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#cultura etica
womenforwomenitaly · 4 months
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Il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Monsignor Vincenzo Paglia avverte sulla necessità di circoscrivere i confini tra l’umano e l'IA. Promuove un’antropologia digitale, con tre coordinate fondamentali: etica, educazione e diritto.
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gregor-samsung · 5 days
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" Educare all'ozio significa insegnare a scegliere un film, uno spettacolo teatrale, un libro. Insegnare a sbrigare le attività domestiche e a far da sé molte cose che fin qui abbiamo comprato. Insegnare la convivialità, l'introspezione, il gioco. Anche la pedagogia dell'ozio ha una sua etica, una sua estetica, una sua dinamica, delle sue tecniche. E tutto questo va insegnato. L'ozio richiede luoghi adatti per riposarsi, per distrarsi, per divertirsi. Ai giovani perciò bisogna insegnare a districarsi non solo nei meandri del lavoro, ma anche nei meandri delle varie offerte di loisirs. Significa educare a fare il genitore e a fare il coniuge, ai rapporti con l'altro sesso, al volontariato, cioè ad attività socialmente utili da svolgere nel tempo libero che avremo in abbondanza. Ce n'è da insegnare! La massa della gente non sa scegliere neppure un luogo di vacanze: va in un'agenzia e si fa rifilare quello che capita. La massa della gente non sa come distrarsi e come riposarsi. Bisogna educare alla notte: la nostra cultura è tutta diurna, vede la notte come uno spazio privatissimo, peccaminoso. E poi bisogna educare alla cultura post-moderna: molte espressioni della nostra cultura non sono godibili immediatamente com'era per la pittura classica o per la musica tradizionale. Siano architettura, scultura o design, spesso possiamo apprezzarle solo se ne conosciamo storia, senso e scopo. Posso rimanere istantaneamente colpito di fronte alla Gioconda o a una statua di Canova, ma per capire Mondrian devo sapere cos'è stato il movimento De Stijl, e per ammirare davvero Van Gogh devo sapere cos'è stato l'Impressionismo. Educare significa insegnare ad arricchire le cose di significato, come diceva Dewey. Più educato sei, più significati cogli nelle cose e conferisci alle cose. "
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 141-142.
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daimonclub · 6 months
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Letteratura, religione, morti e psicologia
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Libro dei morti Tibetano Letteratura, religione, morti e psicologia. Questo articolo analizza l'importanza della letteratura alla luce dei vari libri dei morti nelle diverse religioni e soprattutto il legame tra letteratura, morti, immagini e psicologia all'interno del libro rosso di C.G. Jung, attraverso un estratto di una conversazione tra James Hillman e Sonu Shamdasani riportata nel libro Lament of the Dead: Psychology After Jung's Red Book, Il lamento dei morti in italiano. Il messaggio principale che ne sembra derivare è che, mentre i libri dei morti costituivano una guida per il defunto per arrivare nell'aldilà, il libro rosso, così come buona parte della migliore letteratura, costituisce al contrario una guida suggerita ai vivi da parte dei defunti per raggiungere la tanto agognata consapevolezza della nostra esistenza. Carl William Brown Volgiti ai morti, ascoltane il lamento e prenditi amorevolmente cura di loro. Carl Gustav Jung Ovunque vado trovo che un poeta è stato lì prima di me. Sigmund Freud Ciò per cui i morti non parlavano, da vivi, te lo possono dire, da morti: la comunicazione dei morti è una lingua di fuoco al di là del linguaggio dei vivi. T.S. Eliot Lo scopo della letteratura è trasformare il sangue in inchiostro. T.S. Eliot Le tre grandi divinità madri dei popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici insieme; dee della vita e della fecondità nello stesso tempo che dee della morte. Sigmund Freud D’ora in poi voglio immaginarmi la morte come una tenera e affettuosa mamma che con estremo amore, stringendomi sorridente al suo seno per tutta l’eternità, invece di darmi la vita me la toglierà. Carl William Brown
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Il libro dei morti egiziano Abbiamo ucciso i morti, e adesso ci aggiriamo in una vita che è poco più di un pregiudizio, lontani dalla pienezza dell'esistenza. Ecco il sintomo collettivo, la malattia di cui soffre la nostra cultura, e che le psicoterapie tentano invano di sanare. Lo intuì un secolo fa C.G. Jung, quando iniziò quella discesa nei propri abissi inferi che avrebbe speso anni a trascrivere, calligrafare e corredare di immagini sfolgoranti, consegnando poi il testo a un silenzio infranto solo nel 2009, con l'edizione che lasciò stupefatti: il Libro rosso, favoleggiato da tempo nelle cerchie junghiane, vedeva finalmente la luce e la sua unicità ancora da decifrare scuoteva non solo l'edificio della psicologia analitica ma ogni altra costruzione concettuale eretta sul territorio della psiche. James Hillman Pensiamo che ogni elaborazione mentale faccia parte del Tagesrest, come lo chiama Freud: i residui diurni, immagini composite, la spazzatura della vita. Ma Jung dice che persino i nostri pensieri derivano dalle figure. Dunque il compito sarebbe riportarle alla luce, e il Libro rosso sembra fare esattamente questo. Jung permette alle figure di parlare, di mostrarsi. Addirittura le incoraggia a farlo. James Hillman Leggevo della pratica diffusa tra gli antichi egizi di aprire la bocca dei morti. Era un rituale e non credo sia possibile riprodurlo oggi, con le nostre mani. Eppure aprire il Libro rosso è un po' come aprire la bocca dei morti. James Hillman La religione è solo letteratura, ma la letteratura non è solo religione. Carl William Brown Ci vuole il sangue. L'opera è il «libro dei morti» di Jung, la sua discesa nel mondo infero, il tentativo di stabilire un rapporto con i morti. Jung si rende conto che se non veniamo a patti con i morti semplicemente non possiamo vivere, e che la nostra vita dipende dalle risposte che diamo alle loro domande rimaste senza risposta. Sonu Shamdasani Gli antenati. I morti. Non è una mera metafora, un messaggio cifrato per indicare l'inconscio o qualcosa del genere. Quando parla dei morti, Jung intende proprio i morti. E loro sono presenti nelle immagini, continuano a vivere. Sonu Shamdasani Nel commento al "Segreto del fiore d'oro" c'è un punto in cui Jung parla dell'importanza del lasciar accadere, o Gelassenheit, una lezione appresa da Meister Eckhart e analoga al wu wei dei taoisti, ovvero non fare nulla ma lasciare che gli eventi psichici accadano da soli. Lì ha luogo la relativizzazione: si consente l'emergere spontaneo delle figure, si fa un passo indietro e poi si tenta di valutare, di seguire ciò che ne scaturisce. Sonu Shamdasani I libri dei morti sono importanti in molte religioni, poiché contengono istruzioni, preghiere e rituali per assistere i defunti nel loro passaggio dall'esistenza terrena a quella dopo la morte.
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Carl Gustav Jung Nella religione egizia, il "Libro dei Morti" era una raccolta di testi funerari che venivano posizionati nelle tombe per aiutare il defunto a superare le prove del regno dei morti e a raggiungere la vita eterna. Il libro conteneva preghiere, incantesimi, formule magiche e istruzioni per la mummificazione. Anche nella religione tibetana, esiste un "Libro dei Morti", chiamato "Bardo Thodol", che fornisce una guida per il defunto attraverso i vari stati di transizione tra la morte e la rinascita. Nella religione cristiana, il "Libro della Vita" è menzionato nella Bibbia come un registro dei nomi dei giusti che godranno della vita eterna. Il Libro di Apocalisse, in particolare, contiene riferimenti al giudizio finale e alla risurrezione dei morti. In generale, i libri dei morti rappresentano un modo per la religione di fornire conforto e guida ai propri fedeli anche dopo la morte. Essi offrono una sorta di mappa per il viaggio verso la vita eterna, aiutando il defunto a superare le prove che si presentano nel loro passaggio nella dimensione successiva. Il "Libro Rosso" di Jung è un'opera privata e molto personale dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung, che egli scrisse tra il 1914 e il 1930. Il libro, che originariamente venne tenuto segreto, fu pubblicato per la prima volta nel 2009, molti anni dopo la morte di Jung. Il "Libro Rosso" è una raccolta di appunti, disegni e riflessioni di Jung sui suoi sogni, le sue visioni e le sue esperienze interiori. È considerato un testo fondamentale della psicologia analitica, la teoria psicologica sviluppata da Jung, che sottolinea l'importanza dell'inconscio e del simbolismo nella vita umana. Nel libro, Jung descrive il suo viaggio interiore, esplorando le profondità della sua psiche e incontrando figure simboliche che rappresentano diverse parti di sé stesso. Egli considerava questo viaggio come un'esperienza spirituale e un processo di individuazione, ovvero il processo di diventare una persona completa e consapevole di sé stessa. Il "Libro Rosso" è una lettura impegnativa e complessa, ma è anche un'opera molto preziosa per chi è interessato alla psicologia analitica, alla spiritualità e all'esplorazione della psiche umana. Esso rappresenta una testimonianza unica della vita interiore di uno dei più importanti psicologi del XX secolo. Dal libro Lament of the Dead: Psychology After Jung's Red Book , Il lamento dei morti in italiano. SS: Abbiamo accennato all'importanza della letteratura. A suo avviso la letteratura cosa può offrire alla psicologia?
