Tumgik
#vita di condominio
spettriedemoni · 2 months
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Riunioni di condominio
Ieri oltre agli scazzi vari ci si è messa la riunione di condominio a dare il colpo finale.
Ho dovuto sopportare un paio di ore di lamentele varie la cui più originale è stata quella di un condomino che non si fa capace di dover pagare le raccomandate per coloro che non hanno la PEC. È stato un continuo "Perché gliele dobbiamo pagare noi?" e a nulla è servito spiegarli che quelle sono spese del condominio quindi non è che se le paga lui ma le paghiamo tutti in quanto condomini. Tra l'altro questa non è la spesa più grossa del condominio visto e considerato che il precedente amministratore ha lasciato diverse migliaia di euro di debiti.
Finita la riunione ne abbiamo fatta un'altra tra noi due tre condomini per scambiarci impressioni, informazioni e pareri: altra mezz'ora. Tornato a casa poi ho iniziato ad avvertire molto freddo visto che la sala della riunione era senza riscaldamento e poco dopo pure un forte mal di stomaco. Se mi sono preso qualche accidente gli faccio pagare i danni.
Verso le ore 23 poi, dopo aver fatto anche io la PEC, sempre il condomino di cui sopra ha iniziato a tempestare di messaggi il gruppo Whatsapp della nostra palazzina.
Ci vuole il fisico per fare queste riunioni. E la pazienza.
Comincio a scarseggiare di entrambe.
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thegretchenimages · 1 year
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Adoro le riunioni di condominio sono uno spaccato di vita che mi affascina. Danno tutti il peggio di sè senza una buona motivazione. Anche chi rimane a casa e origlia e spia dalle finestre.
Le persone sono pessime e nei condomini si può ben vedere. Ci si dovrebbe scrivere un libro.
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kon-igi · 3 months
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IL PONTE SUL PASSO DEL TEMPO
Questa mattina mi sono riempito per sbaglio lo zoccolo sanitario di un flacone intero di lattulosio, che - per chi non lo sapesse - è una roba sciropposissima e appiccicosissima che si usa per contrastare l'encefalopatia epatica ma spiegarvene bene i meccanismi risulterebbe noioso e non pertinente a quanto sto per raccontare.
Il fatto è che nell'attimo in cui il mio piede ha sciaguattato fastidiosamente nello zoccolo ho avuto una reminescenza di un qualcosa che probabilmente da lì a qualche anno sarebbe stato spazzato via nella perdita continua delle cellule cerebrali che avviene quotidianamente e invece sono rimasto lì, quasi fulminato, a fare ciccheciac col piede come un bambino in stivali e impermeabile in una pozzanghera dopo il primo acquazzone autunnale.
Il fatto è che mi sono sentito come un emerito professore di storia di una prestigiosissima univesità che scopre in modo inconfutabile che lo stesso identico oggetto - non simile... proprio lo stesso - è stato tenuto in mano da un uomo di Cromagnon, da un faraone e da un cavaliere del basso medioevo.
L'oggetto era un paio di banalissime birkenstock.
Solo che quelle birkenstock erano un qualcosa fuori dal tempo perché collegavano tre mondi, anzi, tre ere geologiche lunghe millenni.
Nel primo flash ho 18 anni e sto lavando la macchina di mio padre nel polveroso cortile del condominio dove sono nato e da dove, l'anno dopo, saremmo andati via per traslocare in un appartamento finalmente di proprietà.
La canna dell'acqua mi sfugge di mano e mi si incastra tra il piede e la suola della birkenstock destra, allagandola completamente e inscurendo il cuoio.
Fine di un'era che chiameremo onirica.
Nella nuova casa, quella dove i miei genitori abitano ancora, sto realmente per poco tempo a causa di università e militare, ma nella mia memoria emotiva il tempo si dilata in decenni, perché stringo indissolubili e potenti legami con gli amici che mi resistono ancora accanto.
Sono a malapena cinque anni, finché non decido di raggiungere la ragazza che ancora adesso mi resiste accanto (nessuno dei due sapeva che aveva una bambina nella pancia ma vabbe'... così nessuno ha potuto dire che si era trattato di un trasferimento coatto riparatore).
Mio padre mi regala la sua macchina, per il viaggio e per cominciare la mia nuova vita, così decido di lavarla per arrivare in gran stile.
La canna dell'acqua mi sfugge di mano e mi si incastra tra il piede e la suola della birkenstock sinistra, allagandola completamente e inscurendo il cuoio.
Fine di un'era che chiameremo frenetica.
In un altro luogo, lontano mille anni luce nello spazio e nel tempo, una bambina piccola coi capelli rossi dice 'Papà... laviamo la macchina che è sporca!' e quindi usciamo insieme nel cortile illuminato da un sole primaverile. Insaponiamo la macchina e, ridendo, la sciacquiamo schizzandoci con la canna dell'acqua.
A un certo punto lei guarda le ciabatte che porto ai piedi, vecchie e annerite, che oramai uso solo per curare il giardino... e me le bagna col getto della canna dell'acqua urlando 'Sono brutte! Buttale!'
E io, a distanza di 27 anni, ricordo ancora il sacco nero della spazzatura, appeso alla ringhiera della scala, e le birkenstock che hanno viaggiato attraverso le ere di tre vite intere scomparirci dentro.
Allora non avevo capito ma nel momento in cui è entrata l'infermiera con sguardo interrogativo, fissando la pozza di lattulosio a terra, mi sono reso conto che continuavo a non capire.
Ma che alla fine andava bene così.
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nebbiaprofumata · 1 month
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La prima riunione di condominio possiamo considerarla un'esperienza molto formativa ma anche fonte di intrattenimento per la quantità (e la qualità) del drama di cui è stata pregna.
Oltre alle sorpassabili chiacchiere sul preventivo per l'installazione delle linee vita sul tetto e la manutenzione dell'impianto elettrico esterno, motivo di grande interesse sono state le malefatte di una certa Liuba, inquilina dell'ultimo piano e grande assente della totalità delle assemblee condominiali.
Liuba non solo arreca disturbo ai condomini decidendo di fare lavatrici e lavori di carpenteria sempre tassativamente oltre la mezzanotte, fregandosene del regolamento che vieta baccano dopo le 22, ma ha anche la sfacciataggine di negare - colta sul fatto! - di aver gettato un ferro da stiro nel bidone della carta.
Il fatto è che Liuba è un'anima ribelle, che non può essere contenuta, è un po' un'artista e, in quanto artista, è eccentrica: per questo quando ha cambiato divano ha deciso di gettare il vecchio giù dalla tromba delle scale.
