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#dove tu possa essere te stesso/a
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Ti auguro...
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susieporta · 9 months
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L'INCOMPRENSIONE RECIPROCA
G. I. Gurdjieff diceva: "Prima di discutere con qualcuno occorre realizzare fino a che punto quella persona può capire le nostre parole. Il parlare nonostante l'impossibilità di essere compresi dall'altro è sempre una perdita di tempo e di energia. Chi è consapevole, parla solo quando è certo che chi ascolta è in grado di comprendere."
La malcomprensione è la regola tra gli esseri umani. Dalla più piccola lite alla guerra in larga scala. Perché? perché ogni parola assume per ognuno di noi un significato diverso a seconda del proprio vissuto e sopratutto dal livello di coscienza soggettivo. Ecco perché non comprendersi, tra le persone, e' la norma.
Se credete che ogni essere umano debba comprendere le vostre parole o quelle dei Maestri, come arrivano a voi, vi illudete. L'illusione è un fenomeno mentale che ci allontana dalla realtà e dalla sua complessità. La vita segue una sua "logica" che va oltre il nostro concetto di "giusto" e "sbagliato". La vita non è morale e nemmeno immorale ma amorale.
Le nostre credenze sulla realtà non sono la realta' "oggettiva" ma una sua rappresentazione interna delle nostre credenze. Una credenza è un costrutto mentale inserito nella nostra mente dall'esterno. Noi entriamo in conflitto per le credenze che sono spesso più idee che esperienze.
Una persona che, per esempio, non ha mai vissuto l'esperienza dell'amore incondizionato o del perdono potrà parlarne sul piano analitico ma non può sapere di cosa parla se non è passato per quella esperienza. Lo stesso vale per la sessualità, la malattia e il lutto. Come può un prete parlare di sesso senza averlo provato? Come può un terapeuta curare un depresso senza aver mai esperito una depressione?
Esperire vuol dire morire a se stessi… passare attraverso l'esperienza… per andare oltre la logica razionale. Per crescere bisogna morire alle proprie credenze.
Non credete a nessuno, neanche alle parole dei cosiddetti "Maestri" o a quelle che, secondo voi, sono le autorità o si proclamano tali. Non credere neanche a te stesso ma credi solo all'esperienza… nessuno può dirti cosa è giusto o sbagliato e tu non puoi dire a nessuno cosa è giusto o sbagliato.
Decidi cosa è "giusto" o "sbagliato" per te attraverso l'esperienza e prenditi la responsabilità della tua vita ma ricorda che nessuno potrà comprenderti veramente perché siamo sempre soli nella nostra esperienza.
Le parole sono il mezzo con cui comunichiamo anche se ci scontriamo perché utilizziamo termini diversi, secondo noi oggettivi, per dire a volte la stessa cosa. Quello umano è un mondo intersoggettivo e la relazione si basa proprio sulla negoziazione del significato delle parole. E' nella relazione che si costruiscono i significati. Ma la relazione non è fatta solo di parole, anzi le parole spesso ci allontanano.
Le parole dette senza coscienza feriscono, uccidono.
Funzioniamo così: "io ho ragione, secondo i miei schemi mentali, mentre l'altro ha torto perché ha schemi mentali diversi dai miei". Questo fenomeno è amplificato sui social dove ci si irrita, si giudica, si offende l'altro per imporre la propria visione del mondo.
L'Arte, per esempio, nasce all'anima perché usa il linguaggio simbolico che è universale e arriva direttamente al cuore… quella che viene definito "Centro Emotivo Superiore" da Gurdjieff. Senza una comunicazione da cuore a cuore gli esseri umani sono impossibilitati a comunicare.
Dovremmo imparare il valore del silenzio, non per presunzione, ma perché è necessario capire se quello che voglio dire l'altro possa capirlo veramente oppure no.
Ho speso tanto tempo e fiato con persone che pensavo potessero e dovessero capirmi e ho compreso che a sbagliare ero io. Non puoi parlare a chi è sordo e non puoi mostrare il tuo mondo interiore a chi è cieco. Non puoi pretendere che l'altro ti capisca… perché l'altro non è te. L'altro è diverso da te. L'altro non è dentro di te.
Le donne vorrebbero che gli uomini le capissero… gli uomini che le donne li capissero… gli islamici che i cristiani li capissero… i cristiani che gli islamici li capissero… i buddhisti che gli islamici li capissero… è sempre stato così ma niente è mai cambiato.
Chi ha deciso di "svegliarsi" e compiere un lavoro su di sé è pronto per cogliere la verità a seconda dell'impegno che mette nel conoscersi. La Verità non si ottiene volendo avere ragione a tutti i costi e urlandola agi altri ma ascoltando più i silenzi che le parole. Nel silenzio in cui Dio stesso si esprime.
Tiziano Cerulli
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intotheclash · 4 months
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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lunamarish · 28 days
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Spiego il bourn-out.
Hai la vita che ti piace, fai ciò che ami, sei realizzata. Hai i tuoi amici, la tua routine, i tuoi hobby. Vivi nella città che ami e che ti emoziona ogni volta che cammini per strada.
Ti innamori. Ti fidanzi. Lui viene trasferito per lavoro in un'altra regione. "Vieni con me?" E che fai? Non vai? Vai. "Tanto sono solo sei mesi." Tu fai sei mesi la pendolare. 2 ore di treno andata e 2 al ritorno. Ti svegli alle 5 e torni a casa alle 9. I mesi diventano 9. Poi un anno e mezzo. Poi 4.
Dopo 4 anni di pendolarità, decidi che se non c'è possibilità di ritorno e devi lasciare il tuo lavoro, i tuoi amici, la tua città. All'inizio è stimolante, poi frustrante. Non trovi nulla che sia nelle tue corde. Accetti il colloquio di una multinazionale molto famosa. Ti prendono subito. Non vorresti ma accetti lo stesso.
