Tumgik
#ohibò
daddyb00m · 5 months
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Ho dimenticato la cazzata che volevo postare.
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dilebe06 · 2 years
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Io non capisco cosa ci sia da spiegare onestamente!
Te lo dicono nella puntata cosa significa. Hai letterariamente un dialogo tra due personaggi proprio su questo argomento. Basta ascoltare o leggere i sottotitoli.
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rejoiceandcomplain · 8 months
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Julien Baker - Blacktop @ Circolo Ohibò (19.09.2018)
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firewalker · 3 months
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ohibò
viviamo in un mondo in cui la notizia è che ha segnato un gol il primo calciatore dichiaratamente gay della Serie A (il primo dopo il coming out, non il primo in assoluto).
Anno 2024, non 1971.
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massimoognibene · 1 year
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Mi annoio un po', guardo fuori da un oblò, tutto sembra più nero, ahimè.. ahimè.. ohibò.. ohibò..
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blogitalianissimo · 1 year
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Dentro di me ho due lupi, uno vuole cadere nella trappola di tumblr/twitter e dare una possibilità a Mare Fuori, l’altro vuole impedirmi di guardare l’ennesima fiction rai che 99% sarà condita di stereotipi, ma entrambi i lupi stanno dimenticando che non ho ancora spammato la lega del fantasanremo, ohibò 
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C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito una pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".
Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"E' matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma và ..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello ..."
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla "Gazzetta della bugia".
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato ...)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
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Gianni Rodari - "Il paese dei Bugiardi"
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arcobalengo · 10 months
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Cavolo ma che sinistra è una sinistra che non capisce che la tassazione degli extraprofitti delle banche dovuti ad un anomalo aumento dei tassi d'interesse e non di certo all'extrabravura (ohibò) dei banchieri è una norma doppiamente sacrosanta, e forse lo è triplamente:
1) toglie in parte ai ricchi banchieri beneficiari di un terno al lotto (l'aumento dei tassi) consentendo di ridare qualcosa a chi maggiormente soffre l'aumento dei tassi.
2) Riequilibra in minima parte l'extratassazione che le banche impongono allo stato quando subiscono extraperdite. Avete presente quando lo stato è costretto a ricapitalizzare d'urgenza le banche perchè hanno il patrimonio sotto i requisiti di vigilanza e il Dio Mercato non ci vuole mettere un euro? Esattamente quella situazione che tante volte si è verificata in questi anni.
3) Per evitare la extratassazione degli exstraprofitti è semplice: basta non distribuire dividendi e lanciare piani di investimento al fine di avere banche più efficenti e attrattive sul mercato. Se non si vuole fare questo diciamo la verità: che i bonus degli amministratori delle banche sono legate ai dividenti, più sono alti e più alto è il bonus. Dunque le proteste per questa misura sono a difesa del portafoglio dei manager bancari.
Se la sinistra non capisce questo, non è sinistra e bisogna farsi delle domande e darsi delle risposte.
Giuseppe Masala
Cos'è la destra, cos'è la sinistra
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girlscarpia · 6 months
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ohibò c'è il don carlo della prima della scala oggi
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byronnight2 · 1 year
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Venerdì 17 Marzo 2023.
Aspetta un attimo... Venerdì 17? Ohibò!
Dunque vediamo,ho il mio portafortuna, sembra tutto a posto, c'è pure il sole ☀️..
Aggiungiamo un cornetto rosso,dai .
Alla fine la fortuna non basta mai! 🍀🐞🌶️
#mylifestyle #myphoto
#nywords
#byronnightisback
#byronnightwashere
#cappuccino🖤
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Dal libro dei perché
Perchè una cosa non vera si dice una "bugia"?
- La parola "bugia" viene da una parola straniera di tanti secoli fa, che voleva dire "cattiveria". Chi è bugiardo è cattivo proprio così. Ma questa domanda mi ha fatto venire in mente una strana storia che ho sentito narrare tanto tempo fa. Ve la voglio far conoscere, perchè è una storia che mi piace.
C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito una pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".
Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"E' matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma và ..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello ..."
La strana malattia
fu descritta in trentatre puntate
sulla "Gazzetta della bugia".
