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ohyeahpop · 2 years
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River Phoenix, 1991 - Ph. Mark Contratto
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arutai · 2 years
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River Phoenix by Mark Contratto
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diceriadelluntore · 12 days
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Storia Di Musica #321 - Okkervil River, The Stage Names, 2007
Fino a 15 giorni fa non conoscevo questo gruppo, e la sua storia variegata e spassosa. Non conoscevo ovviamente nemmeno il loro modo di fare musica, che mi ha colpito davvero tanto. Will Sheff, voce e chitarra, Zach Thomas al basso e al mandolino e Seth Warren alla batteria sono tre amici sin dal tempo del liceo, e vivono nel New Hampshire. Si trasferiscono dopo il college ad Austin, in Texas, e mettono su una band: prendono nome dal titolo di un racconto di Tat'jana Nikitična Tolstaja (che discende da un ramo minore dei Tolstoj), contenuto nella raccolta Sotto Il Portico Dorato, che si intitola Sul Fiume Okkervil, che è un breve fiume che passa per San Pietroburgo: Okkervil River. Siamo a fine anni '90 del '900 e i nostri registrarono un album autoprodotto composto da sette canzoni intitolato Stars Too Small To Use. Iniziano a fare concerti, la band si allarga (Jonathan Meiburg alla fisarmonica e poi all'organo). Nel 2002 la famosa etichetta indipendente Jagjaguwar li mette sotto contratto: Seth Warren abbandona per seguire la carriera accademica a Berkely e viene sostituito da Mark Pedini alla batteria. Nello stesso anno pubblicano il loro primo LP, Don't Fall In Love With Everyone You See. Un anno dopo si spostano a San Francisco, Warren ritorna in gruppo, e pubblicano Down The River Of Golden Dreams. La band ha continui cambi di formazione, ma raggiunge una certa forma quando Travis Nelsen sostituisce Pedini alla batteria e si aggiunge un altro chitarrista, Howard Draper. Con questa formazione, nel 2005, pubblicano il loro lavoro più riuscito, che li fa conoscere in maniera decisiva anche oltre la scena indipendente: Black Sheep Boy è osannato dalla critica e vende benissimo per un disco indipendente, tanto che la band lo pubblica nel 2006 anche in Europa e ne fa uscire un mini EP in accompagnato, Black Sheep Boy Appendix. Zach Thomas esce dal gruppo e viene sostituito da Pat Pestorius. Il suono è un folk rock ricco, delicato, gioioso ma sono le idee dei testi di Sheff che stupiscono, in una sorta di costruzione di musica cabaret dove il racconto, a volte stucchevole, di ciò che succede intorno a lui è il fulcro della musica degli Okkervil River. E prova maestra è il disco di oggi, uscito nell'Agosto del 2007 e quasi da subito un classico della musica indipendente.
The Stages Names è, come suggerisce il titolo, una riflessione ironica e senza peli sulla lingua sull'essere un'artista e sulle storie che l'esserlo nasconde. Our Life Is Not A Movie Or Maybe prende in giro il già allora evidente e potente ingigantimento di qualsiasi cosa succeda nella vita di chiunque, o per meglio dire, la voglia di rendere le cose della vita molto più drammatiche o epiche di quello che sono (It's just a life story, so there's no climax\No more new territory, so pull away the IMAX). Unless It's Kicks è una analisi sul rapporto artista fan, A Hand To Take Hold Of The Scene è la prima genialata, infatti è una canzone che racconta della trama di due programmi TV, Cold Case (famoso anche in italiana, sulla squadra dell'FBI chiamata a risolvere i casi irrisolti di anni precedenti) e Breaking Bonaduce (una sorta di documentario su Danny Bonaduce, famoso attore bambino degli anni'70, che raccontava dei suoi problemi familiari da adulto) in cui furono usate canzoni della band (in Cold Case Black Sheep Boy). Savannah Smiles è la storia di Shannon Wilsey, famosa pornostar americana, che prese il suo nome d'arte da un film, Savannah Smiles del 1982: la sua è una storia tragica, poichè dopo un incidente stradale dove rimase sfregiata, decise di suicidarsi per non essere vista "brutta". Plus Ones è un piccolo capolavoro: l'espressione indica nelle liste dei concerti le aggiunte che gli ospiti dei backstage hanno per le entrate, ed è un testo quasi non sense che aggiunge uno o più unità a famosi titoli di canzoni: ? and the Mysterian che scrissero 96 Tears diventano 