Dopo sei mesi di gavetta, ti promuovono subito. Odi il lavoro, ma i colleghi ti piacciono. Ti spostano di ruolo perché un collega se ne va. Ti mettono in un ufficio strategico anche se tu non vuoi. "Sono solo tre mesi". I mesi passano, il capo ti abbandona, ti riempie di attività, ti dice di andare a delle riunioni al posto suo con clienti importanti avvisandoti all'ultimo e tu vai senza avere idea di cosa dire ma qualcosa ti inventi, ti mandano all'estero da sola, ti danno altre attività. Tu lo dici, lo ammetti, "io non ce la faccio." Il CEO viene a parlare direttamente con te. "Tu ti sottovaluti, certo che ce la fai."
Inizi a dover essere reperibile 7/7. Ti scrivono dal Giappone, dal Messico, dalla Thailandia. Devi rispondere. Da te dipende il fatturato. Di giorno fai riunioni, la notte lavori. E piangi. Inizi a soffrire di coliti, gastriti, mal di testa. Non hai più voglia di niente, vuoi solo lavorare, fare tabelle. Mentre cucini controlli le mail, mentre sei a fare un aperitivo rispondi alle mail, mentre sei in spiaggia di domenica fai una call. Non vai ai compleanni dei colleghi, non fai ferie, perché sai benissimo che se non lavori mezz'ora della tua vita resti indietro e tu non puoi restare indietro.
Inizi a soffrire di insonnia, dormi tre ore a notte (se va bene) e sei contenta, perché così puoi lavorare. Prendi 10 kg in un anno, perché mangi male e ciò che mangi sono solo patatine o pane con maionese e crudo. Mangi cioccolato e biscotti. Inizi a prendere delle pastiglie per dormire. La pressione aumenta e ogni tanto ti si annebbia la vista, ma continui a rispondere alle mail. Sei stanca, vorresti solo dormire per una settimana di fila, ma non puoi. Continui a fare call, tabelle, tabelle, ancora tabelle e call. Poi le riunioni. Tabelle. Call.
Gli occhi diventano opachi, la pelle si decolora, inizi a vestirti sempre di scuro, perdi il sorriso. Ti devono operare al dente del giudizio e tu la prima cosa a cui pensi è "sì, però facciamo presto, che devo lavorare." Un'ora dopo l'intervento sei già in ufficio. "Vai a casa." dice il tuo capo, ma tu stai lì, a rispondere ai colleghi, mail, telefono, con due antidolorifici presi contemporaneamente, anche se sul foglietto illustrativo dice di non farlo assolutamente. Senti che non ti può succedere più niente. Questa non puoi essere tu, non ti riconosci più.
Vai a casa e mentre guidi hai un mancamento. Sbandi. Ti riprendi subito. La prima cosa che fai non è chiederti se stai bene, ma controllare le mail sul cellulare. Capisci che vuoi cambiare lavoro.
Inizi a cercare un lavoro che sia meno stressante. Non trovi nulla. Troppo qualificata. Troppo laureata. Troppo giovane. Troppo vecchia.
Hai un mutuo da pagare di una casa che non volevi comprare in una zona dove non volevi stare, un marito accanto felice e realizzato, amici lontani che vorresti avere vicino, una famiglia che invecchia senza che tu possa vederli ancora giovani, e inizi a pensare che l'unica soluzione sia la morte. O un miracolo. Questa non è la tua vita, ti dici, è sicuramente quella di un altro. Continui a essere sempre sul pezzo, ad essere un passo avanti a tutti, puntuale, precisa.
Iniziano a preoccuparsi per te. Sai che devi rallentare, ma non puoi, non riesci più. Sei risucchiata in un vortice e non sai come uscirne. Non ti ricordi più com'è la vita "prima", anzi, a volte dubiti che ci sia stata. Ti sei snaturata a tal punto che non sai più cosa ti piace, e quello che ti piaceva non ha più nessun gusto. Non vuoi più fare niente. L'aria aperta, il sole, la musica, non ti bastano più. Quello che ti riusciva bene, non ti riesce più. Hai la memoria più corta. Non riesci a seguire un film per più di sei minuti. Sei distratta, sei seria, sei senza energia. Non hai più paura del vuoto, perchè ci sei dentro.
Vuoi solo chiudere gli occhi. E spegnerti.
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mancino · 7 months
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- Oggi ti spiegherò perché devi essere fragile come un cristallo.-
- Non rischierò così di andare in mille pezzi?-
- Sì. Ma tutto è un rischio. Anche incominciare a vivere.-
- Capisco. La alternativa sarebbe di rinunciarvi.-
- Sì. Chi non vive non rischia niente. Però è morto.-
- Ma perché proprio hai nominato il cristallo?-
- Perché è trasparente, lascia passare la luce, ne distilla i riflessi.-
- La trattiene pure, no?-
- Sì, la fa sua. Ed è bellissimo.-
- Non avviene lo stesso anche con il vetro più spesso, con il plexiglas infrangibile?-
- Sì, ma non è la stessa cosa. L'effetto della luce sul cristallo è unico.-
- Sembrerebbe proprio che tu mi imponga di diventare vulnerabile.-
- No. La vulnerabilità non è uno scopo, ma soltanto un effetto collaterale. Io ti impongo di diventare cristallo. Di filtrare la luce come un cristallo.-
- Si deve proprio diventare deboli?-
- No. Non ho detto questo. Confondi, come fanno molti, la fragilità con la debolezza, la vulnerabilità con l'inevitabile ferita. La delicatezza con uno stato di costante pericolo.-
- Potrebbe diventare un pericolo reale, però.-
- Torniamo al discorso iniziale: per paura di un possibile pericolo, si rinuncia a vivere. Cosa c'è di tanto terribile? Cosa può accaderti nella peggiore delle situazioni?-
- Morire.-
- Dunque, vorresti essere già morto per non rischiare di morire. Dobbiamo parlare un momento di questo. Io sono la tua morte. Come scrisse Pavese, verrà la morte e avrà i miei occhi. Ne parli sempre.-
- I tuoi occhi. Sì, screziati d'oro. È vero: ci sono annegato dentro.-
- Volevo dire una cosa diversa. Non intendevo far uso di metafore, di immagini figurate.-
- Vuoi dire che sei realmente la mia morte? La mia assassina?-
- Sì. Sono la tua assassina. Uccido quello di te che deve morire per lasciare spazio a una altra vita, a una diversa dimensione.-
- Non è quello che Accade ogni giorno? Muore sempre qualcosa perché si possa cambiare.-
- Sì. Baciami i piedi perché sono come quelli di Shiva: piedi delicatamente tinti di blu come la notte, che calpestano i fiori danzando, in modo da consentire alla nuova fioritura di crescere e maturare. Sempre si uccide qualcosa.-
- Per questo si dice: morire d' amore?-
- Sì. Chi ama perde ciò che era prima, diventa un altro. Chi appartiene non possiede. Chi si arrende vince. Chi muore può rinascere.-
- Ma un cristallo infranto non si può rimettere insieme.-
- No. Diventa migliaia di frammenti di luce. Moltiplica la luce tante volte quanti pezzi è diventato. Non svanisce nel nulla. Diventa semplicemente un tutto maggiore.-
Franco Coletti
Cit. e prima immagine (opera di Kevin Carden) da Poeti Viandanti
"A-mors" significa senza morte.