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Il libro rosso di C.G. Jung JH: Santo cielo, al momento è proprio il mio interesse principale. Ho l'impressione che il modo in cui comprendiamo le persone nella pratica della terapia sia terribilmente inadeguato: abbiamo i casi clinici, abbiamo i manuali diagnostici, che a loro volta contengono centinaia di categorie diagnostiche, ma non percepiamo mai la persona in carne e ossa. Nel XIX secolo, invece, e anche per parte del XX, i casi clinici erano scritti in modo tale da mostrare la calligrafia del paziente, ogni dettaglio della sua vita lavorativa, i resoconti dei suoi figli ... Tutto era condensato in relazioni tutt'altro che piatte e anodine. Al centro delle descrizioni c'era una sorta di figura immaginaria o letteraria. Oggi le statistiche riportate nei manuali diagnostici affermano che tot persone con un certo tipo di schizofrenia hanno una crisi dopo tot anni eccetera, e capisco che sia così, perché esiste una quantità sterminata di resoconti basati sulle prove di efficacia per quanto riguarda la prognosi, il trattamento e così via. È un approccio molto psichiatrico, molto medico. Tuttavia, se le figure basilari che determinano la vita di una persona non sono caratteristiche della persona stessa, tanto per cominciare, ma sono le figure incontrate da Jung e da centinaia di pazienti, perché non partire da lì per ottenere modelli o immagini che ci aiutino a capire che cos'è la vita di una persona, di che cosa è fatta l'anima di una persona? Prima che nascesse la psicologia, intorno al 1900 - la psicologia nel senso dei casi clinici, intendo -, c'erano i romanzi. Per tutto il XIX secolo Jane Austen, Tolstoj, Turgenev, Balzac misero in pagina le più straordinarie descrizioni della vita umana. Le tragedie, le sofferenze, lo humour, le stranezze, gli appetiti, la brutalità, le perversioni: nella letteratura c'era tutto. E la gente comune leggeva parecchia letteratura, o seguiva uno come Dickens nei suoi giri di conferenze, solo per apprendere quelle storie e scoprire com'era la vita. Ecco, mi sembra che il legame tra le figure sia di per sé una parte del lavoro di apprendimento: la pratica dell'immagine, vedere come le figure lavorano insieme, che cosa costruiscono, quale influenza esercitano. È esattamente ciò che faceva la letteratura, ciò che ha continuato a fare. Per molti versi è diventata più sofisticata, ma non ha smesso di parlare della vita delle persone. Le storie raccontavano di una donna che si sentiva male se qualcosa non andava per il verso giusto in famiglia, e allora si stendeva sul divano o sul letto, o sveniva; oppure di un uomo che faceva innamorare tutte le ragazze del quartiere. I romanzi erano pieni di questo ricco materiale descrittivo sulla vita, su come sia piena di ipocrisia, inganni, azioni meschine e crudeli, rifiuti, indifferenza e chi più ne ha più ne metta. Credo che la via per tornare a comprendere la natura umana passi dagli studi letterari, non dalle descrizioni scientifiche dei casi clinici, o dalle analisi statistiche, o da qualunque altra cosa venga insegnata agli aspiranti terapeuti. Sarebbe uno studio della vita attraverso la buona scrittura. SS: Capisco dove vuole arrivare, ma penso che lo status conferito alla letteratura sarebbe potenzialmente problematico, così come il modo in cui potrebbe essere intesa, perciò preferirei un linguaggio più neutro. Tuttavia la funzione che lei attribuisce alla letteratura è significativa. La descriverei come un fornire ricche articolazioni dell'esperienza. JH: Ottimo. SS: Nelle quali gli individui possono riconoscere se stessi e gli altri. Oggi le persone hanno a disposizione molte fonti, non solo la letteratura ... JH : Il teatro e così via.
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James Hillman SS: E paradossalmente, con il fallimento della sua volontà scientifica, la psicologia viene trasformata in un altro mezzo che fornisce articolazioni dell'esperienza. La si legge come letteratura. Non per niente, con la disfatta della psicoanalisi il suo ultimo rifugio sono state le facoltà letterarie. JH: È vero. L'ultimo baluardo. SS: Personalmente diffido dei giudizi di valore. A me interessa di più il modo in cui le persone usano le cose. In questo senso, le psicologie sono usate come veicoli per l'articolazione dell'esperienza, mediante i quali gli individui riconoscono se stessi e riconoscono gli altri, e trovano psicologie di loro gusto. Ho una certa remora a valorizzare una forma di articolazione dell'esperienza a discapito delle altre. JH: Immagino che dovrei usare la parola «storia» anziché «letteratura ». Ma non importa. Vorrei concentrarmi sulla «ricca articolazione dell'esperienza», come la chiama lei, ciò che permette di intuire la natura profonda delle cose. SS: La parola-chiave è «intuizione» . A mio avviso le psicologie più fortunate sono quelle che forniscono mezzi operativi semplici: sono abili nella microgestione dei rapporti umani e possono suggerire quale comportamento adottare nei confronti degli altri, ma non forniscono necessariamente intuizioni differenziate. Proprio la semplicità spiega il loro relativo successo. JH: Probabilmente dovremmo tornare alla questione della letteratura. Mi interessa molto, comunque, e uso il termine in senso ampio per indicare tutte le arti, compreso il grande teatro, in special modo quello greco, e Omero, Shakespeare e cosl via. La vera preparazione per il bravo terapeuta che deve comprendere la natura umana e decifrare la vita delle persone si trova ancora nella Natasha di Guerra e pace di Tolstoj, nel Falstaff di Shakespeare: sono le figure vive che rimangono con noi più di qualsiasi essere umano che abbiamo mai conosciuto. Quando dico che rimangono, intendo che sono realtà psichiche, e possiamo imparare di più dagli scrittori particolarmente accurati o brillanti o eloquenti che dallo studio dei casi clinici. Quello che si impara da un caso clinico si estende ben poco alle altre persone, alla vita, non è una lezione sempre valida. Perciò la letteratura va tenuta in gran conto. Il vero studio, per il terapeuta, consiste nel leggere di vite che non sono di persone reali ma che incarnano la parte profonda della vita umana, i poteri da cui siamo tenuti in vita e che i bravi scrittori articolano cosl bene. E non solo i bravi scrittori: questa è la cosa curiosa. C'è poi un secondo aspetto da considerare, e cioè il fatto che la psicologia stessa non dovrebbe basarsi sulle statistiche, sulla sociologia, in qualunque modo la si voglia chiamare, sulla realtà politica e così via, ma sulla storia vissuta da una vita umana e presentata dalla letteratura. Come facevamo a conoscere la psicologia prima ancora che esistesse? Nel XIX secolo le persone, in particolare le donne, leggevano - e scrivevano - romanzi e racconti straordinari, che permettevano di capire a fondo come siamo fatti, come funziona la psiche umana: i romanzi popolari, ma anche le grandi tragedie, che mostravano come gli Dèi intervengano nelle nostre vite. Per me questa è la base estetica del nostro studio, del nostro lavoro, che finora è sempre stato sulla strada sbagliata. La discussione sulla bellezza in Joyce e in Picasso non è ancora finita, Jung e gli junghiani non hanno affrontato a dovere la questione dell'importanza primaria della bellezza, e dunque dell'estetica, per la vita della psiche. SS: Se osserviamo le stesse questioni nel Libro rosso, vediamo che Jung evita il linguaggio concettuale, perché si rende conto che non è in grado di racchiudere il linguaggio dell'anima. E si tratta del linguaggio dell'anima, per quel che lo riguarda, perché il dialogo avviene tra lui e la sua anima. C'è bisogno di un linguaggio nuovo, letterario ma non finzionale, su questo Jung è molto chiaro. L'opera è tutta Wahrheit e non Dichtung , come dice a Cary Baynes, e fa il possibile per trovare un linguaggio che comunichi, che evochi il potere emozionale delle esperienze in questione.
