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#alterità
marcogiovenale · 6 months
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roma, da oggi all'11 novembre: seconda edizione del festival "tracce", a cura di sic12
PROGRAMMA: https://www.sic12.org/so/2bOkBbyP-?languageTag=it&cid=de7029e9-bd9b-418a-9bd3-a611b8076a3f
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goccinefluo · 10 months
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Se tu fossi nei panni di quel qualcuno magari faresti la stessa cosa…
Magari no…
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abr · 22 days
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Presidente di molti, ma non di tutti. (...) L’interventismo del capo dello Stato su alcune questioni sensibili della politica è sospetto. (...) è nostra opinione che il capo dello Stato sia andato un’ottava di troppo sopra le righe dello spartito istituzionale nel rendere pubbliche le sue iniziative sugli scontri della Polizia con gli studenti a Pisa e sulla telefonata (...) con il padre di Ilaria Salis, l’estremista di sinistra detenuta in Ungheria.
Per la cronaca, riguardo alla Salis, (...) la donna è accusata di lesioni aggravate ai danni di due militanti dell’estrema destra causate nel corso di un’aggressione compiuta a Budapest l’11 febbraio 2023 e organizzata nell’ambito di un’associazione a delinquere tedesca denominata Hammerband (la banda del martello).
Ciò fa di Mattarella l’uomo di parte che non abbiamo mai dubitato fosse. (...) In una società libera il pensiero critico gode di piena cittadinanza: come si può tollerare la presenza di dogmi laici che sanciscono l’infallibilità del capo dello Stato? Il suo interventismo suona come un annuncio di costituzione del Quirinale ad alter ego – per i compagni si tratta di alterità culturale assoluta – rispetto all’operato del Governo e dei suoi componenti. (...)
Non importa ciò che pensiamo noi, vale che lo pensi un’entusiasta sinistra. Ieri su l’Unità è comparso un articolo (...) dal titolo emblematico che spiega bene l’euforia dei progressisti: “Mattarella c’è: difende il Paese dall’estrema destra”. E quale sarebbe l’estrema destra? Quella democraticamente votata da una parte cospicua di italiani? Quindi, non ci siamo sbagliati, questo presidente sarà pure per molti, ma non è per tutti. Eppure, non abbiamo contezza di un articolo o di un comma della Costituzione che assegni al capo dello Stato la difesa del Paese da quelli che votano a destra. 
via https://opinione.it/editoriali/2024/04/04/cristofaro-sola-sergio-mattarella-salis-forti-governo-meloni-orban/
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aminuscolo · 5 months
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Specchi infranti
Ho scritto un pezzo per doppiozero ma ha suscitato contestazioni dunque lo posto qui.
Ho sentito spesso dire alle donne che sono a pezzi. Le ho viste in pezzi. E ho, davanti agli occhi, donne in pezzi al lavoro, donne in pezzi a correre. Donne in pezzi al ristorante, e donne in pezzi sul divano. Donne in pezzi truccate.
Raramente ho sentito questa espressione in bocca a un uomo. Può un uomo andare in pezzi?
Centocinque donne uccise per mano d’uomo dall’inizio del 2023. Centocinque. Centocinque donne fatte a pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Giulia Cecchettin, Filippo Turetta. Una nuova storia, altri nomi, un dibattito pubblico che si infiamma, molto rumore destinato a durare qualche settimana. Meccanismi di risposta primitivi: difesa del proprio pensiero già pensato; ricerca di un colpevole; denigrazione dell’avversario; rivendicazione di innocenza. C’è chi vuole accusare le donne e c’è chi pensa di evirare gli uomini; c’è chi risolve tutto con la teoria del mostro e chi impiccherebbe i genitori del mostro. C’è chi dice “a me mai”, “ma io no”, “non in mio nome”, “se l’è cercata”, “è la famiglia”, “è il patriarcato”, “è la libertà delle donne”, “siete tutte puttane”.