E anche se qualche volta ci si sente così vulnerabili amando, e fragili nell' incertezza in cui alcune prove, da affrontare per stare insieme, ma da soli, ci "catapultano"...
dobbiamo lasciare che alcune parti di noi, in cui non ci riconosciamo più, muoiano, solo così potremo rinascere insieme in una nuova luce. Con colori e riflessi completamente nuovi e sconosciuti anche per noi.
Senza paura.
Perché come diceva "Yogiji" "Dove c'è amore non c'è paura e dove c'è paura non c'è amore"
Buon venerdì anime, a volte anche fragili e vulnerabili, ma insieme, nell' energia del cuore, fortissime.
🙏💚💚🔥❤️🔥💚💚
... Gurpreet
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elenascrive · 9 months
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È giunto anche per Te
il fatidico momento degli anta
Chissà come Ti sei preparato per festeggiarli
o magari non li festeggerai affatto
Io spero di sì!
Nemmeno quest’anno
mi sono dimenticata del Tuo compleanno
E Tu?
Ti sei dimenticato di Me?
Mi riconosceresti se mi guardassi ora?
Tutti mi dicono che non sono cambiata
poi molto rispetto al passato,
conservando bene ciò che sono stata,
perché lo sanno tutti e pure Tu
di crescere non mi è mai importato!
Chissà se guardandomi con quei
Tuoi occhi azzurro mare
che mi hanno fatto
pazzamente innamorare,
Tu possa ritrovare quella ragazzina
timida ed insicura
a cui stranamente e magicamente
le hai permesso di strapparti il cuore
per poterglielo regalare?
Sarebbe stupendo poterlo scoprire
Allora uso l’immaginazione
che mi spinge a pensare
che un qualche segno sono riuscita
ugualmente a lasciartelo
So di essere stata importante per Te
come Tu lo sei stato per Me
Questo perché sei riuscito a trovarmi
nonostante mi nascondessi da tutto
e da tutti
Non so cosa Ti abbia spinto a farlo,
so soltanto che questa scoperta
che hai fatto di Me Stessa
mi ha cambiato la Vita,
almeno sino a quel momento
quando ero pienamente convinta
che non ce l’avrei potuta fare
ad incontrare L’Amore
Tu mi hai permesso di capire
che anch’io lo meritavo come gli altri,
insegnandomi ad amarmi
e ad amarti
Non avrei potuto desiderare d’avere
insegnante migliore
Lo stesso a cui devo tantissimo
Ecco perché dopo tutto questo tempo
non Ti ho ancora dimenticato
Come potrei farlo del resto?
È impossibile dimenticarmi
dell’unico Principe Azzurro
che abbia incontrato nella Mia Vita
Colui che è stato capace di donarmi quindi
La Favola Bella ed Incantata
che sognavo da bambina
Peccato che la Realtà di allora
abbia rovinato tutto,
trasformando il Nostro Bel Rapporto
in Amore Impossibile
di quelli quindi che non moriranno
nemmeno in altre Vite
dove Io e Te saremmo destinati
a rincontrarci
Spero mi riconoscerai
Allora, auguri di cuore
Mio Primo, Vero Grande Amore
e ai Tuoi Primi 40 anni
di cui sono fiera e felice
di essere riuscita ad attraversare
Sarà il Mio ricordo a testimoniarlo
venendoti a cercare
in una piccola stanza
del Tuo grande cuore
Grazie per avermi amata
con tutto Te Stesso
Ti devo molto, moltissimo
sappilo!
@elenascrive
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princessofmistake · 18 days
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Esiste un mondo tutto particolare. Quello della solitudine. È un mondo senza confini, dove pure però non riesci a trovare nulla. Le tue cose, i tuoi pensieri sono dello stesso colore delle pareti intorno. Procedi cercando un’uscita inesistente andando a tentoni, le mani paurose rigide in avanti. Ma non tocchi mai nulla. Perché quel nero continuo e ossessivo che ti avvolge è il nero delle pareti della tua mente. Foderata come una scatola di cioccolatini. Mente impagliata. In quel mondo, gli altri non esistono. Non puoi vederli. Non puoi sentirli. Ma puoi pensarli. E il pensiero di Lele mi fa diventare pazzo. Una leggera impalpabile ossessione. Che diventa sempre più totalizzante, sempre più invadente. Fino a occupare tutta la capacità immaginativa del mio essere. Comincio a scendere degli scalini ripidi. Sono scalini infiniti, sanno di terra e muschio. Scalini neri, scivolosi, sconnessi, logorati. Portano all’inferno. L’ultimo scalino è il primo. All’inferno ci sono già. Raggiungimi nelle tenebre, angelo perverso. Sei condannato a restare qui per sempre anche tu, e io sarò allora il tuo torturatore, il tuo seviziatore personale dell’anima. Ho sete della tua anima, voglio masticarla pezzo a pezzo, lacerarla via come tu hai fatto della mia. Io ti odio, Emanuele. Di un odio secco, affilato, calmo, eterno. Ti entrerò nel cervello soffiandoti nell’orecchio. Quel topo che tanto temevi, sarò io. Roderò lento e inesorabile ogni parte della tua mente. Pasteggerò fino a esplodere, assaporando porzioni di ogni sezione, così che tu possa sempre renderti conto di quanto ti sta accadendo. Voglio far l’amore un’ultima volta con te. Voglio penetrarti mentre ti stringo le mani attorno alla gola. Una grande determinazione. Io ti eliminerò. Morirai. In te stesso.