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato ...)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
La nonna legge Rodari
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charlievigorous · 2 years
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Se a questi dicono che Gesù è morto di freddo gli credono, perché ai tempi (diranno) faceva più fresco! 🥶
Ora, è da oltre 10 anni che parlo e scrivo (anche) di cambiamento climatico, inquinamento, consumo critico, decrescita, sostenibilità ambientale e temi simili. E che provo, attraverso i canali a mia disposizione, a sensibilizzare l’opinione pubblica su come ridurre la propria impronta ecologica. 👣
Sono convinto che NON siamo troppi su questo pianeta ma che consumiamo troppo. E che quindi (soprattutto per il nostro bene) dovremmo cambiare stile di vita, renderlo più virtuoso, smetterla di sentirci superiori alle altre specie animali e di distruggere il nostro ecosistema. Io per lo meno provo ad andare in quella direzione.
Allo stesso tempo credo che la Terra abbia i propri cicli e noi nei suoi confronti ci crediamo più importanti e influenti di quello che in realtà siamo. 🌎
Ho sempre sostenuto e promosso associazioni e movimenti che si battono per tutto questo, sono anche sceso in piazza con loro, ho condiviso le loro (o meglio nostre) battaglie.
Ultimamente però ho la netta sensazione che stiano diventando perfettamente funzionali al sistema e che non si rendano minimamente conto di quello che sta succedendo. 😴
Si perché se “Fridays For Future Italia” condivide un articolo come questo (link a post Facebook), di uno dei giornali più bufalari d’Italia, prendendolo come oro colato (perché naturalmente avvalla le tesi degli ambientalisti da salotto) allora significa avere le fette di prosciutto sugli occhi (altro che veganesimo).
Notare inoltre che tali giornaloni, sono gli stessi che spesso e volentieri fanno da zerbino e megafono ad aziende tra le più inquinanti del mondo, dalle quali prendono fior fior di quattrini in cambio di greenwashing spudorato. E sempre loro, sono i principali canali di propaganda di quei governi che negli ultimi anni hanno preso i cittadini a pesci in faccia (per restare in tema), demolendo la democrazia a botte di voti di fiducia, calpestando la Costituzione e qualsiasi diritto civile. ❌
In tutto questo, gli attivisti, si lamentano che in campagna elettorale non si parla di “transizione ecologica”, di “rinnovabili” e addirittura di “abbattimento delle disuguaglianze”. Ohibò. 🥺
Amici miei, vi state rivolgendo a coloro i quali stanno rimettendo in funzione le centrali a carbone, perché a causa delle NOSTRE (folli) sanzioni ci siamo auto-provocati una fottuta crisi energetica. E che vanno ai meeting per il clima con il culo seduto su jet privati.
Ma come cavolo fate a pensare ancora che questi ciarlatani che occupano i palazzi del potere abbiano a cuore la nostra salute e i nostri diritti?!
E soprattutto: come diavolo fate a credere ancora a un ministero della Salute che ha meno credibilità di Wanna Marchi?!
Ma in questi ultimi 2 anni e mezzo dove avete vissuto?!
Aprite gli occhi per piacere, spostate la lente e iniziate a farvi qualche altra domanda perché probabilmente siete un pelino fuori strada e la sveglia è suonata da un pezzo. 🔔
p.s. No, Gesù non è morto di freddo.
by Matteo Gracis
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dilebe06 · 2 years
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Mi fa crepare dal ridere Rhaenyra che prima fa 3 figli illegittimi e poi si stupisce, si offende e si arrabbia che tutti li chiamino bastardi.
Ohibò. Non me lo sarei mai aspettata. 😂
A sto punto rivaluto Cersei.
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abatelunare · 2 years
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Ancora sui robottoni
Da ragazzo, robottoni giapponesi ne ho visti e di tutti i tipi. Alcuni li ho visti in televisione. Altri su DVD, perché la mia antenna - ohibò! - non prendeva i canali che li trasmettevano. Alcuni mi sono piaciuti moltissimo, altri molto, altri abbastanza, altri ancora così così (ma io li guardavo lo stesso perché erano robottoni e questo mi bastava. I più recenti - parlo di quelli su cui sono riuscito a mettere le mani - mi hanno convinto parzialmente. Esteticamente, nulla da dire: bel mecha design e buona animazione. Però hanno pochissime armi, e senza comando vocale. Alludo a Daiguard, GaoGaiGar, Godannar e Dendoh. I combattimenti sono diversi da quelli cui ero abituato e che amavo. In certe cose sono rimasto un po’ indietro. Ma lo preferisco.