97, le 50 Ways To Leave Your Lover di Paul Simon diventano 51 e così via, citando anche i The Byrds di Eight Miles High, i R.E.M. di 7 Chinese Bros., David Bowie in TVC15 ed altri. You Can't Hold The Hand Of A Rock And Roll Man cita nel titolo un testo di una canzone di Joni Mitchell, Blonde In The Bleachers, e cita nel testo un quadro di Marchel Duchamp, La Sposa Messa A Nudo Dai Suoi Scapoli, Anche. John Allyn Smith Sails è dedicata alla vita e al suicidio del poeta confessionale John Berryman (originariamente John Allyn Smith). La canzone si conclude rielaborando la tradizionale canzone popolare Sloop John B (resa famosa dai Beach Boys), paragonando la morte a un viaggio di ritorno a casa. Non posso non citare anche Title Track (che cita Hollywood Babylonia di Kenneth Anger) e la toccante A Girl In Port, canzoni misteriosa e dolente. Le canzoni hanno una gioiosa musicalità e il disco va persino in classifica su Billboard. Will Sheff si mostra un cantautore davvero poliedrico e la band gira a mille, usando spesso solo strumenti acustici (tranne in Title Track e poche altre occasioni). Un piccolo gioiello scoperto in questo mese di Aprile, che con la seconda copertina capite benissimo a cosa è dedicato (almeno spero....)
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abr · 1 month
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Ogni giorno, ciascuno di noi decide quanta parte del suo lavoro, della sua socialità, dei suoi sentimenti vuole condividere online, quanta parte di sé vuole mettere in mostra.
L’ascesa dell’autopromozione sui social media ha fatto sì che oggi, per le persone, costruire un personal brand sia una sorta di seconda natura. (...) Promuovere se stessi e il proprio lavoro è diventato tanto importante quanto saper fare il proprio lavoro. Avere un seguito è diventato il paradossale prerequisito per crearsi un seguito. (...)
Che cosa c’è di male? (...) Sheryl Sandberg, ex responsabile operativo di Meta e per lungo tempo braccio destro di Mark Zuckerberg,(...) ha spiegato: “Perrier è un brand. Crest è un brand. Le persone non sono così lineari. Quando ci impacchettiamo, diventiamo inefficaci e inautentici. Il mio consiglio è: non impacchettatevi”.
(L)a situazione (potrebbe sfuggire) di mano: (per) costruire il loro brand personale, le persone devono essere ‘always on’, aggiornando il profilo social più volte al giorno con dei contenuti attentamente curati e che vadano incontro ai gusti delle persone con cui vogliono socializzare o lavorare (...) . Ciò introduce una forma di costante automonitoraggio. Costringe a essere molto strumentali nei confronti della propria vita personale. (...) È assodato come la necessità di essere “always on” (...) sia direttamente collegata al drammatico aumento dei casi di burnout, (...) uno stress cronico non gestito, mostrandoci sempre performativi, sempre sul pezzo (...) mentre nella realtà siamo vittime di ansia, depressione (...).
via https://www.iltascabile.com/scienze/personal-branding/
Evidenziano un tema interessante e attualissimo, bravi, ma questi de IlTascabile lo banalizzano: questa sarebbe una mera degenerazione "neolibberista" (??!!??) dovuta al fatto che là fuori so' tutti freelance. La loro soluzione qual è? Postofisso shtatale pe'tutti ? Il reddito di cittadinanza?
In realtà confondono effetti con cause: "tutti freelance" è un effetto non la causa della cd. FLUIDITA' contemporanea, molto promossa dai benecomunisti (che pur relativisti non sono affatto ma gli fa gioco esserlo: puro inganno tipo taqiyyah islamica, per svellere i pochi punti fermi Occidentali rimasti). E confondono malesseri e scuse con sindromi vere: ma quale snowflake burnout, viviamo in un mondo dove la realtà non esiste più, soppiantata da milioni di Truman Show volontari.
Vale per i ggiovani irrequieti e poco stabili (come da sempre, anche quando FLUIDITA' era sinonimo di narcisismo da IMMATURITA'), vale con fatica anche per i menogiovani hipster che invecchiare non vorrebbero ... quindi non maturano.
Una volta eran casalinghe, oggi fanno le chef virtuali; un tempo promotrici Amway, oggi fanno le influencer di cremine.Ma quali freelance, si autopromuovono tutti, anche gli artigiani, anche chi ha contratto a tempo indeterminato, cfr. LinkedIn. Tutti follower: i veri leader non pubblicano mai granché di se stessi e della loro vita vera, hanno chi fa la NARRATIVA per loro, si fanno seguire non seguono.
