Tumgik
#e ognuno va per la sua strada
be-appy-71 · 3 months
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Lo so che non ti manco più, ma non fa più male.
A lungo ho aspettato un tuo messaggio,
una parola, una scusa qualsiasi pur di ritrovarci.
Alla fine ho capito che certe persone sono destinate a perdersi soltanto.
E non importa quanto ci siamo dati.
Il tempo con te è stato bellissimo.
Una poesia senza parole, fatta di attimi, di sguardi, di saliva, di morsi, di sorrisi, tanti.
Siamo stati bene insieme, questo nessuno dei due lo può negare. Però sai, ala fine è la solita vecchia storia: uno dei due ad un certo punto si stufa.
Di cosa? Delle abitudini, della solita routine.
Uno dei due sarà sempre condannato ad affezionarsi più dell'altro e restarci sotto
per un tempo indefinito. Ho scoperto che il tempo si mangia le parti più belle. E anche certi eventi, anche se distanti, ti segnano per sempre.
Però va bene così, siamo andati avanti entrambi.
Ognuno per la sua strada, con i suoi tempi.
A me ci è voluto un po di più, certo,
però ora il cuore è leggero.
Certi pensieri non pesano più come prima.
Le paranoie si sono fatte da parte e la tua vita non mi riguarda più come prima. Succede sempre cosi: a un certo punto ti accorgi di aver letto troppe
il libro che hai tra le mani.
E allora lo riponi al suo posto, sullo scaffale.
È andata esattamente così.
Dopo tutto il tempo che abbiamo passato insieme, a un certo punto non ci siamo più visti,
eravamo soltanto due sconosciuti come tanti.
Io avrei voluto dirti un sacco di cose ma tutto, ogni parola, ogni frase, ogni concetto sembrava di colpo aver perso senso. E allora si lascia andare.
Lo capisci quando arriva il momento.
Lo capisci perché non c'è più nulla da tenere, da conservare, da proteggere. C'è un ricordo ma non c'è più amore. C'è una storia ma non hai più voglia di raccontarla. Anche se, a dire il vero, certe notti vorresti tanto riviverla.
"Ancora una volta, ti giuro, l'ultima."
Nessuna persona arriva a te per caso.
Però a un certo punto, capisci che non tutte le persone sono destinate a te.
Fa sempre un certo effetto perdere qualcuno
che avresti voluto ancora
e ancora e ancora al tuo fianco.♠️🔥
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odioilvento · 11 months
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Oggi ho visto ancora quella espressione. Quella che mi fa la gente che non mi conosce quando racconto quella parte della mia quotidianità (quella di cui qui non parlo). Quella faccia che realmente non ho ancora ben capito, che a volte vuol dire: che sfiga!, a volte: come fai?, a volte è interessata veramente, a volte sembra che non mi ascolti seriamente perché tanto poi ognuno va per la sua strada. E quella espressione è accompagnata da frasi diverse. Chi fa domande sensate, chi risponde per luoghi comuni a caso come: ma poi passa, ma da grande sarà diverso, ma ma ma. E nella mia testa è: ma mi hai ascoltato? ho usato parole semplici e precise, perché non è chiaro?
Ma quello che piace a me è quando rivedo la persona la volta successiva perché è lì che capisco che genere di persona è. Lei sicuramente nel frattempo si è fatta un'idea di come sono io, ma io mi faccio un'idea di lei in base a come si comporta e cosa dice quando mi rivede. E se parla ancora solo di problemi stupidi, tipo quante migliaia di euro deve spendere per andare in ferie o quale cellulare comprare o dove fare le unghie o che la suocera è una strega perché non li aiuta o che il mondo ce l'ha con lei/lui perché è alto/basso/magro/grasso/bello/brutto/ecc... se parla così tutto il tempo, per me si è classificato da solo e non avrà molto a che fare con me in futuro. Sarò molto selettiva io, non dico di no, ma sicuramente meglio pochissimi ma buoni, o almeno con un briciolo di testa e soprattutto non rompicog.............
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canesenzafissadimora · 2 months
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Innanzitutto Geolier ha cantato una canzone non semplice. Se qualcuno ha capito il testo, lì si tratta di “ognuno va per la sua strada perchè pur amandoci non ci capiamo”, e non è un tema proprio facile, è un tema importante, sono cose notevoli.
Un po’ di avversità verso il sud e verso Napoli c’è. Secondo me c’è dell’invidia, perchè Napoli è un regno dal 1200, quando altrove si pascolavano le capre. Napoli è una delle città più immense del mondo, lì hanno inventato la musica. Napoli è una città provvisoria, è sotto un vulcano, ogni giorno è una vita perchè può succedere di tutto, ha avuto tutte le dominazioni possibili e immaginabili, potevano morire da un giorno all’altro. Invece, sono diventati fortissimi, eccezionali, fantasiosi, meravigliosi e in più fanno conoscere l’Italia. Io amo Napoli. Io sono figlio di napoletani, ma anche se non lo fossi direi le stesse cose. Tutti conoscono l’arte di Roma, ma andate a vedere cose c’è a Napoli e nelle sue chiese.
Roberto Vecchioni
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gcorvetti · 7 months
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Le pause al momento giusto.
Ieri tra pulizie, taglio dell'erba, la spesa e svariate cose inerenti alla casa, ho pensato che fare la pausa musicale era d'obbligo, sia perché ogni 3/4 giorni ci vuole sia per non mettermi fretta. Mentre facevo tutte le faccende riflettevo sul periodo che sto attraversando e su cosa mi aspetta dal lungo periodo di studio e cambiamento che sto vivendo non solo a livello musicale ma anche nella vita. Da un paio di giorni mi sono posto una domanda ripensando anche al metodo Kandinskji sui colori e sui suoni degli strumenti, la domanda è "Che relazione c'è tra la pittura e la musica?", pensando poi ai quadri in generale e soprattutto a due tipi il figurativo e l'astratto ho iniziato ad accostare il figurativo alla musica diatonica, perché è quello una figura dipinta ben definita un volto, un paesaggio e i brani per come si intendono con una struttura, una progressione armonica ecc ecc, sono equivalenti nell'immaginario collettivo, se si pensa alla Gioconda come ad un brano che ci piace, mentre l'astratto è indefinito e con una specifica che va oltre la figura, un pò come la musica d'avanguardia o la sperimentale che sto snocciolando in questo periodo, i brani non hanno una forma canonica, anzi spesso non hanno neanche degli strumenti che la suonano perché si va da suoni ricavati da oggetti (John Cage docet) a suoni sintetizzati quindi non reali. Poi ieri mi è venuta in mente l'arte concettuale, il concetto diventa la forma d'arte e non più il dipinto o la scultura, e ad essere esposti nelle gallerie sono gli oggetti di uso quotidiano a partire dall'orinatoio di Duchamp e la sedia di Kosuth, giusto per fare due esempi. Quindi per ora sono al punto di domanda "può la musica rappresentare attraverso i suoni concetti più che figure già conosciute?", beh sicuramente si e sicuramente è stato già fatto, cercherò qualcosa a riguardo, se qualcuno ha qualche dritta sono sempre aperto a tutti i consigli d'ascolto.
Cambiando discorso, oggi passando su FB vedo che Aky mi tagga, non amo essere taggato perché spesso sono cazzate o cose che non mi interessano e in certi casi levo il tag (fortuna che si può fare), ma il video in questione è bellissimo, lo metto in fondo, non mi metto a commentarlo parla da solo, dico solo che è così, almeno io la vedo così la società, le persone sono amminchiate dalle cazzate tecnologiche, dall'ultimo device come per esempio le code fuori dagli Apple store per l'ultimo Iphone 15, che è uguale a quello precedente solo che hanno cambiato lo spinotto di ricarica, siete la scimmia che cerca di prendere la banana dentro l'anfora dal collo stretto, per chi non lo sapesse è un metodo per catturare una scimmia.
Altra cosa, ieri vedo una vignetta di L'incoscienza di Zen ma non riesco proprio ne a capirla ne a collegarla con niente, nella vignetta c'è una bambina che da una pesca al padre ... ecco oggi ho compreso il perché non la capivo, ma veramente sono questi i problemi che vi affliggono? Una pubblicità che mette in risalto una famiglia "tradizionale" in fase di finire il suo corso in quanto piccolo nucleo sociale? Partendo dal fatto che sta cosa della famiglia è una convenzione e che in passato non esisteva proprio, la chiesa c'ha messo lo zampino per accaparrarsi soldini, che cosa non arrivate a capire che se due non stanno più bene assieme è meglio che ognuno vada per la sua strada? Va bè le solite armi di distrazione di massa da tutto quello che è effettivamente di interesse comune, come il fatto che il governo attuale non solo non sta facendo niente per voi ma aiuta gli amichetti suoi a spese vostre, cosa che se succedesse in Francia andrebbero a prendere la ghigliottina al museo, tanto di cappello ai galletti.
Detto tutto ciò vi saluto col video
youtube
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lisia81 · 8 months
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You are desire
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Posso dire che mi è piaciuto molto?
FINALMENTE una storia scolastica con personaggi con sale in zucca, assennati, coscienziosi, intelligenti, normali.
Ok normali normali non sono perchè sono belli e intelligentissimi, ma si conoscono senza pregiudizi, si piacciono, diventano in primis amici e hanno rispetto uno dell'altra. Non vivono l'uno per l'altra, ma vivono le loro vite sostenendosi a vicenda.
La trama narra di LinYu Jing che viene catapultata dalla madre a vivere, con l'inganno, col padre e la nuova famiglia che lui si è formato. A lei questa cosa non va giù, principalmente perchè il padre non le ha mai mostrato attenzioni. Chiariamoci, la nuova famiglia del padre non è cattiva, ne nulla di simile. La matrigna è gentile e gran lavoratrice, il fratellastro preso dalla sua carriera, ma col passare del tempo si addolcisce fino a diventare contento di avere una sorella. Non ci sono isterie in tutto ciò.
