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#la fine della profezia
crazy-so-na-sega · 7 months
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lo sberleffo
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Nel frattempo era diventato normale che fosse l'esercito a scegliere l'imperatore e grazie alla profezia dell'ebreo romano Giuseppe Flavio, Vespasiano non era stato colto di sorpresa. Ha accettato la nomina come se non ci tenesse granché ma, visto che l'imperatore qualcuno doveva pur farlo, tanto valeva che lo facesse lui. Non ha avuto fretta di tornare a Roma, non più di quanta ne avesse avuta di attaccare Gerusalemme. Come il generale Kutuzov in Guerra e pace, Vespasiano non amava agire di fretta, preferiva prendere tempo. Tutti facevano affidamento su di lui perché ristabilisse l'ordine, e lui l'avrebbe ristabilito con i suoi tempi, con la sua astuta bonomia da mulattiere. Si è fatto aspettare qualche mese, e alla fine è partito lasciando al figlio Tito il compito di liquidare i conti con Gerusalemme. Giuseppe Flavio aveva puntato sul cavallo vincente. In questo periodo, in omaggio al nuovo imperatore, ha sostituito il nome ebraico Yosef ben Matatyahu con quello romano con cui lo conosciamo noi, e la condizione di prigioniero di guerra con quella di una specie di commissario agli affari ebraici presso Tito, nominato generalissimo per l'Oriente. Nell'entourage di Tito Giuseppe ha ritrovato due vecchie conoscenze: il reuccio Agrippa e sua sorella Berenice - diventata amante del generalissimo. Possiamo dire che Berenice e Agrippa erano, come Giuseppe, collaborazionisti, ma non cinici farabutti. Erano spaventati da quello che accadeva sotto i loro occhi e hanno fatto tutto il possibile per difendere davanti ai romani la causa del loro popolo e davanti al loro popolo la causa dei romani. A parte questo, se la passavano bene, sempre dentro i palazzi del potere, sempre dalla parte giusta della barricata. Innamoratissimo di Berenice, Tito avrebbe voluto farle un piacere mostrandosi conciliante, ma da un lato è difficile mostrarsi conciliante quando si hanno di fronte dei pazzi scatenati, perché tali erano ormai diventati gli abitanti di Gerusalemme sotto assedio, dall'altro la tabella di marcia che gli aveva lasciato il padre prima di tornare a Roma era molto chiara: bisognava inaugurare il regno con una grande e significativa vittoria, e far vedere che non si poteva sfidare Roma impunemente. Bisognava, come ha detto Vladimir Putin a proposito della situazione non molto diversa in Cecenia, inseguire i terroristi fin dentro i cessi. Così è stato.
Giuseppe, che scriveva per celebrare la gloria di Tito, dice che questi aveva raccomandato di fare una strage, ma contenuta, e proibito di distruggere il Tempio. Ma Tito non poteva badare a tutto di persona: il Tempio è stato incendiato, e le donne e bambini che vi si erano rifugiati dentro bruciati vivi. Fra ribelli, abitanti e pellegrini, si sono contate alcune centinaia di migliaia di morti e i sopravvissuti venduti come schiavi a privati o, i più ribelli, risparmiati in vista del trionfo che si stava preparando a Roma.
Quando non è rimasto più nessuno da uccidere, il buon Tito ha fatto distruggere la città, abbattere le mura, radere al suolo il Tempio. Sul piano ingegneristico, non è stata una passeggiata. Bisognava pur mettere da qualche parte i colossali blocchi di pietra caduti a terra, ma dopo aver riempito fino all'orlo il burrone che all'epoca separava il Tempio dalla città alta, i romani si sono rassegnati a lasciare tutto ammucchiato alla rinfusa. I diversi invasori - romani, arabi, crociati, ottomani - che nel corso dei secoli successivi hanno conquistato e riconquistato la città hanno preso da quel mucchio il materiale per ricostruirla come volevano, rivendicando ogni volta il merito dell'opera. In quel gigantesco Lego l'unica cosa rimasta sempre in piedi è il muro di cinta occidentale del Tempio, al quale ancora oggi gli ebrei affidano le loro preghiere. La conclusione di Giuseppe (ma ricordiamoci chi era) è che "la città fu abbattuta dalla rivoluzione, e poi i romani abbatterono la rivoluzione". Vale a dire: a cominciare sono stati gli ebrei, e i romani, per ristabilire la pace, non hanno avuto scelta. Si può dire la stessa cosa anche in un altro modo, come fa il comandante bretone Calgaco di cui Tacito ci ha lasciato queste parole, riferite ai romani: "Dove fanno il deserto, lo chiamano pace".
-Emmanuel Carrère - Il Regno
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yoursticazzi · 10 months
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dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi:
Inno all'amore
Se anche parlassi le lingue
Degli uomini e degli angeli,
ma non avessi Amore,
sarei come il bronzo che risuona
o il cimbalo che tintinna.
E se anche avessi il dono
Della profezia e conoscessi
Tutti i misteri e tutta la scienza;
se anche possedessi
una fede così grande
da trasportare le montagne,
ma non avessi Amore,
io non sarei nulla.
E se anche distribuissi
Tutti i miei averi ai poveri
e offrissi il mio corpo
perché fosse bruciato,
ma non avessi Amore,
niente di tutto ciò mi gioverebbe.
L’Amore è paziente, è benigno;
l’Amore non arde di gelosia,
non si vanagloria,
non s’insuperbisce,
non si comporta
in maniera sconveniente,
non persegue il proprio interesse,
non si indigna,
non nutre alcun risentimento
per il male ricevuto,
non si rallegra dell’ingiustizia,
ma gioisce della verità.
Tutto ammette, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
L’Amore non avrà mai fine.
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Ho trascorso due giorni in mezzo alla natura, con gli amici, il partner e un cielo notturno finalmente non inquinato (o almeno non troppo) dalle città. Dovrei essere felice e avrei dovuto esserlo in modo continuativo anche in questi due giorni. E invece niente riesce a mettermi in crisi quanto l'assenza di uno specchio.
Uno specchio in cui poter vedere le innumerevoli imperfezioni del mio corpo e cercare di dare loro una regolata. Imperfezioni costanti e continue ma che, con uno specchio, riesco- o almeno m'illudo- a regolare.
Ma lo specchio non c'era e la mia gioia ha lasciato pian piano spazio a insicurezze su insicurezze. Spazio ai miei occhi ammirati davanti ai corpi delle mie amiche, costantemente confrontanti con il mio di corpo, e di conseguenza giudicanti con me stessa in modo impietoso. Il mio dismorfismo ha raggiunto livelli abominevoli, arrivando a togliere dalla mia mente tutto ciò che di bello potessi avere e in compenso aggiungendo peso, difetti e tanto altro ancora.
E così sono scoppiata a piangere nel bel mezzo di una situazione amichevole e perfettamente rilassata. Rilassata per tutti, ma non per me. Alla fine l'argine si è rotto e ho dovuto allontanarmi, respirare, andare lontano dagli occhi di chiunque per potermi illudere di non avere un corpo da confrontare con nessuno, per illudermi di non averlo affatto un corpo, di essere solo parte della natura che mi circondava.
Tornata a casa, davanti allo specchio, ho scoperto di essere meglio e peggio di quanto due giorni fuori mi hanno permesso d'immaginarmi.
Mi rendo conto di essere crudele, enormemente, con me stessa. Sono tanto accomodante con tutti tranne che con me. La gentilezza che rivolgo agli altri, la rigiro verso me stessa in crudeltà con cento volte quella potenza.
Ma saperlo non implica che smetta di esserlo. Conoscere il mio masochismo, distinguere anche il vero dal falso, la razionalità dall'illusione, non riesce comunque a impedirmi di credere sempre al pensiero peggiore su me stessa.
Il modo in cui comincio a pensare al mio corpo poi, trasforma anche il modo in cui penso al mio carattere e, di conseguenza, a come penso che gli altri mi vedano. Non solo fisicamente ma anche caratterialmente. E pensare che gli altri mi vedono in un certo modo mi porta davvero ad allontanarmi, rendendomi poi una profezia che si autoavvera.
È una reazione a catena di una serie di bombe che portano solo all'annientamento totale della mia psiche, della mia percezione, della mia autostima, della mia socialità.
In parole povere, di me stessa.
E in giorni come questi mi sento sola.
Sola, orribile, disperata, stanca.
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LE 9 ILLUMINAZIONI DA LA PROFEZIA DI CELESTINO
1. Scopriamo di vivere in un mondo misterioso, ricco di improvvise coincidenze e incontri sincronistici che sembrano predestinati.
2. Quando prenderemo coscienza di questo mistero, creeremo una visione del mondo nuova e ridefiniremo l'universo sacro e pieno di energia.
3. Ci renderemo conto che ogni cosa è generata da un'energia divina che tutti cominciano a percepire e a comprendere.
4. In questa prospettiva vedremo che gli esseri umani si sono sempre sentiti disconnessi da questa fonte sacra e hanno soddisfatto il loro bisogno di energia prevaricando gli altri. Questa competizione è la causa di ogni conflitto.
5. La risoluzione è stabilire un contatto con il divino, una trasformazione mistica che ci colma di energia e di amore infiniti, affina la percezione della bellezza e ci eleva a una consapevolezza spirituale superiore.
6. Forti di questa consapevolezza, possiamo superare il dramma del controllo e scoprire la verità: tutti gli uomini devono contribuire a far evolvere l'umanità verso questa nuova dimensione.
7. Se perseguiremo questo scopo, l'intuito ci indicherà la via da percorrere e farà in modo che un flusso di coincidenze ci rivelino qual è la nostra missione.
8. Quando un numero sufficiente di persone sarà nel flusso dell'evoluzione, trasmettendo sempre energia agli altri, creeremo una nuova cultura, in cui i nostri corpi vibreranno a livelli sempre più elevati di energia e perfezione.
9. E' così che partecipiamo all'evoluzione del big bang al fine ultimo dell'esistenza. Infatti, facendo vibrare i corpi a un livello sempre maggiore di energia, varcheremo le soglie di un paradiso che potremo finalmente vedere.
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automatismascrive · 6 months
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Un consiglietto corto per dei fumettini a tempo: ShortBox Comics Fair 2023
Ciao cari. Un blog meno discontinuo e raffazzonato dedicherebbe diversi paragrafi a scusarsi per l’assenza prolungata, spiegherebbe nel dettaglio ciascuno dei motivi che hanno portato ad un completo stop di pubblicazione e perché no, darebbe succosi aggiornamenti sulla vita privata del suo curatore, ma come è chiaro ed evidente questo è proprio un blog discontinuo e raffazzonato: un post ogni tanto, quando a) mi capita sotto il naso qualcosa di interessante (frequenza: alta) e b) la vita mi permette di trovare le energie per scrivere della suddetta cosa interessante (frequenza: beh, lo vedete da voi). Dunque senza perdere ulteriori energie a spiegare i motivi dei miei dilatati tempi di postaggio, passiamo all’argomento del microconsiglio di oggi: la ShortBox Comic Fair, edizione 2023.
Come specificato nelle succinte ma esaustive FAQ del sito, l’evento funziona come una classica fiera del fumetto, semplicemente in formato virtuale: gli artisti selezionati hanno diversi mesi per sceneggiare, disegnare ed eventualmente colorare un fumetto completo, che sarà poi ospitato nella bacheca virtuale del sito e venduto esclusivamente in PDF per cifre piuttosto modiche (si va dalle 2 £ alle 10 £ per i fumetti più lunghi); l’artista può eventualmente decidere di rendere disponibile il suo fumetto anche al di fuori delle tempistiche della fiera, che dura fino all’ultimo giorno di Ottobre, ma le regole stabilite dal sito prevedono che i diritti di pubblicazione della ShortBox cessino con la fine del mese – si tratta dunque in buona parte di fumetti a tempo, disponibili per poche settimane ad un costo modico. Ho scelto dunque di comprarne tre per farmi un’idea del genere di materiale ospitato, degli artisti coinvolti e certo, anche perché sospettavo che ci sarebbe potuto scappare un consiglietto (guarda un po’, sempre a pensare al lavoro) – e non ho avuto torto, perlomeno nel caso di due dei tre fumetti acquistati.