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Sonu Shamdasani JH: Questo è l'importante. Oggi il linguaggio della psicologia non comunica nessuna emozione, non comunica la bellezza dell'esperienza che descrive. SS: È la differenza principale fra il linguaggio dell'evocazione come lo intendo io, che rimanda alle esperienze facendole echeggiare, e il linguaggio della spiegazione. La spiegazione - considerando il fatto problematico che Jung è coinvolto nel Libro rosso - uccide l'esperienza. Jung si dedica al linguaggio della spiegazione fino al 1912, ed è una cosa che lo lascia svuotato. JH: Svuotato come persona? SS: Sì. E lo sa il cielo quali effetti ha sui suoi pazienti e sui suoi colleghi. Perciò la questione è: che cos'è il Libro rosso? È ancora psicologia? Jung fatica a risolvere il problema. Alla fine si allontana dall'opera e torna a una forma di concettualismo, perché ha la sensazione che perderebbe la sua credibilità scientifica se si abbandonasse a quella forma espressiva. JH: Oppure trova inadatte le forme di cui si parlava poco fa, le forme estetiche e artistiche dell'epoca, e con la sua esperienza ha la sensazione di essere entrato in forme nuove che tuttavia non ha ancora formulato. È il pezzo mancante: la formulazione della nuova esperienza dell'anima senza regredire alla vecchia modalità concettuale. SS: E senza cadere nell'estetismo, come lo avrebbe chiamato Jung, l'idea di un'estetica che è mera superficie o apparenza. L'estetica ha anche un senso più profondo, usato per comunicare la profondità dell'esperienza. È l'estetica con cui ha a che fare Jung e che per molti versi è inelegante. Non siamo davanti a un libro ben scritto, e le raffigurazioni pittoriche non sono formalmente compiute, ma proprio per questo motivo l'opera è più efficace o più emozionante. Fa a pugni con le categorie estetiche dello stesso Jung. JH: Giusto. Tuttavia il guaio è che Jung si porta ancora dietro la separazione tra etica ed estetica avvenuta dopo la fine della Grecia antica. Se una cosa è solo estetica è dilettantesca, non è davvero impegnata, dunque è immorale o non etica. In ciò consiste l'estetismo. Ma non dimentichiamo che i romantici, i greci, gli uomini del Rinascimento ne avevano già discusso molto tempo prima. Jung viene da una tradizione - non so se chiamarla protestantesimo o altro - che ha già giudicato l'estetica a sé stante come priva di valore morale. SS: Ricollegandomi al discorso della cosmologia, credo che l'elemento cruciale sia l'espressione adeguata, appropriata, penetrante. A mio parere il linguaggio del Libro rosso è il più penetrante fra quelli usati da Jung proprio perché non è concettuale. Read the full article
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Ognuno ha diritto di vivere secondo le 'ragioni' che lo rendano felice, ma SOLO nei propri ambiti privati: chi è conservatore, tradizionalista, può gestire la propria vita come meglio crede, ma NON quella degli altri, poiché LA VITA ALTRUI NON GLI APPARTIENE.
Il grosso problema d'un conservatore, a differenza d'un Progressista, è quello di NON riconoscere gli ambiti in cui le sue convinzioni possono operare: SOLO SULLA PROPRIA PERSONA; pure quando si deve crescere un figlio, lo si deve fare rispettandone propensioni e sentimenti.
Dopo lo spettacolo nefasto che vide la chiesa collaborare col fascismo, la Repubblica italiana avrebbe dovuto comportarsi come la Spagna, tagliando fuori sempre di più la chiesa dalla politica, dando vita ad un Paese che oggi riconosce maggiori diritti ai cittadini.
Un Capo di Stato rappresenta tutti gli italiani SOLO se NON ha pregiudizi di alcun genere (non è razzista, non è misogino, non è maschilista, non è omofobo, non è xenofobo) e si adopera CONCRETAMENTE per far valere diritti civili e sociali: diritto alla Qualità Totale della Vita.
È buona cosa, Etica, aderire a iniziative che portano a riconoscere diritti civili e quindi una più alta Qualità della Vita. Dovrebbero essere i cittadini a battersi per questo, consci del fatto che essere Felici non è immorale, non è 'peccato', ma solo salutare.
Un politico di destra o un cittadino di destra conservatori sono interessati a conservare i loro ruoli con la repressione; in una società fondata su Competenza, Libertà, Qualità Totale della Vita, NON potrebbero mai essere alla guida di qualcosa, perché sono dei fannulloni.
Il governo Meloni, alla pari di qualsiasi clero religioso, come la chiesa cattolica, come papa Bergoglio, NON è composto da persone intellettualmente sviluppate, capaci di essere creative e competenti in qualcosa: quindi necessita, per governare, di reprimere i cittadini.
Il tratto evidente delle politiche di destra e degli elettori di destra è la vile pretesa di far passare quale libertà d'espressione ciò che considerano 'diritto': il molestare, insultare i 'diversi'; il compiere continui atti persecutori.
Prima ancora che si formasse il governo Meloni, la coalizione di destra avanzò proposte per limitare i diritti delle donne, mettendo in evidenza che la Repressione è considerata dall'ideologia di destra quale arma vincente per tenere in pugno un Paese intero.
Si paga un prezzo alto a non avere una Cultura: si diventa 'gente di destra': repressiva, reazionaria, deprimente, Ignorante, misogina, maschilista, bigotta, omofoba, razzista. Si diventa SPAZZATURA.
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laviniaasthings · 1 year
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'dio' non esiste.
Non esistono prove, evidenze scientifiche, né di un ‘dio’ immanente, né trascendente, né antropomorfo, né teriomorfo. Non esistono evidenze di una vita umana che non finisca con la morte, né prove dell’esistenza dell’anima e di un aldilà dopo la morte. ‘dio’ non esiste. Nessuno arriva a conoscere ‘dio’: non esiste. Tutto ciò che si dice su ‘dio’, di cui ci sono diverse versioni contrastanti, è…
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sanzameta · 1 year
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Coop Zanardi la qualità di stampa
Coop Zanardi la qualità di stampa
Il Gruppo editoriale Zanardi era un gruppo storico specializzato nei libri di arte, fotografia, di dimensioni inusuali. Una azienda specializzata di alta qualità in cui lavorava un centinaio di persone con un giro di affari di dodici milioni di euro che nel 2013 ha iniziato a trovare delle difficoltà sfociate nel fallimento e nel suicidio di uno dei soci storici. Una vera tragedia umana ed…
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canesenzafissadimora · 2 months
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Non dobbiamo essere intaccati da questa mistura del potere senza cultura valoriale ed etica.
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Tina Anselmi
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abr · 9 months
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Sebbene l'accoppiata Bernanke/Yellen fosse consapevole del danno che stavano arrecando con i vari giri di QE e la deformazione della struttura del capitale tramite l'azzeramento dei tassi e la mal ponderazione del rischio, la pezza che sta cercando di metterci Powell deve pur sempre fare i conti con anni e anni di manipolazioni, distorsioni e devastazioni. E questo, inutile ricordarlo, è un caos alimentato dalla cricca di Davos. (...)
È un labile equilibrio quello del cosiddetto "atterraggio morbido" che sta percorrendo Powell, perché si scontra non solo con l'economia americana ma anche con la cultura. Lo stile di vita americano, infatti, è ormai fondato sul credito, sui finanziamenti e rifinanziamenti. Non avere più accesso a questo tipo di rubinetto rappresenta uno shock culturale non indifferente per l'americano medio. (...) Il termometro di quanto sia esplosiva questa situazione è dato da due fattori: il costo raggiunto dai tassi/rate dei mutui e il crescente ritardo dei pagamenti.
La stretta creditizia che si prospetta (...) e il turbinio di eventi che ci sta portando a essa sta risucchiando un numero maggiore di strati della società americana che in precedenza non erano stati toccati nella crisi della Lehman.
Questa è la portata del dolore economico che si prospetta all'orizzonte affinché vengano riassociate l'economia di Wall Street con quella di Main Street. Ciononostante almeno gli USA hanno una speranza, una possibilità di salvarsi, l'UE e l'euro invece no.
F.Simoncelli su https://twitter.com/Freedonia85/status/1689191455313588224
Dalla etica del risparmio dei nostri padri all'indebitamento facile stile Statale, che tanto il denaro è roba che si può stampare quando serve: ecco il VERO BACO introdotto nelle menti della gente dalla cricca di Davos, quella che lucra sul debito (sovrano, personale, dei paesi poveri).
Ecco la finaccia di strati sociali mediobassi e mica solo in Usa. La prossima Lehman sarà diffusa, fatta di gente cui viene pignorata l'auto e viene buttata fuori casa.
