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#frasi autori
imautunno · 1 year
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lory78blog · 11 days
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Non sei tu a scegliere la tua vita: è la vita che sceglie te. E se ciò che ti è stato riservato sono gioie o tristezze, questo va oltre la tua comprensione. Accetta e va’ avanti. Non scegliamo le nostre vite, ma possiamo decidere il modo in cui gestire le gioie e le tristezze. Paulo Coelho
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princessofmistake · 2 months
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Ci sono esseri così, è strano, sono carichi, arrivano dall'infinito, ti vengono a esporre sotto gli occhi il loro gran fagotto di sentimenti come al mercato. Non stanno attenti, spacchettano la loro mercanzia come viene viene. Non sanno presentare bene le cose. E tu non hai comunque il tempo di rovistare fra le loro scarabattole, passi, non ti giri, tu pure hai fretta. A quelli di sicuro gli dispiace. Che fanno allora, rimpacchettano tutto? Buttano via tutto? Non lo so. Che ne è di loro? Non se ne sa niente. Ricominciano daccapo finché gli resta ancora qualche cosa? E dov'è che vanno allora? Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto.
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scrittoresolitario · 1 year
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Se cresci senza nessuno che ti dica che sei bello o che sei bravo, senza una parola di conforto che ti rassicuri dandoti il tuo posto al sole nel mondo, niente sarà mai abbastanza per ripagarti di quel silenzio. Dentro resterai sempre un bambino affamato di gentilezza, che si sente brutto, incapace e manchevole, qualsiasi cosa accada. E non importa se, nel frattempo, sei diventato la più bella delle creature.
Ferzan Ozpetek
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contrastingsouls · 2 years
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I tuoi occhi
sono così invitanti
assomigliano al Demone
che viene in sogno a trovarmi.
(IX/IX/XXII)
M. Baldinelli
@contrastingsouls
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francesco-nigri · 1 year
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Francesco Nigri consegna copia del suo libro di poesie d'amore IL SEGRETO DI EBE alla Biblioteca Città di Arezzo
Francesco Nigri consegna copia del suo libro di poesie d’amore IL SEGRETO DI EBE alla Biblioteca Città di Arezzo
Francesco Nigri consegna copia del suo libro di poesie d’amore IL SEGRETO DI EBE alla Biblioteca Città di Arezzo Nell’ambito della Presentazione del libro di poesie d’amore IL SEGRETO DI EBE, tenutasi il 12 novembre 2022 presso La Feltrinelli Point di Arezzo, Francesco Nigri ha consegnato copia del libro alla Biblioteca della Città di Arezzo. È intervenuta all’Evento l’amministratrice della…
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poetadeldesserto · 2 years
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Fa #autori #parole #scrittura #letteratura #scriverechepassione #leggere #scrivo #aforismi #pensieri #scrittoriitaliani #versi #muripulitipopolimuti #pensierirubati #scrittetu #flussidicoscienza #poesie #poetry #poesia #frasi #poeme #spr #aise #pensieri #poesiaitaliana #ecriture #gedichte #gedanken #scrivere #parole #poet #libri #poetrycommunity (at Trani) https://www.instagram.com/p/Ch2CmrnsbSi/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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annaeisuoipensieri · 8 months
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"𝗙𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘂𝗯𝗿𝗶𝗮𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗼𝗶 𝗰𝗶 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗼𝗶"
"𝗧𝗶 𝗴𝗶𝘂𝗿𝗼, 𝘃𝗲𝗿𝗼, 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 è 𝘂𝗻𝗮 𝗽*𝘁𝘁𝗮𝗻𝗮, 𝗰𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶, 𝗲𝗿𝗮𝘃𝗮𝗺𝗼 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶, 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗮𝘀𝘀𝗼𝗹𝗮𝘁𝗮. 𝗘𝗿𝗮𝘃𝗮𝗺𝗼 𝘂𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗶𝗻𝗼".
"𝗘𝗿𝗮𝘃𝗮𝗺𝗼 𝟭𝟬𝟬 𝗰𝗮𝗻𝗶 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗮𝘁𝘁𝗮, 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗹'𝗮𝘃𝗲𝘃𝗼 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗻𝗲𝗶 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 𝗽𝗼𝗿𝗻𝗼".