Iron (Alissa Sallah)
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Sfortunatamente la fiera non offre tavole dei fumetti da usare per recensioni e segnalazioni, quindi mi limiterò a postare altri lavori degli artisti citati. Notare che Sallah ha uno stile molto variegato.
Or, leader di Ferrum Magalo e attualmente impegnato in una guerra che sembra destinato a perdere, ha una speranza: convincere uno dei principi dell’Argntum, nazione notoriamente (anzi, “violentemente”, come ci viene segnalato nel testo) neutrale, ad entrare in battaglia e ad uscirne vincitore per compiere la profezia che viene annunciata ormai da anni dai profeti – che godono di ben poca fiducia presso la popolazione, considerando quanto poco azzeccano previsioni semplici come quelle del tempo. Tuttavia la situazione è talmente disperata che Or decide di partire alla volta della montagna sulla vetta della quale dovrebbe risiedere il principe Vrgl; vetta piena di pericoli nonché pattugliata da mistici uomini-angelo dalle straordinarie abilità, che testeranno il coraggio e la risolutezza del nostro protagonista, anche perché ad attenderlo non ci sarà certo una persona particolarmente collaborativa...
Sarò onesta: la storia è davvero tutta qui. Complice il numero di pagine davvero esiguo (27, includendo titolo e bio dell’autrice) la vicenda raccontata è estremamente essenziale, priva di ribaltamenti, sviluppi nelle relazioni tra i due personaggi rilevanti che non vadano oltre l’ovvio e in generale poco incisiva nei momenti cardine che dovrebbero avere un certo impatto emotivo – come quello del rituale che lega Or a Vrgl. Quello che davvero spicca di questo fumetto è lo stile di disegno: fin dalla copertina è davvero semplice riconoscere in quei corpi slanciati, nei visi delicati e nelle proporzioni una chiara ispirazione agli shōnen-ai/yaoi di qualche decennio fa, o, per andare a pescare manga un filo più recenti, alla produzione delle CLAMP; l’intero fumetto combina questa cifra stilistica con una certa originalità nel design dell’armatura del protagonista e nelle armi utilizzate, nonché nella fauna incontrata nel corso del viaggio – con design che non sfigurerebbero troppo di fronte al bestiario di uno Shin Megami Tensei qualsiasi.
Tuttavia, qualsiasi carica sensuale ed erotica promessa dalla copertina piuttosto suggestiva nonché dal content warning viene del tutto abbandonata con il passare delle pagine, privando quindi il fumetto del nocciolo essenziale alla base dello stile a cui si ispira senza però rimpiazzarlo con delle ritualità o dei gesti altrettanto forti; la storia fatica a compensare il suo formato estremamente ridotto con immagini dalla potenza tale da coinvolgerci in una vicenda così breve, mancando oltretutto di arguzie particolari nello storytelling e anzi spesso e volentieri ricorrendo a dialoghi piatti e occasionalmente in un inglese un po’ stentato. Insomma, se vi interessa per studiare uno stile così particolare non è una brutta idea acquistarlo, ma il mio consiglio è che a fronte di un budget limitato conviene tuffarsi su altro.
Ocean (Lucie Bryon)
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I character design con gli orecchioni sono una mia debolezza.
Toots & Boots sono due agenti segreti della continuità spazio-temporale (smaccatamente inseribili in quel filone di film che ha come capostipite Men in Black) a cui è stata affidata l’ennesima missione di routine: tornare negli anni duemila, trovare il bersaglio colpevole degli smottamenti sulla linea temporale e riportarlo alla base; l’unica peculiarità della missione sembra essere nella natura del suddetto bersaglio – un adorabile gattino – almeno fino a quando il trasmettitore dal design appropriatamente didascalico smette di funzionare, bloccandoli nel ventunesimo secolo senza un soldo e senza la maggior parte delle competenze che permetterebbero loro di trovarsi un lavoro, una casa in affitto o anche solo un pasto caldo… Inizia così la lunga vacanza di Toots & Boots, che vedremo ritagliarsi il loro spazio nella ridente cittadina marittima di Châtelaillon grazie ad un inaspettato colpo di fortuna che permette loro di diventare parrucchieri improvvisati nonostante la loro inesistente competenza in materia di tagli di capelli (come evincerete facilmente dalle loro assurde pettinature).
Per quanto la vicenda sia facilmente prevedibile nei suoi sviluppi, i siparietti che vedono i nostri protagonisti alle prese con la vita quotidiana della cittadina sono divertenti e strappano più di un sorriso; ciascun personaggio ha una fisionomia riconoscibile ed espressiva che permette di affezionarsi facilmente al ristretto cast e di seguirne le vicende con trasporto. Oltretutto, il tratto semplice e netto delle prime vignette, assieme alla palette essenziale nera, bianca e blu, fa spazio man mano che passano i giorni – scanditi dal diario di Toots – a delle linee più morbide e soffici, e a colori pastello che accompagnano il rilassarsi dei due protagonisti, che piano piano iniziano a dimenticare la loro missione originaria per scoprire che una vita tranquilla fatta di appuntamenti, gelati e giri in motocicletta potrebbe essere migliore di quella che hanno vissuto fino a quel momento. È anche questo accorgimento che ci avvicina emotivamente ai due agenti e ci tiene almeno un po’ con il fiato sospeso fino alla fine, curiosi di sapere se entrambi decideranno di tornare alla loro vita precedente o se invece almeno uno dei due farà una scelta differente… Sempre che la loro organizzazione lo permetta.
Insomma, un fumetto assai simpatico che utilizza bene lo spazio a disposizione per raccontare una storia prevedibile ma ben narrata nei suoi elementi essenziali, nonché disegnata in maniera adorabile. Approvato!
When Death Comes, I Will Follow (Val Wise)
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Full disclosure: ucciderei un numero significativo di persone per imparare a disegnare come Wise.
In ordine di gradimento crescente, ecco il mio fumetto preferito tra i tre che ho avuto l’opportunità di leggere. Lady Elaine, nobildonna e cavaliere, siede alla tavola della sorella Charlotte, unica suora che rimane ad abitare un monastero ormai deserto; sono entrambe sopravvissute alla morte per mano di quelle che Charlotte chiama le Donne Piangenti (Lamenting Ladies) – misteriose entità attratte dalla morte che uccidono chiunque si trovi vicino ad una persona che esala l’ultimo respiro – per tenacia o per puro caso, ma si trovano in quel momento ad un bivio: rimanere assieme rischiando che la morte accidentale dell’una condanni anche l’altra, o Lady Elaine dovrebbe ripartire immediatamente, continuando ad errare in totale solitudine? Come se non bastasse, Charlotte non ha detto tutta la verità circa la strage avvenuta nel monastero…
La prima cosa che salta all’occhio di When Death Comes è indubbiamente la struttura delle tavole: lo sfondo delle vignette, inchiostrate in bianco e nero, è infatti decorato in maniera coerente rispetto ai dialoghi o agli avvenimenti, talvolta rappresentando un nesso logico fondamentale – ad esempio, quando Charlotte offre della carne ad Elaine che ricorda il cavallo morto, accasciato sullo sfondo, di cui si è probabilmente cibata; assieme alla gestualità e alla forte componente non-verbale presente in tutte le tavole, che anziché venire soffocate da enormi balloon pieni di spiegazioni sono caratterizzate da dialoghi brevi, secchi ma perfettamente comprensibili, questi espedienti aiutano ad immergere il lettore nella cupa atmosfera di queste sessantaquattro pagine. La scelta assai felice di non mostrare mai le cosiddette Donne Piangenti fino alla fine, e anzi di alludervi solo in termini vaghi e criptici, risulta particolarmente azzeccata per aumentare il senso di tensione che trasuda da ogni interazione tra i personaggi, tragicamente consci della fragilità del loro corpo (e soprattutto di quello altrui) che potrebbe in qualsiasi momento portare a conseguenze disastrose.
Altro punto di forza che mi preme sottolineare sono i dialoghi: se la prosa di Iron era a tratti un po’ rigida e sgradevole, ciascuna delle interazioni tra Elaine, Charlotte e un terzo personaggio di cui non dirò nulla di più sono curate, realistiche e decisamente abili nel restituire le dinamiche che si possono creare tra persone che vivono una situazione di costante attesa per qualcosa che potrebbe come non potrebbe avvenire. Tensione che esplode nel finale, in maniera del tutto coerente con gli avvenimenti precedenti e lasciando un senso di smarrimento non solo nei personaggi sopravvissuti, ma anche nello stesso lettore. Insomma, fatico a trovare qualche pecca in questa storia che raggiunge esattamente l’obbiettivo che si prefigge in così poche pagine; spero solo che un’ambientazione così promettente possa essere riutilizzata dall’autore anche per un fumetto più lungo, visto che spulciando il resto della sua produzione mi pare di capire che questi temi siano particolarmente nelle sue corde.
… And more!
Le mie risorse mi hanno permesso di acquistare solo tre dei fumetti esposti, ma spulciando il catalogo è molto facile trovare altre opere accattivanti: c’è Pearl Hunter, della bravissima Hana Chatani di cui ho avuto l’occasione di leggere Love Condemns Me (se lo trovate in giro, lettura super consigliata a chiunque interessi La sirenetta in tutte le sue varianti), c’è Pinball Wizard, che accompagna una descrizione da shōnen manga con uno stile di disegno incasinato ma buffissimo, e c’è History Grows Like a Tumor, dalla palette essenziale e dalla premessa assai intrigante… E molti altri titoli che vuoi per il prezzo irrisorio, vuoi per lo stile peculiare o per l’idea alla base sembrano meritare una lettura. Di certo dal cestone della ShortBox Comic Fair è possibile pescare anche roba noiosa o deludente (come nel caso di Iron), ma se volete fare una prova e destinare una parte del vostro budget mensile all’acquisto di qualche fumetto di artisti contemporanei non posso che consigliare questa fiera.
