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#Il nostro quartiere Feltrinelli
lamilanomagazine · 1 year
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Milano, tutti gli appuntamenti di gennaio delle Librerie Feltrinelli
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Milano, tutti gli appuntamenti di gennaio delle Librerie Feltrinelli.   Riprende con il nuovo anno anche la programmazione delle Librerie Feltrinelli a Milano. L’impronta degli appuntamenti a calendario in questo mese è fortemente orientata al territorio milanese, sfondo e ambientazione delle storie narrate da Piero Colaprico, in uscita per i tipi di Feltrinelli con il nuovo noir Requiem per un killer ambientato tra San Siro e i Navigli e presentato in anteprima il 26 gennaio alle ore 18.30 alla Feltrinelli di piazza Piemonte, da Gian Andrea Cerone che fa tornare in azione il commissario Mandelli e l’ispettore Casalegno in una Milano buia, fradicia e pericolosa ne Il trattamento del silenzio (Guanda) presentato il 31 gennaio alle 18.30 in piazza Piemonte, e da Michele Sasso che presenta Assalto in Lombardia (Laterza) sempre il 31 gennaio alla Feltrinelli di piazza Duomo. Sempre al racconto di una pagina della resistenza milanese, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, è dedicato lo speciale incontro per l’uscita de I giorni della libertà (Mondadori) dello scrittore e giornalista di Radio24 Alessandro Milan che il 19 gennaio alle 18.30 presso il Memoriale della Shoah – Binario 21 ne dialoga con Mario Calabresi in un evento organizzato in collaborazione con Librerie Feltrinelli. I giorni della libertà è un grande affresco di uomini e donne che, pur non conoscendosi, si trovano legati da un filo invisibile, protagonisti e testimoni della Storia. Le loro vite si sfiorarono tra le strade dello stesso quartiere, della stessa città, Milano, sempre più devastata dai bombardamenti e dalle macerie. Quello di Milan è un racconto universale che, con accuratezza storica e un brillante passo narrativo, restituisce un pezzo di storia del nostro Paese. Non mancano ovviamente anche altri protagonisti delle grandi uscite editoriali tra cui Charlotte Link che martedì 24 gennaio alle ore 18:30 in piazza Duomo torna a farci rabbrividire con La notte di Kate (Corbaccio) e il ritorno dell’investigatrice Kate Linville, Niccolò Ammaniti  che lunedì 30 gennaio alle ore 19 alla Feltrinelli in piazza Piemonte dialoga con Marco Missiroli e Giulia Ichino sul suo nuovo romanzo La vita intima (Einaudi),  Giovanna Melandri che mercoledì 18 gennaio alle ore 18 in piazza Duomo incontra Stefano Boeri e Massimo Recalcati per discutere su Come ripartire, il saggio scritto insieme a Isabella Guanzini per Melangolo. E ancora, Ester Viola che il 25 gennaio alle 18.30 in piazza Piemonte parla di amore attraverso i dieci racconti raccolti in Voltare pagina (Einaudi) e Rosella Postorino che inaugura il mese di febbraio con uno speciale incontro sabato 4 alle ore 17.30 in piazza Piemonte con il suo Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli Editore) insieme a Massimo Recalcati e Alessandra Tedesco. Modalità di accesso e tutti i dettagli sugli incontri in programma su: Eventi: Presentazioni Libri e Firmacopie | laFeltrinelli laFeltrinelli Milano Responsabile eventi Chiara Collini | [email protected] | 347 452 3936 Alessandro Borreca |[email protected] | 393 039 2286  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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gregor-samsung · 4 years
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“ Le festività dei morti sono i giorni più felici della mia esistenza. La preparazione per la festa inizia alla vigilia con la confezione dei dolci e dei datteri. Di mattina presto, mi reco con mio padre e mia madre al cimitero, portando le foglie di palma e il basilico. La domestica ci precede con il cestino della misericordia. Mi piace molto osservare l’affluire di gente e di carri verso quel luogo, la cui porta d’ingresso rappresenta per me una vecchia amica. Non appena entrati ci dirigiamo verso la tomba che mi attrae per la sua struttura maestosa e isolata, per le due alte stele che la fiancheggiano, per il mistero che la avvolge e per il rispetto che le porta mio padre. Mi avvince come la visione di un cactus. Sotto la volta celeste faccio salti di gioia, e niente può più fermare la mia curiosità. La piena contentezza per me si realizza quando ascolto il recitatore cieco del Corano e osservo le schiere dei mendicanti che si contendono l’obolo della misericordia. L’arrivo di Hammam modifica la situazione. Mia sorella e suo figlio sono venuti a stare con noi per qualche tempo. Hammam ha quattro anni o poco più. è un compagno di giochi che sprizza vitalità e simpatia, e con la sua presenza riempie le mie giornate. è educato, sempre sereno, gioca con me senza stancarsi mai e crede ciecamente alle bugie che gli racconto e alle mie fantasie. Un giorno, lo trovo sdraiato per terra, silenzioso; lo chiamo per giocare, ma non risponde. In seguito, vengo a sapere che si è ammalato… La nostra casa è oppressa da un’atmosfera di timore e d’apprensione, alla quale si aggiungono l’angoscia, la preoccupazione e il mio presentimento di qualcosa di oscuro e triste. Il mio dolore è condiviso da mia madre, da mia sorella e, ben presto, al suo arrivo, da mio cognato… Vorrei avere notizie più precise riguardo alla salute di Hammam, ma mi allontanano dicendomi: «Queste non sono cose per te… Va’ fuori a giocare.» Ho la netta sensazione che stia per compiersi qualcosa e, senza dubbio, qualcosa di grave. Mia madre piange, mia sorella si dispera. Osservo da lontano il mio amico sul letto, avvolto nelle lenzuola come un cuscino nella sua federa. Non gli hanno lasciato nemmeno un’apertura per respirare! Alla fine, riecheggia per la casa la parola “morte”. Mi rendo conto che se ne è andato per sempre e scoppio a piangere. Da quel momento, la visita al cimitero non è più un giorno lieto, così come la vista della tomba non mi dà più felicità. Mi piacerebbe scoprirne i misteri e penetrare nel suo silenzio di morte. Il dolore della separazione aumenta con il passare dei giorni. La tristezza, l’affetto perduto, la paura, il ricordo costante e l’oppressione diventano i segreti dell’aldilà. “
Naghib Mahfuz, Il nostro quartiere, Feltrinelli (traduzione di Valentina Colombo, collana Universale Economica n° 1180), 1991; pp. 20-21.