Un gesto evocativo che ci racconta quanto sia slegata dai dettami della società.
Il mio più grande desiderio, ora, è che Liuba prima o poi si presenti a una assemblea.
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a--piedi--nudi · 1 month
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La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
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Musica
Nella mia vita ho ascoltato davvero un po' di ogni tipo di musica.
La prima volta che ho sentito Eskimo avevo un'età di quelle che i ricordi sono molto sfocati. Mio padre guidava, sei ore di macchina per arrivare al mare. E Gianni è ritornato da Londra, a lungo ci parlo dell'LSD. Bah, chissà cos'era. Per me l'estate aveva i colori smorti dell'Adriatico e l'odore dei sedili che erano stati al sole troppe ore.
A 13 anni andavo matto per Ligabue. Pensavo che non ci fosse niente di più figo al mondo di indossare una giacca di pelle, farsi crescere i capelli, suonare la chitarra e girare per la provincia Emiliana con l'aria di uno che riempie gli stadi.
Una giacca di pelle (finta) l'ho comprata, poi. Ma a quel punto i miei gusti erano cambiati di nuovo. Chiudevo la porta e costringevo tutto il mio condominio ad ascoltarsi "un po' di musica buona". La "musica buona" a 16-17 anni era una categoria davvero strana. Comprendeva i Sum41 e i Ministri, Vasco Brondi e gli Alt-J, i Bring Me The Horizon e Brunori.
If you must weep, do it right here in my bed as I sleep. La musica della fine della mia adolescenza era cupa e struggente. Daughter, Keaton Henson. There's a hole in the Earth. Mi tremano ancora un po' i polsi, a ripensarci.
L'Hip Hop l'ho scoperto tardi. A 21 anni, in piena crisi di mezz'università, mentre cercavo una mia identità, scrivevo racconti per scordarmi le mie cotte, sognavo una vita on the road e una macchina piena di dischi di Rancore e Murubutu, di Bassi e Gemitaiz. Dipingimi anche trasparente come una parola, ma dipingimi per sempre come vento di Scirocco. Da qualche parte, a quei tempi, trovai anche il tempo di andare a una marea di concerti e di appendere un poster di Billie Eilish in camera.
Mentre scrivevo la tesi, e avevo solo bisogno di spegnere il cervello, ho capito cosa ci trovassero poi le persone nel Reggaeton.
Comprai una console e dovetti ammettere che anche l'EDM non era male. Il me ragazzino delle medie mi avrebbe guardato con disapprovazione. La tecno invece la dovevo prendere a piccole dosi. Ma mi piacevano le ragazze che ascoltavano la tecno quindi ne facevo indigestione.
Quando vivevo in Olanda, e pensavo spesso a casa, immaginavo quali canzoni si ascoltassero per le strade di Napoli. Era facile saperlo, stavamo per vincere lo scudetto e la musica era ovunque. 'O core nun tene padrone, cuieto nun se fida 'e sta'.
È un po' che non riesco a capire quale sia la musica giusta per questo momento. Non è che non ne ascolti più, ma non è la stessa cosa. Ascolto tanti podcast adesso. Mi tengono compagnia, come dei vecchi amici. Ma la musica che fa tremare le vene e i polsi, dov'è? Qual è la musica di cui ho bisogno?
Enniente, questo è un modo molto lungo per dirvi che accetterei volentieri i vostri consigli musicali. Se avete un pezzo importante per voi, raccontatemelo. Qui, in chat, in anonimo, dove volete. Ho voglia di ascoltare qualcosa di importante. Mi fido delle persone che hanno letto fin qui.
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libero-de-mente · 10 months
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𝗜𝗹 𝘀𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗶𝗹𝗹𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 - 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗲𝗱𝗶𝘁𝗶𝗼𝗻
Il donzelletto vien dalla casa,
In sul sorger del sole,
Con la sua borsa della spesa; e reca in mano
Lo comunicatore digitale.
Così alle otto in punto, all'apertura del supermercato, mi reco a prendere cibarie et pozioni alcoliche per lo sabato caloroso.
La prole chiede che cucini io questa sera, ci sarà anche il cuore di figlio 2 a passare il fine settimana da noi.
Dovrò accendere il forno, se dovessimo trasportare questo sabato sera in un film io sarei il macchinista, quello tutto sporco e sudato, che fa l'impossibile per far si che il motore della nave, o del treno, non si fermi. Mentre gli attori protagonisti dalla cabina di comando si prendono gli onori di aver salvato la situazione.
Alla fine non ci saranno inquadrature per me, ridotto a una pezza mi farò una doccia.
Però come gli eroi che si immolano per la compagnia al barbecue sotto un sol leone, verrò ricompensato dalla birra ghiacciata che avrò nel frigorifero.
Con questi pensieri giro tra le corsie cercando di ricordarmi cosa manca tra gli ingredienti che dovrò utilizzare.
Passo per una corsia, dopo pochi minuti ci ripasso, sembro perso. Invece no, il mio disordine cerebrale da neuro divergente mi fa fare percorsi alternativi e panoramici.
Incontro una signora che vedendomi mi sorride, alza il dito nell'atteggiamento tenero che hanno alcune persone prima di farti una domanda. Percepisco questa cosa e comincio a entrare in modalità ansia.
Solo io so quante persone che mi hanno chiesto indicazioni stradali sono finite a "Chi l'ha visto?".
Una volta una coppia in auto si fermò e mi chiese "Scusi sa dov'è Via Roma?"; "Non lo so, mi dispiace" - risposi repentinamente.
Mentre si allontanavano mi chiedevo dove fosse Via Roma, l'avevo già sentito il nome di quella Via.
Poi mi ricordai che in Via Roma ci abitavo, oltre al fatto che ero appena uscito da casa.
La signora si avvicina e mi chiede se io fossi (nome di mio cugino).
Mio cugino. Un anno meno di me, le nostre madri sono sorelle e i nostri padri erano fratelli tra loro. Madre natura si è divertita molto con i cromosomi e geni. Così spesso mi chiedono o mi chiamano con il suo nome. Però questa cosa non capitava da decenni.
La signora si ricorda di me e di mio cugino, abitavamo anche nello stesso condominio da piccoli, perché abitava appunto nella nostra stessa Via.
Le rispondo che non sono cugino ma Rino, lei mi dice che mi segue qui su Facebook.
Poi mi guarda, nota che non sono come quello nella foto.
Le dico che generalmente uso da ventordici a trentanta filtri per essere decente. Lei mi fissa e mi dice: "Se posso, lei è meglio dal vivo. Con i suoi capelli e quel viso da buono".