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deadlyneko-chan · 5 months
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Non preoccuparti, ci sono io qui per te
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CAPITOLO 1 - Parte II
Il giorno dopo che il due gargoyle si sono ripresi del sono hanno notato subito due cose: la prima l'ora, ed infatti hanno visto che era praticamente quasi ora di pranzo, e la seconda il silenzio, cosa strana visto l'orologio interno del loro padrone. Per sicurezza hanno fatto un controllo veloce nel laboratorio principale, vuoto, hanno controllato subito dopo o meglio dire ascoltato fuori dalla porta chiusa del laboratorio privato, anche vuoto e silenzioso, per finire sono volati verso la camera del loro padre e dalla quale potevano sentire il russare tornate del loro padrone. Hanno sussurrato tra di loro per qualche minuti se svegliare il loro padrone ora o svegliarlo dopo aver preparato il pranzo, il bagno e dei nuovi abiti puliti insieme ad un’armatura questa anche pulita e lucidata. Dopo qualche altro minuto hanno deciso di preparare tutto prima di svegliarlo, ma soprattutto hanno bisogno di una bella tazza del tè preferito del loro padrone, prima di svegliarlo. Così velocemente sono volati in cucina a preparare il pranzo e nel mentre hanno anche preparato un po' di tè, poi sono andati ha preparare la tavola, subito sono volati a preparare un altro bagno con altri tipi di piante e hanno posizionato gli abiti puliti con l’armatura. Ora che tutto è stato fatto e sistemato sono volati entrambi nella stanza del loro padrone, sono riusciti a posare la tazza di tè sul comò senza svegliarlo, ma il profumo e il rumore della tazza che tocca il legno lo hanno svegliato. Intontito il loro padrone gli ha avvolti entrambi nelle sue viti, dopo alcune rassicurazioni dal duo e un sorso o due del suo tè, sono stati liberati e entrambi sono volati fuori dalla stanza. Il tempo di finire il suo tè di vestirsi con una delle sue vestaglie preferite e subito dopo è andato nella sala pranzo, con la tavola già imbandita e i suoi servitori nei loro solito posti, hanno mangiato tutti e tre insieme. Alla fine del pasto il Barone è andato a farsi il bagno, mentre i Huginn e Muninn sistemavano la cucina e la sala pranzo. Quando il Barone ha finito di fare il suo bagno e si è sistemato, si è spostato nel suo laboratorio principale per iniziare i primi preparativi, cioè quelli semplici, basilari, facili e rapidi da fare, senza alcun tipo di errore. Però avrebbe dovuto aspettare l'arrivo dei suoi servitori per passare alle parti un po' più complesse e dove aveva bisogno di aiuto, per finire sarebbe passato alle parti più complesse e delicate. E sono i passaggi che se non fatti bene possono rovinare il lavoro della sua vita… o almeno una parte… Proprio quando il Barone è arrivato alle parti dove ha bisogno dei suoi due servitori, i quali si sono presentati giusto in tempo, insieme hanno continuato i preparativi fini ad arrivare a quelli più delicati e per ovvie ragioni i due gargoyle si sono appoggiati sulle spalle del loro padrone in attesa di ordini. Non appena finì gli ultimi preparativi, lasciando sul balcone la piccola ampolla contenete la sostanza che avrebbe attivato il mutageno, si è guardato un’ultima volta intorno e ha controllato con i suoi servitori che tutti i preparativi fossero spuntati dalla lista. Sicuro che tutto sia fatto perfettamente, lasciando i suoi servitori a preparare la cena è andato consiglio dei capi yōkai, composto da tre gigantesche teste di pietra, ma come in ogni singolo volta che si è presentato non gli credevano.
Draxum: La minaccia umana si sta avvicinando. Se non agiamo immediatamente la Città Nascosta rischia di sparire.
Consiglio yōkai: Siamo stufi delle tue continue polemiche Draxum! Secondo la profezia gli esseri umani non sono nostri nemici.
Draxum: Ma è prevista la distruzione degli yōkai! Ci hanno già costretto a vivere sotto terra, se mi permetteste di cambiare il….
Consigliere yōkai 2: NO! I tuoi esperimenti sono un’offesa alla nostra vera natura. Ti ordino di porci un freno immediatamente!
Consigliere yōkai 3: Ecco cosa succede quando permetti ad un guerriero di giocare con l'alchimia.
Draxum: Sciocchi!
Offeso e con il suo orgoglio da guerriero alchimista ferito, se ne va sotto lo sguardo costante dei tre consiglieri e anche di un altro paio di occhi nascosti nell'ombra a sua insaputa, ma prima di dire o fare qualcosa di cui forse potrebbe pentirsi.
Consigliere yōkai 1: Non possiamo più fidarci di lui. Agente 64. Tienilo d'occhio è pericoloso. Uhh… Vuoi un ossetto? Ohh… il nostro cucciolotto.
Non appena il Barono Draxum ha lasciato la stanza hanno fatto uscire allo scoperto il loro agente 64, noto anche come Mayhem, per mandarlo dietro il guerriero alchimista e fermare ogni esperimento, ma prima di lasciarlo andare gli hanno dato un osso che ha preso teletrasportandosi subito dopo dietro il suo obbiettivo. Fuori dalla stanza o dalla caverna del consiglio, ancora alterato dalle parole dei tre antichi yōkai, con passo deciso come la sua determinazione ha continuato a camminare verso il suo laboratorio.
Draxum: Buffoni. Vorrà dire che fermerò da solo gli esseri umani, a partire da ora!
Aprì i portoni del suo laboratorio con abbastanza forza da farli sbattere contro le pareti, spaventano nel mentre i suoi servitori che alla sola aura e dallo sguardo del loro padrone hanno tenuto la bocca sigillata, senza tante cerimonie e senza nemmeno una parola Muninn e Huginn si sono sposati sulle spalle del loro padrone. Il tutto mentre Draxum si avvicinava al bancone dove aveva lasciato la piccola ampolla.
Draxum: Adesso gli farò vedere! Quando tutti gli yōkai potranno risalire in superficie senza preoccuparsi di doversi nascondere sarà allora che capiranno che avevo ragione. Voi due! Andate a liberare gli insetti. Non aspetteremo più.
Huginn e Muninn: Subito capo!
Il duo è volato velocemente verso una porta, che hanno aperto, e dalla quale è uscito uno sciame di insetti. A lavoro completato sono tornati velocemente dal Barone, che in quel momento stava inserendo gli ultimi sei dati prima di poter aggiungere il composto finale, ma proprio quando ha finito di inserire i dati e si è allungato a prendere l'ampolla Mayhem è apparso. La sua comparsa improvvisa ha fermato per alcuni secondi il trio, proprio quando Draxum si è ripreso dalla sorpresa gli ha lanciato contro una dei suoi rampicanti, l'agente è riuscito ad evitarlo per un pelo e in effetti il rampicante gli ha tagliato solo una piccola ciocca di pelo. È scomparso di nuovo riapparendo vicino all’ampolla che ha preso ed è scomparso di nuovo prima di essere attaccato di nuovo.
Draxum: NOOOO! HUGINN! MUNINN! ANDATE SUBITO A CERCARE QUELLE GAURDIE E MANDATELI DIETRO A QUEL MALEDETTO AGENTE!
Huginn e Muninn: Subito capo!
Sono volati velocemente e in direzioni diverse per trovare prima i due guardiani, Huginn lì ha trovato fuori a parlare tra di loro e con i loro cani giganti, gli ha raccontato velocemente tutto quello che è successo e ha descritto l’intruso, fornendogli poi la ciocca di pelo per farla annusare ai loro cani. Non ci vuole molto tempo che le due guardie iniziassero l’inseguimento per tutta la Città Nascosta, che è durata praticamente per tutta la notte, al mattino l'inseguimento si è spostato in superfice. I due scagnozzi di Draxum si sono dovuti camuffare, ma hanno continuato a inseguire la creatura simile ad un cane e quest'ultima ha continuato a correre tra le gambe dei pedoni, conquisti che si lamentavano e urlavano il loro fastidio. Ad un certo punto fa cedere delle bandierine sul marcia piede per rallentare i due scagnozzi, ed è riuscito nel suo intento i due “uomini" hanno di fatti rallentato per passare in punta di piedi per non pestarle. Cosa di cui Mayhem ne ha profittato continuando a correre persino tra un fattorino e un venditore, per poi correre lungo un vicolo e incontra un muro, non appena si volta per uscire dal vicolo vede i due “uomini” avvicinarsi minacciosamente. Gli saltano addosso, ma Mayhem svanisce pochi secondi prima e riappare al di fuori del vicolo, è ricomincia a corre per le strade di New York.
~ SUPERFICE ~
Finalmente la notte cala e accanto ad un edificio dove si sta svolgendo una festa tra gente poco raccomandata, nel palazzo dietro e al di sopra, proprio in cima alla guglia del tetto fanno la loro comparsa quattro figure nascoste nell'ombra. All'improvviso tutte e quattro le figure saltano giù atterrando su di una sporgenza dell'edificio. Una delle figure alza un bastone e spara un cavo ad una trave di metallo dall'altra parte dell'edificio dove si stava svolgendo la festa, poi attacca l’estremità del cavo alla parete vicino a lui, mentre la figura più grosso dei quattro tira fuori un walkie talkie.
Maschio sconosciuto: Sottomarino giallo, campo libero?
Sottomarino giallo: Affermativo, Rover rossa.
Maschio sconosciuto: Ricevuto. Forza ragazzi, ci siamo.
Tutte e quattro le figure fissano i morsetti al cavo e subito dopo si lanciano, o meglio si lasciando scivolare, fino ad arrivare proprio sulla festa dell'uomo ricco. Il Leader alza la mano come segnale, il gruppo continua a scivolare oltre la festa avvicinandosi ad un altro edificio, questo con una piscina sopra, e proprio in quel momento il Leader da il segnale al resto del gruppo per sganciare i morsetti. Tutti saltano dal cavo e giù verso la piscina, rivelando quattro tartarughe mutanti di specie diverse, ognuno in una posa diversa e gridando una parola ciascuno nel processo.
Leo: Ca-
Mikey: wa-
Donnie: bun-
Raph: ga!
Tutti: Tuffo a bomba!
La forza del loro tuffo è tale da riuscire a far sollevare l'acqua, formando così un enorme getto d'acqua, il tutto con April che li riprende con il suo cellulare, mentre urla trionfante, ed ovviamente viene infondata dell’enorme getto d'acqua. Nel mentre i ragazzi, che si trovano in piedi nella piscina ormai vuota, che ballano e gridando di gioia.
April: Woohoo!
Mikey: Per fare grandi cose devi essere un grande.
Donnie: Vediamo la velocità e l'angolo di entrata. Sì, è vero! Siamo stati grandi.
April: Siete stati fantastici! Datemi il cinque! O anzi il tre.
Raph: Non ce l'avremmo mai fatta senza la nostra April.
Leo: E senza le chiavi del tetto.
Mikey: Adesso andiamo a fare due tiri a canestro?
April: Io ci sto. Datemi un secondo! Pavimento bagnato e piscina vuota. Abbiamo finito. Donnie mi dai uno strappo?
Donnie: Non c'è problema.
Subito dopo che April ha sistemato i due cartelli ed è saltata sul guscio, che si è aperto immediatamente per fornire un sedile e un manubrio, non appena si è sistemata i rotori iniziano a girare e sollevano sia lei che Donnie. Il duo inizia ad allontanarsi dal tetto, seguiti subito dopo dagli altri tre o almeno prima che Leo si bloccasse all'improvviso sul posto. Rimesse dritto, fermo e rigido come una statua, il primo a notate la sua assenza è stato Mikey che ovviamente si è girato per vedere cosa ha stava facendo. Ma non appena noto che suo fratello se ne stava fermo immobile si preoccupò, infondo Leo sta sempre in movimento almeno   un dito o una mano o il piede che batte per terra per il fastidio, ma mai fermo così. Senza dire nulla è tornato al fianco di Leo, mentre continuava a chiamarlo, ma non appena si fermò davanti inizio veramente a preoccuparsi. Poteva vedere ogni singolo muscolo teso al punto da tremare, il sudore che gli imbrattava ogni parte del corpo, l'assenza di fiato e poteva vedere le vene del collo gonfiarsi, non appena ha appoggiato la mano sul suo collo riesca sentire il suo cuore battere all'impazzata. Riesce a sentire la rigidità dei muscoli e il tremore, ed anche se si stava bagnando la mano del sudore di suo fratello non gli importa, in quel momento è solo preoccupato per suo fratello. Ad un certo punto sente una mano posarsi sulla spalla e girando leggermente la testa di lato per guardare chi è, si è lasciato scappare un sospiro di sollievo, e il proprietario della suddetta mano è Donnie con April al suo fianco, con Raph subito dietro di loro e tutti guardavano con preoccupazione il cursore. Ha spiegato la situazione dal suo punto di vista e subito dopo Donnie lo ha spostato di lato mentre si abbassava i suoi occhiali, ha avviato la scansione che è durata per pochi secondi, alla fine non ottenne alcuna risposta sodisfacente a parte i respiri brevi e il cuore che gli batteva come se stesse correndo una maratona. Per ogni evenienza a chiesto a Raph di aiutarlo ad abbassarsi a terra, con gli occhi sempre abbassati sono rimasti per alcuni secondi così aspettando che il loro fratello si riprendesse, nemmeno un minuto dopo il cursore ha aperto gli occhi e si è guardato intorno confuso.
