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#non ci sono più gli uccelli di una volta
diceriadelluntore · 1 year
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Inversamente
L'altro giorno @hope-now-and-live aveva chiesto, in maniera ironica ma molto interessante, quante volte ci si è chiesti perchè Orfeo si gira a guardare se Euridice lo segua, nella sua catabasi (nel mondo greco, la discesa dell'anima nell'oltretomba), perdendo definitivamente la sua amata, ritenendolo per questo uno stolto. Il Mito è famosissimo, ed è uno dei più potenti racconti sulla proibizione simbolica.
Nel chiacchierare con lei, mi è venuto in mente che Robert Browning, poeta, scrittore e drammaturgo britannico dell'età vittoriana, si ispirò a questo quadro di Frederic Leighton, Orfeo e Euridice (1864)
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dove è chiaro come sia Euridice che cerca "di farsi guardare" da Orfeo, che tiene disperatamente gli occhi chiusi, per scrivere questi versi:
Sì, dammi la bocca, gli occhi, la fronte, e insieme mi prendano ancora – un solo sguardo ora mi avvolgerà per sempre per non uscire mai dalla sua luce, anche se fuori è tenebra. Tienimi sicura, avvinta al tuo sguardo eterno. Le pene d’un tempo, dimenticate, e il terrore futuro, sfidato – non è mio il passato né il futuro – guardami! Robert Browning, Eurydice to Orpheus, da Dramatis Personæ , 1864
Per chi non lo ricorda, il Mito è diverso: Orfeo s’innamora, ricambiato, della ninfa Euridice, e la sposa. Come racconta Virgilio nelle Georgiche, di Euridice s’invaghisce anche il pastore Aristeo, che l’insegue per farla sua e, mentre scappa, Euridice è morsa fatalmente da un serpente. Nelle Metamorfosi Ovidio sceglie di eliminare dalla scena Aristeo: Euridice è spensierata, in compagnia di una schiera di ninfe, quando viene morsa al tallone dal rettile. Appena Orfeo apprende la notizia, piange la sposa e con coraggio decide di recarsi negli inferi per riaverla. Scende fino allo Stige, vince ogni ostacolo grazie alla lira e si presenta a Persefone e a Ade, i signori dell’oltretomba. Canta il suo amore per Euridice e chiede che gli venga data la possibilità di continuare a vivere con lei. Tale è la forza del suo amore e del suo canto che Persefone, Ade, il cane Cerbero e perfino le implacabili Furie si commuovono. Gli viene quindi accordato di portare con sé Euridice, ma a un patto: lui andrà avanti, lei lo seguirà, e Orfeo non potrà mai girarsi indietro, perché altrimenti Euridice tornerà per sempre tra le ombre dei defunti. Nella risalita, infatti, mentre i due amanti sono quasi arrivati alla luce, Orfeo non resiste alla tentazione e si volta per controllare che la sua amata sia veramente con lui. Nel tempo di un attimo Euridice scompare per sempre nell’abisso. Distrutto e impietrito, Orfeo non trova più pace e vaga per la terra, sublimando nel canto un passato che non può più tornare. Continua a emozionare, sì, ma rifiuta la vita e l’amore delle altre donne; per questo le Menadi – o Baccanti – si vendicano di lui, che pure era legato a Dioniso, e lo fanno a pezzi gettandone i resti nel fiume Ebro. Tutti lo piangono, uccelli, alberi, sassi, ma Orfeo potrà tornare a riabbracciare la sua Euridice.
Molti nel '900 riprenderanno il Mito, soprattutto dal punto di vista di Euridice. Il magnifico Orfeo, Euridice, Hermes di Rainer Maria Rilke, aggiunge la figura del dio dal piede alato che è messaggero delle anime (Psicopompo, uno dei suoi più famosi attributi), con Euridice che non riconosce più Orfeo:
E quando a un tratto il dio la trattenne e con voce di dolore pronunciò le parole: si è voltato –, lei non comprese e disse piano: Chi?
Ma avanti, scuro sulla chiara porta, stava qualcuno il cui viso non era da distinguere. Immobile guardava come sull’orma di un sentiero erboso il dio delle ambasciate mestamente si volgesse in silenzio per seguire lei che tornava sulla stessa via, turbato il passo dalle bende funebri, malcerta, mite nella sua pazienza.
Giganti si sono cimentati con questa storia (tra gli altri, Campana, Pavese, Yourcenar, Magris, Calvino) ma cito Gesualdo Bufalino, che in un racconto beffardo, Il ritorno di Euridice (1986), fa dire alla Ninfa:
L’aria non li aveva ancora divisi che già la sua voce baldamente intonava “Che farò senza Euridice?”, e non sembrava che improvvisasse, ma che a lungo avesse studiato davanti a uno specchio quei vocalizzi e filature, tutto già bell’e pronto, da esibire al pubblico, ai battimani, ai riflettori della ribalta.
In pratica, l'aveva fatto apposta!
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mithra-del-nord · 1 year
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『Akira: Grande. Ho preso appunti su tutti i maghi nel Manuale del Saggio, vedi. Su cosa non volete fare, e cosa non vi piace... Affinché tutti vivano una transizione più facile dopo che tornerò nel mio mondo.
Mithra: Tornerai in un altro mondo?
Akira: Sì... Probabilmente, un giorno.
Mithra: ... Capisco...
Mithra tace. Il suo silenzio mi ricorda come appariva quando poco prima stava fissando Oz. È uno sguardo malinconico, perplesso.
Mithra: Vai avanti... Fammi le tue domande.
Akira: Ah... Sì. Allora puoi per favore dirmi la tua età, e da dove vieni?
Mithra: Sono nato vicino il Lago della Morte al Nord. Sono nato in un lontano passato, ma sono più giovane di Oz e Figaro...
Akira: Che tipo di posto è il Lago della Morte?
Mithra: È un lago freddo ed inutilmente vasto. C'era un villaggio nelle vicinanze... Da allora è stato distrutto, ma lì ero un traghettatore.
Akira: Un traghettatore...?
Mithra: Ah, non è più un lavoro al giorno d'oggi? O forse era unico della regione... Si tratta di trasportare i morti ai loro cimiteri in barca. Era un lavoro che veniva guardato con disprezzo, ma in realtà mi piaceva abbastanza. Il lago, la barca, i morti, la neve — erano tutti così tranquilli...
Akira: Essere un traghettatore è un lavoro per maghi?
Mithra: No... non credo. Allora, né gli abitanti del villaggio né io ci rendevamo conto che fossi un mago. Apparentemente era un lavoro di base, essere un traghettatore. Gli abitanti del villaggio mi hanno insegnato questo modo formale di parlare. Anche se all'epoca non mi rendevo conto che fosse proprio così formale. Perché ho fatto quel lavoro...? Probabilmente era perché non avevo famiglia. Ma tutto ciò che ricordo è il paesaggio bianco puro.
Sono sorpresa dal passato di Mithra. Immagino Mithra che trasporta i morti su una barca attraverso un lago innevato e ghiacciato. I suoi capelli devono essere stati l'unico colore rosso ardente in un mondo silenzioso all'estremità del Paese del Nord.
‧͙⁺˚・༓☾  ☽༓・˚⁺‧͙
Mithra: Mi sono reso conto di essere un mago solo dopo aver incontrato la strega Chiretta.
Mithra mormora, coprendosi gli occhi con il palmo della mano.
Mithra: All'inizio non avevo idea di cosa stesse dicendo. Diceva che non capivo perché ero incolto e non sapevo molte parole... Ma Chiretta scendeva ogni volta per chiacchierare, ed è così che ho imparato sulla magia e il paese. E poi... Ci siamo conosciuti per molto tempo dopo quello.
Akira: Capisco... Che tipo di persona era Miss Chiretta?
Mithra: Lei era come un fiore.
I miei occhi si spalancano alla sua espressione poetica. Mithra continua con nonchalance.
Mithra: Anche se a volte era pure come una bestia selvaggia. ... Come dovrei metterla? Lei portava la stessa sensazione di distrazione che viene quando arriva la primavera. Era rumorosa, come il cinguettio degli uccelli... Spesso mi dava cibo e vestiti, e toccava il mio viso, e stringeva le sue braccia intorno alle mie.
Akira: ... Eravate due amanti?
Mithra: Hm... Non eravamo così. E Chiretta ha finito per sposare un umano, dopotutto. I gemelli hanno detto che era come mia madre, ma neanche quello sembra giusto. Era più come la mia maestra, la mia compagna, e la mia sorellina. Si arrabbiava facilmente, e piangeva tutto il tempo... Non smetteva di parlare, ed era fastidiosa, ma se non vedevo il suo viso per un po', pensavo a lei e mi chiedevo cosa stesse facendo. Ecco perché quando penso a lei ora, ricordo anche che è morta, e... sembra strano.
Akira: Sembra strano?
Mithra: Sembra strano. Anche là prima — ho avuto l'occasione perfetta per uccidere Oz, ma ho perso la mia opportunità. Perché ho pensato, ho detto addio a Chiretta appena una decina di anni fa; forse è troppo presto per dire addio anche a quest'uomo...
Guardo Mithra. Non posso dire che tipo di espressione stia facendo perché sta coprendo il suo viso con la mano. Le sue labbra aperte sembrano cercare le parole "Sono solo."』
Da "Il profumo persistente dell'affetto", capitoli 5, 6.
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nineteeneighty4 · 5 months
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Sogni d'oro.