E soluzioni improvvisate: si tratta di fare educazione sessuale (sic); chiamare psicologi e influencer a intervenire nelle scuole è il gesto di cui abbiamo bisogno (sic); insegnare alle donne a non accettare l’ultimo appuntamento (sic); redigere un opuscoletto che aiuti noi donne a intercettare i segnali e proteggerci (sic). Perché di questo si tratta, sempre: non provocare, non esagerare, non bere, non accettare l’ultimo appuntamento, non laurearci, non alzare la voce, non truccarci se stiamo soffrendo. Ah, però si tratta pure di non sparire, altrimenti è ghosting: come potete essere così insensibili?
Elena Cecchettin prende parola, elabora il proprio lutto provando a dare un senso alla tragedia che si trova a dover attraversare: parla come sorella, come donna, come cittadina. Porta il proprio corpo, la propria voce, e quel corpo e quella voce diventano bersaglio. Violenza su violenza e ancora ci sorprendiamo. Eppure Elena Cecchettin prova a non scegliere l’odio, la via più semplice. Hannah Arendt scriveva che ognuno di noi ha il compito, a partire dalla nascita, di portare nel mondo la propria differenza assoluta, provare a pensare quel che non è già stato pensato. Assumersi la responsabilità del proprio dire, portarlo, con il corpo, in uno spazio condiviso, dove possa essere occasione di confronto. Altre singolarità, altri corpi. La politica come spazio sorgivo, esito della costruzione di questo “tra”, avendo cura del corpo dell’altro davanti a noi, della sua alterità radicale. Arendt invitava a coltivare con cura la possibilità di pensare insieme. Arendt, soprattutto, ci ha insegnato che pensare al mostro è facile, umano, ma non ci aiuta a comprendere e a ricordarci che dietro il singolare c’è il sociale. Elena Cecchettin vuole comprendere e comprendere non è perdonare, è provare a stare in una complessità e a implicarsi in questa complessità. Voler comprendere è politica.
Vorrei che si provasse ad abitare tale complessità.
Vorrei che ogni uomo fosse più capace di assumersi la responsabilità di vincere la vergogna che prova ogni volta che si trovi, in una birra con amici, a interrompere la goliardia, mostrando agli interlocutori come parlano e da dove parlano. Vorrei che ogni uomo interrogasse il maschilista che ha in sé. Vorrei che lo vedesse. Vorrei che interrogasse il da dove spiega. Vorrei che si accorgesse quanto spiega. Vorrei che si accorgesse della postura che ha quando entra in una stanza, vorrei che si interrogasse su cosa è per lui la macchina, o il lavoro. Vorrei che si domandasse che cosa ama in chi ama, vorrei che guardasse dalla finestra della propria casa la gestione domestica. Vorrei che potesse fare i conti con la vergogna, metterla in parola, vorrei che potesse sentire di non dover essere potente. Vorrei che ogni uomo non fosse tutto di un pezzo. Vorrei che sapesse (e potesse) andare in pezzi. Può un uomo andare in pezzi?
Vorrei che le donne si accorgessero di quanto maschilismo introiettato, di quanto potere agito, di quanta competizione, quanto odio, quanta logica patriarcale assorbita. Quanto perdersi in una gara a diventare, loro, tutte di un pezzo, invece che danzare, insieme, cucendo i pezzi staccati ogni volta con un’invenzione nuova.
È complicato, per gli uomini, fare i conti con un femminile che si emancipa. La crisi – e per fortuna – di un modello violento e verticale, quello patriarcale, ha determinato una necessità di ripensarsi che non è stata presa in carico da nessuna agenzia sociale. La cultura continua a proporre modelli di vincenti, di eccezione, di genialità, di prestazione. Tutto è competizione e il mondo è diviso in chi ce la fa e chi soccombe. Farcela a fare che cosa? È la felicità in campo?
In questo tempo di transizione, in cui il patriarcato domina ancora, ma messo in questione, il maschile non sa interrogarsi su una nuova posizione possibile, non avendo mai abitato altro che la posizione dominante.