Leo: Cos'è successo? Perché sono per terra?
Donnie: Hai avuto una specie di attacco di . . . ansia . . . O almeno credo che lo fosse. Come ti senti?
Leo: < Confuso, stanco, disorientato, e… e senti questa strana sensazione! Inoltre il mio sesto senso mi sta avertendo che sta per succedere qualcosa… > Sto bene. Un po' assetato in verità.
Mikey: Ci credo che hai sete! Non so quanti litri di sudore ai sudato!
Leo: Ora ho voglia di farmi una doccia.
Raph: Allora torniamo alla tana e andremo domani a fare qualche tiro.
Alle parole di Raph ha sentito una strana sensazione prevederlo e non è per nulla piacevole! È come se qualcuno mi stesse trattenendo e che mi chiedesse semplicemente con questa sensazione sempre più urgente di restare, per cosa non lo sa ma. . . La sola idea di tornare alla tana gli fece tendere di nuovo i muscoli.
Leo: No! Non è niente! Sto bene!
Raph: Leo questo non è niente!
Leo: Sto bene Raph!
Donnie: Per questa volta mi trovo d’accordo con Raph, quello non era niente Nardo. . .
Leo: So che mi hai scansionato. Dimmi i risultati.
Donnie: . . . Era tutto normale. . . A parte la mancanza di respiro e il tuo battito cardiaco aumentato. . . È tutto apposto. Ma. . .
Leo: Visto! Tutto apposto! Sto bene!
Donnie: Ma preferirei farti un paio di test e esami per ogni evenienza.
Leo: Dai ragazzi sto bene.
April: Non lo so Leo. . . È stato brutto…
Mikey: Dai fratello possiamo sempre riprendere domani. Torniamo alla tana, guardiamoci qualche film con qualche snack e ci rilassiamo.
Leo: NO! Vi prego ragazzi.
Donnie: Leo… cosa c’è che non va?
Leo: . . . N-Non so nemmeno come spiegarlo . . . Inoltre non mi credereste nemmeno.
Si allontana dal gruppo e si mette seduto sul bordo del tetto mentre si guarda intorno con sempre la stessa sensazione che qualcuno o qualcosa lo stesse trattenendo e aveva anche il sospetto che prima o poi questa sensazione lo avrebbe sicuramente portata da qualche parte, non crede in queste cose ma per questa volta proverà a credere in queste cose soprannaturali. . . Infondo nemmeno lui e i suoi fratelli sono soprannaturali, quindi può credere che c'è qualcosa di magico o qualcos’altro che lo sta guidando da qualche parte. Non si accorge dei suoi caratteri e sorella che lo guardano con preoccupazione, ma prima che Raph entrasse in azione e a parlare con Leo viene battuto sul tempo da Donnie, che si avvicina e si siede con il suo gemello.
Donnie: Puoi provare a spiegarmi? Ti prometto che terrò la mia mente il più aperta possibile.
Leo: * È . . . È come se qualcosa mi stesse trattenendo… Non so cosa, ma quando dite di voler tornare alla tana questa sensazione diventa più forte. . . E non è molto piacevole. Ma se stiamo fuori questa sensazione sta tranquilla per ora, ma ho anche il presentimento che succedere qualcosa stasera di molto importante. So che è da pazzi, ma D . . . Se mi riportate alla tana uscirò non appena posso da solo. *
Hanno parlato ancora per alcuni minuti prima che Donnie si allontanare dl fianco di Leo, con una mano appoggiata sulla sua spalla e lasciandolo lì mentre risolveva la questione, si è avvicinato al gruppo e ha spiegato come meglio poteva la situazione. Non molto tempo dopo il gruppo ha deciso di continuare a stare fuori, ma Leo doveva stare sotto l’occhio vigile di Donnie e April per ogni evenienza, ma se risuccedeva allora sarebbero tornati alla tana. April risale sul guscio di Donnie e il suo con Leo nel loro campo visivo saltano al tetto successivo, con Mikey al suo fianco e Raph subito dietro di loro, ma mentre salta vede la creatura simile a un cane che trema e piagnucola in un cantiere edile lì vicino. Anche se va sbattere la faccia contro l'edificio è prima che scivoli giù dal muro si aggrappa alla sporgenza e si tira su fino alla sporgenza del tetto.
Raph: OH! Ehi! Ehi ragazzi guardare. Quel cucciolo si è perso.
Salta giù dal tetto, seguito dal resto del gruppo, è attesa pesantemente dietro a Mayhem spaventandolo, infatti arruffa tutto il pelo pronto a teletrasporto in ogni momento e a ricominciare a correre.
Raph: Aww… ciao piccolino, cosa ci fai qui?
Tutti: Ahaha. . .
Raph: Che c'è? I cuccioli mi amano. Ci so fare con gli animali.
Ma subito dopo le sue parole Mayhem gli ringhia contro e gli salta sul viso artigliandolo, subito dopo salta tra le braccia di April, alla quale inizia a leccare il viso.
April: Aww… mi sta bagnando più lui che voi con il tuffo a bomba.
Mikey: Ha un aspetto davvero strano. Che cosa può essere?
Donnie: Beh! Potrebbe essere un San Bernardo post-atomico.
Donnie tocca la piccola ampolla di vetro legata al collare, intorno al collo di Mayhem, ma all’improvviso sentono uno scherno arrabbiato provenire da dietro di loro e notano due figure all’unico ingresso del cantiere edile, tutti sussultano nel vedere i due uomini e così tutte le tartaruga si nascondono dietro ad April prima di attuare il piano H. Raph, Leo e Mikey escono da dietro April e da qui inizia tutto, i due cattivi si smascherato con i loro cani e subito dopo inizia lo scontro, seguita poi dalla loro sconfitta e con la cattura di Mayhem… ma per tutto il tempo, anche se gli altri si sono dimenticati dell'episodio di Leo sul tetto. Leo non l'ha fatto e infatti ogni secondo, minuto e ora non sente altro, anzi più il tempo passa più sente la tensione nel suo petto aumentare e tirarlo da qualche parte.
~ DIMENSIONE ATTUALE ~
Bip!
Bip! Bip!
Bip! Bip! Bip!
. . . : Shh! Ho capito! Sono sveglia!
Voce maschile: SIGILLA! SPEGNI QUELLA DANATA SVEGLIA! ED ESCI VELOCEMENTE DA QUESTA CASA! NON VOGLIO VEDERETI NÉ OGGI NÉ DOMANI! E NON VOGLIO NEMMENO SENTIRTI!
Sigilla: < Lo faccio di già! Ogni singolo giorno da quando ho memoria! >
Ho lasciato uscire un sospiro mentre mi alzavo dal letto e rifacendolo il più rapidamente possibile, proprio quando sono uscita dalla mia stanza ho sentito il rumore della doccia che si avvia dalla stanza di papà. Ne ho subito approfitta scendendo il più velocemente possibile le scale, senza rompermi qualche osso, sono corsa in cucina e mi sono preparata una tazza di cereali e latte caldo, con un bicchiere di tè alla menata piperita. Per velocizzarmi ho dovuto iniziare ad ingozzarmi, mentre speravo di non strozzarmi, non appena ho finito di mangiare e bere il mio tè ho sentito la doccia spegnersi.
Sigilla: < Di già? Di solito ci mette più tempo! >
Ho messo tutto nella lavastoviglie e sono corsa di nuovo su per le scale e in camera, proprio quando mi chiudevo la porta a chiave ho sentito i passi di papa scendere girare e scendere le scale, ho lasciato uscire u altro sospiro.
Sigilla: < È stata una chiamata ravvicinata. Lo so che stai cercando di vedermi così puoi urlarmi contro tutto quello che vuoi! E solo perché domani è il mio compleanno . . . e anche il giorno in cui la mamma è morta per darmi alla luce. Non è colpa mia! >
Con rabbia e disprezzo mi sono tolta il pigiama e mi sono infilata nella mia doccia, mi sono presa il mio tempo non sono di fretta come i soliti giorni scolastici, oggi a quanto pare alle prime due ore manca la docente di storia.
Sigilla: < Io non ho fretta per ora stronzo, tu invece devi andare al lavoro! Inizio orribile, ma letamante sta migliorando questa giornata. Spero tanto che migliori ancora di più nel mentre. >
Non so per quanto sono rimasta sotto il getto della doccia, ma ho sentito la porta di ingresso aprirsi e chiudersi, ho spento l'acqua e mi sono avvicinata alla finestra e ho visto l’uomo salire in nella sua auto partendo subito dopo.
Sigilla: Vorrei tanto che fossi l'uomo che mamma ha amato per tutta la sua vita con te. Non rendi giustizia ai video che ho visto di voi due insieme.
Proprio in quel momento ho sentito le lacrime farsi strada ho chiusi rapidamente gli occhi, mentre prendo dei bei respiri profondi, lentamente la tristezza e le lacrime sono sparite ma come sempre il peso della solitudine è rimasto nel centro del mio petto. Anche se ormai mi sono abituata a questo peso, come mi sono abituata alle urla e a gli oggetti che mi vengono lanciati contro anche se non mi colpiscono mai, sono abituata a non avere cose come trucchi o vestiti alla moda con accessori. Però non ho niente di tutto questo, ho solo un pc, che ha fatto e sta facendo del suo meglio per non lasciarmi senza i miei videogiochi online gratis, un cellulare che è allo stesso posto del mio povero pc e anche le cuffie per entrambi sono quasi al limite. Con quel poco che mi da papà e solo quello che serve per potermi prendere un panino o una fetta di pizza dopo la scuola e per cena, ma ci vuole tempo e molta pazienza per riuscire a accumulare abbastanza denaro per prendermi un nuovo pc e poi un cellulare, le cuffie possono aspettare. Mi sono asciugata, patinata e legata i capelli in una treccia disordinata, prima di vestirmi con dei jeans con una maglietta blu e una felpa nera, mi sono messa un paio di calzini lunghi neri e delle scarpe da ginnastica anche nere con le suole bianche.
Sigilla: < Se non mi sbrigo perdo l'autobus e non voglio che la scuola chiami mio padre oggi. >
Ho preso lo zaino e il cellulare, con le sue cuffie, alla porta di ingresso mi sono messa il giubbotto e con lo zaino in spalla e il cellulare in tasca sono uscita. Mi sono assicurata di chiudere la porta a chiave prima di allontanarmi e incamminarmi verso la ferma del bus, infondo vivere in un borghetto nascosto e poco conosciuto della Toscana, non offriva molti servizi pubblici. Stanno migliorando, infatti del uno che passa alle sei del mattino e alle dieci di sera, adesso ne abbiamo due che passano la mattina e due la sera. Questo mi ha aiuta molto a stare il più lontano possibile da mio padre e da quella maledetta casa. Dopo cinque minuti di camminata sono arrivata alla fermata, con la panchina coperta, quando ho visto la panchina vuota mi ci sono seduta e ho tirato fuori il cellulare con le cuffie. In pochi secondi ho avviato la mia playlist su Youtube e ho iniziato ad ascoltare canzone dopo canzone, ad un brano AMV sulla serie Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles è al primo posto delle mie serie preferite sul fandom delle tartarughe ninja, lo stesso per il film, non so più quante volte avrò guardato la serie e il film. Ed ho anche letto tutte le fanfiction possibili, soprattutto quelle romantiche di Leo con il lettore, anche quelle di Donnie e lettore non mi dispiacciono… ogni tanto leggo anche quelle di Raph e quelle di Mikey, ma i miei preferiti sono Leo al primo posto e Donnie al secondo. Però adoro anche tutti i film d'azione, animazioni, horror, thriller, fantascienza, fantasy, guerra… e potrei continuare all’infinito, non vado matta per le commedie e per comici, ma se ci sono solo quelli allora posso guardarli anche se con fatica. Non appena il video è finito ho guardato l'ora.