Sono nella mia città natìa, solo che non mi trovo né nel presente, né nel futuro. Credo siano su per giù gli anni sessanta. A casa sono tutti morti, non ho più nonni, zii e cugini. È rimasta in vita solo mia madre. La cosa strana è che il mio sguardo osserva la realtà intorno come quando si guarda una vecchia fotografia dai colori poco nitidi e sbiaditi, i toni delle piante e degli oggetti, infatti, appaiono tenui. Entro in casa dove non si sente nulla se non il soffio del vento, nonostante tutte le finestre siano spalancate. Provo una sensazione bellissima, a me già nota, mista a una felicità immotivata. L'atmosfera è quella tipica dell'alba e non si ode nulla se non lo stridìo dei gabbiani che vanno, di tanto in tanto, a posarsi sugli archi medievali poco distanti dal mio balcone. È come se la città fosse abbandonata e tutti gli abitanti si fossero trasferiti altrove. D'improvviso, poi, mi affaccio alla finestra della stanza dov'ero solita dormire con mia madre e mi accorgo che il mare, un tempo abbastanza distante da poterlo scorgere in lontananza, adesso è piuttosto vicino. Posso sentire le onde, la brezza marina, l'odore di salsedine che si diffonde nell'aria. Posso osservarne il colore che varia dal blu più intenso al verde. Sono stupita dall'emozione che mi suscita, talmente contenta che provo ad immortalare il tutto in una fotografia. Quindi prendo il cellulare e cerco di mettere a fuoco. Zoommo, una volta,due fino a quando nell'obiettivo della fotocamera scorgo una persona. È una ragazza dai lunghi capelli scuri, la sola che stia nuotando tra le correnti. La osservo meglio, benché sia girata di spalle, e in quel momento capisco che si tratta di me. Entusiasta dell'atmosfera, dei ricordi che iniziano a riaffiorare alla memoria e delle sensazioni provate, chiamo mia madre, allora, e la informo su come tutto sia mutato. La cerco a voce, come se fosse lì presente e di fatto mi risponde subito ma il suo tono è insolito,la sua persona non si lascia vedere. Di lei percepisco solo la presenza. Poi la scena cambia ed è pomeriggio. Dalla finestra percepisco molta confusione. Il chiacchiericcio è quello tipico degli adolescenti in spiaggia e ogni tanto, le parole, le grida, le risate, sono interrotte da un brindisi, da colli di bottiglia che urtano tra loro. Mi affaccio nuovamente e adesso sotto la finestra il mare ha lasciato posto a dei blocchi di scogli artificiali e su questi tantissimi ragazzi sono seduti a prendere il sole, intenti a godersi l'estate, leggere o sono presi dal fare tuffi più in là, verso quella che una volta era una strada. Mi domando che senso abbia tutto ciò, nonostante stia dormendo. È il tramonto e la città ora è ancora più bella, perché di essa rimane immutata solo la struttura, persistono soltanto gli edifici invasi dagli uccelli che entrano ed escono dai vetri rotti degli appartamenti. Successivamente sono nel soggiorno. Lì la visuale è diversa, normale. Stranamente però mi accorgo che di fronte al mio balcone c'è una sorta di altalena piuttosto ampia sospesa nel vuoto e poggiata su un filo d'acciaio sottilissimo con sopra : una valigia antica, una coperta e un gattino bianco e nero a cui hanno legato il muso e le zampe. L'altalena oscilla a destra e a sinistra e il gatto prova a non scivolare giù. La coperta e la valigia passano prima da un lato e poi dall'altro. Capisco che devo fare qualcosa. Non è più il quarto piano. Le dimensioni del palazzo assomigliano ora a quelle di un grattacielo, sfioriamo le nuvole, superiamo i tetti degli altri. Dopo essere uscita fuori, quindi, provo a sporgermi nel tentativo di afferrare il filo d'acciaio ma mi accorgo che non ci riesco perché è troppo distante, non mi resta che una soluzione: arrampicarmi sulla ringhiera a mio rischio e pericolo. Senza pensarci due volte, decido di provarci. Tiro più forte che posso per avvicinare la dóndola ma qualcosa va storto. Il filo si rompe e il gattino, la valigia e la coperta precipitano giù, come me.
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raffaeleitlodeo · 6 months
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Quando guardo una città rasa al suolo dai bombardamenti, come in questi giorni G4za, non posso fare a meno di ricordare quanto segue, che scrivo più o meno ogni 4 novembre.
La data di oggi, infatti, continua ad essere una delle occasioni di retorica nazionale italiana che sinceramente mi lascia sempre un po' a bocca aperta. I vertici istituzionali si recano alla tomba del milite ignoto per ringraziare coloro che “hanno dato in sacrificio la vita per DIFENDERE la patria”. Si enuncia che la pace dipende dalle forze armate, cui va la gratitudine dei vertici dello stato. Corona de fiori, inno nazionale, frecce tricolori foto di rito e via, tutti a pranzo.
Peccato che quel milite sia morto in una guerra, la c.d. Prima Guerra Mondiale, in cui non c’era niente da difendere: è l’Italia ad aver aggredito l’Austria con cui, assieme alla Germania, era formalmente (seppur segretamente, come si usava allora) alleata.
[Per chi ha tempo, faccio un breve sunto dell’entrata in guerra italiana e dell'esito che ebbe questa mossa nel primo commento*]
Oggi potremmo ricordare che il portato del nazionalismo e della guerra è stato un mare di morte, distruzioni e strascichi di violenza. Che nella guerra mondiale tutti gli eserciti persero, e che quindi non ha senso ricordare solo “i nostri” e sventolare bandiere nazionali. Specie quando si è stati protagonisti-aggressori nel massacro. Specie sapendo che solo una parte dei caduti venne identificata e recuperata in quella strage di milioni di ragazzi e, come diceva George Mosse, l’anonimato delle salme permise di sottrarre quei morti al culto delle famiglie e di affidarle al nuovo culto crescente della nazione.
In Italia, dopo tutto questo tempo, come lo ricordiamo questo avvenimento? Appunto, con l’omaggio al milite ignoto, festeggiando le forze armate come strumento di pace (Orwell, sei tu?), e con le frecce tricolori (uau). Senza dubbio esse sono esteticamente attraenti, ma secondo me rischiano di contribuire a un’ulteriore, drammatica, rimozione: una delle conseguenze di quella stagione, infatti, fu l’invenzione italiana della guerra aerea come GUERRA TOTALE.
Grazie al generale Giulio Douhet questa nuova possibilità fu teorizzata nero su bianco, e attraverso le forze armate italiane fu messa in pratica, in primis nelle colonie (l’esercito italiano gasò interi villaggi d’oltremare). In realtà già nel 1911, quindi addirittura prima della Grande Guerra, combattendo l’Impero ottomano in Nord Africa, il sottotenente Giulio Gaviotti lanciò delle granate dal suo aereo, compiendo il primo bombardamento aereo della storia dell’umanità. Atto esaltato anche da D’Annunzio nella Canzone della Diana:
"[...] e tu Gavotti, dal tuo lieve spalto
chinato nel pericolo dei venti
sul nemico che ignora il nuovo assalto!"
Con la Prima Guerra Mondiale e gli scritti di Douhet, dall’Italia si arrivò a suggerire al resto del mondo la guerra aerea come nuova frontiera del combattimento totale: “Se per vincere è necessario distruggere, uccidere, devastare, spandere la rovina e il terrore, tutto si faccia […] è utile al fine supremo”. Scriveva Douhet. E ancora: [Se nella guerra tradizionale] vi era perfino una distinzione legale tra belligeranti e non belligeranti […]. [Con la guerra aerea] poco interesserà, data la sicurezza della distruzione, che qualche bomba vada fuori dal bersaglio. […] La distruzione completa dell’obbiettivo prescelto, oltre all’effetto materiale, produce un effetto morale”. E per concludere: “Per giungere a distruggere, completamente e rapidamente, una razza di uccelli, non è sufficiente abbattere tutti quelli che [si] incontrano in volo. […] rimangono sempre i nidi e le uova”.
Capito come? Una volta individuato e de-umanizzato il nemico (in questo caso con l’artificio retorico dell’animalizzazione: non sono esseri umani, ma uccelli… altre volte cani ecc…), grazie agli aerei non ci dovevamo limitare ad ammazzare i soldati, ma potevamo finalmente ammazzare tutti, anche donne e bambini che stanno dentro le case, per essere sicuri di annientarli definitivamente e non ritrovarceli più come problema in futuro.
Forse oltre che guardare aerei da guerra che colorano l’orizzonte, il 4 novembre potremmo ricordare che noi italiani abbiamo inventato la GUERRA TOTALE DAL CIELO, che tanta parte ebbe nel Secondo conflitto mondiale; il quale, di nuovo, ci vide aggressori e di sangue ne fece scorrere ancor di più (proprio a causa delle nuove tecnologie). Conflitto che si concluse a Hiroshima e Nagasaki, con la svolta epocale dalla quale non c’è stata più possibilità di ritorno. Ancora ai nostri giorni, infatti, il fragile equilibrio che impedisce il tutti contro tutti è basato sul terrore della deterrenza nucleare. Ancora ai nostri giorni, inoltre, la pratica di bombardare cittadine e cittadini inermi è pratica diffusa, è terrore istituzionalizzato.
Personaggi come Giulio Douhet potrebbero forse essere riconsiderati alla luce della consapevolezza odierna e dei valori che (almeno a parole) diciamo di difendere, invece che essere ricordati - come facciamo a Roma - con un ampio piazzale nel quartiere dell’EUR.
Le conseguenze di quel tipo di mentalità sono sotto i nostri occhi: le nostre società sono ancora fondate sul dominio, sulla legge del più forte, sulla sottomissione e (se serve) sull’uccisione di chiunque abbia qualcosa che crediamo spetti a “noi” invece che a “loro”. Siamo di nuovo circondati da guerre locali ma violentissime, che da un momento all’altro rischiano di “allargarsi” a una sfera regionale e poi mondiale.
Nel frattempo abbiamo un enorme problema legato a come prendiamo le decisioni in merito: tra le popolazioni civili, infatti, la maggior parte delle persone è favorevole a ricercare innanzitutto il “cessate il fuoco”, come primo passo per capire come risolvere i problemi; i vertici istituzionali e militari dei paesi in cui queste maggioranze vivono (compresa l’Italia), invece, promuovono e praticano la guerra stessa come soluzione. Dolorosa e costosa, certo, ma necessaria (e inevitabile).
