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#epancin
popolodipekino · 4 months
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scenetta
Aglaja alzò dal petto materno il suo visino felice e arrossato di pianto, gettò uno sguardo al babbo, scoppiò a ridere, poi gli saltò addosso, lo abbracciò forte e lo baciò tre volte. Poi tornò verso la madre e nascose tutto il viso sul seno di lei, perché nessuno più la vedesse, e subito riprese a piangere. Lizaveta Prokof'evna la coprì con un lembo dello scialle. da F. Dostoevskij, L'idiota
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frabooks · 4 months
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L'idiota
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La stesura fu contemporanea all'esilio dello scrittore, dovuto ai debiti: ebbe inizio a Ginevra nel settembre del 1867, proseguì a Vevey (sul lago di Ginevra), a Milano, e terminò nel gennaio del 1869 a Firenze. Una targa al numero 22 di Piazza de' Pitti ricorda la permanenza dell'autore nel palazzo per quasi un anno. L'opera nel frattempo uscì a puntate a partire dal 1868 sulla rivista Russkij vestnik (il Messaggero russo), mentre in forma unica fu presentata l'anno successivo.
Personaggi
Myshkin. Il principe Myskin è il protagonista del romanzo. Dostoevskij lo ritrae come un uomo assolutamente buono, compito che pensava incredibilmente difficile. In realtà la parola sarebbe prekrasnyj che significa più che “buono” “splendido” o incredibilmente splendido. Intraducibile. È un ragazzo di 18 anni che ha passato la giovinezza in Svizzera per curare il mal caduco, l’epilessia, e l’idiozia. Torna in Russia per incontrare l’unica parente che ha, Lizaveta Prokofyevna, anche lei dei “Myskin”.
Rogózhin. È un ragazzo che Myskin incontra fin dalle prime pagine quando entrambi sono sul treno per Pietroburgo. È follemente innamorato di Nastas’ia Filippovna; sta andando a Pietroburgo per ricevere la sua eredità. È il secondo protagonista del romanzo, anche se avrà molta meno voce di altri personaggi.
Nastasya Filippovna. Terzo protagonista del romanzo. È una ragazza rimasta orfana che viene cresciuta da Totsky che vede in lei non solo una bellezza straordinaria ma anche una grande intelligenza. Si fa intendere che Totsky fu decisamente inappropriato con Nastas’ja fin dalla prima adolescenza: questo segnerà la salute mentale della ragazza. È di carattere instabile, nevrotico ma è intelligente e incredibilmente attraente.
Aglaja. Figlia di Lizaveta Prokòf'evna e del generale Epancin, è bellissima e intelligente (anche lei) ma indisponente, antipatica, viziata e autoritaria. Creerà un legame col Principe, che è molto attratto da lei.
Ippolit. È un ragazzo tisico (ha la tubercolosi) a cui rimangono poche settimane di vita. Sarà fondamentale nella parte centrale del romanzo perché esprimerà la volontà di esercitare il suo libero arbitrio invece di aspettare passivamente la morte. È nichilista, scontroso, egocentrico.
Altri personaggi molto presenti nel libro ma indiscutibilmente minori.
Gánya. Maggiordomo in casa Epancin, promesso in matrimonio a Filippovna, ama segretamente Aglaja. Viene umiliato. È un personaggio infido, calcolatore ma molto umano.
Lébedyev. Da Wikipedia: “un ubriacone dispettoso la cui irrequieta curiosità e meschina ambizione lo hanno trasformato in una sorta di deposito di informazioni sociali. Lo usa per ingraziarsi i superiori e per perseguire vari schemi e intrighi.” Calza alla perfezione.
Lizavéta Prokófyevna. Madre di Aglaja e lontanissima parente del Principe Myskin, ha un carattere impulsivo, forte e prorompente.
General Iván Fyódorovich Epanchín. Marito di Lizaveta e padre di Aglaja, è un imprenditore ricco e rispettato in città, eppure è infido e viscido.
Tótsky. Ricco nobile che ha cresciuto Filippovna. Disgustoso.
Ce ne sono molti altri ma sono di contorno.