Il "viso da buono", me lo dicono spesso. Si tratta dell'eredità più forte che mi ha lasciato mio padre. Un buono, che fu paraculato dalla vita e dal sangue del suo sangue. Ma per lo meno è morto credendo in una vita migliore. Secondo me fu per questo motivo che sorrise esalando l'ultimo respiro.
Arrivo alla cassa, oltre le cibarie metto sul nastro il bottino di guerra: birre. Diverse tra di loro.
La cassiera mi guarda, le dico - "Sono per la mia colazione"; "Se questa è la colazione non voglio sapere cosa si beve a pranzo e cena" - risponde lei.
"Però accompagno la birra con biscotti integrali e senza glutine" - aggiungo, ma credo di aver peggiorato la mia posizione nei suoi confronti. A far lo spiritoso puoi anche essere frainteso.
Esco di corsa, sulla strada di ritorno mi fermo in un altro negozio per le bombolette di ricarica per un gasatore di acqua. Consegno quelle vuote e prelevo quelle piene, a una delle mie due bombolette vuote manca il tappo di protezione di plastica.
Lo faccio notare alla commessa: - "È stato il gatto, si è preso il tappo e chissà dove lo ha portato. Se vuole glielo porto dopo".
"Ma no si figuri" - mi risponde gentile - "Ci mancherebbe, per un tappo".
"Io intendevo il gatto" - le dico serio.
Mi guarda, la guardo, si gira dandomi le spalle, la guardo, lei scoppia a ridere e si rigira verso di me, io già ero pronto con il telefonino aperto su una foto "coccolosa" di Alvin.
"Ma è lui il colpevole?" - Mi chiede.
"Si" - le rispondo.
I suoi occhi diventano dolci - "Se me lo porta poi lo terrò con me però, io l'avviso".
Rientro a casa con due convinzioni: la faccia da buono va bene solo con le signore d'antan, per il resto se ne approfittano in molti.
I gatti domineranno il mondo, dato che riescono a dominare i cuori delle donne.
Altro dirvi non vo’; ma la mia testa
Cincischia fino a tardi, speriam che a pensar troppo non sia grave.
ps ai due richiedenti informazioni sulla Via Roma, poi, corsi appresso. Lui mi vide dallo specchietto retrovisore e si fermò.
Mi avvicinai ansimando per la corsa: - "Anf anf, s-so dov'è Via anf anf Roma. Me lo sono ricordato"; E la lei della coppia: - "Bene! Dov'è?". La guardai fissa negli occhi "È questa!" - risposi trionfante.
So che non riuscirono a salutarmi dalle risate che si fecero, solo lei riuscì a farmi "ciao ciao" con la mano, mentre lui ripartì con l'auto.
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curiositasmundi · 4 months
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Tema: Il mio vicino che fa casino
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Il mio vicino che fa casino abita di fronte a me, nel condominio dall'altra parte della strada allo stesso piano, l'ultimo.
A guardarlo sembrerebbe affetto da una qualche sindrome cromosomica: sotto una zazzera di capelli e dietro a occhiali con la montatura grossa gli guizzano occhi piccoli chiari molto reattivi, a dispetto di una stolidità facciale che a volte si adombra, a volte s’incanta e talaltre si allarga in un ebete sorriso estatico.
Ha movenze scimmiesche e si sposta nello spazio in maniera bizzarra come per prender la rincorsa con la parte inferiore del corpo mentre quella superiore non sembra ancora preparata, o se qualcuno lo chiama o si è ricordato di botto di una cosa che doveva fare, parte tuffandosi con la parte superiore mentre quella inferiore sta ancora dirigendosi in un'altra direzione.
Lui non parla, urla, perché ha una voce nasale che deve compensare col volume, così da raggiungere il timbro di un elettroutensile da cantiere. Le telefonate le fa tutte col vivavoce a palla in modo tale che l'intera via sappia tutti i suoi cazzi e controcazzi. Lui non chiude le porte, le sbatte. Non tira giù le tapparelle, le schianta. Non lava i piatti, li fracassa nell'acquaio. Quando la domenica fa le pulizie si sentono boati sordi, agghiaccianti stridii di mobili trascinati e l’aspirapolvere fuori giri e vicino all'implosione, come se stesse aspirando dentro un sacchetto di plastica. Il mio vicino ha uno scooter che non si avvia, ed è capace di stare sotto casa dieci minuti col motorino di avviamento che singhiozza in agonia finché miracolosamente il motore parte con una latrato lancinante e una fumata che la Terra dei fuochi lévati. Lui grugnisce soddisfatto e parte a palla di fuoco attraverso il quartiere e lo si sente per un po' in lontananza, come poi lo si sente ritornare, dove si ferma davanti al suo box a basculante che lui ha motorizzato con un accrocchio che trasmette le vibrazioni a tutti i box di lamiera adiacenti al suo, cosicché quando lo apre pare che si apra il ponte di un traghetto. L'apertura impiega un minuto buono e la chiusura anche, minuti in cui lui assiste contemplando soddisfattissimo il movimento del basculante col dito piantato sull'interruttore apri/chiudi. Poi entra nel portoncino d'ingresso del condominio, lo sbatte per bene e sale le scale pestando i piedi per tre piani fino a richiudersi il portone blindato di casa con una detonazione da mina navale. Il mio vicino che fa casino quando m'incontra mi fa un sorrisone salutandomi con la mano come i bambini e con un caloroso Tao! Infatti ha una dizione tutta particolare, T e C si interscambiano volentieri come le B e P e forse altre lettere, cosicché se ne esce con esilaranti frasi tutte da interpretare e dai suoni fanciulleschi e al tempo stesso aramaici.
A dispetto delle sembianze e del suo portamento il mio vicino non solo ha un'attività in proprio che gli dà da vivere, ma ha anche una figlia avuta con una bella donna, penultima di una serie di belle donne che dopo pochi anni o anche solo mesi lo hanno lasciato. Che sia per una questione di decibel, modalità irruente, o magari anche doti amatorie che compensano le sue balzane caratteristiche -le quali nel tempo però mal si conciliano con la vita di coppia- non è dato sapere. Di sicuro è un tipo con molti amici che gli vogliono bene e talvolta lo riportano a casa anche nel cuore della notte e che lui saluta festosamente in mezzo alla strada con altisonanti Tao, ti veghiamo domagni, tao, tao, tao! Tirando giù dal letto i tre condomini adiacenti, tra cui il mio. Ma al mio vicino che fa casino non gli si può voler male, è semplicemente il contrario di chi attraversa la vita sottovoce e in punta di piedi, lui l’attraversa come un uomo-orchestra, solo che con tutti gli strumenti musicali indossati inciampa, ruzzola, sbatte, sfascia, facendo un casino pazzesco che allarma, fa soprassaltare e indigna tutta quella quieta e brava gente che si pasce nella pigra routine delle cose che non accadono, lui gli entra nel sonno svegliandoli almeno per un po’ sautantogli tangissimo con un fottissimo tao! Quando andrò via da questa casa, a differenza di altri, il mio vicino che fa casino un po’ mi mancherà.