La crisi del legame sociale è pervasiva: vivere con gli altri comporta una rinuncia, la rinuncia ad avere tutto, quale è la contropartita? Quale è il valore aggiunto che mi viene dall’altro se l’altro è un rivale e mai un’occasione? Se a scuola i genitori si preoccupano che le differenze degli altri rallentino la formazione e se contano i risultati più che la relazione? Nella crisi del legame sociale, che ha investito le famiglie, i figli sono troppo spesso il completamento narcisistico, il senso che resta quando tutto vacilla. Proteggerli dalla frustrazione, dai no, dagli inciampi: essere lo specchio che li conferma perché siano lo specchio che ci conferma. Assicurarsi il loro “funzionare” – il loro rispondere a un modello di rendimento e di successo – più che la loro capacità di “amare” – costruire legami, sopportare le differenze, smarcarsi da modelli simbiotici in cui nulla resta dell’alterità e delle differenze. Nessun spazio per fare i conti, i conti davvero, con delusione, invidia, frustrazione, aggressività, rabbia, nessuno spazio per poterle dire. Nessuno spazio per imparare ad andare in pezzi, per imparare la perdita. La psicoanalisi ci insegna come l’aggressività sia figlia della seduzione speculare: se lo sguardo dell’altro è stato lo specchio buono che ci ha rimandato una immagine amabile di noi, la sottrazione di quello sguardo porta con sé il crollo di quell’immagine. L’altro speculare è l’altro che ha nelle mani il potere di farci sentire dio o merda. Non c’è amore per l’altro nello specchio perché non c’è alterità: è la nostra immagine, in gioco. Amo te ma perché ne va di me: la tua presenza conferisce alla mia vita un senso altrimenti assente. Ecco perché non si può lasciarlo andare, ecco perché si teme il suo distacco, la sua indipendenza, la sua libertà. Ecco perché da idealizzazione a odio; da cura a rabbia cieca; da ragione di vita a persecutore cui dare la morte.
Come costruire relazioni non immaginarie? Relazioni in cui il legame si prenda carico dell’assoluta alterità dell’altro? Relazioni in cui l’altro possa andare e tornare, essere interlocutore, amante, differenza, libertà? Relazioni in cui non ne va di me, della mia individualità, ma di un tu e di un io? Come promuovere un discorso sociale in cui lo spazio sia uno spazio “tra” tutto da costruire, fatto di corpi che devono coesistere, intrecciarsi, dialogare, costruire, a partire da ineliminabili differenze?
Fare a pezzi gli specchi è compito di ognuno di noi. Fare a pezzi gli specchi per poter andare in pezzi. E ripartire dalla vergogna, dalla fatica, dalla mancanza.
E dalla piena coscienza che siamo animali sociali: non ci si salva da soli.
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
L'ESIGENZA DEL SACRO
"Beato Angelico", strana figura di artista, tra il rivoluzionario Masaccio e l'ineguagliabile Piero della Francesca. Nella scia del primo, precorre il secondo. Perde le tracce del tardo gotico nella rivelazione della forma plastica data dal chiaroscuro. Eppure, la luce che irradia sulle sue figure indica un'esigenza incombente. Vive anni di estremo conflitto religioso: la fine della "cattività avignonese" sfocia nel "Grande Scisma". Poi, gli estremismi conciliari che provocarono il "Piccolo Scisma" nel tempo dei tentativi di riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente. Cambiamenti radicali che assegnano nuovi confini alla visione del mondo, infine sanciti nel 1453 con la caduta di Costantinopoli. Può udire le voci di Nicola Cusano e di Leon Battista Alberti. È uomo di fede. Appartiene all'ordine domenicano: sente la lezione di Tommaso d'Aquino e quella di Meister Eckhart. Questo il crogiolo rovente nel quale agisce. I suoi testi pittorici divengono espressione di un'esigenza mistica: l'ineffabilità di Dio è compensata dal sentimento del sacro. La matrice originaria della pittura occidentale, il fondo dorato dell'icona, lo induce a mantenere uno sguardo incantato su quell'alterità che non appartiene alla dimensione umana. Alterità che è distacco preminente dalla mondanità, caotica e conflittuale. Non vi può rinunciare: è una scelta. Schietta. La sua vena artistica appartiene a quella scelta. Nella quale, per coerente necessità, è escluso ogni dramma. Per queste ragioni, rimane confinato in un passato ideale. Ma l'esigenza del sacro, inteso come figura di pensiero, è rimasta desiderio irriducibile, capace ancora di percorrere, sotto altre forme o tentativi di forma, la pittura contemporanea.