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unpopporno · 10 months
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Lana Rhoades
Lana Rhoades, pseudonimo di Amara Maple (Chicago 6 sett 1996), è nata in Illinois da una famiglia di origine cecoslovacca Ha lavorato come cameriera nella catena di ristoranti The Tilted Kit.
Gira le prime scene pornografiche nell'aprile del 2016 quando, dopo essersi trasferita da Chicago e Los Angeles, acquista velocemente un'ampia porzione di pubblico. Nell'agosto del 2016, stando a quanto riportato dalla stessa attrice, aveva già preso parte a circa 50 produzioni. Dopo una pausa di tre mesi per far ritorno a Chicago è tornata da novembre a girare scene. Lana Rhoades ha già lavorato con famose case di produzione del mondo del porno tra le quali figurano Evil Angel, Jules Jordan Video, Tushy, Elegant Angel e HardX. Ad agosto 2016 è comparsa nell'edizione americana della rivista Penthouse  come "Pet of the Month". Il suo nome d'arte è stato scelto dal suo agente Mark Spiegler e ha tatuato due cuoricini rossi con la scritta "Jon" sulla natica destra, un drago rosso sulla spalla destra e una scritta in arabo sulla gamba sinistra.
Nel gennaio 2017 è stata premiata agli XBIZ Awards nella categoria "Best New Starlet"e agli The Girlfriend Experiencecon il premio del pubblico "Hottest Newcomer". A marzo è uscito il suo progetto dal titolo "Lana", disponibile sia in formato DVD che in streaming e sowload digitale. La trama è liberamente ispirata alla serie americana The Girlfriend Experience uscita nel 2016. Sempre a marzo si è di nuovo trasferita a Los Angeles. Alla fine di settembre è uscito il DVD del suo secondo progetto "Lana Rhoades Unleashed".
Alla cerimonia di premiazione degli AVN Awards tenutasi a gennaio 2018 durante l'Adult Entertainment Expo a Las Vegas ha vinto il premio nella categoria "Best Anal Sex Scene" per "Anal Savages #3" girato con Markus Dupree.
Ha firmato un contratto da aprile ad agosto 2016 per l'agenzia Spieglergirls, successivamente è stata ingaggiata come rappresentante di LA Direct Models da gennaio a ottobre 2017.
Alla fine dello stesso anno ha annunciato il suo ritiro dal porno, dedicandosi all'attività web nei suoi profili Snapchat e OnlyFans, oltre che a quella di influencer su Instagram; ha successivamente rivelato che tale decisione era nata da un crescente disgusto, e in seguito depressione, causata dal fatto di sentirsi obbligata dal proprio agente a girare certi tipi di scene hard.. Ha, infatti, raccontato di aver chiesto di poter cancellare dal web tutte le scene girate nella sua carriera, ma della maggior parte di essa non dispone dei diritti d'autore
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River Phoenix by Mark Contratto, 1991.
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the-3rd-act · 2 years
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River Phoenix, 1991, photo by Mark Contratto
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cinquecolonnemagazine · 5 months
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Paesi Bassi al voto: la sfida tra Rutte e Omtzigt
I cittadini dei Paesi Bassi sono chiamati al voto per eleggere il nuovo parlamento, la Tweede Kamer. Si tratta di un'elezione cruciale, che potrebbe portare a un significativo cambiamento nella politica olandese. Il voto nei Paesi Bassi: qual è la situazione pre-elezioni? Il governo uscente, guidato dal Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) di Mark Rutte, è caduto a luglio 2023 a causa di un disaccordo sul ricongiungimento familiare dei richiedenti asilo. Questa crisi politica ha aperto un'ampia finestra di opportunità per i partiti di opposizione, tra cui il Partito dei Cittadini-contadini (BBB), il Partito Socialista (SP) e il Nuovo Contratto Sociale (NSC). I sondaggi pre-elettorali indicano che il VVD, pur rimanendo il primo partito, potrebbe perdere la maggioranza assoluta che ha detenuto per gli ultimi 12 anni. In testa alla classifica si trova attualmente il BBB, un partito populista di destra che ha fatto della questione dell'immigrazione e della sicurezza il suo cavallo di battaglia. Al secondo posto si trova il NSC, un nuovo partito fondato dall'ex politico Pieter Omtzigt, che ha lasciato il VVD nel 2022 a causa di un'inchiesta sull'uso di fondi pubblici. Il NSC si presenta come un partito centrista, che punta a una politica sociale più equa e sostenibile. Il SP, il terzo partito nei sondaggi, rappresenta la sinistra radicale olandese. Il partito si batte per una maggiore giustizia sociale e per il rispetto dei diritti umani. Tra gli altri partiti che potrebbero avere un ruolo