[ 1ᵃ edizione originale: حكايات حارتنا (Ḥikāyat ḥāritnā - Racconti del nostro quartiere), American University Press, Il Cairo, 1975 ]
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lectio-divina · 4 years
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Ciclo - Ristampa delle Storie Brevi
N.208 (Rivelazioni)
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(immagine via Tumblr/bruwho)
Il vecchio è steso sul letto di morte in compagnia della moglie e della figlia, entrambe affrante, a un tratto ha un fremito, pare riemergere dal limbo in cui versa e comincia a farfugliare qualcosa, frasi sciolte, appena percettibili. « Avvicinati. » Dice la figlia alla madre, lei si spinge fino a porgli un orecchio alla bocca, « E allora? » Domanda la figlia, « Pare che ripeta il nome di una donna. » Fa smarrita la moglie, « Quale? » Chiede la figlia, « Non saprei, » Risponde l'altra, « Non il nostro. » « Togliti. » La incalza la figlia, siede al suo posto e avvicina l'orecchio come ha fatto lei: « Chiama una certa Roberta. » Dice interessata, « Roberta chi? » Trasalisce la moglie, « Boh, » Risponde la figlia, « Vuoi vedere che aveva l'amante. » Quindi riflette un attimo, poi gli sussurra a un orecchio: « Sono Roberta! » « Cosa fai! » Esclama la madre scandalizzata, « Adesso vedi. » « Roberta. » Sospira il vecchio, « Eccomi, » Risponde suadente lei, quindi aggiunge: « Dove abito? » « In via delle margherite. » Risponde pronto il vecchio, « E a che civico? » « Al 353. » Risponde macchinosamente lui. « E a chi devo suonare? » Domanda la figlia, intendendo localizzare inequivocabilmente l'appartamento, « A te, » Gli fa eco il vecchio agonizzante, « L'appartemento è tuo, ho finito di pagarti il mutuo tre anni fa. »
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Piaciuta la storia?
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Cane Bianco, di Fester Abrams, lo trovi su Amazon, gratis con Kindle Unlimited, da Giunti e da Feltrinelli.
Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista verso un finale inaspettato: Che ne è stato del cane bianco?
Un giallo imprevedibile, su cui abbiamo lavorato a lungo, tutti insieme, riversandoci le nostre cure, attente e appassionate, sia per la sostanza che per la forma. Il risultato è una gioia, per gli occhi e per la mente, un piacere che soltanto una piccola casa editrice è in grado di offrire.
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Edito da Lectio Divina edizioni - LOVE AND READ BOOKS -
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giancarlonicoli · 5 years
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28 OTT 2019 15:41
LAVEZZI QUALITA' ORO: “ERO STATO COSTRETTO AD ABBANDONARE “I CAMALEONTI” PER IL MILITARE. ERO DISPERATO MA SE VUOI FARE L'ARTISTA, MAI AVERE IL CULO AL CALDO. “IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA”? INIZIALMENTE LA INTITOLAI “GIOVEDÌ 19”. LA FECI ASCOLTARE A MOGOL, CHE DISSE: “MA SEI SCEMO? È APPENA USCITA “29 SETTEMBRE”. COSA FACCIAMO, CANZONI O CALENDARI?”. LUI CAMBIA IL PRIMO VERSO E CAMBIA LA MIA VITA. MOGOL DOVREBBE AMMETTERE CHE TUTTE LE CANZONI CHE HA SCRITTO PER BATTISTI PARLANO DI SUE DONNE…”
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Massimo Cotto per “il Messaggero”
L'ho sempre visto con quel sorriso che non è stampato in volto per abitudine, ma per la felicità del vivere. Mario Lavezzi compie 50 anni. Di musica, ovviamente. Per festeggiare, esce un cofanetto bellissimo formato 33 giri (che sarà presentato oggi alle 18 alla Feltrinelli di via Appia Nuova a Roma), con tre cd corrispondenti ai tre percorsi (autore, produttore, cantautore) e un 45 giri in vinile con alcune rarità. Titolo perfetto: E la vita bussò.
Come ha bussato la vita?
«Presentandosi sotto forma di chitarra. Una folgorazione. La prima volta che ne vidi una, apparteneva a mio cugino, era appesa a un muro. Rimasi a guardarla senza il coraggio nemmeno di toccarla. Mi sembrava enorme, come sono enormi i sogni a otto anni. Due anni dopo, mia sorella Annabella tornò a casa con una chitarra e mi disse: Guai a te se osi toccarla. Non la suonava mai, così un giorno le dissi: Senti, se non la usi, dalla a me. E cominciai a suonare».
Quali canzoni?
«Beatles, Stones. Nel cofanetto c'è una versione di Yesterday che zoppica tanto, ma che ho voluto mettere perché racconta l'ingenuità di quegli anni».
Che anni erano?
«Bellissimi. Un Nuovo Illuminismo. Si produceva in tutti i settori. C'erano valori, creatività e ideali in tutti i campi, dalla politica all'economia all'arte. Il nostro sogno era spezzare con il passato e guardare avanti. Oggi è il presente che si spezza, tutto è decadenza. Lo dico senza paura di sembrare vecchio. Una volta si inventava, oggi abbiamo smesso persino di sognare».
A chi deve di più?
«Alla mia famiglia, che mi ha permesso di non seguire le orme di mio nonno, pretore, e di mio padre, avvocato. A Franco Bastoni, che mi ha insegnato a suonare la chitarra e che mi consentiva di accompagnarlo nei festival studenteschi. Al Giambellino, quello di Gaber, che è stato il mio quartiere. Vivevamo tutti lì, io, Lucio Battisti e i Camaelonti. Su una panchina di piazza Napoli ho suonato le mie prime canzoni. Nella mia Milano».
La sua prima canzone è Il primo giorno di primavera.
«Ero stato costretto ad abbandonare i Camaleonti per il militare. Ero disperato. Il tormento aiuta la creatività. Se vuoi fare l'artista, mai avere il culo al caldo. La scrivo a casa dei miei, a Valganna. Stupidamente, la intitolo Giovedì 19. La faccio ascoltare a Mogol, che mi dice: Ma sei scemo? È appena uscita 29 settembre. Cosa facciamo, canzoni o calendari?. Così cambia il primo verso e cambia la mia vita. Primo posto in classifica grazie ai Dik Dik e via».
Bella amicizia, quella con Mogol e Battisti.
«Pensi che abbiamo fatto persino una battuta di caccia a Titograd, la capitale del Montenegro che oggi si chiama Podgorica. C'erano anche Mariano Rapetti e Alberto Radius. In 5 con 2 sole licenze, da pazzi. E poi siamo diventati tutti nemici della caccia».
Parliamo di donne.
«Ne ho solo una, Mimosa».
Con quel nome, impossibile sostituirla. Parlavo di artiste. Loredana Bertè.