- Beato Angelico, Fra' Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro (1395 - 1455): "Pala di Fiesole", predella, particolare (Tutti i Santi), 1424 - 1425, Chiesa di San Domenico, Fiesole (Firenze) - In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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costancen · 1 month
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Vi parlo di questo libro bellissimo.
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"Un antropologo su Marte" è un saggio di Oliver Sacks, neurologo e scrittore britannico.
L'approccio innovativo di Sacks consiste nel sentirsi un esploratore nell'interiorità e nella mente di persone (o personaggi) all'apparenza distanti da sé e dal suo modo di vivere. No, non si tratta di componenti di tribù situate oltreoceano, ma di gente che lotta quotidianamente per la propria esistenza e che, a proprio modo, incarna la tanto temuta "alterità".
Sacks, dunque, adotta uno sguardo antropologico, realizzando dei veri e propri resoconti etnografici inerenti al tenore di vita, ai gusti, alle preferenze, alle credenze, ai vissuti delle persone e unisce ogni elemento raccolto. Egli interpreta i dati attingendo dalla letteratura scientifica. Questa, per quanto "molle", è anche vasta, complessa, contraddittoria e paradossale, proprio come l'essere umano.
Grazie alla capacità di cogliere il dettaglio per giungere all'universale (ragionamento induttivo) e a quella di saper sviscerare la complessità del generale per giungere al particolare (ragionamento deduttivo), Sacks consegna nelle mani del lettore un piccolo tesoro in grado di annientare il pregiudizio, poiché ogni scelta e ogni comportamento ha dietro una spiegazione profonda.
Solo sguardi sensibili e sapienti hanno l'opportunità di sperimentare quanto stolti siano gli stereotipi persino quando si discorrere di "patologie" e "sindromi". Sacks si mette alla ricerca del soggettivo, del vissuto del singolo e fa comprendere, attraverso elementi colti nella vita reale, come ogni essere umano dia il suo contributo con il suo unico e insostituibile universo interiore.
•Costancen
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nusta · 2 years
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“Non possiamo mangiare carbone, non possiamo bere petrolio”. La lotta del movimento ambientalista africano contro la crisi climatica – Valigia Blu
Articolo molto interessante, ricco di link che sono curiosa di approfondire.
Nel leggerlo ho provato rabbia, tristezza, frustrazione e paura. Non sorpresa, perché già sapevo quanto fosse complicata e ricca di sfumature, nel bene e nel male, la situazione africana, dato che si tratta di un continente intero, con una storia che sono millemila storie e un'identità ed un'alterità che sono millemila identità e alterità. E però sul pianeta stiamo tutti insieme e il cambiamento climatico è un pericolo che dovremo affrontare superando il prima possibile alcune logiche di confine e identità. Quella africana potrebbe essere un'anteprima, per certi aspetti, delle trasformazioni che vedremo anche nel resto del mondo. La disperazione, la violenza, la speranza, il coraggio, la forza che si percepiscono leggendo queste storie sono impressionanti. Spero possano essere anche esemplari. Spero possano essere incisive.
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voracita · 8 months
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Mi piace a volte immaginarti incapace di parole. Ristretta nei pochi suoni, lagnosi, euforici o rabbiosi, di una cagna giovane e vivace. Doverti interpretare, complice nel decodificare i tuoi versi e tuttavia consapevole sempre dell'irriducibile alterità, del mio non saperti. Silenziosamente accompagnarti in questo esistere impari e asimmetrico, in questa diversità che ci accomuna nel bisogno. E rivolgermi a te con quelle parole che si fanno lallazione, balbettio, versificare anch'esse: come l'umano che ha finalmente inteso e appreso, dalla sua cagna, quella sola lingua che è comune.
Segni che tracciano come odori, che non significano, semplicemente: suonano, pura lingua del tenersi.
