Tumgik
#abbiamo rinunciato
papesatan · 4 months
Text
E già qualcuno fra i parenti ha osato chiedermi del concorso. Ma come, non partecipi? Vedo già le mie zie insegnanti partir gagliarde con le solite domande cui non saprò cosa rispondere. La verità porterebbe a una bruta discussione, meglio tentar la via della cieca ignoranza o, peggio ancora, della menzogna compiacente. Ogni volta resto muto e interdetto, incapace di soffrirne a voce, perché ho un lavoro, cristo, un lavoro creatomi dal nulla, MI SONO DATO un lavoro e per loro non è abbastanza, perché non è un posto pubblico. Forse chi ha visto Quo vado? ma vive al nord non ha ben chiaro quanto quel film ritragga fedelmente la gretta mentalità della mia terra, ma è davvero così e non fa ridere per niente. Ricordo ancora benissimo i mesi precedenti l’apertura, il silenzio dei parenti, il vuoto intorno, le risatine di mia nonna: “Ma verrà qualcuno?” e l’insistenza di mia zia: “Hai mandato le Mad? Dovresti provare col sostegno, da lì è più facile entrare” (e di questa immonda realtà parleremo un’altra volta). Ci litigai, speravo d’aver chiarito una volta per tutte le mie intenzioni, ma puntualmente dopo qualche mese tornò a chiedermi: “Allora, hai mandato le Mad? Nessuna supplenza?” “Eh, no” mentii “purtroppo nulla”. Ci rinuncio, perché quella dei nostri genitori ormai è una generazione totalmente slegata dalla realtà, convinta di vivere ancora gli anni ‘90, dove tutto era possibile, dove entravi dove volevi con l’aiuto di zio Cosimino, dove il politichino di turno sistemava gli amici di amici, dove una laurea e un concorso significavano qualcosa. Oggi la mia dipendente, povera crista che quando non lavora passa le giornate a studiare, mi ha rivelato che per la sua classe di concorso i posti messi a bando per la Puglia saranno 3. Come dovrei non incazzarmi? Come si può restare calmi di fronte a tanto schifo? Capite perché ho mandato tutti al diavolo, aprendo la MIA scuola? Non possiamo star qui a invecchiare all’ombra di mamma e papà, in attesa che lo stato ci permetta di fare ciò che abbiamo sudato e studiato decenni per fare. In famiglia nessuno sa che ad aprile ho rinunciato all'orale. Non li ritengo stupidi, è probabile che qualcuno abbia capito (forse mia madre?), dall’Usr dell’Emilia Romagna si sono fatti vivi dopo un anno (un anno!) dal superamento dello scritto, questo sì, ma è poco plausibile che venga indetto un nuovo concorso senza aver posto fine al precedente. Almeno il dubbio deve averli sfiorati. Ma non ho il coraggio di dirglielo, lascerò che lo capiscano da sé, se vogliono, non sopporterei la cenere di quegli sguardi delusi, il ricordo di mio padre che dopo lo scritto esulta al telefono: “Volesse Iddio che ti sistemi”, la segretaria dell’Usr che alla rinuncia insiste incredula al telefono ed io che le rispondo: “Non posso, ho cambiato vita”. No, la verità li ammazzerebbe, non so manco perché poi. E la cosa che mi fa più ridere è che proprio loro, le mie care zie insegnanti, gente del mestiere, non capiscono che non potrei affiancarlo in nessun modo a ciò che già faccio, perché è già un lavoro a tempo pieno. Come potrei mai dedicarmi il pomeriggio al doposcuola e preparare al tempo stesso le lezioni del giorno dopo? Partecipare ai consigli, collegi vari, attività pomeridiane ed essere ubiquamente al mio locale? Gestisco un’attività, cazzo, non è mica il lavoretto dell’estate. Ma non lo capiranno mai tanto, meglio che m’abitui sin da ora a ripetere: “Oh, sì, eccome se ho sentito! Non vedo l’ora di tentar la sorte anch’io alla lotteria!”    
75 notes · View notes
lory78blog · 5 months
Text
Un pensiero scritto su un forum che frequento relativo a questi giorni di festa, Natale, Capodanno..