Vorrei ricordare solo che la guerra è quel meccanismo che propone l’eliminazione fisica dell’altro come risoluzione dei problemi di convivenza. Non è così difficile comprendere come mai, nonostante tutti i buoni propositi, i problemi non si risolvano praticamente mai. Anzi, ogni giorno la situazione sembra peggiorare.
Inoltre, ci sarà sempre qualcuno per cui “l’altro siamo noi” e che potrebbe volerci fare fuori. Si spiega in questo modo perché chi ammazza e usa la forza distruttiva lo fa praticamente sempre dicendo che sta semplicemente DIFENDENDOSI. Che sta difendendo la sua parte.
O come esseri umani, tutti, si scende da questa giostra, oppure, temo, di futuro ce ne sarà sempre meno.
Forse in un posto come l’Italia, che è fuori dall’epicentro dei principali conflitti, potremmo provare a inventare qualcosa di nuovo. Perché ok le manifestazioni di solidarietà, ok i cortei con le bandiere e le amplificazioni per gridare slogan quasi sempre tagliati con l'accetta. Manifestazioni che non voglio criticare. Per me vanno bene anche loro, colgo in molte persone il desiderio di fare qualcosa. Al contempo, temo che finché siamo in queste modalità, quando ci attiviamo senza aver prima trovato un momento per contattare il nostro dolore collettivo, siamo ancora sulla solita giostra.
Forse organizzare un momento pubblico diverso, non so, un appuntamento funebre, possibilmente SILENZIOSO in cui non ci sia nessun* che parla da sopra un palco ma stiamo tutt* allo stesso piano, senza camion, senza amplificazioni; un giorno in cui gli uffici pubblici e gli enti locali si mettono a lutto, le scuole si fermano in silenzio anche loro per qualche minuto. Tutto questo per ricordare e piangere TUTTE LE PERSONE morte nelle ultime settimane, sia quelle morte in Isr4ele per mano di Ham4s e soci, sia quelle morte sotto le bombe israel1ane nei giorni successivi. Chiedere a tutti i protagonisti di questa escalation, che hanno la possibilità di innescare e disinnescare le armi, quasi tutti maschi e quasi tutti al sicuro “nei loro fortini del potere”, di fermare il fuoco.
Quasi sicuramente non servirà ad ottenere nulla di concreto, perché credo che a questi uomini interessi ben poco di persone che li pregano di far tacere le armi, ma almeno avremo smesso di fare analisi e interpretazioni su chi è vittima e carnefice, su chi ha ragione e chi ha torto e per un giorno, almeno, avremo smesso di sventolare (mentalmente o fisicamente) qualunque bandiera nazionale, perché a mio avviso sono quelle bandiere una delle principali cause profonde di questo enorme cimitero in espansione.
E se non riusciamo a farlo in grande, con le istituzioni nazionali, facciamolo laddove abbiamo qualche amministrazione "amica", oppure facciamolo semplicemente tra cerchie ristrette di persone affini. Facciamo silenzio insieme e piangiamo queste morti. Abbiamo già evitato di farlo con i morti ucraini e russi. Prima avevamo evitato di farlo per i morti di covid.
Prendiamoci questo tempo di lutto, che a mio avviso ci aiuta a riconnetterci con la nostra comune umanità.
Quella che non si può rinchiudere in nessuna bandiera.
Urbano Grandier, Facebook
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elorenz · 8 months
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Ieri sarebbe dovuta essere una giornata rilassante, dopo un anno tornavo al casale dei miei zii dove ho vissuto gran parte della mia vita. Andando contro tutti i miei principi ho iniziato il viaggio con mia madre, a venti minuti dal casale, vicini al primo paese, entriamo con la macchina dentro ad un fossato (lo sapevo che dovevo guidare io). Sospesi dico a mia madre di calmarsi "adesso scendo e cerco una soluzione". Studio un piano per riuscire ad uscire dal fossato e la guido nella manovra. Riusciamo ad uscire ed arriviamo al paese, sostiamo un attimo al supermercato e fumando una sigaretta mi rendo conto che il cerchione in lega sta dentro lo pneumatico e che un poco alla volta la ruota si sta sgonfiando. Ecco il disastro, ma rimediabile penso. "Dov'è la ruota di scorta?" Chiedo a mia madre. "Non c'è" risponde. Getto a terra la sigaretta, la spengo col piede e bestemmio. Alle 19 dovevo tornare in città, erano le 13:30 ed ogni cazzo di gommista era chiuso. Chiamiamo mio cugino e ci facciamo venire a prendere (il casale sta su una strada panoramica nel niente più totale ad una mezz'ora dal paese). Attendiamo. Arriviamo al casale, mi guardo attorno fugace e con gli occhi catturo ogni elemento naturale, ma senza rilassatezza, senza tranquillità. Dopo un'ora ci rimettiamo in marcia per portare la macchina dal gommista, mi godo quei pochi momenti con mio cugino mentre mia madre è dentro l'officina e gli chiedo come procede il film e se ha trovato un produttore. Alla macchina viene messa la ruota di scorta, la vedo e mi rendo conto che mia madre sta invecchiando male, che perde la testa e che è diventata inaffidabile. Saluto mio cugino mentre riparte, chiude lo sportello, ingrana la marcia ma la macchina rimane lì. Frizione andata. Spingiamo la macchina dal meccanico, chiama mio Zio e si fa venire a prendere col furgone. Ripartiamo verso casa.
Per tutto il tempo del rientro ho masticato saliva amara, mi sono guardato attorno mentre il sole si insinuava tra gli alberi del bosco e carezzava di luce arancio le colline, mentre gli uccelli volavano concentrici nell'aria di settembre. Ho cercato una spiegazione a qualcosa che fondamentalmente non ha significato: Il caso.
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curiositasmundi · 2 years
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Senza girarci troppo intorno posso dire di aver trascorso in questa casa sul mare i giorni più felici della mia vita. Forse era facile allora, anche se eravamo figli di una vedova, sorvegliati a vista da un nonno anaffettivo.  
Qui tutto mi rassicurava, era sempre estate, era come se il buio non esistesse. Tutta la luce che mi circondava, gli alberi, le cicale, il vento, il ritmo ipnotico della risacca da cui provavo a farmi incantare nelle notti in cui non riuscivo a prendere sonno, facevano pensare che niente di brutto sarebbe mai potuto accadere fin ché ero lì, con il culo sul copriletto con la stella marina.  
Oggi tutto sembra la risposta sbagliata a una domanda mal posta troppo tempo fa. E lo so da solo quanto possa sembrare retorico e ingenuo ciò che penso. Ma è quello che mi sento rimproverare da sempre, di essere un sognatore malinconico troppo attaccato al passato.  
Forse è arrivato il momento di rivendicarlo.  
Ho iniziato, senza rendermene conto, a provare angoscia a venire qui già da un bel po’ di anni. Non ho mai dato la colpa alla casa, ero consapevole di quello che mi stavo portando dietro. Ma adesso che la osservo forse per l’ultima volta, mi accorgo di quanta paura mi faccia stare qui.  
È successo qualcosa di brutto e di irreversibile a un certo punto.  
Le onde che si infrangono adesso producono un rumore sinistro, una specie di bombardamento ritmico che risuona nelle fondamenta, troppo forte per non risultare anche minaccioso. Il vento fischia in continuazione tra le intercapedini delle finestre che non sono più in grado di contrastarlo. Guardo ogni nuvola come l’avvicinarsi di un tornado, ogni pioggia come il prodromo di un uragano.  
Fa sempre troppo freddo o troppo caldo. Ormai è impossibile resistere qui dentro senza accendere il condizionatore. L’umidità è insopportabile e rende sgradevoli anche le giornate di sole. Adesso per esempio fa freddissimo. Chissà perché Anna non ha acceso il riscaldamento. Sarà per le sue paranoie sul risparmio energetico, scommetto. Nel frattempo qua tocca tenersi il giubbotto. E la povera mamma lì ferma nel salone si prenderà un raffreddore. Che ideona portarla. Come ha potuto pensare che avremmo passato un bel momento. Ormai qui si respirano solo disagio e inquietudine. E non dipende soltanto dalla casa in rovina e dagli eventi atmosferici. Anche la natura è cambiata. Prima tutto scintillava.  
Oggi ogni cosa che guardo è opaca. Al posto dell’argento e del verde brillante, fuori ci sono solo grigi e marroni. Quando ero piccolo mi sembrava di vedere qui intorno solo animali stupendi. Uccelli eleganti che volavano in formazione, garzette, aironi cinerini e altri piccoli trampolieri. Centinaia di granchi blu con le loro cinque paia di zampe, che nel periodo della muta facevano quell’abbraccio con le che le che durava un giorno o anche più prima di convincere la femmina ad accoppiarsi. (Abbraccio che noi fratelli imitavamo per scherzo, tenendoci tutti e tre per le braccia con le dita strette a pinza e il primo che diceva ahia o mollava aveva perso). Per non parlare dei cavalli liberi nel parco di Assateague. Ora sembrano aver preso il sopravvento le bestie più brutte, da cui ci si deve difendere: zanzare, mosche, cimici, blatte, scolopendre, scutigere, bisce d’acqua, ratti. L’ultima volta che sono venuto ho notato una quantità impressionante di limuli morti. Una distesa di carapaci puntuti e puzzolenti di questi animali fossili rimasti identici dal Paleozoico, che vedono nel buio, hanno il sangue blu e sembrano resistere a tutto, mentre per il resto degli esseri viventi ci sono poche speranze per il futuro.  