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blackrosesnymph · 4 months
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Ah ma allora se faccio coming out come BISEX, ma in un modo che non vuole dire che voglio fare il doppio di un'altra sottomessa in un threesome ffm nessuno mette like?
E pensare che è sempre stata un'etichetta per auto-definire la propria identità e mai una categoria del porno*.
Non sono acida, sono una strega u.u
*il mondo puro del bdsm è comunque una posizione etica sul sesso e sulle pratiche sessuali, quindi non mi riferisco con le mie parole a quel mondo nello specifico, ma alla sua banalizzazione mainstream.
E poi continuate a dire che il patriarcato e la cultura dello stupro non sono sistematici... ma se inquinano tutto con la loro idea di violenza e potere, anche quelle stesse cose di cui si potrebbe godere (bisessualità, bdsm e quant'altro)?
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filorunsultra · 1 year
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FKT
"Ne abbiamo parlato e sono felicissimo si sia creato un dibattito sull’argomento che tratterò qui per esteso, per non trattarlo su FB o altre sedi, perché alla fine, per limite personale, trovo ancora i blog lo strumento migliore per parlare di qualcosa invece che le piazze sovraffollate dei social. La mia idea è questa. Punto primo, basta far finta che tutto sia uguale, condividibile e soprattutto basta appiattire tutto nella mediocrità. Se sei nato a Milano non puoi far finta che la darsena sono i Caraibi o il Montello di spazzatura il Nanga Parbat. Non tutti i posti sono uguali, non tutto lo sport è lo stesso: la Deejay Ten è molto diversa da Big Horn 100, per dire. Gli FKT mi interessano per la cultura, così come l’ultrarunning, parafrasando ciò che ha scritto Filo Caon. Per i risultati ci sono le gare. Per fare le gare virtuali o meno esiste strava. Per i percorsi esistono gli FKT. Un FKT non potrà mai essere una gara. Il che porta qualcuno a fare attività vicine all’alpinismo, ma ovviamente la pecca è la ripetibilità. Perché? Perché mi riferisco alla comunità degli ultrarunner italiani, e sono in pochi a poter scalare il Cervino in libera in velocità. Bravi loro, ma per quanto sono ultrarunner sono prima di ogni altra cosa alpinisti. Ok, le etichette ci stanno a tutti sul cazzo e non devono servire a limitare la creatività delle persone, ma sono anche utili per capire di cosa si parla. Ultrarunning è corsa. Non è alpinismo, non è scalata, non è nordic walking, camminata o tiro a freccette. E la comunità degli ultrarunner è fondata da tantissime persone diverse tra loro, ma la maggioranza di essi corre. Quindi, che senso ha parlare di altri sport con una loro etica separata, modus operandi e cultura separata? nessuna. Quello che è utile tenere presente è la contaminazione, perché quella è sempre utile. Volevo fare un discorso serio, lungo, argomentato, ma in verità non ho voglia. In sto periodo sono un po' troppo svogliato. Così svogliato che mi ascolto gruppi che già ascolto da anni, rileggo libri già letti e cerco la pace nella routine. Mi avevan detto che arrivato su sarebbe stato bello, che ne sarebbe valsa la pena, ma ascolta un cretino: la pena rimane perché non sento più le gambe. Ho come l'impressione che intanto il mondo sia cambiato in peggio. Dimmi se il panorama non è che una strada da fare a ritroso. Ed io non sento più le gambe e ho il cuore in culo se vi accorgete che non torno entro sera venitemi a cercare, oppure è qui che morirò maledicendo il giorno in cui ho capito che non voglio vivere una volta sola. Io voglio vivere una volta al giorno in questo porco mondo. Verme, L’inutilità del panorama" - The Pacus World, luglio 2020 o giù di là.
Mi rendo conto che molte cose non sono cambiate. Così io e Ale Locatelli abbiamo pensato a una cosa per riordinare il discorso e provare a parlare di FKT in Italia in modo un po' più ragionato. Che non significa che sia giusto, ma quantomeno non è fatto a caso. Non solo, l'altro giorno ho aggiunto un percorso sul sito di FKT: il Grande Anello dei Sibillini, che da qualche anno sogno di fare. Penso abbia tutto quello che serve a un percorso per essere a legit FKT. Trovate il link qua: Grande Anello dei Sibillini (Italy) | Fastest Known Time. Mi piacerebbe che qualcuno lo ripetesse. Secondo me valeva la pena renderlo pubblico.
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marcoleopa · 1 year
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《sostituzione etnica》
Lollo&Brigida alias il cognato, non si smentisce. Il suo miserrimo linguaggio affonda le radici nel tragico passato, con il quale e, dal quale, l'italietta non ha mai fatto i conti.
La difesa della razza (agosto 1938) e la legge sul meticciato (13/5/40), ritorna alla ribalta con il vomitevole intervento presso l'assemblea sindacale.
Citare la sostituzione etnica, non è casuale, segue un preciso canovaccio, identico a quello dell'eponimo fuggito dopo Salò, travestito da milite germanico.
Non è nemneno un caso che la cognata, in contemporanea, parla di maternità italica, mentre il Lollo parli di sostituzione e agricoltura. Niente di più, niente di meno, del programma autarchico dei figli della patria e dell'agricoltura del ventennio.
Donna=riproduttrice di riproduttori
Uomo=grano per la patria
Dal 1938 ad oggi, la propaganda fascista utilizza simboli e tecniche pubblicitarie per sostenere la campagna di discriminazione razziale: la creazione del concetto di “razza italica”, la storiella dell'identità culturale/etica italico-romana/identità biologica fondata sulla ereditarietà dei caratteri genetici/stereotipi fisionomici, la creazione del nemico interno/capro espiatorio che danneggia l'identità e la cultura italica nazionalpopolare, la discriminazione dei "neri/ebrei/non ariani" e dei figli nati in Italia da non italici romani biologicamente puri.
Francamente, vivo in una terra che da millenni è un crogiolo di etnie, indigeni provenienti dal nord Europa e medio oriente, indoeuropei, sicani, elimi, siculi, fenici, morgeti, ausoni, cartaginesi, greci, romani, vandali, ostrogoti, bizantini, arabi, normanni, angioini, aragonesi, spagnoli, sabaudi, austriaci, Borboni, etc...cioè popoli, etnie, dominazioni che si sono sostituite l'uno all'altro, portando, importando, lasciando, un mix di tradizioni e culture, che si sono stratificate e mescolate ad ogni passaggio.
Pertanto sono orgogliosamente METICCIO e non mi riconosco nell'artifizio dell'identità culturale etica romanoitalica/identità biologica/caratteri genetici/stereotipi.
La mia terra, è dove poggio i piedi.
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fashionbooksmilano · 2 years
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David LaChapelle  I Believe in Miracles
A cura di Reiner Opoku e Denis Curti
24Ore Cultura, Milano 2022,  160 pagine, 180 illustrazioni, cartonato,  23 x 28 cm,  ISBN 978-88-6648-535-3
Mostra Mudec - Museo delle Culture 22.04.2022 -11.09.2022
euro 30,00
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L’arte di LaChapelle nasce da un deciso strappo con il presente, motivato dal bisogno di definire un mondo possibile, costruito su un nuovo rapporto tra etica ed estetica, perché l’arte è un investimento sull’umanità.
Questa nuova narrazione ispira la mostra del Mudec I Believe in Miracles e il catalogo: le inimitabili, spettacolari immagini del fotografo e artista statunitense guidano i lettori in un percorso di consapevolezza, a partire dall’esperienza ineliminabile del sacro, attraverso una serie di tappe che obbligano a confrontarsi con alcuni dei nodi irrisolti del nostro tempo, per giungere infine, lasciatisi alle spalle le incertezze e oscurità del presente, a un nuovo Eden, nel quale uomo e natura celebrano un accordo basato sul rispetto reciproco.
È questo il miracolo in cui LaChapelle ci chiede di credere, reso possibile dall’amore libero da ogni vincolo e pregiudizio, e dalla bellezza, che alimentano la nuova consapevolezza cui tutti noi siamo chiamati, liberandoci dall’alienazione che sta mettendo a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza.
Fotografie, installazioni, video, opere su vetro e lightbox sono i principali linguaggi che l’inesauribile immaginazione dell’artista utilizza, per catturare lo spettatore e il lettore, trascinandoli nel proprio mondo fantastico. Il miracolo dell’arte.
In mostra oltre 90 opere – tra grandi formati, scatti site-specific, nuove produzioni e una video installazione – che si dipanano in un racconto fluido e ricchissimo di suggestioni, attraverso la personalissima visione dell’artista di una fotografia ‘gestuale’, che è strappo sul presente e ‘alert’ per il futuro a venire.