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[Parte 3 di 3 perché ora Tumblr ha un limite caratteri e va nel panico se vede più di 4000+ parole]
Okay
So che a svariata gente Whatever it Takes non piace per nulla. A me non dispiace, anche se non vado mai ad ascoltarla. Devo dire, sono più impressionata dal diaframma d'acciaio della Rubin-Vega. La Beatriz qui tira fuori una vocina ina ina per qualche motivo non ben chiaro - L'ho ampiamente sentita in Encanto, e non suona affatto così. Posso pensare sia per farle una voce più "angelica", per tirare fuori il dere dallo tsundere, per bilanciare il vocione di Carmilla, ma mi fa strano. Mi piace molto più la voce decisa della Franceschetti.
D'altro canto, mi sembra che le voci della Astolfi e della Franceschetti si blendino meglio. O forse trovo che, nel fare il megacontrasto di voci, invece di completarsi, le voci della Rubin-Vega e della Beatriz non c'entrino niente l'una con l'altra…?
Il primo pensiero, quando l'ho sentita, non era legato tanto alla canzone in sé quanto al "Perché ci sono Vaggie e Carmilla che stanno facendo un duetto?". Mi sono detta "Perché sono sentimenti condivisi!". E poi, ohibò, era un foreshadowing del fatto che Carmilla avrebbe fatto dieci minuti di lezione di vita a Vaggie. Mi è piaciuto molto come abbiano sfruttato il tempo limitato della serie con accorgimenti di questo tipo!
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Come detto, non vado mai ad ascoltarla spontaneamente, se passa la lascio andare. Quanto a preferenze, viene una cosa strana per cui non credo la Rubin-Vega si possa battere, ma al tempo stesso preferisco la Franceschetti. Quindi, unica in questa classifica, la mia preferenza va ad un crossover!
La canzone che tutti si scordano
E niente, già così è un commento. In italiano fa sorridere che "scusa" abbia due s, per cui "sssssssorry" diventa "sssssssscusssssssa", e gli interventi omicidi di Vaggie e Angel, sulla stessa scia lenta e "buona" dello strumentale, mi fanno ridere, ma se è la canzone che tutti si scordano c'è un motivo.
Che poi sia vitale per la trama è un altro discorso.
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L'unica gif che ho trovato per questa canzone.
Dovevamo fare 2 canzoni ad episodio
Concludiamo con la famigerata Welcome to Heaven, la canzone che o la sia odia o si accetta che esista.
No, vabbè, in realtà non è affatto brutta ed è volutamente "sciocca", ma capisco che in una colonna sonora come quella di Hazbin Hotel si strabuzzino gli occhi a sentirla passare - Tra l'altro, incastrata tra More Than Anything e You Didn't Know. Hanno preso la parola "breather" un po' troppo alla lettera, mi sa-
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Mi dimentico sempre che sul finale canta anche Emily-
In questo caso, la versione italiana è quella che brilla di più perché hanno deciso di usare Polidori. Capisco perfettamente il ragionamento dietro "Ci serve la voce di un angelo!" e quindi vai a tirare fuori Polidori dalle ragnatele o dalle fabbriche di cioccolato, è il collegamento mentale più scontato, ma… Io non sono sicurissima che San Pietro avrà mai tutto questo screentime, né queste gran canzoni, quindi perché Polidori su un personaggio probabilmente marginale? *Le Sigh
Chissà, forse l'hanno fatto per darle un valore di ascolto. Povera Welcome to Heaven. Non la odio e neanche mi fa schifo, accetto che esista, e se passa in italiano almeno è vocalmente bellissima.
In conclusione
Nessuna canzone è brutta, ce ne sono solo due un po' più deboli e quelle belle bellissime, per me, sono ben otto su sedici. Datemi il CD inglese/italiano ora.
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Cassandra Crossing/ Archivismi: Cassandra attraverso i secoli
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Cassandra Crossing/ Archivismi: Cassandra attraverso i secoli
(568) — Cassandra non si accontenta, vuole arrivare più lontano e vuole sopravvivere non per decenni ma per secoli o millenni. Ce la può fare?