"𝗗𝗼𝗽𝗼 𝘀𝗶 è 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮 𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗺𝗮𝗹𝗲, 𝘀𝗶 𝘁𝗼𝗰𝗰𝗮𝘃𝗮 𝗹à 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗽𝗶𝗲𝗴𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮: "𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗮𝘁𝗲 𝘂𝗻'𝗮𝗺𝗯𝘂𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮!", 𝗺𝗮 𝘃𝗮, 𝗰*𝗰𝗮𝗰𝗶 𝗹𝗮 𝗺*𝗻𝗰𝗵𝗶𝗮! 𝗟'𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗹ì 𝗲 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗻𝗱𝗮𝘁𝗶 𝘃𝗶𝗮...".
"𝗟𝗲𝗶 𝗲𝗿𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗮 𝘂𝗯𝗿𝗶𝗮𝗰𝗮 - 𝗹'𝗮𝗺𝗶𝗰𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗹'𝗵𝗮 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝘁𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗮, 𝘃𝗼𝗹𝗲𝘃𝗮 𝗳𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶. 𝗔𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝗽𝗿𝗶𝗰𝗰𝗶𝗼". [...] 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝗼𝗹𝗲𝘃𝗮, 𝗳𝗮𝗰𝗲𝘃𝗮 '𝗻𝗼, 𝗯𝗮𝘀𝘁𝗮!, 𝗺𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝘂𝗽𝗽𝗶ò 𝗱𝗶 𝗽𝗶ù" - "𝗮𝗺𝘂𝗻ì 𝗰𝗮 𝘁𝗶 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗶" 𝗲 "𝗮𝗿𝗿𝗶𝗽𝗶𝗴𝗴𝗵𝗶𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗶 𝘀𝗶 𝘀𝘁𝗮 𝗮𝗺𝗺𝗼𝘀𝗰𝗶𝗮𝗻𝗱𝗼".
" 𝗶 𝗽𝘂𝗴𝗻𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗲 𝗱𝗮𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗲 𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝘀𝗰𝗵𝗶𝗮𝗳𝗳𝗶..."
"𝗧𝗶 𝗴𝗶𝘂𝗿𝗼, 𝗰𝗶 𝗳𝗮 𝗶𝗹 𝗽... 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗹'𝗮𝘃𝗲𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗺..., 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗴𝗹𝗶𝗲𝗹'𝗵𝗮 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗹𝗮𝘁𝗮 𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮𝘃𝗮 𝗱𝗶 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗴𝗹𝗶𝗲𝗹𝗼 𝗻𝗲𝗹...".
"𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗮 𝗰𝗮𝘃𝗮𝗹𝗹𝗼, 𝗰𝗼𝘀ì, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹à 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗼𝘀ì"
"𝗙𝗶𝗴𝗴𝗵𝗶ò 𝗺𝗲 𝗹𝗼 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗶𝗹 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗮 𝗺𝗲, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗹à 𝗱𝗲𝗹 𝗙𝗼𝗿𝗼 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗰𝗼?"
"𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗻𝗼𝗻 è 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲 𝗻𝗲 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹'𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝘀𝘁𝘂𝗽𝗿𝗮𝘁𝗮? 𝗦𝘁𝗮𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼" - "𝗠𝗮 𝗶𝗻𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗱𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗼 𝗲𝗹𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶, 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗼 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮 𝗰𝗵𝗶 𝗹𝗼 𝗱𝗼𝘃𝗲𝘃𝗼 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗻𝗼𝗻 𝗻𝗲 𝘃𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮...".
"𝗡𝗼𝗻 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲" - "𝗠𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽à, 𝘃𝗲 𝗹𝗼 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮𝘁𝗲 𝘀𝗲 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗲? 𝗡𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗶 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼? 𝗠𝗶 𝗮𝗺𝗺𝗮𝘇𝘇𝗼 𝗳𝗶𝗴𝗴𝗵𝗶ò, 𝗶𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗰𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲, 𝗺𝗲 𝗻𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗰𝗼!" - "𝗖𝗼𝗺𝗽à 𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗔𝗺𝗲𝗿𝗶𝗰𝗮, 𝗶𝗻 𝗩𝗲𝗻𝗲𝘇𝘂𝗲𝗹𝗮" - "𝗜𝗼 𝗺𝗲 𝗻𝗲 𝘃𝗮𝗱𝗼 𝗶𝗻 𝗧𝗵𝗮𝗶𝗹𝗮𝗻𝗱𝗶𝗮".