«Mi ha forgiato. Una palestra, un vulcano. Un'intuizione dopo l'altra. Una volta tornò dalla Giamaica con una valanga di dischi reggae, un genere sconosciuto in Italia. Li ascoltai, poi, dopo aver tratto ispirazione anche dai Ten C.C., scrissi E la luna bussò. In alto mare, invece, nacque una sera al Divina, un locale di Milano, dopo aver sentito la Love Unlimited Orchestra. Sbagliano i ragazzi di oggi che ascoltano poca musica. Se lo fai, l'ispirazione arriva».
Con Loredana ha avuto anche una bella storia d'amore.
«Cinque anni. Due di idillio, tre di massacro».
Ornella Vanoni.
«Ornella è Ornella. Che cosa si può aggiungere? Curiosa, intelligente, non molla mai. Sempre informata su tutto. Oggi che ha perso tutti i freni inibitori è irresistibile».
Fiorella Mannoia.
«Ho sempre scelto di lavorare con artiste di personalità vocale. Non basta saper cantare, bisogna anche aver voglia di comunicare. Arrivare al cuore. Fiorella è tutto questo. Jovanotti e Vasco cantano bene? No, per niente. Ma sono grandi comunicatori».
Una delle canzoni a cui è più legato è Vita.
«L'ho scritta con Mogol. In origine si intitolava Angeli sporchi. È dedicata a una ragazza di cui si era innamorato Mogol. Giulio dovrebbe ammettere che tutte le canzoni che ha scritto per Battisti parlano di sue donne. Di donne che ha avuto o anche solo conosciuto. Lei gli aveva raccontato per filo e per segno il suo passato. Ne aveva fatte di tutti i colori, non si era fatta mancare niente. Ma proprio niente. Poi, Lucio Dalla la sentì e cambiò storia e prospettiva. E la intitolò Vita. Lucio, in questo, era geniale. Prendeva canzoni di altri e le portava altrove».
Se si guarda alle spalle cosa vede?
«Il domani».
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tmnotizie · 6 years
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ANCONA – Il fascino indiscusso del circo oppure la sfrenata comicità e la satira contemporanea. Ricca e variegata l’offerta 2018 targata Teatro Panettone. “Tout le Cirque”  e  “Made in Marche”.  Tornano  anche quest’anno le già apprezzate rassegne nella storica struttura di Brecce Bianche che dal 2007, è gestita dal Gruppo teatrale  Recremisi il quale si è fatto carico in questi anni delle spese di recupero della struttura (circa 300 posti) e della sua gestione.
Due rassegne di qualità, presentate stamane in Comune,  che richiameranno pubblico al Teatro Panettone, uno spazio polifunzionale, che ha tutti i requisiti per  ospitare manifestazioni di teatro, danza e musica  di qualità e  che svolge una importante funzione di presidio sul territorio.
“Lo spazio teatrale del Panettone conferma la vivacità di una scena cittadina che affianca i grandi enti istituzionali di spettacolo e completa l’offerta, garantendo quel fermento e quello spirito incessante di ricerca sul territorio e per il territorio che sono la linfa vitale di una città – ha affermato l‘assessore alla Cultura Paolo Marasca -. Ancona è la città di uno dei 19 teatri di rilevante interesse culturale d’Italia, ma è anche la città di un palcoscenico periferico, curioso, che insegue quella qualità che spesso scivola attraverso le maglie delle grandi produzioni e che contribuisce alla crescita del pubblico, sempre più assetato spettacolo dal vivo.”
“La stagione del Panettone svolge anche un ruolo  di natura sociale, oltre che culturale,  sia in virtù della sua collocazione in un’area periferica e densamente abitata, sia per il prezzo contenuto dei biglietti – ha spiegato  Massimo Duranti, presidente di Gruppo teatrale Recremisi e curatore delle rassegne del Teatro Panettone   -. Il nostro obiettivo inoltre, è portare a teatro i giovani e gli anziani del quartiere e di tutta la città, e lo facciamo dando spazio anche ad artisti marchigiani di grande qualità”.
Si comincia Sabato 13 Gennaio 2018, alle  ore 21.00 con  “Diapason” con I Circondati, per la rassegna “Tout le Cirque”  mentre per   “Made in Marche”  l’appuntamento è per Sabato 20 Gennaio 2018, alle ore 21.00  con “ScherziAmo”   con Piero Massimo Macchini regia  Max Giusti.
Calendario “Tout le Cirque” 2018
Sabato 13 Gennaio 2018 ore 21.00  “Diapason” con I Circondati
Sabato 03 Febbraio 2018 ore 21.00 “Kalinka” con Nando & Maila
Sabato 03 Marzo  2018 ore 21.00   “Mago per Svago” con  L’Abile Teatro
Sabato 17 Marzo  2018 ore 21.00  “C’est magnifique” con  il Circo in Valigia
Sabato 07 Aprile  2018 ore 21.00 “Viaggio nella Luna”  con  compagnia Visionaria
“Diapason”   di Diego Carletti – Luciano Menotta
Luciano Menotta e Diego Carletti della compagnia i Circondati sono i due bravi e poliedrici protagonisti di “Diapason“, attori, clowns, musicisti, dotati di una mezza maschera in cuoio e di un clarinetto e una fisarmonica, con i quali creano un assurdo e abilissimo gioco teatrale dove ogni logica e prospettiva viene continuamente cambiata.
Uno spettacolo divertentissimo, sorprendente, spericolato: tra musica, gag e acrobazie questi due clown lasceranno a bocca aperta il pubblico di tutte le età! Due storie che si intrecciano per poi fondersi e ribaltarsi in un potente carnevale di comicità, assurdità ed emozioni primordiali dove il fallimento crea l’assurdità. Un esempio di contemporaneità nella Commedia dell’arte e nel clown. DIAPASON è un salto nel vuoto senza rete di protezione, è uno spettacolo estremamente comico fatto di musica, di verità, di nudità, di fame, di sete e di amore.
“KALINKA”  –  Il circo russo come non l’avete mai visto! di e con Maila Sparapani e Ferdinando D’Andria. Regia di Luca Domenicali
Un varietà circense dove la musica dal vivo si intreccia con gags, tormentoni, acrobazie aeree e giocolerie. Nando e Maila costituiscono una coppia bene assortita che ha del felliniano: lui (Mascherpa) è uno sgangheratissimo impresario – presentatore-spalla, lei (Maila Zirovna) è una non meno pasticciona primadonna venuta –scappata -scacciata, vai a capire, dalla grande tradizione circense della Russia sovietica.