Spunti
Il libro di Dostoevskij che mi ispirava meno. Ho sempre considerato L’idiota il libro meno interessante di Dostoevskij, soprattutto perché temevo fosse una storia del genere “troppo buono per questo modo” e cioè che il messaggio fosse: meglio stupidi e felici che intelligenti e tristi. Assioma fastidioso e terribilmente pigro che non condivido affatto. Il libro ovviamente non c’entra granché con questo mio pregiudizio.
Facilità di lettura e digressioni. Ho trovato questo libro incredibilmente facile da leggere, le pagine scorrevano fluide a una velocità sorprendente. Non ho riscontrato digressioni rilevanti né pesanti. Non ho mai trovato delle parti pesanti o lente. Questa sensazione mi sorprende perché tutti i libri grossi di D. hanno degli sbalzi di ritmo, basti pensare alla digressione lentissima dello Staretz ne I fratelli Karamazov o le prime 100 pagine de I demoni.
Tantissimi personaggi, pochi rilevanti. È un libro zeppo di personaggi e non è sempre facilissimo stare dietro ai nomi, eppure i personaggi veramente rilevanti sono pochissimi. Anzi capita spesso che personaggi poco rilevanti abbiano molti più momenti e dialoghi di, ad esempio, Rogozin, il secondo personaggio più importante del romanzo. Credo sia un effetto voluto per dare idea del ronzare incessante delle persone infide e insignificanti attorno al Principe.
Libri lunghi. Finire questo libro mi ha lasciato confuso e interdetto. Ero incapace di riprendere contatto col mondo. I libri lunghi si portano dietro un peso specifico diverso dai libri brevi - e grazie tante - che sento impatta molto di più sulla mia vita. È un gusto tutto particolare che ormai ricerco con avidità.
Per Ilenia Zodiaco è difficile e prolisso. Io credo sia l’esatto opposto: è uno dei libri più facili che abbia mai letto (anche se è vero che è un po’ prolisso). È sorprendente come cambiano le cose per ognuno di noi, anche a partire dallo stesso libro.
La bellezza salverà il mondo? L’idiota viene spesso citato per questa frase e lo trovo incompensibile. È una frase che non viene mai detta da Myskin ma solo da Ippolit e un altro (non ricordo chi) in riferimento al Principe stesso. Non ha senso identificare il libro con questa frase per diversi motivi. Il primo è che il Principe non filosofeggia; anche quando nella prima parte racconta della pena di morte, lo fa in modo ingenuo, naturale, come se parlasse con degli amici circa le sue impressioni; non fa “politica” nè “filosofia”. In secondo luogo, questo libro ha temi molto più rilevanti: la pena di morte, il libero arbitrio, l’incomprensione, l’ipocrisia della società, la malattia (fisica e mentale). Infine “la bellezza salverà il mondo” è una frase molto più adeguata a Stepan Trofimovic ne I demoni: e infatti la dice lui questa frase! Al gran ricevimento dei Von Lembke fa una tirata romantica proprio sulla bellezza della natura. Stepan Trofimovic in quel romanzo è proprio la rappresentazione di un vecchio ideale di intellettuale: romantico, aristocratico, ormai sorpassato dai tempi.
No trama. Succedono tante piccole cose ma non c’è una vera macro trama rilevante, o almeno sento che è così. Per questo motivo L’idiota è un libro strano, che sarebbe potuto andare avanti ancora per 1000 pagine. Non voglio dire che non succedano cose rilevanti, anzi: ci sono 2-3 cambi di ritmo folli alla D. (teatrali, pazzi, quasi inverosimili). Però non ha i 3 atti veri e propri di una storia fatta e finita, come ne I demoni. Azzardo a ipotizzare che una ragione viene dal fatto che D. non aveva affatto le idee chiare sullo sviluppo degli eventi (fonte: Tolstoj o Dostoevskij, G. Steiner).