Ecco alcuni estratti delle conversazioni scritte e audio emerse dalle chat dei giovani colpevoli di aver preso parte ad uno stupro di gruppo di una diciannovenne a Palermo, avvenuto la sera del 4 luglio. È di estrema rilevanza pubblicare i nomi e sfatare i volti degli autori di questo atto brutale:
- 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗙𝗹𝗼𝗿𝗲𝘀, 𝟮𝟮 𝗮𝗻𝗻𝗶
- 𝗚𝗮𝗯𝗿𝗶𝗲𝗹𝗲 𝗗𝗶 𝗧𝗿𝗮𝗽𝗮𝗻𝗶, 𝟭𝟵 𝗮𝗻𝗻𝗶
- 𝗖𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻 𝗕𝗮𝗿𝗼𝗻𝗲, 𝟭𝟴 𝗮𝗻𝗻𝗶
- 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻 𝗠𝗮𝗿𝗼𝗻𝗶𝗮, 𝟭𝟵 𝗮𝗻𝗻𝗶
- 𝗦𝗮𝗺𝘂𝗲𝗹𝗲 𝗟𝗮 𝗚𝗿𝗮𝘀𝘀𝗮, 𝟮𝟬 𝗮𝗻𝗻𝗶
- 𝗘𝗹𝗶𝗼 𝗔𝗿𝗻𝗮𝗼, 𝟮𝟬 𝗮𝗻𝗻𝗶.
Inizialmente, come vittima di cyberbullismo, ero esitante nel riportare questi estratti insieme ai loro nomi, poiché è notorio che se una sofferenza non ti ha reso una persona migliore, allora l'hai sfruttata male. Tuttavia, dopo aver avuto un momento di illuminazione, non ho potuto fare a meno di pensare all'immensa sofferenza che la vittima ha dovuto sopportare nel momento dello stupro. Riflettendo su ciò, la mia mente è stata invasa dai vividi ricordi di un passato ancora dolorosamente palpabile, alla vergogna che ho sperimentato quando i miei ex hanno diffuso i miei video e le mie foto. Poi ho trovato il coraggio di visitare i profili di alcuni degli autori, e non c'è stato nulla di sorprendente: un’ipocrisia pervasiva permeata da frasi fatte, monologhi sull’irrilevante questione che gli uomini non siano tutti uguali (tenete presente questa bandiera rossa, ragazze, un uomo rispettoso non ha bisogno di autoreferenziarsi) e a quel punto non ho avuto dubbi.
Voglio sottolineare l'importanza di discutere della sempre più diffusa cultura dello stupro: nelle famiglie, nelle piazze, nelle scuole, nei negozi adiacenti alla nostra abitazione, mentre si fa la fila alla posta, dentro e fuori le chiese, nei centri ricreativi, ovunque. È necessario che la prevenzione parta dagli uomini e che si verifichi un cambio radicale nella percezione delle donne, ad oggi sempre più vilipese, trattate come animali da macello, come stracci di ultima categoria, deumanizzate, dominate, oggettivate e ridotte ai minimi termini.
È questo che dobbiamo raccontare alle nuove generazioni, e dobbiamo farlo escludendo qualsiasi responsabilità delle donne riguardo all'abbigliamento, alla promiscuità o a qualsiasi cosa possa sembrare una giustificazione per la barbarie che subiscono.
Per questi individui, la vittima non era una donna, ma un oggetto, non associato al piacere ma al potere, alla dominazione, alla subalternità più fetida e dolorosa. Era uno strumento passivo nelle loro mani, manovrato in maniera non molto dissimile a quanto accade nei film porno, così tanto elogiati dai progressisti della sofferenza. È importante sfatare qualsiasi insinuazione riguardante la possibilità che la vittima fosse ubriaca, desiderosa o in cerca di piacere. Solo decostruendo completamente questa concezione, potremo costruire una società migliore, basata sul rispetto sessuale, emotivo e morale.
Un abbraccio alla ragazza e ai familiari. Massima condivisione.
Ilaria Di Roberto
FATE SCHIFO
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susieporta · 3 months
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Per chi mi ha chiesto delle mie sensazioni sul film “Perfect Days”.