17/06/22
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psicoonline · 2 years
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Posted e arte por @genildoronchi Somos a integridade do nosso ambiente! Eu ia postar um outro cartoon do Genildo mas trombei com essa lá no perfil dele que é excelente. -- Na psicologia, costumamos falar quase isso, mas três segmentos fazem um conjunto: o biológico, o psíquico e o social... Claro, há as linhas e teorias e práticas onde abrimos esses três para suas variações ecológicas e processuais: bio físico corporal, psíquico, mental, comportamental ou interno ou social, cultural, ambiental exterior... Fato é que: Não somos parte, somos um todo interagindo em outros tantos todos. Parte de conjunto mas conjunto também. Esses dias vi um Twitter rodando por aí: "não há psicologia que de conta de um psicológico que esteja sem abrigo, com fome, em sofrimento físico e num sistema destruidor ou aversivo" ou algo assim... A gente pode trabalhar na clínica muita coisa, mas muita coisa tbem precisa acontecer fora dela. O que você faz pelo lago? Incentiva os problemas? Os ignora? Finge demência e faz de conta que não é com você? Bloqueia? Política faz parte. Escolhas e falta de escolhas também. Mudar você, claro, alterar a cultura (se vc pode) também... Para de achar que pequenas corrupções tá tudo bem. Uma decisão pode mudar tudo... Pode... Não quer dizer que vá... Mas.com certeza mudará seres humanos que você afeta.com seus afetos todos os dias. Qual atitude que você tomou pelo.lago atualmente? 😉 Vem falar disso em terapia. Nossos psis aguardam você. @psico.online e acesse https://psico.online #corrupção #roubo #furto #falsidade #modelos #etica #ética #estetica #estética #filosofico #brasil #politica #casa #lar #home #homeoffice #medico #enfermagem #odontologia #psicanalista #estudos #conhecimento (em Peixe No Lago) https://www.instagram.com/p/CfwOIyMr82R/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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daimonclub · 1 year
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Letteratura, religione, morti e psicologia
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Libro dei morti Tibetano Letteratura, religione, morti e psicologia. Questo articolo analizza l'importanza della letteratura alla luce dei vari libri dei morti nelle diverse religioni e soprattutto il legame tra letteratura, morti, immagini e psicologia all'interno del libro rosso di C.G. Jung, attraverso un estratto di una conversazione tra J. Hillman e S. Shamdasani riportata nel libro Lament of the Dead: Psychology After Jung's Red Book , Il lamento dei morti in italiano. Il messaggio principale che ne sembra derivare è che, mentre i libri dei morti costituivano una guida per il defunto per arrivare nell'aldilà, il libro rosso, così come buona parte della migliore letteratura, costituisce al contrario una guida suggerita ai vivi da parte dei defunti per raggiungere la tanto agognata consapevolezza della nostra esistenza. Carl William Brown Volgiti ai morti, ascoltane il lamento e prenditi amorevolmente cura di loro. Carl Gustave Jung Everywhere I go I find that a poet has been there before me. Sigmund Freud What the dead had no speech for, when living, They can tell you, being dead: the communication Of the dead is tongued with fire beyond the language of the living. T.S. Eliot The purpose of literature is to turn blood into ink. T. S. Eliot Le tre grandi divinità madri dei popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici insieme; dee della vita e della fecondità nello stesso tempo che dee della morte. Sigmund Freud D’ora in poi voglio immaginarmi la morte come una tenera e affettuosa mamma che con estremo amore, stringendomi sorridente al suo seno per tutta l’eternità, invece di darmi la vita me la toglierà. Carl William Brown
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Il libro dei morti egiziano Abbiamo ucciso i morti, e adesso ci aggiriamo in una vita che è poco più di un pregiudizio, lontani dalla pienezza dell'esistenza. Ecco il sintomo collettivo, la malattia di cui soffre la nostra cultura, e che le psicoterapie tentano invano di sanare. Lo intuì un secolo fa C.G. Jung, quando iniziò quella discesa nei propri abissi inferi che avrebbe speso anni a trascrivere, calligrafare e corredare di immagini sfolgoranti, consegnando poi il testo a un silenzio infranto solo nel 2009, con l'edizione che lasciò stupefatti: il Libro rosso, favoleggiato da tempo nelle cerchie junghiane, vedeva finalmente la luce e la sua unicità ancora da decifrare scuoteva non solo l'edificio della psicologia analitica ma ogni altra costruzione concettuale eretta sul territorio della psiche. James Hillman Pensiamo che ogni elaborazione mentale faccia parte del Tagesrest, come lo chiama Freud: i residui diurni, immagini composite, la spazzatura della vita. Ma Jung dice che persino i nostri pensieri derivano dalle figure. Dunque il compito sarebbe riportarle alla luce, e il Libro rosso sembra fare esattamente questo. Jung permette alle figure di parlare, di mostrarsi. Addirittura le incoraggia a farlo. James Hillman Leggevo della pratica diffusa tra gli antichi egizi di aprire la bocca dei morti. Era un rituale e non credo sia possibile riprodurlo oggi, con le nostre mani. Eppure aprire il Libro rosso è un po' come aprire la bocca dei morti. James Hillman La religione è solo letteratura, ma la letteratura non è solo religione. Carl William Brown Ci vuole il sangue. L'opera è il «libro dei morti» di Jung, la sua discesa nel mondo infero, il tentativo di stabilire un rapporto con i morti. Jung si rende conto che se non veniamo a patti con i morti semplicemente non possiamo vivere, e che la nostra vita dipende dalle risposte che diamo alle loro domande rimaste senza risposta. Sonu Shamdasani Gli antenati. I morti. Non è una mera metafora, un messaggio cifrato per indicare l'inconscio o qualcosa del genere. Quando parla dei morti, Jung intende proprio i morti. E loro sono presenti nelle immagini, continuano a vivere. Sonu Shamdasani Nel commento al "Segreto del fiore d'oro" c'è un punto in cui Jung parla dell'importanza del lasciar accadere, o Gelassenheit, una lezione appresa da Meister Eckhart e analoga al wu wei dei taoisti, ovvero non fare nulla ma lasciare che gli eventi psichici accadano da soli. Lì ha luogo la relativizzazione: si consente l'emergere spontaneo delle figure, si fa un passo indietro e poi si tenta di valutare, di seguire ciò che ne scaturisce. Sonu Shamdasani I libri dei morti sono importanti in molte religioni, poiché contengono istruzioni, preghiere e rituali per assistere i defunti nel loro passaggio dall'esistenza terrena a quella dopo la morte.
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Carl Gustave Jung Nella religione egizia, il "Libro dei Morti" era una raccolta di testi funerari che venivano posizionati nelle tombe per aiutare il defunto a superare le prove del regno dei morti e a raggiungere la vita eterna. Il libro conteneva preghiere, incantesimi, formule magiche e istruzioni per la mummificazione. Anche nella religione tibetana, esiste un "Libro dei Morti", chiamato "Bardo Thodol", che fornisce una guida per il defunto attraverso i vari stati di transizione tra la morte e la rinascita. Nella religione cristiana, il "Libro della Vita" è menzionato nella Bibbia come un registro dei nomi dei giusti che godranno della vita eterna. Il Libro di Apocalisse, in particolare, contiene riferimenti al giudizio finale e alla risurrezione dei morti. In generale, i libri dei morti rappresentano un modo per la religione di fornire conforto e guida ai propri fedeli anche dopo la morte. Essi offrono una sorta di mappa per il viaggio verso la vita eterna, aiutando il defunto a superare le prove che si presentano nel loro passaggio nella dimensione successiva. Il "Libro Rosso" di Jung è un'opera privata e molto personale dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung, che egli scrisse tra il 1914 e il 1930. Il libro, che originariamente venne tenuto segreto, fu pubblicato per la prima volta nel 2009, molti anni dopo la morte di Jung. Il "Libro Rosso" è una raccolta di appunti, disegni e riflessioni di Jung sui suoi sogni, le sue visioni e le sue esperienze interiori. È considerato un testo fondamentale della psicologia analitica, la teoria psicologica sviluppata da Jung, che sottolinea l'importanza dell'inconscio e del simbolismo nella vita umana. Nel libro, Jung descrive il suo viaggio interiore, esplorando le profondità della sua psiche e incontrando figure simboliche che rappresentano diverse parti di sé stesso. Egli considerava questo viaggio come un'esperienza spirituale e un processo di individuazione, ovvero il processo di diventare una persona completa e consapevole di sé stessa. Il "Libro Rosso" è una lettura impegnativa e complessa, ma è anche un'opera molto preziosa per chi è interessato alla psicologia analitica, alla spiritualità e all'esplorazione della psiche umana. Esso rappresenta una testimonianza unica della vita interiore di uno dei più importanti psicologi del XX secolo. Dal libro Lament of the Dead: Psychology After Jung's Red Book , Il lamento dei morti in italiano. SS: Abbiamo accennato all'importanza della letteratura. A suo avviso la letteratura cosa può offrire alla psicologia?