È strano come queste sensazioni di apprensione io abbia cominciato ad averle da adulto. In genere appartengono all’infanzia, quando si vedono mostri dappertutto e ogni angolo buio sembra nascondere un aggressore. Ma tutto è cambiato in me, e questo posto non fa che farmi rimpiangere chi ero. Per questo lo odio, non mi sento più a casa. Non avrei mai pensato che un giorno mi sarebbe potuto succedere di entrare qui e desiderare di fuggire al più presto, di avere nostalgia della casa sul mare stando dentro la casa sul male.
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charlievigorous · 2 years
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cos'è la verità?
Vi state avvicinando al precipizio della negazione che, una volta raggiunto, non ha altra scelta se non quella di cadere direttamente nella verità. È l'unica cosa che rimane. La verità. Il fondamento di ogni elemento di questa realtà inventata si trova lì. Si trova nella verità. La verità è l'unica situazione importante per la vostra evoluzione. Tutto ciò che conta si trova nella verità. Non riconoscerete la verità dal suo volume o dalle sue dimensioni. Non può essere identificata per la sua bellezza o presentazione. In altre parole, potrebbe non presentarsi come la confezione più lucida o più curata in vista. La verità si sente. Per percepire la verità, occorre abbassare il volume della fabbricazione. È per questo motivo, tra l'altro, che il volume della matrice attuale è così alto. Lo si fa per distrarci. Lo si fa per tenervi concentrati sulla montatura. La verità non grida per essere notata. Semplicemente è. Quando sarà evidente che avete tutta la saggezza dentro di voi, smetterete di cercare una guida o un'approvazione al di fuori di voi. A questo punto, il vostro mondo cambia. Diventa allora uno specchio di ciò che conoscete, un riflesso della vostra verità. E quale immagine vi appare allora evidente? Quella di una serena solidità, di una valutazione accurata, di una sana capacità di giudizio, di una prospettiva unica, di vaste risorse, di molteplici e varie abilità e di saggezza. L'accesso al vostro sé interiore è una comunicazione con la divinità. Una volta che avrete scavato in profondità, sarete sfidati a scoprire qualsiasi differenza tra i due - il sé interiore e la divinità. Perché siete nati dalla Sorgente e non vi siete mai separati fin dall'inizio. Verità e fatti differiscono. Ci sono generazioni di fatti, fatti storici, del tempo dell'uomo sulla terra. Sebbene possano raccontare la storia di ciò che è accaduto alla Razza, non rappresentano la verità dell'umanità. Questa verità è oscurata nei fatti, piuttosto che raccontata attraverso di essi; perché la Razza è stata manipolata verso una società di conquista, accaparramento, debito e competizione. Il potere è stato relegato in base a forze e attributi specifici e visivi. Il vero potere emerge. Non viene concesso. Il vero potere emerge dall'interno. In questo modo, non può essere tolto o dato come conseguenza di caratteristiche temporanee. La razza è stata manipolata per adorare falsi idoli, negando così la propria verità. I "falsi idoli" non si riferiscono a statue o a ruoli specifici, ma all'abilità negli affari, alla statualità, alla bellezza e alla prestanza fisica, al denaro. Quando l'uomo comprenderà la propria verità, avrà accesso a un potere inimmaginabile. È il potere, letteralmente, di creare mondi. I primi passi includeranno un ritorno alla natura a un livello mai raggiunto prima. Questo può avvenire aggiungendo alla giornata una passeggiata o una visita a un giardino. Programmare un po' di tempo di silenzio, di meditazione all'aperto. Spegnete i suoni prodotti dall'uomo e cercate quelli della natura. Gli uccelli, gli insetti, la fauna selvatica, il vento. Queste cose sono il vostro fertilizzante per scoprire se stessi, individuare la verità e accedere al potere personale. Questi si trovano dentro di voi, non altrove. Una volta che vi sarete riconosciuti, lo incontrerete ovunque. Questo è il dono di ridurre il rumore della matrice. Potenziamento. Ora esistete in un mondo che favorisce questa introspezione. Ci sono forze e frequenze che incoraggiano l'amore e la tranquillità. Queste emozioni nascono dalla vostra vera natura. Come tali, rimangono salde e prosperano. Sono rafforzate dalla ripetizione e dall'azione. Usate queste tendenze positive e pacifiche per motivare tutto ciò che fate: parlare, ascoltare, postare, comunicare, lavorare, giocare e riposare ne traggono beneficio. È così che il vostro mondo cambia. Il cambiamento inizia dentro di voi. Stai andando benissimo, mio caro, caro umano. Non c'è nulla che possa ostacolare il tuo nuovo e bellissimo mondo. Questo è tutto. Grazie.
by Diego C.
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nosferatummarzia-v · 2 years
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La mia più grande passione è passeggiare tra le rovine delle città abbandonate e diroccate. Così una calda domenica di metà primavera decido di andare ai ruderi del piccolo villaggio di Asur.
È un posto veramente strano ed inquietante; difatti esso si trova sopra una spoglia ed arida collina dall’aspetto poco rassicurante.
Quando inizio a percorrere lo stretto sentiero che dolcemente procede verso la sommità del colle, il mio cuore inizia ad essere tormentato dai primi dubbi e paure. Nel mio villaggio circolano voci e leggende circa gli avvenimenti che sono successi ad Asur cento anni fa. Si dice che durante un violentissimo temporale avvenuto nel cuore dell’inverno, quando la natura muore ed il cuore degli uomini diventa freddo come il ghiaccio che ricopriva i fragili tetti di Asur. Fatto sta che la tempesta era così violenta e devastatrice che nulla ha deciso di risparmiare durante quella tragica giornata. Così uomini, donne, bambini e anziani sono stati spazzati via come spighe di grano prima della mietitura.Quel giorno la tempesta non si è solo presa le case, le stalle e le piccole colture, ma bensì ha stroncato la vita di duecentocinquanta persone che hanno abbandonato questo mondo senza poter minimamente pensare a come mettersi in salvo, oppure come dirsi addio a vicenda l’un latro.
Da quel giorno si dice che i loro spiriti “passeggiano” tra le mura abbattute ed impolverate di Asur proteggendo il villaggio dai visitatori stranieri che vogliono disturbare la loro quiete.
Personalmente non ho mai creduto in queste leggende, anche se come tutti gli esseri umani mi trovo incondizionatamente investito dal dubbio man mano che la distanza con il villaggio di Asur si assottiglia sempre più.
Mi guardo constantemente attorno, il cielo limpido e azzurro è spoglio di nuvole, gli uccelli sembrano spariti, oppure non osano volare sopra i ruderi del villaggio fantasma, il vento soffia caldo e debole sopra la mia pelle sudata per via della salita. Quando scorgo le prima mura diroccate di Asur il mio cuore comincia a martellare a ritmo incalzante.
Mi sento come un paleontologo che si avvicina allo scavo dove è stato rinvenuto il fossile di un dinosauro del Giurassico. Eppure qualcosa dentro il mio cuore mi sussurra di voltare le spalle, e correre giù per la collina e tornare nella mia umile dimora senza più pensare al villaggio di Asur.
Ragionamenti inutili, ormai sono come un magnete, un asteroide che precipita su un pianeta, desidero ardentemente vedere quello che si nasconde tra quelle mura.
Una volta giunto sulla sommità della collina, il mio sguardo comincia ad osservare tutto quello che mi circonda.
Il bianco sentiero si districava in mezzo alle case diroccate come un piccolo canyon in secca; fatto sta che mi ritrovai a perlustrare i ruderi del villaggio. Man mano che procedevo in mezzo a tanta distruzione e desolazione, continuavo a pensare ai giorni in cui queste povere mura avevano conosciuto la bellezza e la prosperità; mentre ora sembrano ossa umane smembrate dalle carogne e lasciate marcire al sole.
Continuavo a guardarmi attorno cercando chissà cosa, forse niente, perché queste mura non suggeriscono nulla, mentre l’unica parola che mi viene in mente è: Morte.
Poi come tutti gli esseri umani fui assalito dalla paura. La paura di essere solo, la paura di essere scoperto dai fantasmi (perché ora ci credo), la paura di morire. Insomma la mia sensazione era la paura nella sua forma più pura.
Iniziai ad accelerare il passo, muovendomi nel labirinto di case diroccate, senza una vera e propria meta, desideravo trovare l’uscita. Eppure qualcosa era scattato dentro la mia testa, perché non riuscivo a trovare la strada che mi aveva portato fin nel cuore del villaggio. Cominciai a correre all’impazzata senza sapere dove andare, le case erano tutte uguali, il sentiero pure, mi sentivo una mosca precipitata nella ragnatela di un ragno.
Improvvisamente la testa cominciò a farmi un male tremendo, come se una mazza di legno mi stesse colpendo ripetutamente sulla nuca. Poi accade un fatto terribile. Nel frattempo che cercavo disperatamente una via di fuga, volsi lo sguardo verso le finestre diroccate delle case, e dove una volta c’era il vetro, in questo preciso istante una moltitudine di facce demoniache mi guardavano sogghignando.
I loro volti erano vecchi e bianchi come la neve, gli occhi erano vitrei e privi di vita, il sangue colava lievemente dagli angoli della bocca. Mi fermai di colpo, tremante per la paura che mi teneva paralizzato, immobilizzato, incapace di ragionare. I fantasmi continuavano a squadrarmi mentre dalle loro bocche traboccanti di sangue usciva una risata tremenda, malefica, non umana.
Caddi per terra agonizzante e stremato; non riuscivo ad individuare il sentiero, era scomparso oppure non c’era mai stato. I mostri sembravano darmi il benvenuto nel loro regno, trionfanti e maligni come non mai. Il mio corpo non emanava più calore, era freddo come il ghiaccio; persino il sole era scomparso.
Infine mi distesi supino, guardando con le ultime forze i mille volti della morte. l’ultima cosa che sentii fu lo scrosciare improvviso della pioggia che bagnava le mie membra, il suo rumore era talmente forte e acuto che annunciava in anticipo l’avvenuta di un violento temporale.
