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#girare venezia
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Venezia in due giorni
Nuovo articolo... vieni con me a Venezia? #venezia #viaggi #veneziainduegiorni #traduttriceerrante #travelblogger #venice
Visto l’arrivo della bella stagione, perché non farci due passi a Venezia? Nel mio precedente articolo, Con me fino a San Marco, ti accompagnavo passo per passo dalla stazione di Santa Lucia fino alla famosa piazza. Oggi invece voglio consigliarti un viaggetto di un paio di giorni nella città lagunare. Piazza San Marco by night, Venezia O meglio, ti racconto cos’ho fatto io lo scorso anno a…
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aitan · 2 months
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CHARLES MINGUS E ORSON WELLES
CAPODANNO AL FIVE SPOT
Capodanno 1959, seduto in prima fila, proprio sotto il contrabbasso di Mingus c’era Orson Welles, quasi un alter ego del jazzista, per genialità, esuberanza, fierezza, complessità. E anche per le tante disavventure artistiche. Per Mingus era un idolo, lo seguiva dai tempi radiofonici di The war of worlds, adorava Quarto potere (dove in una scena c'era il suo amico d'infanzia Buddy Collette che suonava il sax in una festa sulla spiaggia), ammirava il suo modo di vestire, il suo impegno politico (sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il suo Macbeth tutto nero è del 1936), la sua voce (“mi ricorda Coleman Hawkins. Potevi sentirla a un miglio di distanza”). E non era il solo jazzista a essere stato sedotto dalla voce radiofonica di Orson Welles, anche Miles Davis lo citava come un’influenza sul suo modo di suonare: “Fraseggio, tono, intonazione: tutte queste cose possono avere come modello un maestro della parola”.
Il 1959 sarà un anno d’oro del jazz per quantità, qualità, creatività. Al Five spot, piccolo, fumoso, maleodorante locale di Bowery, scelto come luogo di riferimento da artisti e intellettuali, l'anno comincia con un formidabile double bill: sono di scena, uno dopo l’altro, Sonny Rollins, alla testa di un trio con il bassista Henry Grimes e con il batterista Pete La Rocca, e Charles Mingus con il pianista Horace Parlan, il batterista Roy Haynes (che sostituisce il fedelissimo Dannie Richmond arrestato) e i sassofonisti Booker Ervin e John Handy. È la prima sera dell’anno, ma nel club di Bowery dei fratelli Joe e Iggy Termini è anche l’ultimo impegno di quel prestigioso, favoloso cartellone con Mingus molto irrequieto per tutta la scrittura. Aveva appena registrato la musica per il film di John Cassavetes Shadows, una colonna sonora bocciata nel rimontaggio finale (la stessa cosa sarebbe successa anni dopo con Todo modo di Petri), aveva ripreso i suoi musicisti brutalmente e una volta aveva minacciato violentemente i clienti di un tavolo che, durante il suo set, non smettevano di parlare. Oltretutto ogni sera tendeva ad allargare il suo set e Sonny si inferociva, talvolta rifiutandosi di suonare. Ma era un gran clima, entusiasmante e effervescente. Rollins era in un momento di transizione, alla vigilia di un ritiro clamoroso per rinnovare il linguaggio del suo sax tenore con il leggendario e solitario corso di aggiornamento stilistico sul ponte di Williamsburg: «In un posto tranquillissimo, un angolo morto che oggi sarebbe impossibile ritrovare con il traffico che c’è» il suo racconto, dove poteva esercitarsi liberamente.
Anche Welles, come Mingus, era reduce da una delusione cinematografica: la Universal gli aveva tolto di mano la post-produzione del nuovo film, L’infernale Quinlan, ne aveva tagliato una ventina di minuti e aveva fatto girare nuove scene, modificando il primo montaggio. Più o meno nello stesso periodo era finito in soffitta un documentario intitolato Viva Italia (Portrait of Gina) perché Gina Lollobrigida aveva messo un veto, non gradendo il suo ritratto di giovane attrice ambiziosa e la Abc tv lo aveva bocciato ritenendolo cosi poco ortodosso da non poter essere trasmesso. Era un film di mezz’ora scarsa sull’Italia, paese che Orson ha frequentato per 20 anni (la terza moglie è stata l’attrice italiana, Paola Mori). Dopo un lungo oblio (Orson aveva perduto l'unica copia esistente all'Hotel Ritz di Parigi) è stato riscoperto nel 1986, proiettato al festival di Venezia ma poi di nuovo bandito su intervento della Lollobrigida.
La presenza del regista di Quarto potere al Five spot non era casuale
Nel club di Bowery si poteva incontrare chiunque, da Jack Kerouac che leggeva le sue poesie, alla mitica baronessa Pannonica de Koenigswater scesa dalla sua Rolls Royce, a William de Kooning che voleva respirare la libertà del jazz, a Leonard Bernstein che si divertiva a curiosare nella notte, allo scrittore Norman Mailer con la sua passione per quella musica. Ma la musica da sempre è stata una grande passione di Welles. La mamma pianista gli aveva fatto prendere lezioni di piano e violino e Orson aveva anche mostrato un certo talento, tanto da essere considerato un ragazzo prodigio. In gioventù era stato un grande sostenitore del jazz di New Orleans, ma sicuramente ammirava Charles Mingus per la sua musica e la sua personalità, il suo impegno, il suo agire tellurico.