Prima di iniziare la scuola,per vie traverse, conosce Shen Juan e i suoi amici di infanzia. Shen Juan che poi diventerà il suo compagno di banco. Grazie a questo ragazzo, considerato da tutti pericoloso, riesce a crearsi una rete di contatti che la rendono felice e l'aiutano ad integrarsi nella nuova realtà. Shen Juan in realtà non è per nulla cattivo. Anzi tutt'altro. Ha solo avuto delle vicessitudini di vita che lo hanno colpito e messo alla prova. Vicessitudini che però non fa pesare su nessuno. Studia sodo, lavora, mantendendo vivo il negozio dello zio oramai in stato vegetale, e si prende cura di quest'ultimo. Il legame tra Shen Juna e Lin Yun Jing cresce durante l'anno scolastico. Escono insieme, si sostengono nelle difficoltà e negli studi e insieme agli amici di Shen Juan formano un bel gruppo. Tra grandi e piccoli problemi tutto sembra filare liscio.
Poi la madre arpia di lei arriva e di punto in bianco la porta via. Togliendole anche il telefono. Nel frattempo lo zio di Shen Juan muore.
Forti di una promessa che avrebbero studiato assieme all'università in un futuro, LinYu E Shen Juan studiano senza sentirsi per 2 anni e vengono ammessi ai rispettivi corsi.
Si ritrovano all'università. Si cercano subito, ricuciscono con qualche difficoltà il loro rapporto, si perdonano, capiscono che quello che provavano una volta era amore, e iniziano la loro vita di coppia. Felice, senza incomprensioni di alcun genere. Ognuno capisce gli obbiettivi e i sogni che l'altro ha, si supportano e cercano di realizzarli superando insieme i traumi a cui la vita fino ad ora li ha messi davanti.
Tutto ok fino a qui. Avrei interrotto più o meno qua la storia. Con il nostro lead che si da al professionismo dello Shooting (il suo sport) e lei sulla strada di iniziare a studiare per una carriera nel marketing.
E invece la produzione decide di avanzare fino alla fine dell'università. Alla 30 esima puntata, l'ultima, lei riceve una proposta di lavoro in un altra città. Non ne parla con lui e lui, per caso, lo scopre. E non le dice nulla, in attesa che lei glie lo comunichi. Le fa anche una bellissima sorpresa in cui le dice che crede in lei, è la sua forza ecc.. lei ringrazia lo abbraccia e nulla.
I due si laureano e con sto peso di lei,che dovrebbe trasferirsi, ma a lui non ha detto nulla, finisce la storia.
E noi spettatori rimaniamo come dei fessi.
La prima reazione che ho avuto è stata guardare se manca 1 puntata. Dramalist ne metteva 30 e 30 erano.
La seconda è stata pensare che ci fosse una seconda serie. Ma una seconda serie sarebbe un tirare il can per aia. Fino a dove poteva arrivare? le Olimpiadi? sarebbero state troppe altre 30 puntate. Bastava togliere 2-3 minuti di flash back qui e li.
Oltretutto non erano concluse neppure le storie secondarie.
Non dico i punteggi di questa serie. 8.8 su Viki dove di solito sono generosi. Sotto 8 su my dramalist. Per non parlare dei commenti e recensioni. Sto finale rovinava tutto.
Ho maledetto lo sceneggiatore. Ok che le serie cinesi spesso non brillano per i finali, ma qui la fine non c'è!
Infine, quando stavo per preparare un pupazzetto vudu e gli spilloni in stile Gargamella, ho scoperto l'esistenza di una puntata speciale sepellita nei meandri del web. Fatta dagli autori, non un montaggio. Finita l'università tutti i protagonisti vanno in vacanza, si chiudono le fila delle storie secondarie, Lin Yu racconta a Shen Juan dell'offerta di lavoro, lui le dice che la sosterrà sempre e loro si ritroveranno sempre più forti di prima . Si danno la mano e tutti vissero felici e contenti.
Ora le opzioni sono due:
a- Viki mancavano i soldi per acquistare questa puntata speciale.
b- Gli autori si sono resi conto di aver moncato una serie e sono corsi ai ripari dopo gli insulti ricevuti.
Questo solo per dire che nonostante i voti la storia è veramente bella, ben costruita e i personaggi sono credibili. Non credete ai voti. Non ci sono stupidotte ingenue o occhi a cuore, c'è spensieratezza ma anche serietà e approfondimento psicologico. Forse un po troppa perfezione nei protagonisti , ma è tipico dei drami.
Ma arrivati alla fine cercate sta puntata 31 SPECIAL!
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broken--wings · 5 months
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Sono una ragazza di 22 anni che non ha mai avuto paura di uscire o camminare per strada la notte da sola, fino a qualche tempo fa ma ora come ora sinceramente un po' di ansia mi sale, non perché ci sia stato un evento in particolare che mi ha coinvolta bensì perché con tutto ciò che sta succedendo, con tutto quello che si legge sui social, gente che difende persone che compiono questi "atti disumani" mi rendo conto che forse un po' di paura bisogna averla, perché non puoi mai sapere chi ti aspetta lì fuori e cazzo non è una cosa normale, non è normale ne per un ragazzo/uomo ne per una ragazza/donna sentirsi costantemente oppressi e NON liberi di vivere serenamente la propria vita.
C'è gente che sente avere il potere di giudicare ma senza sapere effettivamente come stanno le cose, gente che non accetta chi e "diverso", chi ha scelto un'altro tipo di vita differente dalla loro, gente che non comprende che ognuno è libero di vestirsi, truccarsi, mettere lo smalto o stare con chi vuole; la stessa gente che magari quando sente in tv storie di femminicidi se ne esce con la solita frase "ma l'ha voluto lei", cioè per dio quella persona non c'è più un minimo di rispetto, io non sonno femminista e non sto difendendo nessuno perché so che ci sono al mondo donne/ragazze stronze e meschine così come uomini/ragazzi stonzi e meschini ma NESSUNO ha il diritto di portare via la vita di un'altra persona.
Sono sempre stata del parere che se una persona non ti piace puoi sempre girarti dall'altra parte e continuare a vivere la tua vita, lasciandole vivere la sua, chi sei tu per interferire ? Chi sei tu per imporre ad una altra persona come vivere? Chi ti dice che come vivi tu è giusto e quindi tutti debbano essere come te?
Io sono una ragazza che si è sempre vestita di nero ed ha sempre ascoltato musica rock o metal e per questo giudicata come "satanista" ma personalmente io non credo, non credo in nulla, semplicemente ho sempre optato per questo tipo di musica perché non mi piace quella moderna, ma la gente si è fermata all'apparenza ed è questo quello che succede oggi, l'apparenza conta più di ciò che si è veramente, mi dispiace che ci siano tante e dico tante persone che si ammalano per la vita altrui, che vivono per giudicare la vita altrui con i social a loro favore e non si godono la loro.
Una ragazza può vestirsi come vuole, non hai diritto di insultarla o molestarla o toccarla senza il suo consenso.
Un ragazzo può vestirsi come vuole, truccarsi o mettersi lo smalto, tu non hai diritto di offenderlo, picchiarlo o crederti migliore.
Un* ragazz* un po' sovrappeso o un po' sottopeso non va trattato come come un animale, perché l'animale sei tu che l* giudichi.
Un persona qualsiasi, qualsiasi genere, qualsiasi etnia, qualsiasi sesso dovrebbe sentirsi sicura ad uscire di casa la mattina con la convinzione di rientrare la sera.
E mi fermo qui.
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Capitolo 61 - Camicie, domande e Fonzie con i baffi
Nel capitolo precedente: Jerry va al suo appuntamento al buio e conosce Heather. Sorprendentemente anche lei rivela di non aver voglia di conoscere ragazzi al momento e, rendendosi conto di essere molto simili e nella stessa medesima situazione, convince Jerry a fingere che loro due si frequentino in modo da farsi lasciare in pace dai loro rispettivi amici. Durante un gioco di domande e risposte tra Stone e Grace, i due discutono sul fatto che lei non lo abbia ancora fatto dormire con lei nel suo letto a causa delle sue insicurezze. Alla fine Stone riesce a tranquillizzarla e a convincerla a fare questo passo con lui. Eddie e Angie riescono finalmente a passare una serata insieme, a base di pizza e film horror. Eddie prova ancora a farla ragionare sul film di Cameron Crowe e le rivela che per lui quella è una serata speciale: è passato un mese esatto dal loro primo bacio. Angie si sente in colpa perché non aveva minimamente pensato alla ricorrenza, non essendo abituata a questo tipo di cose nelle sue relazioni passate.