importante nell'esito delle elezioni ci sono il D66, un partito liberale di centro, e il GroenLinks, un partito ecologista. L'esito delle elezioni sarà determinante per il futuro politico dei Paesi Bassi. Se il VVD dovesse perdere la maggioranza, sarà difficile per Rutte formare un nuovo governo. In questo caso, si potrebbe aprire una fase di instabilità politica, con la possibilità di un governo di coalizione o di una nuova tornata elettorale. I temi della campagna elettorale La campagna elettorale si è concentrata su una serie di temi chiave, tra cui: - L'immigrazione: il BBB e altri partiti di destra hanno fatto della questione dell'immigrazione il loro cavallo di battaglia, chiedendo un'applicazione più rigorosa delle leggi sull'immigrazione e sul rimpatrio dei richiedenti asilo. - La sicurezza: la sicurezza è un altro tema importante per gli elettori olandesi, in particolare dopo gli attentati terroristici del 2015 e del 2018. Il VVD e altri partiti di centrodestra hanno promesso di aumentare la spesa per la sicurezza. - L'economia: la questione economica è sempre presente nelle elezioni olandesi. Il VVD ha puntato sul suo record di crescita economica, mentre il SP e altri partiti di sinistra hanno criticato il governo per le sue politiche di austerità. - La sostenibilità: la sostenibilità è un tema in crescita nei Paesi Bassi. Il GroenLinks e altri partiti ecologisti hanno fatto della lotta al cambiamento climatico una delle loro priorità. Le proiezioni dei sondaggi Secondo i sondaggi pre-elettorali di EuroNews, i risultati delle elezioni potrebbero essere i seguenti: - Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD): 25-30 seggi - Partito dei Cittadini-contadini (BBB): 20-25 seggi - Nuovo Contratto Sociale (NSC): 15-20 seggi - Partito Socialista (SP): 10-15 seggi - D66: 10-15 seggi - GroenLinks: 10-15 seggi Altri partiti potrebbero ottenere un numero di seggi inferiore. Il voto in Olanda: altro banco di prova per le politiche europee? Le elezioni olandesi sono decisive per il futuro politico del paese. Il risultato delle elezioni potrebbe portare a un significativo cambiamento nella politica olandese, con la possibilità di un nuovo governo guidato da un partito di destra o di sinistra. Foto di BRRT da Pixabay Read the full article
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crazy-so-na-sega · 10 months
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Bernard-Henri Lévy contro gli antiumanisti che vedono nel virus un messia
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Roma. “Di fronte a questo messianismo virologico, di fronte a questi fiumi di terrore e di morte, non dobbiamo stancarci di ricordare il principio caro al mio maestro Georges Canguilhem: ‘I virus non parlano, i virus non hanno alcun messaggio, un virus è stato, da tempo immemorabile, puro disordine, pura morte’”. E’ con un riferimento al filosofo ed epistemiologo francese molto noto negli anni Settanta che Bernard-Henri Lévy apre il suo nuovo libro “Ce virus qui rend fou” (Grasset in Francia, La nave di Teseo in Italia).
Lévy vi attacca la sinistra moralista in preda a un misto di “malthusianesimo, antiumanesimo e marshmallow penitenziale”. Come l’ex ministro della Transizione ecologica di Macron, Nicolas Hulot, autore di un manifesto in cento punti per un mondo migliore post-Covid. “Ascoltandoli, la natura si vendicherebbe e il virus sarebbe una ‘grande opportunità’”, commenta Lévy. Il saggista francese parla di “antropofobia radicale”. E’ all’opera qui “il malthusianesimo e la sua teoria degli ‘uomini in più’. L’antiumanesimo levistraussiano e la sua idea che il vero virus sia l’uomo”. Qualche giorno fa, sul Monde, proprio Philippe Descola, il celebre antropologo che fu allievo di Claude Lévi-Strauss di cui ha ereditato anche la famosa cattedra al Collège de France, ha detto che “il capitalismo è nato in Europa, ma non è definibile etnicamente e continua a propagarsi come un’epidemia, solo che non uccide direttamente quelli che lo praticano, ma le condizioni di vita di tutti gli abitanti della Terra. Noi siamo diventati dei virus per il pianeta”. E’ una epidemia di sermoni di questo tenore. Il filosofo Mark Alizart scrive dalle colonne di Libération: “Contiamo ancora le morti da Covid-19. Perché non stiamo contando le morti da crisi ecologica e perché non stiamo mostrando la curva delle emissioni di carbonio che dovremmo ‘appiattire’?”. Il professore di Economia ecologica all’Università di Barcellona, ​​Federico Demaria, pone la stessa domanda su Médiapart: “L’attuale pandemia è solo un aspetto della crisi antropogenica (creata dall’uomo) nota con il nome di antropocene”.