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L'ultima volta che ci vedemmo ti regalai questo libro, e forse ti sarai chiesto il perché. So che non l'avrai letto, che forse avrai iniziato giusto per gioco, un po' come facesti con me, e poi l'avrai archiviato come i tuoi innumerevoli pensieri smarriti. Lo so, perché fai sempre così: smarrisci e dopo anni ti ritrovi a fare i conti con quello che hai perso; con tutte quelle occasioni a cui hai rinunciato.
Io non so se sarò mai una tua "occasione persa", ma forse egoisticamente un po' lo penso e un po' ci credo, con la presunzione di chi non è stata in grado di andarsene quando la primavera è svanita. Quando mi sono ritrovata sola e vuota.
Quando lessi per metà questo libro avevo diciotto anni e non capivo certe cose,
certe stranezze esistenziali.
Non capivo tutto quell'amore martoriato, e forse davo anche della stupida ad una protagonista del romanzo; non capivo proprio nulla.
Poi lo ripresi all'età di vent'anni e anche lì, lasciato a metà, non comprendevo ancora molti aspetti (ma qualcosa era cambiato con la tua venuta; qualcosa potevo comprendere).
Alla fine, dopo altri tentativi di tira e molla, conclusi il libro: ripreso questa volta all'età di ventitré anni, anzi ventiquattro. Capii una sfumatura che prima non potevo scorgere: l'amore. Io ho amato davvero ogni singola tua stranezza, ogni parola che dipingevi. Ho amato te nonostante tutto il male ricevuto.
Ho amato il coraggio di accarezzarti anche se non te lo meritavi. E so che non te lo meritavi davvero.
Non torneremo più, ed io lo so che non torneremo più, ma a dispetto di Kundera che cita-"Quello che è accaduto una sola volta è come se non fosse mai accaduto"- io e te siamo accaduti così tante volte in questi anni, che adesso il fatto di non percepirsi per davvero, mi fa paura.
Lo so che non possiamo stare insieme, che cerchi altro, che io stessa ho bisogno di altro, ma ci sono ragioni che vanno aldilà della ragione stessa. Un grido della pancia che ti muove tutte le cose, e tu fai parte di me. Hai sempre fatto parte di me in qualche modo assurdo, tu c'eri ancora prima che gli "uccelli della coincidenza" si posassero su di noi.
Tu vivevi nell'entroterra della mia essenza,
E mi fa sorridere rivedere certi passi del libro e vederli rimare con la nostra vita. Mi fa sentire che noi esistiamo anche in altre realtà, magari non in questa, ma da qualche parte esistiamo insieme.
Quando finii di leggere questo libro percepii che amarti era una mia scelta: non doveva influenzarti la vita, ma volevo che tu sapessi che da qualche parte ci sarei stata, che ti avrei guardato con occhi invisibili e ti avrei protetto come meglio potevo. Volevo finalmente dimostrarti quanto amore ho chiuso dentro me per tutti questi anni, poiché, a me importava aver scoperto cosa significa amare davvero. Cosa significa godere completamente di una persona, Senza doppi fini, senza lacci.
Amare per scelta.
Spero che tu possa leggere questo libro poiché dentro c'è tanto di me quanto di te, perché è la nostra vita,
Perché ho vissuto e fatto mia ogni singola pagina. Perché ti ho regalato un pezzo enorme della mia anima.
E ti dirò... è l'unico libro che tengo sul comodino, che prima di dormire accarezzo,
e dopo spengo la luce.
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bergamorisvegliata · 2 months
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L'OSSESSIONE DEGLI INSETTI -di Sergio Ragaini-
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Frequentando anche Social Internazionali, quali VK, mi capita di guardare anche Post di utenti di altre Nazioni. Si parla molto di Palestina, sicuramente. E anche di Assange. E va bene così. Tuttavia, non mi capita di vedere così tanti post che riguardano gli insetti, come invece avviene nel Post Italiani. Quella degli insetti nell'alimentazione sta diventando una vera e propria ossessione. Su vari Gruppi questi post sono continui, e vengono inoltrati all'infinito. Credo che questa sia, sicuramente, un'ossessione. Infatti, ogni volta che si parla di "altre Cucine", molte persone "tirano fuori" gli insetti. Qualche giorno fa avevo inserito un post, dove parlavo della scarsa apertura mentale degli Italiani verso altri sapori e altre Cucine. Qualcuno ha subito commentato parlando degli insetti. Credo che questa degli insetti sia diventata una vera e propria ossessione. Infatti, se ne parla come se si trattasse di un veleno, mentre nel mondo moltissima gente li usa come cibo. D'accordo, sarà un cibo "dubbio", ma non è tale da poter essere considerato un "veleno". Probabilmente, anche su questo fatto interviene un elemento su cui si può discutere: vale a dire, il fatto che, per molti, questo alimento suscita "disgusto". Suscitando questo, la maggior parte della gente cerca di "giustificare" questo disgusto con una presunta tossicità di questo cibo. Non so se la Chitina,
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contenuta negli insetti (credo che sia questo l'elemento "critico" di questo cibo), sia tossica per l'organismo. Quello che so è che questa sostanza è per noi indigeribile, e quindi non viene metabolizzata. Infatti, non abbiamo un quantitativo sufficiente dell'enzima che metabolizza la chitina, detto "Chitinasi". A differenza, ad esempio, degli uccelli. Questo però non vuol dire che sia tossica: vuol dire solo che non la metabolizziamo, e la espelliamo così com'è. Posso fare un esempio, relativo a cibi che mangiamo regolarmente: i vegetali. Gli erbivori traggono la maggior parte del nutrimento dei vegetali dalla Cellulosa. Noi non abbiamo alcun enzima per metabolizzarla: di conseguenza la espelliamo e basta. Questo, però, non significa che i vegetalki siano tossici per noi: significa solo che non metabolizziamo la Cellulosa che è in essi contenuta. Tuttavia, buona parte dei vegetali sono per noi benefici. Così benefici che diverse persone, e mi riferisco ai Vegani, li utilizzano come unica fonte di alimentazione, non mangiando qualsiasi cibo di provenienza animale. Credo che per la Chitina degli insetti valga la stessa cosa: noi non la digeriamo, e, semplicemente, la espelliamo. Questo, però, non vuol dire che sia tossica: solo, la espelliamo, come facciamo con la Cellulosa.
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E poi, cari amici, nessuno può fare mangiare a qualcuno quello che non vuole mangiare! E' un'ossessione pensare che qualcuno possa farvi mangiare gli insetti contro la vostra volontà! Saranno in commercio in varie forme, farine comprese. E sceglierete se mangiarli o meno. Tutto qui. Nessuno vi inserirà farine di insetti senza avvertirvi: soprattutto perché si tratta di farine decisamente meno "economiche" di altre: di conseguenza, non ci sarebbe nemmeno un vantaggio economico ad inserirle nei cibi a vostra insaputa! Probabilmente, i cibi che le conterranno saranno quelli di fascia "medio-alta", non certo quelli di fascia "medio bassa"! Personalmente, li assaggerò: non ho alcuna preclusione ad assaggiarli, non ritenendo la Chitina in essi contenuta così pericolosa: e poi, mangiamo così tanto cibo non salutare che gli insetti faranno poca differenza… ammesso che non siano salutari! Per cui, cari amici… basta con questa ossessione degli Insetti! Ci sono cose più importanti a cui pensare! Gli insetti, se vi fanno schifo… semplicemente non mangiateli! Ma chi li vuole mangiare è giusto che lo possa fare: la libertà è anche questo! Credo che sia il caso di smetterla con questa "ossessione" degli insetti: fa perdere di vista cose ben più importanti! Concentriamoci su quelle! Un saluto a tutti e grazie per essere qui e per leggermi.
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Sergio Ragaini
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diceriadelluntore · 1 year
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Criptomazze
In un meraviglioso libro che racconta della nascita e delle conseguenze dell’ipotesi di Riemann (la più famosa questione irrisolta della matematica, che sto scoprendo ha implicazioni clamorose sulla nostra vita, sebbene per via indiretta) c’è un accenno alla scitala spartana.
La scitala è stato il primo e più famoso mezzo di messaggeria crittografata. La parola deriva da skytàlē, bastone, e come ci dice Plutarco (ne le Vite Parallele) era fatta così:
La scitala consiste in questo. Gli efori, all'atto di spedire all'estero un generale, prendono due pezzi di legno rotondi e perfettamente uguali, sia in lunghezza sia in larghezza, di dimensioni cioè corrispondenti. Di questi pezzi di legno, che si chiamano scitale, uno lo conservano loro, l'altro lo consegnano al partente. In seguito, allorché vogliono comunicare qualche cosa di grande importanza e che nessuno altro deve sapere, tagliano un rotolo di papiro lungo e stretto come una cinghia e l'avvolgono attorno alla scitala in loro possesso, coprendone tutt'intorno la superficie del legno col papiro, senza lasciare il minimo interstizio. Compiuta questa operazione, scrivono sul papiro così come si trova disteso sulla scitala ciò che vogliono, e una volta scritto, tolgono il papiro e glielo mandano senza il bastone. Il generale, quando lo riceve, non può leggere le lettere di seguito, poiché non hanno alcun legame tra loro e rimangono sconnesse, finché anch'egli non prende la sua scitala e vi avvolge in giro la striscia di papiro. Così la spirale torna a disporsi nel medesimo ordine in cui fu scritta, e le lettere si allineano via via, di modo che l'occhio può seguire la lettura attorno al bastone e ritrovare il senso compiuto del messaggio. La striscia di papiro è chiamata scitala al pari del legno.