Sigilla: < Tra cinque minuti dovrebbe arrivare l'autobus. >
Proprio quando ho messo via il cellulare, mentre stava iniziando la canzone successiva, ho sentito ogni singolo muscolo irrigidirsi fino al punto di tremare e rendendo impossibile ai miei polmoni di espandersi del tutto, quello che riesco a prendere sono brevi respiri e veloci. Pochi secondi dopo ho sentito il sudore ricoprire ogni singolo parte del corpo, anche se sono sicura che non sia un attacco di febbre improvvisa e non può essere per via del caldo tanto che siamo quasi a fine novembre. Mi sono sentita cadere di lato e per fortuna sono caduta sempre sulla panchina, non so per quanto tempo sono rimasta in questo modo, ma com'è arrivato è sparito. Anche se sono di nuovo in grado di regola in qualcosa di normale il respiro, sento ogni singolo muscolo dolorante e tremate per tutto il calvario, sono rimasta distesa sulla panchina per lasciare che i muscoli si riprendano. Sicura di non svenire o cadere, mi sono rimessa seduta, ho preso lentamente il cellulare e ho guardato l’ora.
Sigilla: < Tra un minuto dovrebbe arrivare il bus. . . Sono rimasta in quello stato per un pochino. . . Non voglio andare a scuola, ma non voglio nemmeno restare a casa e vedere papà. Quindi scuola sia. >
Il bus alla fine è arrivato, con due minuti di ritardo, sono salita facendo vedere l'abbonamento al controllore e ho preso il mio solito posto in prima fila, vicino al finestrino. Mi sono lasciata cadere sul sedile e appoggiando la fronte sullo zaino, che ho messo in grembo, e sono rimasta così per tutto il viaggio fino alla fermata della mia scuola. Per tutto il viaggio non ho avuto nessun’altro episodio del genere, anche se mi sono tenuta pronta per ogni evenienza, ma più il tempo passava più sentivo una strana come di un gancio o di una corda legata direttamente al mio petto e che tirava leggermente, anche se non è una sensazione dolorosa, fastidiosa o insistente, sta semplicemente lì e in continua tensione. Alla mia fermata sono scesa, stando attenta agli scalini, infondo i muscoli delle gambe sono ancora leggermente indolenziti. Mi sono sposta verso il cortile dell’ingresso della scuola, dove ho trovato la maggior parte dei miei compagni di classe a chiacchierare fino al suono della campanella. Io, con il mio meraviglioso stile di vita, non ho alcun amico che parli con me o altro, a parte quelli con i quali faccio gruppo sui giochi di squadra online, ma ovviamente ciò provato a farmi degli amici ogni anno. . . Finiscono sempre o non iniziano proprio, non ho vestiti alla moda di conseguenza le ragazze ben vestite mi prendono in giro o mi stanno alla larga, non faccio sport tanto che mio padre paga solo la retta scolastica e solo il necessario per la scuola il resto può andare al diavolo. Per lui sono solo un'assassina, l'assassina dell'amore della sua vita, di conseguenza non ho alcun diritto, è stato e lo è tuttora in grado di avvelenare la mente di tutti i membri della sua famiglia e anche quella di mamma. Quindi niente parole dolci, incoraggiamenti, sostegno, comprensione, aiuto di alcun tipo da nessuno . . . Penso anche che la maggior parte dei miei cugini più giovani sappiano della mia esistenza. . . Tutto quello che ricevo è l'essere ignorata, parole orribili, prese in giro . . . Ormai ho imparato ad apprezzare la solitudine, il tenere il cellulare sempre in modalità non disturbare, le molte email sconosciute . . . Sono brava a stare sotto i radar o almeno quelli della mia famiglia, forse ho delle buone basi per diventare una spia e sinceramente non mi dispiace l'idea, infondo l'idea di sparire e iniziare una nuova vita da zero non è male, inoltre per il governo o qualunque agenzia non avrebbe alcun tipo di difficoltà o spendere per farmi sparire.
Sigilla: < E la giornata era iniziata così bene… >
Ho sospirato e mi sono incamminava verso la porta di ingresso, che ho aperto, e ho continuato a camminare fino alla mia classe, che per fortuna stava al piano terra. Mentre salutava i bidelli e i professori lungo il percorso. Raggiunta la mia classe sono entrata e ho preso il mio posto, seconda fila sul lato destro della classe, il posto perfetto per non attirare l'attenzione. Anche se ogni tanto mi ritrovo a stare sotto i riflettori, infondo sono la studentessa preferita di tutti i professori e professoresse, inoltre essere anche una delle più breve della classe non aiuta.
Sigilla: < Non avendo amici ho tutto il tempo del mondo per studiare e per i compiti. Inoltre il dover passare la maggior parte del tempo fuori. . . da sola . . . aiuta anche. Mi sarò anche abituata a starmene da sola ma mi piacerebbe avere qualcuno nella mia vita. >
Ho chiuso Youtube e messo il cellulare in modalità non disturbare la campanella ha suonato, non molto tempo dopo ho visto i miei compagni riversarsi in classe, gridandosi e spingendosi l'un l’altro. Come sempre li ho ignorati e ho sistemato le cose necessarie per la prima lezione, cioè algebra, non è la mia materia preferite e non sono una genia come Donnie ma non sono nemmeno stupida. Comunque la lezione è iniziata non appena il professore è entrato, seguito subito dopo dall'appello, e la lezione come la mia giornata tipo o ruotine è finalmente iniziata. Infondo la scuola è uno dei pochi posti dove posso rilassarmi e lasciar cadere la guardia veramente, qui non ho la costante paura di dovermi nascondere o chiudermi in camera a chiave. . . Così da evitare le urla costanti di papà e i sui sguardi pieni di disgusto e odio . . . E poi ascoltare, prendere gli appunti, fare domande e persino le interrogazioni mi tengono sana di mente. Però il mio posto e momento preferito, di ogni singolo giorno, la biblioteca e il suo giardino privato o meglio dire dimenticato quasi da tutti tranne io, la bibliotecaria e il giardiniere. Ormai sono una socia onoraria! Infondo ci vado ogni singolo giorno dopo scuola e ci rimango fino all'orario di chiusura, anche durante il fine settimana passo tutto il giorno lì fino alla chiusura, che essendo in un piccolo borghetto di solito chiude verso le 23.00 in punto e il resto lo passo nel giardino privato. Quindi posso starmene tranquilla e al calduccio fino alle 23.00 e il resto lo passo nel giardino della biblioteca, ovviamente nei periodi più freddi mi porto dietro una coperta e grazia a un pergolato in legno con le panchine e un tavolo di legno, che mi protegge dalla pioggia e dalla grandine. La giornata scolastica è volata via, con la sensazione nel petto si è fatto sempre più forte, quando anche l'ultima campanella è suonata ho guardato la stragrande dei miei compagni lanciarsi fuori dalla classe e infilarsi nella marea degli altri studenti. Cosa che mi rifiuto di fare, odio essere spinta e soprattutto sulle scale, invece come faccio ogni giorno aspetto che si svuotino le classi e i corridoi, lo stesso la scuola e il cortile. La strada per andare verso la biblioteca è abbastanza sgombra e posso camminare tranquillamente fino all'edificio, sono venti minuti a piedi dalla scuola alla biblioteca, molto utile per tenermi un pochino in forma. Sei minuti dopo e il rumore di pochi altri pochi studenti mi sono alzata, con lo zaino in spalla, mi sono diretta verso l'uscita salutando i professori e i bidelli che incrociavo. In tre minuti sono già fuori dalla scuola e nel cortile, che grazie ai pochi gruppi ancora presi in chiacchiere, che ho superato in un minuto e fuori dal cancello principale mi sono incamminata per la biblioteca. Ovviamente con le cuffie di nuovo alle orecchie e la musica a palla, con la mia playlist preferita, i venti minuti di camminata sono volati. Soprattutto con la mia immaginazione che vola, fantasticando con vari personaggi di vari fandom, fino a quando non ho sentito un altro AMV con le clip del film di Rise of the Teenager Mutant Ninja Turtles e in questo la mia mente è volata a fantasticare su di Leo. La parte che adoro di più sul fantasticare, a parte le scene vietate ai minorenni, ma la fantasia che adoro di più è un momento di pace e tranquillità in cima al ponte di Brooklyn, io seduta con la testa di Leo appoggiata sulle mie gambe che si rilassava… adoro questa fantasia… soprattutto perché la immagino dopo gli eventi del film. Sono entrata nella biblioteca e sono andata direttamente al mio solito posto, mentre passavo davanti alla postazione di lavoro della bibliotecaria l’ho salutata, non appena ho preso posto mi sono sistemata per studiare e fare i compiti. Alcune ore di studio, con alcune pause per bere una cioccolata calda e qualche spuntino offerte sempre dalla bibliotecaria con alcune chiacchiere, finiti i compiti e lo studio mi sono messa ad aiutare la bibliotecaria a sistemare i libri e a inserire alcuni dati sul computer.
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Terza ed ultima parte
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Ora che la profezia si è compiuta, Satana può tornare sulla Terra e dare inizio a 2 milioni di anni di tenebre. Si apre quindi un varco dal quale escono Satana, Saddam e in seguito Kenny. I soldati cercano di sparare a Saddam ma lui è invulnerabile. Gli scagnozzi di Satana iniziano a portare devastazione. A questo punto. Sheila si rende conto di aver fatto una gran cazzata. C’è voluto Satana per farglielo capire! A Saddam gli prende bene e inizia a comandare e a schivizzare tutti, spodestando Satana. Kenny chiede a Satana di fare qualcosa ma non può, essendo ancora sotto l’influenza di Saddam. Saddam ordina di costruire una statua con le sue sembianze nel punto dove si trova “quel ragazzino ciccione”, ovvero Cartman. Il ragazzo si offende e arrabbiato impreca. Una delle scariche del V-Chip, ormai guastatosi, colpisce uno dei demoni annientandolo. Cartman capisce che il guasto del V-Chip, causato dalla scossa, gli ha fornito i superpoteri ed è capace di annientare i demoni e incoraggiato da Kyle (cosa scioccante: Kyle che incoraggia Cartman a fare qualcosa!) inizia a pronunciare le peggio oscenità e dirige le scariche elettriche contro Saddam, da cui non riesce a difendersi (tra l’altro, battaglia in puro stile Dragon Ball!).
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Capendo di non poter vincere, chiede scusa a Cartman e gli dice che cambierà (di nuovo, come no!). Tra lo sgomento generale, Cartman sembra davvero risparmiarlo ma dopo si gira e pronuncia l’ultima sequela di parolacce, di cui la finale è “Barbra Streisand” e colpisce nuovamente Saddam.