Tao!
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b0ringasfuck · 1 year
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È inutile che continui a scaricare tutta la tua frustrazione qua su tumblr per essere una persona fallita. Vivrai in condominio come minimo, sarai un dipendente con uno stipendio da fame e vieni qua a rompere il cazzo. Tale padre tale figlio. Dai penso non sia colpa tua per la merda di persona che sei. Comunistaaaaa di merda
Vivo a Milano, i posti dove fanno villette, sono pochini.
Non sono un dipendente, non ho uno stipendio da fame, faccio quel cazzo che voglio su tumblr.
Stupefacente che tu venga a darmi lezioni di vita con la faccina da anonimo dimostrando esattamente che hai proprio quei problemi che imputi agli altri... e probabilmente anche qualcuno di più.
Mi raccomando, passa spesso, è un piacere poter mostrare al mondo cretini come te che non hanno niente di meglio da scrivere che tirare in ballo la famiglia e squittire "Comunistaaaaa di merda", uno si fa un po' l'idea di dove trovarla l'area disagio.
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abatelunare · 1 year
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Cinque cose che ho scoperto di recente
1) Hanno preso il ladro che ha cercato di rubare nelle cantine del mio palazzo. Nel ripulire i seminterrati di un altro condominio non si è accorto delle telecamere di sicurezza. 2) Il prezzo del Vivin C è aumentato di dieci centesimi: adesso costa dieci euro. L’ho scoperto quando la farmacista non mi ha dato il resto (non ci sono rimasto benissimo, eh). 3) Il prezzo delle corse singole dell’autobus è aumentato di dieci centesimi pure lui: adesso costa un euro e sessanta. Mentre il biglietto da otto corse è aumentato: non ricordo di quanto, comunque adesso costa undici euro. 4) La mano destra mi diventa più fredda rispetto a quella sinistra, a seconda dei momenti della giornata. 5) In tempi relativamente recenti hanno ristampato un libro che da ragazzo non mi era piaciuto ma che adesso sono perfettamente in grado di apprezzare (è Vita in Egitto di Enrico Pea).
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poesiablog60 · 2 years
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La fregatura è proprio questa, che tra il troppo presto e il troppo tardi dovrebbe esserci un lungo tempo giusto, libero e luminoso per fare quel che vogliamo, però nessuno lo trova mai.
Troviamo invece un sacco di scuse: siamo troppo giovani, o troppo vecchi, oppure siamo sfortunati, diversi, siamo nati nel posto sbagliato. O magari sono gli altri che sono cattivi, sono invidiosi, sono raccomandati, sono… sono tutte scuse, che ci raccontiamo per non fare nulla.
E io non ho niente contro le scuse, anzi, le amo.
Sono preziose quando le usi con gli altri, per evitare cene noiose, ritrovi di parenti, riunioni di condominio e altri inaccettabili furti di vita.
Ma che senso hanno le scuse, se le raccontiamo a noi stessi per non essere felici? 
Fabio Genovesi
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kon-igi · 2 years
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COLD HEART IN A COLD CRUEL WORLD
Tenevo i piedi appoggiati sulla scrivania, la sedia inclinata.
Una bottiglia quasi vuota di bourbon filtrava il giallo sporco della luce del sole morente di un pomeriggio di tardo autunno newyorchese in riflessi ambrati che facevano sembrare le ragnatele polverose del mio ufficio quasi piacevoli.
Bevetti l’ultimo sorso, liscio - la macchina del ghiaccio in quel condominio fatiscente aveva tirato le cuoia in una notte di mezza estate - e mi scottai il labbro aspirando con disincanto l’ultimo millimetro della mia Pall mall senza filtro.
Il crimine non dorme mai - pensai, guardando la brace spegnersi - ma ultimamente doveva star facendo un pisolino con gli occhi aperti perché nessuno aveva più bussato sulla porta a vetri con su scritto OTAVIRP EROTAGITSEVNI - ZTIWOKCAJ NOMOLOS.
Perlomeno, quello era ciò che leggevo io, dalla parte sbagliata del vetro ma forse la mia vita era proprio quello: sperare che la gente si affidasse a uno che vedeva il mondo come un riflesso distorto della realtà.
Accesi un’altra Pall Mall.
Improvvisamente la porta si spalancò con un tintinnio di vetri polverosi e le gambe più lunghe e lisce di tutta la vecchia Mela portarono dentro una bionda boccolata di fresco, con un golfino aderente e una minigonna così corta che mi pareva di sentire ansimare Padre Connoly a sette isolati di distanza. Le labbra corrucciate sembravano capaci di sbottonare la cerata di un marinaio durante una tempesta col mare a forza nove e quelle tette prepotenti non avevano certo bisogno di un reggiseno per suggerirti di...
Mister Jacowitz... sta parlando a voce alta - fece lei.
Questo è il problema di aver dato le ferie alla mia segretaria - risposi, togliendo i piedi dalla scrivania e tendendo il nodo alla cravatta sgualcita - niente più macchina da scrivere pestata con stizza a coprire il suono dei miei pensieri. Cosa posso fare per lei, Mrs...?
Miss Fiona Birdwisthle - disse lei, premurandosi di stendere con finta noncuranza le dita prive di anello - e lei deve aiutarmi a ritrovare una persona.
- Chi, un fidanzato che ha cambiato idea all’ultimo momento? Un barboncino dimenticato in qualche boutique?
No, Mister Jackowitz - fece lei, una lacrima di rabbia che faceva capolino tra le sue lunghe ciglia vellutate - qualcuno che ha avuto torto su internet!
Sibilai il mio disappunto a denti stretti - Forse dovrebbe rivolgersi alla polizia... io sono solo un investigatore privato e l’ultima volta che mi sono occupato di un caso simile mi sono ritrovato sanguinante in vicolo mentre guardavo il lato sbagliato di un tubo di piombo brandito dall’amministratore di una pagina facebook di complottisti no-vax con 125.000 iscritti.
Ti prego, Solomon! - fece lei, passando al tu e innaffiando il mio cuore tenero con una cascata di lacrime damascate di mascara - Si tratta di un bruto che commenta sempre i miei post e i miei video in modo ironico e senza nemmeno mettermi un like! 