“MAGO PER SVAGO”    di e con Simon Luca Barboni  e Mirco Bruzzesi
Concepito come uno spettacolo muto, è in effetti tutt’altro che silenzioso. Mago per Svago si rivela al pubblico grazie alla sua colonna sonora. Un ritmo trascinante che nei suoi accenti racchiude i momenti più significativi della storia. Racconta di un mago e del suo spettacolo, ma soprattutto, racconta di un assistente e del suo desiderio di conquistare la scena.  La classica magia come la conosciamo, viene così riproposta in una forma inedita: una parodia di se stessa. L’assistente e il suo ricalcare il “grande mago”, gli imprevisti, gli errori, fino ad un epilogo che ribalta l’intera scena e commuove lo spettatore.
“C’est Magnifique”   Ovvero: come dire di si senza accettare di e con: Giulia Rossi, Nicoletta Grolla Cegalin e Paolo Piludu
Uno spettacolo comico con acrobazie aeree, abilità musicali, pupazzi di gommapiuma e giocolerie emotive. E’ uno spettacolo di Clown, o meglio, con tre Clown che danno i numeri, e … a proposito di numeri: una sega musicale, un organetto diatonico, un cerchio aereo, cinque palline rimbalzine, un paio di scarpe da tip-tap, una tela aerea, cinque pupazzi, cinque cappelli da manipolazione; tutto in un continuo folle gioco e cambi di scena. E’ uno spettacolo Noir, dinamico ed esilarante.
“Viaggio nella Luna”  di Valeria Mastropasqua con VisionAria, compagnia di Danza Aerea e Nuovo Circo
Lo spettacolo prende ispirazione dal film fantastico del 1902 “Le voyage dans la lune” di Georges Méliès, una pellicola della durata di 14 minuti. Per Méliès, che era anche prestigiatore ed illusionista, il mondo cinematografico era il teatro dell’impossibile, dell’anarchia, della sovversione giocosa delle leggi della fisica, della logica e della quotidianità. Con fantasmagoriche invenzioni ed una tecnica cinematografica puramente artigianale Méliès tende alla creazione di un mondo fantastico costruito per far ridere e sognare attraverso trucchi che hanno in sé lo spirito della ricerca e della scoperta. Riconoscendosi nelle ironiche intuizioni artistiche e nello stile pionieristico di Méliès, la compagnia VisionAria vuole rendergli omaggio attraverso il suo personale linguaggio corporeo della Danza Aerea e del Circo Contemporaneo.
Calendario  Made in Marche 2018
          Sabato 20 Gennaio 2018 ore 21.00 “ScherziAmo”   con Piero Massimo Macchini regia  Max Giusti
Sabato 10 Febbraio 2018 ore 21.00 “Volevo essere una Rock Star (ma ho perso i capelli)” Con Michele Gallucci regia Paolo Figrì
Sabato 24 Febbraio 2018 ore 21.00 “Kitchen Stories #1 : ” Tutto l’amore è clandestino ” con Ernesta Argira regia  Barbara Alesse
Sabato 10 Marzo 2018 ore 21.00 “Viva la vida” con  Stefania Terrè  regia Antonio Lovascio
Sabato 24 Marzo 2018 ore 21.00    “Die Landung-Lo Sbarco” con Gian Paolo Valentini     regia Elena Fioretti
Sabato 14 Aprile 2018 ore 21.00 ” Feltrinelli, una storia contro” Vita e morte di un miliardario anarchico Con Mauro Monni    regia  Mauro Monni
ScherziAMO  di Piero Massimo Macchini e Domenico Lannutti. Con Piero Massimo Macchini,regia Max Giusti. «Può uno spettacolo comico occuparsi del senso della vita? Piero Massimo Macchini ci ha ragionato a lungo e una mattina, leggendo l’ennesimo articolo sulla riforma delle pensioni, si è detto: “se chi si occupa del senso della nostra vita fa ridere, perché io da comico non posso fare il contrario?” Da questa amara constatazione prende vita “ScherziAMO, Chi nasce per gioco non può che vivere in allegria”, un one-man show tra biografia, satira e vaudeville, in cui l’autore inserisce, nel solco della più nobile tradizione macchiettistica italiana, elementi di teatro di strada e clownerie. GENERE: Teatro comico, Cabaret, Magia, Stand up Comedy
Volevo essere una Rock Star (ma ho perso i capelli) di Michele Gallucci e Domenico Lannutti. Con Michele Gallucci, regia Paolo Figrì
Robert Plant, Angus Young, Jimmy Page, Eddie Vedder, Kurt Cobain, Dave Grohl ed io. La mia vita vissuta come fossi una rock star, il rapporto con mia figlia, le donne, le paure, la musica. Altro che sesso, droga e rock ’n’ roll…. Ansia, cd e una consolle da dj. Un viaggio in solitudine attraverso la musica, del resto, se fossi stato una rock star, non avrei perso tempo con me.
Kitchen Stories #1: Tutto l’Amore è Clandestino di Barbara Alesse e Ernesta Argira, con Ernesta Argira, regia di Barbara Alesse
Lo spettacolo parla di una ricetta di cucina, perché ai suoi protagonisti piace mangiare. E il cibo, si sa, si lega bene all’amore. L’amore nasce in silenzio, al buio, non lo si vuole riconoscere, non lo si vuol fare entrare perché ci fa paura. Tutto l’amore è clandestino, e poi piano piano prende residenza dentro di noi, ottiene la cittadinanza nelle nostre vite. L’amore è ancora più clandestino quando a provarlo è un clandestino. Il problema è che alla loro ricetta d’amore manca un ingrediente. E’ rinchiuso in un barattolo: è trasparente, è insapore. Ma in quel barattolo c’è tutto: la possibilità di litigare e di lasciarsi – senza pensare che questo porterà alla prigione – la possibilità di andare a cena fuori, di lavorare, di fare un viaggio dove ci piace. Cosa c’è in quel barattolo?
VIVA LA VIDA  di Pino Cacucci con Stefania Terré,regia Antonio Lovascio
Un monologo fulminante che ripercorre i patimenti della reclusione forzata di Frida Kahlo, i lucidi deliri artistici di pittrice affamata di colore, la relazione con Diego Rivera. In un Messico quanto mai reale e al tempo stesso immaginifico.
 DIE LANDUNG  –  LO SBARCO  Da un’idea di Andrea Manciola, con Gian Paolo Valentini. Regia: Elena Fioretti
Die Landung è il racconto di un evento tutto marchigiano della Prima Guerra Mondiale: lo sbarco di un commando austriaco partito da Pola sulla spiaggia di Marzocca nell’aprile 1918 con l’obiettivo di sabotare i sommergibili ancorati presso il Lazzaretto di Ancona. Le vicende, caratterizzate da eventi surreali che hanno dell’incredibile, sono raccontate da un uomo di oggi, un “fantasma” del mare che, con la sua valigia piena di oggetti magici, dà vita ai protagonisti della storia e gioca con la trama prendendo le sembianze di un cantastorie antico e moderno allo stesso tempo.
