for Giulia don’t make aminute of silence, for Giulia burn everything down”, Education Minister Giuseppe Valditara called for a minute’s silence in all Italian schools and universities on November 22. In many Italian universities students made a minute of noise, as silence on feminicides is far too much. During the week leading up to November 25, feminist and student collectives in many cities organized torchlight walks and “angry walks” to counter the decorous silence demanded by institutions.
The actions and reactions triggered by Giulia Cecchettin’s feminicide encapsulate, if not the seed, at least the hope of a turning point in the discourse and mobilization on issues of violence and gender, even while the institutions are still stuck.
The statements of Elena, who transformed her grief into a tool for condemnation and a fight for all, and the evident institutional inconsistency, prompted thousands of people to take to the streets on the November 25. Messina, Padova, Turin and Milan saw similar initiatives, also with a strong participation. A continuous wave of pink flooded the streets in protest against patriarchal violence. According to NUDM the tide has risen and will not go down. The squares certainly speak for themselves. For Giulia, for all of them.
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fashionbooksmilano · 1 year
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Soggetto nomade
Agosti Battaglia Carmi Catalano Russo
Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane 1965 1985
Postfazione di Rosi Braidotti. Introduzione di Cristiana Perrela e Elena Magini.
Produzioni Nero, Roma 2020, 176 pagine, brossura, 22 x 26,3 cm, ISBN  9788880560760
euro 25,00
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"Soggetto nomade" raccoglie in un unico volume gli scatti di cinque fotografe italiane realizzati tra la metà degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, che restituiscono da angolazioni diverse il modo in cui la soggettività femminile è vissuta, rappresentata, interpretata in un periodo di grande cambiamento sociale per l'Italia. Anni di transizione dalla radicalità politica all'edonismo, anni di piombo ma anche anni di grande partecipazione e conquiste civili, dovute principalmente proprio alle donne, e alle battaglie femministe. Una riflessione sull'identità e sulla sua rappresentazione che prende le mosse dai ritratti dei travestiti di Genova di Lisetta Carmi (Genova, 1924), dove la femminilità è un'aspirazione, e si declina attraverso le immagini di attrici, scrittrici e artiste di Elisabetta Catalano (Roma, 1941-2015), gli scatti sul movimento femminista di Paola Agosti (Torino, 1947), le donne e le bambine di una Sicilia sfigurata dalla mafia di Letizia Battaglia (Palermo, 1935) e infine gli uomini che per un giorno assumono l'identità femminile nel carnevale di piccoli centri della Campania esplorati da Marialba Russo (Napoli, 1947). 
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11/02/23
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kon-igi · 2 years
Note
Buongiorno dottore, non trova estenuante questo tentativo (ideologico?) di incolpare sempre gli uomini di crimini commessi dalle donne? Mi riferisco, in particolare, all'omicidio della piccola Elena: ho letto su vari giornali affermazioni aberranti (il metaverso, il padre assente, ecc.) quando la madre ha premeditato l'omicidio di sua figlia a sangue freddo. Non crede si stia deresponsabilizzando e vittimizzando le donne a prescindere?
Purtroppo siamo su internet e non nel mondo reale, dove la tua espressività, il tuo non verbale e la tua prossemica concorrerebbero ad aiutarmi a capire se diocane mi stai prendendo per il culo oppure parli seriamente.
Ora, la domanda che ti faccio - retorica, quindi non devi rispondere - è la seguente: dove reperisci questo tipo di informazioni?
Mi stai rigirando fior fiore di valutazione di esperti incel oppure è una tua conclusione da cherrypicking saltellante qua e là?
Quanti anni hai?
Quest’ultima domanda, invece, è seria, perché ho notato che la maggior parte dei media - cartacei, catodici e digitali - tendono a confezionare notizie che si adattano alla capacità di comprensione emotiva del cinquantenne medio che si sente così invitato a indignarsi e a dover dire la propria ad ogni costo, principalmente ma non esclusivamente, su facebook.