Come si chiama? - chiesi aprendo il cassetto della mia scrivania e facendo scivolare la 38 nella fondina ascellare.
Non lo so... deve aver creato molti profili falsi ma io so che è la stessa persona! Ti scongiuro, Solomon... non posso sopportare l’idea che su internet ci sia qualcuno che abbia torto!
- Bambolina... non sono a buon mercato ma quando si tratta di una bionda triste e in pericolo tolgo il portafoglio dalla tasca destra della giacca e lascio battere forte il cuore. A caso chiuso mi basta una cena romantica e candele lasciate consumare sul tavolo mentre in camera si balla. Ora torna a casa e lasciami fare qualche domanda in giro.
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La notte era calata sulla città che non dorme mai come una battona che annusa il giorno di paga degli scaricatori portuali ma io sapevo dove trovare le giuste informazioni su questo tizio. Solo che a rimestare tra la feccia dei bassifondi qualcosa di puzzolente ti rimane sempre attaccato alla suola e a me non piaceva lustrarmi le scarpe.
La sala scommesse di Bertie a Hell’s Kitchen ti pestava un occhio come un brillante falso incastonato sull’incisivo marcio di un pappone portoricano ma tutti sapevano che quella era solo un’attività di copertura. Bertie era un informatore della polizia postale e dio solo sa quanto le sue conoscenze gli avessero più di una volta salvato il culo... non puoi far chiudere migliaia di profili flaggandoli di segnalazioni e sperare che qualche stronzo disperato non ti venisse a scaricare un canne mozze nel culo.
Trovai Bertie nel suo fumoso ufficio sul retro, circondato da blogger di Only Fans che avevano cliccato ‘Ho 18 anni’ quando erano in seconda media.
Ciao, Bertie - feci io, chiudendomi la porta alla spalle.
Hey, Sol! - starnazzò lui - Se sei venuto per quella storia del furto di profilo, io non c’entro nulla! Voglio dire... non puoi mettere come password 12345 e poi lamentarti che qualcuno ti fotte l’identità. È come chiederlo a voce alta!
Un po’ come tu mi stai chiedendo di massaggiarti le gengive con questo crick? - sibilai io, avanzando verso la scrivania. Le ragazze si dileguarono veloci come se avessero sentito la campanella della ricreazione.
- Eh.. no... calmati Sol, sennò chiamo ad alta voce i fratelli Di Salvo e arrivano qua in un momento a farti il culo!
- Dove credi che abbia preso questo crick, Bertie? Dal bagagliaio della tua Dodge Charger dove ho messo a dormire sogni emicranici i tuoi stupidi gorilla. Tu lo sai chi sto cercando, Bertie?
L’ometto stava sudando e si agitava come il tipo con la tromba in un complesso Mariachi - Senti Sol, te lo giuro su dio... io me ne sono tirato fuori perchè non ne volevo sapere nulla! La persona che stai cercando è poco raccomandabile! Chiunque abbia provato a ribellarsi o a montargli una shitstorm contro adesso riposa in fondo alla baia con un paio di scarpe di cemento! Chiedilo a Edna la Zozzona... sicuramente lei se l’è scopato!
Edna la Zozzona. Se alle puttane intitolassero le vie allora dovrebbero dare il suo nome alla Interstatale 90. Una volta hanno dovuto mandare uno speleologo a recuperare il ginecologo che la stava visitando. Edna la Zozzona... se avevi un cromosoma Y ti aveva scopato. In realtà ti aveva scopato anche se respiravi. O se avevi respirato fino a qualche giorno prima. 
La trovai seguendo il cigolio arrugginito che facevano le sue gambe mentre mostrava la mercanzia tra la Brodway e Madison Avenue. Ciao, Edna - feci io, mantenendomi a distanza di sicurezza dalla ventosa - come vanno gli affari al mercatino dell’usato?
- Quanto sei spiritoso, Solly... eppure non mi sembrava proprio che qualche anno fa tu mi disprezzassi!
- Ti stai confondendo col mio bisnonno, Edna... mi hanno dato il suo nome. Pensa che ha preferito disertare e unirsi all’esercito austro-ungarico che farsi trifolare un’altra volta da te. Ma adesso basta convenevoli... sto cercando un tizio che ha torto su internet. Lo conosci?
- Hai descritto il 99% delle persone che stanno su internet. O perlomeno così afferma l’altro 99%.
- E quell’un per cento invece ha ragione?
- No. Hanno un Motorola Star Tac che non si connette a internet. Comunque cosa ti fa credere che sia un lui? Secondo recenti ricerche il 40% di che perpetra online harassment è di sesso femminile e il gender gap si colma fino quasi a invertirsi se l’oggetto dell’odio è un’altra donna. Oltre a essere più intelligenti noi donne sappiamo essere anche più cattive. Ti ricordi quella battona che stava a Brighton Beach, quella che ebbe un’attacco di dissenteria mentre faceva una gang bang con quel gruppo di seminaristi? Ecco, sul suo profilo Tinder il giorno dopo qualcuno...
La lasciai a parlare da sola, ancora più confuso di prima, quel tipo di confusione che si poteva dipanare solo con una tequila da El Barrio, idea che misi subito in atto.
Mentre ero seduto al bancone e dissertavo tra me e me di massimi sistemi - cioè se si dovesse ciucciare prima il limone o il sale - Miguelito, il proprietario del locale, mi urlò dalla cucina - Soooool! C’è una chiamata per te!
Trangugiai la tequila e presi la cornetta del telefono sul bancone - Pronto.
La voce all'altro capo del filo era quella del sergente Curtis della Squadra Omicidi, che mi doveva un favore per quella soffiata sul fantino zoppo dato trenta a uno (l’avevo azzoppato io).
- Solomon... stai ancora cercando quello che aveva torto su internet? - Cercando ma non trovando, Curtis. - Beh... qualcuno che risponde a quella descrizione è stato appena portato in obitorio. Faresti bene a fare subito un salto.
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L’anatomopatologo tolse il lenzuolo dal corpo e l’illuminazione cruda dei neon non mi risparmiò nemmeno un particolare. 
Lavoro brutale - dissi - ma non da professionisti. Chi gli ha fatto questo aveva un conto in sospeso con il poveraccio ma poi si è lasciato prendere la mano. Se fosse sopravvissuto di sicuro non avrebbe più sbloccato il suo iphone col riconoscimento facciale.
Mister Jackowitz - mi fece il coroner, mordendo nervosamente l’asticella dei suoi occhiali in tartaruga - le posso parlare con franchezza? Non lo scriverei mai tra le cause di morte sul referto autoptico ma anche se all’apparenza il cadavere appartiene a una persona che aveva torto su internet, in realtà io mi sono fatto un’altra idea.