FELTRINELLI, UNA STORIA CONTRO, Vita e morte di un miliardario anarchico di Mauro Monni, con Mauro Monni. Regia Mauro Monni
Il monologo racconta la storia italiana dal dopoguerra ai primi anni ‘70 vista attraverso gli occhi e l’impegno politico di Giangiacomo Feltrinelli, fondatore dell’omonima casa editrice. Scopriremo come sono nati capolavori quali il “Dottor Zivago” e “Il Gattopardo” e quanto siano state avventurose le loro pubblicazioni; di come Giangiacomo si avvicini alla realtà cubana quasi per caso arrivando poi ad esserne coinvolto a tal punto da decidere di tentare una rivoluzione popolare anche in Italia. Infine rivivremo gli anni bui del periodo delle stragi di stato e degli anni di piombo, e soprattutto il tragico evento di Piazza Fontana con la conseguente clandestinità di Feltrinelli stesso – accusato ingiustamente di esserne stato il mandante – fino all’epilogo della sua, ancor oggi, misteriosa morte.  Nel 2011 “Feltrinelli, una storia contro” ha rappresentato l’Italia al ‘Festival Internazionale de Teatro’ de La Habana a Cuba.
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Giorno 1: 1 agosto Alle 11.15 prendiamo il primo treno che ci porterà alla stazione di Modena per prendere la freccia bianca. Alle 13.30 arriviamo in stazione centrale a Milano nell’attesa di prendere per la prima volta Flixbus e iniziare ufficialmente la vacanza. Pranzo da burger king, pausa da Feltrinelli e giretto per negozi prima di prendere la metro M1 per Milano Lampugnano dove ci aspetta l’autobus per Vienna (12 ore). Alle 21.05 partiamo da Milano con direzione Vienna. L’autobus è abbastanza nuovo e pulito dotato di tutti i confort, almeno a prima vista.
Guarda anche il VLOG RELATIVO!
Arriviamo alle 9, puntuale. Le continue fermate e pause non permettono di dormire a lungo se poi aggiunte al freddo dell’aria condizionata e alla guida spericolata dei due autisti.Una volta arrivati cerchiamo la stazione della metropolitana più vicina, dove acquistiamo il biglietto settimanale per i mezzi al prezzo di 16,20 euro valido per le metro, gli autobus e i tram nel centro urbano della città.
Ci dirigiamo verso l’hotel cercando un luogo in cui fare colazione, e ben presto ci accorgiamo che i bar nel nostro quartiere scarseggiano. Una volta arrivati davanti all’appartamento scopriamo che le chiavi si trovano da tutt’altra parte della città (su Booking c”era scritto ma ovviamente non l’avevamo letto). Così decidiamo di fermarci in un Mcdonald a fare colazione. Sicuramente questa non è stata una colazione tipica austriaca, il nostro menù prevede infatti Donuts, Cappuccino e Milk Shake. Dopo la piacevole pausa al Mc prendiamo un tram (tram 1) che ci porta al “Suite hotel” dove ritiriamo la chiave per il nostro appartamento. Siamo in anticipo e un uomo tutto inc***ato ci fa aspettare in una stanza calda (considerati i 40° esterni) in attesa dell’orario del check-in.
Leggi anche: Santander: il nostro primo sguardo sull’Oceano. Parte #1
L’appartamento è grande ma non particolarmente pulito. Si trova in una zona abbastanza centrale e molto tranquilla. Dispone di tre stanze, camera bagno e cucina con arredamento essenziale. La prima cosa che facciamo è recuperare qualche ora di sonno. Verso le 17 facciamo un salto al Billa, una catena alimentare molto diffusa in città dove acquistiamo acqua, due pizze (abbastanza buone), dei biscotti e dei cookies. Verso le 19 usciamo per dare un primo sguardo a Vienna e ci dirigiamo subito nel quartiere dove si trova l’hard rock. È una zona abbastanza frequentata, piena di gelaterie italiane e locali, la maggior parte italiani. Raggiungiamo la piazza dove è presente la Cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom), una chiesa imponente e veramente affascinante. Dopo una passeggiata lungo il Danubio e dopo essere tornati all’hard rock per acquistare la maglietta decidiamo di rientrare. Sono circa le 22 quando raggiungiamo l’appartamento e crolliamo in un sonno profondo.
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A presto, Davide e Giulia!
Prima tappa di un nuovo viaggio: Vienna! Giorno 1: 1 agosto Alle 11.15 prendiamo il primo treno che ci porterà alla stazione di Modena per prendere la freccia bianca.
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gregor-samsung · 4 years
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“ Una notizia si diffonde per il quartiere e raggiunge anche casa nostra. È una vicina a dire a mia madre: «La sai la novità?» Mia madre, che è all’oscuro di tutto, si incuriosisce e chiede di essere ragguagliata, al che la vicina prosegue: «Conosci Tawhida, la figlia di Umm Ali e del vecchio Ragab?» «Certo! Che ha fatto di male contro il Signore?» «Ha ottenuto un posto come funzionario dello stato!» «Come funzionario dello stato?» «Perdinci… funzionario… Lavorerà al ministero in mezzo agli uomini!» «Non c’è potenza né forza se non in Dio… ma Tawhida è di buona famiglia: sua madre è una brava donna, suo padre è un uomo onesto.» «Tutte storie… Quale uomo sarebbe soddisfatto di tutto ciò?» «Signore! proteggici sia nella vita terrena che nell’aldilà…» «Forse la ragazza non è carina?» «In ogni caso avrebbe sempre potuto trovare un bravo ragazzo…» Ora, tutti nel quartiere sparlano della sua condotta, fanno commenti, la prendono in giro, la criticano e ogni volta che vedono passare suo padre, il vecchio Ragab, dicono: «Che Dio ci protegga!» «Come cambia il mondo!» Tawhida è la prima donna-funzionario del nostro quartiere. Mi hanno detto che è andata a scuola con mia sorella maggiore. Ciò che sento sul suo conto mi incuriosisce a tal punto, che ogni giorno la osservo attentamente mentre rincasa dal lavoro. Di proposito mi apposto all’entrata del rione e, quando la vedo arrivare, la guardo con curiosità. Man mano che si avvicina posso distinguere meglio il viso pallido, lo sguardo sfuggente, i lineamenti ben marcati che la differenziano dalle altre ragazze del quartiere. A volte mi lancia una occhiata fugace, altre volte fa finta di non vedermi e continua per la sua strada. E allora ripeto fra me e me come un pappagallo: «Come cambia il mondo!» “
Naghib Mahfuz, Il nostro quartiere, Feltrinelli (traduzione di Valentina Colombo, collana Universale Economica n° 1180), 1991; pp. 21-22.