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Quest’ultimo chiede a Satana di aiutarlo, insultandolo nuovamente e Satana, che finalmente ne ha abbastanza (OOOOHHHH!), lo getta nella fossa degli Inferi, dove muore impalato. Satana è finalmente libero dalle angherie di Saddam e ritrova fiducia in sé stesso e dà il merito a Kenny, che gli aveva fatto capire che doveva allontanarsi da lui. L’avevo detto! Kenny miglior terapista di coppia di sempre! Per ringraziarlo gli concede un desiderio che esaudirà. Kenny potrebbe chiedere di tornare in vita o di andare in Paradiso ma decide invece di esprimere il desiderio che tutto torni com’era prima della guerra. Stan gli chiede se ne è sicuro e Chef gli chiede se è consapevole che esprimendo questo desiderio dovrà ritornare all’Inferno e Kenny risponde che si, ne è consapevole però vuole comunque il bene per loro. Satana accetta di esaudire il desiderio ma rimugina sul fatto che sarà destinato a vivere all’Inferno da solo. Vede improvvisamente sotto di sé Mr. Cilindro, il pupazzo del signor Garrison e decide di portarlo all’inferno con sé per compagnia. Stan, Kyle e Cartman ringraziano Kenny per il suo gesto e Kenny li saluta TOGLIENDOSI IL CAPPUCCIO, RIVELANDO IL SUO VERO VOLTO E PRONUNCIANDO LE PAROLE “ADDIO RAGAZZI”, SORRIDENDO (SIIIIIII!)!
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Kenny svanisce, Satana ritorna all’Inferno portando con se i suoi servitori, la zona di battaglia ritorna com’era prima della guerra e tutte le vittime (tra i quali Trombino e Pompadour) e i soldati uccisi ritornano in vita. Kyle fa notare a sua madre come sia stata ironicamente la boccaccia di Cartman a salvarli e Sheila si scusa con il figlio per averlo trascurato. Wendy bacia Stan (se non sbaglio è l'unica volta) senza curarsi del vomito che il ragazzo le riversa addosso per l’emozione. Stan chiede come farà ora con Gregory ma lei afferma che in realtà non gli mai piaciuto e lo manda a fanculo (Gregory visibilmente scioccato dalla cosa). Wendy cara, con tutto il rispetto sei un po' una paraculo. Hai fatto gli occhioni dolci a Gregory per tre quarti di film. Che poi, povero Gregory! Ha attuato il piano della Resistance e non ha ricevuto nemmeno un grazie. Vabbè. Stan esulta ringraziando il clitoride.
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Ed eccoci alla conclusione, con una ripresa da brividi della canzone di inizio film, dove tutti festeggiano la ritrovata pace tra americani e canadesi, la fine dell’astio nei confronti di Pompino e Pompadour e la gioia di vivere nel loro paesino pieno di gente problematica e cazzona (Mountain Town Reprise).
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All'improvviso Kyle indica una sottospecie di cometa che sfreccia verso il cielo: non è altro che Kenny, che per il suo sacrificio sta salendo in Paradiso tutti sulla Terra lo salutano felicemente. Due ragazze angelo completamente nude danno a Kenny la sua aureola e le sue ali e anche Kenny sarà adesso finalmente felice con il suo lieto fine, venendo accolto da un gran numero di donne nude.
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Durante i titoli di coda sentiamo una versione alternativa di “What Would Brian Boitano Do?". Dopo di essa sentiamo la canzone “Eyes of Child”, degna della fine di un film Disney. Nella scena post credit vediamo Ike, che sta ancora spettando che Kyle e la madre ritornino. Nel mentre vede un topo e lo mangia.
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FINE
Considerazioni finali:
Trovo che sia uno dei film d’animazione più sottovalutati di sempre come anche uno dei musical più sottovalutai di sempre. La colonna sonora è semplicemente magistrale!Sono convinta che se diventasse un musical a Broadway, sarebbe un successo. semplicemente geniale ed è in pieno stile South Park, con quell’umorismo e quella satira che da sempre lo caratterizza. Poi voglio dire, Kenny e Cartman salvatori dell'umanità! Il sacrificio da parte di Kenny te lo aspetti ma non Cartman che salva il culo a tutti! Va ricordato però che qui non siamo ancora alla quinta stagione, dove diventa "definitivamente malvagio" durante il primo episodio di essa, per quella sua azione memorabile e iconica che penso tutti conosciamo.
Il film tratta il tema della censura e della libertà di parola. Il film ci pone anche davanti ad una domanda. Di chi è la colpa se i bambini vedono cose non adatte a loro? Di chi le crea o dei genitori che non sanno cosa i figli vedano o facciano e che non sono nemmeno pronti a prendersi questa responsabilità? Il film è un grande dito medio ai chi criticava South Park per la troppa volgarità, soprattutto certi genitori, nonostante sia sempre stato uno show diretto ad un pubblico adulto. Vi consiglio di vederlo, anche se non avete familiarità con la serie TV. È stato così anche anche per me.
Ora qualche curiosità:
• La canzone “Blame Canada” venne candidata all’Oscar come miglior canzone e venne eseguita sul palco da Robin Williams ma non vinse.
• Questo film doveva essere la conclusione definitiva di South Park, che era arrivato alla fine della terza stagione e non era più molto seguito. Alla fine, il film ebbe così tanto successo che la serie continuò. Un consiglio: se volete vedere il film e la serie, iniziate con la serie e alla fine della terza stagione guardatelo. Durante la quarta serie, infatti, ci sono alcuni riferimenti agli avvenimenti del film e un mini-sequel incentrato su Satana che ora ha un nuovo compagno e finisce per ritrovarsi Saddam alla porta.
• Le canzoni del film sono una parodia/omaggio ai film del Rinascimento Disney e dei grandi musical come “Les Misérables”.
• Il film detiene il record sul Guinness dei primati come il film d’animazione in cui vengono pronunciate più parolacce e vari gesti e termini offensivi. Il totale è di 399.
Prima di salutarvi, vi lascio questa magistrale cover in italiano di "Blame Canada", che per quello che mi riguarda, potrebbe far parte del doppiaggio italiano
Non mi resta che dileguarmi. A presto, si spera.
Liz
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Capitolo 31 - Il sonno della coscienza genera mostri
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“… intorno a lui fu consultato il vate profetico per sapere se avrebbe visto i lunghi giorni di una matura vecchiaia: «Se non si conoscerà» egli disse. La profezia dell’augure a lungo sembrò menzognera, ma la confermarono la fine, gli avvenimenti, nonché il genere di morte e la singolarità della follia.”
Metamorfosi di Ovidio
Il lui della citazione è Narciso e come ci racconta Ovidio, era un giovane di straordinaria bellezza che dopo essersi specchiato nelle acque di un lago, s’innamora follemente della sua immagine riflessa e nel tentativo di afferrarla cade in acqua e muore annegato. La singolarità della follia è quella di amare sé stesso più di qualsiasi altro essere al mondo e come da profezia, la morte avviene nel momento in cui si conosce, si vede per la prima volta.
Il mito di Narciso è tra i più conosciuti della mitologia greca e tra i più utilizzati in psicologia come in letteratura per raccontare individui insensibili e manipolatori o descrivere società basate sull’egotismo e l’apparenza.
In Introduzione al narcisismo (1914), Sigmund Freud definisce narcisismo originario un particolare stadio dello sviluppo psichico durante il quale il bambino, o la bambina, basta a sé stesso, nel senso che il suo corpo è il punto di partenza e di arrivo delle pulsioni e del piacere. È quel momento in cui dipendiamo completamente dall’accudimento materno, il momento in cui ogni nostra necessità viene soddisfatta senza che sia necessario far nulla fuorché piangere, è il momento in cui la simbiosi con chi ci accudisce è assoluta, non siamo capaci di distinguere ciò che è io da ciò che è il corpo dell’adulto che ci accudisce. Abbiamo fame, sete, vogliamo dormire, essere coccolati oppure vogliamo giocare o essere cambiati e senza nessun altro sforzo che sia quello di agitarci scompostamente e piangere, otteniamo ciò che desideriamo, quello di cui abbiamo bisogno. Nel momento di massima dipendenza siamo quasi come degli dei, otteniamo pronta soddisfazione senza la necessità di affidare alle parole la nostra richiesta e solo con il movimento.
Crescere comporta però ripetere continuamente l’esperienza dell’essere incapaci, da soli, di soddisfare le nostre necessità, di essere fisicamente e psicologicamente inadatti a rispondere alle richieste dell’ambiente; crescendo ci scontriamo con i limiti che l’educazione pone al soddisfacimento del nostro piacere e con la frustrazione che deriva dai divieti morali e civili che la nostra società impone. Questo è il momento edipico, un momento fondamentale secondo Freud nello sviluppo psichico normale e in quello patologico dell’essere umano e per spiegarlo prende a prestito un altro mito di origine greca, quello di Edipo.
Questa volta a consultare l’indovino Tiresia sono il re Laio e sua moglie Giocasta, al quale pongono la stessa domanda che i genitori di Narciso posero all’augure: il loro primogenito vivrà sereno e abbastanza a lungo da godersi la vecchiaia? Sì, il bambino vivrà a lungo, abbastanza da invecchiare ma sarà causa di morte per il padre, è la risposta del veggente. I genitori sconvolti dalla profezia, decidono di uccidere il bambino, ma non essendo capaci di farlo affidano il neonato a un cacciatore, chiedendogli di abbandonarlo nel bosco così che muoia di fame e di freddo. Il cacciatore compassionevole non esegue però l’ordine del re, salva il bambino affidandolo alle cure di altri due genitori regali, senza figli, che lo accolgono con immensa gioia.
Una volta cresciuto, Edipo per dimostrare il suo valore di uomo e di futuro re, si mette in marcia, esercito a seguito, con l’intenzione di conquistarsi un proprio regno. Durante il cammino giunge dinnanzi ad una strettoia, all’altro capo della quale c’è Laio con il suo esercito in marcia. Nessuno dei due sa chi sia l’altro, ma entrambi sanno che il diritto di passaggio spetta a Laio in quanto re e in quanto anziano. Come sappiamo Edipo freme dalla voglia di mostrare le sue doti virili e i suoi talenti da guerriero così, invece di cedere il passo a Laio in rispetto alle leggi e agli dei, comanda al suo esercito di attaccare per imporre il suo diritto di passare per primo. Sarà proprio la sua spada ad uccidere il padre. Edipo trionfante e inconsapevole conquista il regno di Laio, sposa la madre e dall’unione dei due nascono ben quattro figli. Dei miti greci e delle leggende la cosa che più mi piace è che la verità anche se giace nascosta per anni e anni, trova sempre il modo di manifestarsi e una volta nota a tutti, la giustizia segue implacabile. Edipo venuto a conoscenza dell’orrida verità, si accecherà con le sue stesse mani e si costringerà a una vita in esilio vagando per strade sconosciute coperto di stracci.
Freud utilizza il mito di Edipo per spiegare un passaggio fondamentale della maturazione psichica durante il quale l’Io smette di trovare godimento in sé stesso e si rivolge all’ambiente, cerca di soddisfare i suoi bisogni nella relazione con i genitori, uno dei quali diventa l’oggetto del suo amore, l’altro diventa oggetto d’identificazione e d’imitazione, una sorta di ideale. Il primo atto costitutivo dell’Io come Essere in relazione con è una scelta d’amore e contemporaneamente è il desiderio di voler essere come quel modello in grado di possedere l’oggetto amato.
Il processo di identificazione è alla base del complesso edipico, il bambino s’identifica con l’oggetto amato che vuole per sé e con il quale non ammette distanza o separazione, ma s’identifica anche con il rivale in amore, l’altro genitore al quale vuole somigliare, che imita e che vorrebbe sostituire. L’identificazione è il primo legame emotivo che istauriamo con un’altra persona perché sia nell’innamoramento che nell’ammirazione tendiamo a emulare il comportamento delle persone amate e ammirate, in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921) Freud dice che a volte l’Io copia la persona amata a volte quella non amata (quella ammirata) e che l’identificazione è immedesimazione, la stessa che utilizziamo per comprendere l’Io estraneo di altre persone, la stessa che sta alla base dell’empatia. L’Io dunque crea un legame emotivo identificandosi con il soggetto che ammira e dunque con ciò che vorrebbe essere oppure con l’oggetto e dunque con ciò che vorrebbe avere.