(Marco Molendini)
Non potevo non condividerlo.
Due miei ingombranti miti nella stessa foto, nello stesso locale, nello stesso articolo.
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abr · 8 months
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Una "evasione" di qualche euro ogni dodici mesi. In realtà li avrà persi, capirai. Ma o' Sthato nun ammecce sprecisione ... a Venexia e in generale in quell'area okkupata dove vige l' "accanimento terapeutico" diciamo, contro popolazioni reprobe refrattarie ai mantra collettivisti. Lì vige applicazione scolastica, feroce spietata del: "se funziona tassalo, se continua a respirare sanzionalo. se rantola moribondo, sussidialo".
Puoi girare col machete e ammazzar passanti o tagliare una ragazzina a fette dopo averla drogata e stuprata; puoi anche scippare vecchiette di professione: avrai molti a discettar cavillose difese d'ufficio se hai le tonalità di pelle "giuste" e generi la cosa "giusta" cioè DEGRADO; ma lo shporco evassore no, nessuna comprensione, é solo la punta dell'aisberg, è il faruest, colpiscine uno per educarne cento: applaudiamo tutti convinti, se l'è cercata.
Non è benaltrismo il mio, attenzione: è constatare che il MONDO AL CONTRARIO esiste davvero tra medioman woke dal neurone depresso. E' ora di ricoverarli e farli pure ululare ma al chiuso, ben legati per evitare si facciano del male.
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u-more · 9 months
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Dalla Mostra del Cinema di Venezia, Pierfrancesco Favino lancia un appello affinché i personaggi italiani nei film vengano interpretati da attori italiani. «Se un cubano non può fare un messicano, perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi».
E dunque un regista americano non può girare un film su Enzo Ferrari, oltretutto usando un attore americano. Perciò immagino che per lo stesso motivo dovremmo boicottare tutti i film di Sergio Leone. E cancellare tutti i film di Anthony Quinn (visto che ha interpretato personaggi di tutte le nazionalità). Allo stesso modo bisognerebbe smettere di leggere Shakespeare, dal momento che ha ambientato storie in Italia e Danimarca. E gettare via Gauguin. E Picasso.
FILM ITALIANO TIPO •BUDGET: Zero (finanziato da Stato e regione) •CAST: Favino più altri 4 paraculati con dizione demmerda che parlano sottovoce •SCENEGGIATURA: 40-50enni in crisi di mezza età che si ritrovano da qualche parte, con battute in romanesco •VARIANTI: la lingua è il dialetto napoletano
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sortilegio · 1 year
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A Isabelle
Riesco a immaginarti fare qualsiasi cosa, ad ogni tua età, perchè so esattamente com'eri. Varcare i controlli con un cappotto scuro, sotto un altro nome, gli occhiali da sole ben posizionati sul tuo nasino, farmi mille domande, spazientirti, essere cortese, chiamarmi per nome e poterti sentire pronunciarlo, essere schiva, intimare ai tuoi figli di piantarla perchè stai parlando con me. Saresti distante, certo non sei celebre per il tuo calore, la tua è un'altezzosa diffidenza. Hai parlato di freddezza: “ça me dit quelque chose”, dicevi.
Ancora, in un secondo scenario, immagino di farti da ombra, vederti tirare fuori una penna rossa dalla borsetta, scrivere il nome di un bambino, di guardarti e trovarti bella. "T'as un instant? S'il te plait.. Désolée eh, si je t'ai dérangée, c'est la première fois que je le fais". Saresti inarrivabile. 
Tu sei inarrivabile. Il destino di queste parole ne è la conferma. Ho scritto a tante donne, ho scritto a Bologna, a Venezia, a Parigi. Ma il vicolo cieco alla fine del quale sono inciampata questa volta non ha eguali. Sarebbe forse più facile incontrarti per strada e recitarti una poesia d’amore, chissà se ne esiste una che fa al caso nostro. Poi credo che mi squadreresti dall’alto del tuo metro e sessanta per poi girare i tacchi (con cui chissà se arrivi al metro e sessantatré) e andartene. Mi piace pensare che tutto ciò accadrebbe in Rue de Vaugirard, altezza quella che sappiamo noi.
Ci rimarrei poi un po’ male. Penserei che dovresti fare meno la preziosa, soprattutto dopo che ti sei fatta vedere nuda da me. Ti ho vista nuda ancora prima di vederti passeggiare per Rue de Vaugirard. Ancora prima di offrirti questi miei fiori bianchi. Stendili sul tuo corpo, che ora mi sottrai, quando avrò girato l’angolo, se vorrai. Fallo come lo faresti davanti a una telecamera vuota, riflessa nel grande occhio nero di nessuno. Spalma i petali su di te, rovesciali sui tuoi seni, tragicamente, come vivessi l’ardore di Fedra, il suo delirio. Vedi quello che vedo io? Recitalo! Recitaci! Di più! Voglio metterti in scena. Passa le dita sul collo, chiudi gli occhi, la tua bocca ciliegia un po’ più aperta, così..