***
He fills me up, he gives me love
More love than I've ever seen
He's all I got, he's all I got in this world
But he's all the man that I need
A un osservatore esterno random questa scena potrebbe sembrare surreale, lo ammetto. Se la mia vita fosse una serie tv e l'episodio di oggi iniziasse con questa scena di stamattina, a me, da spettatrice, scatterebbero mille campanelli d'allarme che vanno da "E' una realtà alternativa frutto di un viaggio nel tempo andato male" a "Come minimo sta per succedere una catastrofe". Perché io che preparo i pancake il mercoledì mattina, ancora in vestaglia nonostante abbia pure lezione tra poco più di un'ora, ballando sulla top 100 alla radio e canticchiando (distruggendo) Whitney Houston non è una cosa che si vede tutti i giorni. Il volume in realtà l'ho alzato per Eddie perché sospetto che l'uomo che io-non-dormo-mai-vivo-di-notte-a-san-diego-facevo-surf-alle-prime-luci-dell'alba non abbia alcuna intenzione di schiodarsi dal letto. Stamattina ho aperto gli occhi prima della mia sveglia killer e ho pensato bene di disattivarla per lasciarlo riposare, ho fatto la doccia più veloce e silenziosa della storia e ora sono qui. Visto che siamo sempre di corsa e ci vediamo a spizzichi e bocconi, mi sembrava una cosa carina preparare una bella colazione per viziarlo un po' e poter passare qualche minuto in più assieme, seduti a un tavolo, parlando e scherzando, anziché dirci come al solito ciao ciao e scappare ognuno per la sua strada. E in questo ci metto anche Meg perché, con la fine della scuola che si avvicina, la storia dei tatuaggi e tutti i lavori paralleli che sta acchiappando per arrotondare, persino fare una chiacchierata con la mia coinquilina sta diventando complesso. Pensavo che il profumo della colazione e del caffè sarebbero bastati a dare a Ed un buongiorno più dolce di quello della mia odiata sveglia, ma mi sbagliavo. Verso un'altra mestolata di impasto nella padella e sorrido quando sento il rumore dell'acqua della doccia, pensando che il mio canto melodioso abbia fatto il suo dovere, ma mi ricredo subito quando sento la voce di Meg che inizia a intonare il coro di Freedom 90. Beh, se non ce l'ho fatta io, ci penserà lei a buttarlo giù dal letto assieme a George Michael.
Prendo il piatto con tutti i pancake e lo metto al centro del tavolo, dove c'è già la bottiglia di sciroppo al cioccolato. Siccome non voglio passare per quella che mangia solo schifezze, decido di recuperare anche un po' di yogurt e frutta, che sui pancake ci sta sempre bene. Mi dirigo verso il frigorifero ballando, non prima di aver urlato Everybody dance now! assieme alla radio, infilo la testa in frigo sculettando e quando chiudo lo sportello per poco non mi viene un infarto e non proietto yogurt e frutti di bosco sul soffitto.
"EDDIE!"
"Ehi" mi fai lui appoggiato allo stipite della porta, assonnato e sorridente.
"CHE CAZZO" mollo tutto sul tavolo al sicuro e riprendo colore.
"Buongiorno anche a te, micetta"
"Micetta un cazzo, appari così dal nulla, mi hai fatto prendere un colpo"
"Perdonami, non volevo spaventarti. E' che beh... eri tutta concentrata nel ballo, non potevo interromperti" spiega con quella faccia da adorabile stronzetto che... niente, ho lezione tra un'ora, non posso pensare a queste cose.
"Da quanto eri lì?"
"Da un po'" è ancora sulla porta della cucina. In boxer e camicia. Ripeto, Angie, NON PUOI PENSARE A QUESTE COSE.
"Potevi trovare una maniera alternativa e più soft di annunciare la tua presenza, no?" torno ai fornelli spenti e fingo di spegnerli, poi mi sposto al lavandino e fingo di armeggiare con qualcos'altro finché non mi sento le sue mani sulle spalle.
"E perdermi questo show? Non sono mica scemo" mi bacia una guancia e poi si appoggia col mento sulla mia spalla destra.
"Lo show ideale per un risveglio traumatico. Attento che ti scotti, è ancora calda" lo avviso quando vedo che allunga le mani sulla padella, forse per metterla a lavare.
"Tanto sono già cotto" mette tutto nel lavandino e poi mi abbraccia da dietro appoggiandosi di nuovo a me.
"Eheheh che?"
"Hai idea di quanto eri sexy?" sussurra allungando queste cazzo di mani.
"Sono sexy in cucina? Ai fornelli? In uno dei ruoli stereotipati in cui il maschilismo più becero imprigiona le donne?" mi volto verso di lui nel tentativo di togliermelo di dosso, ma con scarsi risultati.
"In realtà intendevo ballando in vestaglia, ma onestamente questo è pure meglio, cazzo" scarsissimi visto che ora mi ha artigliato il culo e la sua bocca si sta avvicinando pericolosamente al mio punto debole sul collo.
"Ah quindi... anni di lotte per l'emancipazione della donna ridotte a un feticcio? Femminismo che ha senso di esistere solo per la gratificazione sessuale di te, uomo etero?"
"Piantala o mi tocca scoparti qui e adesso" si allontana dal mio collo giusto il tempo di farmi presente questa cosa all'orecchio, per poi tornare al suo lavoro.
"Eheh tanto non puoi" lo spingo via in maniera forse troppo impulsiva, mi volto di nuovo e inizio a riempire il lavello con acqua per poi prendere il detersivo per i piatti.
"Perché?" e però pure tu Eddie, se continui così non mi aiuti.
"Perché... perché c'è Meg di là..." e ancora con queste mani sui fianchi " E poi dobbiamo mangiare e devo andare a lezione"
"Allora, aspetta," Eddie chiude il rubinetto, mi prende la mano e, spingendomi a una sorta di piroetta, mi obbliga a girarmi ancora verso di lui "punto uno"
"Ahah hai pure i punti già pronti di prima mattina?"
"Sono nato pronto. Punto uno: Meg è di là, non è qui" prima allunga lo sguardo verso la porta, poi lo indirizza di nuovo verso di me e mi fa l'occhiolino.
"Però può arrivare da un momento all'altro" ribatto, ma non sono altrettanto veloce nel contrastare le sue mani, che iniziano a sbottonarmi la vestaglia.
"Basta stare attenti quando sentiamo Mariah Carey che si avvicina" scherza ironizzando sulla canzone che sta cantando adesso.
"E se siamo troppo distratti?" richiudo un bottone, lui me ne sbottona due.
"Punto due:" continua lui infischiandosene delle mie obiezioni "possiamo mangiare dopo"
"Ma dopo che?" si limita ad alzare lo sguardo per sorridermi, senza rispondermi.
"Punto tre: ti do io uno strappo in università così fai prima" e via altri due bottoni.
"Ma-" provo a ribellarmi, in maniera non molto convinta, e lui mi zittisce baciandomi, dolcemente, ma con una certa fermezza, e ora la mia vestaglia è completamente aperta.
"Dai, andiamo di là cinque minuti"
"Non saranno mai cinque minuti, Eddie"
"Scommettiamo?" la vestaglia è a terra e le mani sono sotto la mia maglia del pigiama e minacciano di far volare anche quella, almeno finché un dettaglio non cattura, in ritardo, la mia attenzione.
"Eddie, da-... ehm, scusa, ma cos'hai addosso?"
"Sono troppo vestito, vero? Adesso rimedio subito!" ammicca con le sopracciglia come uno scemo, fa per levarsi la camicia, ma lo blocco.
"No, intendo dire, non vedi cosa ti sei messo addosso? Non ti sei accorto?" inizio a ridere e solo adesso inizia ad avere un piccolo cedimento e a mollare la presa. Ne approfitto per ricompormi e recuperare la vestaglia da terra.
"Cos'è? Me la sono messa alla rovescia?" si guarda la camicia senza capire, e poi guarda me, imbronciato, quando mi rimetto la vestaglia.
"No, è dritta, ma è la mia, non vedi?" svelo accarezzandogli il petto con la scusa (anch'io però!) di indicare i taschini sulla parte anteriore della mia camicia a quadri, molto simile alla sua "La tua non ha questi"
"Oh cazzo, si vede che nel rincoglionimento del risveglio ho preso la tua anziché la mia, si assomigliano"
"Come hai fatto a non accorgertene? Non vedi che è da donna? I bottoni sono al contrario" gliene chiudo due e nel farlo constato quanto gli stia comoda la mia camicia. Molto, troppo comoda. Ci balla dentro. E' ovvio che non se ne sia accorto, se fossi una taglia 40 non ci sarebbe entrato neanche un suo braccio in questa cazzo di camicia. Invece no, non ci ha fatto caso, perché la sua ragazza è un peso massimo, doveva capirlo per il motivo opposto e cioè che ci sta dentro due volte.
"Ah! Ecco perché non riuscivo a chiuderla, cazzo! Mi sentivo scemo, per un attimo ho pensato di essere fatto o di avere un aneurisma o qualcosa del genere ahahahah"
"Tu non stai bene" scuoto la testa e prendo i piatti da sistemare sul tavolo, dandogli le spalle per evitare che veda la mia faccia, rabbuiata a causa dei pensieri di prima. Perché il mio cervello deve sempre rovinare i momenti migliori?
"Va beh, comunque è comoda e sa di te, penso la terrò. Posso?" mi giro incredula e quando lo guardo prende i lembi della camicia e se li chiude stretti sul petto, mimando un abbraccio, poi appoggia il naso al tessuto della manica e si finge inebriato dal mio profumo, emettendo un plateale sospiro soddisfatto.
"Da quale cazzo di commedia romantica sei uscito, me lo spieghi?" lo guardo perplessa e dentro di me lo ringrazio per avermi fatto dimenticare in un secondo i miei pensieri negativi del cazzo.
"Io non sono romantico e non faccio ridere" replica serissimo.
"E comunque il cliché dovrebbe essere al contrario: in qualsiasi romanzo rosa che si rispetti è la tipa che si alza al mattino e si mette la camicia o le magliette di lui, che ovviamente se ne compiace"
"E da quando in qua rispetti i cliché di genere? E' sempre e solo l'occhio maschile a dover essere compiaciuto?" si appoggia all'indietro al ripiano della cucina e così facendo i lembi della camicia si allargano di nuovo.
"Piantala o mi tocca... uhm... saltarti addosso qui e adesso" semicito la sua battuta di prima.
"Disse lei, dandomi un ottimo motivo per non piantarla" Eddie si riavvicina con fare minaccioso (sì, va beh...), ma stavolta gli va male e penso di non aver mai amato e odiato allo stesso tempo Mariah Carey così tanto come adesso.
"Somedaaay Hey Heeeey! Oh ciao ragazzi, buongiorno" Meg fa il suo ingresso in cucina e non so se non si accorge di me e Eddie perché la sua attenzione è tutta sul tavolo imbandito o se fa semplicemente finta.