La pena di morte e la scena raccontata da Miskyn. C’è una famosa scena in cui il Principe Myskin racconta di quando ha assistito a una pena di morte. Questa scena è autobiografica. D. venne condannato alla pena di morte per aver letto una lettera (o un libro) di Belinsky (a quel tempo censurato) in un circolo di socialisti; sul patibolo, a 5 minuti dalla morte, venne graziato dallo Zar e mandato ai lavori forzati in Siberia. La scena è notevole per diversi motivi. Personalmente sono molto interessato al discorso pena di morte, garantismo, evoluzione della giustizia nei secoli. Secondo motivo: D. è un maestro a raccontare di sé perché trasuda una totale sincerità; lo si vede anche ne Il giocatore, romanzo scritto quando era sommerso dai debiti a causa del gioco. Il punto di vista di Myskin, come ho scritto sopra, non mi sembra politico; commenta il fatto con genuinità da osservatore e questo lo caratterizza ancora meglio come buono, genuino, “in pace col mondo”, in qualche modo.
L'epilessia. Altro aspetto autobiografico: D. era malato di epilessia. Fa impressione il racconto delle sensazioni che anticipano un attacco epilettico. Dev’essere stato un duro lavoro di introspezione per D. L’epilessia nella Russia ortodossa si porta dietro anche un significato spirituale: la malattia veniva vista come un modo per avvicinarsi a Cristo/Dio. Sono famosi i “folli in Cristo” (jurodivyj), simil monaci che “hanno adottato una forma ascetica di pietà cristiana che si chiama " follia " per amore di Cristo. Essi rinunciavano volontariamente non soltanto alle comodità e ai beni familiari, ma accettavano di essere considerati pazzi, gente che non ammette le leggi della convivenza e del pudore e si permette azioni scandalose.” https://www.scrutatio.it/DizionarioTeologico/articolo/2373/folli-in-cristo
Riflessione sul suicidio di Ippolit. Il suicidio è un tema ricorrente di D. che ha trattato soprattutto ne I demoni e ne L’idiota, secondo me in modi molto differenti. Ippolit è malato terminale, gli aspettano poche settimane di vita. Dopo un lungo rimuginio decide che gli conviene uccidersi. Una suggestione: non esistono (più?) buone idee. C’è una riflessione straordinaria sui tipi di uomini e io ci sono dentro in pieno.
Non riuscire a condividere un’idea. “Tuttavia, voglio aggiungere che in ogni idea umana geniale e nuova o, più semplicemente, in ogni idea umana seria, che nasce nella mente di chicchessia, rimane sempre qualche cosa che non è assolutamente possibile trasmettere agli altri"
Miskyn vs Rogozin. Il tema del doppio è tanto caro a D. che ne ha iniziato a parlare nel suo secondo libro, Il sosia. Lo si ritrova anche in Raskolnikov, che significa “scisso, diviso”, in Delitto e castigo ma anche in Stavrogin, con le sue visioni. Ne L’idiota il doppio è rappresentato da Myskin e Rogozin, che sono speculari. Uno è buono, ingenuo, pacato; l’altro è folle d’amore, astioso, esagerato. Rogozin è il cattivo del romanzo ma D. ha fatto un lavoro magistrale, secondo me, perché - almeno io - ho percepito Rogozin come l’altro lato della medaglia della trama, non come cattivo vero e proprio.
Tutti i personaggi fanno abbastanza schifo. Chi è il cattivo in questo romanzo? Nel diario di lettura è una domanda che mi sono posto. Non è immediato capirlo perché Rogozin di sicuro non lo è. Il cattivo in questo libro sono tutti. Tutti i personaggi che circondano il Principe rappresentano una sfumatura di “cattiveria” e corruzione, chi più, chi meno. Sono tutti vittime, o comunque in balìa, di forze superiori: la violenza, la morte, le passioni sfrenate. Un tocco davvero geniale di Dostoevskij.
Tutta la filosofia di D. sta nel “se potessi non morire! Trasformerei ogni minuto in un intero secolo” “Oh poter non morire! Poter far tornare indietro la vita: che eternità! E tutto questo sarebbe mio! Allora trasformerei ogni minuto in un intero secolo, non ne perderei niente, terrei in conto ogni minuto, per non sprecare invano nemmeno più di un istante!” Sappiamo bene che per D. non è così. L’uomo è irrazionalità, istinti, bisogni primari, pulsioni.