La solitudine è un fardello che pochi possono permettersi di sopportare. C’è chi, come Hirayama, la fa accomodare in casa e le offre la poltrona migliore. Hirayama è un uomo all’apparenza semplice, se usiamo il metro di misura del ruolo che rappresenta in società. Pulisce i bagni pubblici. Ma lo fa con una grazia e una dedizione tali da portarci - arrivati già a metà film - a volergli dire grazie. Indugia sui rubinetti, strofina e lucida, usa pure uno specchietto modello dentista, per controllare i bordi interni dei water che non riesce a vedere. Tutto è armonia in lui, gentilezza, cura. Osserva il mondo in silenzio. E parla poco, Hirayama, non spreca parole. Sa quanto possano rivelarsi inutili quando al loro posto gli occhi riescono a esprimere i pensieri più profondi. Per rendere leggere le sue traversate metropolitane ascolta musica. Superba musica, a dire il vero. Non mancano Nina Simone, Van Morrison, Lou Reed, Patty Smith... Gli altri personaggi nello sfondo, ovattato e quasi onirico, sembrano a servizio di un unico obiettivo, esaltare la bellezza dell’abitudinarietà, abiurata invece dagli assetati di emozioni sempre più estreme. Ma Hirayama non ha paura di misurarsi con i soliti rituali giornalieri: sveglia all’alba, igiene personale, infilarsi la tuta da lavoro, caffè al distributore (un’unica volta ne prenderà due insieme), salire sul furgone carico dei prodotti per pulire i bagni e via al lavoro. Ritorno a casa, bicicletta, bagni pubblici per una pausa relax, doccia, pub e ritorno a casa. I ritmi sono gli stessi in un’armonica sequenza che allo spettatore all’inizio potrebbe apparire asfittica. È solo a fine pellicola che messi tutti insieme i momenti di Hirayama si riveleranno nello stupore della loro profondità, compresi gli alberi che fotografa quando è in pausa, gli occhi di una ragazza timida che pranza su una panchina vicino alla sua, i “da uno a dieci” del giovane collega Takashi, le frasi della libraia che accompagnano le vendite, dando valore a ogni libro che cede ai clienti (e sempre acquisti in offerta per Hirayama, seppure siano capolavori senza tempo. Ah, quanto ci piace incontrare librai così appassionati), la lampada che non illumina mai abbastanza, ma serve…
Nel silenzio che accompagna la pellicola per buona parte dello svolgimento, ognuno avrà modo di ripensare alle “cose della propria vita”. Compresi certi flashback che non vorremmo riportare a galla. Tuttavia, anche questi, in Perfect Days, ci riconciliano con la parte di noi destinata a restare in bianco e nero (tale e quale al film).
Andatelo a vedere, con la stessa voglia di scartare un cioccolatino al rum: dolce, breve, ma potrebbe dare alla testa, e solo nel bene.
P. S.
Gli autori citati nel film sono: William Faulkner, Aya Kōda, Patricia Highsmith.
Catena Fiorello Galeano
#perfectdays #wimwenders #film #kôjiyakusho
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La Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore, comunemente nota come Giornata Mondiale del Libro, è una celebrazione annuale che si tiene il 23 aprile. È stata istituita dall'UNESCO nel 1995 con l'obiettivo di promuovere la lettura, la pubblicazione e la tutela della proprietà intellettuale attraverso il copyright. Il 24 marzo, invece, è la Giornata nazionale per la promozione della lettura.
L'idea di dedicare una giornata al libro
è stata proposta per la prima volta
dallo scrittore valenciano Vicente Clavel Andrés nel 1923, e la Spagna la celebrò
per la prima volta nel 1926. In seguito, l'UNESCO ha adottato questa idea
e l'ha resa una celebrazione globale nel 1995.
La data del 23 aprile è simbolica poiché segna l'anniversario della morte di tre grandi autori: William Shakespeare, Miguel de Cervantes e Inca Garcilaso de la Vega.
Fonte testo: https://style.corriere.it/attualita/eventi/giornata-mondiale-del-libro-frasi/
Quando si legge, si ama sempre un poco versarsi fuori di sé, viaggiare
(Marcel Proust)
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occhietti · 1 year
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Le 40 regole
per parlare bene l'italiano
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è "fine".
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu."