Un ragionamento che, se portato alla sua logica conseguenza, secondo Lévy, suona così: “Sarebbe più onesto nel complesso dire che ci sono troppe persone in questo mondo, che forse è l’uomo, dopo tutto, il virus”. Se la prende poi con “la sinistra al cherosene” che favoleggia la decrescita con la ricchezza e la libertà altrui vivendo nei viali alberati di Parigi, “come Thomas Piketty che si assume il diritto di decidere quali imprese, o quali viaggi sono o non sono essenziali”. Attacca chi, come Bruno Latour, “si è appollaiato sulle spalle dei morti per venderci il mondo di domani”.
La tesi di Lévy è che “stiamo assistendo a un cambiamento di civiltà. Da Rousseau, la Repubblica è stata fondata su un contratto sociale. Oggi, sullo sfondo dell’igienismo impazzito, siamo in procinto di passare al contratto vitale (dammi le tue libertà, le scambierò con una garanzia di salute)”.
Il filosofo trova “grottesco”, infine, che, in alcuni paesi sia stato istituito un giorno del ricordo per i morti della pandemia. “Grottesco. E soprattutto indecente. C’è un memoriale alla Resistenza. Un memoriale dell’Olocausto e un altro per il genocidio armeno. Le morti da Covid, come il cancro o il diabete, non sono martiri della storia”. All’origine della follia che dà il titolo al libro di Lévy c’è una profonda “stanchezza della libertà”.
-Giulio Meotti da Il Foglio.
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enkeynetwork · 1 year
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #222 - Pulp, Different Class, 1995
La storia di musica di oggi inizia nel 1978 quando un ragazzo 15enne di Sheffield, Jarvis Cocker, fonda insieme a Peter Dalton il primo gruppo per tentare di suonare insieme qualcosa: uniscono il nome di un film con protagonista Micheal Caine del 1972, Pulp (in Italiano Colpiscono Senza Pietà del 1972) e una parola che li colpisce da un titolo del Financial Times, Arabicas (riferito al caffè), che cambiano in Arabicus. Gli Arabicus Pulp nascono nel pieno del ciclone punk, ma Cocker ha altre ispirazioni: la musica dei sintetizzatori allora nascente, la disco music, l’art rock e l’irriverenza glam  di Bowie, Reed e Marc Bolan. Si fanno le ossa nel club e devono attendere cinque anni per pubblicare il primo disco, IT, prevalentemente acustico, ma che si fa notare per il grottesco taglio dei testi e delle immagini che Cocker mette in musica. Il successo è quasi zero, la band si scioglie, ma Cocker, che adesso chiama la sua band solo Pulp, cambia tutti i musicisti e cerca per anni una nuova casa discografica: ci riesce solo nel 1987 quando pubblica, con una band completamente diversa dalla precedente, Freaks: il lavoro è ancora più inquieto e discontinuo del precedente, tanto che la casa discografica rescinde il contratto con Cocker e compagni. Senza un soldo ma pieno di idee, Cocker farà di tutto per continuare il suo sogno, tanto che nel 1990 fonda una sua casa discografica e autoproduce un singolo, My Legendary Girlfriend, che diviene il singolo della settimana del New Musical Express: è la prima svolta. La band può pubblicare Separations (1992), registrato nelle stesse settimane di Freaks, e alcuni singoli di successo (O.U., Razzmatazz) che li fanno notare tanto che vengono presi dalla Island, la leggendaria casa discografica di Chris Blackwell che portò la musica di Bob Marley nel mondo. Pubblicano subito una antologia (Gift Recordings nel 1993) e nel 1994 il primo grande disco di successo: His’n’Hers. Cocker arriva alla ribalta con i suoi occhialoni buffi, l’aspetto dinoccolato e la sua ambiguità glam (estetica, sessuale, anche mentale leggendo i suoi testi) che lo faranno diventare un sex symbol. Il disco ha i primi grandi successi in Lipgloss, Babies e soprattutto Do You Remember The First Time? scritta per un documentario sulla perdita della verginità