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icarusquijote · 1 month
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Nuovo anno, stesso inferno.
Un circolo vizioso dove mi copro gli occhi per non vedere, cuffiette con la musica a palla per non sentirmi i pensieri, evito persone per non parlarne e alla fine comunque vedere il male, sentire il dolore e scrivere a proposito di tutto ciò che ho trattenuto.
Non ho altro modo di alleggerire quest’anima che subisce e assorbe. Tu, pezzo di cuore, sei lontano ancora una volta, lontano più che mai e il non averti accanto mi porta ad un confronto faccia a faccia con me stessa. E tutti quei demoni con cui credevo di aver imparato a convivere sono dietro ogni angolo, pronti a tormentarmi nuovamente.
È buffo sai? Sapere che in tanti siano convinti che chi prova talmente tanto dolore ad un certo punto desideri morire. Per me non può valere. Solo l’idea di sparire x metri sotto terra mi è assurda, la catena di eventi che ne conseguirebbe è caos.
Vedi? Il problema è che sono io il gran problema, creandomi questo muro di negatività sono diventata il mio più grande incubo.
È terribile essere nemici di se stessi, perché è proprio nei giorni più sereni, dove ti sembra di essere contenta e felice, che inizi a sentire la vergogna, l’odio verso di te… come se non meritassi neanche un briciolo di quella serenità.
Eccomi. Sono qui.
Inizio a desiderare di essere una me stessa migliore, un esempio, inizio a coltivare le mie ambizioni, inizio a pensare che andrà tutto bene.
Ed eccomi qui. Ancora qui.
Ma dove credo di andare? Non ne ho le staffe, sono un’imbranta, sono un disastro. Come mi giro e mi muovo sbaglio. Come riesco a pensare che possa andar tutto bene se combino solo guai?
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libero-de-mente · 11 months
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Incertezze.
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Ne ho tante sai? E anche tu nei hai tante ma, credimi, a vent'anni non devi averne. Oggi sono venti anni, entri nel decennio della tua futura consapevolezza in cui traccerai il tuo avvenire. Non essere incerto, io lo fui e oggi ne pago ancora le conseguenze. Non mi stancherò mai di dirtelo Daniele, sei tutto quello che avrei voluto essere alla tua età. Ma in parte sei anche quello che non avrei mai voluto essere. Fragile, sensibile e per alcuni aspetti sognatore. Sei determinato, più di quanto lo fossi io. Ti ammiro sai? Anche se in questo periodo sognare per te non è facile, probabilmente non hai più la sicurezza in tuo padre. In me. Comprendo come stai, lo sai? Eppure non sei solo, come lo sono io sotto molti aspetti nella mia vita. Ti prego, sii sicuro di una cosa: il mio amore per te. Promettimi che non lo metterai mai in dubbio. Sono anche io fragile sai? Crescendo ti sei reso conto che il papà Superman ha le sue debolezze. Ma tu potrai essere, e lo sarai ne sono sicuro, di me. Ricordati, non ridurti mai a essere una scelta eventuale per chiunque, sii sempre una scelta precisa per chi deciderà. Che sia una scelta precisa ma anche condivisa. In ogni cosa, amore, collaborazioni, sentimenti. relazioni. Hai la tua vita in mano, adesso. Lanciati, provaci, corri. E se cadrai ti rialzerai con più consapevolezza di prima. Imparerai. Non credere mai di essere indispensabile, mantieni sempre l'umiltà di doverti guadagnare ogni giorno il supporto di chi ti starà vicino. Se qualcuno che contava su di te si allontanerà, stanne certo, è perché sta già contando su un'altra persona. Da oggi cerca di realizzare i tuoi sogni, li dovrai realizzare tu. Non aspettare invano che lo faccia qualcuno per te, generalmente la gente non si comporta bene a tuo favore. Tu dovrai essere più forte di loro. Dovrai saper andare oltre, diversamente si soccombe. E tu lo sai, mi stai osservando e mi vedi annaspare. Sei magnifico, ma non lo sai. Spero che la consapevolezza del tuo valore ti giunga al più presto per permetterti di volare. Non alto, no. Di volare lontano dove vorrai arrivare tu. Mi auguro con il mio cuore che tu possa essere felice, che tu possa fare per te stesso grandi cose. Io una cosa grande l'ho fatta, te. Buon compleanno cuore mio.
"La mia vita cominciò Come l'erba, come il fiore E mia madre mi baciò Come fossi il primo amore
Nasce così la vita mia Come comincia una poesia
Io credo che lassù C'era un sorriso anche per me La stessa luce che Si accende quando nasce un re"
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empreinte0 · 5 months
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L’ANIMA STUPRATA
“Mi dispiace, dottore…. Mi dispiace, mi dis...piace“ dicevo piangendo.
-“Smettila di dire che ti dispiace, è solo sangue… Fammi lavorare“ diceva facendo il punto delle lacerazioni.
Le lacerazioni della carne fanno male, ma poi la carne cicatrizza e dimentica. Le lacerazioni dell’anima non cicatrizzano e non si dimenticano.
E’ stato in quel momento che ho realizzato che ero in trappola, che il tuo modo di fare era sbagliato ma non potevo dimostrarlo, che da te sarei uscita annullata.