Il legame emotivo che si istaura mediante l’identificazione è ambivalente, tende all’avvicinamento e alla tenerezza con l’altro con cui ci si identifica ma allo stesso tempo tende all’allontanamento e a cercare di separarsi da questo. Le forme di relazione basate sull’identificazione sono forme primordiali di relazione, l’altro è vissuto come un oggetto, come qualcosa che si vuole avere interamente, o in parte appropriandosi dei suoi attributi, in questo aspetto predatorio e aggressivo risiede l’ambivalenza del legame.
Narciso vuole afferrarsi ed Edipo non vuole solo diventare re, vuole essere re come Laio, vuole il suo regno, il suo esercito e la sua regina.
“[L’identificazione] Si comporta come una propaggine della prima fase orale dell’organizzazione libidica nella quale l’oggetto bramato e apprezzato veniva incorporato durante il pasto e perciò distrutto in quanto tale. Come è noto il cannibale rimane fermo a tale stadio; egli ama i nemici che mangia e non mangia se non quelli che in qualche modo può amare.”
Tre saggi sulla teoria sessuale (1905)
È sempre Freud a parlare e sembra far eco al poeta che dal carcere di Reading canta:
“Troppo poco si ama, o troppo a lungo;
C’è chi vende l’amore e chi lo compra,
Chi commette il delitto lacrimando
E chi senza un sospiro:
Poiché ogni uomo uccide ciò che ama,
Ma non per questo ogni uomo muore.”
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Infatti a morire sono solo le donne che vengono divorate da uomini che amano solo sé stessi. I dati circolati dopo la morte di Giulia Tramontano, la giovane donna incita di sette mesi uccisa dal suo compagno, dicevano che in Italia 3 donne al giorno sono vittime di violenza e l’85% di loro muore uccisa da compagni, mariti, padri e figli, proprio da quegli uomini che le amano di quel tipo d’amore che le considera soltanto oggetti utili al loro nutrimento e al loro piacere. Ecco che tipo di amore è quello di ogni uomo che uccide ciò che ama, lo stesso tipo di amore in nome del quale chi mi stalkerizza giustificava la sua azione abusante nei miei confronti. In questi anni mi sono chiesta come potesse una persona, che mi ossessionava con la sua presenza sempre lì dov’ero io ad ascoltare ogni mio respiro, a guardare ogni mia azione, sempre pronto a sottolineare i miei gesti, gli eventi della mia vita con poesie d’amore, canzoni, articoli, sempre lì a ripetere le mie parole, i miei argomenti, a imitare i miei gesti, i miei modi di dire, che a ogni mio tentativo di liberarmi da questa sorveglianza globale rispondeva che sarebbe rimasto per sempre perché mi amava troppo, come può questo uomo non aver mai nemmeno tentato, di avere una relazione normale con me? Non aver mai cercato d’incontrarmi o di parlarmi per comunicare, non soltanto per ripetermi come un’eco infinita. In linea con Freud ritengo che la risposta stia proprio nella fame smodata e insaziabile dell’oralità, e nella violenza dell’identificazione come esporrò nel prossimo capitolo.
Adesso, dopo aver parlato di uomini, di miti e di parole ripetute, mi piacerebbe concludere con la storia di un personaggio femminile Eco, la ninfa ripetente, così come l’ho trovata nel libro di Christoph Ransmayr, Il mondo estremo.
La storia è ambientata agli estremi confini del mondo conosciuto, nella città di Tomi, sul Mar Nero, dove Ovidio fu esiliato e dove morì. Il protagonista è Cotta, amico del poeta, che aveva assistito al suo ultimo discorso pubblico a Roma prima dell’esilio. Cotta si reca nella città selvaggia perché vuole rintracciare le ultime tracce di Ovidio e delle Metamorfosi, muovendosi in un mondo in cui il mito si trasfigura in realtà. In questo romanzo Eco è una donna straniera, povera e sola, dalla pelle così chiara e delicata che se si espone al sole inizia a squamarsi e a decomporsi, per questo vive in una caverna in cima alla montagna. Eco è capace di discorrere di molte cose, sa molto e ha vissuto a servizio di Ovidio fino alla morte di quest’ultimo, ma a Tomi generalmente quando le rivolgono la parola si limita a ripetere le ultime parole di chi le ha parlato. Essendo una straniera, povera e donna, gli uomini della città ferrigna, si presentano di notte nella sua caverna e portando polli, stoffe, grano o farina pretendono di accoppiarsi con lei, lei per sopportare quei momenti, rimane in silenzio e immagina di trovarsi a passeggiare per sentieri di montagna. Cotta è l’unico a sapere che Eco non ripete soltanto parole, ma parla in modo tale da fargli venire il sospetto che Ovidio stesso possa aver scritto le  Metamorfosi ripetendo le storie ascoltate dalla donna. Nonostante questo, o forse proprio per questo, anche Cotta la violenta.
Roma, 12 giugno 2023 h 9.33 a. m. – 15 giugno 2023 h 3.05 p. m.
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versibiblici · 1 year
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Una profezia dal libro di Isaia
14:20 Tu non sarai riunito a loro nel sepolcro perché hai distrutto il tuo paese, hai ucciso il tuo popolo; della razza de' malfattori non si ragionerà mai più. 14:21 Preparate il massacro de' suoi figli, a motivo della iniquità de' loro padri! Che non si rialzino più a conquistare la terra, a riempire il mondo di città!
A chi si riferisce questa profezia? pensaci un po’... qualcuno ha distrutto il suo Paese e massacrato il suo popolo... non ci vuole molto per capire che si riferisce a coloro che governano le Nazioni, coloro che sono al comando, politico ed economico.
Chi, da generazioni, ha riempito il mondo di città, ha potenziato la propria economia, ha oppresso i popoli? Chi lo ha fatto e lo sta tuttora facendo? Dio ha inviato la sua parola e ...
55:10 E come la pioggia e la neve scendon dal cielo e non vi ritornano senz'aver annaffiata la terra, senz'averla fecondata e fatta germogliare sì da dar seme al seminatore e pane da mangiare, 55:11 così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senz'aver compiuto quello ch'io voglio, e menato a buon fine ciò per cui l'ho mandata.
meditaci!
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animadiicristallo · 1 year
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Il racconto si muove sullo sfondo della cultura giapponese e scintoista tra un'arcana profezia e un quadro misterioso.
L'autore articola il romanzo in due storie parallele, che solo verso la fine del libro si congiungeranno, dopo una serie di indizi seminati con cura.
sembra interessante, mi hai fatto venire voglia di leggerlo 🖤
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cywo-61 · 1 year
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Inno all'amore
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l'amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l'amore,
niente mi gioverebbe.
L'amore è paziente,
è benigno l'amore;
non è invidioso l'amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L'amore non avrà mai fine.
San Paolo
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L'amore può tutto
cywo
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“Un bambino cerca un padre e una madre ma non li trova. Da adulto vuole scoprirli in una moglie o in un marito, ma prima ancora di cominciare è arrabbiato perché sa che non incontrerà donne o uomini perfetti. Si aspetta un fallimento, ma pretende il successo. Chiede qualcosa che non si aspetta, esigendo un amore da chi ritiene che non saprà soddisfarlo.”
Questo scritto di Paolo Menghi mette in luce la difficoltà di alcune coppie in cui uno o entrambi i membri tendono a ricercare una figura materna o paterna idealizzata, che possa sia riparare a ciò è mancato nell’infanzia, sia avere caratteristiche di “perfezione” che proteggono dall’angoscia di ciò che è mancato e di ciò di cui si pensa non si possa fare a meno, pena il crollare e sentire le risonanze di ferite lontane.
Il punto è che nessuno può essere perfetto, né diventare quella madre o quel padre idealizzato, nessuno può mettere totalmente al riparo l’altro dalle sue ferite, dai suoi timori, dall’angoscia. Le relazioni possono di certo “fare del bene”, ma non riparare tutto. Quella richiesta che si fa inconsciamente all’altro genera difficoltà nei membri della coppia e spesso nel corso del tempo, quando le distanze tra i partner aumentano, fa anche sì che poi chi ha avanzato quella richiesta si convinca ancora di più che non potrà vivere una relazione in cui ci sia benessere, che ogni figura con cui si interfaccerà sarà deludente. Il tutto diventa una sorta di “profezia che si autoavvera”, con un copione già scritto (copione in cui addirittura a volte senza rendersene conto si sceglie di avere a fianco proprio persone evitanti sul piano emotivo-relazionale).
Questo però non è un destino da ripetere per sempre. Si può tornare indietro, al fine di andare avanti. Si può cercare di capire cosa è successo, cosa si cerca, cosa quel bambino poi divenuto adulto ha pensato fosse l’amore, cosa è mancato, che direzione prendere per “riparare” e trasformare per vivere un presente diverso.
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crazy-so-na-sega · 2 years
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Oesterheld, prima di venir preso dai militari argentini, stava lavorando al seguito dell’ Eternauta, che venne scritto in clandestinità e terminato probabilmente dal suo editore. Dopo L’Eternauta parte seconda ci saranno anche la Parte terza del 1983 scritta da Alberto Ongaro, Il mondo pentito del 1997 scritta da Pablo Maiztegui e disegnata di nuovo da Solano López, El odio cosmico del 1999, inedito in Italia, sceneggiato da Pablo Muñoz e Ricardo Barreiro, e infine L’ultimo Eternauta (conosciuto anche come L’Eternauta, il ritorno) del 2003, scritto da Pablo Maiztegui e disegnato ancora da Solano López.
Ma niente supera la capacità di dare piacere della prima versione, soprattutto restaurata con le tavole originali rimontate nel formato orizzontale da tabloid anziché in quello verticale da rivista come l’abbiamo conosciuto per più di trent’anni in Italia.
L’opera che racconta le gesta del “vagabondo dell’infinito” è importante: ne abbiamo parlato varie volte, raccogliendo molti fili lasciati da quel creatore di miti estremamente potente che è stato Héctor Oesterheld.
La historieta che inizia e finisce nella stanza di uno sceneggiatore di fumetti nella Buenos Aires del 1957 ha come protagonista Juan Galvez, uno strano personaggio che appare dal niente e racconta di una misteriosa nevicata che, in una sera come quella, è entrata nella borghese vita di pacifico orgoglio in una grande città dell’America Latina (una Buenos Aires non ancora distrutta dalla dittatura e dalle crisi economiche provocate in buona parte dall’eccessiva vicinanza con gli Stati Uniti). La nevicata è l’inizio di un’invasione aliena.
Il racconto è lucido, scandito con grandissima maestria ed è una profezia tragica della dittatura sorta nei decenni successivi. La riscrittura operata da Héctor Oesterheld alla fine degli anni Sessanta rende ancora più cupa ed esplicita la tragica situazione economica dell’America Latina e dell’orgogliosa Argentina, prossima alla fine temporanea della democrazia. È una riscrittura militante, esplicita, ma che niente toglie alla capacità che ha avuto Oesterheld di intuire e raccontare il suo futuro, il futuro della sua gente, velando la dittatura con l’immagine della spietata invasione aliena.
Nel saggio Memorie dell’Eternauta (001 Edizioni, 2010) scritto da Fernando Ariel Garcia e Hernan Ostuni – giornalista il primo, medico il secondo, entrambi figure centrali nel panorama fumettistico argentino – il racconto di El Eternauta e del suo creatore desaparecido è un modo per raccontare la storia dell’Argentina del secondo dopoguerra. Héctor Oesterheld è simbolo tra i più importanti e fragili, non solo per una generazione di argentini: un dramma che peraltro abbiamo completamente rimosso dalle nostre coscienze di europei se mai ne abbiamo avuto contezza.