[ 1ᵃ edizione originale: حكايات حارتنا (Ḥikāyat ḥāritnā) [Racconti del nostro quartiere], American University Press, Il Cairo, 1975 ]
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gregor-samsung · 4 years
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Ogni bambino del nostro quartiere sogna di poter incontrare durante il sonno il "visitatore della notte". Non esiste alcun dubbio, è un personaggio vero, ma il suo regno fantastico si trova solo nei cuori innocenti. Nelle sere di festa e di Aid i nostri genitori ci dicono: "Lavati e va' a letto, leggi la Fatiha, esprimi un desiderio e mettiti a dormire. Forse avrai la fortuna di incontrare il visitatore della notte, che esaudirà i tuoi desideri..." Vari desideri si sono succeduti durante le diverse fasi della vita, suppliche passate direttamente dal cuore nelle mani del visitatore della notte... "O visitatore della notte, fa' chiudere la scuola e prenditi il nostro maestro." "O visitatore della notte, aprimi le porte del monastero e colmami di more." "O visitatore della notte, restaura le vecchie case del nostro quartiere." "O visitatore della notte, proteggici dalla povertà, dall'ignoranza e dalla morte." Un giorno, durante la mia infanzia, ho assistito a un grande corteo che attraversava il nostro quartiere. Al centro, in mezzo alle altre persone, vidi un uomo straordinario. Il quartiere era affollato di uomini, le donne in gran numero erano affacciate alle finestre, e le grida di gioia s'alternavano al suono dei flauti e dei tamburi. Il corteo passò davanti ai negozi, ai magazzini pubblici, al mulino, al forno, ai bagni, alla scuola elementare e a quella superiore, al sabil storico, al tunnel, alla zawiya, alle piazze, e anche alla taverna, alla fumeria e al cimitero. Alla vista di quell'uomo possente rimasi senza fiato, e il mio cuore si riempì di una gioia infinita. Ero fermamente convinto di una cosa e pensai: "Quell'uomo straordinario è il visitatore della notte, venuto espressamente per esaudire i miei desideri notturni." Urlai a più non posso con la mia voce sottile: "Viva il visitatore della notte! " Accadde ciò che non avrei mai immaginato: la gente si ammutolì, i visi si contrassero come se le persone avessero bevuto del succo di limone salato. L'imam della zawiya mi prese per l'orecchio e mi sussurrò: "Sei un bel mascalzone!" Il padrone dei magazzini pubblici ordinò a uno dei suoi guardiani: "Allontana quel maleducato..." Colmo di rabbia e di dolore, venni acciuffato e riportato a casa. Lì, profondamente afflitto, mi misi a sedere sul divano, con gli occhi intrisi di lacrime. A un certo punto, mio padre mi rimproverò serenamente: "Sciocco, ti sei dimenticato che il visitatore della notte si incontra solo nel sonno?!?"
Naghib Mahfuz, Il nostro quartiere, Feltrinelli (traduzione di Valentina Colombo, collana Universale Economica), 1991; pp. 86-87.
[1ᵃ edizione originale:حكايات حارتنا (Racconti del nostro quartiere), 1975 ]
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lectio-divina · 4 years
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Ciclo - Ristampa delle Storie Brevi N.199 (Omicidi e Affini)
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(immagine via Tumblr/hp-goodwin)
« (voce femminile) Omicidi e affini? »   « Buongiorno, mi chiamo Tobias Waffe, chiamo da Londra. » « Buongiorno signor Waffe, io sono la signorina Hipstick, posso chiederle come ci ha trovati? »   « Certamente, digitando una lunga sequela di numeri sul darkweb. » « Grazie signor Waffe, un attimo di attesa, le passo subito il suo incaricato. » (Gipsy Kings) « Signor Waffe buongiorno, mi chiamo Thomas Coleman e sono il suo incaricato, mi dica, chi vuole uccidere? »   « Un mio collega. » « Benissimo, e come si chiama? »   « Angus McNamara. » « E dove abita il nostro signor McNamara? »   « 355 Angel Road. » « Bene signor Waffe, restiamo in attesa del nostro compenso, che ci farà pervenire nei modi e nei tempi che le specificherà la signorina Hipstick, a cui sto per girarla, la nostra agenzia garantisce l'esecuzione degli ordini entro una settimana, ma a meno di inconvenienti entro i due giorni successivi l'accredito il suo problema sarà risolto. Noi due non ci sentiremo mai più, quindi la saluto, serena mattina, signor Waffe, rimanga in linea. »
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Cane Bianco, di Fester Abrams, lo trovi su Amazon , gratis con Kindle Unlimited, da Giunti e da Feltrinelli.
Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista verso un finale inaspettato: Che ne è stato del cane bianco?
Un giallo imprevedibile, su cui abbiamo lavorato a lungo, tutti insieme, riversandoci le nostre cure, attente e appassionate, sia per la sostanza che per la forma. Il risultato è una gioia, per gli occhi e per la mente, un piacere che soltanto una piccola casa editrice è in grado di offrire.
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lectio-divina · 4 years
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Storie Brevi  (Cremisi)
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(immagine via Tumblr/i-am-a-polpetta)
      E lui: « È quella lì la macchina grande? » Afferro al volo il significato della risposta: « Già, » Obietto, « Oggettivamente può non esserlo, » Quindi ricomicio a gesticolare: « Vede io intendo la cosa da un punto di vista prettamente familiare, » E gli spiego che siccome a casa di macchine abbiamo quella lì e poi una Civic per forza di cose dal nostro punto di vista quella lì è la macchina grande. « Settemila cinquecento. » Dichiara, « Pfui. » Subentra Polly, « Vale molto di più. » Riesco a non darlo a vedere, ma ammattisco, dissimilo dando uno sguardo alla mia manicure, odio Polly quando fa così, come l'altro giorno quando ha chiamato l'idraulico, « Ok. » Le ho detto, « Potevamo concertare. » E per fortuna non è arrivato, sennò avrebbe buttato lì qualcosa tipo: « Trecentocinquanta sterline. » E poi vacci a parlare che deve cacciarle tutte lei, che per sistemare la macchina sono finito sul lastrico e sono al verde fino al mese prossimo, « Vale almeno novemila » Prosegue intanto risoluta, il venditore sbuffa e alza gli occhi al soffitto, io riprendo a gesticolare, « Settemila cinquecento in effetti mi paiono un furto. » Lui si alza e attraversa l'ufficio, esce, lo vediamo attraverso le vetrate mentre compie il periplo della nostra macchina, si arrotola una manica fin sopra l'avambraccio, si piega per notare il frego lasciato sulla fiancata dalla bici del figlio dei vicini, « Oh! Sweet Nuthin' » Suonano i Velvet Underground nella mia testa, fuori il venditore dissente contariato, « You know she ain't got nothing at all. » Insinuo una mano fra le cosce di Polly, le cosce sexy, toniche, calde di Polly, l'avverto frusciare fra le calze bianche, le stringo, la osservo, la mia Polly, e lei ha sulla bocca un rossetto cremisi.