Questa pretesa di dirigerti sfiora il ridicolo, specialmente se è vero che nessuno osa più farlo. Pensarmi la tua regista mi fa dimenticare di chi sei, della tua freddezza, della gente che cammina svelta in Rue de Vaugirard. Vorrei che fossi la mia attrice, perchè anche tu possa finalmente dimenticarti di me.
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gcorvetti · 10 months
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Performance.
Ieri finalmente c'è stata la performance di Andres Roots prima e poi Ahmed Ag Kaedy dal Mali. Andres ha suonato come al solito i suoi brani di slide blues come al solito impeccabile con la sua vena ironica e la sua precisione, mentre Ahmed ha portato una nuova sonorità, non tanto a livello effettistico e quindi di sound, ma proprio di identità musicale di un posto lontano dal gusto di passato. Quello che ha suonato lui è una sorta di blues ancestrale, il Mali è uno dei paesi che ha subito deportazione da parte degli yankee per le piantagioni, chiamasi schiavitù come sappiamo tutti, in uno dei docu film prodotti da Scorsese sul blues si va appunto in Mali a scoprire le origini di quei canti che qualche decennio dopo venivano intonati in inglese dai braccianti riportando a galla quella cultura africana così intensa e mai dimenticata tramandata oralmente nonostante la situazione avversa. Ieri lui ci ha regalato quello spicchio di tradizione che è ancora viva e che ha ancora molto da dire nonostante gli anni, peccato che era da solo e non con tutta la band, capisco che girare in 5 costa di più, va bè ci sta, mi sono congratulato con lui col mio francese super arrugginito e quando l'ha capito si è messo a parlare in inglese, che a quanto ho capito non sa benissimo, ma ci sta, è stato contento secondo me che qualcuno gli abbia fatto i complimenti nella lingua che parla. L'unica nota dolente, c'è sempre qualcosa che non va così è la vita, è che ho comprato i biglietti online al costo di 15€ + 1,20€ di commissione del sito, la mia compagna ha sentito che il biglietto costava 15€, cioè a saperlo lo prendevo al botteghino, alla fine agli organizzatori vanno comunque 15€, cosa cambiava dire venite prima per il biglietto, oppure dare un orario di apertura del posto in modo da fare botteghino nei giorni precedenti al concerto, sta gente non ha idea di come si organizza un evento, il posto poi si chiama club della cultura ma poca però :D.
Cosa diversa è accaduta invece in Puglia, che ci azzecca direte, ho letto sta notizia
Cioè sto qua si è infastidito perché a 10 minuti dalla fine, per ordinanza comunale, ha ben pensato di tirare una secchiata al duo sottostante, secondo me a molte persone non piace la musica, certo dipende cosa stavano suonando, ma a me è capitato di avere sotto casa a Venezia il concertino del chitarrista che cantava boiate fino all'una di notte quando è arrivato il vecchietto della casa di fronte e gli ha detto in venexiano di smettere che voleva dormire se no chiamava la polizia, fine dei giochi; potevo io tirare una secchiata al tizio quando fece Il tempo di morire di Battisti tutta sbagliata, per esempio, ma ricordo che quella sera mi vidi un film sul pc e mi addormentai sul divano. Ma il signore pugliese no, lui tira l'acqua.
A voi i video dei ragazzi, si fa per dire.
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londranotizie24 · 6 months
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Omaggio a Umberto Eco, CinemaItaliaUk proietta il documentario La biblioteca del mondo
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Di Redazione In24 @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND CinemaItaliaUk rende omaggio a Umberto Eco, il 12 novembre al Garden Cinema di Londra, con la proiezione del film La biblioteca del mondo di Davide Ferrario. Omaggio a Umberto Eco, CinemaItaliaUk proietta il documentario La biblioteca del mond Un nuovo omaggio ad un grande esponente della cultura italiana, Umberto Eco, viene reso da CinemaItaliaUk, che per il prossimo 12 novembre alle 1730 ha organizzato presso il Garden Cinema di Londra la proiezione di "Umberto Eco: Una biblioteca del mondo, film di Davide Ferrario del 2022. La presentazione del documentario è in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e il Warburg Institute. Quella a cui fa riferimento il documentario è la biblioteca privata di Umberto Eco, una grandissima collezione di più di 30 mila libri contemporanei e 1.500 libri antichi e rari. Dopo la sua morte, la famiglia ha concesso l’accesso alla biblioteca al regista Davide Ferrario, che aveva collaborato con Eco nel 2015, un anno prima della morte dello scrittore, per una videoinstallazione alla Biennale d’Arte di Venezia. L’accorato film di Davide Ferrario non si limita a descrivere questo luogo straordinario, ma spiega anche l’idea e il sentimento di Eco della biblioteca come “memoria del mondo”. “Nel film, uno dei suoi collaboratori storici dice a un certo punto di ‘aver avuto nella vita una fortuna: conoscere Umberto Eco’ Posso dire lo stesso, quando realizzai nel 2015 una videoinstallazione per la Biennale d’Arte di Venezia con lui protagonista. – dichiara il regista Davide Ferrario – Fu allora che vidi per la prima volta la sua biblioteca e gli chiesi subito di girare una scena con lui che camminava in mezzo ai libri, la stessa che apre adesso il film. Furono anche le immagini utilizzate dalle tv di tutto il mondo quando, purtroppo, Eco morì un anno dopo. In qualche modo, coglievano il senso di una vita. Da quelle e dal fatto che, contrariamente al suo collaboratore, l’incontro non si era potuto trasformare in una vera frequentazione, nasce questo film, costruito giorno per giorno insieme alla famiglia. Se, per Eco, la biblioteca era una metafora del mondo, la sua personale non era una semplice collezione di libri, ma la chiave per capire le sue idee e la sua ispirazione. E anche il luogo in cui, anche dopo la morte, il suo spirito vive intatto”. ... Continua a leggere su www.