"Ciao"
"Buongiorno Meg" io e Eddie ci allontaniamo come due calamite messe l'una davanti all'altra, Eddie si gira a cercare di allacciare i restanti bottoni della camicia, seppur al contrario, mentre io mi dedico alla distribuzione dei pancake nei piatti.
"Ho interrotto qualcosa?" mi correggo, se n'è accorta e non fa nemmeno finta di no, mentre spreme il cioccolato sui suoi pancake.
"Sì, un dibattito sul femminismo" Eddie mi dà un bacio volante sulla guancia e si siede a tavola.
"Non ce la fate a flirtare come le coppie normali, eh?" Meg mi strizza l'occhio mentre mi siedo anch'io, rassegnata ai suoi commenti.
"Non siamo normali presi singolarmente, figurati come coppia" osserva Eddie e non ha tutti i torti. Anche lui va sullo sciroppo di cioccolato, quindi l'unica a dare un po' di soddisfazione allo yogurt sarò io, ovviamente.
"Comunque quand'è che gli chiedi di trasferirsi qui?" Meg prima guarda me e poi, stavolta, l'occhiolino è per Eddie.
"Che??"
"Così prepari la colazione figa tutte le mattine"
"Se vuoi i pancake basta chiederli, non serve tirare in mezzo Eddie" borbotto mentre lui e Meg se la ridono sotto i baffi a spese mie.
"Hai chiamato Crowe?" Meg mi rifila un'altra stoccata quando è a metà del suo piatto ed è chiaro che stamattina sono il suo bersaglio preferito.
"No, non l'ho chiamato"
"E quando lo chiami?"
"Beh, non lo so, io-"
"Se vuoi ci penso io," Eddie mi salva in tutti i sensi, intervenendo nella conversazione e versandomi un altro po' di caffè nella tazza mezza vuota "glielo dico io quando lo vedo"
"Gli dici che Angie accetta?!" Meg rimane con la forchetta a mezz'aria davanti alla bocca aperta e sta per avere un'amara sorpresa.
"Veramente, no. Cioè, avevo capito di no, o forse sbaglio?" Eddie guarda alternativamente la mia coinquilina e me.
"No, non sbagli, come ti avevo già detto, ho deciso di rifiutare" lo rassicuro e mi preparo all'inferno.
"E PERCHE' CAZZO?" Meg fa cadere la forchetta nel piatto e mi guarda con rimprovero.
"Perché già lo sai, non è roba per me"
"E tu non le dici niente?" Eddie, che evidentemente ha apprezzato i miei sforzi culinari perché ha già spazzolato tutto, temporeggia qualche secondo con il tovagliolo sulla bocca prima di parlare.
"Ehm? Io? Perché? Che dovrei dire?"
"Come che devi dire?! Convincila, no?" Meg guarda entrambi come se fossimo degli idioti.
"Beh, ne abbiamo parlato. Personalmente penso sia un'ottima occasione, ma se Angie non se la sente, non se la sente. Non voglio metterle pressione o cose del genere" Eddie si alza, sistema il piatto nel lavello assieme alla tazza, dopo aver finito il suo caffè.
"Io invece ce la metto eccome la pressione, a parte che senza una spintarella esterna non faresti mai un cazzo di niente, non saresti nemmeno qui! E poi penso tu stia facendo una grossa cazzata a dire di no! E dovresti dirglielo anche tu, se ci tieni a lei" la mia amica scalpita sulla sedia, non si aspettava di trovarsi in minoranza.
"Ci tengo e proprio perché ci tengo voglio che sia libera di scegliere cosa fare. Se facesse il film solo per farci contenti, sarebbe inutile. Almeno io la penso così." Eddie espone la sua tesi per poi avvicinarsi di nuovo a me e darmi un altro bacio, rapido, sulle labbra "Vado a fare la doccia e vestirmi. Con i vestiti giusti, stavolta"
Lo guardo sognante mentre esce dalla cucina e si allontana, finché non incrocio lo sguardo interrogativo di Meg di fronte a me.
"Eheh è perché ha sbagliato camicia, si è messo la mia al posto della sua, perché al buio gli sembravano uguali eheh"
"Non è questa la spiegazione che cerco"
"In che senso?"
"Cosa gli hai detto?"
"A chi?"
"A Eddie? Per renderlo improvvisamente così attento a non urtare la tua sensibilità, cosa gli hai detto?" incrocia le braccia e mi guarda con sfida.
"Cosa ti fa credere che io gli abbia detto qualcosa?"
"Ti conosco. E, anche se un po' meno, conosco anche lui"
"Non può essere che semplicemente pensi quello che ha detto?"
"No. Non lo pensava quando ti ha obbligato a giocare a basket con la band, suonare la batteria alla festa di Cameron, salire sullo Space Needle, limonare davanti a un locale intero per due ore, non vedo perché dovrebbe aver cambiato idea adesso, a meno che tu non sia intervenuta in qualche maniera" Meg conta aggressivamente le mie imprese sulle dita.
"Non hai intenzione di finire i tuoi pancake?"
"No, non ti darò la minima soddisfazione culinaria finché non parli" e lo sa che la cosa mi da molto fastidio, sta usando le maniere forti.
"Ma non ho niente da dire"
"Che gli hai detto?"
"Niente"
"Che gli hai detto davvero?"
"Ahahah NIENTE!"
"Gli hai promesso dei favori sessuali?"
"E' il mio ragazzo, ha già i miei favori, non c'è bisogno che io glieli prometta"
"Favori un po' più trasgressivi dei soliti?"
"No!"
"E allora parla oppure questi pancake finiscono nel cestino" Meg prende il piatto, si alza e si piazza davanti alla pattumiera.
"Non ne avresti il coraggio"
"Scommettiamo?" mantenendo il contatto visivo con me, allunga il piede sul pedale lentamente, dopodiché con uno scatto fa aprire il coperchio.
"Va beh, non è che gli abbia detto una cosa specifica..."
"HA! Qualcosa gli hai detto, allora?" il coperchio si richiude, ma lei non si sposta.
"Gli ho parlato del fatto che non sarei a mio agio nel ruolo di attrice"
"Mmmm"
"E che avrei avuto troppe battute"
"E poi?"
"Che la presenza di Tim Burton mi avrebbe messa in difficoltà"
"Ok"
"E che sarei stata ipercritica e non avrei mai più voluto vedere quel film se io ci fossi stata dentro.. Anzi, che magari per il trauma non mi sarei più avvicinata a un set"
"Solo questo?" il piedino di Meg punta ancora sul pedale della pattumiera.
"Solo? Praticamente gli ho detto che avrebbe potuto mettere a rischio la mia intera carriera"
"Ok. E poi, che altro gli hai detto?" Meg non molla e ormai lo sento che sto per capitolare, non ho altra scelta.
"E beh, potrei aver aggiunto dei dettagli di trama..."
"ECCO. Parlami di questi dettagli" Meg ha capito di avermi finalmente in pugno e torna a sedersi a tavola, appoggiando il piatto davanti a sé.
"Potrei avergli detto che, scorrendo rapidamente il copione, avevo intravisto qualcosa che non mi andava di fare"
"Che cazzo ti sei inventata, Angie?" la mia amica scuote la testa e impugna di nuovo la forchetta.
"Non ho inventato niente! Gli ho solo detto che a un certo punto mi è sembrato di vedere una scena con..."
"Con...?"
"Con un bacio"
"UN BACIO?!"
"Un bacio, molto lungo"
"AHAHAHAHAH SEI PROPRIO UNA STRONZA!" Meg non si trattiene e ride tenendosi la pancia.
"Guarda che è vero! Il bacio c'è! Ce ne sono diversi! Solo, ehm, non esattamente nella mia scena"
"CHE BASTARDA!"
"E da quando ho accennato questa cosa a Eddie, è diventato improvvisamente molto comprensivo delle mie insicurezze"
"MA VA?! Chissà come mai?" Meg si ributta sui pancake, non prima di averci messo un altro po' di cioccolato.
"Non gli dirai niente, vero?"
"Guarda, sarei tentata perché per me sei fuori a rifiutare una parte nel film e tirerei in mezzo chiunque per convincerti, ma..."
"Ma?"
"Ma ammiro troppo la tua perfidia in questa cosa per farti sgamare"
"Io non sono perfida!"
"No, sei solo una piccola manipolatrice in erba che usa astutamente una debolezza altrui per il suo tornaconto... La mia Angie sta crescendo! Potrei quasi mettermi a piangere" Meg finge commozione e si asciuga delle finte lacrime con tovagliolo.
"Ahaha non ho manipolato Eddie"
"Hai usato la sua gelosia per fargli fare quello che volevi tu, come me lo chiami?"
"Ho solo fatto un discorso andando a toccare alcune corde..."
"Le corde giuste!" Meg si alza e mette il piatto nel lavandino assieme al resto.
"Non capisco se stai cercando di far leva sulla mia coscienza per portarmi a dire la verità a Eddie e accettare la parte o se apprezzi davvero la mia piccola manovra disonesta"
"Mmm un po' tutt'e due!" Meg esce dalla cucina e recupera giacca e borsa, io la raggiungo sulla porta "Comunque, alla fine, anche se manipolato, ha ragione Eddie: sei tu a decidere. E' che a me sarebbe piaciuto potermela tirare un po' in giro e dire Ehi, la mia amica è in quel film!"
"Metà della gente che conosci sarà in quel film. Comunque, quando sarò un'autrice di successo potrai dire Ehi, quello l'ha scritto la mia amica!"
"Non vedo l'ora! Va beh, ci vediamo stasera da Roxy"
"Ok, ciao"
"Mi hai seguita per salutarmi o per accertarmi che non vada da Eddie a spifferare tutto?"