Per esempio:
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Io mi chiedo che problemi abbiano con le bende e con l’apertura del sarcofago le persone che sentono di dover anche solo pensare qualcosa di questa ‘notizia’. Che poi non possono nemmeno dire ‘Ai miei tempi...’ perché sennò a quei cinquantenni si dovrebbe fare diagnosi di amnesia retrograda sulla Milano degli anni ‘80.
Oppure:
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Figlio di camorristi, la macchina gliel’ha fatta guidare un pregiudicato che come soprannome fa O’nano. Ma facciamo smuovere un po’ di polvere secolare dalle pance di quelle mummie che hanno letto TIK TOK e sono sclerate.
Ritornando a noi, ti sei mai chiesto perché quasi mai linko articoli di cronaca per poi poterli commentare?
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Perché al liceo, invece di trombare, una volta ho scordato il manuale di dungeons&dragons a casa e per sbaglio ho ascoltato il mio professore di filosofia che spiegava IL MITO DELLA CAVERNA DI PLATONE.
Non trovo utile commentare alcuna notizia in cui non sia io in prima persona a venire arrestato, rapito, torturato, accoltellato, mutato o dotato di poteri magici ma anche in tale caso ci andrei piano con l’Aletheia perché comunque sarei compromesso dal bias di presupposizione esperenziale, quindi alla fine preferisco tacere.
Semplicemente non sento il bisogno di aggiungere il mio pregiato pensiero a ogni scorreggia nemmeno troppo silenziosa che viene sfiatata in questo ascensore manovrato da altri.
Però, se ti freme il dito e proprio non sopporti che la gente non abbia capito chi abbia ucciso con un candeliere il Colonnello Mustard in biblioteca, allora buona ricerca del colpevole... che quasi sempre puoi trovare attivando la telecamera frontale del tuo smartphone.
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likarotarublogger · 6 months
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Concorso Nazionale di inclusione sociale, bellezza e talento “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo”: svoltasi la finale regionale Lazio 4° edizione 2023 e la 3° selezione regionale Lazio del Concorso Nazionale di bellezza e talento “Una Ragazza per il Cinema” 36° edizione 2024.
Si è svolta domenica 12 Novembre, presso il Ristorante “Da nord a sud” di Roma, la finale regionale del Lazio del Concorso Nazionale di inclusione sociale, bellezza e talento “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” 4° edizione 2023 del Patron Massimo Meschino (che è dedicato a bambini fino ai 13 anni, a ragazze, ragazzi, donne e uomini dai 14 ai 60 anni, ovviamente divisi per fasce di età, a donne curvy e soprattutto persone che nonostante le loro disabilità vogliono ancora mettersi in gioco) ed in contemporanea la 3° selezione regionale del Lazio del famoso ed ambito Concorso Nazionale di bellezza e talento “Una Ragazza per il Cinema” 36° edizione 2024 dei Patron Antonio Lo Presti e Daniela Eramo che è dedicato a ragazze dai 15 ai 25 anni.
L'evento è stato organizzato dalla MTM EVENTS composta dal Presidente Massimo Meschino, il Vice Presidente Thierry Mandarello ed il loro staff composto dai fotografi ufficiali Mario Buonanno e Manolo Ruggeri, dal regista ufficiale Michele Conidi, dalla coordinatrice Marika Berti e dalla Direttrice artistica del concorso Maria Pina Bellotti.
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“Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” - Concorso Nazionale di inclusione sociale, bellezza e talento si differenzia da ogni altro concorso perché nasce, come appunto dice il nome, con lo scopo di includere socialmente tutte le persone che vogliono avvicinarsi a questo mondo ed in particolare a tutte quelle persone con problemi di handicap fisici e/o psico fisici che vorrebbero mettersi in gioco come tutti ma invece sono sempre esclusi dagli altri contest. Inoltre non punta alla ricerca esclusiva della bellezza dei concorrenti, ma tende ad individuare attraverso le numerose selezioni, elementi nuovi dotati di talento, personalità e dalle precise caratteristiche professionali per essere proposti nel mondo dello Spettacolo, della Moda, del Cinema, della Pubblicità e della Televisione.