- E cioè?
- Lo sguardo vitreo, le narici dilatate, le escorazioni da tastiera sulla punta delle dita. Questa non è una persona che aveva torto su internet... questa è una persona che voleva avere ragione su internet!
Poi sollevò una busta trasparente - Questo è l’unico effetto personale trovato sul corpo. Una catenella da collo con una lettera. Ha idea cosa possa significare, Mister Jackowitz?
E improvvisamente l’ultimo pezzo del puzzleandò al suo posto, con un rumore simile a quello della porta metallica di una camera a gas che si chiude dietro il condannato 
- Sì... che probabilmente il prossimo cadavere sul suo tavolo sarà il mio.
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Dio stava giocando a biliardo e dai lampi che illuminavano il mio ufficio, subito seguiti dal tremolio dei vetri scossi dal tuono, stava perdendo alla grande. 
La porta cigolò lentamente e poi lei era lì, una silhouette d’ombra, vestita di una pelliccia bianca che nella penombra vibrava di energia elettrostatica. O forse era la carica elettrica sospesa tra noi due, palpabile nell’aria come prima di una tempesta di sesso.
- Solomon... sono venuta appena mi hai chiamato! Hai trovato chi aveva torto su internet?
- Diciamo che l’ho trovato. Interessante che tu ne stia parlando al passato, visto che giace stecchito in obitorio... ma tu non lo potevi sapere.
- Oh, Solomon... allora non potrà farmi più nulla! Sono una donna libera! Libera di postare i miei contenuti originali senza essere più perseguitata dalle critiche!
- Vedi, baby... non so se mi abbia più ferito il fatto che tu mi abbia usato per farlo uscire allo scoperto e arrivare fino a lui per farlo fuori oppure che io ci sia caduto a pie’ pari come un allocco che ha danzato inturgidito al battito delle tue ciglia.
Ma cosa stai dicendo Solomon?! Tu mi hai salvato e io mantengo sempre le mie promesse... - e con un sinuoso gesto delle spalle fece cadere a terra la pelliccia. Sotto indossava solo il piercing all’ombelico. Si avvicinò lentamente e con una mano cominciò ad allentarmi il nodo della cravatta.
- Non era lui ad avere torto, zuccherino... eri tu che non sopportavi l’idea che la sua ragione fosse migliore della tua!
Qualcosa si ruppe nel suo sguardo seducente - Oh ma guarda... sei solo contento di vedermi oppure il duro che senti in mezzo alle gambe è la mia calibro 22 premuta suoi tuoi gioielli di famiglia?
Cristo! - sussurrai - La mossa Kansas City... guardi le tette a destra e non ti accorgi della pistola a sinistra!
- Potevamo essere felici io e te Solomon... avere un profilo condiviso, metterci i like a vicenda. Ma come hai fatto a capirlo?
Allungai una mano e con le dita sollevai il ciondolo che portava al collo - Il tizio morto. Ne aveva uno uguale al collo. Quando sei venuta la prima volta ero troppo distratto dalle tue tette ma poi ho ricordato, quasi troppo tardi.
Quasi?! - sibilò lei di rabbia - Ma È troppo tardi!
- Dimmi, piccola... cosa significa quella t minuscola? Tumblr? Dovevo capire che mi stavo infilando in un covo di narcisisti esagitati che si masturbano l’ego a colpi di reblog...
La pressione della canna della sua 22 aumentò in modo preoccupante - Senti, brutto stronzo! Ho più di 10.000 follower e ogni mio post viene rebloggato perlomeno...
Mi spiace, zuccherino - feci io con tono triste, guardando sopra la sua spalla sinistra.
- Cos...
E la 38 fece fuoco dalla tasca destra della mia giacca.
Fiona lasciò cadere la sua pistola e mi fissò con un oceano di stupefatta incredulità negli occhi - Come hai potuto farmi questo, Solomon? Io... io avevo ragione e lui aveva torto! 
Lei stava andandosene nel regno del grande mistero e avevo poco tempo - Pupa, il paradosso di Popper è un non sequitur concepito per mettere in risalto l’impossibilità di delineare un confine preciso tra il totalitarismo di chi parteggia per un numero sufficiente di persone che abbiano formalmente ragione e la fazione minore di chi invece è incasellato tra coloro che hanno torto ma che in virtù del loro egotismo riflesso contaminano la discussione trasformandola in una schermaglia infinita e sterile dove la reductio ad hitlerum si manifesta fin dalle prime battute.” 
Forse era troppo sottile ma mentre la luce le si spegneva negli occhi credo che alla fine abbia capito.
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ilragazzosoffrente · 10 months
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우리가 여전히 서로를 사랑하는 이유와 성숙한 방식으로 서로를 계속 사랑해야 하는 이유:
Quando ci conoscemmo non potetti non notare quei bei grandi occhioni verdi,avvolti da una nube di tristezza ma ch'ero sicuro nascondessero il mondo più bello tra i mondi esistenti.Ci aiutammo sempre a vicenda,ma partiamo dagli inizi.
Arrivammo nella nostra vita come un fulmine a ciel sereno,quella sera,a Etnapolis,e capimmo dal profondo del nostro cuore che saremmo stati destinati a stare insieme,magari per tutta la vita,o magari anche per tutte le altre.Ma andiamo avanti.
Cominciammo da quella sera,in cui tu studiavi ed io rimasi solo.Lì ci aprimmo l'uno all'altra,con la piena consapevolezza che quella persona fosse quella giusta.Scoprii che stessi passando il periodo peggiore della tua vita,in cui l'universo rischiava di perdere la sua stella più fragile ma al contempo più bella.Riuscii a salvarti,e tu mi dicesti che cominciasti ad assaporare finalmente le prime lacrime di gioia della tua vita.Tutto era bellissimo,sembrava una favola da raccontare ad ogni piccola anima.
Crescemmo insieme,cominciammo ad affrontare innumerevoli difficoltà.Tu sei sempre stata sicura di me,nonostante tutto.Io ti ringraziai come possibile,nonostante gli enormi ostacoli incontrati nello svolgimento della nostra storia.La nostra giovane età,la nostra eccessiva gelosia e tante altre cose,come ogni coppia,a qualunque età.
Tutte le volte in cui da casa andai alla fermata dell'autobus correndo sotto il sole cocente di giugno,le volte in cui litigammo coi nostri genitori per riuscire a realizzare i nostri comuni desideri,la volta in cui dormii su uno scivolo al tuo Paese,la volta in cui dormii nell'atrio di un condominio solo per un'ora in più nel nostro piccolo ma grande primo anniversario.