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
- Umberto Eco
Ecco... Seguendo queste semplicissime regole si impara benisssssssimo l'italiano...
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #229 - Liberato, Liberato, 2019
Ho pensato moltissimo a come chiudere il mese di storie di musica dedicate a Napoli. Avevo diverse opzioni: la più facile, era affidarmi ad una delle centinaia di antologie del repertorio classico napoletano cantate dai più grandi artisti del mondo; oppure avrei potuto parlare del fervore che tra fine anni ‘80 e inizi anni ‘90 attraversò la musica napoletana, sempre aperta alle contaminazioni per cercare una soluzione meticcia e fieramente napoletana alla questione (penso a quel capolavoro di commistioni musicali che è stato Sanacore degli Almamegretta); avrei anche potuto, con una scelta davvero singolare, scegliere una sceneggiata napoletana: nata dopo la prima Guerra Mondiale, era una sorta di protomusical che legava alcune canzoni molto famose e momenti di cabaret recitato. Questo perchè dopo la disfatta di Caporetto fu applicata una tassa sugli spettacoli di varietà, giudicati frivoli e degradati, stimolando gli autori, per aggirare le tasse, ad ideare uno spettacolo "misto". Il periodo d’oro arriva agli anni ‘50, ma da metà anni ‘70 c’è stata una totale riscoperta del genere, anche grazie alle riproposizioni cinematografiche con personaggi come Mario Merola prima, e Nino D’Angelo dopo, che ha fatto arrivare la sceneggiata napoletana in tutto il mondo, e basta andare su Youtube per vedere, ad esempio, versioni di Zappatore in arabo, turco e tedesco. Ma alla fine ho scelto una vicenda recentissima che, più che per l’aspetto musicale, per quanto importante, mi affascina per questioni socio-antrolopogiche, nel senso più ampio. La storia di oggi parte il 14 febbraio 2017 quando su YouTube appare un video di una canzone, Nove Maggio a nome Liberato. Di questo artista non si sa nulla, non si conosce il viso, né una parziale biografia. È una canzone dai ritmi dell’imperante rap e del r&b mondiale, ma con le meraviglie linguistiche del napoletano, mischiando il gergo giovanile contemporaneo con espressioni del napoletano delle passate generazioni con frasi intere in inglese, in una sorta di meravigliosa nuova lingua interessantissima e perfettamente musicale. Il video della canzone, abbastanza criptico, segue una giovane ragazza dedita a cantare la stessa per le vie dei quartieri popolari di Napoli e porta la firma del regista partenopeo Francesco Lettieri. Lettieri firmerà i seguenti video, che vengono usati quasi come fossero dei capitoli di un video racconto: Tu T'e Scurdat' 'E Me, su una storia d’amore che si sviluppa tra Mergellina, Forcella e Procida, con un crescendo della drum machine di respiro internazionale: nel videoclip due attori, Demetra Avincola ed Adam Jendoubi, diventeranno i protagonisti dei video successivi,  Intostreet e Je Te Voglio Bene Assaje. Nel primo “appare” anche Liberato, incappucciato di spalle e completamente vestito di nero e blu scuro, avendo però come tratto distintivo una felpa recante il suo nome. Il sistema continua così per mesi, fino a quando a pochi minuti dalla mezzanotte del 9 Maggio 2019 Liberato pubblica sulle piattaforme streaming un album, senza nome, ma comunemente indicato come Liberato: composto da undici brani di cui cinque inediti più Gaiola, rielaborazione in versione voce e pianoforte del brano Gaiola Portafortuna, uscita il 19 Settembre 2017 (giorno di San Gennaro).  Di tutti gli inediti Francesco Lettieri dirige dei video clip che uniti prendono il nome di CRV (Capri Rendez-Vous) e segue a più riprese, dal 1966 al 2019, lo nascita e lo sviluppo della tormentata storia d'amore fra l'attrice francese Marie (interpretata da Jessica Cressy e da Anna Rupe) e Carmine Vuotto (interpretato da Elvis Esposito), ambientata sullo sfondo dell'isola di Capri. Fin qui, il meraviglioso sistema di promozione, che fa di Liberato (che visivamente si scrive in maiuscolo, LIBERATO) un modello di uso innovativo e furbo delle piattaforme digitali rispetto a tutto il resto, con l’inevitabile aura misteriosa su chi sia davvero il cantante. C’è poi la questione musicale, che a 40 anni di distanza dai successi del primo Pino Daniele porta una generazione di ragazzi e ragazze a cantare in napoletano: non è aggressivo come certo trap moderno, si apre a ritmi musicali sudamericani, molto famosi a Napoli (il reggaeton di Oi Marì), ha come modelli personaggi di grande appeal come Childish Gambino, il trap & bass, con una