38 i concorrenti che si sono contesi le ultime fasce a disposizione per la giornata ed il passaggio alla finale nazionale (Melissa Pelagaggi, Aurora Rossi, Martina Serventi, Maria Galatioto, Aurora Cigna, Giorgia Di Bernardo, Chiara De Gianni, Federica Viazzo, Larissa Andreia Olaru, Valentina Aureli, Marianna Fersula, Martina Amelia Lucente, Sofia Marino, Sofia Trifella, Gaia Dell’Armi, Cecilia Colantoni, Sara Corradini, Ilenia Cadaverò, Lisa Zoe Scardocchia, Cristel Mollo, Ana Dragan, Doriana Gallucci, Natalya Zhovnir, Lorenzo Valente, Michel Zanoboli, Julia Bednarz, Elvis De Gianni, Aurora Zordan, Mattia Georgian Lucente, Sofia Ruggero, Manuel Spallotta, Sofia Marangio, Alessandro Ventura, Vittoria Ventura, Alessandro Lucci, Giulia Lucci, Davide Zordan e Nausika Trentuno).
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Dopo aver fatto i dovuti ringraziamenti alla location ospitante, ai partner del concorso (la filiera ortofrutticola Natura da baciare, Itop Officine Ortopediche, 3B Production Film, l'Accademia Arte nel cuore, il brand Matti Veri, Le Cinemà, Aob Magazine, PaeseRoma.it e Non solo video), si è passati a presentare i giurati a cominciare dalla vincitrice in carica della categoria Bambine Aurora Caretta, dalla stilista internazionale Elena Rodica Rotaru dalla ballerina professionista in danze caraibiche nonché titolare del brand “Matti veri” Elisabetta Valitutti, dalla stilista e regista Maria Berardi, dal regista e produttore cinematografico Pietro Borzacca, dalla hair stylist Marilena Bacanu e dal famosissimo tiktoker Federico Antoine.
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Così, dopo i ringraziamenti e la presentazione dei giurati, si è svolta subito la prova talento dove i concorrenti che hanno voluto si sono esibiti per 90 secondi davanti la giuria in prove varie tra recitazione, ballo, canto, musica ed altre arti varie mentre chi non si è esibito ha sfilato con abito casual; poi ci sono state le altre uscite in abito elegante e costume, intervallate da interventi canori e cabarettistici del presentatore, cantante, imitatore e show man Antonio Delle Donne e da alcuni interventi del Presidente della MTM Events, Paton del Concorso “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” nonché Agente regionale del Lazio del Concorso “Una Ragazza per il Cinema” Massimo Meschino che ha voluto spiegare come si svolgerà la finale nazionale e presentare i prossimi eventi che si svolgeranno. Si è poi proceduto alla premiazione finale, non prima di aver distribuito alcuni omaggi da parte dell'organizzazione, ovvero a tutti i partecipanti che partecipavano è stato consegnato un peluche a loro scelta.
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Le tre fasce di accesso alla finale regionale 2024 di Una Ragazza per il Cinema Lazio sono andate a Martina Serventi, Sofia Marino e Valentina Aureli.