"Ahahahahah per salutarti! Non lo faresti mai. Almeno, non adesso che è sotto la doccia"
"Mah, se volessi potrei anche, tanto quella gelosa nella coppia non sei tu" mi fa l'occhiolino ed apre la porta.
"Ciao Meg"
"E poi l'ho già visto in mutande, ormai" fa per allontanarsi, ma torna indietro.
"CIAO" le chiudo la porta in faccia per scherzo e lei la tiene aperta con un piede.
"E per me i ragazzi delle amiche sono tutti donne"
"VAI CHE E' TARDI, A STASERA!"
Il tarlo che Meg ha provato a mettermi in testa sul mio tiro mancino nei confronti di Eddie non fa neanche in tempo a insinuarsi nei miei pensieri quando il telefono inizia a squillare.
"Pronto"
"..." dall'altra parte, nulla.
"Pronto?" ripeto ed effettivamente mi sembra di sentire dei rumori attraverso il ricevitore. Più che linea disturbata, mi dà l'idea di qualcuno in attesa in silenzio con la cornetta in mano.
"C'è qualcuno o no?" nel momento in cui percepisco chiaramente un respiro mi raggelo. Mi guardo attorno per capire dove sia Eddie, perché non sento più il rumore dell'acqua, ma non lo vedo in giro. Vado a sbirciare in camera mia e non c'è, quindi probabilmente ha finito la doccia, ma è ancora in bagno.
"Sei tu?"
"..." ancora niente.
"Hai bisogno? Ti servono soldi?" chiedo a bassa voce, ma senza avere alcuna risposta, se non una brusca chiusura della telefonata.
Espiro profondamente, come se avessi trattenuto il fiato da un po', e forse è stato proprio così. Mollo il telefono sul tavolo, prendo il mio piatto e lo metto nel lavandino assieme a tutto il resto. Butto un occhio all'orologio. No, adesso non faccio in tempo, li laverò oggi pomeriggio. Un nuovo squillo del telefono mi fa sobbalzare, lo guardo per un po' senza fare niente, ma poi mi decido a rispondere, se non altro per evitare che Eddie si insospettisca ed esca a vedere che succede e perché nessuno risponde al telefono.
"PRONTO?!"
"Ehi, buongiorno anche a te! Cos'è, ci siamo svegliate con la luna storta stamattina?" la risposta dall'altra parte, stavolta, mi mette di tutt'altro umore.
"Ciao mamma! No, tutto ok"
"Insomma, sembrava volessi sbranare chiunque fosse dall'altro capo del telefono..."
"No è che... c'è qualcuno che si diverte a fare scherzi telefonici stamattina. Chiamano e non parlano, senza neanche un po' di fantasia, almeno si inventassero qualcosa"
"Della serie, se dovete rompere le scatole, almeno usate la creatività"
"Esatto"
"Va beh, come stai? Scusa se ti chiamo presto, ma almeno sono sicura di trovarti"
"No problem, hai fatto bene. Anzi, diciamo che mi hai trovata per un pelo perché tra poco devo andare a lezione" vado in camera mia a prendere i vestiti da mettermi, in attesa che Eddie esca dal bagno.
"Ecco, appunto. Finirà che dovrò prendere un appuntamento per parlare al telefono con te"
"Tranquilla, ho ancora tempo, possiamo avere la nostra appagante conversazione madre-figlia"
"Allora appaga la mia curiosità? Come stai? Come sono andate le vacanze?"
"Bene, ho lavorato un sacco!"
"Peccato si chiamino vacanze..."
"Va beh, mi sono anche riposata e ho fatto un sacco di cose che avevo in sospeso da una vita! Ho sbrinato il frigo, ho pulito i lampadari, ho lavato tutti i tappeti..." torno in corridoio mentre ripercorro tutte le tappe delle grandi pulizie di casa Pacifico-McDonald.
"Che strano concetto di riposo"
"Uff, sono uscita con Meg e gli altri, non sono stata in casa tutto il giorno"
"Non avevo dubbi. E come sta Eddie?"
"Eddie sta-" mi ha quasi presa in contropiede "Perché mi chiedi di Eddie? E soprattutto, come fai a conoscerlo?" già, come fai a conoscere il tizio che è appena uscito dal bagno coperto solo da un corto asciugamano legato non benissimo in vita che potrebbe cadere da un momento all'altro e che mi ha fatto l'occhiolino prima di infilarsi in camera mia.
"Oh me ne ha parlato tuo padre!"
"Te ne ha parlato?" infilarsi in camera senza chiudere la porta. L'asciugamano prende il volo e... NO, ANGIE, NON HAI TEMPO E SEI AL TELEFONO CON TUA MADRE.
"Sì, cioè, mi ha detto che hai un amico che si chiama Eddie e che l'ha conosciuto"
"E' successo mesi fa, perché mi chiedi dei miei amici adesso?" e perché proprio di Eddie, sarebbe la vera domanda. Ma non voglio calcare troppo la mano e insospettirla.
"No, è che sto guardando le foto che aveva fatto tuo padre quando è venuto a trovarti..."
"Ah, le famose foto che io non ho ancora visto" mi chiudo a chiave in bagno e metto in vivavoce, così posso lavarmi i denti nel frattempo.
"Eh perché le ha sviluppate solo adesso! Perdonalo, è stato presissimo col lavoro, l'ho visto anch'io a malapena"
"Lo so, lo so, è che mi aveva detto che me le avrebbe spedite"
"Infatti, sta andando giusto stamattina a spedirtele. Che poi sarebbe il motivo per cui ti ho chiamato, per dirti proprio questo"
"Oh perfetto! Ringrazialo"
"E...niente, siccome ho proprio davanti una foto di te con Eddie, mi è venuto in mente. Così"
"Così a caso"
"Certo. Comunque, come sta?" benissimo, ha passato la notte con me e adesso è nudo in camera mia.
"Bene! Da quello che so, almeno. Insomma, la band sta registrando l'album, non li vedo spesso come prima" brava, plurale, Angie, vai di plurale.
"Ma prima mi hai detto che sei uscita con gli altri durante le vacanze di primavera"
"Sì, certo, ma adesso è un po' che non li vedo. Comunque sono contenti, Stone mi ha detto che tutto sta procedendo bene" usare Stone come diversivo per distogliere l'attenzione da Eddie sarà stata una mossa azzeccata?
"Ah! Allora Stone l'hai visto più di Eddie!" no, non è azzeccata per un cazzo.
"Li ho visti alla stessa maniera, mamma, non farti strane idee, pensavo di essere stata abbastanza chiara a Natale" sbuffo e inizio a levarmi vestaglia e pigiama.
"Chiarissima! Va beh, sappi che le foto sono molto belle, adesso ti passo papà che ti deve dire una cosa"
"Ok?" mio padre? Che mi deve dire? Non vorrà chiedermi anche lui di Eddie, così, a caso.
"Ciao Angie, chiama tu la prossima volta, così non ti disturbo, va bene?"
"Non ti sarai offesa perché mi sto preparando mentre ti parlo?" mi vesto velocemente, l'unica cosa che non ho preso sono gli stivali, ma posso metterli dopo.
"No, ma chiama! Va beh, ti passo tuo padre"
"Ciao"
"Ehi Angie!"
"Ciao papà"
"Oggi ti mando tutte le foto di quando sono venuto da te, scusami, ma è stato un casino. E' da una settimana che vivo in camera oscura praticamente"
"Non ti preoccupare. Come sono venute?" metto il pigiama nella cesta del bucato, mi butto la vestaglia sulla spalla e, col telefono ancora in vivavoce in mano, esco dal bagno
"Ah benissimo! Sia quelle dei concerti sia quelle della festa in spiaggia, c'è un bel pacchetto pronto per essere spedito"
"Ecco adesso esci dalla camera oscura e stai un po' con mamma" quando entro in camera non perdo tempo, appoggio la vestaglia sulla sedia e corro a tappare la bocca a Eddie prima che possa emettere qualsiasi suono.
"Tranquilla!"
"Volevi dirmi qualcos'altro? La mamma mi aveva già detto tutto delle foto" quando sono sicura che abbia capito e mi fa un cenno con la testa, mollo la presa sulla bocca di Eddie e vado a sedermi sul letto per mettermi gli stivali, dandogli le spalle.
"Sì, volevo chiederti: conosci i Nirvana?"
"Sì, sono una band di queste parti, li ho anche visti due volte in concerto"
"Non come band, li conosci di persona?"
"Ehm beh, non proprio"
"In che senso? Li conosci o no?"
"Li conosco di vista! Più che altro il batterista..." ma cazzo, come mi escono?? Mi giro di scatto e vedo Eddie che si è bloccato con la mano sulla cerniera dei pantaloni e mi guarda male "e il bassista ci ho scambiato due parole, il cantante so chi è ma finisce lì"
"Perché loro ti conoscono"
"Che? E tu che ne sai?" perché sento che non sta per dirmi niente di buono? E perché cazzo ho tenuto il vivavoce? Ormai non posso toglierlo o sembrerebbe che voglio nascondere le cose a Eddie.
"Hanno suonato qui a Boise qualche giorno fa"
"Davvero?"
"Al The Zoo" quelli del management devono aver pensato si trattasse del vero zoo e volevano spedirci Kurt, sicuramente è così.
"E tu ci sei andato? Ma non eri pieno di lavoro?" dopo attimi eterni io riprendo ad allacciarmi gli stivali ed Eddie si chiude finalmente la patta.
"Sai come si dice, Troppo lavoro e niente divertimento..."
"Seh, e poi finisci a rincorrere la tua famiglia con un accetta"
"Appunto. Comunque gran concerto, energia pura! Ho fatto poche foto purtroppo. Il giorno dopo mi sono comprato il disco. Ne hanno fatte anche alcune nuove dall'album che deve ancora uscire"
"E cosa c'entro io in tutto questo?" se ha offerto da bere pure a Dave, giuro che urlo. Che cazzo è? Mio padre ha una specie di radar per i miei ex adesso? E ne deve parlare proprio ora con Eddie in ascolto?