""In me invece non c'è mai stata molta voglia di festeggiare, ma da quando sono assieme a Maurizio le cose sono migliorate, "sento" di più l'atmosfera natalizia.. quest'anno però è tutto cosi difficile.. la diagnosi di tumore alla prostata e la paura di qualcosa di peggio, possibili metastasi? Martedì dovrà fare una pet e poi ci diranno cosa dovrà fare e la paura di entrambi per come andrà a finire, non nego che spesso ho le lacrime e per un nonnulla lui pianga o si arrabbi.. E poi gli innumerevoli problemi con suo nipote, prima la pretesa che la casa fosse solo sua (?), poi la divisione in cui abbiamo dovuto rinunciare ad una scala che andrà forse tolta lasciandoci solo quella esterna perché lui ha bisogno di un deposito anche eventualmente per il fotovoltaico e poi vuole fare una camera in più per i figli e un altro bagno , voleva metà prato (ha poi rinunciato dimensionando un po' e lasciandocene di più capendo che era impegnativo tenerlo pulito) e anche un garage diviso a metà . Lunedì dovranno firmare l'atto ma.. sorpresa, ora il nipote ha comprato una casa come la voleva lui (non so cosa intende perché qui abbiamo una villetta niente male e lui abitava al piano terreno, più comodo e più grande. Siamo provati da tutto, la divisione, la malattia, altri problemini vari. Sinceramente la voglia di festeggiare quest'anno è poca, o comunque altalenante. Mi scuso per lo sfogo e per aver scritto un romanzo, per l'albero di Natale, lo faremo solo se si sentirà lui dopo le ultime notizie derivanti dalla PET."
24 notes · View notes
bru111271 · 4 days
Text
Un uomo che non è passato attraverso l'inferno delle passioni non le ha mai superate: esse continuano a dimorare nella casa vicina, e in qualsiasi momento può guizzarne una fiamma che può dare fuoco alla sua stessa casa.
Se rinunciamo a troppe cose, se ce le lasciamo indietro, e quasi le dimentichiamo, c’è il pericolo che ciò a cui abbiamo rinunciato o che ci siamo lasciati dietro le spalle, ritorni con raddoppiata violenza.
- Carl Gustav Jung -
15 notes · View notes
princessofmistake · 1 month
Text
Hannibal Lecter: «La carne ha un sapore interessante. E' brasato, con note acidule». Will Graham: «Il mio palato non è raffinato come il tuo». Hannibal Lecter: «Oltre a evitare un atto crudele, il sapore è migliore se l'animale non è in tensione prima della macellazione. Questo animale sembra terrorizzato». Will Graham: «Che sapore ha il terrore?». Hannibal Lecter: «E' acido». Will Graham: «La carne è amara perché è morta con l'amaro in bocca». Hannibal Lecter: «Questa non è carne di maiale». Will Graham: «Non quel genere di maiale. Non puoi ridurmi a una serie di influenze. Non sono il prodotto di nulla. Ho rinunciato al bene e al male per la scienza del comportamento». Hannibal Lecter: «Allora non puoi dire che io sia il male». Will Graham: «Sei distruttivo. E' la stessa cosa». Hannibal Lecter: «Il male è solo distruttivo? Allora i temporali sono malvagi, se è tanto semplice. E abbiamo gli incendi, e la grandine. Nelle polizze d'assicurazione, tutti questi eventi sono sotto la dicitura "Atti di Dio". Questa cena è un atto di Dio, Will?».
7 notes · View notes
emozparole-blog · 1 month
Text
Non è il primo amore che non si scorda mai ma, quello a cui ancora non abbiamo rinunciato..!!!
Tumblr media
.cit.