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Il libro rosso di C.G. Jung JH: Santo cielo, al momento è proprio il mio interesse principale. Ho l'impressione che il modo in cui comprendiamo le persone nella pratica della terapia sia terribilmente inadeguato: abbiamo i casi clinici, abbiamo i manuali diagnostici, che a loro volta contengono centinaia di categorie diagnostiche, ma non percepiamo mai la persona in carne e ossa. Nel XIX secolo, invece, e anche per parte del XX, i casi clinici erano scritti in modo tale da mostrare la calligrafia del paziente, ogni dettaglio della sua vita lavorativa, i resoconti dei suoi figli ... Tutto era condensato in relazioni tutt'altro che piatte e anodine. Al centro delle descrizioni c'era una sorta di figura immaginaria o letteraria. Oggi le statistiche riportate nei manuali diagnostici affermano che tot persone con un certo tipo di schizofrenia hanno una crisi dopo tot anni eccetera, e capisco che sia così, perché esiste una quantità sterminata di resoconti basati sulle prove di efficacia per quanto riguarda la prognosi, il trattamento e così via. È un approccio molto psichiatrico, molto medico. Tuttavia, se le figure basilari che determinano la vita di una persona non sono caratteristiche della persona stessa, tanto per cominciare, ma sono le figure incontrate da Jung e da centinaia di pazienti, perché non partire da lì per ottenere modelli o immagini che ci aiutino a capire che cos'è la vita di una persona, di che cosa è fatta l'anima di una persona? Prima che nascesse la psicologia, intorno al 1900 - la psicologia nel senso dei casi clinici, intendo -, c'erano i romanzi. Per tutto il XIX secolo Jane Austen, Tolstoj, Turgenev, Balzac misero in pagina le più straordinarie descrizioni della vita umana. Le tragedie, le sofferenze, lo humour, le stranezze, gli appetiti, la brutalità, le perversioni: nella letteratura c'era tutto. E la gente comune leggeva parecchia letteratura, o seguiva uno come Dickens nei suoi giri di conferenze, solo per apprendere quelle storie e scoprire com'era la vita. Ecco, mi sembra che il legame tra le figure sia di per sé una parte del lavoro di apprendimento: la pratica dell'immagine, vedere come le figure lavorano insieme, che cosa costruiscono, quale influenza esercitano. È esattamente ciò che faceva la letteratura, ciò che ha continuato a fare. Per molti versi è diventata più sofisticata, ma non ha smesso di parlare della vita delle persone. Le storie raccontavano di una donna che si sentiva male se qualcosa non andava per il verso giusto in famiglia, e allora si stendeva sul divano o sul letto, o sveniva; oppure di un uomo che faceva innamorare tutte le ragazze del quartiere. I romanzi erano pieni di questo ricco materiale descrittivo sulla vita, su come sia piena di ipocrisia, inganni, azioni meschine e crudeli, rifiuti, indifferenza e chi più ne ha più ne metta. Credo che la via per tornare a comprendere la natura umana passi dagli studi letterari, non dalle descrizioni scientifiche dei casi clinici, o dalle analisi statistiche, o da qualunque altra cosa venga insegnata agli aspiranti terapeuti. Sarebbe uno studio della vita attraverso la buona scrittura. SS: Capisco dove vuole arrivare, ma penso che lo status conferito alla letteratura sarebbe potenzialmente problematico, così come il modo in cui potrebbe essere intesa, perciò preferirei un linguaggio più neutro. Tuttavia la funzione che lei attribuisce alla letteratura è significativa. La descriverei come un fornire ricche articolazioni dell'esperienza. JH: Ottimo. SS: Nelle quali gli individui possono riconoscere se stessi e gli altri. Oggi le persone hanno a disposizione molte fonti, non solo la letteratura ... JH : Il teatro e così via.
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James Hillman SS: E paradossalmente, con il fallimento della sua volontà scientifica, la psicologia viene trasformata in un altro mezzo che fornisce articolazioni dell'esperienza. La si legge come letteratura. Non per niente, con la disfatta della psicoanalisi il suo ultimo rifugio sono state le facoltà letterarie. JH: È vero. L'ultimo baluardo. SS: Personalmente diffido dei giudizi di valore. A me interessa di più il modo in cui le persone usano le cose. In questo senso, le psicologie sono usate come veicoli per l'articolazione dell'esperienza, mediante i quali gli individui riconoscono se stessi e riconoscono gli altri, e trovano psicologie di loro gusto. Ho una certa remora a valorizzare una forma di articolazione dell'esperienza a discapito delle altre. JH: Immagino che dovrei usare la parola «storia» anziché «letteratura ». Ma non importa. Vorrei concentrarmi sulla «ricca articolazione dell'esperienza», come la chiama lei, ciò che permette di intuire la natura profonda delle cose. SS: La parola-chiave è «intuizione» . A mio avviso le psicologie più fortunate sono quelle che forniscono mezzi operativi semplici: sono abili nella microgestione dei rapporti umani e possono suggerire quale comportamento adottare nei confronti degli altri, ma non forniscono necessariamente intuizioni differenziate. Proprio la semplicità spiega il loro relativo successo. JH: Probabilmente dovremmo tornare alla questione della letteratura. Mi interessa molto, comunque, e uso il termine in senso ampio per indicare tutte le arti, compreso il grande teatro, in special modo quello greco, e Omero, Shakespeare e cosl via. La vera preparazione per il bravo terapeuta che deve comprendere la natura umana e decifrare la vita delle persone si trova ancora nella Natasha di Guerra e pace di Tolstoj, nel Falstaff di Shakespeare: sono le figure vive che rimangono con noi più di qualsiasi essere umano che abbiamo mai conosciuto. Quando dico che rimangono, intendo che sono realtà psichiche, e possiamo imparare di più dagli scrittori particolarmente accurati o brillanti o eloquenti che dallo studio dei casi clinici. Quello che si impara da un caso clinico si estende ben poco alle altre persone, alla vita, non è una lezione sempre valida. Perciò la letteratura va tenuta in gran conto. Il vero studio, per il terapeuta, consiste nel leggere di vite che non sono di persone reali ma che incarnano la parte profonda della vita umana, i poteri da cui siamo tenuti in vita e che i bravi scrittori articolano cosl bene. E non solo i bravi scrittori: questa è la cosa curiosa. C'è poi un secondo aspetto da considerare, e cioè il fatto che la psicologia stessa non dovrebbe basarsi sulle statistiche, sulla sociologia, in qualunque modo la si voglia chiamare, sulla realtà politica e così via, ma sulla storia vissuta da una vita umana e presentata dalla letteratura. Come facevamo a conoscere la psicologia prima ancora che esistesse? Nel XIX secolo le persone, in particolare le donne, leggevano - e scrivevano - romanzi e racconti straordinari, che permettevano di capire a fondo come siamo fatti, come funziona la psiche umana: i romanzi popolari, ma anche le grandi tragedie, che mostravano come gli Dèi intervengano nelle nostre vite. Per me questa è la base estetica del nostro studio, del nostro lavoro, che finora è sempre stato sulla strada sbagliata. La discussione sulla bellezza in Joyce e in Picasso non è ancora finita, Jung e gli junghiani non hanno affrontato a dovere la questione dell'importanza primaria della bellezza, e dunque dell'estetica, per la vita della psiche. SS: Se osserviamo le stesse questioni nel Libro rosso, vediamo che Jung evita il linguaggio concettuale, perché si rende conto che non è in grado di racchiudere il linguaggio dell'anima. E si tratta del linguaggio dell'anima, per quel che lo riguarda, perché il dialogo avviene tra lui e la sua anima. C'è bisogno di un linguaggio nuovo, letterario ma non finzionale, su questo Jung è molto chiaro. L'opera è tutta Wahrheit e non Dichtung , come dice a Cary Baynes, e fa il possibile per trovare un linguaggio che comunichi, che evochi il potere emozionale delle esperienze in questione.