"Oh perché a un certo punto sul palco il cantante ha detto una cosa sul fatto che era la prima volta che suonavano in Idaho e che finora non conoscevano nessuno di queste parti, tranne una ragazza che è proprio della nostra città. E ha detto che dovrà trovare un altro soprannome alla sua amica, ma è stato un discorso veloce e piuttosto criptico, tra un pezzo e l'altro. Tu ne sai niente?"
"Mmm non ne ho la più pallida idea onestamente" Eddie mi guarda e scoppia a ridere, io gli faccio segno di tacere e lui si copre la faccia con le mani.
"Ma sei tu l'amica, no?"
"Non credo proprio," io amica di quello lì?? Piuttosto mi cavo gli occhi a mani nude "chissà di chi parlava, ci sarà altra gente di Boise che si è trasferita a Seattle, non sono così speciale, sai?"
"Per quello ti ho chiesto se li conoscevi..."
"Sì, ma solo di vista e mica sanno di dove sono, non sanno nemmeno come mi chiamo eheh" Eddie si scopre la faccia e fa un verso come per dire Sì, come no!
"Oh va beh, allora è solo una coincidenza"
"Certo che sì"
"Ok, ora ti lascio. Vado alla posta e poi in redazione"
"D'accordo. Ciao e buon lavoro"
"E salutami Meg"
"Va bene"
"E Eddie" Eddie mi guarda ed esplode in un sorriso a cento denti, mentre fa ciao con la manina in direzione del telefono.
"Va- perché Eddie?"
"Così, mi è venuto in mente"
"Fammi indovinare: è la prima foto che ti è capitata davanti, vero?" bene, ora Eddie penserà che a casa mia ci sia un altarino con una sua foto, fiori e candele davanti a cui i miei genitori pregano tutte le mattine.
"Eheh in effetti sì, salutamelo quando lo vedi, è un bravo ragazzo"
"Sarà fatto. Ciao papà"
"Ciao Ray" risponde Eddie non appena ho messo giù.
"Se ti facevi sentire ti uccidevo!"
"La solita esagerata..." vestito di tutto punto, viene a sedersi di fianco a me sul letto.
"Ha! Non ci provare, è tardi e dobbiamo volare all'università"
"Non so di cosa stai parlando, volevo solo prendere questo" tutto strafottente, allunga le mani sotto il letto e tira fuori il suo zaino.
"Certo"
"Sono un bravo ragazzo io"
"Va beh, se il bravo ragazzo è pronto, è ora di andare"
"Ok, andiamo"
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"Come si dice Posso avere il tuo numero in svizzero?"
"Non esiste lo svizzero, Mike" la ragazza dello staff ha aperto appena la porta dei camerini, giusto il tempo per dirci Soundcheck in zehn Minuten, e quel coglione si è già innamorato.
"Come non esiste? E allora che cazzo di lingua parlano in questo paese?"
"Dove siamo adesso, cioè Zurigo, tedesco" mi limito al concetto chiave, abbiamo un soundcheck da fare e non ho voglia di spiegare al mio bassista il multilinguismo elvetico.
"Ok, come si dice in tedesco?"
"Chiediglielo in inglese, vedrai che ti capiscono lo stesso" Layne si alza e fa cenno a Starr, l'unico seduto, di fare altrettanto e seguirlo.
"Tutto il mondo parla inglese" sentenzia Sean il saggio.
"Dovresti averlo imparato, dopo la figura di merda dell'altra sera a Düsseldorf" Layne apre la porta del camerino ed esce, seguito a ruota da noi, ricordando il simpatico teatrino dell'altro ieri nel quale abbiamo quasi rischiato la vita per colpa di Mike. Un tipico lunedì sera degli Alice in Chains, insomma.
"ANCORA? Sentite, ho fatto un cazzo di commento in un cazzo di bar pieno di gente, pensavo mi aveste sentito a malapena voi, figuriamoci quei tizi!" Mike non ha tutti i torti, in quel bar karaoke c'era un casino assurdo. Non so come cazzo ci siamo finiti, penso che semplicemente fosse la fonte di alcol più vicina sulla strada tra il locale del concerto e il posto dove dormivamo. Eravamo tutti belli pieni quando un tipo in giacca di pelle e occhiali da sole, dopo aver distrutto The show must go on, ci è passato di fianco proprio mentre Mike ne coglieva un'inaspettata somiglianza.
"L'abbiamo pensato tutti che non somigliava per un cazzo a Freddie Mercury, ma ce lo siamo tenuto per noi, anziché urlarlo ai quattro venti!"
"Ma era troppo lui, cazzo! Era Fonzie coi baffi! Che poi, volendo dire, che cazzo ho detto di male? Mica gli ho dato del coglione"
"A dire il vero le parole esatte sono state Quel coglione, più che Freddie Mercury, sembra Fonzie con i baffi ah ah ah"
"Va beh, lui ha sentito solo la seconda parte"
"E meno male, se no lui e i suoi amici ci avrebbero preso a calci fin dentro all'albergo, anziché fermarsi fuori"
Arriviamo sul palco e attacchiamo con le prove senza perderci in altre chiacchiere. Siamo qui per suonare quattro canzoni davanti a un paio di migliaia di persone a cui non frega un cazzo di noi e che non vedono l'ora che ci leviamo dalle palle per potersi godere il concerto dei Megadeth, di cui siamo il gruppo spalla. Ma per noi è vita cazzo, suonare è suonare, basta che ci mettano su un palco e lo facciamo con chiunque e davanti a qualsiasi pubblico. Voglio dire, abbiamo aperto per tutti, dai fottuti Poison a Iggy Pop solo nel giro di un anno. In questo io e Andy eravamo davvero sulla stessa lunghezza d'onda, mi ricordo le nottate passate a fantasticare sui nostri futuri concerti immaginari negli stadi e nei templi del rock. "Madison Square Garden? Ci vado pure con i cazzo di Warrant pur di suonarci!" mi sembra ancora di sentirlo. Quanto cazzo mi manca? Beh, almeno i Megadeth mi piacciono anche se magari io non piaccio né a loro né ai loro fan. Siamo alla quarta data di questo tour europeo e ancora non abbiamo neanche scambiato una parola. Diciamo che non li abbiamo quasi nemmeno visti. E la gente? Beh, se è sono freddini va anche bene, quando va male ci tirano la merda sul palco. Se ci fosse Angie ci suggerirebbe di montare una rete protettiva come nei Blues Brothers... Ecco, meno male che il soundcheck è finito perché mi sta salendo la malinconia e ho bisogno di una birra, cazzo. Usciamo e senza parlare andiamo tutti nella stessa direzione, dritti verso il bar più vicino, sperando non sia karaoke pure questo. Quando vedo una cabina telefonica sull'altro lato della strada però, non posso fare a meno di attivarmi e fare una piccola deviazione.
"Devo... ehm devo fare una telefonata, ci vediamo dopo"
"Non puoi chiamare dalla stanza, scusa?"
"Oh no, Mike, perché il signorino non vuole farsi sentire, mi sembra ovvio!" Sean è già pronto sui blocchi di partenza della presa per il culo del sottoscritto.
"Ma chi devi chiamare? La stessa tipa di ieri?"
"Di ieri e dell'altro ieri..." continua il batterista.
"Ma i fatti vostri, mai?"
"E chi è questa tizia? Non ce lo dici?"
"Layne la conosce, è un'amica di Dem" Kinney è super informato sui fatti, come immaginavo Layne si è trattenuto, ma non fino in fondo e ha lasciato trapelare il minimo. Bene.
"Io coltivo la nobile arte del farsi i cazzi propri, quindi non so un bel niente"
"Bravo Layne!" dò una pacca sulla spalla al mio compare e faccio per allontanarmi di nuovo.
"Bravo un cazzo, noi siamo preoccupati per te!"
"Parla per te, io sono tranquillissimo e voglio solo andare a bere" e anche questo era prevedibile da parte di Sean. Ormai potrei scrivere io le parti di tutti nei nostri dialoghi, li conosco come le mie tasche.
"Non dargli retta, tu sei nostro fratello! Ne sei appena uscito per miracolo, dal disastro con Angie intendo, e adesso vai a rinfognarti in un'ennesima storia seria con un'altra??"
"Chi ti ha detto che è una storia seria?"
"Se vale tre chiamate intercontinentali, per me è seria"
"Ma sì, è una che ha appena conosciuto, è fresca e se la vuole tenere buona, no?"
"Vedo che sapete già tutto quindi non ho altro da aggiungere, ci vediamo dopo" mi allontano tra i versi e i fischi dei miei compari e li vedo procedere trascinandosi verso il bar dall'interno della cabina.
Prendo l'agendina dalla tasca interna della giacca e ovviamente la apro alla prima pagina, alla lettera A. Lo so che dovrei continuare a sfogliare, ma non ce la faccio, è come se mi bloccassi, come se andassi in corto circuito per qualche secondo. Infilo penso l'equivalente del nostro ingaggio di stasera in monete nel telefono e compongo il numero sbagliato di proposito. Che ore saranno adesso? Tipo le 9, le 10 del mattino, magari non è nemmeno a casa.
"Pronto" e invece c'è, cazzo.
"Pronto?" ripete e a quel punto realizzo che non ho parlato, perché in realtà mi sembrava di averle risposto e averle detto che sono io e che sono in una pausa tra soundcheck e concerto e che l'ho chiamata perché, tanto per cambiare, stavo pensando a lei.
"C'è qualcuno o no?" mi sembra di sentirmi mentre le racconto di Fonzie coi baffi, della più che necessaria rete sul palco, di Mike che ieri sera stava per abbordare una che gli ha detto che era al terzo anno di Gymnasium, pensando volesse dire che era una patita della palestra, prima che lo salvassi spiegandogli che era una cazzo di liceale.