12 notes · View notes
occhietti · 8 months
Text
Tutti i sogni a cui abbiamo rinunciato, un giorno ci verranno a cercare.
web
22 notes · View notes
alle00 · 5 months
Text
E adesso siamo veramente adulti, pensiamo, e ci sentiamo stupiti che essere adulti sia questo, non davvero tutto quello che da ragazzi avevamo creduto, non davvero la sicurezza di sé, non davvero un sereno possesso su tutte le cose della Terra. Siamo adulti perché abbiamo alle spalle la presenza muta delle persone morte, a cui chiediamo un giudizio sul nostro comportamento attuale, a cui chiediamo perdono delle passate offese: vorremmo strappare dal nostro passato tante nostre parole crudeli, tanti gesti crudeli che abbiamo compiuto quando pure temevamo la morte ma non sapevamo, non avevamo capito com'era irreparabile, senza rimedio la morte: siamo adulti per tutte le mute risposte, per tutto il muto perdono dei morti che portiamo dentro di noi. Siamo adulti per quel breve momento che un giorno ci è toccato di vivere, quando abbiamo guardato come per l'ultima volta tutte le cose della Terra, e abbiamo rinunciato a possederle, le abbiamo restituite alla volontà di Dio: e d'un tratto le cose della Terra ci sono apparse al loro giusto posto sotto il cielo, e cosí anche gli esseri umani, e noi stessi sospesi a guardare dall'unico posto giusto che ci sia dato: esseri umani, cose e memorie, tutto ci è apparso al suo posto giusto sotto il cielo. In quel breve momento abbiamo trovato un equilibrio alla nostra vita oscillante: e ci sembra che potremo sempre ritrovare quel momento segreto, ricercare là le parole per il nostro mestiere, le nostre parole per il prossimo; guardare il prossimo con uno sguardo sempre giusto e libero, non lo sguardo timoroso o sprezzante di chi sempre si chiede, in presenza del prossimo, se sarà suo padrone o suo servo. Noi tutta la vita non abbiamo saputo essere che padroni o servi: ma in quel nostro momento segreto, in quel momento di pieno equilibrio, abbiamo saputo che non c'è vera padronanza né vera servitú sulla Terra. Cosí adesso, tornando a quel nostro momento segreto, cercheremo negli altri se già è toccato loro di vivere un momento identico, o se ancora ne sono lontani: è questo che importa sapere. Nella vita d'un essere umano, è il momento piú alto: ed è necessario che stiamo con gli altri tenendo gli occhi al momento più alto del loro destino. Con meraviglia, ci accorgiamo che adulti non abbiamo perduto la nostra antica timidezza di fronte al prossimo: la vita non ci ha per niente aiutato a liberarci della timidezza. Siamo ancora timidi. Soltanto, non ce ne importa: ci sembra d'esserci conquistato il diritto d'essere timidi: siamo timidi senza timidezza: arditamente timidi. Timidamente cerchiamo le parole giuste in noi. Ci rallegriamo tanto di trovarle, di trovarle con timidezza ma quasi senza fatica, ci rallegriamo d'avere cosí tante parole in noi, cosí tante parole per il prossimo, che siamo come ubriacati di facilità, di naturalezza. E la storia dei rapporti umani non è mai finita in noi: perché a poco a poco succede che ci diventano fin troppo facili, fin troppo naturali e spontanei i rapporti umani: cosí spontanei, cosí senza fatica che non sono piú ricchezza, né scoperta, né scelta: sono solo abitudine e compiacimento, ubriacamento di naturalezza. Noi crediamo sempre di poter tornare a quel nostro momento segreto, di poter sempre attingerci giuste parole: ma non è vero che ci possiamo sempre tornare, tante volte i nostri sono falsi ritorni: accendiamo di falsa luce i nostri occhi, simuliamo sollecitudine e calore al prossimo e siamo in realtà di nuovo contratti, rannicchiati e gelati sul buio del nostro cuore. I rapporti umani si devono riscoprire e rinventare ogni giorno. Ci dobbiamo sempre ricordare che ogni specie d'incontro col prossimo, è un'azione umana e dunque è sempre male o bene, verità o menzogna, carità o peccato.