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Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista verso un finale inaspettato: Che ne è stato del cane bianco?
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lectio-divina · 4 years
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Storie Brevi  (Burblecht)
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(immagine via Tumblr/moon-spoon)
    « [...] ogni tanto incontro il vecchio Burblecht, il nostro comune amico, si è trasfetito a Norimberga e lavora come contabile presso uno spedizioniere, e siccome io vivo qui ma lavoro lì ogni tanto finiamo per incontrarci, e ogni volta mi chiede di voi, e il buon Hanse di qua, e il buon Hanse di là, vi è molto affezionato quel frescone. Sulle prime rispondevo che non vi avevo più visto, poi siccome insisteva ho preso a inventare, così siete stato convalescente di appendicite, aviatore, padre di quattro figli, morto e risorto la volta seguente come chirurgo in una clinica in Svizzera, e lui lì con lo sguardo per aria, il povero Burblecht, quel gran boccalone, oh, voi tenetemi il gioco se lo incontrate. Burblecht, se non ci fosse andrebbe proprio inventato. »
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lectio-divina · 4 years
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Storie Brevi  (Camera in Affitto)
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(immagine via Tumblr/freckles-and-books)
Il nostro Harry ha lasciato la stanza, ha tolto di mezzo libri e riviste, ha rifatto il letto, stirato attentamente le pieghe sulla coperta, ha svuotato il posacenere, buttato le cicche e pulito l'interno, ha anche cambiato l'aria, ha liberato dai suoi abiti la spalliera della poltroncina, via la giacca, il bastone, il cappello. Ha fatto sparire quella radiolina petulante che teneva sul tavolincino sotto la specchiera, con quella lunga antenna puntata verso la finestra, ha pulito lo specchio, tanto da non riuscire a riscontrare la presenza di un minimo alone, poi deve essere sceso nel campo, perché ho trovato dei fiori freschi nel vaso. Quindi ha preso le sue valigie e se n'è andato, e ora quella stanza è tornata ad essere anonima come prima che la prendesse, in attesa del prossimo affittuario, che cancellerà questo suo prendere commiato, i fiori, la poltroncina a tutto il resto, e sarà come se non ci fosse mai stato nessun Harry.
Et voilà, l'arcano, il rovesciamento dell'orizzonte, il passaggio attraverso lo specchio:
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lectio-divina · 4 years
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(immagine via Tumblr/vurtual)
Guardò la luna, un piatto di madreperla appeso nel blu elettrico della notte, fra gli apici aguzzi del bosco, e rabbrividì a costatare la bellezza di quella visione. In una illusione ottica della coscienza le parve di trovarsi dentro a una enorme botte, tanto grande da contenere l'albergo, il cielo, il bosco e quanto potesse osservare, e che la luna in realtà non fosse altro che un foro circolare, attraverso il quale si poteva osservare oltre, la luce dell'esterno. Uscì sul balcone a sorseggiare il suo calice, la frescura la fece strigere nel suo maglione, il rumore distante di un'automobile, più in basso, in giardino, il vociare sommesso di una coppia di anziani. E la luna, di nuovo lei, caustica, la protagonista. Un pieno, una sfera celeste in grado di competere col nostro pianeta, ma piccola perché lontana nel cielo, e anche un vuoto, l'immaginifico foro circolare fra questa e un'altra dimensione.
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Et voilà, l'arcano, il rovesciamento dell'orizzonte, il passaggio attraverso lo specchio:
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Sinossi:
Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista verso un finale inaspettato: Che ne è stato del cane bianco?
Un giallo imprevedibile, su cui abbiamo lavorato a lungo, tutti insieme, riversandoci le nostre cure, attente e appassionate, sia per la sostanza che per la forma. Il risultato è una gioia, per gli occhi e per la mente, un piacere che soltanto una piccola casa editrice è in grado di offrire.
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lectio-divina · 4 years
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Storie Brevi (Rivelazioni)
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(immagine via Tumblr/bruwho)
Il vecchio è sul letto di morte in compagnia della moglie e della figlia, ovviamente affrante, a un tratto pare riemergere dal limbo in cui versa da tempo, ha un fremito, quindi comincia a farfugliare qualcosa, sembrano frasi, appena percettibili. -Avvicinati.- Dice la figlia alla madre, lei si spinge fino a porgli un orecchio sulla bocca, -E allora? - Domanda la figlia, -Pare ripeta un nome di donna.- Risponde vaga la moglie, -Quale?- Chiede la figlia, -Non lo so,- Risponde l'altra, -Non il nostro.- Aggiunge velatamente sbigottita. -Togliti.- La incalza la figlia, siede al suo posto e come lei avvicina l'orecchio alla bocca del padre: -Chiama una di nome Roberta.- Dice con aria interessata, -E chi è?- Trasalisce la moglie, -Boh,- Risponde la figlia, -Vuoi vedere che lo zozzone aveva un'amante.- Quindi riflette un attimo: -Sono Roberta,- Gli sussurra a un orecchio, -Cosa fai!- Esclama la madre scandalizzata, -Cosa fai?- La rimbrotta la figlia, -Adesso vedi.- -Roberta.- Sospira intanto il vecchio, -Eccomi,- Gli risponde suadente la figlia, -Dove abito?- Aggiunge, -In via delle margherite.- Risponde subito il vecchio, -E a che civico?- -353.- Risponde macchinosamente lui. -E la casa di chi è?- Domanda la figlia, intendendo trovare un modo per localizzare inequivocabilmente l'appartamento, -Tua,- Gli fa il vecchio agonizzante, -Ho finito di pagarti il mutuo tre anni fa.-
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Et voilà, l'arcano, il rovesciamento dell'orizzonte, il passaggio attraverso lo specchio:
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lectio-divina · 4 years
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Storie Brevi (Omicidi e Affini)
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(immagine via Tumblr/hp-goodwin)
-(voce femminile) Omicidi e affini?-
-Buongiorno, mi chiamo Tobias Waffe, chiamo da Londra.-
-Buongiorno signor Waffe, io sono la signorina Hipstick, posso chiederle come ci ha trovati?