Eppure, nell’Eternauta c’è la concezione stessa di “eroe collettivo”, la metafora dell’invasione aliena improvvisa, silenziosa, non dichiarata, con la nevicata luminescente e mortale sopra Buenos Aires, i livelli stratificati di alieni che portano agli Ellos, “Essi”, creature pronte a cancellare tutto in ragione del proprio tornaconto, metafora non tanto del corrotto regime militare e politico argentino, quanto delle multinazionali nordamericane e dello sfruttamento sistematico e cieco di tutto il Sudamerica, Argentina in testa.
Riprendo quanto scrissi al riguardo un po’ di anni fa:
• La storia dell’Eternauta, le sue memorie, si sovrappongono a quelle dell’imperialismo, a quelle di una concezione del mondo che ha fatto dell’Argentina dei colonnelli un esempio non lontano da altre modalità di affermazione del potere economico. (…)
• I contatti dell’Eternauta con l’Italia sono tanti: a partire dall’omonima testata, dal rapporto con Linus ed Oreste del Buono, dalla tradizione del fumetto italiano e di quello latinoamericano delle historietas, con Hugo Pratt (e pochi altri autori di altissimo livello) a fare, per un periodo, da ponte fra i due mondi.
• Il dramma dell’Argentina. Ricordate? Un mondiale di calcio nel ’78 per coprire la violenza del regime dei colonnelli; una improbabile guerra comunque sanguinosa con la corona britannica per un fazzoletto di terra abitato da pochi pastori; la sciagura del governo Menem e il crollo dell’economia, bond inclusi: una forbice tra ricchi e poveri che si allarga e che minaccia di essere esempio per gli altri popoli nel mondo.
• Il fumetto come via popolare per il racconto, la denuncia, la resistenza. Come quel muro adesso ripitturato, che si intravede dai vagoni della metropolitana sotto il ponte General Paz: fino al 2002 c’era un murales, con l’Eternauta, Juan Salvo (da noi diventa Juan Galvez), che cammina verso di noi, la scritta “Resiste”, il tratto evocativo e potente del primo e migliore disegnatore, Francisco Solano Lopez.
• La storia dell’Eternauta-fumetto è dura, spietata, a tratti profetica. Con il campo di concentramento nello stadio, le vie deserte nella calma della devastazione portata dagli alieni, gli uomini trasformati in soldati-robot, così come i Mano, quelli che sembrano essere per un momento i capi dell’invasione, che si scopre essere essi stessi tenuti sotto controllo dagli Ellos con l’innesto di una ghiandola della paura, pronta a ucciderli se si ribellano.
• Ma sopra tutto, l’immagine di quest’uomo reso duro dal dolore, dalla sconfitta, dalla responsabilità di una resistenza di cui è ultimo baluardo: l’Eternauta sconfina tra le pieghe dello spazio e del tempo, rimanendo a camminare per lungo tempo coperto da un’improvvisato scafandro che gli permette di vedere senza essere toccato l’orrore di un mondo sommerso dalla silenziosa e mortale nevicata che si poggia su tutto.
• La forza pazzesca del bianco e nero di Francisco Solano Lopez che racconta il quotidiano improvvisamente stravolto da una catastrofe all’apparenza naturale, poi mortale, poi aliena, comunque silenziosa. Simboli della vita di tutti i giorni che si trasformano in contenitori dell’orrore, stravolti e mutati di senso. I miei ricordi: l’ho letto da piccolo, piccolissimo, eppure affascinato dalla visione di quel sogno quasi nordamericano di una classe media, delle villette terra-tetto di una Buenos Aires in cui si potesse ancora sperare di vivere una vita tranquilla, con degli hobby e del tempo libero, una pensione serena, un viale ordinato con delle villette pulite, all’improvviso cancellato prima simbolicamente dal fumetto e poi tragicamente dalla realtà della storia. L’Eternauta ha intuito il terribile destino dell’Argentina, è stato profetico. È cominciato tutto sessant’anni fa, non è ancora finito. In qualche modo, continua anche da noi.
La fantascienza e il fumetto sono la doppia chiave per entrare nello spirito del tempo e raccontarne la trasformazione alle persone comuni. Il modo per “contare la storia”: popolare, diffuso, capillare. La fantascienza serve così come volano, mediatore, attraverso le due immagini archetipe dell’invasione aliena (riempita dal senso degli “yanqui” imperialisti) e del viaggio nel tempo. Che è poi il meccanismo supremo e sublime del narratore: il quale si sposta dal tempo presente al tempo passato della favola, salvo poi rivelare che è quello il futuro prossimo che attende l’ascoltatore, e poi rientrare in un gioco sempre più vorticoso e serrato di amnesie e di incroci nel tempo soggettivo e nel tempo collettivo dei protagonisti delle vicende di questo racconto.
Anche rimanendo legati alla prima storia, sicuramente la più bella, dalla ricchezza insuperabile di sfaccettature e dettagli che avvolgono e bruciano il lettore (circolarità del racconto e metafiction incluse), la sensazione che un fumetto valga più di un romanzo o di un trattato di storia e sociologia per la sua capacità di cogliere e raccontare la realtà, è fortissima.
La mia semplice considerazione, sotto forma di domanda non retorica, è legata alla scrittura di genere: L’Eternauta sarebbe ancora un romanzo a fumetti (un graphic novel quasi mai citata dagli storici del settore perché non di sangue nordamericano, probabilmente) anche se non fosse una storia di fantascienza, con viaggi nel tempo e devastanti invasioni aliene?
-Antonio Dini
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notizieoggi2023 · 14 days
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Uomini e Donne, crisi Alessandro Vicinanza e Roberta Di Padua: il cavaliere pronto a tornare nel programma! Nelle ultime ore si sono diffuse voci insistenti di una crisi tra Alessandro Vicinanza e Roberta Di Padua: la coppia del trono over di Uomini e Donne sembrerebbe essere arrivata alle battute finali ed è quasi certo che presto il cavaliere farà ritorno nel programma di Canale5 condotto da Maria De Filippi. Uomini e Donne, crisi tra Alessandro Vicinanza e Roberta Di Padua: il cavaliere prepara il ritorno nel programma? Da quando la coppia ha abbaondato Uomini e Donne qualche mese fa, si erano diffuse alcune voci sulla fine del loro rapporto, ma i diretti interessati si erano sempre mostrati felici e innamorati sui social, smentendo così i rumors. Tuttavia, nelle scorse ore, Roberta Di Padua ha pubblicato una storia Instagram che ha immediatamente allertato i fan della coppia. Dalle sue parole è evidente che qualcosa si sia incrinato con Alessandro Vicinanza e questa ipotesi è stata avvalorata anche dalle parole di diversi giornalisti ed esperti di gossip della rete, che hanno fornito diversi aggornamenti. Dalla sua pagina Instagram, ad esempio, Deianira Marzano fa sapere che il motivo scatenante della crisi dipenderebbe dall'atteggiamento frivolo e donnaiolo di Vicinanza, su cui viene detto che "pare avesse i piedi in più scarpe". Inoltre, la gossippara ha riportato ciò che le è stato comunicato da un utente anonimo, che svela che Vicinanza sembrerebbe già aver superato la separazione da Di Padua. Perchè? Per un motivo molto semplice e che forse alcuni hanno già intuito. Il cavaliere, infatti, starebbe già preparando il suo ritorno a Uomini e Donne per la prossima stagione del dating show. Dalle stories Ig di Marzano, infatti, emerge questa testimonianza di un utente: "Due giorni fa ero davanti al negozio dei genitori di Alessandro Vicinanza e parlavano con parenti e dicevano che lui a settembre ritorna a Uomini e DOnne" Uomini e Donne, Tina Cipollari aveva già previsto la crisi tra Alessandro Vicinanza e Roberta Di Padua? La coppia aveva lasciato il dating show di Canale5 dopo un turbolento percorso di alti e bassi. Roberta Di Padua, infatti, non aveva mai nascosto il suo interesse per Vicinanza e quando il cavaliere era tornato nel dating show dopo la rottura con Ida Platano, la dama aveva espresso interesse a frequentarlo. Il cavaliere non si era tirato indietro, ma come suo solito, dopo poche uscite aveva iniziato a corteggiare Cristina Tenuta, portando Roberta a decidere di abbandonare il programma. Dopo il suo ritorno nel dating show, tuttavia, di nuovo Alessandro aveva manifestato un improvviso interesse per Roberta, scaricando Cristina nel frattempo. La dama non sembrava molto propensa a proseguire la frequentazione con Vicinanza, ma aveva deciso di seguire il suo istinto e lasciarsi andare con lui. Quasi spinti a uscire, Roberta e Alessandro avevano detto addio alla trasmissione. Ma, Tina Cipollari nel salutarli non ha nascosto la sua ironia e con occhio lungo ha affermato che li avrebbe rivisti presto in trasmissione da single. A distanza di pochi mesi, sembra davvero che la profezia di Tina si stia avverando, dato che Roberta ha pubblicato una storia in cui sembra chiaro che tra lei e Vicinanza la situazione non sia delle migliori. Nelle stories Instagram, infatti, la dama ha scritto: "Non puoi commettere lo stesso errore due volte. l aseconda volta che lo fai, non è più un errore, è una scelta"
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agrpress-blog · 3 months
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Il 30 gennaio 2020, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò ufficialmente l'emergenza globale per il coronavirus, segnando l'inizio di una delle crisi sanitarie più gravi della storia moderna. Questa decisione, basata su raccomandazioni temporanee, ha influenzato aspetti cruciali come viaggi, commercio, quarantena, screening e cure. Dopo oltre 5 ore di consultazioni, l'OMS ha formalmente riconosciuto il coronavirus 2019-nCoV come una "emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale", segnando il primo passo di una battaglia duratura. Il 31 gennaio, il Consiglio dei Ministri italiano ha risposto prontamente, dichiarando lo stato di emergenza sanitaria per l'epidemia. I primi due casi confermati in Italia, due turisti cinesi, sono stati isolati presso il Centro Lazzaro Spallanzani di Roma. In tutto il mondo, al 30 gennaio, i casi confermati raggiungevano quota 7818, di cui 7.736 solo in Cina. L'Italia, in uno sforzo preventivo, ha implementato controlli aeroportuali e misure di quarantena, istituendo una Task force per il coordinamento delle azioni. L'inizio del 2020 ha portato il mondo a un inedito lockdown di massa. Le strade deserte di Hubei, in Cina, sono state la profezia di ciò che avrebbe colpito anche l'Italia e altri paesi. Il 21 febbraio, l'Italia identifica il primo paziente, un 38enne di Codogno, dando il via a un'escalation di casi che porta all'annuncio del lockdown nazionale l'8 marzo. L'OMS dichiara ufficialmente la pandemia l'11 marzo. Il secondo anno è stato segnato dalle varianti virali, in particolare dalla variante Alfa. Ma il grande punto di svolta è arrivato con i vaccini anti-Covid-19. Il 10 dicembre 2020, l'FDA approva il primo vaccino, BNT162b2 di Pfizer BioNTech, seguito da altri. Le vaccinazioni, iniziate il 27 dicembre, hanno segnato una nuova era nella lotta contro la pandemia. Nel 2021, milioni di persone sono state vaccinate, contribuendo a salvare oltre un milione di vite in Europa. Il terzo anno ha visto una gestione più ordinaria con una popolazione sempre più immunizzata. La lotta contro il virus continua, ma ora con strumenti più efficaci. Il 5 maggio 2023, l'OMS annuncia la fine dell'emergenza sanitaria, una pietra miliare raggiunta dopo tre anni di sfide. Sebbene il virus rimanga, le vaccinazioni e l'esperienza acquisita consentono ora di gestirlo come l'influenza stagionale.
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