"Sei tu?" vado in panico perché mi sono fatto sgamare come un coglione. Dopotutto, chi altri potrebbe chiamarla per poi fare scena muta? Oltretutto dall'estero... Sono proprio uno stronzo.
"Hai bisogno? Ti servono soldi?" a quel punto è come se mi risvegliassi da una specie di ipnosi del cazzo e attacco il telefono di botto. Soldi? Perché Angie dovrebbe pensare che la chiamo per soldi? La riposta è semplice: non mi ha sgamato per niente e pensava fossi qualcun altro. Ma chi? Chi potrebbe chiamarla al mattino chiedendole del denaro? In che razza di casino si è cacciata? Quando esco dalla cabina telefonica mi viene in mente che mi sono dimenticato di chiamare Heather come avevamo concordato, ma dopotutto che importa? I ragazzi pensano che io l'abbia fatto, alla fine è il gesto che conta. Raggiungo la band al bancone del bar con la testa piena di domande.
Le domande mi girano in testa fino al concerto e anche dopo. Alla fine lo show non va per niente male, a parte qualche monetina indolore, il pubblico ha reagito anche bene. Si vede che gli svizzeri sono più educati! E sono stato smentito due volte stasera perché, appena scesi dal palco, siamo stati subito intercettati da David Elleffson e Marty Friedman dei Megadeth che si sono complimentati con noi, confessando che non avevano idea di chi cazzo fossimo prima di sentirci e che secondo loro spacchiamo i culi, anche se il nostro nome non gli suona granché bene. Abbiamo passato la serata tutti insieme a tazzare, fumare e sparare stronzate, loro soprattutto perché a un certo punto Marty ha detto che ci vogliono proporre come band di apertura per il mega tour che faranno con Slayer e Anthrax una volta tornati a casa e secondo me era la droga a parlare. Non che non ce lo meriteremmo, anzi! Boh, io resto a guardare e vediamo che succede, sarebbe una figata, ma non voglio farmi i film per niente, preferisco vivermela giorno per giorno. Ma chi ti chiama per chiederti soldi di prima mattina? Magari è solo un'amica in difficoltà che Angie sta aiutando perché lei deve sempre aiutare tutti? O forse no...
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sehnsucht-99 · 1 year
Note
In un tuo post parli di mancanze, se non ho capito male parli di amicizia. C'è tanta umanità nelle tue parole, mi ha colpito tanto un post dove parli di empatia e di come sai cosa significa la solitudine. Abbiamo parlato ma tutto questo non lo sapevo, sembri pacato e gentile, per quel che dai non lo meriti
Ti ringrazio per le parole che hai speso per me. Mi mancano tante persone, vorrei dire tante cose ma la realtà è che dopo i vent'anni ognuno va per la sua strada, quei pochi amici che ho sono tutti fidanzati e non mi calcolano ma credo sia normale se si è in relazione seria (?). Combatto la mia solitudine facendo tutto da solo, un passo alla volta, seguendo il consiglio di una ragazza che conobbi un anno fa, è triste ma alla fine ci si abitua alla solitudine.
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2stelle · 2 years
Note
É inconcepibile anche fare 2 cambi (per cartellino giallo) al 30', vuol dire togliere fiducia ai giocatori e che non ti fidi di loro a tal punto di non tirare il primo tempo. La squadra non ha fiducia e si vede, un capitano che non esiste, ognuno per i cavoli suoi e appena andiamo in difficoltà o prendiamo gol, la partita é praticamente finita o può solo peggiorare
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Le parole di Inzaghi di oggi mi sanno di persona rassegnata, per me sa che se deve saltare una testa (nonostante chi merita di sparire prima sia la proprietà e la dirigenza) la sua è la prima che salta. Magari non nell'immediato perché ha la 'scusa' che siamo solo a settembre ma a dicembre se continua così non so se ci arriva. Con una proprietà seria oggi stesso se ne tornava a vivere a Roma ma purtroppo siamo senza una proprietà e se è vero che dobbiamo vendere entro fine dicembre dubito si mettano a pensare a queste cose e poi, parliamoci chiaro, questi stanno vendendo sai quanto importa a loro se vinciamo o perdiamo. Detto questo, anche Brozovic non sta giocando come sempre, io non lo so cosa sta succedendo dietro le quinte ma da quando abbiamo perso quel maledetto scudetto sono crollati tutti, anzi azzarderei daal derby col milan dell'anno scorso. Non si sono più ripresi. Ognuno va per la sua strada. Inzaghi non li sa più gestire. Quest'anno sembra sotto effetto di qualcosa ogni volta che fa i cambi. Per me è un incubo. Che ci piaccia o no, stiamo tornando (o già lo siamo) ad essere ciò che eravamo fino a due anni fa. Tutto ciò che abbiamo costruito con Conte e nella prima metà della scorsa stagione si è sfrantumato. Non vedo margini di miglioramento, non vedo come possiamo riprenderci, il problema non è solo di natura fisica e di preparazione fatta mel. Qui ci sono numerosi problemi e molti di questi dubito si risolvano.
Tocca sperare di arrivare almeno in zona Conference entro fine anno e poi ripartire da 0. Via dirigenza, via proprietà, via Inzaghi, via chi non è interessato a far parte di questa squadra.
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lilsadcactus · 2 years
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Una ragazza 2003 che frequentavo l’estate dei miei 13 anni mi ha vista in giro stanotte. Passeggiavo con lo skate i miei soliti vestiti e le mie scarpe vecchie tutte bucate, lo sguardo fisso sulla luna piena per evitare gli sguardi di un gruppo di coetanei che camminava verso di me, cuffie e musica rigorosamente al massimo, mi sono poi seduta per terra a fumare un drum quando eleonora si è fermata davanti a me “hey, ma non mi hai riconosciuta?”
“Ero li con i miei amici, ti abbiamo visto in questa strada, beh io ero col mio ragazzo l’ho accompagnato alla sua macchina che doveva ritornare a casa. Comunque c’era la notte bianca in giro e ho visto tante altre persone! Tu come stai?”
Un ma si, tutto bene… speravo bastasse… conversazione di routine per qualche minuto e in un certo senso la sua voce mi ha lasciata con una enorme inadeguatezza addosso, è vero che ognuno di noi deve vivere la sua vita seguendo i propri ritmi ma che disagio essere quella che sta imparando di nuovo ad andare sullo skate, senza lavoro, disperata x finire le superiori, vive a casa dei suoi genitori, zero amici in questo paesino, forse 2 nei dintorni… io seduta a terra che parlo con Ele in piedi sempre alta che ora va all’università ed è fidanzata ed esce con una compagnia di 10persone e saluta e parla con naturalezza coi suoi coetanei che vivono qui a fagnano insieme a noi.
Inadeguatamente mi sono recata al bar per un drink che mi facesse scordare e una volta seduta al tavolo ho visto che era pieno dei miei vecchi compagni delle elementari. Ovviamente non ho scambiato neanche uno sguardo di compassione con loro. Verso chiusura è arrivato matteo ma ha finto di non vedermi, almeno credo, magari sono davvero diventata invisibile di tanto provarci.
Ho finito il drink, ripreso lo skate, cercato la strada meglio asfaltata e ho provato a scordare che fra un po’ saranno già 23 anni di vita
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non-sonosoloparole · 3 days
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Ricordo ancora tanto tempo fa
Il mio messaggio, il mio "ciao come va?"
Giuro ho pensato: "Chissà se mi risponderà"
Ma adesso guardaci
Ognuno per la sua strada
Vorrei tanto poter tornare indietro
Ma non si fa retromarcia in autostrada
Ho visto che hai il tuo lui... bene sono felice
Ma lo sai che io infondo non sono mai stata una brava attrice
Fingo che va tutto bene ma nel cuore ho una cicatrice
Una cicatrice così grande che purtroppo non guarisce
Una vera amica ho capito: non sparisce!
Io avrò sbagliato a dirti addio ma ti ho chiesto scusa
Non pensavi che io arrivassi a ciò e per questo ti ho delusa
Ma nel mio cuore sai non ti ho mai dimenticata
E nonostante tutti i tuoi difetti non ti ho mai giudicata
Non sono stata una brava amica ma almeno ci ho provato
E ogni tuo insegnamento oggi l'ho imparato
Che ogni mio errore commesso è stato un insegnamento
Se mi vedessi ora noterai ogni mio cambiamento
Sarò sempre la stessa ma almeno sono cambiata
È passato troppo tempo ma non mi sono mai rassegnata
Lo ammetto una sera ti ho sognata
Non sembrava vero ma ti ho abbracciata
Cara amica ti ringrazio per tutti questi anni
Per aver sopportato tutto anche i miei danni
Ti chiederò scusa anche se non sarà abbastanza
Ma mi accontenterò della pioggia e ballerò a ritmo di danza
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Dal Laboratorio alla Rete: La Nascita del Blog della Cooperativa Arcobaleno
Dopo tre decenni di attività dedicata alla produzione di abbigliamento promozionale e professionale, la Cooperativa Arcobaleno di Mondovì si prepara a compiere un nuovo passo significativo nel suo percorso: l’apertura di un blog. Questa nuova iniziativa rappresenta un capitolo emozionante nella storia della cooperativa, offrendo un’opportunità unica per condividere la propria esperienza, i valori e le sfide affrontate nel corso degli anni.
Fondata nel 1989 da un gruppo di volontari con l’obiettivo di fornire opportunità lavorative a persone con disabilità o in situazioni di disagio sociale, la Cooperativa Arcobaleno ha svolto un ruolo importante nella comunità di Mondovì e nelle aree circostanti. Fin dall’inizio, la cooperativa si è distinta per la sua visione inclusiva del lavoro, considerandolo non solo come un’attività economica, ma anche come un’opportunità di crescita personale e sociale.