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giancarlonicoli · 7 months
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9 ott 2023 16:00
AL MAGO SILVAN PIACE TOCCARE...IL MAZZO - L’ILLUSIONISTA 86ENNE, AL SECOLO ALDO SAVOLDELLO, RACCONTA DI QUANDO LA MAESTRA LO BECCÒ “TRAFFICARE” CON LE MANI SOTTO AL BANCO: "MI DISSE: ‘SI VERGOGNI, QUESTE COSE NON SI FANNO!’. PENSAVA CHE MI STESSI MASTURBANDO, INVECE MI ALLENAVO CON UN MAZZO DI CARTE'" - "L’INTERPOL MI HA VIETATO DI METTERE PIEDE NEI CASINÒ, SE LO FACCIO MI ARRESTANO. LA MIA ARTE È LA MANIPOLAZIONE, LO SANNO IN TUTTO IL MONDO E IO LI CAPISCO, MA..." -
Estratto dell’articolo di Maurizio Crosetti per “La Repubblica”
Signor Silvan, come sta? Va bene se la chiamiamo mago?
"Sono in gran forma, faccio un sacco di cose, spettacoli nei teatri, viaggi, incontri, penso sempre a nuovi effetti magici da portare in scena, qualcosa di inedito e magari di molto antico, però mai visto”.
Che energia, alla sua età!
"Il mago non ha età, è senza tempo. È un classico. Come Proust. Come Hemingway”.
Mago va bene, allora?
“Direi che è perfetto. Ma anche illusionista, anzi illuso: perché ancora credo di creare la vera magia, e che la mia voce fluisca per incantare. Mi illudo, o per meglio dire so, di essere davvero un mago e non di recitare la parte. Ho cominciato a sette anni e non smetterò mai”.
Una vocazione precocissima. Ce la racconta?
“In quinta elementare, a Venezia, il maestro Salvagno mi vide trafficare con le mani nelle tasche, mi chiamò alla cattedra, mi fece andare dietro la lavagna e mi disse: “Savoldello, (perché il mio vero nome è Aldo Savoldello), venga qui, si vergogni, queste cose non si fanno!”. Pensava che mi stessi masturbando, invece mi allenavo con un mazzo di carte”.
Si allena ancora?
“Certo! Almeno due ore ogni sera. Metto un film, prendo il mazzo da 140 carte e comincio a farle girare a ventaglio con una mano sola. A volte appendo piccoli pesi alle dita, quelli delle bilance di una volta. Ho le mani di un ventenne. Mai usato creme, solo i guanti, mai afferrato un coltello, devo stare attento. Una volta, queste mani le assicurai per mezzo miliardo, c’era ancora la lira”.
Silvan, ma cos’è la magia?
“Una cosa tutta mentale. È fascino, irrazionalità. La magia è destrezza, è psicologia, è arte, gesto, è molto più di ciò che sembra. Allude, parla d’altro. La magia esiste solo nella mente di chi guarda, e ti accredita poteri che naturalmente non possiedi.
Però tu hai il talento delle mani, degli occhi e della voce. Se io le dico “stia attento, a questo punto si compie la vera magia” (il mago lo dice proprio con la sua inconfondibile, ammaliante e vellutata voce, n.d.r), la vera magia è già cominciata. Ma è dentro di lei, non tra le mie dita”. […]
La magia è fantasia?
“Crea mondi paralleli, come la lettura. Ma sono proiezioni di quello che già siamo. Il libro è già dentro di noi mentre lo leggiamo, un bravo scrittore aiuta soltanto a tirarlo fuori, a vederlo bene”.
Perché, invece, noi non la vediamo quasi più in televisione?
Me lo domando anch’io. Non c’è spazio, ma non ho mai bussato a nessuna porta in vita mia. Eppure la mia ospitata in Rai a Capodanno ha fatto 5 milioni di ascolti, e lo stesso a Pasqua, quando sono stato il picco di spettatori a Domenica In. Il mio numero di telefono ce l’hanno, sanno che esisto e che vado ancora in scena. Se mi chiamano e mi dicono ‘Silvan, facciamo Sim Sala Bim numero ventiquattro?’, io rispondo presente. E sono sicuro che avrei successo, perché ce l’ho da quasi settant’anni”.
Da quella sera in tivù con Enzo Tortora…
“Esatto! Era il 1956, il programma si chiamava “Primo applauso”, lo presentavano Tortora e Silvana Pampanini. A quell’epoca mi chiamavo “Mago Saghibù”. La signora Pampanini mi disse ‘ragazzo, ti serve un altro nome d’arte, usa il mio, togli solo la a’. E così Silvana diventò Silvan. Funzionò, non crede?”