La famosa spiegazione lascia in dubbio la modalità con cui si scriveva, ma è oggi comunemente accettato che la tecnica fosse di scrivere in verticale, dall’alto in basso, rendendo impossibile la lettura senza il posizionamento della striscia, che per Plutarco era di papiro, per altri autori, tra cui Aulo Gellio, Tucidide e Diodoro Siculo, poteva essere di stoffa o una correggia di cuoio. Veniva usata anche come prova di un contratto o anche come sorta di registro delle donazioni o dei bottini di guerra, e proprio Diodoro racconta come così fu scoperto il furto da parte di un comandante, Gilippo, di parte dell’oro conquistato da Lisandro e inviato a Sparta nella Seconda Guerra del Peloponneso, proprio perchè le quantità non corrispondevano a quelle riportate nella scitale.
Siccome era tipica di Sparta, si finì per chiamare gli spartani “portatori di bastoni”, descrizione che Aristofane usa in una delle sue opere più famose, Uccelli. E tale era la fama di questa caratteristica, che la usa in senso simbolico e sboccato in un’altra sua geniale commedia, Lisistrata. Per chi non la conosce, racconta dello sciopero del sesso delle mogli delle maggiori città greche che Lisistrata, donne ateniese, organizza, per fermare la guerra e farli tornare a curarsi delle loro famiglie, dato che gli uomini sono impegnati nelle Guerre del Peloponneso. Ad un certo punto, arriva ad Atene un araldo spartano, che parla con Cinesia, uno dei maschi ateniesi che più si adopera per fermare lo sciopero. Siccome l’araldo si presenta in scena con una evidente erezione, il dialogo tra i due si svolge così (traduzione di Alfredo Balducci):
ARALDO
Ateniesi, dov'è il vostro senato? Sono latore di un'ambasciata.
CINESIA
Dimmi se uomo oppur satiro sei.
ARALDO
Io son venuto per parlar di pace.
CINESIA
Tieni l'asta lì sotto il mantello?
ARALDO
Non ho armi nascoste, stai sicuro.
CINESIA
Ma se hai la tunica tesa! un'ernia forse che all'improvviso t'è spuntata?
ARALDO
Per Zeus, quest'uomo è diventato matto.
CINESIA
E tu, figlio d'un cane, sei arrapato.
ARALDO
Ma cosa stai dicendo, per gli dèi!
CINESIA
E questo che cos'è?
ARALDO
Mazza spartana.
CINESIA
Allora ce l'ho anch'io mazza spartana. Dimmi la verità: che aria tira da voi a Sparta.
ARALDO
Aria infuocata: tutti eccitati siamo.
CINESIA
Cos'è successo, colpa forse di Pan?
ARALDO
Di Lampitò*. Come per un segnale, tutte le donne a noi si son negate.
CINESIA
E voi che cosa fate?
ARALDO
Uno strazio: camminiamo ingobbiti, con le donne che neanche si lasciano toccare, se pace non facciamo in tutta Grecia.
CINESIA
Si capisce che questa delle donne ormai è cospirazione generale; vengon gli ambasciatori in tutta fretta per trattare la pace, per i nostri rappresentanti mostreremo questo.
ARALDO
Ho capito, io vado di volata.
*Lampitò è la donna Spartana a capo dello sciopero, convocata da Lisistrata.
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daimonclub · 5 months
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Aforismi sulla bellezza
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Aforismi sulla bellezza Aforismi sulla bellezza, una qualità che non può essere misurata oggettivamente in quanto è un concetto soggettivo che varia da persona a persona, e si riferisce alle qualità o alle caratteristiche esteticamente piacevoli ai sensi o alla mente, culturalmente più o meno condivisi. L'idea di bellezza naturalmente non è solo superficiale, essa comprende le qualità interiori di una persona, come la personalità, i valori e il carattere, che possono a loro volta essere considerati belli. Truth is beauty and beauty is truth, that is all you need to know to be a perfect stupid. Carl William Brown L’estetica è per l’arte ciò che l’ornitologia è per gli uccelli. Barnett Newman Esca. Ciò che rende l'amo più appetibile. Il tipo di esca più efficace è rappresentato dalla bellezza. Ambrose Bierce È stupido desiderare la bellezza. Le persone di buon senso non la desiderano mai per sé stesse o si curano che vi sia negli altri. Se la mente sarà ben coltivata, e il cuore ben disposto, nessuno si interesserà mai dell’aspetto esteriore. Anne Brontë Il problema con la bellezza è che è come nascere ricchi e diventare sempre più poveri. Joan Collins Chiedete al rospo che cosa sia la bellezza e vi risponderà che è la femmina del rospo. Voltaire La bellezza inizia nel momento in cui decidiamo di essere noi stessi. Platone La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione per una donna. Aristotele La bellezza è più grande del genio perché non ha bisogno di spiegazioni. Oscar Wilde Non ti accorgi, Diavolo, che tu sei bella come un Angelo? Giacomo Leopardi Una cosa di bellezza è una gioia per sempre. La bellezza è eterna e ha il potere di sollevare lo spirito umano al di là delle preoccupazioni terrene. John Keats La bellezza è una forma di genio, poiché non si può descrivere. È una di quelle cose che non si possono spiegare, ma solo sperimentare. Oscar Wilde La bellezza non è nel volto; la bellezza è nella luce del cuore. Khalil Gibran La bellezza è la somma di tutte le parti che la compongono. È l'armonia perfetta tra la forma e il contenuto, tra l'esterno e l'interno. Leo Tolstoy Ormai non sono che un intelletto in pena tra i desideri della bellezza, dell'amore, dell'edonismo, dell'amicizia, dell'estasi, della dissoluzione e del nichilismo, il mio ultimo nirvana. Carl William Brown Senza la bellezza, la verità, la giustizia e il bene perderebbero il loro significato. La bellezza dà valore alla nostra esistenza e ci ispira a perseguire ideali più alti. Friedrich Nietzsche
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Aforismi sul bello La bellezza deve penetrare nell'anima per poter essere vera bellezza. È un riflesso della nostra interiorità e del nostro modo di vedere il mondo. Virginia Woolf La bellezza è una ribellione contro l'assurdità del mondo. Attraverso la bellezza, cerchiamo un senso di significato e di armonia in un universo apparentemente privo di senso. Albert Camus La bellezza è la manifestazione sensibile dell'idea del bene. Platone La bellezza di una persona risiede nella sua autenticità. Quando abbracciamo chi siamo veramente, senza maschere o artifici, irradiamo una bellezza unica e irripetibile. Maya Angelou Uomo colto è colui che sa trovare un significato bello alle cose belle. Oscar Wilde La differenza fra la donna disonesta e l’onesta è che, di solito, la prima è bella. Roberto Gervaso Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, sarebbe cambiata l’intera faccia della terra. Blaise Pascal Uno dei primi effetti della bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l'avarizia. Italo Svevo Il solo fascino del passato è il fatto che è passato. Oscar Wilde Quando le candele sono spente, tutte le donne sono belle. Plutarco La tortura del contrappasso per contrasto fa si che più ci si avvicina alla vitalità della morte e più si viene stranamente affascinati dalla conoscenza della giovanile bellezza. Carl William Brown La bellezza, dopo tre giorni, è tanto noiosa come la virtù. George Bernard Shaw Chiedete al rospo che cosa sia la bellezza e vi risponderà che è la femmina del rospo. Voltaire La bellezza è la migliore lettera di raccomandazione. Aristotele E' bella e quindi può esser corteggiata; è donna e quindi può essere conquistata. William Shakespeare Eletti sono coloro per i quali le cose belle non hanno altro significato che di pura bellezza. Oscar Wilde All'età di cinquant'anni ogni uomo ha la faccia che si merita. George Orwell La donna sarebbe più affascinante se si potesse cadere tra le sue braccia senza cadere nelle sue mani. Ambrose Bierce La bellezza è l’eternità che si mira in uno specchio. Kahlil Gibran La bellezza è soltanto la promessa della felicità. Stendhal La bellezza è una moneta che ha corso solo in un dato tempo e in un dato luogo. Henrik Ibsen Il bello è il simbolo di ciò che è eterno. Platone Lasciamo le belle donne agli uomini senza fantasia. Marcel Proust La bellezza da sola persuade gli occhi degli uomini senza aver bisogno d'avvocati. William Shakespeare Bellezza e salute sono le principali fonti di felicità. Benjamin Disraeli
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Citazioni sulla bellezza L'amore costruito sulla bellezza muore presto, come la bellezza. John Donne La bellezza non rende felice colui che la possiede, ma colui che la può amare e desiderare. Hermann Hesse La saggezza è il riassunto del passato, ma la bellezza è la promessa del futuro. Oliver Wendell Holmes La bellezza è un dono gigantesco, immeritato, dato a caso, stupidamente. Khaled Hosseini La bellezza è una visitatrice che viene senza preavviso, muta forma per un'ora, per un giorno, talvolta per più tempo; svapora a un alito, dilegua da capo. Rosamond Lehmann La giovinezza senza la bellezza ha ancora attrattiva; la bellezza senza la giovinezza non ne ha più. Arthur Schopenhauer La bellezza, dopo tre giorni, è tanto noiosa come la virtù. Anonimo La bellezza è tutto, forse anche perché inconsciamente ci fa capire che alla fine non resta niente. Carl William Brown La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza. Albert Camus Dovendo scegliere tra verità e bellezza, generalmente ho optato per la seconda. H. Weyl Non c’è bellezza perfetta senza una certa singolarità di proporzioni. E.A. Poe Il sentimento della bellezza porta con sé, intrinsecamente, la premonizione del suo poter essere distrutto. D. Meltzer Per un bel viso il destino è triste. Antico proverbio cinese La bellezza è la chiave che apre le porte dell'anima. Platone Essere bella è abbastanza. Se una donna può far questo bene, chi le chiederà di più? W.M. Thackeray La bellezza. Una promessa di felicità. Stendhal Niente ha maggiore influenza sul comportamento dell’uomo quanto il suo aspetto esteriore, e non tanto il proprio aspetto quanto la convinzione di essere o non essere attraente. L. Tolstoj La cortesia è la medicina delle donne, la cortesia è il massimo ornamento; bellezza senza cortesia è come un giardino senza fiori. Aśvaghoṣa La bellezza non sta nella cosa guardata ma nello sguardo. A. Gide La bellezza è uno dei misteri di cui sentiamo l’effetto tutti noi; ma il darne un’idea ben determinata non è riuscito a nessuno. J.J. Winckelmann C’è un aspetto terrificante nella bellezza Il difficile non sta nel comprendere la bellezza, ma nel sopportarla. H. Sachs Dove il pensiero va il sentimento lo segue e dove va il sentimento lì c’è il Gusto Estetico. Antica norma della danza indiana Non hai soldi, non hai un lavoro, non hai assistenza sociale, è la democrazia bellezza! Carl William Brown Di veramente bello c’è soltanto quel che non può servire a niente; tutto ciò che è utile è brutto, perché è espressione di qualche bisogno, e i bisogni dell’uomo sono ignobili e disgustosi come la sua povera e inferma natura. Th. Gautier La bellezza è verità, la verità bellezza: questo è tutto / ciò che conosciamo sulla terra, / e tutto ciò che abbiamo bisogno di conoscere. J. Keats