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L’ampia gamma di prodotti offerti dalla Cooperativa Arcobaleno, che include abbigliamento promozionale, professionale, per il tempo libero e per lo sport, è stata realizzata con l’obiettivo di soddisfare le esigenze diverse dei clienti. Grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni e alla collaborazione con i migliori fornitori nazionali e importatori, la cooperativa ha sviluppato un know-how distintivo nel settore della personalizzazione dei capi d’abbigliamento e degli articoli promozionali.
Ma la storia della Cooperativa Arcobaleno va ben oltre la produzione di capi d’abbigliamento. Sin dalla sua fondazione, la cooperativa ha abbracciato un approccio olistico al lavoro, promuovendo la solidarietà, la collaborazione e il sostegno reciproco tra i lavoratori. Questo spirito di comunità e condivisione delle capacità ha contribuito a creare un ambiente di lavoro unico e inclusivo, dove ognuno si sente valorizzato e supportato.
Tuttavia, nonostante il successo e la crescita della cooperativa nel corso degli anni, c’è sempre stata la consapevolezza dell’importanza di mantenere vive le radici e i valori che l’hanno resa un punto di riferimento nella comunità locale. È in questo contesto che nasce l’idea di creare un blog, uno spazio virtuale dove la cooperativa può condividere la propria storia, i successi, le sfide e i valori fondamentali che la guidano.
Il blog della Cooperativa Arcobaleno diventerà un punto di incontro per i clienti, i sostenitori e la comunità locale. Sarà uno spazio dove poter conoscere meglio la cooperativa, scoprire i suoi prodotti e servizi, e rimanere aggiornati sulle ultime novità e iniziative. Ma sarà anche molto di più: un luogo dove poter esplorare temi legati al lavoro sociale, alla solidarietà e alla cooperazione, e dove poter condividere storie, esperienze e idee con altre persone.
Attraverso il blog, la Cooperativa Arcobaleno vuole continuare a promuovere il vero senso sociale del lavoro e dell’impresa, ispirando altri a seguire una strada simile. Sarà un viaggio emozionante e appassionante, un’opportunità per celebrare il passato, vivere il presente e guardare al futuro con speranza e determinazione.
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kritere · 9 months
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Faraone a Fanpage: “Terzo polo? Basta polemiche, obiettivo è costruire un centro popolare e riformista”
DIRETTA TV 12 Agosto 2023 Il punto non sono i gruppi parlamentari, ma se si pensa ad una prospettiva politica comune. Lo dice il deputato di Italia Viva Davide Faraone in un’intervista con Fanpage.it: “Se è si, si sta insieme e ci si prepara alle elezioni europee, se è no, ognuno va per la sua strada, serenamente, senza tirarsi addosso piatti ed insulti”, aggiunge. Per poi dire la sua su…
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emmeelleci · 9 months
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PRINCE: “HE’S BACK!”
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ESCALADE (A)
“Si può ritenere che la meraviglia della vita sia sempre a disposizione di ognuno in tutta la sua pienezza, anche se essa rimane nascosta, profonda, invisibile, decisamente lontana. Tuttavia c’è e non è né ostile né ribelle. Se la si chiama con la parola giusta, con il suo giusto nome, essa arriva. Questa è l’essenza dell’incantesimo, che non crea, bensì chiama”.1
“Mi sono un po’ smarrito, ma non importa, perché Lei forse mi ha accompagnato e ora siamo smarriti tutti e due”.2
Silenzio della sera. Sono nel mio Guscio di Noce, la mia microscopica casa di campagna. Nel bel mezzo del mio orto. Il solo rumore che a quest’ora posso ascoltare è quello delle onde del lago. Laggiù. Non le vedo, ma le sento bene.
Oggi lo scirocco ha smosso le acque ed il lago si fa sentire. Anche da qui. Da casa mia, che è lontana da lui almeno cento metri, in linea d’aria.
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Normalmente nel mio Guscio di Noce - specie di sera, specie a fine estate - domina il silenzio. Si sente al massimo un grillo che canta. O qualche cicala che ha ancora voglia di farsi notare, oppure, mentre preparo la cena, può arrivare fino a me il canto del picchio rosso, che vola sugli ulivi, in cerca di formiche, poco prima che faccia davvero buio.
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Le sere sono quasi sempre silenziose qui, quando sono nella mia campagna. Mi godo a fondo quella pace. Leggo, scrivo, guardo qualche serie. Vado a letto prestissimo, quasi sempre. Prevalentemente nel silenzio.
Stasera sto aspettando che faccia buio a sufficienza, per infilarmi tra le lenzuola fresche, aspettando che l’umidità del lago arrivi fin qui, a darmi un po’ di ristoro.
In questo silenzio, quello che precede di poco la notte, in questa sera dall’aria delicata, mi arriva alle orecchie il rumore di una macchina. All’improvviso. È ancora piuttosto lontana da qui. Sento che è dalle parti della prima curva, quella poco prima del rettilineo che costeggia una parte della recinzione, quella verso nord.
A quest’ora di sera non passa mai nessuno qui. O pochissimi. Ci sono abituata.
È una casa di campagna, la mia. Siamo in pochi ad abitare in questa parte del paese, un po’ fuori mano. Sulla strada di casa mia raramente passa qualcuno. Quasi mai per venire da me.
Sento arrivare questa macchina, ma non le presto troppa attenzione.
Non aspetto nessuno, non sono quasi mai attenta a quello che accade fuori dal mio cancello.
Non conosco ancora i cognomi di quelli che abitano da anni nel mio stesso palazzo - in città - figuriamoci se mi metto a prestare attenzione a chi passa dalle parti del Guscio di Noce, in questo tardo pomeriggio estivo. Quasi sera.
Ho finito da poco di cenare. Sto risciacquando i piatti. Ho già indossato la mia camicia da notte estiva: una maglietta che mi ha regalato mia madre poco prima di morire e che, da quando lei non c’è più, mi fa compagnia. La sostituisce. È come se lei fosse nel letto insieme a me, a coccolarmi. Ogni notte.
Sono passati dodici anni da quando lei non c’è più e quella maglietta - lavaggio dopo lavaggio - è ormai un po’ il fantasma di ciò che era stata all’inizio, ma va benissimo anche così.
Mi accontento anche dei brandelli di attenzione. Da sempre.
Da bambina avrei voluto dormire a lungo tra le braccia di mia madre, ma a quei tempi non c’era spazio per le smancerie e, visto che non l’ho potuto fare quando lei era in vita, ne approfitto adesso che se n’è andata da qualche anno a prendere il sole in Giardino.
Nel Giardino dell’Eden.
(questa, però, è un’altra storia: la raccontiamo da tempo nella stanza accanto)
Sento il rumore di questa macchina, dunque. Si avvicina. Ha appena iniziato la curva a gomito che precede di poco il mio cancello.
Sarà qualcuno che sta andando dai miei vicini - penso - quelli che amano organizzare serate danzanti con i loro amici. Tanghi, valzer e twist à gogo.
Ridono molto, quando sono tutti insieme. Cantano a squarciagola. Mi piace ascoltarli, mentre si divertono. Ogni tanto provano a coinvolgermi, ma riesco quasi sempre a disimpegnarmi con destrezza: non sanno che odio a morte quel tipo di serata.
Declino ogni volta con gentilezza, sorridendo, con il terrore che insistano troppo e che alla fine io sia costretta ad accettare l’invito per una di quelle loro serate.
(Dio non voglia, mai!)
Mentre aspetto che la macchina passi, butto lì un’occhiata distratta. Canticchio, sottovoce: amo cantare, mentre svolgo le faccende di casa.
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La macchina rallenta: posso vederla distintamente dalla finestra che dà verso il cancello.
“Ma chi è?...” - penso
Vedo che non passa oltre: si ferma proprio davanti al cancello.
Il mio cancello.
Quello verde. Quello che ho fatto rifare da poco. Di un bel color verde semaforo.
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La guardo. Non è esattamente una macchina: è un veicolo enorme, qualcosa a metà tra un pulmino ed un Suv. Gigantesco. Occupa quasi tutto lo spazio di questa semplice e stretta strada di campagna.
“Ma?...”
Guardo meglio quella specie di grosso scarafaggio. Nero. Con i vetri oscurati.
Per un attimo mi sembra di essere finita dentro una di quelle serie americane di spionaggio, in uno in quei passaggi narrativi cruciali e violenti, quelli in cui uomini dell’FBI dallo sguardo glaciale, armati fino ai denti, uscendo da un aggeggio come quello, balzano addosso al serial killer, asserragliato in incognito in un posto sperduto in mezzo alla campagna. Lo hanno trovato, usando tutte le diavolerie tecnologiche che sono installate proprio dentro quel Suv. E alla fine gli sparano, senza mancare il bersaglio. Missione compiuta. Ciao, mondo!
(dissolvenza)
Il cuore mi salta in gola, ma non perché io pensi che sia arrivata l’FBI. A spararmi.
No. Conosco benissimo quella macchina. O meglio. Mi pare di conoscerla. Ma non può essere. O meglio: non sono sicura che sia proprio quella. Ma forse sì. Ma non può essere.
Non è l’FBI, comunque.
“Non puoi essere davvero tu.” - dico a voce bassa, per convincere me stessa.
Ed invece sei proprio tu.
Sei appena arrivato.
Ti osservo, come estraniata dalla scena, mentre scendi da quella specie di insetto gigante e ti guardi intorno, un po’ spaesato.
Ti guardo. Tu ti giri e mi vedi. Mi fissi. Un velo di sorriso si diffonde sul tuo viso.
(Continua)
note:
1: Franz Kafka, Diari, 1921
2: Franz Kafka, “Lettere a Milena”, maggio 1920
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