Non viene capito dagli altri, gli altri non si spiegano il suo comportamento. Questo è il punto centrale del romanzo. Myskin non è “idiota” inteso come stupido oppure come stupido ma felice, è solo incompreso. Sempre e da tutti. Non viene compreso quanto compatisce Nastas’ja o Ippolit. Non viene capito quando continua a parlare e interagire con Ganja (invece di chiudere i rapporti). Non viene capito da Lizavéta Prokófyevna che ha continui sentimenti contrastanti con lui e passa dal volergli bene e farlo sentire accettato in famiglia a bandirlo da casa propria. Non viene capito da Rogozin, che non capisce la qualità dell’amore del Principe per Filippovna. Non viene capito da Aglaja per lo stesso motivo. Non viene capito, ovviamente, dalla nobiltà. È un estraneo a tutti gli effetti al mondo russo, ma in generale all’umanità. È troppo diverso, vive su binari tutti suoi, ha emozioni, pensieri, punti di vista sempre diversi e laterali da tutti. E ovviamente ne fa le spese lui in prima persona cambiando e rabbuiandosi durante la storia, ma anche, ad esempio, Nastas’ja che muore. L’unica persona che lo capisce, credo, è Nastas’ja Filippovna.
Il cambiamento di Myskin. Ho notato che il Principe Myskin a inizio libro è ancora intatto; è gentile verso gli altri, compassionevole, ma soprattutto felice. A fine libro rimane il suo aspetto da straniero, cioè il suo modo di approcciarsi agli altri, però è cambiato perché non è più felice. Ha fallito in tutto, è andato tutto storto. Il mondo è riuscito a corromperlo non capendolo mai.
Due tipi di persone. Gli ordinari ordinari e gli ordinari “intelligenti” P 667 “Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure - ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalità e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tra, acquisendo persino proprietà specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciò che è, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilità di guadagnarsi questo nuovo stato. […] Questa gente è la stragrande maggioranza nel mondo e ce n’è persino più di quanto non sembri; la suddetta schiera si divide, come d’altronde tutto il genere umano, in due categorie primarie: della prima fanno parte gli uomini limitati; della seconda quelli “troppo intelligenti”. I primi sono i più felici; per un uomo “ordinario”, per esempio, non c’è niente di più facile che credersi un uomo fuori dal comune e originale e deliziarsi di ciò senza esitazione alcuna. Questo vale per alcune nostre signorine che, tagliati i capelli corti, indossati occhiali azzurri, definitesi nichiliste, si sono subito persuase di aver cominciato ad acquisire all’istante “convinzioni” proprie e personali. Il discorso vale anche per qualche persona che, avendo riscontrato nel proprio cuore l’esistenza di una semplice briciola di sentimento universale (come peraltro a tutti gli uomini) e buono, si è immediatamente persuasa di provare particolari sentimenti come nessun altro al mondo, nonché di essere all’avanguardia nel progresso generale. Lo stesso esempio è calzante per qualcun altro che, presa alla lettera un’idea qualunque oppure letta una paginetta qualsiasi dall’inizio alla fine, si convince all’istante che si tratti di “pensieri propri e personali”, nati autonomamente nel suo cervello. […] Questi non dubita nemmeno per un attimo di essere un genio, non si pone minimamente il problema; per lui non esiste altro. […] Uno dei personaggi del nostro racconto, Gavrila Ardalionovic Ivolgin, fa parte invece della seconda categoria, quella degli uomini “ordinari”, “troppo intelligenti”, che desiderano essere originali dalla testa ai piedi a tutti i costi. Gli appartenenti a questa categoria, come abbiamo notato poco fa, sono molto più infelici della prima. Infatti l’uomo “ordinario” intelligente, anche se si è immaginato di sfuggita (o forse anche per tutta la sua vita) di essere geniale e originale, ciò nonostante conserva,nel suo cuore, il tarlo del dubbio che lo porta alla disperazione più profonda; egli si rassegna soltanto quando è ormai avvelenato dalla vanità che gli si è insinuata nel profondo. Tuttavia noi abbiamo preso ad esempio un caso limite: per la stragrande maggioranza di persone che fanno parte di questa categoria intelligente, le cose non si svolgono poi in maniera così tragica; il fegato si guasta solo verso gli ultimi anni di vita, ed è tutto. […] Per lui il pensiero di aver adempiuto ai propri doveri umani non è né tranquillizzante, né confortante; anzi, lo irrita, e così dice: “ecco per cosa ho speso tutta la mia vita, ecco cosa mi ha legato mani e piedi, ecco cosa mi ha impedito di scoprire la polvere da sparo! Se non ci fossero stati quei impedimenti, forse avrei scoperto o la polvere da sparo o l’America, certo, non so ancora che cosa, ma avrei scoperto una delle due senz’altro!”.