Eccome. E il magico “Sim Sala Bim” come nacque?
“Veramente, all’inizio la mia formula era “tactàc-serumba-yamaclèr”. La cambiai prendendo spunto dal ritornello di una canzoncina danese degli anni Quaranta, anche questa è andata bene”.
Lei saprà di essere un simbolo, una specie di creatura mitica, e non solo magica, per milioni di persone.
“Lo so, non sono un bugiardo. Me lo dimostrano in tanti, continuamente. Perché la magia è una cosa seria, mica un giochetto. Ho anche la fortuna di non essere troppo cambiato, viso e capelli sono rimasti più o meno gli stessi, scuri al naturale come quelli della mia bisnonna Luigia, che morì felice a 108 anni, mentre mio padre superò i novanta: confido nella genetica. Mai fatto diete in vita mia, sempre e solo lavorato.
Ho avuto due figli splendidi, nipoti magnifici e una moglie meravigliosa, Irene, che purtroppo non c’è più: era inglese. Suo padre, ingegnere, costruì il passaggio segreto di Buckingham Palace”.
Lei gioca a carte?
“Mai. Tra l’altro, l’Interpol mi ha vietato di mettere piede nei casinò, se lo faccio mi arrestano. La mia arte è la manipolazione, lo sanno in tutto il mondo e io li capisco, ma ovviamente non l’ho mai usata per cose men che lecite, ci mancherebbe. Poi, non posso farci nulla se le mani si muovono quasi da sole”. […]
Silvan, forse lei è destinato all’immortalità.
“Per intanto mi godo il grande affetto del pubblico. A volte, quando porto i miei nipoti al cinema oppure al circo, per potermi dedicare per bene a loro sono costretto a travestirmi. Mi metto un cappello, oppure i baffi finti, così nessuno mi riconosce”.
L’ultimo trucco del mago?
“Non ci sarà mai un ultimo trucco. Le auguro una giornata magica”.
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Crollo della diga di Kakhovka, le telecamere del Tg1 a Kherson: “È una Venezia tragica”
Un uomo racconta: “Ho avuto paura di morire. Mi sono alzato alle quattro di notte e l’acqua mi era già arrivata alle ginocchia”. È soltanto uno dei molti residenti locali costretti a lasciare la propria casa. Basta girare la telecamera e inquadrare la signora ai piani alti che dalla finestra assiste alle evacuazioni. Non ha alcuna intenzione di andare via. L’inviata in Ucraina per il Tg1 Stefania…
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Casinò: quali sono i giochi più divertenti e amati dai giocatori?
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L’offerta di giochi nei vari casinò italiani ed esteri è particolarmente ampia e chiunque può trovare un gioco che riesca veramente a divertirlo (sempre che si giochi in modo responsabile, una condizione imprescindibile per il vero divertimento ai tavoli da gioco).  Alcuni dei giochi proposti sono delle varianti di giochi classici che hanno una lunga tradizione alle spalle; il poker, per esempio, ha molte varianti; fra quelle più apprezzate nel nostro Paese si possono per esempio ricordare il Texas Hold’em, la Telesina, il poker all’italiana, l’Omaha e il 5 Cart Stud.  I giochi da casino più amati dai giocatori italiani Nel territorio della penisola italiana sono 5 i casinò in cui è possibile tentare la fortuna; quattro si trovano in territorio italiano (a Venezia, a Sanremo, a Campione d’Italia e a Saint-Vincent), mentre il quinto si trova nella Repubblica di San Marino (confinante con le Marche e con l’Emilia Romagna). Vediamo quindi quali sono i giochi che gli italiani prediligono.  Abbiamo già detto del poker, uno dei giochi da casinò più celebri in assoluto; fra le diverse varianti citate, quella più amata è senza ombra di dubbio il Texas Hold’em; al tavolo da gioco possono sedere dai due ai dieci giocatori; il dealer dà due carte coperte a ognuno di loro; sul tavolo vengono poi messe altre cinque carte; il fine del gioco è quello di riuscire a ottenere la mano più alta usando 5 carte in totale fra le due già in possesso dal giocatore e le cinque carte comuni dal banco.  Apprezzatissimo dai giocatori è anche il gioco del Black Jack (spesso detto anche Ventuno) forse anche perché è uno dei giochi in cui, rispetto ad altri, il banco ha minori probabilità di vittoria; si deve però ricordare che, comunque, il banco ha sempre un certo margine di vantaggio sui giocatori. Il meccanismo è abbastanza semplice: vince il giocatore che realizza un punteggio più elevato di quello del banco, a patto che non sia superiore a 21. È un gioco che ha antiche origini; la denominazione black jack (fante nero) risale al 1931 quando negli Stati Uniti d’America (in Nevada per la precisione) fu introdotta una variante: se il giocatore realizzava un punteggio di 21 con un asso e un jack di picche, veniva pagato con un bonus che era dieci volte la posta in gioco. Il bonus oggi non esiste più, ma il nome è rimasto.  Dobbiamo poi citare il baccarat; anche di questo gioco, come nel caso del poker, sono nate con il passare del tempo molte varianti; una di quelle più famose è nota come Punto Banco; il gioco vede in campo due protagonisti: banco e giocatore; è prevista però la possibilità di intervento di altri giocatori (fino a 14) che partecipano puntando sulla vittoria o sulla sconfitta del giocatore; è possibile puntare anche sul pareggio. Il gioco prevede l’impiego di 6 mazzi di carte.  Molto apprezzata è poi la Fair Roulette; questo avvincente gioco è noto anche come Roulette Americana ed è praticato in tutti i casinò del mondo; questo in sintesi lo svolgimento: com’è noto la ruota numerata ha 37 caselle che sono divise in settori numerati da 0 a 36; i settori sono colorati alternativamente di rosso e nero (con l’eccezione del numero 0 che è colorato di verde); in base alle caselle esiste la possibilità di ottenere differenti combinazioni. Quando il cilindro ruota su sé stesso, il dealer fa girare la pallina nella ruota nel senso opposto a quello della rotazione. Il numero in cui si troverà la pallina una volta che la ruota è ferma è quello vincente.  Read the full article
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micro961 · 1 year
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Bob Balera - Il Song – Book di Pianeti
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Un viaggio emozionale e fotografico alla scoperta del secondo album del duo veneto
GUARDALO QUI
Voglia di ballare, il funk rock anni ‘70/’80, testi che si ispirano alla scuola Mogol - Battisti e l’amore al centro di tutto.  