La nostra prima volta,dove con immenso amore ci aiutammo a conoscerci a vicenda i nostri ancora innocenti corpi con tanta comprensione,la volta in cui salii per il tuo sedicesimo compleanno nonostante una tempesta in atto,con i tuoi fiori preferiti e i tuoi regali più belli che potevo donarti.
Tutte le volte in cui la mattina,per una singola ora,ci alzammo presto per poter stare insieme alla Spa,quando tu invece ti improvvisasti mia eccellente estetista,dato quanto ci tenevi a vedermi con lo smalto alle unghie nonostante io agli inizi non fossi molto d'accordo.Cosa non si fa per vedere quel tuo splendido sorriso,caratterizzato da dei dentini da bimba?
La volta in cui a Centuripe ci baciammo sotto l'ombrello nel bel mezzo di una breve tempesta,ma a noi cosa importava dell'acqua?Avevamo il nostro prototipo ideale finalmente davanti,con ancora ignari i difetti a vicenda,ma che eravamo sicuri di riuscire a superare.
Il nostro primo concerto insieme,dove pur di stare insieme mettemmo i soldi di tasca nostra per stare fianco a fianco.Io che ti tenni lo zaino e tutto ciò che avevi alla fine del concerto,perché stremata.
Il nostro primo concerto insieme,ma da soli,ad ascoltare tutte le canzoni che ti dedicai del mio cantante preferito,dove pur di avere la tua presenza al mio fianco ci facemmo accompagnare da mio cognato e pagai totalmente di tasca mia per te,perché alla fine,sennò per chi?
E poi quello di Elisa.Altra bellissima esperienza condivisa insieme... "Con te mi sento come una bambina la tua mano nella mia" "Io non ho mai provato niente di così profondo per nessuno mai"
Entrambi,insomma,l'uno per l'altra ci siamo sempre stati.
La mia prima volta in aereo,dove disperata ti preoccupasti come non mai per quel dettaglio delle unghie verdi e abbinate,dimenticandoti quanto basterebbe solo il tuo viso per rendere magnifico un qualunque contesto.
Tutto per andare in quella meravigliosa città di Venezia,insieme alla meravigliosa persona della mia vita.Insaziabili visitammo ogni centimetro di quella città,non curandoci per nulla dei soldi.Ancora penso a quando mi sorridesti in bagno appena usciti dalla doccia.
La volta in cui di nascosto ci vedemmo a casa tua,la volta in cui di nascosto scendesti qui a Paternò solamente per vederci,nonostante l'odiata herpes.
La volta in cui non riuscimmo a resistere dal baciarci al Belvedere,nonostante sempre l'odiosa herpes,ma ci bastava "sentire la forma delle labbra".
La prima volta che facemmo petting lì a centuripe,le sensazioni più belle della nostra vita.
La volta in cui ti stetti accanto tutta la giornata quando prendesti quella maledetta storta,e conobbi tuo meglio tuo nonno.Mi improvvisai medico per riuscire a convincere tua mamma di ciò che dicessi per riuscire a farti stare meglio e calmarti.
Il nostro primo anime insieme,la nostra fantastica intesa negli amplessi.
Mi dicesti che fossi "tipo quella finestra che desse luce alla stanza."
Al primo regalo di natale che mi facesti,mi dicesti che vedessi gli aculei di quel peluche come "quelli tuoi per proteggere attorno a questa piccola cupola le nostre piccole vite".
Mi promettesti che avremmo giocato al videogioco regalato insieme,spero che riuscirai a mantenere questa promessa.
Il bracciale che mi regalasti per poterci sentire vicini nonostante la distanza.
Il nostro primo ferragosto,la nostra prima notte in tenda.
Mia Helèna,ci sono talmente tante cose che dovrei cercare di ricordarti che non ce ne stanno più in questo foglio,è difficile scrivere la bellezza intera di due anni e due mesi e mezzo.
Non ho scritto appositamente nulla degli eventi brutti,perché sono solo quelli che al momento hai detto riesci solamente a ricordare.
Purtroppo nessuna relazione è interamente perfetta,e ogni età ha le sue problematiche.
Sono veramente pentito di tutte le volte in cui a causa della mia insicurezza data anche dalla mia età e della mia immaturità.
La tua unica colpa è stata quella di amare davvero "troppo" nel vero senso della parola,mettendoti troppo da parte e non riuscendo a preservare te stessa all'interno della relazione.
Ti chiedo per l'ultima volta,mia Helèna,perdono per tutti gli errori che ho commesso all'interno di questi splendidi anni.
Spero che nel tempo riuscirai a metterti alle spalle quelle terribili parentesi per poterti godere la versione migliore di me.Ti prometto che se un giorno torneremo insieme,che sia tra settimane o mesi,tutto ciò che hai subito non riaccadrà mai più.
Se ti sentirai di darci una seconda possibilità,vedrai con i tuoi stessi occhi le differenze che ci saranno col Simone piccolo,insicuro e immaturo di anni fa.
Adesso sto cominciando nuovamente a stare bene grazie a qualcosa di cui forse poi parlerò,ma non posso farlo in questo momento.
Dolce Helèna,al momento amo te e spero che un giorno,che sia tra settimane o mesi,riusciremo a tornare insieme con le nostre versioni migliori e amarci per quello che saremo.Rimaniamo e rimarremo per sempre i nostri prototipi ideali perfetti.
Ti amo per quello che sei e per ciò che potrai diventare nella vita crescendo,ti amerei sempre per quello che saresti.Spero mi darai modo di dimostrarlo,alla fine,non sarebbe niente di definitivo.
Spero infine di averti ricordato,seppur non aver detto tutto al 100% data l'enorme quantità di eventi belli e positivi di questi anni,perché continui ancora ad amarmi,a sperare e metterti quella fede al dito.
Spero tanto che questo amore si trasformi e ci permetta poi in futuro di viverci bene e interamente per ciò che saremo.
Ti amo,mia piccola bimba.💙
-Papi ;)
PS: If you hadn't changed,then I'd still be by your side.If I gave you one more chance,can we go back again?
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ci-gi · 11 months
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Il gruppo whatsapp del vostro condominio racchiude già tutto il dramma di cui avete bisogno nella vita
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fioredialabastro · 2 years
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M
M è sempre stato presente nella mia vita, dietro le quinte, come eterea comparsa. Quando eravamo bambini, abitavamo a 50 metri l'uno dall'altra; lui, di due anni più grande, era il migliore amico di uno dei miei vicini di condominio e veniva spesso a trovarlo. Si ricorda di me, quando bazzicavo in giardino, mentre io ho solo in mente le sue gote rosse e accaldate, gli occhi azzurri e dolci dietro un paio di occhiali stretti e trasparenti e una voce gentile. Era presente in oratorio, nel coro della chiesa, tra i corridoi della scuola, ad alcune festicciole tra amici in comune. Eppure, le nostre vite non si sono mai incrociate per davvero, fino ad un mese fa.