delle ragazze britanniche che scatenò puritane proteste, che chiesero addirittura il ritiro dell’album. Il momento d’oro, con una band finalmente stabile (Jarvis Cocker voce e chitarra, Candida Doyle alle tastiere, Russell Senior seconda chitarra, Mark Webber chitarra, Steve Mackey al basso, Nick Banks alla batteria) arriva nel culmine del fenomeno britpop (definizione tra l’altro sempre apertamente rifiutata da Cocker) con Different Class del 1995. Un disco dove lo sguardo malinconico e dolente di Cocker trova massima espressione musicale in un mix riuscitissimo tra i suoni glam, synth e vintage che li hanno sempre caratterizzati con un taglio più moderno ed efficace. In copertina per le prime edizioni del disco c’erano dodici versioni della foto del matrimonio, tanto che si invitava a creare la propria versione con degli stickers dei ragazzi della band al motto “We don't want no trouble, we just want the right to be different. That's all”. Cosa piace raccontare a Cocker e compagni lo si capisce subito dal primo verso di Mis-Shape (Misshapes, mistakes, misfits, cioè oggetti scartati difettosi, errori, disadattati), dal crescendo intenso e interessante, che fu il primo singolo con la bizzarra Sorted For E's & Wizz, una oscura canzone sulla droga e il suo abuso ispirata a Cocker da un modo di dire di una sua amica di Sheffield. Il disco ha due capolavori, tra l’altro uno singolo di grande successo (al primo posto delle vendita britanniche): Common People è tratto da una storia personale vissuta da Cocker, che nel 1988, senza un soldo in tasca, fu pagato da una ricca ereditiera greca per farla vivere come “una persona comune”: Rent a flat above a shop\Cut your hair and get a job\Smoke some fags and play some pool\Pretend you never went to school (...) You'll never live like common people\You'll never do whatever common people do\You'll never fail like common people\You'll never watch your life slide out of view; secondo capolavoro è Disco 2000 (che ha l’attacco che somiglia a Gloria di Umberto Tozzi) parla della storia vera dell'innamoramento infantile del cantante Jarvis Cocker per la sua amica e vicina di casa Deborah che è più popolare di lui chiedendosi che accadrebbe se i due si rivedessero quando sarebbero cresciuti (nel 2000 appunto, Deborah è Deborah Bone che a 10 anni si trasferì da Sheffield e per il suo lavoro di infermiera ottenne il riconoscimento dell'Ordine dell'Impero Britannico prima di morire per una malattia nel 2014). Cocker alterna ballad meravigliose (Something Changed su come il caso segna la vita delle persone, “Where would I be now if we'd never met? Would I be singing this song to someone else instead?”) a canzoni quasi sussurrate, come I Spy o Pencil Skirt, la bellissima Underwear o Feeling Called Love che diventeranno modello per tutte le canzoni britpop (che si metta l’animo in pace Jarvis, un modello lo era già all’epoca). Cocker ha un ventaglio di stili tra crooner consumato, come in Live Bed Show, cantante intimista in F.E.E.L.I.N.G.C.A.L.L.E.D.L.O.V.E con lo sguardo sempre dolente, come in Bar Italia, una canzone sulle giornate a soffrire in qualche pub a struggersi per i dolori della vita. Il colpo di fortuna finale i Pulp l’avevano avuta qualche mese prima dell’uscita di Different Class, che va dritto al Numero Uno e sarà Mercury Prize nel 1996 come miglior disco dell’anno, quando nell’estate del 1995 con Mis-Shapes appena uscito come singolo sostituirono gli Stone Roses al festival di Glanstonbury, dove fecero un’esibizione spettacolare e decisiva. Poi un loro brano, Mile End, una b-side del singolo Something Changed, verrà inserito nella colonna sonora del film cult Trainspotting, per un successo coronamento di una forza d’animo ultradecennale che un giovane dandy di Sheffield aveva sin da quando era un adolescente.