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Sonu Shamdasani JH: Questo è l'importante. Oggi il linguaggio della psicologia non comunica nessuna emozione, non comunica la bellezza dell'esperienza che descrive. SS: È la differenza principale fra il linguaggio dell'evocazione come lo intendo io, che rimanda alle esperienze facendole echeggiare, e il linguaggio della spiegazione. La spiegazione - considerando il fatto problematico che Jung è coinvolto nel Libro rosso - uccide l'esperienza. Jung si dedica al linguaggio della spiegazione fino al 1912, ed è una cosa che lo lascia svuotato. JH: Svuotato come persona? SS: Sì. E lo sa il cielo quali effetti ha sui suoi pazienti e sui suoi colleghi. Perciò la questione è: che cos'è il Libro rosso? È ancora psicologia? Jung fatica a risolvere il problema. Alla fine si allontana dall'opera e torna a una forma di concettualismo, perché ha la sensazione che perderebbe la sua credibilità scientifica se si abbandonasse a quella forma espressiva. JH: Oppure trova inadatte le forme di cui si parlava poco fa, le forme estetiche e artistiche dell'epoca, e con la sua esperienza ha la sensazione di essere entrato in forme nuove che tuttavia non ha ancora formulato. È il pezzo mancante: la formulazione della nuova esperienza dell'anima senza regredire alla vecchia modalità concettuale. SS: E senza cadere nell'estetismo, come lo avrebbe chiamato Jung, l'idea di un'estetica che è mera superficie o apparenza. L'estetica ha anche un senso più profondo, usato per comunicare la profondità dell'esperienza. È l'estetica con cui ha a che fare Jung e che per molti versi è inelegante. Non siamo davanti a un libro ben scritto, e le raffigurazioni pittoriche non sono formalmente compiute, ma proprio per questo motivo l'opera è più efficace o più emozionante. Fa a pugni con le categorie estetiche dello stesso Jung. JH: Giusto. Tuttavia il guaio è che Jung si porta ancora dietro la separazione tra etica ed estetica avvenuta dopo la fine della Grecia antica. Se una cosa è solo estetica è dilettantesca, non è davvero impegnata, dunque è immorale o non etica. In ciò consiste l'estetismo. Ma non dimentichiamo che i romantici, i greci, gli uomini del Rinascimento ne avevano già discusso molto tempo prima. Jung viene da una tradizione - non so se chiamarla protestantesimo o altro - che ha già giudicato l'estetica a sé stante come priva di valore morale. Read the full article
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crazy-so-na-sega · 10 months
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la neolingua e il pensiero semplice
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Caravaggio -Narciso
La Merda d’artista di Piero Manzoni è considerata arte, siccome il liberalismo è considerato ideologia;
i social, libertà di espressione;
le elezioni, libertà di scelta;
la tecnica, progresso;
l’utero in affitto, maternità;
due padri; genitorialità,
la masturbazione tramite pornografia virtuale, sessualità;
l’ingestione di schifezze, nutrizione;
la lettura di giornali, informazione;
l’indottrinamento, istruzione;
l’americanizzazione, cultura;
i tatuaggi, ornamenti,
il femminismo, emancipazione;
il non vaccino sperimentale, prevenzione;
la resilienza, virtù;
l’economicismo, scienza;
il crollo dell’UE, panacea per tutti i mali;
la scienza, atto di fede;
il maschilismo, soluzione;
il comunismo e il fascismo, attualità;
la pedofilia, opzione;
gli scribacchini, intellettuali;
Barbero, storico;
la repubblica fondata sul lavoro, valore;
il covid, pandemia;
 il covid, raffreddore;
i medici, eroi;
i novax, supereroi;
la lotta di classe, argomentazione;
le manifestazioni, soluzione;
il settarismo, espressione;
il movimentismo, politica;
il consumismo, necessità;
i sentimenti, superflui;
la famiglia; perfezione;
la famiglia, inutile;
lo Stato, realtà;
la Costituzione, la più bella del mondo;
l’efficientismo, virtù;
Stakanov, valoroso; 
i governi, sovrani;
Piero Angela, scienziato;
Burioni, clinico;
Pasolini, pensatore;
Moravia, scrittore;
Cacciari, filosofo;
la Fallaci, scrittrice;
Piano, architetto geniale,
Guttuso, pittore;
il gender, teoria;
 gli “antisistema”,  guerrieri;
le élite finanziarie, demoni;
gli americani, alleati;
i partigiani, liberatori;
Putin, katechon;
la Meloni, destra;
la Schlein, sinistra;
Biden, democratico;
Draghi, statista;
Grillo comico;
il personale, politico;
la sfera privata, interessanteper gli altri;
l’opinione, fondamentale;
la psicanalisi, cur;,
il cane di Mustafà, beneficenza;
il meticciato, arricchimento;
la bellezza, inutile;
l’immigrazione, necessaria;
la mondializzazione, inevitabile;
i termini inglesi italianizzati, figata;
l’educazione, obsoleta;
la presunzione, forza;
la gentilezza, superata;
l’intelligenza, presunzione;
la conoscenza, ostentazione;
l’ignoranza, umiltà;
il gregariato, attività;
l’umiltà, pregio;
Il livore, punto di vista;
l’assenza di visione politica, strategia;
l’agire scomposto, prassi;
l’adeguamento, carriera;
la propaganda, notizia;
la degenerazione, etica;
la fantasmaticità, realtà…
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La fede non è "una madre, che se qualcuno la offende ti devi sentire in 'diritto' di schiaffeggiare" (come sostiene Bergoglio); c'è ancora troppa violenza nella predicazione cattolica e ciò non ha nulla a che vedere con l'Amore per gli altri.
Non voglio odiare perché molti fedeli e gli sciamani della chiesa usano la 'scusa di dio' per opprimere e molestare; non voglio denigrare chi non abbia "gesù nel cuore" perché una fede mi impone di farlo. Io voglio amare e il cattolicesimo non lo permette; la Razionalità si.
Io non voglio andare in ospedale e trovarmi morti crocifissi appesi al muro, in un momento in cui ho bisogno di Serenità, di guarire e sentire che vale la pena vivere; non lo voglio per me e neanche per chi è attorno - e puntualmente li stacco e li chiudo in armadietto.
Io non voglio che suore e preti abbiamo accesso in quei luoghi, come gli ospedali, dove le persone fragili sono più propense, nella loro fragilità fisica e mentale, ad allungare a tali avvoltoi che girano lì apposta, soldi o testamenti a loro intestati. Questo schifo deve finire.
Un conto è la fede (credere in qualcosa che ti dà serenità); altro è essere circondati da una associazione a delinquere (la chiesa di Roma), che tenta di estorcere beni e denaro ai credenti e non credenti in ogni forma 'legalizzata'. Questo non è affatto Civile e tollerabile.
L'odio Necessario e Sano verso il cattolicesimo e il suo clero non nasce dal nulla, non è Irrazionale (come omofobia e misoginia); viene dal fare una Matura disamina, a 360 gradi, su una società cattolica che vive di espedienti, di truffe, di circonvenzione di incapaci.
Uno sciamano della chiesa cattolica non lavora, ma vive del denaro sottratto al welfare italiano; questo ignobile comportamento instilla nella gente comune l'idea che si possa vivere 'serenamente' truffando, rubando, commettendo Reati. E ciò accade.
Negli stessi sciamani della chiesa cattolica vige la contraddizione al 'comandamento' di non rubare e questa mancanza di autorevolezza è una 'manna' per chi, autorizzato da tale Inciviltà, vuole vivere truffando gli altri; in Italia la Disonestà è infatti diffusa come un cancro.
Con la morte degli anziani, di coloro che più hanno risentito e diffuso il bigottismo cattolico, il cattolicesimo andrà in totale crisi: verrà a mancare anche il sostegno politico di chi voleva che la moralità cattolica resistesse, e con essa rimanesse il 'diritto' di ledere.
Puoi lottare pure per cercare che le campane cristiane disturbino ancora: che la moralità Incivile cattolica resista; ma il futuro è già segnato: non c'è un ricambio generazionale; ai giovani, che sono pure pochi, non interessano le pretese degli sciamani della chiesa cattolica.
Grazie ad Internet, la Cultura arriva ovunque: anche nelle isolate capanne; anche sullo schermo d'un adolescente italiano che 'giochi' coi social a fare l'influencer. Ci sono decine di canali YouTube anticlericali, contro ogni dogma. Il Progresso non si può fermare.
Ratzinger chiese un'alleanza con l'islam per combattere la 'deriva atea'; Ratzinger, coi suoi scandali di pedofilia, chiese ad altra religione pedofila un aiuto... Questo ci dice che pur di non scomparire (loro e i capitalisti che mangiano con la 'fede'), sono disposti a tutto.
Nessun ateo ha mai ucciso; nessun ateo ha mai organizzato genocidi; nessun ateo ha mai mosso guerre e costruito ghetti per uccidere chi 'crede'. Non esistono dittature o filosofie atee che abbiano torto un capello a qualcuno o facciano apologie per opprimere i credenti.
Un dittatore può anche definirsi ateo, ma la sua fede, in Realtà, è la 'politica': l'ideologia organizzata con cui opprime i suoi sottoposti e il 'dio' che lo muove è la sete di potere. Essere Atei significa muoversi con Etica e non c'è Etica in chi moralizza, in chi opprime.