Stralci e pezzi
Pena di morte P 31 Myskin “Il criminale era un uomo intelligente, coraggioso, forte, in gamba, si chiama Legros. Bè, vi dico, ci crediate o no, che mentre saliva sul patibolo piangeva, pallido come uno straccio. È forse ammissibile questo? Non è un’atrocità? E chi mai sta piangendo per il terrore? Io non pensavo che per il terrore potesse piangere non un bambino, ma un uomo che ha mai pianto, un uomo di quarantacinque anni. Che cosa accade in quell’istante nell’anima, quali spasimi la attanagliano? È una beffarda ingiuria per l’anima, nient’altro! È stato detto: non uccidere, e allora perché, siccome lui ha ucciso, viene ucciso anche lui? No, non si deve.Ecco, ho visto quella scena ormai da un mese, e da allora ce l’ho sempre davanti agli occhi”
P 32 “Vi sembrerà ridicolo, assurdo, ma a chi ha una certa immaginazione può saltare in mente un’idea simile. Pensate: quando per esempio c’è la tortura, ci sono sofferenze e ferite, dolore fisico, e perciò questo allevia le sofferenze dello spirito, così che soffri soltante per le ferite, finché non muori. Eppure il dolore maggiore, il più acuto, forse non sta nelle ferite, ma nel fatto che hai la certezza che ecco, tra un’ora, e poi tra dieci minuti, e poi tra mezzo minuto, e poi adesso, ecco, subito, l’anima volerà via dal corpo, e tu non sarai più un uomo, e questo è ormai certezza: la cosa fondamentale è che sia una certezza. Appena appoggi la testa proprio sotto la lama e te la senti scivolare addosso, ecco, quel quarto di secondo è il più terribile di tutti.”
“Prendete un soldato e mettetelo proprio davanti a un cannone, nel mezzo di un combattimento, sparategli addosso, e lui continuerà ancora a sperare, ma leggete a quello stesso soldato la sentenza certa, e lui perderà la ragione o si metterà a piangere. Chi mai ha detto che la natura umana è in grado di sopportare questo senza impazzire?”
P 86 Myskin “Lui diceva che quei cinque minuto gli erano sembrati un tempo infinito, un’immensa ricchezza; gli pareva di poter vivere tante vite in quei cinque minuti, che per il momento non doveva ancora pensare all’ultimo istante—”
“Oh poter non morire! Poter far tornare indietro la vita: che eternità! E tutto questo sarebbe mio! Allora trasformerei ogni minuto in un intero secolo, non ne perderei niente, terrei in conto ogni minuto, per non sprecare invano nemmeno più di un istante!” […] Oh, no, me l’ha detto lui stesso, rispondendo alle mie domande, che non aveva poi affatto vissuto così, e aveva perduto moltissimi attimi”
P 105 Myskin “Schneider mi confidò una sua idea molto strana, mi disse di essersi ormai convinto che anch'io ero un vero bambino, […]anche se fossi vissuto fino a sessant’anni”. È 107 Myskin “In primo luogo ho deciso di essere sempre gentile e sincero con tutti: nessuno potrà pretendere altro da me” “So molto bene che è imbarazzante parlare dei propri sentimenti in pubblico, ma con voi ne parlo senza alcun imbarazzo”
P 312-313 Myskin “A proposito di fede […] Una mattina ero in viaggio su una nuova linea ferroviaria e nello scompartimento ho conosciuto un certo S., con il quale ho parlato per quattro ore. Avevo già sentito parlare di lui, anche riguardo al suo ateismo. […] Mi ha colpito però una sola cosa: che per tutto il tempo era come se lui non parlasse affatto di questo, e ciò mi ha colpito proprio perché anche in passato tutti gli atei che ho incontrato e i libri sull’ateismo che ho letto mi sono sempre sembrati riferirsi a tutt’altro, sebbene all’apparenza fossero attinenti all’argomento”.