Natalia Ginzburg, I rapporti umani (da “Le piccole virtù)
16 notes · View notes
diceriadelluntore · 2 years
Text
Autopromozione
Raramente in tutti questi anni ho parlato direttamente di me. Indirettamente si, attraverso le cose che ho tentato di raccontare tra libri, musica, idee, storie. Per una volta faccio un’eccezione. Qualche anno fa con mio fratello ho aperto un piccolo laboratorio che produce conserve artigianali di verdura e frutta. Siamo specializzati soprattutto nella trasformazione del pomodoro, dato che vivo e lavoro in una delle sue zone più vocate. Uniamo le coltivazioni più tipiche ed antiche con quelle più moderne e particolari, in totale libertà di pensiero in questo. Le nostre sono sfide culinarie a volte di poche decine di vasetti, per alcune tipologie, che però ci riempiono di orgoglio e di passione. Per passione abbiamo rinunciato ad altri lavori, siamo rimasti sul nostro territorio e facciamo una cosa che ci piace fare. Per scelte mirate e che amo definire ideologiche, lavoriamo ogni prodotto totalmente a mano, la meccanizzazione solo se necessaria: peliamo i pomodori, invasettiamo, etichettiamo, confezioniamo a mano, sbucciamo ancora le Percoche, che facciamo sciroppate (nostro vanto), ancora a mano, e nel vasetto è chiarissimo l’irregolarità conferita alla superficie dal taglio della lama del coltello. Parte dei prodotti li coltiviamo direttamente noi, parte da aziende specializzate che coltivano nel rispetto delle tecniche sostenibili per l’ambiente, delle coltivazioni e i lavoratori. Per quanto possibile, lavoriamo prodotti coltivati entro i 50 km dal nostro laboratorio. Abbiamo iniziato come fornitori di alta ristorazione, catering, negozi specializzati. Con il fermo pandemico, per evidenti esigenze, ci siamo spinti verso la vendita diretta, prima nei dintorni, poi allargandoci sempre di più. La mia autopromozione è questa: se qualcuno fosse interessato a provare dei prodotti totalmente artigianali, prodotti senza nessun compromesso sulla qualità e sul gusto, mi può contattare. Gli verranno fornite tutte le informazioni su disponibilità, prezzi, qualsiasi curiosità sulla lavorazione. Siccome siamo idealisti davvero, ci piace ancora parlare direttamente con le persone, non esiste un negozio virtuale, ma esisto io, e io fratello, per chiedere, per parlare, ed eventualmente per provare ed assaggiare.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno, che lo faranno leggere. 
Una sola parola, logora, ma che brilla come una vecchia moneta: “Grazie!” Pablo Neruda
143 notes · View notes
melaecrit · 7 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Davanti gli armadietti, giù nel magazzino, Sanji si sbottona la camicia. Per farlo non aspetta che l'altra recuperi le sue cose ed esca nel corridoio, non aspetta mai, e lei commenta sempre in qualche modo.
ㅤㅤ« Da meno di un anno », aveva confermato Nami ad una signora in cassa. Così lui l'aveva guardata e lei, di nascosto dall'interlocutrice, aveva riso sventolando la mancia. Stavano insieme – perché la domanda era stata quella – a quanto pareva, per venti dollari. « Sìì signora, è un ragazzo d'oro— ». Aveva questo modus sul lavoro, ammiccava al cliente coi tempi giusti, nei modi giusti e con disarmante complicità... faceva parte della mansione di cameriera ingraziarsi la gente, a sentir lei.
« Sei silenziosa. »
« — sì, sto andando. » È tranquilla, lo suona almeno. Lui freme, e si domanda se si percepisca il tormento in cui giace, la tensione con cui esegue i consueti movimenti. 
La segue con la coda dell'occhio, prima che inforchi definitivamente la via delle scale, decide di piazzarglisi davanti. Solo un minuto- o due, il tempo di capire se ci ha visto bene.
« È strano. »
A fermarsi per rispondere la vincola esclusivamente l'educazione, 'ché Sanji non le ha ostruito il passaggio. « Che vada via? Non direi » piega appena di lato la testa, smaliziata; è decisa insomma, continuerà su quella linea di finta tontaggine.
Il cuore a lui non accenna a rallentare.
« È strano, il tuo silenzio » si appoggia alla parete piastrellata con un fianco, braccia conserte; dunque la soppesa, dilata i tempi.