Etica e morale non sono la stessa cosa: la morale sono norme dettate dalla superstizione (religione, pregiudizio, creduloneria); l'Etica è il comportamento umano dettato da Cognizione di causa ed effetto, basato su dati e prove, NON su dogmi, su pretesti (come la moralità).
La Storia non è quella disciplina noiosa che devi per forza studiare a scuola: è il Principio su cui sviluppare una Coscienza. Senza Storia, senza capirla, si procede a singhiozzo, fra moralità e ubbidienza, riproponendo errori religiosi, in loop.
Capire il cristianesimo è capire come si muovono un po' tutte le sette religiose e una volta capito, puoi fare una Scelta consapevole: amare il Progresso Sociale, perché è l'unico in grado di offrire Qualità Totale alla Vita, smettendo di straparlare di 'radici cristiane'.
L'Italia non è la Palestina; l'Italia non è una regione collocata in un'area deprimente, desertica, dove è nata e sviluppata la cinica superstizione ebraica. L'Italia ha una Storia di culti greci e romani, e norme Civili che erano già superiori eticamente allora, quanto oggi.
Quella delle 'radici cristiane' europee, italiane, è una menzogna; prima che la superstizione cristiana ammorbasse Italia e resto d'Europa, eravamo al massimo apice, per quel tempo, per Cultura e Progresso. Il cristianesimo ha gravemente distrutto buona parte di quel progresso.
Il cristianesimo distrusse i progressi in campo medico fatti da Ippocrate; incenerì la promiscuità e l'omosessualità consentita in una Civiltà Romana che non li perseguitava; l'errore enorme di rendere ufficiale una religione aggressiva, costò la caduta di un Impero.
Progressivamente, col cristianesimo, l'Europa si riduce alle immagini descritte nel 'Il nome della Rosa'; la Scienza viene perseguitata; gli eretici uccisi in massa; spariscono lingue, villaggi, popolazione intere sotto il martello dell'inquisizione. Questo è il cristianesimo.
Per soggiogare popolazioni cresciute con gli ideali socratici, la figura di 'gesù' viene ritoccata da zelota sanguinario, sterminatore di soldati romani col suo gruppo, a mite uomo che parla con le stesse parole di Socrate (chi ha studiato filosofia si accorge della distorsione)
Il 'gesù' che oggi la gente invoca nelle sue preghiere è Socrate, non quello originale, che manda all'inferno chi non lo segue: è lui l'Uomo ucciso dallo Stato. Lui il 'dio', chiamato in ogni angolo del Mediterraneo per insegnare a discepoli a Ragionare ed essere miti.
La più bella ricostruzione della figura di Socrate la fece Max Eastman, nel suo "Socrate, Cardine della Civiltà' e sei hai avuto una educazione cattolica ti accorgi che il 'gesù' di cui si parla oggi è Socrate; un Socrate senza la ragione come argomento, ma Socrate negli eventi.
Chi legge i vangeli, si accorge che le parole di quel 'gesù' trasudano odio verso la cultura ellenistica e la Libertà degli individui; ma la figura proposta dagli sciamani, decantata a messa, è diversa. Perché Socrate era diverso da 'gesù': era colto e non odiava.
Non è una colpa il fatto che gli ebrei, nelle loro tristi guerre fratricide fra gruppi nomadi, spesso dominati da altri popoli, abbiano costruito una fede molesta - e cristianesimo, islam, poiché costole dell'ebraismo, ricalcano quella linea violenta di 'sangue e potere'.
Diventa una colpa voler continuare su una violenza e inciviltà dettata da eventi che si sono svolti oltre duemila anni fa; diventa una colpa seguire fantasie, miti che avevano un senso oltre duemila anni fa, ma non oggi. Oggi sappiamo cosa è la mitologia e a che serviva.
Non abbiamo bisogno di moralità che tengano unito un gruppo per guerreggiare, incrementare il numero figliando, condannando l'omosessualità; oggi sappiamo che la Pace è un Bene; che collaborare è meglio che opprimere, quanto lo sapevano già ad Atene e Roma millenni fa.
L'Italia è un Paese omofobo, misogino, maschilista, xenofobo, razzista; questa Inciviltà è direttamente collegata all'educazione cattolica, poiché essa fa apologia di tali Disvalori, producendo politicamente usi, costumi, norme che fomentano, volontariamente, attrito sociale.
Le persone mentalmente equilibrate NON 'sgranano rosari', NON vanno a santuari a caccia di vedere anche loro 'apparizioni di madonne' e NON parlano a divinità inesistenti, ma, infastidite da povertà e Reati, si interfacciano con le persone bisognose, non con le statue di coccio.
Non ci sono 'mondi nuovi' nei romanzi distopici; la distopia è un espediente letterario che serve a farti analizzare il presente che già vivi; il presente che ti opprime già con la dittatura della moralità (politica o religiosa che sia); la distopia racconta il Presente.
Se 'fermandosi la campana', facendola tacere, si fermerà l'Occidente, ben venga; e lo diceva Huxley stesso che sarebbe stato bene, visto che condannava gli imperialismi; era un umanista, Pacifista, anche se nel contempo, come Conan Doyle, si dedicava per hobby a temi paranormali.
I romanzi distopici non sono saghe di dietrologia e complottismo; li usano spesso, citati, i complottisti, ma lo fanno perché analfabeti funzionali o persone molto furbe, che vogliono guadagnare un sacco di soldi spacciando teorie-spazzatura, proprio come fanno le sette religiose
È corretto temere l'islam, ma non si può usare il cattolicesimo come 'scaccia chiodo', perché l'effetto che ottieni è di far ritornare il cattolicesimo ai livelli di com'era prima dell'Illuminismo: prima che l'ateismo smorzasse la violenza cattolica, moderandola.
Dobbiamo chiedere che tutte le religioni presenti sul suolo italiano rispettino i Diritti Umani (se vogliono esistere ancora o coesistere fra loro); una questione che la chiesa cattolica ancora non vuole fare, continuando con la sua apologia della misoginia e dell'omofobia.
Non si muore più per mano diretta del clero cattolico, di una Inquisizione, ma si muore ancora per mano dei fedeli di quella setta: i numerosi femminicidi, le persecuzioni contro omosessuali o 'diversi', che portano a omicidi e suicidi in Italia ne sono la dimostrazione.
Che sia islam o in partito di destra o una chiesa di Roma che fanno, tutti, apologia della misoginia e dell'omofobia, il risultato non cambia: essi sono i mandanti diretti da combattere di un discreto numero di femmicidi, di omicidi e suicidi perpetuati a nome di una ideologia.
Nello scritto omofobo di Elena Donazzan, reso pubblico sul suo social, in cui si lanciò contro Cloe Bianco, vediamo chi è il mandante e chi è il killer che si prestò a uccidere Cloe Bianco; eppure sono tutti a piede libero. Cloe, invece, è morta, dimenticata e senza Giustizia.
Nella lunga serie di femminicidi, di omicidi commessi 'poiché donne' appare chiaro il mandante: è colui che predica la virtù di una (ma)donna 'di coccio', priva di iniziativa, priva di Libertà; priva d'ogni tipo di personalità. Eppure sono tutti a piede libero gli sciamani.
Nemmeno un 'maschio' italiano cattolico è libero in Italia; colui che tratti bene la compagna viene bullizzato, schernito, poiché considerato debole; un 'debole' che non si adegua alle regole del patriarcato cattolico - che le donne le vuole zitte e serve, mica Persone libere.
Non c'è nulla di cui esser felici nell'avere un presidente del consiglio donna, perché lo è solo nell'aspetto esteriore. Per il resto, recita la parte del più gretto uomo dai disvalori patriarcali, e a fermarlo c'è la prospettiva d'un Paese pieno di vecchi, col piede in fossa.
I conservatori sono presenti in tutte le epoche e in tutti i tipi di civiltà (anche quelle più evolute): è una connotazione tipica di alcuni esseri umani voler prevaricare secondo dogmi, pregiudizi, superstizioni, perché da soli non sono in grado di provvedere a se stessi.
È stato triste vedere l'omofobo, misogino anziano difronte, malato, farsi accompagnare tutto felice per andare a votare un presidente omofobo, misogino; ma il rovescio è che ben presto 'la campana suonerà per loro'. E con quei vecchi morirà l'ultimo strato gretto, senza ricambio.
L'unico motivo valido per tenere ancora le campane cristiane attive sta in quel lento scandire dei funerali, in cui si annuncia la felice morte della gerontocrazia per consunzione - e il Progresso avanza, Inesorabile; non per presa di Coscienza, ma perché i conservatori muoiono.
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