P 313 “Uno in Dio non crede affatto, e un altro invece ci crede tanto da accoltellare la gente invocandolo…”
P 315 “L’essenza del sentimento religioso sfugge a ogni ragionamento, a ogni reato o delitto, a ogni tipo di ateismo; c’è in essa, e ci sarà in eterno, qualcosa di ineffabile che gli atei non potranno mai afferrare in tutti i loro discorsi”.
P 567 “Tuttavia, voglio aggiungere che in ogni idea umana geniale e nuova o, più semplicemente, in ogni idea umana seria, che nasce nella mente di chicchessia, rimane sempre qualche cosa che non è assolutamente possibile trasmettere agli altri"
P 594 Ippolit “Se a bruciapelo mi venisse in mente di uccidere qualcuno a caso, oppure dieci persone in una volta sola, oppure di commettere qualche altra azione fra le più terribili, quella che viene considerata in assoluto la più terribile al mondo, in quale imbarazzo si verrebbe a trovare la corte del tribunale, viste le due o tre settimane di vita che mi restano e l’abolizione della tortura?”
Ippolit P 595 “Che cosa m’importa di tutta questa bellezza, quando ogni istante, ogni secondo sono costretto a ricordarmi che persino questo moschino minuscolo, che adesso mi ronza vicino, in un raggio di sole, prende parte a questo banchetto e al suo coro, sa qual è il suo posto e lo ama ed è felice, mentre io sono solo un aborto della natura, e non ho voluto capirlo fino a ora unicamente per viltà!”
P 667 “Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure - ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalità e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tra, acquisendo persino proprietà specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciò che è, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilità di guadagnarsi questo nuovo stato. […] Questa gente è la stragrande maggioranza nel mondo e ce n’è persino più di quanto non sembri; la suddetta schiera si divide, come d’altronde tutto il genere umano, in due categorie primarie: della prima fanno parte gli uomini limitati; della seconda quelli “troppo intelligenti”. I primi sono i più felici; per un uomo “ordinario”, per esempio, non c’è niente di più facile che credersi un uomo fuori dal comune e originale e deliziarsi di ciò senza esitazione alcuna. Questo vale per alcune nostre signorine che, tagliati i capelli corti, indossati occhiali azzurri, definitesi nichiliste, si sono subito persuase di aver cominciato ad acquisire all’istante “convinzioni” proprie e personali. Il discorso vale anche per qualche persona che, avendo riscontrato nel proprio cuore l’esistenza di una semplice briciola di sentimento universale (come peraltro a tutti gli uomini) e buono, si è immediatamente persuasa di provare particolari sentimenti come nessun altro al mondo, nonché di essere all’avanguardia nel progresso generale. Lo stesso esempio è calzante per qualcun altro che, presa alla lettera un’idea qualunque oppure letta una paginetta qualsiasi dall’inizio alla fine, si convince all’istante che si tratti di “pensieri propri e personali”, nati autonomamente nel suo cervello. […] Questi non dubita nemmeno per un attimo di essere un genio, non si pone minimamente il problema; per lui non esiste altro. […] Uno dei personaggi del nostro racconto, Gavrila Ardalionovic Ivolgin, fa parte invece della seconda categoria, quella degli uomini “ordinari”, “troppo intelligenti”, che desiderano essere originali dalla testa ai piedi a tutti i costi. Gli appartenenti a questa categoria, come abbiamo notato poco fa, sono molto più infelici della prima. Infatti l’uomo “ordinario” intelligente, anche se si è immaginato di sfuggita (o forse anche per tutta la sua vita) di essere geniale e originale, ciò nonostante conserva,nel suo cuore, il tarlo del dubbio che lo porta alla disperazione più profonda; egli si rassegna soltanto quando è ormai avvelenato dalla vanità che gli si è insinuata nel profondo. Tuttavia noi abbiamo preso ad esempio un caso limite: per la stragrande maggioranza di persone che fanno parte di questa categoria intelligente, le cose non si svolgono poi in maniera così tragica; il fegato si guasta solo verso gli ultimi anni di vita, ed è tutto. […] Per lui il pensiero di aver adempiuto ai propri doveri umani non è né tranquillizzante, né confortante; anzi, lo irrita, e così dice: “ecco per cosa ho speso tutta la mia vita, ecco cosa mi ha legato mani e piedi, ecco cosa mi ha impedito di scoprire la polvere da sparo! Se non ci fossero stati quei impedimenti, forse avrei scoperto o la polvere da sparo o l’America, certo, non so ancora che cosa, ma avrei scoperto una delle due senz’altro!”.