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ladybegood · 4 years
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River Phoenix photographed by Mark Contratto, 1991
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riverpheonixs · 5 years
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River Phoenix photographed by Mark Contratto in 1991
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thecampfirescene · 3 years
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River Phoenix photographed by Mark Contratto (x)
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corallorosso · 4 years
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Il Mark Caltagirone del Coronavirus: il misterioso caso del medico Andrea Salvi (...) . Protagonista un fantomatico, affascinante medico di 40 anni, Andrea Salvi, originario di Torino ma impegnato “al fronte” in un pronto soccorso di Parigi; con un profilo Facebook molto attivo (da anni, peraltro) e una foto posata in bianco e nero da gran figo. Improvvisamente, dieci giorni fa, Andrea comunica ai suoi followers – ma soprattutto alle sue tante followers, sia pubblicamente che in messaggi privati – di aver contratto il Covid-19 sul lavoro, ma che ne uscirà “più forte di prima”. Nell’arco di una settimana, però, accade l’irreparabile: la sorella Lucia avvisa le amiche di Andrea via Facebook e WhatsApp: “Sono Lucia, la sorella di Andrea. Andrea non può rispondere perché stamattina ha avuto una crisi respiratoria e l’hanno intubato. Mi ha detto di avvisare gli innumerevoli amici che gli hanno scritto. Siamo molto preoccupati, un abbraccio”. Poi accade l’irreparabile. Tre giorni fa una tra le amiche posta sul profilo dell’uomo una foto molto emozionale, un piccolo collage di immagini e pensieri di Salvi, e comunica la ferale notizia a tutti: Andrea, a sorpresa, è morto, non ce l’ha fatta. Anche la sorella di Andrea scrive su Facebook: “Dispiega le ali della libertà, fratello mio, non aver paura, vola più in alto!”. I post sulle bacheche delle donne affrante si moltiplicano: “Ti voglio bene Andrea, questo maledetto virus ti ha portato via, mi mancherai!”. “Addio meravigliosa creatura!”. Tutto finto, dalla prima all’ultima parola. Perché Andrea non esiste. E neppure l’amica che posta il lapidario cordoglio. E nemmeno la sorella del nostro, tale Lucia Salvi, anch’ella in contatto col fratello sul social di Zuckerberg. O meglio, esistono ma sono un’unica, misteriosa persona. Il burattinaio o la barattinaia che muove i fili di tutto l’inganno. Vere però, sono le tante amiche che “Andrea” aveva adescato e che si sono commosse per la sua morte. ... ...ci siamo messi a indagare. Scoprendo che Andrea Salvi non è iscritto all’Ordine dei medici, che nessun giornale o sito francese aveva pubblicato la notizia, ovviamente ineludibile, della tragica morte per Coronavirus del coraggioso giovane specialista italiano, e infine soprattutto che la sua foto (è bastata una ricerca su Google immagini) è stata in realtà scippata al profilo Instagram di un ragazzo tedesco, Berg Greif, probabilmente un modello, che ne pubblica a vagonate e che sono servite in questi anni ad alimentare la pagina Facebook del finto Salvi. Non soddisfatto, per approfondire, chi scrive ha chiesto alle comuni amiche internettiane di contattare la fantomatica sorella di Salvi, che spesso commentava sul suo profilo, per avere notizie di Andrea. È bastato l’interessamento di un giornalista (e magari la paura di una successiva indagine della Polizia postale) per far sparire dalla mattina successiva, e contemporaneamente, tutti e tre i profili: quello di Andrea Salvi, della sorella Lucia... “A me aveva chiesto l’amicizia un anno fa circa, mi aveva colpito la sua spiccata sensibilità femminile, ci scrivevamo ogni tanto, mi diceva che appunto viveva a Parigi, era separato e aveva suo figlio a Roma. Aveva molti amici di Padova tra gli amici su Facebook, molti miei conoscenti. Era molto gentile, postava poesie, canzoni, cose un po’ basiche a dire il vero. Quando a Capodanno sono andata a Parigi con la mia famiglia ho pensato di contattarlo per conoscerci. Poi guardando le foto di Parigi che postava in quei giorni qualcosa mi è puzzato: non corrispondevano le fioriture degli alberi col periodo dell’anno in cui ci trovavamo, ho avuto la sensazione che non fosse tutto chiaro e non l’ho cercato. Quando ho saputo che lui non esisteva sono rimasta basita perché, a parte me, è riuscito a manipolare molte donne intelligenti, sveglie”. Marco, insegnante universitario, che ha ricevuto la richiesta di amicizia dal finto medico circa un anno fa, ha anche un’ipotesi sulla vera identità di Andrea. “Almeno un paio di donne che conoscevo erano cadute nella sua rete e si erano invaghite, soffrendo anche molto per la delusione nel capire