Le donne sono forti, hanno un grandissimo senso del dovere, una coscienza, un rigore incredibile. Ma nessuno deve supplicare per essere trattato con cura, nessuno deve implorare un riguardo doveroso, nessuno deve sentirsi uno scarto.
Mi affamavi, a chiedere ero sempre io, nonostante fosse terribile ogni volta. Non c’era in te nessunissimo segno di desiderio, solo una mera azione meccanica senz’anima e senza garbo.
“Non so che cosa devo fare. Non riesco a capire cosa si deve dire, cosa devo toccare.“
Eri ovunque tranne lì. Mostravi il tuo distacco, lo stesso distacco emotivo che avevi verso l’intera umanità.
Non ci sei mai stato per nessuno tranne te. Non hai mai amato nessuno tranne te e forse non hai mai amato neanche te, perché amare costa impegno, volontà, desiderio e di nessuna di queste tre cose hai mai conosciuto il significato.
Da quel letto sono sempre scesa piangendo. Non per la vergogna, ma per l’umiliazione.
Mi sono sentita di tutto, ma di certo mai una donna.
Perché non si è donne solo perché si nasce femmine, così come non si è uomini solo perché si nasce maschi.
Tutto si supera, se lo si vuole. Non c’è mancamento, menomazione, defaillance, impedimento fisico che tenga, se c’è il desiderio. Perché tutto parte dalla testa, l’erotismo e la voglia sono in uno sguardo prima ancora che tra le gambe: quello è solo un dettaglio, ma il corpo non sente piacere se la mente chiude.
E la mia mente chiudeva per difendersi dalla pochezza umana e ogni giorno seppellivo la Donna sotto la terra dell’aridità di cuore. Sepolta viva la dignità! Sepolta viva la femminilità! Sepolta viva la sicurezza! Sepolta viva l’autostima già abbastanza provata!
Scuse chieste senza convinzione, mentre finivo i miei pianti sentendoti russare.
Non mi hai mai chiesto “cosa pensi“, men che meno un “cosa provi”.
Perché tu non provavi nulla, credendo che fosse così per tutti, ignorando completamente che la tua era un’anomalia emotiva che distruggeva chiunque ti vivesse accanto, privandolo di ogni gioia di vivere e facendolo sentire sempre sbagliato, in colpa, non abbastanza.
Prendere qualcuno e invece di averne cura, spegnerlo ogni giorno fino a che non è più vita ma una morte ante tempore, è un crimine. Soffocare ogni bisogno emotivo è un assassinio, è uccidere impunemente: apparentemente non c’è un cadavere, mentre il cadavere è semplicemente mascherato, nascosto dentro ad una donna che fa finta di vivere, spesso per i figli.
Nessuno ha il diritto di stuprare l’anima di qualcuno.
Perché quell’anima non sarà mai più la stessa.
E in qualsiasi altre braccia si troverà ad essere, anche se fossero le più amorevoli del mondo, si sentirà sempre paurosa, a disagio e sotto sotto penserà che nessuno possa davvero amarla.
Ora mi sei lontanissimo dal cuore. Non sono capace di odiare. Non fa parte della mia natura.
Posso solo accogliere chi ha sofferto nella carne e nello spirito.
Chi conosce la malattia del corpo ed il dolore dell’anima.
Perché anche se non sono più Donna, sono sempre e comunque Caverna, dove possono trovare riparo le anime stuprate.
Carolina Turroni
#Stopviolenzasulledonne #giornatacontrolaviolenzasulledonne #Blanca #CarolinaTurroni
#25Novembre
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mccek · 1 year
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A me i napoletani fanno tristezza non so come tu faccia a sopportarli
Eccooolo.
Questa sera fra tutte le domande (neanche ne avessi un milione) ho selezionato la tua perché mi ha colpito particolarmente, non mi dilungo più di tanto sennò son cazzi e mazzi.
Ho condiviso gran parte della mia infanzia e adolescenza con ragazzi napoletani, siciliani, di colore e di altre etnie.
Non ho mai avuto modo di pensare qualcosa di brutto su di loro, poiché erano tali e quali a me, loro volevano il mio bene e io il loro, non è come adesso che quasi si spera di stare meglio dell’altro tanto da augurargli il peggio, questo accade in tantissimi rapporti d’amicizia, dove pur di aver qualcuno affianco piuttosto si preferisce marcire dentro.
Io a 12 anni avevo davvero tante amicizie, ancora non riesco a capacitarmi se ci penso, però la risposta me l’hanno sempre data tutti quei ragazzi con cui passavo i pomeriggi o al campetto o a casa mia, ovunque fossimo, se assieme, eravamo felici, difatti loro dicevano: “tu mi hai accettato per come sono”, e questa secondo me è la cosa più bella che uno possa sentirsi dire, chiaramente ci sono stati casi dove io litigavo con loro, insomma non può essere tutto rose e fiori, però non ho mai aggredito verbalmente uno di loro perché nero o terrone, non mi è mai passato minimamente per la testa, magari ci si prendeva in giro, ma mai con cattiveria, perché sapevamo stare al gioco, ridere di noi stessi, senza prenderci mai troppo sul serio.
Ho avuto a che fare con persone cattive, ho purtroppo avuto la sfortuna di vedere dei bulli compiere determinate azioni coi miei occhi, e chi te non lo dice che fra questi non ci fosse un napoletano?
C’era!
Pure ragazzi di altre etnie si mettevano a fare i prepotenti, i gradassi, ma non ho mai giudicato nessuno per la sua terra d’origine, ma condannavo le loro gesta, proprio assieme a quegli amici che provenivano dal loro stesso paese, qui infatti ho imparato molto sul rispetto, perché se mi allaccio a quello che mi hai scritto tu, con questo discorso quello voglio farti capire in parole povere è che non tutti sono come immagini, è la rabbia che ti porta a pensarlo, non sai vedere oltre quell’odio che hai per un determinato gruppo di persone.