« C'è qualcosa che vorresti dicessi? » arcua le sopracciglia.
Non ho niente da dire, è piuttosto sicuro significhi questo. Eppure negli occhi accesi lui vi legge il contrario, risposte a domande che non osa porre. Quanto può esser saggio risvegliare speranze sepolte? « Domani sono di riposo. »
« Io no » si poggia al muro anche lei, a specchio.
« Lo so » lui scivola più avanti.
« Mhh » non si ritrae.
« mh-mh. »
« E sai anche come mi stai guardando già da prima? »
Mira a inibirlo, lo sa, e comunque non lo modifica lo sguardo, semmai lo infittisce. « No... come? »
Lei socchiude gli occhi, lo scruta. Dovrebbe essere un passetto ciascuno, in amore e nel corteggiamento. Con Nami quando uno va avanti l'altra gioca a soffiargli in faccia, l'altra gli ricorda con una sola occhiata quante volte gli ha dovuto dire di no, da ragazzino in preda agli ormoni. Quindi occorre ascoltare il colore della voce, cogliere la piega in cui rimangono le labbra, se fremono leggermente là dove s'affanna a nascondere l'euforia tipica dei sentimenti.
« Da adolescente alla prima cotta » si è rimessa dritta, mento sollevato in un'innocente pungolatura.
« E ti sembro alla mia prima cotta? » gli esce roco, risultato di una gola che non vuol collaborare, però in qualche modo provocatorio se detto a quei pochi centimetri. Aleggia un 'ancora ', sottinteso lì da qualche parte.
« Non lo so... » vaneggia, bugiarda. Gliela fa piacere di più quella ritrosia, il tentativo d'invalidazione protratto fino all'ultimo. Quante volte lo ha fregato con questo atteggiamento, quante volte lo ha scoraggiato? Rabbia, quella sana, quella che nutre per il sé che per tanto tempo ha rinunciato, diventa ardore. « ... sembrerebbe di sì. »
Ormai ribolle, fuori non sa se il sangue abbia deciso di fargli prendere totalmente un altro colore. Non si permette di quietare nulla, non serve più, ora è lei che lo sta guardando da innamorata, dritto in faccia. La bacia. Non c'è assaggio; lei contraccambia con la stessa voracità, è quasi un dispetto.
Gli tremano le mani nel tenerle il viso. Le sue, più sottili, gli scavano l'addome, la schiena; gelide, avide... senza incertezza. Ondeggia, vacillano, non c'è equilibrio. La percepisce ridere, non si offende finché col resto del corpo s'impegna a rimanergli incollata.
 « Ba-umh-basta » è lei, n
aturalmente; esce dal bacio con un po' d'affanno, « a dopodomani abbiamo detto? » Scherza, nel liquidarlo così.
« Non vuoi venire da me? » troppo veloce, troppo disarmato.
Ci sta pensando. È seria quando parla, dolce, « un'altra volta Sanji, sono stanca sul serio ».
Sguinzaglia un « dormiremo », disperato. « Dormiamo— » lo ripete mormorando, ma non è credibile se incombe sul suo collo, se si abbassa con cautela, con paura celata, fretta di toccare, sentire finché può; se continua attirandola a sé, saggiando le labbra, lentamente, se le bacia, lambisce con la lingua e intrappola gentile con le dita, quando lei fa per replicare. « — da me » ammonisce gentile, guardandola negli occhi. Lei li rotea veloce, sconfitta. « Va bene » cantilena dolce, ed è il più bel suono che lui le abbia mai sentito emettere. « A casa mia però, preferisco. »
« Come comanda. »
       ( ... )
L'aveva messa tra le storie in evidenza, dove le faceva gli auguri di compleanno.
La rimuove che son trascorsi cinque mesi dalla rottura.
 Armeggia su instagram sdraiato sul divano, una coperta stropicciata disordinatamente a contrastare un principio di fresco. La foto nel profilo invece, l'unica sopravvissuta di quelle che li ritraevano insieme, risale a quando erano ancora colleghi. Sta in mezzo ad una serie di altre cinque, ciascuna con altri del lavoro; qualcuno si ripete, Nami figura solo nella terza. La didascalia cita 'What a blessing to have spent this year with you all and your beautiful soul'.