Per quanto riguarda Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo, sono state consegnate 2 fasce di accesso alla finale regionale Lazio 5° edizione 2024 categoria Ragazze e sono andate a Marianna Fersula e Cecilia Colantoni, quella di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo 1° classificata categoria Ragazza a Lisa Zoe Scardocchia, quella di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo 1° classificata categoria Over ad Ana Dragan, quella di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo 1° classificata categoria Special a Doriana Gallucci, quella di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo Ragazza fedeltà a Sofia Trifella, quella di Ragazza Accademia L'Arte nel Cuore a Larissa Andreia Olaru, quella di Ragazza Itop Officine Ortopediche ad Aurora Rossi, quella di Ragazza Matti Veri a Federica Viazzo, quella di Ragazza 3B Production Film ad Aurora Cigna, quella di Ragazza MTM EVENTS a Natalya Zhovnir e quella di Ragazza Ristorante “Da nord a sud”, ovvero la ragazza più votata della giornata che si aggiudica anche la coroncina e l’accesso alla finale regionale del concorso “Una Ragazza per il Cinema” a Giorgia Di Bernardo.
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Per la categoria ragazzi è stata consegnata la fascia di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo per l’accesso alla finale regionale Lazio 5° edizione 2024 categoria Ragazzi a Lorenzo Valente, e per la categoria over uomini è stata consegnata la fascia di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo 1° classificato categoria over uomini a Michel Zanoboli.
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Per quanto riguarda invece la categoria bambini, la fascia di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo 1° classificata categoria Bambina è andata a Sofia Ruggiero, quella di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo 1° classificato categoria Bambino a Davide Zordan, quella di Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo Bambino/a fedeltà a Mattia Georgian Lucente, la fascia di Bambina Le Cinemà a Julia Bednarz, quella di Bambina PaeseRoma.it ad Elvis De Gianni, quella di Bambino Natura da Baciare a Giulia Lucci e quella di Bambino Non Solo Video ad Alessandro Ventura.
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Infine, per quanto riguarda l’ammissione alla finale nazionale che si svolgerà a Fiuggi (FR) nei giorni 1, 2 e 3 Dicembre 2023 con serata finale nel bellissimo e suggestivo Teatro Comunale, trattandosi di una edizione particolare il Patron Massimo Meschino ha deciso di ammettere tutti i concorrenti che vorranno partecipare ma che abbiano svolto già selezioni precedenti alla finale regionale.
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La conduzione della giornata è stata affidata al bravissimo presentatore, cantante, imitatore e show man Antonio Delle Donne, la regia audio è stata affidata a Cristiano , fotografo ufficiale della giornata Mario Buonanno, regia Michele Conidi, coordinamento ragazze Marika Berti, la supervisione ovviamente affidata al Patron di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” nonché Agente regionale Lazio e Molise di “Una Ragazza per il Cinema” Massimo Meschino. https://youtu.be/97PNAeju0IA?feature=shared
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In conclusione, ricordiamo ancora una volta che il Concorso Nazionale di bellezza e talento “Una Ragazza per il Cinema” è un concorso diretto a ragazze dai 15 ai 25 anni di età mentre il Concorso Nazionale di inclusione sociale, bellezza e talento "Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo" è un concorso per tutti diretto a bambini fino ai 13 anni, ragazze e ragazzi dai 14 ai 30 anni, donne e uomini over dai 31 ai 60 anni divisi in due fasce di età (31-45 e 46-60), persone curvy e soprattutto a persone con disabilità che hanno ancora voglia di mettersi in gioco.
Inoltre, per questo secondo concorso, si cercano Agenti regionali e/o territoriali per tante aree ancora scoperte sul territorio italiano.
Chi volesse partecipare alle prossime selezioni di entrambi i concorsi oppure di uno solo di essi o volesse altre informazioni, può rivolgersi a Massimo Meschino al numero 328/8954226, visitare i siti internet www.unaragazzaperilcinema.eu e www.agenziamtmevents.it in cui troverete tutte le info sia dell'Agenzia che dei concorsi stessi oppure visitate le pagine Facebook “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” e “Una Ragazza per il Cinema Lazio e Molise”.