di essere state ingannate. Lui mandava delle note vocali con la voce modificata da qualche programma, non so come fosse possibile, ma era comunque riuscito a irretire donne molto in gamba. Allora mi sono messo ad osservare con attenzione il profilo di questo Andrea Salvi e ho visto che a un certo punto diceva di aver vinto un concorso fotografico. Cercando la foto con cui diceva di aver vinto il concorso su Google immagini, l’ho trovata pubblicata proprio da un medico di base, solo che era una donna di mezza età, della provincia di Varese, tale S. M. e a quel punto, come sospettavo, mi sono convinto che dietro a questa storia ci fosse una donna. Magari proprio questa dottoressa”. ...Sostituzione d’identità a puri fini edonistici, verrebbe da dire. Oppure, come spesso accade nel “catfishing”, una donna con un’identità sessuale irrisolta si crea un alter ego maschile e nella sua “second life” è l’uomo che vorrebbe essere, corteggia donne che vorrebbe avere. Se vi sembra di essere tornati (in piccolo) ai tempi non lontani di Mark Caltagirone, l’avatar sentimentale di Pamela Prati, senza magari tutto il corredo mediatico che ha banalizzato e ridicolizzato un fenomeno a dire il vero molto serio, che lascia strascichi di delusione e sofferenza, non siete lontani dalla realtà. ...Raggiunta al telefono, la dottoressa S.M. non ha voluto conoscere la vicenda: “No guardi la blocco subito, io non sono sui social, mi sono sempre rifiutata di usarli”. Quando spiego che il suo profilo esisteva ma è stato cancellato aggiunge: “Non ero io”. Strano però che non voglia neppure sapere a quale vicenda venga associato il suo nome. Neppure una domanda. “Scusi ho da fare, arrivederci”. Di Selvaggia Lucarelli e Franco Bagnasco
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Siae - Meta: parte lo "scontro" ma... unilaterale
Lo scontro tra Siae tra e Meta sta portando come unico risultato quello della rimozione delle canzoni del catalogo SIAE sui social "made in Zuckenberg" come Facebook e Instagram. Un scontro che in realtà si basa su una decisione unilaterale di Meta nel non rinnovare il contratto con Siae. I due "protagonisti" Prima di parlare della causa bisogna parlare dei due soggetti protagonisti del fatto. Nel nostro immaginario ring troviamo all'angolo rosso la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Questa è un'organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta gli interessi degli autori, compositori e editori italiani e stranieri in Italia. La sua missione principale è quella di proteggere i diritti d'autore e di gestirne la raccolta e la distribuzione dei compensi dovuti per l'utilizzo delle opere musicali, audiovisive e teatrali. Dall'altra parte, nell'angolo blu, troviamo Meta ovvero la società di tecnologia fondata da Mark Zuckerberg, che ha sviluppato alcune delle più grandi piattaforme social del mondo, come Facebook, Instagram e WhatsApp. La società è impegnata nello sviluppo di tecnologie all'avanguardia e nella creazione di esperienze di utilizzo sempre più coinvolgenti, ma ha anche ricevuto critiche riguardo alla tutela della privacy degli utenti e alla gestione dei dati personali. Siae - Meta: cos'è successo? Arriviamo, quindi, a parlare del nocciolo della questione. Perché c'è questo scontro? Il primo Gennaio 2023 è scaduta la licenza che permetteva a Meta di poter inserire le canzoni della Siae nel suo database utile per post come le storie o simili. Sin da quel giorno le due parti hanno provato a trovare un accordo per prolungare questo contratto ma come un fulmine a ciel sereno Meta ha deciso di tirarsi indietro e chiudere le trattative. Cosa accadrà ora? Molto semplicemente Meta si sta già attivando alla rimozione di tutte le canzoni SIAE dalla sua libreria musicale. I post con canzoni SIAE verranno mutati oppure bloccati. Gli utenti potranno cambiare l'audio solo con brani non presenti nel catalogo della SIAE. La posizione della SIAE La posizione della Siae sull'argomento vede Meta che avrebbe preso una “decisione unilaterale” per escludere il repertorio della società dal proprio catalogo. In una nota della SIAE si viene a sapere che il tutto è accaduto “prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”. La società ha poi accusato successivamente l’azienda creata da Mark Zuckerberg di aver rifiutato di condividere “informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo”, andando contro i principi della Direttiva copyright. La risposta di Meta “Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi del mondo - la posizione di Meta -. Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e, per questo motivo, a partire da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale”. Foto di M. H. da Pixabay Read the full article
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