Non archivia.
12 notes · View notes
cywo-61 · 8 months
Text
Siamo ancora capaci a rinunciare al cellulare?
Ci è voluto un guasto al cellulare per mettermi alla prova. Appartengo alla generazione che per prima a usato il PC per lavoro, metà degli anni '90 e i social non arrivarono prima del 2000 o giù di lì. Molti hanno rinunciato alle telefonate, scrivere lettere...quanto era bello aprire quella busta e far uscire tutte le emozioni o semplicemente aspettare di di tornare a casa per sentirsi con comodo. Solo gli ultra 50enni ricordano com'era prima della tecnologia invadente. Diciamo che amiamo la privacy, ma la maggior parte pubblica quasi tutto della vita privata senza rendersene conto. Pensiamo che saremo capaci a non usare il cellulare, per breve s'intende, ma abbiamo sempre un gesto automatico di ricerca verso la macchinetta infernale. Certo è comodo avere tutto a portata di clic, qualsiasi informazione, prenotazione e acquisto. Rischiamo però di isolarci sempre di più, stiamo perdendo il contatto visivo, a pelle, incontri e persino molti corteggiamenti avvengono on line... pochi sono disposti a incontrarsi poi veramente. Quante volte vedi persone allo stesso tavolo immersi ognuno nel proprio cellulare senza dialogare o guardarsi.
Quando sono andata all'assistenza per il guasto ho pensato che sarebbe stato un problema stare giorni senza cellulare. Non sei raggiungibile per il lavoro, per chi ti interessa e non ho neanche i numeri di telefono perchè sono rimasti tutti nel telefono. E invece... il lavoro attenderà che sono in ufficio, chi ho nel cuore aspetterà e non mi pesa non essere sempre raggiungibile. Si la prova l'ho superata. Certo si tratta di pochi giorni e sembra di essere tornata indietro nel tempo. E voi ci volete provare per pochi giorni?
P.S. la prima cosa che farò appena me lo ridanno sarà trascrivere tutti i numeri di telefono su una vecchia rubrica...la carta non tradisce mai.
cywo
Tumblr media
8 notes · View notes
Text
Ti ho lasciato già andare, F. Il peggio è stato scoprire che tu non eri Dio, sai? Io in Dio non ci ho mai creduto, ma tu hai sfondato le porte del mio agnosticismo facendomi credere che Dio c'era, ed era pure in terra. Eri tu. Forte, resiliente, incorruttibile, protettivo. E soprattutto infallibile. Ma tu non lo sei... Non lo sei mai stato. Lo eri per me solo perché abbiamo amato l'uno i traumi dell'altro. A te piaceva giocare a essere Dio per me, e io avevo bisogno che tu lo fossi. Ma Dio non esiste. Tu esistevi (esistevi?) ma Dio no. Io ti ho amato, però. Esistevi? Io non ti sento.
Dio non esiste, e se così non fosse comunque non eri tu perché non avrebbe mai rinunciato ad esperire un amore come il nostro. Dio non è stupido. Non posso pensare che Dio sia tu, perché ho bisogno che il mio dio sia coraggioso. E tu sei un vigliacco.
Un vigliacco che con lo sputo e l'ignavia ha lavato via la mia speranza. Un vigliacco che ha ucciso la mia innocenza.
Vigliacco.
2 notes · View notes
mlaura-solointer · 7 months
Text
Streaming che si blocca, l'ansia a mille. Ho male dappertutto, abbiamo segnato, Sommer ha salvato.
Altri 45 minuti di angoscia.
Niente, stiamo perdendo, si gioca da schifo ed ho rinunciato. Lo streaming è impossibile da seguire a singhiozzo. Vabbè, i traumi sempre con questi arrivano.
5 notes · View notes
susieporta · 10 months
Text
Ho imparato nel tempo e sbagliando tanto
Che le relazioni non sono dare tutto
Senza permettersi di ricevere
Non sono salvare l’altro/a o risolvergli i problemi in modo da sentirsi speciali e utili
Non sono nemmeno accontentarsi
Limitando sempre te stesso
Per far fiorire l’altro
Insomma non sono dimenticarsi di TE
Mai.