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Citazioni sul bello La bellezza ci può trafiggere come un dolore. Th. Mann L’amore per la propria persona è forse il segreto della bellezza. S. Freud Una sera ho preso la bellezza sulle ginocchia e l’ho ingiuriata. A. Rimbaud Misura giusta e proporzione si trovano ovunque vi siano bellezza e perfezione. Platone Alfin questa è commedia universale; e chi filosofando a Dio s'unisce, vede con lui ch'ogni bruttezza e male, maschere belle son, ride e gioisce. Tommaso Campanella L'estetica è una branca della filosofia che concerne la definizione della bellezza; l'umorismo è una branca della filosofia che concerne la definizione della stupidità. Carl William Brown La bellezza è una luce che illumina l'anima. Platone Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio; specialmente se avete a che fare con le sembianze della bellezza e della ricchezza, infatti sotto tali spoglie di solito si nasconde il demonio del potere, in genere suggestivo e attraente, ma alla fine sempre illusorio, ipocrita, decadente e deludente. Carl William Brown E' straordinario che sia così perfetta l'illusione che la bellezza è bontà. Lev Tolstoj Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, sarebbe cambiata l'intera faccia della terra. Blaise Pascal La vita non è che la continua meraviglia di esistere! Tagore Bellezza: il potere per mezzo del quale una donna affascina un amante e terrorizza un marito. Ambrose Bierce Uomo colto è colui che sa trovare un significato bello alle cose belle. Oscar Wilde La bellezza salverà il mondo. Fëdor Dostoevskij Saggio è colui che si contenta dello spettacolo del mondo. Fernando Pessoa La bruttezza del presente ha valore retroattivo. Karl Kraus La natura ha delle perfezioni per dimostrare che essa è l'immagine di Dio e ha dei difetti per mostrare che ne è solo un'immagine. Blaise Pascal Come ogni brutto sono sempre stato oggetto di passioni disinteressate. Gesualdo Bufalino Dolce è l'alba che illumina gli amanti. Anonimo L'unico modo di comportarsi con una donna è fare l'amore con lei se è bella e con un'altra se è brutta. Oscar Wilde Non ti accorgi, Diavolo, che tu sei bella come un Angelo? Giacomo Leopardi Il bello è l'ombra di Dio sulla terra. Platone I bei libri si distinguono perché sono più veri di quanto sarebbero se fossero storie vere. Ernest Hemingway La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva. David Hume Ci sono delle attrattive che possono essere ammirate solo da lontano. Samuel Johnson D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. Italo Calvino Anche se giriamo il mondo in cerca di ciò che è bello, o lo portiamo già in noi, o non lo troveremo. Ralph Waldo Emerson Non faccio per vantarmi ma oggi è una bellissima giornata. Giuseppe Gioachino Belli Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti o che non hanno mai inciampato. A loro non si è svelata la bellezza della vita. Boris Pasternak
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Bellezza della natura L'aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi. Kahlil Gibran Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni. Eleanor Roosevelt Chi si innamora troppo di sé stesso, non avrà contendenti. Benjamin Franklin Come tutte le mattine si alzò, si guardò allo specchio e si vide bruttissima: ci mise un'ora a farsi brutta. Ennio Flaiano Che cosa c’è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un’altra parola avrebbe lo stesso odore soave. William Shakespeare Ogni bellezza perfetta, come un animale o un quadro o una donna, non è che l'ultimo pezzo di un cerchio. L'ambizione dell'uomo è di scoprire e conoscere quel cerchio. Robert Musil L'artista che mira alla perfezione in tutto, in nulla la raggiungerà. Eugène Delacroix Occorre avere un po’ di caos in sé per partorire una stella danzante. Friedrich Nietzsche La preoccupazione per la propria immagine, è questa la fatale immaturità dell'uomo. E' così difficile essere indifferenti alla propria immagine. Una tale indifferenza è al di sopra delle forze umane. L'uomo ci arriva solo dopo la morte. Milan Kundera Gli uomini si svegliano con lo stesso aspetto con il quale sono andati a dormire. Le donne in qualche modo si deteriorano durante la notte. Anonimo Il bello è la perfezione nella forma. Platone Un fondoschiena veramente ben fatto è l'unico legame tra Arte e Natura. Oscar Wilde Tutto al mondo si può sopportare tranne una sfilza di belle giornate. Johann Wolfgang von Goethe Persone di agghindato aspetto e di parole artificiose sono raramente virtuose. Confucio La perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa. William Somerset Maugham Non avere paura della perfezione, tanto non la raggiungerai mai. Salvador Dalì Cura il tuo aspetto: chi ha detto che l'amore è cieco? Mae West Quando si arriva al punto di imbrogliare per la bellezza, si è diventati artisti. Max Jacob Non chiedere alla rosa perché è sbocciata nel tuo giardino. Proverbio Siamese In generale quando una cosa diventa utile, cessa di essere bella. Théophile Gautier Tra due mali scelgo sempre quella più giovane e carina. Anonimo Il disegno è la sincerità nell'arte. Non ci sono possibilità di imbrogliare. O è bello o è brutto. Salvador Dalì Materia dell'arte non è il bello o il nobile, tutto è materia d'arte. Tutto ciò che è vivo: solo il morto è fuori dell'arte. Francesco De Sanctis La virtù è ancor più gradita se splende in un bel corpo. Virgilio Sezionare dei corpi umani può forse voler dire distruggere la bellezza, ma non può certo significare che ciò possa eliminare la stupidità; di sicuro però ci aiuta a ferirla. Carl William Brown Il bello è l'essenza stessa dell'esistenza. Platone Che le mie parole possano distruggere la sublime armonia della geometria; solo allora la bellezza non avrà più senso ed il mondo diventerà così più sereno. Carl William Brown Ci sono tre cose che una donna è capace di fare con niente: un cappello, un'insalata e una scenata. Mark Twain La curva è la più graziosa distanza tra due punti. Mae West L'intelligenza è in sé stessa un'esagerazione e distrugge l'armonia di ogni volto. Oscar Wilde
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Aforismi e citazioni sul bello Un arcobaleno che dura un quarto d'ora non lo si guarda più. Johann Wolfgang von Goethe Le nostre anime si sono corrotte nella misura in cui le nostre scienze, le nostre arti hanno progredito verso la perfezione. Jean Jacques Rousseau Un ramo di pazzia abbellisce l'albero della saggezza. Alessandro Morandotti E' meglio essere belli che essere buoni, ma è meglio essere buoni che essere brutti. Oscar Wilde Il mondo non è uno spettacolo, ma un campo di battaglia. Giuseppe Mazzini Il corso della Natura è l'arte di Dio. Edward Young Il progresso sarebbe meraviglioso, se solo volesse fermarsi. Robert Musil Il bello è il simbolo del bene morale. Immanuel Kant La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio. Franz Kafka Una donna deve avere un aspetto così intelligente che la sua stupidità si presenti poi come una piacevole sorpresa. Karl Kraus Certe donne preferiscono essere belle piuttosto che intelligenti, e non hanno tutti i torti visto che moltissimi uomini hanno la vista più sviluppata del cervello. Anonimo Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini. Dante Alighieri La differenza fra la donna disonesta e l'onesta è che, di solito, la prima è bella. Roberto Gervaso Ho il corpo di una diciottenne. Lo tengo in frigo. Spike Milligan L'amore costruito sulla bellezza muore presto, come la bellezza. John Donne Di veramente bello c'è soltanto quel che non può servire a niente; tutto ciò che è utile è brutto, perché è espressione di qualche bisogno, e i bisogni dell'uomo sono ignobili e disgustosi come la sua povera e inferma natura. Théophile Gautier L'opera esce più bella da una forma ribelle al lavoro dell'artista: verso, marmo, onice, smalto. Théophile Gautier Assurdità e bellezza hanno stretti rapporti l'una con l'altra. Edward Morgan Forster Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa. Gianni Rodari Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera. Pablo Neruda Chi ha compreso una volta che cosa sia veramente il bello si è guastato per il futuro tutte le gioie che l'arte gli poteva dare. Read the full article
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Prendi il volo 2023
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✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/OdBGF1tucK
:: Trama Prendi il volo ::
Mac e Pam sono due anatre felicemente appaiate che vivono insieme ai loro anatroccoli Dax e Gwen nella quiete di uno stagno. Papà Mac non fa altro che mettere in guardia i suoi figli contro i pericoli del mondo fuori dallo stagno, mentre mamma Pam è più impavida e ottimista e cerca di rendere i suoi cuccioli più indipendenti. Un giorno nello stagno arriva uno stormo di uccelli migratori in rotta verso la Giamaica, e una di loro invita Dax ad unirsi alla migrazione. Ma Mac è fortemente contrario: almeno all'inizio, perché Pam gli rivela di covare da sempre il desiderio di spingersi al di fuori del loro solito mondo tranquillo. Dunque i quattro più lo zio Dan, un germano reale grasso e impacciato, partono per la loro prima grande avventura, e saranno destinati ad imbattersi in aironi, piccioni e pappagalli, ad attraversare i grattacieli e le sale da ballo affollate di New York, e a combattere contro un terribile chef la cui specialità è proprio…l'anatra all'arancia.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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Prendi il volo
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:: Trama Prendi il volo ::
Mac e Pam sono due anatre felicemente appaiate che vivono insieme ai loro anatroccoli Dax e Gwen nella quiete di uno stagno. Papà Mac non fa altro che mettere in guardia i suoi figli contro i pericoli del mondo fuori dallo stagno, mentre mamma Pam è più impavida e ottimista e cerca di rendere i suoi cuccioli più indipendenti. Un giorno nello stagno arriva uno stormo di uccelli migratori in rotta verso la Giamaica, e una di loro invita Dax ad unirsi alla migrazione. Ma Mac è fortemente contrario: almeno all'inizio, perché Pam gli rivela di covare da sempre il desiderio di spingersi al di fuori del loro solito mondo tranquillo. Dunque i quattro più lo zio Dan, un germano reale grasso e impacciato, partono per la loro prima grande avventura, e saranno destinati ad imbattersi in aironi, piccioni e pappagalli, ad attraversare i grattacieli e le sale da ballo affollate di New York, e a combattere contro un terribile chef la cui specialità è proprio…l'anatra all'arancia.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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levysoft · 8 months
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youtube
Gli scoiattoli non sono gli unici animali che conservano le ghiande. Anche alcuni uccelli lo fanno. E una specie in California ha interrotto una rete di telecomunicazioni usando un’antenna come nascondiglio.