10 gennaio 2024 — Nelle precedenti 10 puntate di Archivismi abbiamo descritto la prima campagna di archiviazione; quella della rubrica Cassandra Crossing su Internet Archive. E’ stato un lungo percorso, poiché siamo partiti dallo studio della struttura di Internet Archive, seguito la preparazione dei dati, realizzato qualche decina di righe di script per automatizzare il tutto, eseguito gli upload veri e propri, ed infine la ripulitura dei dati e la correzione degli errori nei metadati.
Oggi invece introdurremo la terza campagna di archiviazione di Cassandra Crossing.
“Ohibò — dirà qualcuno dei più informati 24 lettori — la terza campagna? Ma dove ci hai raccontato la seconda?”
Giustissimo, la seconda non l’ho raccontata perché è stata troppo facile e veloce.
La seconda campagna consisteva nell’archiviazione dei 106 video di Quattro Chiacchiere con Cassandra su Internet Archive. Cassandra ha deciso di non parlarne perché è appena finita, ed ha richiesto solo 20 minuti di preparazione del foglio elettronico di bulk upload e circa un’ora di caricamento. E’ pur vero che avevamo maturato una preziosa esperienza precedente, che i metadati inseriti sono elementari e che i dati di partenza erano già ben strutturati, ma una cosa così semplice e veloce non poteva meritare una pur breve esternazione di Cassandra. Per cui la butto li, andatevi a vedere il risultato, e passiamo davvero alla terza campagna di archiviazione, che ve lo anticipo, sarà ben più stuzzicante.
Dobbiamo però, come Cassandra vi ha ormai abituato, raccontare un po’ di storia. Veramente assai più di un po’, visto che non si tratta di partire dall’alba di Internet, nemmeno dall’alba dei computer, ma addirittura dall’alba della scrittura, il che vuol dire riavvolgere il nastro, così all’ingrosso, di 5 millenni abbondanti. E’ da quella remota epoca che è giunto fino a noi il primo archivio di informazioni omogenee, scritto in caratteri cuneiformi su circa 4.000 tavolette di argilla. Se consideriamo la tavoletta di argilla come supporto informativo, potremmo dire che le tavolette di Uruk si sono rivelate molto durevoli, facendo impallidire tutti i moderni supporti informatici.
E’ pur vero che innumerevoli altre tavolette di argilla non hanno superato, come le loro più famose 4000 colleghe, il lungo viaggio fino a noi, ma comunque l’efficacia del supporto rimane notevole.
I rotoli di pergamena si sono rivelati poco meno durevoli; i più antichi superano infatti di poco i duemila anni, e la durata “media” della pergamena, conservata in condizioni ideali, è stimata intorno ai mille anni.
Alcuni papiri sono giunti a noi dall’antico Egitto e quindi sono durati anche loro per millenni, ma in condizione estremamente particolari (tombe sigillate nel deserto). Nei climi europei ed in condizioni di conservazione ideali hanno invece una durata stimata intorno ai 300 anni. Vale la pena di notare che la scomparsa della pergamena come supporto per le informazioni è dovuto proprio all’avvento del papiro, più economico, più facile da scrivere, più leggibile ma meno durevole.
L’avvento della carta ha ulteriormente peggiorato le cose; se alcuni volumi del passato hanno superato molti secoli, tutta la produzione moderna di carta ha una durata limitata a pochi decenni, con casi estremi come certi tascabili degli anni ’90 o la carta di giornale, che bastava lasciare al sole per vederla letteralmente sbriciolarsi. Colpa di addittivi chimici e sbiancanti, usati per migliorarne l’aspetto, e di processi di lavaggio inefficienti.
Possiamo riassumere che c’è stato un progresso continuo tra un supporto e l’altro che ha prodotto costi minori, prestazioni migliori e durate peggiori. D’altra parte sostituire supporti inorganici ed incombustibili con supporti organici e combustibili non poteva che peggiorare la durata delle informazioni ivi registrate.
In campo informatico non c’è una esperienza storica così lunga. Inizia solo dagli anni ’50 del secolo scorso, con le schede perforate (e per inciso ne ho un pacchetto in perfetto stato di conservazione in un cassetto, perforate per la tesi nel 1980).