“Pianeti” è un disco più coerente e omogeneo rispetto al precedente esordio del duo veneto. Se “È Difficile Trovarsi”, infatti, scontava ancora la ricerca di una dimensione che questa volta appare più netta e definita, ponendosi comunque in equilibrio. Un  equilibrio tra cantautorato italiano anni ‘70/‘80 e una pronunciata vena rock.  
“Pianeti” contiene storie diverse fra loro accomunate da uno sguardo disincantato, a tratti malinconico, sull’amore e i rapporti umani. Altro denominatore comune è rintracciabile nelle melodie, che mantengono l’obiettivo di far ballare, magari con gli occhi lucidi, a piedi nudi sulla spiaggia in autunno.
Track by track
Dimmi che Un brano che parla di fiducia, di quanto questa sia fondamentale per la possibilità o meno di sviluppare un rapporto. L’astronave Storia di un amore passato, mai dimenticato. Poco importa chi sia stato a portarcelo via, che sia un’astronave in sogno o uno sconosciuto. Poco importa che sia un bene o un male. È successo. Veronica In un rapporto di coppia si insinua una terza persona. Dapprima la cosa sorprende e fa soffrire, poi però sorge la possibilità di un amore condiviso. Venezia in autostop L’impossibile rappresentato da una raccolta di immagini surreali che si susseguono. Così apprezzare la bellezza dell’inferno diventa come girare Venezia in autostop. Perdersi tra gli alberi
 Ovvero rifiutare la fine di una relazione. Promesse, speranze e attese deluse. Quando tutto questo ci porta a una reazione che somiglia molto alla follia. Ogni domenica Ogni domenica è un pezzo ironico. Descrive la volontà di tornare a passare un pomeriggio da single: una domenica pigra, spesa tra birre, divano e televisione. Solo tu Un invito a uscire dal proprio guscio. Poco importa se i soldi sono finiti e se tutto ciò che ha un inizio avrà inevitabilmente una fine. Maledetta America Il testo è ispirato a una storia vera. Un amore che nasce e finisce durante un viaggio in America. Una riflessione di come, in fondo, l’amore dura esattamente quanto un viaggio: nasce, cresce, muore e viene dimenticato con la medesima velocità.
Etichetta: Dischi Soviet Studio
Bob Balera è nato come progetto elettro-pop da un'idea del cantante Romeo Campagnolo e del polistrumentista Matteo Marenduzzo.  Nel 2014, pubblicano il loro primo singolo Giorni da cicala e la b-side Rimbalzi con le quali ottengono buoni riscontri dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Segue un’attività live intensa che porta la band ad esibirsi in varie zone d’Italia riscuotendo sempre un buon successo. Nel 2017, entrano a far parte della scuderia Dischi Soviet Studio e sfornano il loro album d’esordio È difficile trovarsi. Successivamente, grazie all’incontro con il produttore Claudio Corradini, danno vita ad un progetto musicale pubblicando il singolo Non chiami mai per poi dedicarsi anima e corpo ad un lavoro discografico più lungo e complesso. Purtroppo, la tragica scomparsa del mentore Corradini, avvenuta nel 2021, rallenta l’evoluzione di questo percorso della band, ma il tutto trova riscontro in una nuova guida musicale grazie al produttore Sandro Franchin, che sposa un’immagine un po’ più rock della stessa mantenendo però inalterati i connotati originali. Il 29 aprile pubblicano il singolo Rimini e il 23 settembre Dimmi che. Entrambi i brani anticipano l’uscita, il 28 ottobre, del disco Pianeti.
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abr · 1 year
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In Veneto il Capodanno era celebrato il 1° marzo. Questa tradizione aveva antiche origini: festeggiare il Capodanno ai segnali di fine dell'inverno e di ripresa dei lavori agricoli era consuetudine dei popoli indoeuropei.
I festeggiamenti prendevano il nome di "Bati Marso". La festa prevedeva di girare per le strade e le piazze, battendo pentole, coperchi e altri strumenti rumorosi per far scappare l'inverno e propiziarsi la primavera.