Tutt’oggi ho diverse conoscenze fra ragazzi del sud, moldavi e di colore, e c’è un rispetto fra noi che è eterno, ai tempi delle risse fuori da scuola (che non sono come quelle di oggi, non si arrivava al sangue, erano botte fra ebeti), loro quando il bulletto prendeva di mira quelli più buoni, ed è capitato una volta con me, bastava un loro sguardo per farlo allontanare, non posso farti capire quanto bene mi volessero, ma spero di esserci riuscito con questo breve ricordo.
Il rispetto e la semplicità con cui ho interagito con queste persone mi ha sempre portato amore, e anche se ci fosse qualcuno che non mi sopporta, ben venga, ma so con certezza che se fosse qui, faccia a faccia, forse staremmo ridendo sorseggiando acqua, naturale.
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clo-rofilla · 2 years
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Domenica.
La vita prosegue placida in questa città sul lago e nelle sue diramazioni: lavoriamo 1000/h al giorno e siamo via ogni weekend, tenendo in arretrato 3 cambi di stagione 6 lavatrici e all'incirca 12 altre attività domestiche tra cui rinvasare un ficus e lo svuotamento della cantina. Normale amministrazione.
Questo ottobre è il primo così caldo da quando vivo qui (due anni, ormai...), talmente caldo che mi fa venire in mente, in uno sforzo di memoria ormai (!), l'autunno romano, e mi sento strana in questo miscuglio di case e città e partenze ritorni e nostalgie.
Amo la mia vita qui, la mia vita con te; amo te.
Ti amo ogni giorno, al mattino quando te lo dico assonnata sotto le coperte, dopo il suono della sveglia, alla sera quando te lo sussurro a mezza bocca mentre ci addormentiamo esausti dopo una giornata piena di lavoro e di impegni, nei momenti più disparati quando ti guardo, te ne accorgi e mi sorridi. Ti amo soprattutto quando pensi che non ci faccio caso, quando ogni mattino mi chiedi come voglio il caffè, ti alzi e mentre io prendo ancora un momento per raccogliere i pensieri mi precedi in cucina e quando scendo lo trovo pronto. A volte non ne ho davvero voglia, ma te lo chiedo lo stesso, perché è così bello scendere e trovarti che mi aspetti con quello sguardo caldo di amore per me. Ti amo quando torno tardi dalla palestra e mi aspetti con la radio e la cena pronta, la tavola apparecchiata, il vino pronto per essere stappato. Quando mandi la lavastoviglie mentre io mi sto preparando, quando cambi la terra al gatto anche se sei stanco, quando mi chiedi di cosa ho voglia, quando hai un'attenzione per me. Da ogni singolo gesto trapela la cura che ci metti, il tempo e la dedizione che investi in questo amore, la pazienza. E lo so che pensi io non me ne accorga - sempre di corsa nel mio tran tran - invece me ne accorgo eccome.
Ti amo quando ho un ritardo di tre giorni e mi chiudo a riccio, e senza il bisogno di dirti niente mi prendi le mani, le stringi e con uno sguardo calmo e dolce e mi dici: "Sei preoccupata? Io no, per niente, sono sereno. Siamo insieme. E poi, sai.. potrebbe essere una cosa bella". E mi accarezzi il viso, i fianchi. E la tua sicurezza mi infonde d'un tratto tutta la pace di cui avevo bisogno e non ho più paura. Anche se non è stato, non ancora - so che quando sarà saremo insieme, so che sei con me in ogni istante e ti immagini un futuro con me, una famiglia, insieme.
Ti amo quando nonostante le remore iniziali ti fidi di me e ci tuffiamo a capofitto in questa nuova, ennesima avventura che è la ristrutturazione e la fusione delle due case; ti amo perché nonostante il progetto costi tanto e implichi nuovi sacrifici, mi guardi negli occhi e mi dici che se è una cosa che mi rende felice, allora un modo lo troviamo, come sempre. Un progetto che è più di un preventivo e una planimetria: è un progetto di vita insieme.
Ti amo quando ti accompagno a prendere l'aereo che ti porterà a Boston per lavoro per una settimana e appena torno in macchina, dopo averti salutato, mi mandi un messaggio: "Mi manchi già".
Ti amo anche quando te lo dico e magari tu non te lo aspetti. Stavolta a ricordartelo ci penserà un bigliettino a quadretti che ho lasciato scivolare nella tua giacca prima di vederti andare via, con la valigia in mano. Perché il mio amore possa seguirti ancora un po' più in là, di dove mi fermo io ad aspettarti, già pronta per il prossimo abbraccio.
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iocaotic · 6 months
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Se non ti metti in gioco, chi vuoi che ti ricordi?
Le persone lo sanno quando non vengono amate. Lo sentono. Magari non subito, ma - nel tempo - se ne accorgono tutti (anche i più innamorati!) se rimani all’esterno di un sentimento, se non ti lasci andare, se ti difendi, se ti limiti a ricevere amore e non sei in grado di donare... Prima o poi anche chi ti ama - chi ti ama tanto! - si stanca di sentirsi solo, di elemosinare una parola in più, di aspettare che tu ti decida a dire a te stesso, o a dichiarare a chicchessia, che qualcosa provi... Qualcosa... Qualcosa che somigli a un sinonimo di amore. Qualcosa che abbia a che fare con la fragilità di considerare un’altra persona importante, unica, preziosa... Qualcosa come la paura di perderla, la gelosia di saperla con qualcun altro, la tenerezza di sentirla un po’ tua...
Già... Fragilità... L’“essere umani” lo prevede.
Ma tu... Tu ne sembri estraneo.
Allora amarti sembra una vana corsa a conquistare angoli di cuore a porte serrate, dove chiunque - prima o poi - si stanca di bussare.
Non è essere amati a renderci vincenti... ma amare.
Non sei più forte se nessuno ti sfiora al punto da farti sentire fragile... Hai solo più paura.
Volevo solo tu lo sapessi. Così.... Perché, un giorno, anch’io... Possa ricordarmi di te.
Letizia Cherubino.
#Caotic.