P 849 Myskin “Oh, se Aglaja sapesse, se sapesse tutto… ma proprio tutto. Per prima cosa bisognerebbe sapere. Per quale motivo non è mai possibile sapere tutto dell’altro, quando è necessario, quando quest’altro è colpevole?”
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rudyroth79 · 10 months
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Știri: „Mofturi, nazuri şi şantaje" – un spectacol de comedie non-verbal prin care este promovată incluziunea culturală prin teatru  
Premiera spectacolului vineri, 23 iunie 2023, ora 19.00, sala CINETic, București (str. Tudor Arghezi nr. 3B) În inima teatrului, o nouă piesă magică a prins viață: Mofturi, nazuri şi şantaje, un proiect cultural iniţiat de Asociaţia Epancin Art, co-finanţat de Administraţia Fondului Cultural Naţional. Un spectacol de comedie non-verbal care deschide o ușă către un univers fascinant al expresiei…
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madeleineengland · 3 years
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popolodipekino · 4 months
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prima impressione
Per la prima volta in vita sua vide uno spicchio di quello che si definiva con il terribile nome di "gran mondo". Già da un pezzo, per certe sue particolari considerazioni, inclinazioni e viste, anelava a penetrare in quella cerchia incantata, e perciò la prima impressione che doveva riceverne destava in lui grande interesse. Questa sua prima impressione fu addirittura fantastica. Gli parve subito che tutta quella gente fosse nata apposta per trovarsi insieme, che in casa Epancin quella sera non ci fosse una "serata", che quelli non fossero invitati, ma tutta "gente di casa", e che lui stesso fosse già da lungo tempo un loro devoto amico e compagno d'idee, tornato ora fra loro dopo un recente distacco. I modi squisiti, la semplicità, l'apparente cordialità di quelle persone avevano un fascino quasi magico. Non poteva nemmeno passargli per la mente che tanta cordialità e signorilità, che tanto spirito e una si alta dignità potessero non esser altro che una magnifica creazione artificiale. La maggioranza degli invitati, nonostante l'imponente apparenza, era formata di gente piuttosto vuota, che del resto ignorava essa stessa, nel suo presuntuoso autocompiacimento, come molto di quel che aveva di buono fosse una creazione artificiale, di cui per giunta non aveva merito alcuno, perché le era toccata in eredità senza che ne avesse coscienza. Ma questo il principe, tutto preso dall'incanto della sua prima impressione, nemmeno lo voleva sospettare. da F. Dostoevskij, L'idiota
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popolodipekino · 4 months
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dichiarazione
- Volevo dire... volevo dire, - balbettò il principe, - volevo solo spiegare ad Aglaja Ivanovna... aver l'onore di spiegarle che io non ebbi mai l'intenzione... di aver l'onore di chiedere la sua mano... neppure quando che sia... Io non ne ho nessuna colpa, com'è vero Dio, non ne ho colpa, Aglaja Ivanovna! Non l'ho mai voluto, non mi è mai venuto in mente, e non lo vorrò mai, lo vedrete: siatene certa! Qualche maligno mi avrà calunniato presso di voi! Potete star tranquilla! Dicendo questo, si avvicinò ad Aglaja. Ella si tolse il fazzoletto dal viso, gli gettò un rapido sguardo, vide la sua figura spaurita, considerò le sue parole, e scoppiò a ridergli in faccia, di un riso così allegro e irrefrenabile, così comico e canzonatorio, che Adelaida, per prima, non resse più, specialmente dopo aver a sua volta guardato il principe, e, slanciatasi verso la sorella e abbracciatala, si abbandonò allo stesso riso incontenibile e gioioso, come una scolaretta. Guardandole, anche il principe cominciò a sorridere e poi a ripetere, con un'aria tutta lieta e felice: - Sia lodato Dio! sia lodato Dio! A questo punto anche Aleksandra non si contenne più e si mise a ridere di tutto cuore. Pareva che questa ilarità delle tre sorelle non dovesse aver fine. - Oh, che pazze! - borbottò Lizaveta Prokof'evna: - un po' mi spaventano, e un po'... Ma rideva già anche il principe Sc., rideva Evgenij Pavlovic, si smascellava senza fine Kolja e, guardando tutti gli altri, rideva pure il principe. da F. Dostoevskij, L'idiota
