anatomiadellamemoria

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Bruno Ganz, “Night Train to Lisbon” (Bille August, 2013).

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«Martha» disse dopo, sdraiato accanto a me. «Tutto è insieme rotto, incasinato e completamente a posto. Ecco com'è la vita. Sono solo le proporzioni che cambiano. Di solito, da sole. Appena pensi che è così, che sarà così per sempre, cambiano di nuovo.» Ecco com'era la vita e come continuò a essere nei tre anni successivi. Le proporzioni che cambiano da sole, rotto, completamente a posto, una vacanza, un tubo che perde, lenzuola nuove, buon compleanno, un tecnico tra le nove e le tre, un uccellino entrato dalla finestra, voglio morire, per favore non riesco a respirare, penso sia un pranzo, ti amo, non posso più farlo, entrambi pensando che sarebbe stato così per sempre.

Meg Mason, L’opposto di me stessa

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«sono solo, non so, un po' allergica alla tristezza.»

David Grossman, Qualcuno con cui correre

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Era arrivato a un'età in cui, con intensità crescente, gli si presentava sempre la stessa domanda, di una semplicità così disarmante che non aveva gli strumenti per affrontarla. Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta. Se mai lo fosse stata. Sospettava che alla stessa domanda, prima o poi, dovessero rispondere tutti gli uomini. Ma si chiedeva se, anche agli altri, essa si presentasse con la stessa forza impersonale. La domanda portava con sé una certa tristezza, ma era una tristezza diffusa che (pensava) aveva poco a che fare con lui o con il suo destino particolare. Non era neanche sicuro che essa sorgesse dalle cause più ovvie e immediate, ovvero da ciò che la sua vita era diventata. Sorgeva, secondo lui, dall'accumularsi degli anni, dalla densità dei casi e delle circostanze e dalla comprensione che era riuscito ad averne. Provava un piacere triste e ironico al pensiero che quel poco di conoscenza che si era conquistato l'avesse condotto a tale consapevolezza e che alla lunga tutte le cose - perfino ciò che aveva imparato e che gli consentiva quelle riflessioni - erano futili e vuote, e svanivano in un nulla che non riuscivano ad alterare.

John Williams, Stoner

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me and who

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Provavo per lui la stessa dolcezza che si ha verso una stanza in cui si ha il permesso di stare soli.

Lillian Fishman, Servirsi

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Frances Kearney :  Five People Thinking the Same Thing III. 1998

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Ma arrivando al dunque: ho deciso di lasciare quella bella casa con le finestre spalancate sul glicine e le porte spalancate all'amore perché davvero avevo bisogno di un luogo dove nessuno piangesse.

Antonio Tabucchi, Si sta facendo sempre più tardi

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Solaris / Солярис (1972) dir. Andrei Tarkovsky

It may seem that the nature scenes that introduce the film are too lengthy, but the layering of these scenes, which depict a certain farewell to nature on Earth, creates the emotional basis of the story after the main character is sent up to the space station, and tortures the viewer with an incredible nostalgia for Earth’s nature, a feeling akin to being homesick. Without this long introduction, you cannot make the audience experience the actual desperation felt by the people trapped on the Solaris station. 

I saw this film late one night at a screening room in Moscow, but while I was watching it, my heart was aching from an incredible longing to return to Earth. Just where is scientific progress leading mankind? This film manages to capture perfectly the sheer fearfulness. Without it, science fiction becomes mere fancy.

These thoughts were racing through my mind while I was a captive of the screen.

Tarkovsky was sitting in the corner of the screening room watching the film with me, but he got up as soon as the film was over, and looked at me with a shy smile. I said to him, “It’s very good. It’s a frightening movie.” He seemed embarrassed, but smiled happily. Then the two of us went to a film union restaurant and toasted with vodka.

Tarkovsky, who does not usually drink, got completely drunk and cut off the speakers at the restaurant, then began singing the theme of Seven Samurai at the top of his lungs. I joined in, eager to keep up.

At that moment, I was very happy to be on Earth. — Akira Kurosawa 

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L'amore di testa è certo più brillante dell'amore autentico, ma ha solo istanti di entusiasmo; è troppo consapevole di sé, si giudica continuamente; lungi dal turbare il pensiero, è costruito solo di pensieri.

Stendhal, Il rosso e il nero

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In fondo la gente non legge; o se legge, non comprende; o se comprende, dimentica.

Amélie Nothomb, Igiene dell'assassino

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Arnulf Rainer Kopfprofil, 1966 Oil crayon, oil pastel, graphite on scheduling paper

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Quando non si può parlare, allora bisogna scrivere.

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti, Olga Tokarczuk

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