A causa di una mancanza di chiarimento più approfondito - e a mio avviso fondamentale - da parte di un medico, ho creduto di dover affrontare un esame clinico con una discreta percentuale di mortalità. Questo mi ha portato a rivalutare completamente la mia vita. Mi sono resa conto, improvvisamente, di star trascorrendo il mio tempo sempre in virtù di un domani migliore, trascurando completamente il presente, come se fosse solo una scocciatura, un periodo di passaggio.
Ebbene, cosa c'entra M in tutto questo?
In preda ad una rivoluzione totale del mio modo di vivere, mirato a ricavare il meglio ogni singolo giorno, senza pensare troppo al futuro, mi sono ritrovata improvvisamente a pensare a lui, vedendolo per puro caso tra i miei contatti social. Così, approfittando di un like ad una mia storia su Instagram, gli ho scritto. Sì, io che odio le chat e sono di altri tempi, io che fino a non poco tempo prima avevo avuto solo brutte esperienze e non volevo sapere più niente di uomini e, se proprio dovevo incontrarne uno, doveva avvenire di persona e con estrema cautela... Proprio io, gli ho scritto!
In realtà, c'è sempre stato qualcosa in lui che mi attirava. In tutte quelle occasioni del passato, l'ho guardato ogni volta da lontano, con il desiderio di parlargli e la curiosità conoscerlo. Perciò, a maggior ragione, quel giorno di metà luglio, sentivo dentro di me che dovevo contattarlo ad ogni costo; insomma, era arrivato il momento. Eppure, non mi aspettavo che si creasse un legame così particolare.
Ci sentiamo tutti i giorni da un mese. Siamo molto simili su tanti aspetti, ma abbiamo anche delle differenze che ci compensano; ho già trovato dei difetti, ma continua a piacermi, e abbiamo anche avuto dei momenti di scontro, che ci hanno avvicinati ancora di più; entrambi abbiamo sofferto molto e siamo intimoriti e avvolti nelle nostre corazze, pur essendo sinceri e autentici l'uno con l'altra. Non mi è mai capitato di sentirmi così naturale con un ragazzo che, in qualche modo misterioso, mi attrae. Sono fermamente convinta che lui sia una bellissima persona, ma adesso è pressoché essenziale incontrarci dal vivo, per andare fino in fondo e approfondire la conoscenza sempre di più, dato che lo vogliamo tutti e due.
Lui è come un tramonto sul mare, un fuoco che palpita, una chitarra che incanta le stelle; mi spaventa, come i brividi sopra un dirupo, ma allo stesso tempo mi spinge a volare; l'ho trovato tra sogni dispersi e illusioni di morte, come un faro tra anime perse. Forse sarà un altro abbaglio, forse dopo vari incontri ci sarà un sentimento non corrisposto, ma non mi importa. Ciò che si è creato finora è già prezioso e non me lo lascerò mai sfuggire, poiché il meglio va ricavato ogni giorno.
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raffaeleitlodeo · 1 year
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A sedici anni ero anarchico. A sedici anni non si capisce niente. Non si sa come funziona il mondo. Frequentavo un piccolo circolo a Porta Ticinese, nel cuore di Milano. Si chiamava Movimento Socialista Libertario. Era più lungo il nome che l’elenco degli iscritti. Eravamo quattro gatti. C’era un cortile, c’era un gommista e c’eravamo noi. Ora non c’è più niente, il vecchio caseggiato popolare è stato abbattuto, c’è un condominio moderno. Molto più bello.  A sedici anni pensavo che la guerra fosse un crimine dei governi, e dei generali, contro i popoli. Cantavo “Il disertore” di Boris Vian: Egregio presidente, non voglio far la guerra, non sono sulla terra per ammazzar la gente.  A sedici anni pensavo che la guerra servisse solo a distruggere le città, a brutalizzare i bambini, a far vivere la gente come i topi e ad arricchire gli speculatori e i fabbricanti d’armi.  A sedici anni pensavo che il nazionalismo fosse un crimine contro la pace e contro la libertà. Pensavo che il concetto stesso di Nazione e la retorica della Patria sarebbero stati travolti, molto presto, dalla fratellanza tra i popoli. Pensavo che i popoli non fossero centinaia di tribù incazzate, ma una sola umanità.  A sedici anni pensavo che le frontiere non avessero senso. Cantavo le canzoni anarchiche di Pietro Gori Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà. A sedici anni pensavo che quelli come Putin, che mettono in galera gli oppositori, si chiamassero tiranni. Non c’è bisogno di aspettare che uno come Putin scateni una guerra, per sapere che è un tiranno.  A sedici anni se mi avessero detto che il Patto di Varsavia sarebbe scomparso nel nulla, avrei pensato: bene, adesso il mondo andrà verso il disarmo. Scomparso il nemico, comincia il tempo della pace. Saranno smantellati gli arsenali.  A sedici anni pensavo che i preti e i pope che benedicono i cannoni fossero criminali. E pensavo che i preti che maledicono la guerra, come fa Francesco, fossero mio padre e mio fratello.  A sedici anni cantavo La guerra di Piero di De André, la storia di un soldato che muore perché non vuole uccidere il soldato nemico che gli sta di fronte.  A sedici anni pensavo che fossero un crimine tutte le basi militari, i missili, le bombe, le mine, i carri armati. Pensavo che fossero criminali i fabbricanti di armi. Cantavo Bob Dylan, Masters of war: Voi che costruite i cannoni Voi che costruite gli aerei della morte Voi che costruite le bombe Voi che vi nascondete dietro i muri Voi che vi nascondete dietro le scrivanie Voglio solo che sappiate Che posso vedere attraverso la vostra maschera    A sedici anni pensavo che bastasse cantare Bob Dylan e De André e imparare quattro accordi di chitarra per cambiare il mondo.  Pensavo che la pace fosse molto più forte della guerra. Avevo i capelli lunghi ed ero convinto che “fate l’amore non la guerra” non fosse uno slogan un po’ stupido, ma un vero e proprio programma politico.  A sedici anni non capivo niente e non sapevo niente. Ero ingenuo ed ero presuntuoso. Crescendo, come tutti, ho imparato a fare i conti con la vita, e con la realtà.  Ma ogni tanto mi viene il dubbio che, a sedici anni, io fossi molto migliore di adesso.
Michele Serra
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