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PH: MARIO BUONANNO
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Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
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“Uovo alla coque”
Quando il giovane cameriere, con la sua uniforme bianca immacolata, servì fra le altre cose il contenitore argentato contenente un uovo alla coque le scappò subito da ridere, anche se non era certo una sorpresa.
All' Holiday Inn la colazione continentale comprendeva anche le uova e lei quella mattina, per la prima volta, era decisa a provarla.
Suo marito le stringeva affettuosamente la mano, così si divincolò con dolcezza per cominciare a mangiare.
A due metri da lei, seduto al tavolo vicino, c'era Filippo il suo amante, che fino a quel momento aveva evitato prudentemente di guardare. Adesso però, quasi a richiamare la sua attenzione, picchiettò con il cucchiaino sul guscio dell'uovo per romperlo.
Elena indossava un prendisole nero molto corto, così quando accavallò le gambe mostrò le cosce abbronzate, cercando gli occhi di Filippo che le sorrise. In breve svuotò l'uovo, si asciugò le labbra e nascose un sorriso quando l' amante le indicò la porta dei servizi igienici.
La donna si scusò con il marito, raccolse la borsetta che aveva appeso alla spalliera della sedia, lanciò un ultima occhiata a Filippo e si avviò al bagno delle signore.
Una volta dentro Elena si osservò allo specchio rassettandosi i capelli, cercò nella borsetta il piccolo ovetto rosa spinse un piccolo bottone per attivarlo e, dopo essersi seduta per orinare, lo fece sparire fra le cosce, accorgendosi di essere già umida di piacere. Strinse le gambe, avvertendo dentro di se la presenza di quell'oggetto estraneo.
Prima di uscire, sfilò dalla borsa il minuscolo telecomando a forma di porta chiave, lo infilò in una busta in cellophane che nascose nella scatola appoggiata al lavandino, piena di salviette per asciugare viso e mani.
Ritornata al tavolo sorrise al marito, accarezzandogli la mano, poi proseguì a far colazione.
Immediatamente dopo Filippo sgattaiolò veloce nel bagno delle donne, a colpo sicuro e senza difficoltà, recuperò il telecomando. Uscendo fece una piccola sosta nei servizi igienici maschili, poi tornò a sedersi al suo tavolo, proprio adiacente a quello della sua amante, sistemato in modo da poterla vedere.
Mentre Elena portava alle labbra un cucchiaino di yogurt, sentì vibrare l'ovetto dentro di se. Le si bloccò il respiro e un rossore le comparse in volto, tanto che il marito le chiese se andasse tutto bene.
Il piacere si spense poco dopo, dandole sollievo per la situazione imbarazzante.
Mentre il marito le raccontava come aveva intenzione di trascorrere la mattinata, avvertì un formicolio crescente che la fece bagnare, tanto da costringerla ad accavallare le gambe. Così facendo si accorse che il piacere era amplificato. Un guizzo rapido della lingua sulle labbra gonfie e tumide, accompagnó uno sguardo infuocato verso l'amante, che pareva divertirsi molto.
La vibrazione questa volta durò più a lungo, tanto che senti i movimenti concitati del proprio diaframma e il piacere farsi largo fra le gambe. Trattenendo un gemito, strinse la mano del marito, che a fronte di quel gesto di tenerezza le accarezzò il viso, per poi andare in bagno per qualche minuto.
Elena, sola al tavolo, afferrò il cellulare mandò un breve messaggio a Filippo:”stronzo!”, seguito da un bacio rosso sangue.
L'amante nel frangente aveva disattivato il congegno. Non appena il marito della donna ritornò al tavolo, spinse il tastino sul piccolo telecomando, mettendolo al massimo della potenza consentita, la donna si sentì nuovamente pervadere da un misto di piacere e imbarazzo, contemporaneamente un suono di notifica le apparve sul cellulare.
Lesse il messaggio:”Mia”.
Con le mutandine ormai bagnate, rispose: “ancora...”.
- Evasioni dell’Anima -
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