Nemmeno quella con i figli è così…
Poiché tu sei il loro esempio di come saranno da grandi!
A me lo dissero: L’ho fatto per te, ho rinunciato per te, non mi separo per te”
E io risposi a mia madre: “ma io non te l’ho chiesto”
Spesso facciamo cose per l’altro/a che nessuno ci ha chiesto. Siamo capaci, poi, di reclamare…..spesso pensiamo che l’altro/a abbia un bisogno e non ci accorgiamo che quel bisogno, è il nostro.
Esistono relazioni in cui puoi essere te stesso/a. In cui puoi esprimere ciò che senti senza essere sminuito/a, limitato, salvato, risolto… semplicemente vi è una presenza e comprensione, vi è un ascolto totale della tua verità senza giudizio, vi è una frase che io amo molto che è: Io ti comprendo.
È molto più semplice di quanto abbiamo imparato. La vita non è un problema da risolvere ma un mistero da vivere.. in questo ci stiamo accompagnando e imparando a farlo.
Buongiorno
Cit. Venus&Lilith
#ollinsemidiluceblu
#venere
#Lilith
Tumblr media
11 notes · View notes
canesenzafissadimora · 11 months
Text
Per me scrivere è veramente l’unica sfida possibile al vivere. Se qualcuno mi dicesse “ti racconto la storia della mia vita così tu poi la riscrivi” e parlasse per dieci ore, io utilizzerei solo i primi dieci minuti, le altre nove ore e cinquanta le metterei io. La funzione della vita è questa: di non servire a nulla. E se la letteratura ha uno scopo, è quello di farci sentire tutta la vita che ci manca, a cui abbiamo rinunciato per vivere la nostra.
Aldo Busi
9 notes · View notes
nusta · 10 months
Text
Grazie @campanauz per il tag ^_^
1. Are you named after anyone?
No, però ho rischiato di ereditare il nome di mio nonno al femminile e ho ricevuto i nomi delle mie nonne dopo il mio al battesimo. Per fortuna ufficialmente ho solo il mio, che amo molto e in famiglia è solo mio e ai miei tempi era un poco raro quindi me lo sono goduta per bene (poi nel tempo ho conosciuto alcune omonime che comunque lo "portano" egregiamente ^_^)
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Pianto di commozione da empatia mi capita spessissimo, l'ultimo qualche lacrima poco fa vedendo una scena al volo di un episodio di Heidi su youtube. Pianto serio da tristezza, coi singhiozzi, qualche settimana fa in un momento di crisi e sfogo esistenziale. Piango molto comunque, è il mio modo di sfogare lo stress quando sono al colmo della frustrazione.
3. Hai figli?
No.
4.Fai largo uso del sarcasmo?
Boh, largo non direi, cerco di non usarlo con chi non può capirlo, per esempio le mie nipotine o il mio capo in ufficio.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Nessuno seriamente, mi piace correre per divertimento, non sono in condizioni di farlo per sport. Vado in bici ogni giorno ma anche questo non per sport, anche se vorrei fare ogni tanto giri più lunghi. Da bambina ho fatto qualche anno di ginnastica artistica e poi in quarta o quinta elementare ho convinto mia mamma che non faceva per me. Idem con nuoto, mi sa che ho resistito due anni e comunque non ho mai imparato a nuotare a stile libero. Alle medie ho fatto un corso di canottaggio, ma abbiamo interrotto per mancanza di fondi e iscritti prima di uscire dalla piscina dopo meno di una dozzina di lezioni. Alle superiori sono stata una delle tre ragazze che si è presentata alla prima lezione del corso di calcio, che ovviamente non è proseguito. Il mio compagno ha provato a insegnarmi a usare i pattini ma ha rinunciato per paura che mi facessi male e non posso dargli torto considerata la mia scarsa coordinazione. Mi piacerebbe giocare di più a racchettoni, sto aspettando che crescano le mie nipotine perché per ora in famiglia non piace a nessuno T_T
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Lo sguardo.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Verde oliva al centro dell'iride con un cerchio grigio intorno.