-Certamente, digitando una lunga sequela di numeri sul darkweb.-
-Grazie signor Waffe, un attimo di attesa, le passo subito il suo incaricato.-
(Gipsy Kings)
-Signor Waffe buongiorno, mi chiamo Thomas Coleman e sono il suo incaricato, mi dica, chi vuole uccidere?-
-Un mio collega.-
-Benissimo, e come si chiama?-
-Angus McNamara.-
-E dove abita il nostro signor McNamara?-
-355 Angel Road.-
- Bene signor Waffe, restiamo in attesa del nostro compenso, che ci farà pervenire nei modi e nei tempi che le specificherà la signorina Hipstick, a cui sto per girarla, la nostra agenzia garantisce l'esecuzione degli ordini entro una settimana, ma a meno di inconvenienti entro i due giorni successivi l'accredito il suo problema sarà risolto. Noi due non ci sentiremo mai più, quindi la saluto, serena mattina, signor Waffe, rimanga in linea .-
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Et voilà, l'arcano, il rovesciamento dell'orizzonte, il passaggio attraverso lo specchio:
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Sinossi:
Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista del libro verso un finale a sorpresa. Che ne è stato del cane bianco?
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lectio-divina · 4 years
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La Statua di Sale
(Giallo a Puntate)
11. Undicesimo episodio
(episodio precedente)
(primo episodio)
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(immagine via Tumblr/billbezy)
La direttrice dell'ospizio era una graziosa signora di mezza età, che mi accompagnò attraverso i corridoi ariosi della struttura, connotata dalla consueta tenacia e dagli scarsi mezzi consoni al nostro sistema sanitario. La sorella del Pulci riposava in una stanza doppia, feci allontanare la coinquilina con una scusa e approcciai la teste con sguardo fermo e caritatevole: -Fuggenzio!- Esclamò questa come mi vide, -Di chi parla?- Sussurrai sorpreso alla direttrice, questa scartabellò brevemente in una cartella: -Del figlio.- Rispose. -Evabbeh,- Chiosai, quindi approcciai il letto con espressione mite, -Fuggenzio.- Replicava la vecchia con tono adulatorio. -Sei tornato.- Di più non disse, e dopo vari minuti trascorsi a tentare di cavarle qualcosa di bocca volsi alla direttrice uno sguardo risoluto ma sconfitto: -Deve essere uno dei suoi giorni no.- Sospirò questa, -Riproverò.- Ammisi deluso. Salutai la vecchia e mi preparai a tornare a Berice con le pive nel sacco, ma appoggiata una mano sulla maniglia della porta questa scese dal letto, dimostrando peraltro un'inconsueta agilità, e si fiondò su un armadietto: -Fuggenzio!- Esclamò fremente, -Ma come, già te ne vai!- La ricambiai contrariato, cosa che data la situazione potevo risparmiargli, ma la frustrazione aveva ormai preso il sopravvento. -Tieni!- Esclamava intanto, mettendomi in mano un pacchetto di cartone ricavato da una qualche confezione, lo soppesai trovandolo leggero, -Apri!- Mi incalzava lei trepidante, l'aprii, -Sei contento Fuggenzio!- -Presto, un telefono.- Suggerii io alla direttrice, -Mi segua.- Rispose questa precedendomi. Rimisi il tappo alla scatola, -Grazie.- Dissi alla vecchia, lei ricambiò osservandomi con aria indecisa. Alcuni secondi più tardi correvo dietro alla direttrice stringendo cauto la scatoletta in una mano, poi ci ripensai e decisi di tenerla per i quattro angoli, il suo contenuto risentiva dell'umidità, era una madonnina di sale, identica alla precedente, la Pulci doveva averla ricavata da uno stampo. -Sa quando ha visto il figlio l'ultima volta?- Domandai alla direttrice giunti ai due estremi della scrivania nel suo ufficio, ancora non riuscivo a capacitarmi della svolta repentina assunta dalla mia indagine. Digitai il numero diretto del mio superiore e spiccammo il mandato di cattura per il figlio della Pulci, e appena attaccato cominciai a prepararmi mentalmente per l'interrogatorio. Tornato a Berice trovai la Bice seduta su una grossa valigia, proprio sul posto auto riservato alla mia Panda, colpa mia, vuoi la solitudine, vuoi il gradevole profumo di rosa che emanava il giorno precedente, eravamo finiti a letto insieme, ed... ...era stato bello. Non credevo però che quel gesto implicasse conseguenze tanto perentorie, continuavo evidentemente a giudicare quel posto col metro sbagliato. Lei alzò lo sguardo e mi sorrise esitante, e io per la seconda volta nello stesso giorno riservai uno sguardo contrariato alla persona sbagliata. Lo abbassai colpevole, uscii di macchina, afferrai la sua valigia e le feci strada. Un paio d'ore più tardi la valigia era stata riposta nel mio armadio, e i suoi indumenti occupavano buona parte dello spazio disponibile sulla stecca. Suonò il telefono, era il comando, afferrai carta e penna e cominciai a trascrivere, Fuggenzio Musumeci, anni cinquantacinque, incensurato, sposato, residente a Palermo, Termini Imerese, il mandato di cattura era confermato, presto mi avrebbero fatto sapere. Come attaccai suonò il citofono, andò la Bice, era Avati: -Brigadiè!- Esordì, -Cosa è successo alla sua Panda?- E io: -Niente, perché?- -Tutte e quattro le ruote sgonfie ha.- Scendemmo, altro che sgonfie, erano state bucate, evidentemente qualcuno non gradiva più la mia presenza.
(episodio seguente)
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Cane Bianco, di Fester Abrams, un giallo, lo trovi su Amazon, gratis con Kindle Unlimited, da Giunti e da Feltrinelli.
Sinossi:
Manhattan, Battery Park, pomeriggio, una giovane donna porta il cane a passeggio, un incontro fortuito, un attimo di leggerezza e il cane scompare. Sera, lobby del Sagram Building, Upper East Side, “Il quartiere delle calze di seta”, il padre della giovane, persona avanti negli anni, ma determinato al limite del coriaceo, esce di casa deciso a ritrovare il cane. Farà l'alba sui marciapiedi, fra personaggi grotteschi e onirici, baristi dei bassifondi e derelitti da strada, ciascuno avrà in mano una traccia, una moneta da scambiare col ricco signore, chi per gioco o empatia, chi per invidia o disprezzo. Sono ore di febbrile ricerca, che condurranno il protagonista del libro verso un finale a sorpresa. Che ne è stato del cane bianco?
Un giallo imprevedibile, su cui abbiamo lavorato a lungo, tutti insieme, riversandoci le nostre cure, attente e appassionate, sia per la sostanza che per la forma. Il risultato è una gioia, per gli occhi e per la mente, un piacere che soltanto una piccola casa editrice è in grado di offrire.
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