Con l'entrata in vigore del calendario gregoriano nel 1582, gli Stati europei adottarono nuove modalità di datazione. La Repubblica di Venezia, tuttavia, decise di mantenere il Capodanno il 1° marzo: nei territori della Serenissima, gennaio e febbraio erano l'undicesimo e il dodicesimo mese dell'anno, non il primo e il secondo. Si diceva datazione "more veneto". La Serenissima mantenne questa pratica di datazione fino alla sua caduta nel 1797.
adattato da https://www.veronasera.it/social/perche-il-1-marzo-e-capodanno-dei-veneti.html
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pavel-strelnikov · 1 year
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Norwegian Wood
Allora, supponete di voler fare un film: comprate i diritti di un libro di Murakami che è tra i più letti, tradotti e acclamati in tutti i paesi negli ultimi anni. Prendete il regista che con gli ultimi due film girati ha vinto Cannes, Venezia e ha fatto la cinquina degli Oscar, il “figlio spirituale” di Bergman e Ozu. Gli prendete i 3 più bravi attori giovani giapponesi (le parti principali sono per 3 ventenni). Gli aggiungete il chitarrista dei Radiohead per la colonna sonora. Budget larghissimo, conseguenza di quanto appena elencato sommato al fatto che girare film in Giappone è costoso.
Mescolate e avrete il capolavoro del decennio e invece ... (che piaccia o no a me non conta, io sono un dilettante) il film non raccoglie nulla nei concorsi e incassa poco, probabilmente non andando alla pari con i costi.
Perchè? Non ne ho idea.
La mettiamo sul personale? Perchè ognuno di noi ha fallito quella volta che era così entusiasta e preparato, ed è inciampato nella fortuna quell’altra volta che non stava meritando niente?
Tema complesso, e forse non posto nei termini giusti.
Per cui vi invito, invece di darmi retta, a vedere questa clip: She brings the rain, pezzone dei Can, nella colonna sonora del film.
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monsamier · 1 year
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i vaporetti a Venezia
Il vaporetto è il mezzo principale per girare Venezia ed è l’unica alternativa comoda e conveniente rispetto al muoversi a piedi tra le calli. La città è attraversata in lungo e in largo da canali ed il traghetto permette di raggiungere tutte le zone principali della Serenissima.
Se avete intenzione di visitare Venezia, il “battello” potrebbe farvi risparmiare tempo (per spenderlo come meglio credete) e vi permetterebbe di percorrerla in caso di maltempo (oltre ad avere una panoramica della città da una prospettiva diversa).
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taxiveneziapvt · 1 year
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Cerchi taxi Venezia? Perché scegliere Diamond NCC
Venezia è una delle città italiane più visitate. Da tutto il mondo, quotidianamente numerosi turisti arrivano nella laguna per apprezzare la storia, la bellezza e il fascino di questo luogo.
Il modo migliore per spostarsi tra i tanti e piccoli canali, al fine di scoprire i posti più caratteristici di Venezia, è senza dubbio viaggiando via acqua.
Diamond NCC: azienda leader nel settore del trasporto alternativo al taxi
Questo servizio TRANSFER VENEZIA è offerto da Diamond NCC, la quale dispone di eleganti WATER TAXI a bordo dei quali raggiungere l’hotel, l’aeroporto e qualsiasi zona di Venezia e non solo.
Il WATER TAXI VENEZIA NCC percorre i canali del centro città permettendo ai turisti di ammirare i suggestivi scorci della città dei Dogi per poi proseguire nelle acquee della laguna tra le sue tante isole: un punto di vista privilegiato per girare la città e conoscerla.
I WATER TAXI VENEZIA NCC sono disponibili in qualsiasi momento e sono un ottimo servizio alternativo al classico TAXI VENEZIA PVT , poiché consente alle persone di muoversi in libertà e di raggiungere anche Mestre e Marghera, nel massimo comfort e al miglior prezzo.
Diamond NCC propone, quindi, servizi vantaggiosi e innovativi per spostarsi nella laguna: si tratta dell’azienda leader nel settore del trasporto e NOLEGGIO CON CONDUCENTE A VENEZIA. Su richiesta è anche possibile avere una guardia per la sicurezza personale.
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Perché scegliere Diamond NCC
Diamond NCC offre assistenza completa per tutta la permanenza a Venezia e zone limitrofe; infatti, oltre al servizio di WATER TAXI VENEZIA NCC, dispone anche di classico taxi noleggio con conducente a Venezia. In questo modo spostarsi e raggiungere tutte le mete sarà semplice. Già all’arrivo in aeroporto, il SERVIZIO TAXI VENEZIA PVT attende i turisti da accompagnare presso l’hotel e, successivamente, il water taxi è pronto per il trasferimento presso la destinazione desiderata. Pertanto, Diamond NCC rappresenta un punto di riferimento per il servizio TAXI A MESTRE PVT, ma anche a NCC a Mestre e a Marghera
L’azienda si occupa di organizzare tutti gli spostamenti, coordinando mezzi e conducenti. Diamond NCC ha, infatti, veicoli top di gamma e personale qualificato che accompagna con professionalità i turisti, come in prima classe, poiché mette a disposizione un insieme di servizi di lusso come avviene durante il trasferimento in treno o in aereo.