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susieporta · 6 months
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Ecco un po' di balsamo per l'ansia esistenziale:
Riposati. Riposa in Presenza. Lascia che tutti i pensieri vadano e vengono (tanto andranno e vengono). Pensieri su te stesso e sul mondo. Pensieri sul fatto che la realtà sia "veramente reale". Pensieri sui pensieri. Pensieri sul solipsismo, nichilismo, nondualità. Pensieri sul passato e sul futuro. Pensieri sulla morte e sulla morte.
Lasciateli tutti, lasciateli venire, lasciateli tutti, lasciateli andare tutti. Sono solo pensieri e pensieri sono sicuri e i pensieri non sono realtà.
Lascia che tutte le sensazioni, tutti i suoni, tutte le percezioni, tutti i pensieri, vadano e vengono nella tua consapevolezza, momento per momento. Questa è meditazione. Non giudicarli e non aggrapparti, non allontanarli e non cercare di capire. Sii, respira, guarda tutta questa vita muoversi.
Noterete presto qualcosa di fantastico. In mezzo a tutto questo andare e venire, a tutti questi dubbi, a tutta questa ansia esistenziale, a tutti questi pensieri e conclusioni e meraviglie, a tutta la gioia e il dolore e la paura e la noia della vita, c'è una cosa che non va e viene, una cosa che non è una cosa, una cosa cosa che rimane totalmente presente, immutabile, riposante e conosciuta, più intimamente conosciuta di qualsiasi cosa possa essere mai conosciuta:
Tu. Sei il principio immutato in mezzo a tutto questo cambiamento. E dentro il tuo abbraccio infinito, tutti i pensieri sul fatto che la realtà sia reale o meno, se siamo o meno in una specie di Matrix, se il mondo è falso o meno, o un'illusione, o un sogno, o una cospirazione diabolica, tutti questi pensieri vanno e vengono.
Non importa se il mondo è un'illusione o no. Non importa se è tutto un sogno. Non importa se è tutto finto. Non importa, tutte queste idee geniali non contano affatto. Scioccante, lo so, ma vero.
Alzati. Tu "tagli la legna e porti l'acqua", come si dice nello zen. Metti su il bollitore. Esci per una passeggiata e senti il sole sul viso, la brezza pomeridiana sulla guancia. Parli con un amico o no. Ascolti un po' di musica e questa ti tocca nel profondo, oppure no. Ti chiedi dell'esistenza, o no. Ridi o piangi o cadi a terra in gratitudine. Oppure no.
Vivi la tua giornata. Reale o irreale, illusorio o no, non importa. Sotto lo strato di pensiero, concetto, immagine, conclusione e dubbio, c'è l'indicibile Mistero di te, della vita stessa, completa, piena e intera e splendente.
Solipsismo o no, nondualità o no, Matrix o cospirazione gigante o delirio o no, senza senso o significativo o nessuna delle due, ecco cos'è: una tazza di tè con un amico. Guardando negli occhi una persona cara. Passeggiata in città per comprare il pane. O stare seduti silenziosamente, guardando il respiro salire e cadere, guardando il pensiero più complesso o spaventoso o contorto salire e cadere, guardando l'ascesa e la caduta dell'emozione, guardarsi interrogarsi su tutto questo, perdersi o no, farsi prendere dalla mente o no. Ma andare avanti con la tua giornata. Essere assorbito dalla tua giornata, e lasciare che la giornata ti assorbi. Arrendersi ai momenti. Questa è vera meditazione. Seguendo i tuoi piedi.
Ecco la cura per l'angoscia esistenziale, allora: smetti di pensarci, anzi, lascia che la mente ci pensi tutto quello che vuole, mentre tu riposi, e vivi la tua giornata, accontentati della consapevolezza che non hai bisogno affatto delle risposte, e innamorati dell'immenso Sconosciuto, sprofondare nel Mistero, andare dove vanno i tuoi piedi, come facevi da bambino.
- Jeff Foster
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itisnever-theend · 7 months
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Ei… non so davvero come cominciare questo messaggio..
Partirei da un “come stai”, si parto da qui.
Come stai? Ho saputo che questo periodo che stai passando non è tanto facile, ho saputo che hai rallentato il ritmo e che hai cercato di stare più tranquillo possibile, delle volte ci vuole far riposare la mente ed il cuore.
Sono sicura che adesso tu stia meglio e che anche il lavoro pian piano stia andando come tu hai sperato.
Volevo dirti che qui dove sono sto bene, sono sicura che ti interessi anche se delle volte metto in dubbio qualsiasi cosa… ma so che ti interessa anche se non lo mostri. Il tuo cuore come sta? I giorni prima di sapere del tuo ricovero sentivo che qualcosa non andasse ma non sapevo cosa, poi mi hanno detto di te, ed ho capito cosa non andava. Oh il mio italiano, sta diventando davvero pessimo quindi non badare a questo.
Perché ti scrivo? Ah non lo so, cioè si lo so, io sono andata avanti, sono serena e sto vivendo uno dei miei sogni più grandi stando qui, ma delle volte, mi torni in mente e mi torna in mente tutto. Spero che capiti anche a te di tanto in tanto.
Ieri notte pensavo a te e pensavo a quanto avrei voluto averti sul supporto videonanna che ho portato qui… Ho portato poche cose di te, proprio per cercare di pensarti il meno possibile, solo questo, il tuo anello che adesso non porto più sulla mano del cuore, e una mini lettera che mi scrivesti. Delle volte la leggo, si sono pochissime parole, una piccola frase, ma racchiude tutto l’amore che ci siamo dati.
Io sono così orgogliosa di te, davvero, sapevo che, anche con tutte le situazioni travagliate che si sono presentate lungo il cammino tu ci saresti riuscito, e sono sicura che anche tu sei orgoglioso di te stesso.
Sono orgogliosa anche di me, che ho avuto il coraggio di voltare pagina e di ripartire da zero scrivendone di nuove, spero che anche tu possa essere orgoglioso di me.