I supporti informatici, magnetici od ottici, hanno avuto performance assai meno brillanti. A parte l’obsolescenza tecnologica intrinseca delle periferiche di lettura/scrittura, divenute introvabili o non funzionanti, che rende illeggibili anche supporti che sarebbero ben conservati, persino i nastri magnetici ed i cd-rom, che vantavano durate di 30 anni, si sono in realtà rivelati molto più cagionevoli del previsto. Una campagna di trasferimento dati eseguita di persona da CD-R di meno di venti anni conservati in condizioni ideali ha portato a quasi il 10% di supporti con problemi più o meno gravi di lettura.
La triste verità è che lo sviluppo dell’informatica moderna ha sempre privilegiato la riduzione del costo unitario dei supporti, la densità delle informazioni ivi registrate, la velocità di accesso alle informazioni stesse, senza porre una equivalente cura alla durata dei supporti stessi.
E questo può essere sufficiente per spiegare come mai la durata dei supporti, a partire dai 20–30 anni degli anni ’60, non sia migliorata ma anzi sia semmai peggiorata. Non stiamo infatti parlando di sistemi dotati di ridondanza ed algoritmi di correzione; questi sistemi devono essere dinamici, consumano energia e sono soggetti comunque a problemi di sicurezza informatica e di scarsa resilienza alle catastrofi.
Quello che serve sono supporti che conservino in maniera affidabile le informazioni per la loro stabilità e durata intrinseche, ed in maniera completamente passiva, senza consumare energia, né direttamente, come una stringa di dischi in RAID che deve essere alimentata e funzionante per essere stabile, né indirettamente, a causa di processi produttivi costosi e/o la necessità di impianti attivi di conservazione, come condizionamento/riscaldamento per la stabilizzazione della temperatura.
E servono anche supporti in cui la rappresentazione dei dati non sia così “lontana” dalla percezione degli utenti. La maggior parte delle unità di lettura/scrittura di dati digitali producono supporti sui quali i dati sono impercettibili con mezzi normali, e possono essere rivelati solo con un particolare tipo di unità hardware.
Ambedue queste caratteristiche sono presenti nella soluzione che, attualmente, garantisce i tempi di conservazione più lunghi tra i prodotti disponibili sul mercato. E, curiosamente, ma forse non per caso, si tratta di una tecnologia abbastanza vecchia, a cui sono state apportati alcuni miglioramenti. Parliamo delle pellicole fotografiche “normali”, cioè all’alogenuro di argento, ed in particolare di quella utilizzata dalla Piql, una azienda norvegese, insieme al macchinario per registrarvi informazioni digitali.
Il formato della pellicola, che è un prodotto commerciale, è il normale 35 millimetri, il supporto usato è un tipo di poliestere, e la gelatina e l’emulsione hanno ovviamente caratteristiche particolari. La durata di questa pellicola, opportunamente impressionata e sviluppata, è stimato poter arrivare a 500 anni, conservata a temperatura ambiente ed in condizioni ottimali.
La scrittura dei dati sulla pellicola, che alla fine è comunque una normale pellicola fotografica, può avvenire in vari modi, sia visuali che codificati.
Dati digitali “analogici” come immagini e microfilm possono essere inseriti normalmente. I dati digitali puri vengono invece codificati in fotogrammi simili a dei QR code che contengono ciascuno un blocco di dati.
Il fatto che la codifica sia “visiva” rende possibile eseguire la decodifica, noto il metodo di codifica, anche senza le apparecchiature originali, usando un oggetto che esegua scansioni ad alta risoluzione ed un computer, dotato di un opportuno software, che riassembli le scansioni nei file digitali originali.
Alla fine circa un chilometro di pellicola viene inserito in un contenitore appositamente progettato per una lunga conservazione,
Il periodo di conservazione viene ulteriormente esteso diminuendo la temperatura di conservazione …
… ma per oggi siamo già andati un po’ lunghi, e quindi qui ci aggiorniamo alla prossima puntata di Archivismi.
Scrivere a Cassandra — Twitter — Mastodon Videorubrica “Quattro chiacchiere con Cassandra” tempo Lo Slog (Static Blog) di Cassandra L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero
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