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popolodipekino · 4 months
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(per)turbamento
Anche ora risero le sorelle e il principe Sc., e sorrise perfino il principe Lev Nikolaevic che, chissà perché, era diventato rosso a sua volta. Kolja poi sghignazzava trionfante. Aglaja si adirò sul serio, e questo la rese il doppio più bella. Quel suo turbamento le stava assai bene, e ora si aggiungeva anche la stizza contro se stessa per essersi così turbata. da F. Dostoevskij, L'idiota
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popolodipekino · 5 months
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affezionarsi
Sentite, quando sono entrato qui poco fa e ho guardato i vostri graziosi visi, - ora osservo molto i visi, - e ho udito le vostre prime parole, ho provato, per la prima volta da quel tempo, un gran sollievo. Già ho pensato poc'anzi che forse appartengo anch'io davvero alle persone felici: io so, vedete, che di rado s'incontrano persone a cui subito ci si affezioni, e io invece vi ho incontrate subito, appena sceso dal treno. So molto bene che tutti si vergognano di parlare dei propri sentimenti, ma ecco che io ve ne parlo e non mi vergogno di voi. da F. Dostoevskij, L'idiota
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popolodipekino · 5 months
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ménage
La mamma loro, la generalessa Lizaveta Prokòf'evna, gettava a volte delle occhiate di traverso al loro schietto appetito, ma siccome certe sue opinioni, nonostante tutta la deferenza esteriore con cui erano accolte dalle figlie, in sostanza avevan perduto da un pezzo la loro primitiva e indiscutibile autorità, fino al punto che l'unanime conclave delle tre signorine cominciava ad aver sempre più il sopravvento, così la generalessa, per serbare la propria dignità, aveva trovato più conveniente non discutere e cedere. Veramente, il carattere assai spesso non obbediva e non si sottometteva ai dettami della ragione; Lizaveta Prokòf'evna si faceva di anno in anno più capricciosa e insofferente, era anzi divenuta un po' lunatica, ma poiché le rimaneva pur sempre sotto mano un marito molto docile e addomesticato, la piena e il soverchio dei suoi sentimenti si riversavan di solito sulla testa di lui, dipodiché l'armonia si ristabiliva in famiglia e tutto andava come meglio non poteva andare. da F. Dostoevkij, L'idiota
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madeleineengland · 5 years
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Aglaya Epanchin in The Idiot ep. 7 (2003)
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madeleineengland · 5 years
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"Do not consider my words as the sickly ecstasies of a diseased mind, but you are, in my opinion—perfection! I have seen you, I see you every day. I do not judge you; I have not weighed you in the scales of Reason and found you Perfection. It is simply an article of faith. But I must confess one sin against you: I love you."
- Nastasya's letter to Aglaya (The Idiot)
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madeleineengland · 5 years
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❀ Aglaya Epanchin in The Idiot ep. 9 (2003)
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