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arreton · 9 months
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「La rete, poniamo, non è affatto un modello comunistico e chi lo pensasse sbaglierebbe di grosso. In un sistema di archiviazione globale e sovrapersonale come il cloud computing, manca un rapporto purchessia tra l’Apparato e l’utente finale. L’Apparato, cioè, soverchia l’utente finale, assegnandogli un primato altamente formalizzato. Il paradosso consiste in questo, che la sostanziale alterità della “nuvola” risulta perfettamente funzionale alla progressiva, diuturna personalizzazione dei gadgets informatici. Le macchine ci somigliano sempre di più perché ci appartengono sempre di meno. È un fenomeno che non riusciremmo mai a capire fino in fondo senza l’ausilio del vecchio schema hegeliano: nella sfera virtuale, in cui trova ricetto una versione aggiornata e profondamente svilita del senso dello “spirito”, la coscienza si rapporta a se stessa come all’altro da sé.」
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marcogiovenale · 6 months
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roma, 9-11 novembre, seconda edizione del festival "tracce", a cura di sic12
PROGRAMMA: https://www.sic12.org/so/2bOkBbyP-?languageTag=it&cid=de7029e9-bd9b-418a-9bd3-a611b8076a3f
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canesenzafissadimora · 10 months
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L’amore ama tutto dell’Altro ma non può fare tutto con l’Altro. L’alterità assoluta dell’Altro vieta infatti che i Due possano mai fare Uno. Ogni amore è obbligato a sperimentare di essere sempre un “non-tutto” perché nella sua esperienza deve incontrare l’impossibilità dell’unificazione e dell’immedesimazione. Non si tratta però di un limite, di uno scacco, di una trappola. È la bellezza miracolosa dell’amore: amare tutto dell’Altro senza mai poter essere un tutto con l’Altro. Essere attratti dal suo mistero, dal suo segreto, dalla sua alterità che non possono mai essere nostri. Per questo Lacan affermava, in un modo solo a prima vista ermetico, che quando si ama si ama sempre una donna. Cosa significa? Se la donna è il nome dell’eteros, dell’alterità, della sua impenetrabilità, inappropriabilità, allora amare è sempre amare una donna, amare, cioè, l’eteros.
Massimo Recalcati
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susieporta · 1 year
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Le più grandi espansioni si nascondono nella notte,
Avanzano lentamente e quando si fan presenti ecco che già .. Son passate, integrate in una diversità che sa di Amore.
Aspettiamo troppo spesso la rivelazione e manchiamo lo Splendore, la magnificenza di un tocco del Reale, di un incontro che già è
Quanto ancora dovremo aspettare per comprendere che.. Tutto quel che è, è adesso
E tutto quel che sarà è già qui, ora.
Nel Mondo ogni istante qualcuno muore, qualcuno vive,
vi è chi si ama e chi divorzia, chi va avanti e chi affoga nella propria corsa dei giorni,
C'è chi è più alto, chi è più basso, chi ha già fermato la sua crescita,
Oltre il nostro piccolo orto vi è una vastità immensa di colori, possibilità, visioni
Ieri una donna mi diceva:
"Vi è forse qualcosa di più vasto di una libreria?"
L'essere oltre la libreria,
La presenza senza qualità che in un secondo sa, di ogni alterità, senza esclusione, senza separazione
Nel semplice respirare,
La Vita nella Vita.
Joele Schiavone
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ballata · 2 years
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Senza sosta, nel mainstream, sentiamo parlare di “sessismo”, “razzismo”, “omofobia” e “transfobia”: queste accuse – spesso avanzate per escludere arbitrariamente le voci dissonanti – minacciano chi si limita ad osservare l’ovvietà della differenza. Per i censori del pensiero unico infatti è necessario riconfigurare la realtà: sopprimere i sessi, negare le identità, superare le alterità e imporre l’ibridazione globale funzionale alla dissoluzione delle comunità, dei popoli e delle tradizioni. Questo meccanismo, subdolamente veicolato in nome della “inclusione”, decostruisce le specificità e le coscienze, aprendo le porte ad un individuo fluido, astratto ed intercambiabile che – sottomesso al mercato – condivida le stesse leggi, gli stessi gusti, la stessa morale e lo stesso linguaggio in ogni angolo del globo.
#gliaudaci #robertonicolettiballatibonaffini #libertà #liberopensiero #vitareale #mainstream #overthinking #dubbi #selfdoubt #mentalhealth #mentaltraining #nomorerules #appiattimento #globalimpact #normalità
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Thibault Mercier
ATENA, CUSTODE DEL LIMITE
Atena, nella Tradizione europea, è la custode del limite: nel proteggere la città, ci rammenta il senso del confine. Essendo la Dea della Sapienza, ci invita anche a meditare sulla finitezza dell’uomo, rimarcando ciò che lo identifica e – di conseguenza – lo differenzia: perché esistere, a dispetto di quanto affermino i paladini del livellamento globale, è distinguere il Sé dall’Altro, evidenziando un dentro e un fuori.