produzione levigata e dal fortissimo sapore internazionale. C’è poi la questione, interessantissima, della lingua: alcuni la considerano una sorta di pigdin, che mischia la musicalità del napoletano (le parole tronche, la possibilità di alternare rima fonetica, assonanze e consonanze in maniera più facile che nell’italiano) con l’inglese, e altre lingue, tra cui il francese e lo spagnolo: sempre da Oi’ Marì, Chist' uocchie nun ponn' sgarrà\Ramm' 'na possibilità\Tu labios c'a' luce ro' mare\No puedo dejar de mirar, oppure da Tu Me Faje Ascì Pazz’ : Tell me that you love me, that you really want it\Faje cartin' e filter, I told you that I'm sorry\Tu me faje ascì pazz'\Piccere' me faje ascì pazz'. A ciò si aggiungono espressioni tipiche del napoletano “antico”: scart' frusc' e po' piglie primera (dal gergo dei giochi di carte, che vuol dire pressappoco “dalla padella alla brace”), oppure il guappo e’ cartone (guappo, dallo spagnolo guapo, in senso letterale un “figo”, ma per estensione un tipo violento e poco raccomandabile, in questo caso di cartone, cioè finto), dalla apucundria di Guagliò, per non dire del testo di Niente, che sembra davvero un omaggio alla canzone classica napoletana: Quann t'agg incuntrat\Faciv a sciantosa\Nun o sapiv maje vuo' truvann coccos\Nu cor nu vestit na not nu ciore\ Quann t agg incutrat nun sapiv l'ammore. In effetti tutto il disco è un omaggio alla napoletanità, dalla questione amorosa, tipica della canzone classica, a quelle di un senso di appartenenza alla dimensione più ampia del napoletano, la Gaiola che parla della comunità africana di Castel Volturno, in una dimensione culturale che sembra equidistante da Un Posto Al Sole e da Gomorra. D’altronde, come canta Liberato, Si nun c appiccicamm io nun pareo\Cca dint scorr o sang r'Odisseo\So fatt accussì, so partenopeo. I singoli del disco sono tutti disco di oro, addirittura di platino Tu T’e Scurdat' 'E Me, e solo il COVID ha impedito i primi storici concerti il 25 e il 26 aprile 2020 a Milano, che si svolgeranno riprogrammati a San Siro il 22 Settembre 2022. Nella precedente esperienza dal vivo, il 9 Maggio 2018, in un concerto gratuito sul Lungomare di Napoli, sul palco c’erano sosia, ballerini incappucciati, messi lì per straniare ancora di più e confondere le acque su questo misterioso personaggio, che da poche settimane ha pubblicato un nuovo disco, Liberato II,  uscito, guarda caso, il 9 Maggio 2022. 
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lory78blog · 20 days
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E’ così bello potersi svegliare accanto a una persona che per te conta, che addirittura è tutto, è un po’ come se la vita vincesse, come se ci fosse perfino un briciolo di giustizia in questo mondo. Jón Kalman Stefánsson - Grande come l’universo
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princessofmistake · 1 year
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La felicità, Giorgia, è una carezza che ferisce. È ghiaccio che ti scotta fra le mani. È rumore e frastuono ma, se la ascolti bene, è la sola cosa che potrai chiamare davvero musica.
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scrittoresolitario · 6 months
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Peter Cameron - Un giorno questo dolore ti sarà utile
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36 consigli di scrittura di Umberto Eco:
1. Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stro*** usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
18. Metti, le virgole, al posto giusto.
19. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non sempre è facile.
20. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
21. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
23. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fa sbaglia.
24. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
25. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
27. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e simili.
28. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “5 maggio”.
29. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
30. Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
32. Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
33. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
34. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva eccedono comunque le competenze cognitive del destinatario.
35. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
36. Una frase compiuta deve avere
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