Sai, vorrei tanto sentirti, raccontarti delle mie giornate, delle persone meravigliose che sto conoscendo e di quanto qui mi vogliano bene e mi rispettino. Vorrei tanto parlarti di quanto pur non essendo a casa mi ci sento e vorrei tanto poterti stringere per un momento per esserci davvero a casa. Non fraintendermi, io so che le cose sono andate come dovevano, almeno per il momento, ma tu resti una parte fondamentale di me. Eri il mio migliore amico, il mio confidente, la mia roccia ed è per questo che mi manchi. Ti parlo dal profondo del cuore, io so che per un momento siamo stati giusti l’uno per l’altra, e so che in altre situazioni invece abbiamo solo pensato a lottare, ma ho bisogno di te nella mia vita, ho bisogno di tanto in tanto di sentire la tua voce e la tua risata, ho bisogno di te che mi racconti come va la tua vita, se i tuoi genitori sono orgogliosi perché quella era la cosa più importante per te, anche se forse lo negherai.
Ok sto parlando a ruota e forse tu mi odierai però delle volte lo sai che ho bisogno di buttare fuori tutto quello che ho dentro. Io non sono più innamorata di te, non piango più ogni notte e non mi chiudo più a riccio stando sola nella mia camera allontanando tutti da me, ma io ti amo ancora, anche se non ci sei, anche se non mi tocchi, io l’amore lo sento dentro di me e questa cosa non voglio perderla. Spero che il destino possa farci incontrare ancora, e magari non saremo più due amanti che sognano una vita assieme, magari potremo amarci in maniera diversa, solo parlando ed essendo presenti l’uno nella vita dell’altro. Io ti amo e mai nessuno potrà togliermi questo sentimento che provo, neanche tu ignorandomi o spingendomi via come è già successo. Sono quasi sette mesi che siamo distanti, tra due giorni in realtà lo saranno. ma tu resti sempre il mio dolce amore. Scusami se delle volte sono stata d’intralcio, non volevo e lo sai bene. Spero di rivederti un giorno, spero che potrai amarmi ancora, magari in maniera diversa, ma perlomeno amarmi di nuovo. Grazie per quello che mi hai lasciato perché per quanto male ci sia stato, è rimasto in me solo il bene. Spero di sentirti presto, e se avrai bisogno di una vacanza al freddo, casa mia è aperta. Prenditi cura di te, cercherò di fare lo stesso anche io.
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nonhovogliadiniente · 8 months
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Volevo dirti che non devi chiuderti al mondo, che ogni tempesta si placa e il sole arriva. Ti stai costruendo un muro attorno e non lasci entrare nessuno, nemmeno me. Non so più in che modo parlarti, non so cosa fare o cosa dire, mi sento sempre come se stessi camminando sulle mine in un campo da guerra. E attenzione, non me ne faccio un problema o un peso perché per te affronterei qualsiasi guerra, ma mi rende molto triste perche sento che anche se facessi di più non basterebbe.
Tu sei il mio posto sicuro e vorrei fosse lo stesso per te. Voglio che quando non hai voglia di vedere o sentire nessuno non includa me. Voglio che quando hai bisogno di un abbraccio cerchi le mie braccia. Voglio che quando hai bisogno di piangere fino allo sfinimento lo fai tra le mie braccia. Voglio che quando sei triste chiami me. Voglio che quando sei felice , lo sei con me. E lo so, è egoistico volere tutto ciò, ma sono così egoisticamente innamorata di te.
Io so che stai soffrendo, so che non ti senti viva e so come stai e vorrei fare qualcosa per aiutarti ma non lo permetti. Vorrei farti sentire viva nello stesso modo in cui ti ha fatto sentire viva lui. Un giorno mi hai detto “è la versione maschile di te” ed in quel momento non ho potuto fare a meno di credere che io e te in un altra vita saremmo state perfette insieme. Avrei potuto darti tutto il mio amore anche in questa vita ma non si può e quindi piano piano sto cercando di lasciar andare via tutto questo amore , inizia a starmi stretto e a consumarmi.
Tutto questo per dirti che ritornerai a stare bene e troverai la persona giusta per te, che non finisce il mondo se una storia non può esistere. Ci cambia come persona, ci rende forti, ci lascia un segno profondo ma ci rende ciò che siamo e saremo. Troverai qualcuno che ti farà sentire viva allo stesso modo.
E mi dirai che ci stai provando ma tu non ci stai provando stai solo soffocando il dolore. Dolore che è dovuto a tanti motivi, dolore che ti sta chiudendo e consumando. Non lasciare che il dolore chiuda tutte le porte , non lasciare che ti cambi e ti rende ciò che non sei. Sei più di tutto questo.
Permettimi di aiutarti, e non lo so in che modo ma voglio provarci , voglio abbattere tutti i muri . Proviamoci insieme , prendimi la mano e non mollarla perche insieme possiamo attraversare questa tempesta di emozioni che stai provando.
Sarò paziente, presente e ti ascolterò sempre.
Prometto di tirarti su il morale sempre o almeno di provarci. Prometto che non faremo mai a meno delle serate passate in macchina a camminare senza una meta e cantando le nostre canzoni. Prometto di abbracciarti sempre perché li e’ dove mi sento più a casa, tra le tue braccia. Prometto di non fare mai a meno dei nostri discorsi sciocchi. Prometto di portarti sempre al mare a vedere le onde quando ne hai bisogno.
Prometto che un giorno faremo quel viaggio insieme. Prometto che riuscirò a portarti su una moto con me. Prometto che un giorno prenderò casa e ti porterò via con me. Prometto di creare una casa nostra, dove tu possa essere sempre te stessa. Prometto che prenderemo un cane. Prometto che cucineremo crêpes almeno due volte a settimana. Prometto di non rovinare più la carbonara a meno che tu mi prometta che mi cucinerai sempre quella buonissima pasta che fai tu. Prometto di creare un ambiente pieno d’amore, tranquillità e serenità.
Tu sei la persona più importante per me e farei qualsiasi cosa per te quindi aggrappati a me, lasciami essere il tuo salvagente.
E ricorda,amore mio,che dietro le nuvole il cielo è sempre azzurro!
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