Senza sosta, nel mainstream, sentiamo parlare di “sessismo”, “razzismo”, “omofobia” e “transfobia”: queste accuse – spesso avanzate per escludere arbitrariamente le voci dissonanti – minacciano chi si limita ad osservare l’ovvietà della differenza. Per i censori del pensiero unico – infatti – è necessario riconfigurare la realtà: sopprimere i sessi, negare le identità, superare le alterità e imporre l’ibridazione globale funzionale alla dissoluzione delle comunità, dei popoli e delle tradizioni. Questo meccanismo, subdolamente veicolato in nome della “inclusione”, decostruisce le specificità e le coscienze, aprendo le porte ad un individuo fluido, astratto ed intercambiabile che – sottomesso al mercato – condivida le stesse leggi, gli stessi gusti, la stessa morale e lo stesso linguaggio in ogni angolo del globo.
Possiamo davvero illuderci di ignorare o cancellare ciò che ci distingue? La risposta è in queste pagine. Dinanzi al più feroce attacco culturale e antropologico della storia – dunque – è necessario ridefinire i contorni di un Diritto, ribadendo l’assoluta ineluttabilità di un Dovere: preservare le identità dei popoli radicati.
INFO & ORDINI
www.passaggioalbosco.it
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domenicosolimeno · 14 days
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Artisti, cyborg, mostri. Chimere
All’indomani della mostra Post-Human curata da Jeffrey Deitch nel 1992 al FAE Musée d’Art Contemporain di Losanna, il corpo umano da luogo rituale e simbolico cominciò ad essere diffusamente percepito come possibile fulcro di alterità, bio-diversi­ficazione e tecno-morfosi. L’evento, considerato a tutt’oggi come primigenio di un certo tipo di estetica e cultura per l’appunto “postumana”, non si…
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti 
L'ESIGENZA DEL SACRO
"Beato Angelico", strana figura di artista, tra il rivoluzionario Masaccio e l'ineguagliabile Piero della Francesca. Nella scia del primo, precorre il secondo. Perde le tracce del tardo gotico nella rivelazione della forma plastica data dal chiaroscuro. Eppure, la luce che irradia sulle sue figure indica un'esigenza incombente. Vive anni di estremo conflitto religioso: la fine della "cattività avignonese" sfocia nel "Grande Scisma". Poi, gli estremismi conciliari che provocarono il "Piccolo Scisma" nel   tempo dei tentativi di riunificazione delle Chiese d'Occidente e d'Oriente. Cambiamenti radicali che assegnano nuovi confini alla visione del mondo, infine sanciti nel 1453 con la caduta di Costantinopoli. Può udire le voci di Nicola Cusano e di Leon Battista Alberti. È uomo di fede. Appartiene all'ordine domenicano: sente la lezione di Tommaso d'Aquino e quella di Meister Eckhart. Questo il crogiolo rovente nel quale agisce. I suoi testi pittorici divengono espressione di un'esigenza mistica: l'ineffabilità di Dio è compensata dal sentimento del sacro. La matrice originaria della pittura occidentale, il fondo dorato dell'icona, lo induce a mantenere uno sguardo incantato su quell'alterità che non appartiene alla dimensione umana. Alterità che è distacco preminente dalla mondanità, caotica e conflittuale. Non vi può rinunciare: è una scelta. Schietta. La sua vena artistica appartiene a quella scelta. Nella quale, per coerente necessità, è escluso ogni dramma. Per queste ragioni, rimane confinato in un passato ideale. Ma l'esigenza del sacro, inteso come figura di pensiero, è rimasta desiderio irriducibile, capace ancora di percorrere, sotto altre forme o tentativi di forma, la pittura contemporanea. 
Beato Angelico, Fra' Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro (1395 - 1455): "Pala di Fiesole", predella, particolare (Tutti i Santi), 1424 - 1425, Chiesa di San Domenico, Fiesole (Firenze)
In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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