8. Scary movies or happy endings?
Lieto fine è meglio, però se muoiono tutti ed è una bella storia va bene lo stesso. Non amo gli spaventi, ma la violenza catartica è una delle mie componenti preferite. Alla Spartacus, per dirne una.
9. Qualche talento particolare?
Non credo.
10. Dove sei nato?
A due passi da dove abito.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Disegnare, cucinare, correre, leggere, scrivere, cucire, giocare a inventare le storie con le mie nipoti, guardare serie tv, anime e documentari e film e chi più ne ha più ne metta XD
12. Hai animali domestici?
Non più e soffro molto la mancanza del mio gatto, anche se non vivevamo più insieme da anni. Se potessi prenderei cani e gatti, anche se non ho mai avuto un cane e non so se sarei capace di educarlo e farlo stare sereno.
13. Quanto sei alta?
Meno di quanto sia generalmente previsto da chi vende pantaloni, infatti devo quasi sempre fare l'orlo.
14. Materia preferita a scuola?
A volte italiano, a volte storia. Però nessuna che mi facesse dire "ah, che bello ora arriva l'ora di questa materia".
15. Dream job?
In una storia del Topolino c'era Paperino che finiva a fare il collaudatore di materassi e mi ha sempre affascinato come opzione. Se qualcuno volesse pagarmi per farmi passare il tempo a praticare uno dei miei millemila hobby, ben volentieri.
Non taggo nessuno ma se siete arrivati fino qui sentitevi invitati a partecipare se vi va ^_^
7 notes · View notes
angelasquarcia · 1 year
Photo
Tumblr media
Niente, è un periodo che i selfie non mi vengono proprio. L'unica è fare affidamento su Be Real (che notoriamente fa foto di 💩 ma se non ti becca nello quadratura ti chiede "dove sono le persone?" ... sto bastardo...) Anni fa mi scattavo un sacco di foto, a volte mi truccavo, mi agghindavo, oppure mi mettevo in pose che mi ricordavano opere d'arte, personaggi fantastici esistenti oppure inventati da me (vi piacerebbe vedere uno di questi scatti?). All'epoca, quando il social di punta erano FaceBook (per gli introversi), Twitter (per i più temerari), e Instagram esisteva solo per l'elite che possedeva un iPhone, avevo letto un articolo sul "fotografarsi come esercizio di autostima". Quell'articolo mi era rimasto impresso nella mente ma, se da un lato godevo veramente dei benefici del vedermi "bella", dall'altro lato credevo che in fondo fotografarsi fosse il miglior modo per rispondere a due esigenze del mondo mediatico: 1. Avere sempre qualcosa da fotografare. 2. Esporre in piazza i fatti propri. Come potete constatare, da allora non è cambiato molto, con l'unica differenza che, mentre raccontiamo i fatti nostri (cosa che ormai ci viene molto naturale), cerchiamo costantemente approvazione, e la nostra autostima crolla quando i like non arrivano. Lo so che state pensando "a me non capita", "per me è solo un passatempo", "del giudizio degli altri non me ne importa così tanto". Lo spero per voi, perché nella maggior parte dei casi non è così. Il fatto è che, a prescindere dai social, siamo esseri sociali, abbiamo bisogno dell'approvazione degli altri per affermare noi stessi, e ottenere l'approvazione è diventato molto più difficile perché con i social la cerchia si è allargata a macchia d'olio. Quindi, tornando ai miei selfie mancanti... che mi dimentico sempre di fare, soprattutto quando c'è una luce fantastica e io sono truccata e vestita bene, nonostante siano la categoria di foto con più copertura sui social... Secondo voi, ho rinunciato a vedermi "bella"? Oppure sono uscita dal guscio virtuale e ho imparato a cercare la bellezza negli sguardi degli altri? #me #selfie #bereal @bereal #riflessioniprofonde (presso Torino, Piemonte, Italy) https://www.instagram.com/p/ClQpdOwN9Q0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
20 notes · View notes