Come si può intuire, quindi, il servizio noleggio auto con conducente e water taxi di Diamond NCC è la scelta migliore per viaggiare in sicurezza e nel massimo comfort. Inoltre, l’azienda ha realizzato degli appositi pacchetti per soddisfare le esigenze di tutti. Per esempio: servizi business per chi viaggia per lavoro, noleggio per matrimoni, servizio disponibile H24 per gli spostamenti da e verso gli aeroporti.
I vantaggi dei servizi dell'azienda Diamond Noleggio Con Conducente
I vantaggi dei servizi di Diamond NCC come si può notare sono molteplici. Il primo tra tutti è la sicurezza, avendo la possibilità di chiedere un servizio di vigilanza personale. Quest’ultimo è fondamentale soprattutto quando si viaggia da soli.
Un altro vantaggio riguarda l’organizzazione. Affidandosi a Diamond NCC, leader nelle settore delle alternative al servizio taxi, lo staff si occuperà di stabilire mezzi e le modalità più adatte allo spostamento, combinando qualora ne fosse necessario, automobile e WATER TAXI VENEZIA NCC per agevolare il percorso. Questo è inoltre sinonimo di puntualità, poiché i tempi del viaggio vengono calcolati per permettere di giungere in orario nel posto prefissato.
Un innovativo SERVIZIO TAXI PRIVATO A VENEZIA che in poco tempo, permette di raggiungere l’aeroporto o l’albergo da qualsiasi zona. Tra le mete più richieste, ci sono: la stazione dei treni di Mestre, l’aeroporto Marco Polo di Venezia, il porto di Marghera e moltissime altre destinazioni.
Il servizio NCC TAXI MESTRE PVT e NOLEGGIO CON CONDUCENTE A VENEZIA assicura una piacevole permanenza nella laguna, offrendo ai propri clienti serenità e comfort per tutto il viaggio. Infatti, i water taxi a Venezia, dell’azienda Diamond NCC, non sono solo eleganti, ma anche spaziosi ed accoglienti. Sono attrezzati anche per i percorsi svolti durante le stagioni più fredde, essendo dotate di zone al chiuso per ripararsi da pioggia e vento.
Come richiedere un preventivo
Per scoprire tutti i prodotti offerti dall’azienda e chiedere un preventivo, è possibile comunicare con Diamond NCC sia telefonicamente che utilizzando il canale a disposizione sul sito web ufficiale. In questo modo, sarà possibile organizzare con precisione tutti gli spostamenti da effettuare una volta raggiunta Venezia; grazie alla soluzione TAXI VENEZIA PVT e WATER TAXI A VENEZIA, i mezzi di Diamond NNC arrivano ovunque il cliente desideri. Infine, un beneficio da non sottovalutare del water taxi, oltre alla praticità dello spostamento, è la possibilità di godere di una vista privilegiata della città, attraversando i canali della laguna.
Sono molti i motivi per scegliere Diamond NCC quando si viaggia a Venezia, Mestre e Marghera: in un'unica soluzione troverete professionalità, attenzione e puntualità,
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atomheartmagazine · 2 years
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Woody Allen si ritira dal cinema: "Non farò il pensionato"
Woody Allen girerà a Parigi il suo film numero 50: “Wasp 22”. Dopo si dedicherà alla scrittura di romanzi.
Woody Allen si ritira dal mondo del cinema. Il regista 86enne sta per girare la sua pellicola numero 50 in Europa, dopo la quale si ritirerà.
“La mia idea, in linea di principio, è quella di non fare più film e concentrarmi sulla scrittura“, ha affermato durante un’intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia.
Una carriera ricca di soddisfazioni, che gli è valsa la conquista di 4 premi Oscar (su 24 candidature), 4 Golden Globes e 2 premi alla Mostra del cinema di Venezia. “Il mio prossimo film sarà il numero 50, penso sia un buon momento per fermarsi“, queste le parole del regista newyorkese.
Woody Allen si ritira dopo Wasp 22
Il suo ultimo lavoro si intitola “Wasp 22“, sarà ambientato a Parigi e girato in Francia in due settimane di riprese, e Allen lo definisce “eccitante, drammatico e anche molto sinistro“.
“Presumo che per il resto della mia vita un gran numero di persone penserà che sono stato un predatore“, aveva detto riferendosi alle accuse di molestie sessuali che, nonostante siano state archiviate dalla giustizia, ancora pesano sull’opinione pubblica. “Qualunque cosa dica suona egoistica e difensiva, quindi è meglio se vado avanti a modo mio e lavoro“.
“Una volta quando giravi un film finiva nei cinema di ogni parte del Paese e le persone venivano a centinaia per guardarlo insieme sul grande schermo. […] Adesso fai un film e ti ritrovi un paio di settimane in un cinema, forse sei… e poi va direttamente in streaming o sulla pay-per-view, e le persone adorano sedersi a casa con i loro grandi schermi e guardarli sui loro televisori. Non è la stessa cosa… io non lo trovo tanto divertente“.
Woody Allen si ritira, ma solo dal cinema. A 86 anni ha deciso che si dedicherà esclusivamente alla scrittura di romanzi.
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