Un video che sta diventando virale sul web, mostra i tecnici che aprono un compartimento su un’antenna nella California centrale liberando una marea di ghiande. In tutto, sono cadute circa 150kg di noci. Walter Koenig , uno scienziato senior del Cornell Laboratory of Ornithology, afferma di essere abbastanza sicuro che dietro il nascondiglio ci fosse il picchio delle ghiande ( Melanerpes formicivorus ). “Sono abbastanza famosi per trovare posti per noi assurdi dove nascondere le ghiande”, dice Koenig, che ha studiato l’uccello per anni. Koenig dice di aver visto una volta un semaforo pieno di ghiande così pieno da essere illeggibile. In genere, il picchio delle ghiande immagazzina le noci una alla volta, scavando una piccola buca in un albero e spingendo una ghianda per tenerla al sicuro. Ciò mantiene asciutte le ghiande e le tiene alla larga dagli scoiattoli. È noto che gli uccelli nascondono fino a 50.000 singole ghiande in un singolo albero di sequoia. Occasionalmente, mettono insieme un lotto di ghiande in un albero morto o in un muro cavo (o in un’antenna), anche se conservare le ghiande in gruppi può aumentare il rischio di deterioramento dovuto a umidità o muffa.
I picchi delle ghiande hanno aumentato la loro portata negli ultimi anni e si trovano in gran parte della California centrale e settentrionale, così come in Oregon, Washington e Colorado, afferma Koenig. Sebbene le persone abbiano occasionalmente cercato di sbarazzarsi degli uccelli per prevenire danni alla proprietà, il picchio è rimasto resistente. I tecnici dell’azienda hanno girato il video. È l’unica volta in cui i picchi delle ghiande hanno interrotto le apparecchiature di trasmissione dell’azienda, afferma il portavoce Jim Greer. “L’umidità e la presenza di tutte quelle ghiande hanno fatto sì che il segnale alla fine si spegnesse”, afferma Greer. “Non appena le ghiande sono state rilasciate, il segnale è tornato subito“. Greer stima che i picchi abbiano riempito l’antenna per circa cinque anni. La copertura originale è stata sostituita con un modello più robusto in fibra di vetro.
(via Tecnici vanno a riparare un'antenna e trovano il "tesoro" di un picchio. VIDEO » Scienze Notizie)
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lamilanomagazine · 1 year
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Bologna: Lecture Performance di Samara Hersch al Teatro Arena del Sole
Bologna: Lecture Performance di Samara Hersch al Teatro Arena del Sole. Samara Hersch, artista e regista australiana, tra le protagoniste di FUORI!, arriva a Bologna per la prima volta per una Lecture Performance lunedì 3 aprile alle 18.00 al Teatro Arena del Sole. L’appuntamento pubblico dà avvio simbolicamente al suo periodo di lavoro in città, che culminerà con la presentazione dello spettacolo Body of Knowledge durante il festival di FUORI!, dall’8 al 10 giugno 2023. FUORI! è un progetto sperimentale, curato da Silvia Bottiroli, nato dall’invito del Comune di Bologna a Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale a far parte del più ampio Il giorno di domani, finanziato dall’Unione Europea - Fondo Sociale Europeo nell’ambito del Programma Operativo Città Metropolitane 2014-2020 e della risposta dell’Unione alla pandemia di COVID-19. La ricerca di Samara Hersch si colloca nell'intersezione tra performance e incontro con le comunità ed esplora l’intimità come atto pubblico, immaginando modalità artistiche praticabili da performer, non professionisti e spettatori, insieme. I suoi lavori più recenti si concentrano sul dialogo intergenerazionale, utilizzando la conversazione come forma performativa. Tra questi anche Body of Knowledge, una performance che invita persone adolescenti a costruire conversazioni con spettatori e spettatrici adulte su temi legati a intimità, emotività, affettività e in generale alle politiche del corpo. Lo spettacolo è già stato presentato tra gli altri a BUDA, Kortrijk 2020; SICK! Festival, Manchester 2019; Liveworks Festival, Sydney 2019; Spielart Festival, Munich 2019. Come possiamo ricordare gli intrecci e le connessioni tra le generazioni? Come possiamo prepararci alle transizioni cognitive ed emotive che vivremo nei prossimi decenni? Quali pratiche culturali e rituali ci aiuteranno ad affrontare l'ignoto, a generare solidarietà in tempi di incertezza e a navigare nella vita sociale in tempi di inevitabili cambiamenti? Nella sua Lecture Performance, Samara Hersch condivide alcune riflessioni e pratiche relative alla sua ricerca artistica a partire dai suoi ultimi lavori, incentrati sullo scambio intergenerazionale e sulla produzione della coscienza di sé, oltre che sulla curiosità di indagare in scena il concetto di assenza e quello di rappresentazione all’interno della performance. L’artista inoltre espone e discute i modi in cui ha strutturato un processo artistico aperto a persone che non si considerano artiste e artisti e come questo influisce sulle metodologie di lavoro. Il progetto FUORI!, iniziato lo scorso giugno 2022 con la prima Nightwalk with Teenagers della compagnia canadese Mammalian Diving Reflex e proseguito poi con Uccelli di Marco Martinelli in ottobre, propone un’alleanza tra il teatro e la città di Bologna, con l’obiettivo di realizzare percorsi artistici partecipati rivolti alle e agli adolescenti, mirati a ribaltare le relazioni di potere con gli adulti e a riappropriarsi degli spazi urbani per costruire nuove idee di cittadinanza. Attraverso pratiche partecipative, portate avanti da un totale di 28 artiste e artisti internazionali, del territorio e istituzioni cittadine, si sta realizzando un vero e proprio esperimento sociale cittadino, unico nel panorama italiano, che entra fortemente in contatto con la cittadinanza e coinvolge numerose realtà artistiche e associazioni attive nel campo educativo e sociale. A guidare i lavori, che costruiranno poi l’intero programma del festival estivo, sono 4 tematiche chiave, sulle quali si basa la ricerca di tutte le artiste e gli artisti coinvolti: lo spazio pubblico, il politico, il corpo e l’autorità. Body of Knowledge di Samara Hersch si concentra appunto sul tema del corpo, articolando questioni legate a sessualità e affettività, abilità e disabilità, razza e background culturale. Per crearne la versione bolognese la Hersch sarà affiancata dall’attrice Donatella Allegro e dal performer Nico Guerzoni, che a partire dal 4 e 5 aprile condurranno un laboratorio gratuito con ragazze e ragazzi di Bologna tra i 13 e i 19 anni (info e iscrizioni: [email protected] Lo spettacolo è costruito su di un dispositivo teatrale molto raffinato, che tesse una serie di relazioni uno a uno tra un piccolo gruppo di spettatrici e spettatori adulti, che si incontrano in teatro, e adolescenti che intervengono attraverso il mezzo telefonico, direttamente dalle loro case. Le conversazioni telefoniche lentamente costruiscono un’esperienza dello spazio e un’intimità condivisa, ribaltando le posizioni e i rapporti tra giovani e adulti e rendendo tangibili tanto la vulnerabilità quanto la potenza dell’adolescenza nella sua capacità di porsi e porre domande radicali su di sé, sulle relazioni e gli affetti, sui rapporti tra i corpi e tra corpi e rappresentazione. Al tema del corpo e inevitabilmente al progetto dell’artista australiana si legano anche i percorsi laboratoriali Se chiudo gli occhi e Corpi ri-creativi guidati dalle artiste Muna Mussie e Donatella Allegro e rivolti agli adolescenti delle scuole bolognesi, che si sono svolti negli scorsi mesi al Liceo Laura Bassi, al Liceo Arcangeli e all’Istituto Aldini Valeriani di Bologna. Info e prenotazioni: Ingresso gratuito. Posti limitati con prenotazione obbligatoria al link > Prenotazioni. L’incontro è in lingua inglese senza traduzione. Orari della biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 19.00 Tel. 051 2910910 - [email protected] | http://bologna.emiliaromagnateatro.com... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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